Pussy Riot

collettivo russo punk rock e femminista

Pussy Riot è un collettivo punk-rock russo, femminista e politicamente impegnato, attivo a Mosca, città che fa da palcoscenico ai loro flash mob e alle loro performance estemporanee, attraverso cui il gruppo dà espressione a provocazioni politiche nei confronti dell'establishment politico e istituzionale, su argomenti come la situazione delle donne in Russia, o, più recentemente, contro la campagna elettorale con cui, nel 2012, il primo ministro Vladimir Putin si è assicurato la rielezione a presidente della Russia.

Pussy Riot
Paese d'origineRussia (bandiera) Russia
GenerePunk rock
Riot grrrl
Periodo di attività musicale2011 – in attività
Sito ufficiale

Nel mese di marzo 2012, tre donne del gruppo sono state arrestate con l'accusa di comportamenti violenti e oltraggiosi per aver messo in scena, nella Cattedrale di Cristo Salvatore, un'esibizione non autorizzata contro Putin. Rinviate a giudizio, sono state sottoposte, dalla fine di luglio 2012, a un processo penale dai tempi brevissimi, la cui conclusione si prevede per la metà del mese di agosto.

Il loro caso ha attratto notevole interesse, sia in Russia, sia nella comunità internazionale, a causa delle accuse di trattamenti duri a cui sarebbero sottoposte durante la custodia, e per la minaccia incombente di una sentenza severa, fino a sette anni di detenzione, secondo le misure previste dalla leggi contro il dissenso varate di recente in Russia[1].

La loro performance, tuttavia, ha guadagnato loro anche l'ostilità di una parte della società russa, che vi ha percepito un'offesa alla propria sensibilità religiosa e alle proprie tradizioni.

Performance e influenze

 
Le Pussy Riot a Lobnoe Mesto, sulla Piazza Rossa

Il loro costume usuale è costituito indumenti vivacemente colorati, vestiti leggeri su collant, indossati anche quando il freddo è più intenso. Per nascondere la propria identità, utilizzano, inoltre, un travestimento ottenuto calandosi sul viso dei balaclava colorati, sia durante le esibizioni, sia durante le interviste, per le quali utilizzano sempre degli pseudonimi al fine di tutelare l'anonimato. Il collettivo è composto da circa 10 artiste, oltre a una quindicina di persone che si occupano degli aspetti tecnici della ripresa e dell'editing dei video, ai fini della loro pubblicazione sulla rete Internet[2][3]. Tra le principali fonti di ispirazione, il collettivo dichiara gruppi musicali punk rock e Oi!, come Angelic Upstarts, Cockney Rejects, Sham 69, Era e The 4-Skins[4][5]

Inoltre, il gruppo, tra le fonti di ispirazione, cita le band punk rock statunitensi Bikini Kill e il movimento Riot grrrl degli anni novanta. Hanno affermato: "quello che abbiamo in comune è l'impudenza, testi che si nutrono di argomenti politici, l'importanza delle tematiche femministe, e un'immagine femminile non-standard"[6].

Protesta anti-Putin nella Cattedrale di Cristo Salvatore

 
Interno della Cattedrale di Cristo Salvatore
 
Nadia Tolokonnikova, condotta alla sbarra davanti alla corte distrettuale di Taganskij
 
Yekaterina Samutsevitch durante il processo
 
Maria Alyokhina nella gabbia degli imputati

Il 21 febbraio 2012, nell'ambito di una protesta contro la rielezione di Vladimir Putin, tre artiste del gruppo si sono introdotte nella Cattedrale di Cristo Salvatore, tempio della Chiesa ortodossa russa a Mosca e, dopo essersi fatte il segno della croce, hanno cercato di mettere in scena una canzone. In meno di un minuto, sono state scortate fuori dalle guardie[7]. Le riprese della performance sono state poi usate per creare un video clip della performance.

La canzone mette in scena una sorta di preghiera punk, con un'invocazione a Theotókos (Madre di Dio, cioè la Beata Vergine Maria; in russo, Bogoroditsa), affinché "mandi via Putin". La canzone menziona anche il Patriarca russo Cirillo I, indicandolo come qualcuno che crede più in Putin che in Dio[8].

Arresto e procedimento giudiziario

Indagini e arresto

Il 3 marzo 2012, a seguito di operazioni di indagine che hanno visto in campo reparti della polizia antiterrorismo[1], le autorità russe hanno arrestato due presunte appartenenti al gruppo, Maria Alyokhina (24 anni) e Nadezhda Tolokonnikova (22 anni), accusate di teppismo. Entrambe le donne hanno dapprima negato l'affiliazione del gruppo e hanno iniziato uno sciopero della fame per protesta contro il regime di detenzione[9]. Il 16 marzo, è stata arrestata un'altra donna, Ekaterina Samutsevitch (29 anni), già ascoltata in precedenza come testimone del caso[10]

Le tre donne non hanno mai rivelato agli inquirenti i nomi delle altre componenti coinvolte nell'azione di protesta[1].

Svolgimento del processo

Dopo quasi tre mesi di detenzione, solo il 4 giugno 2012 è stato depositato un formale atto d'accusa nei loro confronti, composto di 2.800 pagine[11].

Il 4 luglio, le imputate sono state improvvisamente avvisate che avrebbero dovuto concludere e presentare le loro memorie difensive entro il 9 luglio. In risposta, le tre donne hanno annunciato uno sciopero della fame, sostenendo che i pochi giorni assegnati dalla corte non erano sufficienti a elaborare una linea difensiva in grado di far fronte ai ponderosi atti d'accusa[12]. Il 21 luglio, la corte ha prolungato di ulteriori sei mesi la loro carcerazione preventiva[13].

Dibattimento

Il processo alle tre donne è iniziato a Mosca il 30 luglio 2012. Accusate di "teppismo premeditato realizzato da un gruppo organizzato di persone motivate da odio o ostilità verso la religione o un gruppo sociale" (ovvero, i cristiani ortodossi[14]).

L'accusa così formulata le espone alla possibilità di una condanna fino a sette anni di carcere[15].

Richieste dell'accusa

Il 7 agosto 2012, durante la requisitoria avanti al Tribunale distrettuale di Mosca, il procuratore Alexander Nikiforov ha esplicitato le sue richieste, sollecitando la corte a pronunciarsi per una condanna a tre anni di detenzione[1][14]. Il procuratore ha motivato la sua pretesa di condanna delle presunte ree con considerazioni basate sulla loro condotta, da lui valutata come un'offesa premeditata ai danni della confessione ortodossa, e come lesiva di tradizioni nazionali millenarie[14]. Tale comportamento è stato aspramente stigmatizzato dal magistrato dell'accusa, che lo ha definito come socialmente pericoloso e fomentatore di un clima da guerra civile[14].

Nonostante la durezza della comminazione, almeno se giudicata secondo gli standard dei paesi giuridicamente avanzati, la pena comminata dal pubblico ministero è stata considerata più mite rispetto alle attese e ai timori dei sostenitori delle tre donne[1]. Dalla misura dell'eventuale pena, tuttavia, non verranno scontati i mesi di carcerazione preventiva già inflitti[1].

L'8 agosto 2012, il processo è entrato in una breve pausa, che prelude all'emissione del verdetto finale: infatti, conclusi in pochi giorni le fasi procedurali e dibattimentali riservate all'accusa e alla difesa, il tribunale ha annunciato la pronuncia della sentenza per il successivo 17 agosto[16].

Reazioni

Reazioni internazionali

 
Sostegno manifestato al CSD 2012 di Berlino

Tutti e tre le esponenti delle Pussy Riot finite sotto processo sono state riconosciute come prigionieri politici dalla Union of Solidarity with Political Prisoners (SPP)[17].
Amnesty International le ha nominate prigioniere di coscienza in ragione della "severità della risposta delle autorità russe"[18].

Le accusate hanno ricevuto sostegno da musicisti internazionali, come i Red Hot Chili Peppers, Sting, Jarvis Cocker, Pete Townshend[19], Peter Gabriel. Madonna[1] e Björk [20]

Il 31 luglio 2012, il Financial Times ha pubblicato un editoriale in cui si sostiene che quello delle donne è diventato una "cause célèbre internazionale", a causa del duro trattamento da loro ricevuto[21], che prevede, tra l'altro, l'isolamento dai parenti e, per due di esse, che sono mamme, il diniego di incontrare i propri bambini.

Unione Europea

L'Unione europea ha fatto sentire la sua voce tramite l'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa, Catherine Ashton, che ha espresso preoccupazione «per le irregolarità segnalate», «per le condizioni di detenzione» e per «la maniera in cui si svolge il processo, tenuto conto delle informazioni su atti di intimidazione contro gli avvocati, i giornalisti e gli eventuali testimoni»[22].
La rappresentante UE ha richiamato il paese al rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti civili e umani, invitando la Russia a garantire alle accusate un giusto processo[22].

Reazioni in Russia

 
Il Patriarca russo Cirillo I
Opinioni sfavorevoli

In Russia, alcune opinioni espresse da personalità prominenti sono state molto più severe.

La Chiesa ortodossa russa, ad esempio, si è espressa sulla questione ai suoi massimi livelli: il 21 marzo, officiando la liturgia alla Chiesa della Deposizione della Veste di Mosca, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Cirillo I, ha condannato severamente l'azione delle Pussy Riot's, bollandola come blasfema e demoniaca, dicendo che:

«il Diavolo ci ha irrisi [...] Non abbiamo futuro se permettiamo che ci si prenda gioco di grandi luoghi sacri, e se alcuni vedono queste prese in giro come una sorta di di valore, come un'espressione di protesta politica, come un'azione accettabile o uno scherzo innocuo»[23].

Il regista Nikita Mikhalkov, presidente dell'Unione dei cineasti russi, si è attestato su posizioni vicine al Cremlino, quando, in un'intervista, ha affermato che sarebbe felice di firmare una lettera aperta contro le Pussy Riot[24].

Reazioni in favore
 
Solidarietà a Mosca, il 6 maggio

A fine giugno 2012, una crescente inquietudine sulla detenzione del trio in attesa del processo, e la preoccupazione su quello che veniva avvertito come un trattamento arbitrario ed eccessivo, ha portato alla redazione di una lettera aperta. Il documento è stato firmato da figure di spicco dell'opposizione, ma anche da personalità di segno diverso, come il direttore Fyodor Bondarchuk, supporter di Putin, o come gli attori Chulpan Khamatova ed Evgenij Mironov, entrambi apparsi in video in favore della rielezione di Putin[25].

La cantante pop Alla Pugachyova si è appellata, a nome delle donne, affinché le accusate fossero adibite allo svolgimento di servizi sociali, piuttosto che condotte in prigionia[26].

Secondo il corrispondente della BBC, Daniel Sandford, "il loro trattamento ha causato profonda inquietudine tra molti russi, che – prendendo a prestito una frase dal processo del 1967 contro i Rolling Stones – percepiscono le donne come farfalle schiacciate da una ruota"[27].

Nel luglio 2012, a sostegno del trio, il sociologo russo Alek D. Epstein ha pubblicato una silloge di opere di vari artisti russi, intitolata "Art on the barricades: Pussy Riot, the Bus Exhibit and the protest art-activism"[28].

All'inizio di luglio, prima che il processo avesse inizio, un sondaggio condotto a Mosca ha rivelato che metà degli interrogati si schiera contro il processo, mentre il 36 per cento si esprime a favore, con i rimanenti che si dichiarano indecisi[29] Chi li difende, perora la loro innocenza, insistendo sul fatto che, con la loro protesta, non intendevano procurare offesa[15].

L'imbarazzo di Vladimir Putin

La crescente popolarità del caso giudiziario all'interno del paese, e la notevole visibilità raggiunta all'estero, sembrano aver procurato imbarazzo al presidente Vladimir Putin, per il possibile danno alla sua immagine pubblica internazionale.

Secondo gli osservatori, il leader russo apparirebbe combattuto tra l'auspicio per una soluzione più morbida, che attenui l'esposizione mediatica della sua immagine, e l'esigenza di non deludere le aspettativa della «sempre più invadente»[1] Chiesa ortodossa russa, irrigidita sulle posizioni intransigenti come quella espressa dalla la persona dello stesso patriarca, Cirillo I.

Un esempio di questo imbarazzo trasparirebbe da un atteggiamento che Vladimir Putin, in una determinata occasione, ha esibito nei confronti dei mass media internazionali[30]. Interrogato a Londra, dove si era recato per assistere agli incontri olimpici di judo dei Giochi della XXX Olimpiade, il presidente russo ha risposto ai giornalisti auspicando una decisione improntata a clemenza nei confronti delle tre indagate[30]

Note

  1. ^ a b c d e f g h Pussy Riot, l'accusa chiede 3 anni. Anche Madonna si mobilita per loro la Repubblica, 7 agosto 2012
  2. ^ Corey Flintoff, In Russia, Punk-Rock Riot Girls Rage Against Putin, su npr.org, National Public Radio, 8 febbraio 2012. URL consultato il 10 febbraio 2012.
  3. ^ Miriam Elder, Feminist punk band Pussy Riot take revolt to the Kremlin, in The Guardian, 2 febbraio 2012.
  4. ^ (FI) Veli Itäläinen, Pimppimellakka omin sanoin, in Fifi, Voima, 26 marzo 2012.
  5. ^ Henry Langston, A Russian Pussy Riot, in Vice, marzo 2012.
  6. ^ Sergey Chernov, Female Fury, in The St. Petersburg Times, 1° febbraio 2012.
  7. ^ Интервью | Гости | Русская служба новостей, su rusnovosti.ru, 19 aprile 2012. URL consultato il 4-8-2012.
  8. ^ Pussy Riot, The text of the song in Russian, su pussy-riot.livejournal.com, 21 febbraio 2012. URL consultato il 31 luglio 2012.
  9. ^ Russian punk band Pussy Riot go on hunger strike in Moscow, in The Week, 6 marzo 2012.
  10. ^ Third member of Pussy Riot charged over punk prayer, Russia Today, 16 marzo 2012.
  11. ^ Участниц Pussy Riot официально обвинили в хулиганстве по мотивам религиозной ненависти (I membri delle Pussy Riot ufficialmente accusate di condotta disordinata motivata da odio religioso, in russo). traduzione Google
  12. ^ Jonathan Earle, Pussy Riot Suspects Go on Hunger Strike, in The Moscow Times, 4 luglio 2012. URL consultato il 4 luglio 2012.
  13. ^ Russia extends jailing of Pussy Riot activists, su in.reuters.com, Reuters, 21 luglio 2012. URL consultato il 21 luglio 2012.
  14. ^ a b c d Lucia Sgueglia, Madonna: liberate Pussy Riot. Accusa chiede 3 anni, ANSA, 7 agosto 2012
  15. ^ a b Pussy Riot trial over Putin altar protest begins, in The Guardian, 30 luglio 2012. URL consultato il 30 luglio 2012.
  16. ^ Russia: il 17 agosto la sentenza contro le tre Pussy Riot, Adnkronos, 8 agosto 2012
  17. ^ (RU) Троих предполагаемых участниц Pussy Riot признали политзаключенными, in Росбалт, 25 marzo 2012. traduzione Google
  18. ^ Russia: Release punk singers held after performance in church, su amnesty.org, Amnesty International, 3 aprile 2012. URL consultato il 4 aprile 2012.
  19. ^ Pop stars line up to support jailed Russian female punk band Pussy Riot who dared to criticise Putin, su dailymail.co.uk, Daily Mail. URL consultato il 4 agosto 2012.
  20. ^ Etichetta collegamento
  21. ^ Editorial, The Pussy Riot act (per accedere interamente ai contenuti, è richiesta la registrazione), The Financial Times, 31 luglio 2012. URL consultato il 1° agosto 2012. Formato sconosciuto: per accedere interamente ai contenuti, è richiesta la registrazione (aiuto)
  22. ^ a b "Tre anni di carcere per le Pussy Riot". La richiesta del pm per il trio punk, La Stampa, 7 agosto 2012
  23. ^ Pussy Riot reply to Patriarch, Russia Today, March 27, 2012.
  24. ^ (RU) Mikhalkov against Pussy Riot, in echomsk.spb.ru, 25 luglio 2012. (traduzione Google)
  25. ^ Miriam Elder, Russians join in call for Pussy Riot trio's release, in The Guardian, 30 giugno 2012. URL consultato il 30 giugno 2012.
  26. ^ Russia's Pop Queen Wants Freedom for Pussy Riot, su en.ria.ru, RIA Novosti, 16 aprile 2012. URL consultato il 16 aprile 2012.
  27. ^ Daniel Sandford, Pussy Riot trial: Muscovites reflect on divisive case, in BBC News Online, 30 luglio 2012. URL consultato il 30 luglio 2012.
  28. ^ Valery Ledenev, Борьба продолжается!, su artchronika.ru, 23 luglio 2012. URL consultato il 25 luglio 2012.
  29. ^ Pussy Riot trial: A glance case against anti-Putin feminist rockers, su nydailynews.com, 30 luglio 2012. URL consultato il 30 luglio 2012.
  30. ^ a b Miriam Elder, Pussy Riot trial: Vladimir Putin calls for leniency, The Guardian, 3 agosto 2012

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