Siti archeologici dell'Italia antica

Elenco dei siti archeologici italiani pertinenti al periodo dell'antichità classica (VIII secolo a.C. - V secolo d.C.)

Per siti archeologici dell'Italia antica si intende un elenco delle principali località italiane dove sono presenti scavi o materiale archeologico (inclusi i principali Musei) in un periodo successivo all'epoca preistorica e protostorica, che ebbe termine con la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476 d.C.).

Popolazioni dell'Italia antica, attorno al IV secolo a.C..

Italia antica

I primi colonizzatori stranieri sono i Fenici che fondano inizialmente vari empori sulle coste della Sicilia e della Sardegna. Alcuni di questi diventano in breve piccoli centri urbani e si sviluppano parallelamente alle colonie greche; tra i principali centri vi sono le città di Mozia, Zyz e Kfra in Sicilia e Nora, Sulki e Tharros in Sardegna.[1] Tra l'VIII ed il VII secolo a.C., coloni provenienti dalla Grecia si stabiliscono sulle coste del sud Italia e della Sicilia. Le prime componenti sono ioniche e peloponnesiache: i Focesi fondano Elea, gli Eubei e i Rodensi fondano Cuma, Rhegion, Partenope, Naxos e Zancle, i Corinzi Syrakousai (i siracusani fonderanno poi Adria ed Ankon), i Megaresi Leontinoi, gli Spartani Tarentum, mentre gli Achei fondano Sybaris (alcuni esuli sibariti fonderanno Paestum) e Kroton. Altre colonie importanti sono Metapontum, fondata anch'essa da coloni Achei, Heraclea e Locri Epizefiri. La colonizzazione greca pone i popoli italici a contatto con forme di governo democratiche e con espressioni artistiche e culturali elevate.[2]

La regione geografica italiana viene unita politicamente per la prima volta con la Repubblica romana (509-27 a.C.), ma il carattere imperiale delle conquiste effettuate nei secoli seguenti da Roma snatura il carattere nazionale che questa regione stava acquisendo sul finire del I secolo a.C.[3] Giunta all'apice dello sviluppo politico, economico e sociale, Roma imperiale, con la sua organizzazione socio-politica, lascia un segno indelebile nella storia dell'umanità. In tutti i territori dell'impero, i romani costruiscono città, strade, ponti, acquedotti e fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo integrando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli, ancora dopo la fine dell'impero, queste genti continueranno a definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta in epoca repubblicana ed infine sviluppatasi in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà occidentale. L'Impero romano d'Occidente cade nel 476 quando Odoacre, ultimo di una schiera di condottieri germanici che nel periodo di decadenza dell'Impero romano d'Occidente avevano condotto le proprie orde in territorio italico, depone l'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augusto.[4]

Abruzzo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Abruzzo.
Sito archeologico Località moderna Provincia Civiltà/antiche popolazioni Principali monumenti/musei Foto
Alba Fucens nei pressi dell'odierna Avezzano L'Aquila Romani  
Amiternum nei pressi dell'odierna L'Aquila L'Aquila Sabini e Romani Anfiteatro romano di Amiternum
Teatro romano di Amiternum
 
Cluviae nei pressi di Casoli Chieti Carricini e Romani  
Corfinium Corfinio L'Aquila Peligni e Romani
Histonium Vasto Chieti Frentani e Romani
Juvanum nei pressi di Montenerodomo Chieti Romani  
Lucus Angitiae nei pressi dell'odierna Luco dei Marsi L'Aquila Marsi e Romani
Ocriticum nei pressi dell'odierna Cansano L'Aquila Romani  
Pallanum Monte Pallano Chieti Frentani e Romani
Peltuinum Prata d'Ansidonia L'Aquila Vestini e Romani  
Ponte Messato (necropoli) nei pressi dell'odierna Teramo Teramo  
Teate Chieti Chieti Marrucini
Romani
Museo archeologico nazionale d'Abruzzo
Museo archeologico La Civitella

Basilicata

 
La Lucania antica in epoca romana.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Basilicata.

La prima colonizzazione greca in Basilicata avvenne con la costruzione di Siris, situata presso la riva del fiume omonimo oggi detto Sinni, sul finire dell'VIII secolo a.C., ad opera di profughi da Colofone, fuggiti in Occidente per scampare alla dominazione lidia. Con la fondazione di Metaponto, avvenuta nel 630 a.C. circa da parte di coloni di stirpe achea, si estende la colonizzazione a tutta la costa ionica lucana. Molti insediamenti, risalenti all'VIII-VII secolo a.C., sono stati ritrovati nelle aree interne del Vallo di Diano e della Val d'Agri, ricche e numerose necropoli. Risale al VIII secolo a.C. anche la necropoli di Colle dei Greci presso Latronico.

Sul Tirreno rinasce il villaggio di Capo la Timpa, accompagnato da un gemello costiero sul colle Palecastro di Tortora (comune oggi sito in provincia di Cosenza) e da un referente interno presso Rivello, sulla cosiddetta Serra Città, che si suppone identificabile con la città di Sirinos. Questi centri, così come quello a Palinuro, vanno inquadrati in uno schema di «colonizzazione indigena della costa»[5], in cui gli Enotri sfruttarono la fondazione delle colonie greche sul Tirreno, in particolare Velia e Pyxous, per riavviare i loro commerci marittimi.

Nel corso del VI secolo a.C. ognuna delle due città era ormai padrona di un territorio molto vasto (chorà) che si estendevano nell'entroterra fino a Pisticci, Bernalda e Montescaglioso per Metaponto e fino ad Pandosia e Montalbano Jonico, la cosiddetta Siritide, per Siris. Con gli scavi condotti ad Alianello, Armento, Roccanova, Incoronata, Cozzo Presepe, Pisticci e Serra di Vaglio, emerge come proprio la Lucania interna, in questa fase, si caratterizzi quale importante crocevia di popoli e culture diversi. Altro nodo importante era costituito dall'area del Melfese che, grazie al fiume Ofanto, incrociava importanti itinerari di scambi. Una conferma di questa facilità e continuità di rapporti arriva dagli scavi effettuati nelle grandi necropoli di Pisciolo e Chiuchiari e in quelle di Ruvo del Monte dove, i ricchi corredi funerari, presentano i segni e le influenze del mondo dauno (i vasi riccamente decorati), di quello etrusco (vasi e candelabri in bronzo) e di quello greco (le coppe ioniche e vasi di imitazione locale).

Fra il VI ed il V secolo a.C. però, questo ipotizzabile equilibrio tra coloni greci ed "Enotri" viene intaccato, provocando una trasformazione improvvisa nel quadro territoriale della Basilicata, dove alcuni degli insediamenti più fiorenti, ricaduti nel raggio dei territori delle città greche (chorai), scompaiono (l'Incoronata e Pandosia), mentre altri, soprattutto nelle zone più interne della regione, si fortificano presentando una loro evoluta strutturazione interna (Pisticci, Ferrandina, Montescaglioso, Timmari, Garaguso, Ripacandida e Satriano): a questo fenomeno risalgono le prime cinte fortificate e alcuni importanti santuari, ubicati presso le sorgenti e prevalentemente votati a divinità femminili.

Questa trasformazione interna si colloca in un quadro storico estremamente movimentato che, sul finire dell'età arcaica, vede gran parte dell'Italia e dei suoi gruppi etnici coinvolti in una moltitudine di conflitti ed avvicendamenti, che avrebbero azzerato e riformulato gli equilibri territoriali costituitisi fino a quel momento. Le ostilità si aprono tragicamente nel 510 a.C. con la distruzione di Sibari da parte di Crotone

I Romani ebbero i primi contatti con i Lucani intorno al 330 a.C. quando costituirono un'alleanza "strumentale" utile a fronteggiare la pressione esercitata dai Sanniti a nord. L'alleanza, tuttavia, durò poco poiché i Romani manifestarono ben preso forti mire espansionistiche verso sud. Prima nel 285 a.C.[6] e poi nel 282 a.C., la città magno-greca di Thurii, assediata dal principe lucano Stenio Stallio chiese aiuto ai Romani. I Lucani, dapprima alleati ma successivamente ribellatisi, vennero sconfitti dalle truppe del console Gaio Fabricio Luscino, che stanziò nella città una guarnigione, come riportano i Fasti triumphales.[7][8] Successivamente una squadra marittima romana, perlustrando il mar Ionio, entrò in conflitto con i Tarentini che, irritati, distrussero quattro navi e ne catturandone una.[9] In difesa della città ionica sbarcò a Taranto Pirro, re dell'Epiro che, appoggiato dai Lucani, Bruzzi e Sanniti ottenne una vittoria di misura nella battaglia combattuta fra Pandosia ed Heraclea nel 280 a.C.. Dopo appena quattro anni, nel 275 a.C. Pirro venne sconfitto a Maleventum e tornò in Epiro. Taranto si arrese ai Romani nel 272 a.C., così il dominio della repubblica romana si estese su tutte le colonie greche dell'Italia meridionale. In conseguenza di ciò, nella regione lucana si ebbe un declino economico, provocato dalla politica di sfruttamento dei territori conquistati, acquisiti come suoli di proprietà dei vincitori. Dopo un tentativo di riscatto mediante l'aiuto fornito ad Annibale nel III secolo a.C., l'ennesima sconfitta provocò un inasprimento della sottomissione da parte dei romani e nel territorio lucano vennero dedotte le colonie di Potentia e di Grumentum, dove furono reclusi i ribelli lucani e brutii sottomessi dai romani.

Nel II secolo a.C. i Romani dotarono la regione di infrastrutture importanti: il prolungamento della via Appia fino a Brindisi e un tratti di acquedotto, con lo sviluppo dei centri romani sul percorso della via, tra i quali Venosa, che fu quindi patria del poeta latino Orazio. A questa si affiancò la Via Popilia, che attraversava l'Appennino lucano, attraversando Sirinos e Nerulum, e una sua diramazione, che da Paestum congiungeva le colonie tirreniche Velia, Buxentum, Cesernia, Blanda Julia e Laos a Cosenza.

Sito archeologico Località moderna Provincia Civiltà/antiche popolazioni Principali monumenti/musei Foto
Civita Tricarico Matera Romani
Grumentum Grumento Nova Potenza Romani Museo nazionale dell'Alta Val d'Agri
Heraclea Policoro Matera Magna Grecia
Romani
Museo archeologico nazionale della Siritide  
Incoronata Matera Enotri
Magna Grecia
 
Metapontum Metaponto Matera Magna Grecia
Romani
Museo archeologico nazionale  
Rossano di Vaglio Potenza Lucani
Serra di Vaglio
Siris tra Policoro e Rotondella Matera Magna Grecia
Venusia Venosa Potenza Sanniti
Romani
Casa di Quinto Orazio Flacco
Museo archeologico nazionale di Venosa
 

Calabria

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Calabria.

I Lucani (Italici indoeuropei, appartenenti al gruppo osco-umbro), abitavano nella regione che da essi prese il nome di "Lucania", a nord della Calabria. L'entroterra della Calabria (chiamato in seguito dai Romani "Bruttium"), fu abitato principalmente dai Bruzi (di temperamento bellicoso, chiamati Brutti o Bretti, strettamente imparentati coi Lucani) oltre che da genti di origine iberica. Il centro nevralgico di questo popolo era Consentia, l'attuale Cosenza, la quale venne eletta dalle tribù dei Bruzi, dopo essersi coalizzate in una lega, "capitale" della regione. Fu occupata dai Romani assieme al resto della Magna Grecia nel 265 a.C., ma durante la seconda guerra punica si ribellò a Roma per allearsi con Annibale, per poi ritornare sotto il saldo controllo della repubblica romana dopo la sconfitta del condottiero cartaginese.

Di fondamentale importanza è lo sbarco dei Greci sulle coste calabresi, i quali strapparono le terre ai Lucani (costretti a rifugiarsi nell'entroterra e nella parte settentrionale della Calabria), e si mescolarono con gli altri popoli autoctoni, dando vita ad una cultura meticcia, greco-italica, estremamente florida nei secoli successivi. I Greci fondarono fiorenti colonie, così magnificenti da guadagnarsi l'appellativo di Magna Grecia (Grande Grecia), così importanti da superare, in alcuni casi, la stessa madrepatria. Tra l'VIII ed il IV secolo a.C. infatti fiorivano su tutta la costa numerose ed importanti città della Magna Grecia, come Rhegion, Kroton, Locri Epizephyrii, Metauros e Sybaris, e numerose sub-colonie fondate dalle colonie stesse quali: Kaulon, Hipponion, Medma, Terina e Scolacium. La gloriosa storia delle poleis magnogreche vide primeggiare politicamente ed economicamente le città di Reggio come padrona dello Stretto di Messina e della Calabria meridionale, di Locri Epizefiri nella parte centrale della regione, e di Crotone in quella settentrionale, in una storia fatta di alterne alleanze e conflitti interni tra le tre potenze della regione. Successivamente con la pressione delle popolazioni italiche dei Bruzi e dei Lucani (che conquistarono anche la gran parte poleis greche), e con l'avvento di Roma, la Magna Grecia iniziò il suo declino, dovuto anche ad una continua lotta per il predominio tra le poleis.

Dopo la conquista da parte dei Romani, nel III secolo a.C., i territori assunsero la denominazione di "Brutium" ma, a parte alcune città alleate, dunque non sottomesse all'autorità di Roma, gran parte della regione non fu in grado di ritrovare la prosperità di un tempo. Le poleis magnogreche erano quindi destinate a perdere il proprio potere in favore di un'alleanza (come nel caso di Reggio) o di una colonizzazione romana (nel caso di Locri Epizefiri, Crotone e delle altre città minori). Colonie a diritto Latino furono Copia nel 194 a.C. e Vibo Valentia dedotta nel 192a.C.. Quest'ultima fu particolarmente importante I secolo a.C. e nel secolo successivo, ospitò anche l'esercito e la flotta di Cesare e poi di Ottaviano, Appiano la ricorda come una delle città più importanti d'Italia. Unica roccaforte della lingua e cultura greca rimaneva infatti Reggio (tra l'altro sede del Corrector, governatore della Regio III Lucania et Bruttii), che attraverso la Via Popilia collegava il suo porto con Roma; città abitate dai Bruttii erano le colonie di Cosenza, Vibo Valentia, Locri, Crotone e Sibari.


Sito archeologico Località moderna Provincia Civiltà/antiche popolazioni Principali monumenti/musei Foto
Rhegion Reggio Calabria Reggio Calabria Magna Grecia Siti archeologici a Reggio Calabria: parco archeologico Griso-LaBoccetta con resti di un'area sacra d'epoca greca tra via Aschenez e via del Torrione, un tratto delle mura greche sul lungomare Falcomatà, resti delle mura greche sulla collina del Trabocchetto, resti delle mura greche sulla collina degli angeli, scavi archeologici dell'Agorà e del Foro romano con stratificazioni fino al XIX secolo in piazza Italia, scavi archeologici di necropoli ellenistica nel quartiere di San Giorgio Extra, rudere dell'Odéon di Reggio (o forse un Ekklesiasterion) in via del Torrione, tomba ellenistica in via Demetrio Tripepi, terme romane sul lungomare Falcomatà, resti di un Athenaion in un bar del lungomare Falcomatà?
Museo nazionale della Magna Grecia
 
Locri Epizefiri a sud di Locri Reggio Calabria Magna Grecia resti di un tempio ionico in contrada Marasà, resti dell'abitato in centocamere, resti del tempio di Zeus, resti del teatro greco  
Kaulon nei pressi di Monasterace marina Reggio Calabria Magna Grecia  
Medma Rosarno Reggio Calabria Magna Grecia
Metauros Gioia Tauro Reggio Calabria Magna Grecia
Kroton Crotone Crotone Magna Grecia
Thurii Cosenza Magna Grecia Parco archeologico di Sibari e Thurii
Sybaris Cassano all'Ionio Cosenza Magna Grecia Parco archeologico di Sibari e Thurii
Museo archeologico nazionale della Sibaritide
 
Hipponion Vibo Valentia Provincia di Vibo Valentia Magna Grecia
Romani
Sono presenti sotto l'attuale centro abitato e in terreni vincolati i resti della polis di Hipponion, poi colonia a diritto latino con il nome di Vibo Valentia e infine municipium nell'89a.C.. Attualmente visibile vicino il cimitero, è una porzione della poderosa cinta muraria greca (VI-III a.C) con torri la cui estensione era di oltre 7 km; un complesso termale e delle domus con ambienti mosaicati ancora non del tutto scavati sono presenti in via S.Aloe. Nel parco delle rimembranze è in vista lo stilobate di un tempio dorico del VI sec.a.C..Altre aree sacre grechee sono state rintracciate in località Scrimbia, Contura del castello e Cofino.  
Ricadi (fraz. Torre Santa Maria) Provincia di Vibo Valentia Magna Grecia
Romani
Sono stati individuati i resti di un insediamento greco (Phroyrion) del territorio di Hipponion. Negli anni '70-'80 si sono scavate delle abitazioni di quel periodo e anche una villa romana con deposito di anfore.
Tropea Provincia di Vibo Valentia Magna Grecia Nella piazza antistante la cattedrale sono riemerse delle tombe di V-VI sec.d.C. molte delle quali con epigrafi. Al di sotto erano presenti i resti di un muro forse di difesa del V-IV sec.a.C. relativo probabilmente ad un phrourion del territorio di Hipponion. Sotto la stessa cattedrale è riemersa una fase dell'edificio di culto di età tardoantica-altomedievale.

Campania

 
La Campania antica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Campania.

Anche la Campania, come altre zone dell'Italia meridionale, fu soggetta a colonizzazione greca. Quando avvennero i primi insediamenti lungo le coste della regione, portando alla nascita di luoghi come Pithecusa (Ischia), Kyme (Cuma), Parthenope prima e Neapolis poi (Napoli), Dikaiarcheia (Pozzuoli), Poseidonia (Paestum), Elea-Velia (Ascea), Pixunte (Policastro Bussentino), la Campania divenne uno dei centri culturali più importanti della Magna Grecia la quale quest'ultima influenzerà nel corso dei secoli la società romana e la civiltà occidentale stessa[10]. Si pensi a Cuma che diffuse in Italia la cultura greca e l'alfabeto calcidese, che assimilato e fatto proprio dagli Etruschi e dai Latini, divenne l'alfabeto della lingua e della letteratura di Roma e poi di tutto l'occidente.

La prima delle colonie greche in Campania e, più in generale, dell'Italia meridionale, fu l'isola di Ischia (già sede di insediamenti punico-cartaginesi a partire dal X secolo a.C.), dove agli inizi del VIII secolo a.C. un élite tecnico culturale proveniente da Calcide di Eubea si insediò priva di armi e con il consenso dei Cartaginesi nella baia di Lacco Ameno, loco ben noto ai Cartaginesi, in funzione osservativa delle abilità tecnologiche delle comunità etrusche nel lavorare il ferro dell'Elba. Il primo stanziamento detto dai greci Pithecusa ebbe carattere misti tra la cultura greca e quella cartaginese e precedette temporalmente anche quelli di Naxos e Megara Hiblea nella Sicilia meridionale (in realtà, il geografo Strabone, nonché l'attento studio del mito della Sirena Partenope e degli altri fatti storici riconducibili a quel periodo, hanno fornito buone tesi a proposito di un antecedente insediamento Rodio posto nell'isolotto di Megaride, attuale Castel dell'Ovo. Esso, riconducibile al IX secolo a.C., costituirebbe il primo nucleo delle futura Napoli). In seguito ai buoni rapporti intessuti da questa avanguardia, tra cui va ricordato il passaggio dell'alfabeto greco agli etruschi, avvenne lo stanziamento di coloni che dapprima interessò l'isola di Ischia e poi si allargò in terraferma ad un'area limitata e di marginale interesse per la preesistente civiltà etrusco-sannita ed in particolare nell'attuale zona della provincia di Napoli.

Dapprima essi si insediarono a Cuma (il punto della terraferma più vicino a Lacco Ameno) e poi si insediarono a Dicearchia (Pozzuoli), Parthenope e poi presso la definitiva Nea Polis (ovvero la Napoli attuale), nella quale fu organizzato il tipico impianto urbanistico ippodameo costituito da plateiai e stenopoi, divenuti poi nell'epoca romana l'area dei decumani di Napoli. È interessante inoltre notare come tuttora la popolosa provincia di Napoli occupi uno spazio marginale della complessiva superficie regionale. L'insediamento greco avvenne infatti solo lungo le coste, mentre la parte interna era abitata dagli etruschi che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua, Nuceria, Nola, Acerra, Suessula.

Successivamente la regione venne prima invasa dai Sanniti (intorno al V secolo a.C.) e poi divenne un obiettivo espansionistico di Roma. A seguito delle tre guerre sannitiche (343-290 a.C.), con esito infausto per le popolazioni locali, fu occupata dai Romani, che vi fondarono parecchie colonie (come quella di Puteoli, l'attuale Pozzuoli). Durante la seconda guerra punica, solo poche città si allearono ai cartaginesi, mentre la maggior parte della regione restò fedele a Roma. Amministrativamente fece parte della Regio I; ai tempi di Diocleziano acquisì poi autonomia. Durante l'occupazione romana, molti Potenti, costruirono lungo la costa le proprie ville estive. Anche dal punto di vista economico ci fu uno straordinario sviluppo dell'agricoltura e del commercio, la regione era infatti da sempre una delle zone più ricche del mondo classico e romano e ciò gli valse l'appellativo di Campania Felix. A Napoli, infine, nel castel dell'Ovo, con la morte dell'imperatore Romolo Augusto avvenuta dopo il 511, si decretò definitivamente la caduta dell'impero romano d'occidente.

Sito archeologico Località moderna Provincia Civiltà/antiche popolazioni Principali monumenti/musei Foto
Atella nei comuni di Frattaminore, Orta di Atella, Sant'Arpino e Succivo Napoli Osci
Romani
Rovine della città, tombe.
Baiae Baia Napoli Romani Parco Archeologico di Baia (Terme Romane e/o Palazzo Imperiale) con gli edifici termali monumentali: Tempio di Diana, Tempio di Mercurio, Tempio di Venere, la villa di Cesare inglobata nel Castello Aragonese (Baia), il Parco sommerso di Baia con il Ninfeo di Punta Epitaffio.  
Bauli Bacoli Napoli Romani Cisterna romana Centocamerelle, Cisterna romana Piscina Mirabilis, piccolo odeion chiamato "Tomba di Agrippina".  
Pagus Augustus Felix Suburbanus Boscoreale e Boscotrecase Napoli Romani Scavi archeologici di Boscoreale, Antiquarium.  
Capri Napoli Romani Grotta Azzurra, la cosiddetta Scala Fenicia, Villa dei Bagni di Tiberio (chiamato "Palazzo a Mare"), Villa Imperiale di Damecuta, Villa Jovis.  
Casola Napoli Necropoli del III e IV secolo.
Cimitile Napoli Romani Basiliche Paleocristiane.
Cumae (la greca Kyme) Cuma Napoli Magna Grecia
Romani
Anfiteatro, Antro della Sibilla, Arco Felice, Capitolium, galleria carrozzabile chiamata "Crypta Romana", Foro, galleria carrozzabile chiamata Grotta di Cocceio, Masseria del Gigante, Mura greche, Necropoli, Strada romana, Tempio con Portico, Tempio di Apollo, Tempio di Giove, Terme ellenistiche chiamate "Tomba della Sibilla", Terme romane del Foro.  
Herculaneum Ercolano Napoli Osci
Etruschi
Sanniti
Romani
Scavi della città antica, Teatro romano, Villa dei Papiri. File:Plan Of Ancient Herculaneum.jpg
Gragnano Napoli Romani Acquedotto, Necropoli.
Pithecusa Isola d'Ischia Napoli Romani Museo archeologico di Pithecusae
Casa greca di Punta Chiarito, resti sommersi di Cartaromana, Sorgente di Nitrodi.
 
Lacco Ameno Napoli Romani Museo di Santa Restituta
scavi sotto la Chiesa di Santa Restituta.
Lago Lucrino e Lago d'Averno Napoli Romani Galleria sotterranea chiamata "Grotta della Sibilla", galleria carrozzabile chiamata Grotta di Cocceio, cd. Navale di Agrippa, Sala termale chiamata "Tempio di Apollo", Terme romane chiamate "Bagni di Tritoli", Terme romane chiamate "Stufe di Nerone", antico porto militare romano Portus Iulius sommerso nel mare.  
Liternum Lago Patria Napoli Romani Anfiteatro, Basilica, Capitolium, Foro, Necropoli, Teatro.  
Massa Lubrense Napoli Romani Area archeologica di Punta Campanella (Strada romana e Tempio di Minerva), Necropoli del Deserto, Ville romane.
Misenum Miseno Napoli Romani Cisterna romana chiamata "Grotta Dragonara", Sacello degli Augustali, Teatro romano, grande Sala termale (in proprietà privata), sede della flotta (Classis Misenensis).  
Neapolis Napoli Napoli Opici, Ausoni e Osci
Magna Grecia
Romani
Museo archeologico nazionale di Napoli

Tra i principali monumenti/scavi rcordiamo: la Chiesa del Carminiello ai Mannesi (Resti di un edificio di epoca romana), Crypta Neapolitana, Fontana delle zizze (Sarcofago romano), Grotta del Cane, Decumani di Napoli, Insediamenti agricoli di età romana (Ponticelli), Isolotto di Megaride, Monte Echia, Napoli sotterranea, Oasi di Santa Maria di Pietraspaccata, Parco archeologico della Mostra d'Oltremare, Parco archeologico di Posillipo (comprende la Grotta di Seiano, la villa imperiale di Pausilypon con annesso teatro dell'Odeon, il Parco sommerso di Gaiola ed il palazzo degli Spiriti), Ponte romano (via Salvator Rosa), Ponti Rossi (acquedotto romano del Serino), Reperti archeologici nella Stazione Neapolis, Resti archeologici di Pizzofalcone (Necropoli), Resti archeologici di Scampia, Resti del Tempio dei Dioscuri (Colonne sulla facciata di epoca greca), Resti dell'Acropoli sulla collina di Caponapoli, Resti della Porta Furcillensis, Resti di epoca romana in Sant'Aspreno al Porto, Resti di una Domus Romana negli scantinati di una Banca, Resti nel Chiostro dei SS. Marcellino e Festo, Scavi archeologici di San Lorenzo Maggiore, Scavi archeologici interni al Maschio Angioino, Scavi di Santa Chiara, Scavi archeologici del Duomo, Scavi di Piazza del Municipio (antico circondario del Maschio Angioino), Strada romana all'interno del Palazzo Corigliano (aula "Mura Greche"), Teatro romano di Neapolis, Tempio della Gaiola, Terme romane di Agnano, Terme romane di via Terracina, Tunnel Borbonico, Villa di Licinio Lucullo, Tazza di Porfido (proveniente dal Tempio di Era di Paestum), Catacombe delle Anime del Purgatorio ad Arco, Catacombe di San Gaudioso, Catacombe di San Gennaro, Catacombe di San Paolo Maggiore, Catacombe di San Pietro ad Aram, Catacombe di San Severo fuori le mura, Catacombe greche, Cimitero delle Fontanelle, Cimitero di Santa Maria del Pianto, Catacombe di Sant'Eufebio, Colombarium di via Pigna, Mura greche di Neapolis, Parco Vergiliano.

   
Nola Nola Napoli Ausoni
Romani
Anfiteatro, Complesso archeologico di Via Saccaccio, Mausolei romani Le Torricelle, Scavi Chiesa di San Biagio (Terme romane).  
Oplontis Torre Annunziata Napoli Pelasgi e Osci
Magna Grecia
Etruschi
Sanniti
Romani
Scavi archeologici di Oplonti, villa romana di Crassio Terzio, Villa romana di Poppea.  
Ad Teglanum Palma Campania Napoli Osci
Magna Grecia
Etruschi
Sanniti
Romani
Acquedotto Augusteo.
Pompeii Pompei Napoli Opici, Ausoni e Osci
Magna Grecia
Etruschi
Sanniti
Romani
scavi della città antica, Villa dei Misteri. File:Pompeya. Plano.jpg
Puteoli Pozzuoli Napoli Magna Grecia
Sanniti
Romani
Acquedotto romano, Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, Anfiteatro Minore, Area archeologica del Rione Terra, Cisterna romana Cento Camerelle, Cisterna romana Piscina Cardito, Cisterna romana Piscina Lusciano, Macellum (chiamato Tempio di Serapide), Mausolei romani del Fondo Di Fraja, Necropoli romana di San Vito, Necropoli romana di Via Antiniana, Necropoli romana di Via Celle, Ruderi dei Collegia, Stadio romano, Tabernae romane, cd. Tempio di Diana, Terme di Nettuno, Via Celle, Via Consolare Campana, Via Puteolis-Neapolim, Villa romana detta Villa di Cicerone.  
Pithekoussai (o Pithecusae) Lacco Ameno sull'Isola d'Ischia Napoli Magna Grecia
Romani
Necropoli di San Montano.
Quarto Flegreo Napoli Magna Grecia
Romani
Mausoleo a Cuspide, Resti di Villa romana, Statio ad Quartum, Via Consolare Campana, mausolei funerari.
Stabiae Castellammare di Stabia Napoli Sanniti
Etruschi
Magna Grecia
Romani
Scavi archeologici di Stabiae (Villa Arianna, Villa San Marco, secondo complesso, Villa del Pastore, Villa Petraro, Villa Carmiano, Villa Sant'Antonio Abate, Necropoli); Musei: Antiquarium stabiano.  
Suessula nei pressi di Acerra Napoli Osci
Etruschi
Romani
Resti della città romana, resti del teatro romano.  
Surrentum Sorrento Napoli Osci
Romani
Ponte di Porta Parsano, Porta Greca, Villa di Pollio Felice (detta Bagni della Regina Giovanna).
Torre Annunziata Napoli Pelasgi, poi gli Osci
Magna Grecia
Etruschi
Sanniti
Romani
Terme romane, Ville romane di Oplontis.
Sora e Calastro Torre del Greco Napoli Romani Villa Sora.
Vivara Napoli Magna Grecia Insediamento miceneo.
Abella Avella Avellino Sanniti
Romani
Anfiteatro, Monumenti funerari.
Abellinum Atripalda Avellino Sanniti
Romani
 
Aeclanum Mirabella Eclano Avellino Sanniti
Romani
Casa officina, Mura, Necropoli, Terme.
Aequum Tuticum Ariano Irpino Avellino Romani Resti dell'abitato.
Compsa Conza della Campania Avellino Romani Foro.  
Beneventum Benevento Benevento Osci
Sanniti
Romani
Arco di Traiano, Ponte Leproso, Teatro, Tempio di Iside.  
Caudium Montesarchio Benevento Sanniti
Romani
Museo archeologico nazionale del Sannio Caudino
Saticula Sant'Agata dei Goti Benevento Sanniti
Romani
Necropoli.  
Telesia San Salvatore Telesino Benevento Sanniti
Romani
Mura, ponte romano, anfiteatro, acquedotto e terme.  
Allifae Alife Caserta Osci o Sanniti
Romani
Cinta muraria, Criptoportico, Mausoleo degli Acili Glabrioni, Monumento funerario il Torrione, Necropoli, Teatro.
Atella nei comuni di Frattaminore, Orta di Atella, Sant'Arpino e Succivo Caserta Sanniti
Romani
Rovine della città, Tombe.
Kaiatinim poi Caiatia Caiazzo Caserta Sanniti
Romani
Cinta muraria  
Cales Calvi Risorta Caserta Ausoni
Romani
Anfiteatro, Cinta muraria, Santuari, Terme romane.  
Capua Santa Maria Capua Vetere Caserta Osci
Etruschi
Sanniti
Romani
Museo campano
Anfiteatro Campano, Arco di Adriano, Criptoportico, Mausoleo Carceri Vecchie, Mausoleo La Conocchia, Mitreo, Via Appia.
 
Calatia Caserta Caserta Osci
Romani
Necropoli del V secolo a.C. posta nei sotterranei della Reggia.
Casilinum Capua Caserta Osci
Etruschi
Sanniti
Romani
Cubulteria (o Combulteria) presso Alvignano. Caserta Sanniti
Romani
 
Forum Popilii Carinola Caserta Romani
Francolise Caserta Romani Villa romana di San Rocco.
Rufrae Presenzano Caserta Romani Cinta muraria
Sant'Angelo in Formis Caserta Romani Santuario di Diana Tifatina
Sinuessa Mondragone Caserta Romani Cinta muraria, Via Appia
Suessa Sessa Aurunca Caserta Aurunci
Romani
Cinta muraria, Criptoportico, Teatro romano
Teanum Sidicinum Teano Caserta Sidicini
Romani
Cinta muraria, Santuari vari, Teatro romano;
monetazione di Teanum Sidicinum.
Trebula Balliensis Pontelatone, fraz. Treglia Caserta Sanniti caudini
Romani
Cinta muraria
Eburum Eboli Salerno Etruschi
Romani
Museo archeologico della media valle del Sele
Cinta muraria, Necropoli, Quartiere artigianale, Villa romana, fornaci romane di Eboli
 
Elea-Velia, (la greca Hyele) Ascea Salerno Magna Grecia
Romani
città antica, cinta Muraria, Porta Rosa, Teatro ellenistico, resti del tempio, terme romane.  
Castellammare della Bruca Salerno Sull'acropoli di Elea: resti del castello medievale, cappella palatina
Area archeologica etrusco-sannitica di Fratte Salerno (rione Fratte) Salerno Sarrasti
Etruschi
Sanniti
Romani
Sito della città antica e necropoli.  
Nuceria Alfaterna Nocera Superiore Salerno Etruschi
Sanniti
Romani
Anfiteatro, Battistero paleocristiano di Santa Maria Maggiore (chiamato La Rotonda), Mura di cinta, Teatro romano, Necropoli di San Clemente  
Monumenti funerari di Piazza del Corso (Nocera Inferiore) Nocera Inferiore Salerno Etruschi
Sanniti
Romani
Monumenti funerari
Minori Salerno Romani Villa romana  
Moio della Civitella presso Cannalonga Salerno Magna Grecia Avamposto difensivo (phrourion) eleatico: abitato, muro di cinta
Monte Pruno, presso Roscigno Salerno Necropoli  
Paestum (la greca Poseidonia) Salerno Magna Grecia
Romani
Museo archeologico nazionale di Paestum
Scavi della città antica, necropoli, necropoli del Gaudo, santuario dell'Heraion alla foce del Sele, santuario extraurbano di Afrodite-Venere in loc. Santa Venera[11]
 
Molpa Palinuro Salerno Magna Grecia
Romani
Resti dell'antica città di Molpa.  
Parco archeologico urbano dell'antica Picentia Pontecagnano Faiano Salerno Etruschi
Romani
Museo archeologico nazionale di Pontecagnano
Necropoli
Orbitania (la romana Patrizia) Roccagloriosa Salerno Lucani
Romani
Cinta muraria e tombe
Consilinum Sala Consilina Salerno Romani Necropoli
Salernum Salerno Salerno Romani Impianto termale romano sotto la Chiesa di San Pietro a Corte e resti del cosiddetto tempio di Pomona (presso l'attuale palazzo arcivescovile).  
Sarnus Sarno Salerno Etruschi?
Romani
Necropoli e teatro.
Volcei Buccino Salerno Etruschi
Romani
Museo archeologico nazionale di Volcei "Marcello Gigante"
Mura, tempio e ville.
 

Emilia-Romagna

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Emilia e Storia della Romagna.

Le terre a sud del fiume Po sono state nel corso dei secoli occupate da popolazioni diverse: Etruschi e Galli. Se il V secolo a.C. segna l'apogeo della presenza etrusca, dall'inizio del IV secolo i Galli, che scendono d'oltre Po, si irradiano in tutta la regione : i Senoni nel territorio tra il Montone e l'Esino, i Boi al centro della regione emiliana, i Lingoni nell'area a sud del delta del Po. Questa sovrapposizione dà luogo a forme di cultura composite in Emilia, di cui un esempio significativo danno le recenti scoperte di monte Bibele, presso Monterenzio (Bologna): mentre vari reperti metallici richiamano alle genti galliche, le iscrizioni su vasi offrono la testimonianza della presenza etrusca. Poi, l'arrivo degli invasori da sud (Romani) ha imposto alla zona una nuova configurazione. La conquista romana però non ha estirpato il substrato gallico ma si è fuso con esso dando origine, tra l'altro, anche ai dialetti tuttora parlati localmente che sono una sovrapposizione di latino sulle lingue celtiche.

I più antichi abitanti dell'attuale Romagna di cui si hanno testimonianze archeologiche furono gli Umbri e gli Etruschi. Si deve ai primi la fondazione di Sarsina; i secondi fondarono Verucchio e Rimini. A partire dal IV secolo a.C. il territorio fu conquistato da un popolo che dette un'importante impronta alla Romagna: i Celti. Tra le numerose tribù celtiche che scesero in Italia, sono da elencare Senoni, i Lingoni, e i Boi.

La permanenza dei Celti fu minacciata, a partire dal III secolo, dalla potenza dei Romani. Celti e romani si scontrarono per la prima volta nel 295 a.C. Sentino. sconf conquistarono la zona e successivamente iniziò il tramonto dei Senoni, che pochi anni dopo furono definitivamente sopraffatti. Tra il 191 al 187 a.C. viene costruita la via Emilia tra Rimini e Piacenza. Giulio Cesare il 10 gennaio del 49 a.C. attraversò il fiume Rubicone (o il Pisciatello) alla testa di un esercito, violando apertamente la legge che proibiva l'ingresso armato dentro i confini dell'Italia e dando il via alla seconda guerra civile, pronunciando la celeberrima frase: Alea iacta est.

In epoca romana l'Emilia fece parte dapprima della provincia della Gallia Cisalpina, e, dopo la riforma Augustea che estese la cittadinanza romana a tutta la penisola italica, della Regio VIII Aemilia, che corrispondeva al territorio attraversato dalla Via Emilia, cioè grossomodo all'attuale territorio dell'Emilia-Romagna. Città importanti di questa regione, la maggior parte delle quali di origine preromana (soprattutto etrusca, furono Cesena (Caesena), Forlimpopoli (Forum Popili), Forlì (Forum Livii), Faenza (Faventia), Imola (Forum Cornelii), Bologna (Bononia), Modena (Mutina), Reggio Emilia (Regium Lepidi), Parma, Fidenza (Fidentia), Piacenza (Placentia), Ravenna.

Il dislocamento della Flotta Imperiale per l'Oriente a Ravenna da parte di Augusto fece sì che cominciasse a formarsi una specifica identità del territorio annonario di diretto supporto alla flotta imperiale, ponendo le basi per la futura Regio Flaminia staccata dall' Aemilia che ebbe definitiva ufficializzazione con Diocleziano che sanzionò semplicemente un dato di fatto, da tempo tale territorio presentava sue specificità etno-linguistico-culturali (dovute al comune substrato umbro-piceno-senone-romano) e possedeva sue specifiche esigenze logistiche, e che naturalmente ebbe Ravenna come sua capitale, la quale fu successivamente pure sede della Corte Imperiale dell'Impero Romano d'Occidente poi capitale del Regno ostrogoto. Sia queste che le successive vicende storiche non fecero altro che accentuare maggiormente queste peculiarità e la Regio Flaminia vide assumere una chiara specifica identità rispetto all'Aemilia.

Sito archeologico Località moderna Provincia Civiltà/antiche popolazioni Principali monumenti/musei Foto
Ariminum Rimini Rimini Romani Museo della città di Rimini
domus del chirurgo
anfiteatro romano di Rimini
arco di Augusto
ponte di Tiberio
 
Bobium Bobbio Piacenza Romani Museo dell'abbazia di San Colombano
Felsina (insediamento etrusco),
Bononia (città romana)
Bologna Bologna Etruschi
Celti
Romani
Museo civico archeologico
mura cittadine
 
Città d'Ombria Varsi Parma Umbri (o Liguri?)
Romani
Vicino ad un piccolo stagno sono stati identificati i resti di un antico sistema difensivo.
Civitas Classis Classe Ravenna Romani Sede della Classis Ravennatis File:Stele Valeria Maria.jpg
Claterna fraz. Maggio Bologna Romani  
Mevaniola Galeata Forlì-Cesena Romani  
Luceria Canossa Reggio Emilia Liguri
Romani
Misa (Kainua) Marzabotto Bologna Etruschi
Celti
Romani
 
Monte Bibele Bologna Etruschi
Celti Boi
Casteldelci Rimini Romani Casa-museo di Casteldelci dove sono esposte ceramiche e oggetti di vita comune dell'età romana. Qui è presente anche la ricostruzione della necropoli romana di Pescaia.
Parco archeologico del Colle Garampo Cesena Forlì-Cesena Umbri
Romani
Museo archeologico di Cesena  
Mutina Modena Modena Galli Boi, Romani Museo lapidario estense
Parma Parma Parma Etruschi, Galli Boi e Romani Museo archeologico nazionale di Parma che ospita la sezione dedicata a Parma e al suo territorio in età romana, con le sculture dal foro e dal teatro, i marmi architettonici, le iscrizioni e i monumenti funerari, i bronzi, i mosaici e le oreficerie tardoantiche trovate nel ripostiglio scoperto durante i lavori di costruzione del Teatro Regio.
Placentia Piacenza Piacenza Romani Museo Archeologico di Piacenza presso Palazzo Farnese, dove è conservato l'importante reperto detto Fegato di Piacenza con iscrizioni etrusche.
Ravenna romana Ravenna Ravenna Romani Domus dei tappeti di pietra, Domus del Triclinio, Battistero Neoniano, Chiesa di San Giovanni Evangelista (Ravenna), Mausoleo di Galla Placidia, Zecca di Ravenna.  
Russi Ravenna Romani Villa romana di Russi
Sassina Sarsina Forlì-Cesena Umbri, Celti e Romani L'antico forum e numerosi reperti oggi esposti al Museo archeologico nazionale di Sarsina  
Trivia Travo Piacenza Liguri e Romani Nel Museo archeologico di Travo sono presenti reperti di età romana.
Veleia Lugagnano Val d'Arda Piacenza Liguri Eleiati o Velleiati
Romani
Gli scavi archeologici del centro urbano romano hanno messo in luce il Foro oltre ad alcuni edifici di carattere pubblico e privato, la Basilica a unica navata, in cui è stata rinvenuta una serie di statue a carattere celebrativo della famiglia Giulio-Claudia. Molti dei suoi reperti sono oggi conservati sia nel Museo archeologico di Parma, sia nell'Antiquarium di Veleia (in particolare la Tabula alimentaria traianea).
Voghenza Voghiera Ferrara Romani I reperti dell'antico abitato romano sono conservati sia nel Museo lapidario (Ferrara), sia nel Museo civico di Belriguardo.

Friuli-Venezia Giulia

 
La Regio X Venetia et Histria dell'epoca augustea includeva le attuali regioni italiane di Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Friuli e Venezia Giulia.

L'attuale Friuli fu colonizzato dai Romani (a partire dal II secolo a.C.) e venne profondamente influenzato dalla civiltà latina, grazie anche alla presenza dell'importante centro di Aquileia, quarta città d'Italia e fra le principali dell'impero, capitale della X Regione augustea Venetia et Histria. Gli scavi archeologici effettuati, con particolare riferimento all'estensione delle mura e dell'agglomerato interno alle stesse, ci danno una chiara immagine del suo eccezionale sviluppo urbano e demografico. Ancor oggi Aquileia è, insieme a Ravenna, il massimo sito archeologico dell'Italia settentrionale. La città era inoltre importantissimo porto fluviale sull'allora fiume Natissa, snodo dei traffici adriatici verso l'Europa settentrionale (la così chiamata "Via Iulia Augusta") e verso l'Illiria. Aquileia doveva la sua importanza principalmente ad una posizione strategicamente favorevole, sia sotto il profilo commerciale che militare: sorgeva infatti sul mare Adriatico ed in prossimità delle Alpi orientali permettendo in tal modo a Roma di contrastare più efficacemente le invasioni barbariche provenienti da oriente. Nelle sue campagne militari, Giulio Cesare era solito portare le sue legioni a svernare proprio ad Aquileia durante l'inverno. Il greco Strabone, geografo di età augustea, in una sequenza della sua opera annota che il porto di Aquileia, colonia romana «...fortificata a baluardo dei barbari dell'entroterra... si raggiunge... risalendo il fiume Natisone per sessanta stadi... e serve come emporio per i popoli illirici stanziati lungo l'Istro (Danubio[12]. Va al riguardo segnalato che mentre al giorno d'oggi il Natisone è tributario dell'Isonzo, all'epoca sfociava direttamente in mare. Lo sviluppo di altri centri oltre ad Aquileia, quali Forum Iulii (Cividale del Friuli) e Iulium Carnicum (Zuglio) contribuì ad assicurare alla regione un notevole rigoglio economico e culturale che riuscì a mantenere, nonostante le prime incursioni barbariche, fino agli inizi del V secolo. Negli ultimi decenni del III secolo Aquileia divenne la sede di uno dei vescovati più prestigiosi dell'Impero, contendendo in Italia il secondo posto per importanza, dopo Roma, alle capitali imperiali di Milano e, successivamente, Ravenna. Nel 381 vi si tenne un importante concilio, presieduto dal vescovo Valeriano ma fortemente voluto da sant'Ambrogio, che aveva preferito Aquileia alla sua sede episcopale di Milano per far condannare pubblicamente l'eresia ariana e i suoi seguaci.

L'invasione unna segnò l'inizio della decadenza: Aquileia, protetta da forze esigue, si arrese per fame e venne espugnata e rasa al suolo da Attila nel 452 (in alcune fondamenta sono state ritrovate le tracce lasciate dagli incendi). Terminata l'ondata unna, i superstiti, che avevano trovato rifugio nella laguna di Grado, ritornarono in città, ma la trovarono completamente distrutta. La ricostruzione di Aquileia, per riportare all'antico splendore quella che era stata la superba capitale della X Regio, fu un'impresa vagheggiata ma mai effettivamente realizzata. La città rimase comunque un punto di riferimento ideale di enorme importanza anche dopo il crollo dell'Impero, grazie alla costituzione del Patriarcato, naturale successore del vescovato omonimo a partire dalla metà del VI secolo e sede di una fra le massime autorità cristiane del tempo. L'insicurezza della pianura friulana, punto di passaggio di tutte le grandi invasioni barbariche, spinse in quell'epoca molte persone a trovar rifugio nelle isole o nei borghi fortificati sulle colline, determinando in tal modo lo spopolamento della parte più fertile della regione ed un suo generale impoverimento.

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Aquileia Aquileia Udine Romani Molti reperti sono conservati sia presso il Museo archeologico nazionale di Aquileia ed il Museo paleocristiano di Monastero, sia presso i Civici musei e gallerie di storia e arte di Udine. Numerose sono le tracce di Aquileia romana: foro romano di Aquileia, porto romano di Aquileia, Circo romano di Aquileia, palazzo imperiale romano di Aquileia, zecca di Aquileia, basilica di Santa Maria Assunta (Aquileia).  
Forum Iulii Cividale del Friuli Udine Romani Reperti sono conservati nel Museo archeologico nazionale (Cividale). Vi è poi un ipogeo celtico, costituito da una serie di ambienti sotterranei, scavati nella roccia, su più livelli e a più diramazioni
Castrum Muglae Muggia Trieste Romani Parco archeologico di Muggia Vecchia
Iulium Carnicum Zuglio Udine Romani Scavi archeologici di epoca romana e reperti presenti nel Museo archeologico Iulium Carnicum
Udine Udine Civici musei e gallerie di storia e arte che conservano reperti preistorici, romani e del medioevo, provenienti in gran parte da Aquileia, tra cui 70.000 monete e medaglie antiche che sono conservate presso il gabinetto numismatico.

Lazio

 
L'antico Latium vetus ed i suoi principali centri abitati.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Città scomparse del Lazio arcaico e Storia del Lazio.

La fase storica è testimoniata dalla presenza di diverse popolazioni indo-europee che si stanziarono nell'area laziale sin dal II millennio a.C., tra cui i Latini (da cui secondo alcuni la regione prese il nome). Non solo Latini però, ma anche Sabini, Volsci, Ernici, Equi e Aurunci che in epoche diverse si stanziarono nella zone centro-meridionali del Lazio, mentre nella parte più settentrionale si affermò la presenza degli Etruschi, la cui influenza risultò preponderante almeno fino al V secolo a.C.

Dal V secolo a.C. fino al I secolo a.C. la storia del Lazio si identifica sempre più con quella della lotta per il predominio di Roma nei confronti delle altre popolazioni, che piano, piano, verranno assoggettate, ed assimilate all'elemento latino. L'ultimo sussulto di autonomia di queste genti si ebbe con la guerra sociale.

Per tutta la durata dell'epoca imperiale romana, il Lazio godette di una situazione di generale tranquillità, interrotta solo da episodiche guerre intestine per la conquista della porpora imperiale. Il suo ruolo di centro dell'impero venne però sempre più ridimensionato, marginalizzato, a favore di altre regioni dell'impero, fino ad arrivare all'episodio della deposizione dell'ultimo imperatore d'occidente, Romolo Augusto da parte di Odoacre nel 476, a cui si fa riferimento per segnare la fine dell'impero.

Il vuoto di potere nel Lazio, dopo alterne vicende seguenti alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, fu riempito dalla presenza della Chiesa Cattolica, le cui vicende determinarono la storia di Roma e della regione fino alla presa di Roma nel 1870.

Sito archeologico Località moderna Provincia Civiltà/antiche popolazioni Principali monumenti/musei Foto
Aletrium Alatri Frosinone Ernici
Romani
Acropoli di Alatri. A Roma invece è stato ricostruito un tempio sulla base dei ritrovamenti di Alatri presso il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia. Reperti archeologici sono poi conservati nel Museo civico.  
Alba Longa Castel Gandolfo| Roma Populi albenses, Latini, Romani Nei suoi pressi si trovano anche le antiche strutture della villa di Domiziano e di quella di Gneo Pompeo Magno.  
Albulae Aquae
Anagnia Anagni Frosinone Ernici e Romani
Antemnae Villa Ada a Roma Roma Sabini, Etruschi, Romani Reperti oggi esposti presso il Museo nazionale romano di Roma.
Antium Anzio Roma Volsci, poi Romani Numerosi i resti di ville romane lungo tutta la costa: opere d'arte come la La Fanciulla di Anzio, Il Gladiatore Borghese, oggi al Louvre, e l'Apollo del Belvedere, conservato in Vaticano, furono tutte rinvenute in dimore patrizie dell'antica Antium. Fra queste ultime la più celebre fu quella di Nerone che non può tuttavia essere identificata con certezza, sebbene venga generalmente posta nei pressi del cosiddetto Arco Muto, dove tuttora si trovano le rovine di un teatro.  
Anxur Terracina Latina Magna Grecia (Spartani), Volsci, poi Romani Fuori dalla città, sulla cima del monte Sant'Angelo, si trova l'antico santuario di Giove Anxur a picco sul mare (vedi foto). Museo civico Pio Capponi conserva i reperti archeologici raccolti nel territorio comunale (dal paleolitico al periodo romano) e, soprattutto, i rinvenimenti dello scavo condotto nel sito archeologico del santuario romano di Monte Sant'Angelo.  
Apiolae tra Pavona e Albano Laziale Roma Latini, poi i Romani Numerosi reperti della zona sono conservati presso il Museo civico (Albano Laziale)
Aquino Frosinone Volsci, poi i Romani Sono presenti una porta romana, detta di San Lorenzo, che era attraversata dalla via Latina. Sotto la chiesa di Santa Maria della Libera, vi sono i resti di un tempio dedicato al culto di Ercole Liberatore in posizione sostanzialmente centrale rispetto alla zona archeologica.[13] Vi è poi un arco di trionfo di Marco Antonio risalente al I secolo oltre a resti delle mura di epoca augustea, del Capitolium, dell'Anfiteatro, delle terme pubbliche e di villae (in una delle qualei nacque Giovenale.
Aricia Ariccia Roma Latini, poi i Romani Il sito archeologico della città latina e poi romana di Aricia, era situato nell'area di Vallericcia. Sono stati rinvenuti alcuni tratti delle mura nell'attuale centro storico in via Antonietta Chigi, in Vallericcia sul lato sud-ovest dell'abitato, lungo la via Appia Antica.[14] Lungo l'antico tracciato della via Appia troviamo i resti della mansio ("stazione di sosta"), comunemente chiamati "l'Osteriaccia",[14] oltre ai resti di un tempio tuscanico di età repubblicana, databile al II secolo a.C..[14] I resti archeologici di maggiore importantanza dell'antica città sono riferibili alla sostruzione della via Appia.[15] Fuori dall'area dell'antica città, sono state ritrovate due ville romane, la prima in località Quarto Le Cese, presso Fontana di Papa, e la seconda in località Monte Gentile, quest'ultima attribuita all'imperatore Vitellio.[16]  
Arpinum Arpino Frosinone Volsci, Sanniti e Romani Resti archeologici sono presenti sull'acropoli di Arpino.  
Visentium Bisenzio Viterbo Etruschi, poi i Romani Sono rpesenti reperti dell'età del ferro e di quella villanoviana. Sotto gli Etruschi Bisenzio era conosciuta per la produzione artigianale di calzature e ceramiche, oggi conservate nei musei di tutto il mondo. Distrutta dai Romani, fu ricostruita e rimase un municipio nell'orbita della città di Vulci.
Bola (o Bolae) lungo la valle del Sacco vicina a Labicum Frosinone Equi, Romani
Cabum presso Monte Cavo (Rocca di Papa) Roma
Caenina Ponte Mammolo (Roma) Sabini o Latini
Castro
Collatia Lunghezza (Roma)
Corioli Genzano di Roma Volsci
Corniculum Montecelio
Crustumerium Marcigliana (Roma) Roma
Cures Sabini Abbazia di Farfa Sabini
Eretum Monterotondo o Mentana
Ficana Acilia
Falerii
Fidenae Castel Giubileo (Roma) Roma
Gabii
Gravisca Porto Clementino (Tarquinia)
Labicum
Lanuvium
Laurentum
Lavinium Pomezia Roma
Longula Aprilia Volsci
Lucus Feronia
Luni sul Mignone
Maecium Genzano di Roma
Mons Albanus Rocca di Papa Roma Latini, poi i Romani Rovine di alcune tarde tombe a cappuccina sulla pendice sud dell'altura, oltre ad una struttura complessa sulla sommità del monte, probabilmente un'abitazione o comunque un edificio non religioso. Non fu invece rinvenuta traccia del tempio di Giove laziale.[17] In compenso, la "via Sacra" di accesso al tempio è molto ben conservata.  
Necropoli della Banditaccia Cerveteri
Nepet
Giardino di Ninfa
Nomentum
Norba
Norchia
Ostia Ostia Scavi di Ostia antica
Palestrina
Politorium Castel di Decima (Roma) Roma
Polusca Campoleone Volsci
Portus Fiumicino Roma Romani Porto di Claudio e porto di Traiano  
Rofalco
Roma antica[18] Roma Roma Latini, Sabini, Etruschi e Romani Tra i numerosi siti archeologici e relativi Musei ricordiamo i principali:   
San Giovenale
San Giuliano
Satricum Latina (fraz. Le Ferriere)
Suessa Pometia Pomezia
Tellenae zona fonte Ostiense
Sora
Sutri
Tarquinia
Tibur Tivoli Villa Adriana, Tempio di Vesta, Tempio della Tosse, Tempio della Sibilla e Santuario di Ercole Vincitore  
Tora Santa Anatolia di Borgorose Equi
Trebula Matuesca Monteleone Sabino Rieti
Truentum Martinsicuro
Tusculum Castelli romani Scavi archeologici di Tusculum  
Veii Roma Roma Etruschi e Romani  
Vulci Tomba François  

Liguria

 
La Regio IX Liguria in epoca romana al tempo diAugusto.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Liguria.

Gli antichi Liguri si sistemarono sul litorale mediterraneo dal Rodano all'Arno, ma successivamente le migrazioni celtiche, come pure le colonizzazioni di Fenici, Greci e cartaginesi, rimpiazzarono in alcune aree i Liguri a partire dal IV secolo a.C.. La Liguria costiera fu sottomessa ufficialmente dai romani soltanto durante il II secolo a.C., con varie sacche autonome che, date le caratteristiche del territorio, resisteranno al diretto controllo centrale ancora per qualche decennio. La Liguria corrispondeva alla IX regio Italiae come riporta Plinio (III, 5, 49): patet ora Liguriae inter amnes Varum et Macram XXXI Milia passum. Haec regio ex descriptione Augusti nona est.La parola Ligure / Liguria fu assegnata a questo popolo prima dai Greci, poi dai romani e ha il significato di luogo paludoso o acquitrino.

In età classica centri importanti sono Genua, Savo, Vada Sabatia, Albium Intemelium, Albium Ingaunum, Lunae, quest'ultima nota ai giorni nostri con il nome di Luni perderà via via d'importanza sino al definitivo abbandono nel XIII secolo.Con la caduta dell'Impero romano dopo il V secolo si ebbe la devastazione da parte dei barbari (Eruli e Goti), tornata libera sotto i Bizantini dopo le guerre gotiche vi fu una breve ripresa che durò fino alla conquista longobarda del re Rotari del 641.

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Alba Docilia Albisola Superiore Savona Romani I resti di una villa romana risalente al periodo Imperiael sono oggi visibili nei pressi della stazione ferroviaria, adiacenti alla chiesa di San Pietro. I ruderi potrebbero collegarsi ad una dimora residenziale avente una superficie di circa novemila metri quadrati. L'edificio, oltre che ad abitazione, era destinato ad uso agricolo. Gli appartamenti destinati ad uso privato della famiglia erano molto probabilmente abbelliti da pavimenti e con decorazione musiva e soffitti affrescati, potrebbero avere avuto il massimo splendore artistico tra il I e II secolo.  
Albingaunum Albenga Savona Liguri Ingauni
Romani
Antico oppidum celtico, in seguito castrum romano. Oggi numerosi reperti sono conservati sia nel Civico museo ingauno, sian nel Museo navale romano. La città romana era costruita attorno a due vie principali che dividono la città. Era composta da un forum (grande piazza centrale), centro della vita sociale. Mentre le strade e la geometria esterna si sono conservati perfettamente dall'antichità, il foro è andato ridimensionandosi, con ogni probabilità il Battistero, la cattedrale, il portico demolito, parte del palazzo sede del Comune erano l'antico foro. Nell'alveo del Centa e nella parte nord della città, sono stati ritrovati tratti di mura dello stessa epoca di quelle di Costanzo III, che fanno presupporre che la città possedesse una doppia cinta muraria, per proteggersi anche dalle piene del Centa. Nei pressi poi della Chiesa di San Calocero, sono state trovate tracce della Via Iulia Augusta e nei pressi della Chiesa di San Martino i resti dell'anfiteatro romano (70 x 50 metri) del II secolo.  
Albintimilium Ventimiglia Imperia Liguri
Romani
Antiquarium di Ventimiglia
Museo civico archeologico Girolamo Rossi
Teatro romano di Ventimiglia
 
Genua Genova Genova Liguri e Romani
Luna Luni Spezia Romani Museo archeologico nazionale di Luni
Anfiteatro romano di Luni
  
Savo Oppidum Alpinum Savona Savona Liguri e Romani
Vada Sabatia Vado Ligure
Villa Matutia Sanremo Imperia Romani  

Lombardia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Lombardia.

L'area lombarda centro-orientale fu interessata da un'influenza etrusca attorno al V secolo a.C. In seguito, nel IV secolo a.C., la regione fu invasa da varie genti Galliche, che daranno vita alle confederazioni degli Insubri, nella Lombardia occidentale, e dei Cenomani, nella Lombardia orientale e nell'area del basso Garda e delle rive del Po.

Sul finire del III secolo a.C. i Romani iniziarono la conquista della Pianura Padana, scontrandosi con i Galli Insubri, mentre i Galli Cenomani furono fin dall'inizio loro alleati. La provincia diede in seguito i natali a celebri esponenti della cultura latina, quali Plinio e Virgilio. Negli ultimi secoli dell'Impero, Milano (Mediolanum) accrebbe notevolmente la sua importanza di centro politico e religioso (con l'episcopato di Sant'Ambrogio) tanto che divenne una delle sedi dei tetrarchi al tempo di Costantino che, nel 313 d.C., emanò un editto, chiamato Editto di Costantino o Editto di Milano, nel quale concedeva a tutti la libertà di professare la propria religione.

Alla caduta dell'Impero d'occidente sono i barbari a dominare la Lombardia: prima arrivano gli Eruli di Odoacre (476-493), poi gli Ostrogoti di Teodorico il Grande (493-553). La Lombardia ritornò poi a far parte dell'Impero romano (questa volta d'Oriente o bizantino) dopo la Guerra gotica, che durò 30 anni e flagellò tutta l'Italia. Ma, dopo soli 16 anni di dominio imperiale, nel 569 i Longobardi attaccarono e conquistarono la Lombardia, che ancora oggi porta il loro nome, ponendo la loro capitale a Pavia. Nel 774 Carlo Magno, re dei Franchi, discese in Italia su invito del papa, minacciato dai Longobardi. Il dominio franco diede inizio alla struttura politica feudale che caratterizzò l'Alto Medioevo.

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Acerrae nei pressi di Pizzighettone Brescia
Bergomum Bergamo Bergamo V secolo a.C. - V secolo d.C.
Brixia Brescia Brescia I secolo a.C. -V secolo d.C. Numerose sono ancora le strutture antiche romane: la domus dell'Ortaglia, il Capitolium, il teatro romano, la basilica ed il forum. Notevoli sono anche i reperti conservati presso il Museo di Santa Giulia, tra i quali spiccano i ritratti romani bronzei di Brescia e la Vittoria alata.  
Clastidium Casteggio Pavia
Civitas Camunorum Cividate Camuno Brescia età del ferro  
Comum oppidum o
Novum Comum
Como Como  
Cremona Cremona Cremona
Desenzano del Garda Brescia Villa romana di Desenzano del Garda  
Laus Pompeia Lodi Vecchio Lodi
Mantua Mantova Mantova dal VI secolo a.C.
Mediolanum Milano[19] Milano III secolo a.C. - V secolo d.C. Della Milano romana rimangono i resti di: Forum, Teatro, Anfiteatro, Terme Erculee, Mura, Palazzo imperiale, Ippodromo, Zecca e monetazione, recinto di San Vittore al Corpo, Mausoleo imperiale. Della Milano romana cristiana a testimonianza: le Basiliche paleocristiane, la Basilica vetus, la Basilica maior, la Basilica martyrum, al Basilica virginum, al Basilica Portiana, la Basilica di San Lorenzo e relative "Colonne", la Basilica di Sant'Eustorgio e la San Giovanni in Conca. Molti dei reperti sono, infine, conservati sia nel Museo archeologico di C.so Magenta, sia presso l'Antiquarium.   
Sermione Mansio Sirmione Brescia Neolitico - V secolo d.C. Grotte di Catullo  
Ticinum Pavia Pavia

Marche

 
Cartina della Regio V Picenum (attuali Marche) e VI Umbria
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia delle Marche.

Le Marche, intese come attuale delimitazione amministrativa regionale, vissero un periodo di relativa unità culturale nell'età del ferro, quando furono abitate per la quasi totale interezza dai Piceni, con gli importanti centri di Novilara (nei pressi di Pesaro), Ancona, Belmonte Piceno, Ascoli Piceno. Nel IV secolo avanti Cristo, l'area settentrionale, fino al fiume Esino, venne invasa dai Galli Senoni, mentre i Greci di Siracusa fondarono la colonia di Ancona. La Regione visse allora un periodo di dualità culturale ma anche sociale ed economica, ancor oggi rintracciabile nelle lingue locali.

Dopo la battaglia del Sentino, nel 295 a.C., i Galli vennero sconfitti da una coalizione tra Romani e Piceni. Quando gli alleati romani divennero troppo invadenti, con la fondazione di colonie in territorio piceno, i Piceni si ribellarono, vennero sconfitti e dopo entrarono nello stato romano. Due importanti strade collegavano le Marche a Roma: la Flaminia (che arrivava a Fano) e la Salaria (che arrivava a Porto d'Ascoli). Inoltre durante il periodo imperiale, Ancona venne scelta da Traiano come porto di Roma verso Oriente, come testimonia anche l'iscrizione dell'arco di Traiano di Ancona, nella quale il capoluogo marchigiano è chiamato accessum Italiae, cioè "ingresso d'Italia".

Come tutti i territori delle attuali regioni italiane, anche quello marchigiano ebbe nel periodo romano diverse variazioni amministrative. Sotto l'impero di Augusto il sud della regione faceva parte della Regio V - Picenum mentre la parte nord, detta ager gallicus, era compresa nella Regio VI - Umbria et ager gallicus, che comprendeva anche i territori orientali dell'attuale Umbria. Con la riorganizzazione amministrativa di Diocleziano tutto il territorio delle attuali Marche era riunito nella Flaminia et Picenum (che comprendeva anche la Romagna). Questa provincia venne suddivisa sotto l'impero di Teodosio I in due circoscrizioni: le Marche settentrionali, dette Picenum Annonarium, formarono con la Romagna la Flaminia et Picenum Annonarium, mentre il sud della regione costituì il Picenum Suburbicarium[20]. Alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, le Marche, dopo aver fatto parte del regno di Odoacre, come il resto d'Italia, entrarono nell'orbita dell'Impero Romano d'Oriente, mentre il vecchio nome, "Piceno", si perde. Nell'alto Medioevo il territorio regionale meridionale, acquista il nome di Marca di Ancona, nata dall'unificazione di varie marche, ossia "territori di confine" del Sacro Romano Impero, mentre il nord resta legato al Ducato di Urbino.

Sito archeologico Località moderna Provincia Civiltà/antiche popolazioni Principali monumenti/musei Foto
Ancona
Asculum Ascoli Piceno
Cupra Marittima
Falerone
Fano
Forum Sempronii Fossombrone
Corinaldo Monastero di Santa Maria in Portuno
Ostra antica
Pesaro
San Severino Marche
Sentinum Sassoferrato
Suasa
Urbinum Urbino
Urbs salvia Urbisaglia

Molise

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Molise.

Storicamente gran parte del Molise si identifica con l'antico Sannio. A partire dal III secolo a.C. subì l'invasione dei Romani, che crearono le loro colonie nei principali centri abitati già esistenti (Isernia e Venafro). Alla caduta dell'Impero Romano, il territorio molisano fu devastato dai Goti (535-553), e poi incluso nel Ducato longobardo di Benevento. Il nome Molise compare nel Medioevo centrale per identificare una contea di appartenenza della famiglia normanna dei de' Moulins.

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Saepinum Terravecchia
Isernia Sito Paleolitico "La Pineta"
Larinum
Pietrabbondante
Fagifulae
Vastogirardi
Madonna del Canneto fraz. di Roccavivara Villa romana

Piemonte

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Piemonte.

I primi insediamenti nella regione che oggi viene chiamata Piemonte (dal latino ad pedem montium, letteralmente «ai piedi dei monti») risalgono al Paleolitico medio (tracce della presenza umana sono state ritrovate sul Monte Fenera nei pressi di Borgosesia). Al Neolitico risalgono invece gli utensili ritrovati nei pressi di Alba, Ivrea e nella Valle di Susa[21].

Il territorio fu poi abitato dai Liguri, stanziatisi in gran parte dell'Italia settentrionale, e da altri popoli di stirpe celtica e celto-ligure, quali i Taurini, i Graioceli, i Bagienni,i Salassi e i Vertamocori. Una grande varietà di popolazioni, dunque, che vivevano di agricoltura, di pastorizia ai piedi delle montagne, di pesca lungo i grandi corsi d'acqua e che possedevano nel contempo grandi abilità artigianali e metallurgiche. Sembra che la città di Torino sia sorta in epoca romana poco lontano da un insediamento di Taurini, dai quali potrebbe prendere il nome.

I Romani giunsero in Piemonte nel II secolo a.C., ma fu soltanto all'epoca di Cesare, durante la campagna gallica, che nacque la città romana di Julia Augusta Taurinorum, l'odierna Torino[22]; nel 25 a.C. i Salassi venivano definitivamente sottomessi con la fondazione di Augusta Praetoria (l'odierna Aosta). La parte rimanente del Piemonte, costituita soprattutto da zone montuose, venne conquistata soltanto da Ottaviano Augusto. Il Piemonte venne diviso tra la Gallia Cisalpina e le province romane delle Alpes Cottiae, Alpes Maritimae ed Alpes Poenninae. I Romani, come in gran parte del Nord Italia, fondarono alcune delle maggiori città piemontesi vicino o su preesistenti insediamenti di origine celto-ligure, come Asti, Alba, Acqui Terme, Novara, Vercelli[21]. Le dimensioni di queste città non erano di gran rilievo: spesso questi borghi venivano creati inizialmente come campi militari trincerati (da qui la pianta quadrangolare che caratterizza il centro di queste città), e solo successivamente incominciavano ad ospitare civili, solitamente in numero limitato.

Nel 312, l'esercito di Costantino I, si scontrò vittoriosamente contro le truppe di Massenzio, nell'area compresa tra Alpignano e Rivoli. L'evento viene generalmente ricordato come Battaglia di Torino. Al termine dell'epoca romana spicca la Battaglia di Pollenzo, combattuta nel 402 da Stilicone contro le truppe dei Visigoti nella pianura intorno a Bra.

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Alba Pompeia Alba Cuneo Liguri
Celti
Romani
Sono presenti resti delle mura romane lungo C.so Bizio, piazza Grassi, via Ospedale fino a piazza Marconi. Molti reperti sono poi conservati nel  
Aquae Statiellae o Aquae Statiellorum Acqui Terme Alessandria Liguri Statielli
Romani
Vasto comlesso termale, resti di un acquedotto romano di epoca augustea lungo la Bormida, il Civico Museo Archeologico "Federico Eusebio".  
Arona Novara Cultura di Golasecca e Romani Vi sono resti in tutto il territorio circostante della presenza di cacciatori del Neolitico (da Lagone di Mercurago della cultura di Golasecca, a Gravellona Toce), oltre ad una mansio di epoca romana. I reperti sono conservati presso il Museo Civico Archeologico della città.
Augusta Bagiennorum Bene Vagienna, fraz. Roncaglia Cuneo Liguri Bagienni
Romani
Scavi archeologici della città. Visitabili i resti del teatro romano, un portico ed una basilica paleocristiana. Nel Museo Storico e Archeologico nei pressi del sito archeologico sono presenti bronzi, sculture, monete, ecc.  
Iulia Dertona Tortona Alessandria Neolitico
Liguri
Romani
Sono presenti resti dell'acquedotto romano, necropoli lungo l'attuale via Emilia Scauri. Il materiale archeologico è poi raccolto nel Museo civico.  
Eporedia Ivrea Torino Celti Salassi
Romani
Hasta Pompeia Asti Asti Romani Torre Rossa di etò romana, appartenente probabilmete ad una delle porte principali di accesso alla città (del I secolo).  
Industria Monteu da Po Torino Romani Resti di un tempio dedicato ad Iside.  
Libarna Serravalle Scrivia Alessandria Liguri Dectunini
Romani
Gli scavi anno messo in luce il reticolato urbanistico della città, oltre alle fondamenta di un anfiteatro e di un teatro. Nel vicino Antiquarium sono conservati i reperti dell'area tra cui alcuni pregevoli mosaici, oltre ad un diorama del sito.  
Julia Augusta Taurinorum Torino Torino Romani Edifici significativi di epoca romana sono: la Porta Palatina e la Porta Praetoria, il teatro romano. Molti dei reperti sono poi conservati nel Museo Civico d'Arte Antica di Torino.  
Novaria Novara Novara Romani L'antica città si sviluppò attorno alle due vie principali del cardo e del decumanus maximus, oggi al di sotto del suolo stradale di corso Cavour e via Mazzini. Sono inoltre presenti pochi tratti di mura romane (all'epoca, si sviluppavano per 2.200 metri). Da visitare il Museo lapidario, presso il palazzo del Broletto oltre al Museo Novarese di Arte e Storia.  
Pollentia Pollenzo Cuneo Romani Numerosi sono i resti sotto la città attuale: resti di un foro, un tempio, un grande anfiteatro per ben 17.000 spettatori oltre ad un teatro. Numerosi reperti sono poi conservati al Museo civico di Archeologia e Storia dell'Arte di Bra (presso Palazzo Traversa).
Segusium Susa Torino Romani La città ebbe un foro, un teatro, un anfiteatro, delle terme (terme Graziane), un arco onorario dell'epoca di Augusto, una cinta muraria (del III secolo).  
Vercellae Vercelli Vercelli Celti
Romani
I reperti cittadini sono raccolti nelle sale del Museo "Camillo Leone e comprendono reperti dal Paleolitico, al Neolitico, fino a manufatti di epoca romana, inclusi buccheri etruschi, anfore ed una stele bilingue (latino-celtica) del I secolo.
Linea d'indentazione

Puglia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Puglia.

I primi insediamenti umani in Puglia risalgono almeno a 250.000 anni fa, come testimoniano i resti fossili dell'Uomo di Altamura, una forma arcaica di Homo neanderthalensis. Numerosi sono i reperti di epoca preistorica, tra i quali diversi menhir e dolmen[23]. Intorno al I millennio a.C., si insediarono sul territorio i popoli dei Dauni, dei Peucezi e dei Messapi di probabile origine illirica[24], e più tardi, in epoca ellenica, numerose furono le colonie magnogreche soprattutto nella parte meridionale della regione, tra le quali la città spartana di Tarentum.

Durante la seconda guerra sannitica (326-304 a.C.), l'esercito romano, nel tentativo di prestare soccorso a Luceria, assediata dai Sanniti, subì una grave sconfitta nella Battaglia delle Forche Caudine (321 a.C.). Ben presto Roma comprese l'importanza strategica dell'Apulia, ma l'occupazione della regione, nel III secolo a.C., non fu agevole soprattutto per la resistenza di Tarentum e Brundisium. Nel 216 a.C. a Canne (Barletta) l'esercito romano patì contro i Cartaginesi di Annibale la sua peggiore sconfitta. Venne quindi istituita la Regio II Apulia et Calabria[25], che includeva anche il Sannio, una parte dell'attuale Molise e la Basilicata orientale. Con la costruzione della via Appia e, in epoca imperiale, della via Traiana (lungo cui prosperarono città come Aecae, Herdonia, Silvium, Canusium e Bitonto), la regione occupò posizioni di primato nella produzione del grano e dell'olio, diventando la maggior esportatrice di olio d'oliva in Oriente[26].

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Aecae Troia
Alytia Alezio
Apigliano
Ausculum Ascoli Satriano
Barium Bari
Brentesion, poi Brundisium Brindisi
Butuntum Bitonto
Canne della Battaglia
Canusium Canosa
Cavallino
Centopietre
Coppa Nevigata
Cripta del Redentore
Gnathia Egnazia
Grotta di Montescotano
Grotta Paglicci
Herdonia o Ærdonia Ordona
Hyretum, poi Veretum Patù
Hydronton, poi Idruntum Otranto
Kaìlia Ceglie Messapica
Luceria Lucera
Lupiae Lecce
Mandurion Manduria
Matinum Mattinata
Monte Papalucio
Muro Tenente
Ozan Ugento
Pezza Petrosa
Piano delle Fosse del Grano
Quattro Macine
Roca
Rudiae
Siponto
Supersano
Taras, poi Tarentum Taranto
Tempietto di Seppannibale
Torre Alemanna
Uria, poi Orra Oria
Vibinum Bovino

Sardegna

 
Le tribù Nuragiche (XVII-II secolo a.C.).
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna.

In posizione centrale nel mar Mediterraneo, la Sardegna è stata sin dagli albori della civiltà un attracco frequentato da quanti navigavano da una sponda all'altra del Mar Mediterraneo in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali. Il suo territorio, ricco di boschi, di acque e di minerali, ha favorito il popolamento e l'impianto di insediamenti considerevoli. Fu così che nella sua storia millenaria ha saputo trarre vantaggio sia dalla propria insularità - che ha consentito lo svilupparsi della civiltà nuragica - sia dalla propria posizione strategica, in quanto luogo imprescindibile nella rete degli antichi percorsi. Nel suo patrimonio storico e culturale sono abbondanti le testimonianze delle culture indigene ma anche gli influssi e le presenze delle maggiori potenze coloniali antiche.[27]

Circa 8.000 nuraghi, mediamente uno ogni 3 km², (7.000 disseminati nel territorio sardo) centinaia di villaggi e tombe megalitiche sono la testimonianza di una singolare civiltà che si è sviluppata nell'isola a partire dal II millennio a.C. Il nuraghe era il centro della vita sociale degli antichi Sardi, ma oltre alle torri, altre strutture caratterizzarono la loro cultura, come le tombe dei giganti (luoghi di sepoltura) le cui stele centrali possono arrivare fino a 4 m di altezza, i pozzi sacri (luoghi di culto) dalla raffinata tecnica costruttiva, i bronzetti arrivati numerosi fino ai nostri giorni e fusi mediante la tecnica della cera persa sono il simbolo della civiltà nuragica che li costruì ma anche della Sardegna. I Nuragici erano un popolo di guerrieri e di naviganti, di pastori e di contadini, suddiviso in nuclei tribali (clan) che abitavano in cosiddetti cantoni. Commerciavano con i Micenei, con i Minoici, con i Fenici e con gli Etruschi, lungo rotte che attraversavano il mar Mediterraneo dalla Spagna alle coste libanesi. Il loro simbolo più conosciuto, il nuraghe, è stato classificato dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità, individuando in Su Nuraxi presso Barumini l'esempio più significativo.[28]

I Fenici giunsero in Sardegna tra il X e l'VIII secolo a.C., periodo nel quale la civiltà nuragica era nel massimo splendore. Giunti come mercanti e non come invasori, si insediarono in alcuni punti di approdo lungo l'arco sud-occidentale della costa, approdi già abitati dai Nuragici con i quali si integrarono pacificamente, apportando in Sardegna nuove tecnologie e nuovi stili di vita, dando impulso ai commerci e favorendo la creazione di empori.[29]

I Cartaginesi giunsero nell'isola nel VI secolo a.C. con la deliberata intenzione di conquistare tutta l'isola per assoggettarla al loro dominio. Un primo tentativo di conquista fu sventato dalla vittoriosa resistenza nuragica intorno al 535 a.C. Tuttavia, a partire dalla fine del VI secolo l'isola entrò nell'orbita di Cartagine.[30] Intorno agli originari empori commerciali gradualmente si svilupparono dei fiorenti centri urbani. Ancora oggi sono visibili i resti di antichi insediamenti, fra questi i maggiori centri di insediamento cartaginese furono Karalis, l'attuale Cagliari, Nora, Tharros e Sulki nell'isola di Sant'Antioco. Nel colle di Tuvixeddu, nell'antica Karalis, si trova la più grande necropoli fenicio-punica esistente al mondo. A Sulki si trova il tophet più grande ritrovato finora. Tra gli altri insediamenti cartaginesi ricordiamo Bithia, Neapolis, Othoca, Cornus e un insediamento presso l'odierna Bosa.[31]

I Romani ottennero la Sardegna nel 238 a.C. al termine della Prima Guerra Punica. Nel 215 a.C., il sardo-punico Amsicora, alleato coi popoli nuragici come gli Iliensi, guidò la resistenza anti-romana, ma fu sconfitto nella battaglia di Cornus. Per lungo tempo la dominazione romana fu segnata dalla difficile convivenza con i nuragici e i fenicio-punici. Gradualmente si raggiunse una certa integrazione, anche se non furono rare le rivolte. I centri punici si romanizzarono e Karalis divenne la capitale della nuova provincia. La città crebbe e fu arricchita di monumenti, tra i quali l'esempio più notevole è probabilmente l'anfiteatro, che fino al 2011 era ancora sede di spettacoli.[32] Nel nord dell'isola, i Romani fondarono il porto di Turris Libisonis, l'odierna Porto Torres, e fecero della cittadina cartaginese di Olbia un centro importante dotata di piazze, acquedotti e complessi termali. Nel 1999, nelle acque dell'attuale porto vecchio furono recuperati 18 relitti di navi romane, di cui due probabilmente dell'età di Nerone, testimonianza dell'importanza dello scalo portuale della città. Ancora oggi le aree urbane situate in queste località, ovvero Cagliari, Sassari e Olbia, sono le principali città dell'isola.

I Romani dotarono l'isola di una rete stradale utilizzata soprattutto per mettere in comunicazione i centri della parte meridionale con il settentrione. A metà di una di queste strade, i Romani fondarono Forum Traiani (presso l'attuale Fordongianus), che divenne il principale centro militare isolano e che nel I secolo d.C. fu dotato di un complesso termale. Svilupparono la coltivazione dei cereali e la Sardegna entrò a far parte delle province granaio, insieme alla Sicilia e all'Egitto. Probabilmente, l'eredità culturale più importante del periodo romano è la lingua sarda, neolatina, composta da numerosi dialetti raggruppabili nelle varietà del logudorese e del campidanese.[33]

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Monti Prama Cabras provincia di Oristano Giganti di monte Prama  
Feronia
Tempio di Antas Fluminimaggiore provincia di Carbonia-Iglesias  
Su Nuraxi di Barumini Barumini provincia del Medio Campidano Civiltà nuragica  
Tharros

Sicilia

 
La Sicilia greca e cartaginese.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sicilia.

La Sicilia entra nell'età storica con la colonizzazione greca, che inizia con la fondazione di Naxos per opera dei Calcidesi e di Siracusa per opera dei Corinzi, verso la metà del VIII secolo a.C.; sempre i Calcidesi, ma in data imprecisata, fondarono Zancle (oggi Messina). Naxos, a sua volta fondò Katane (Catania) e Leontinoi e i greci megaresi fondarono Megara Hyblaea. Nella prima metà dell'VII secolo a.C. sorsero Ghelas per opera dei rodio-cretesi ed poi Akrai ed Eloro per opera dei siracusani. Selinunte per opera dei megaresi di Sicilia ed Himera, opera dei calcidesi-zanclei, sorsero a metà del VII secolo. Al principio del VI secolo Akragas (Agrigento) fu fondata dai gelesi mentre i siracusani fondarono Kamarina. Verso la metà del VI secolo a.C. greci di origine calcidese giunsero a Morgantina. Già prima dei Greci giunsero sull'isola i Fenici. Nel secolo VI la costa occidentale dell'isola apparteneva ai Cartaginesi, fondatori di Zyz (Palermo), Mozia (Isola di San Pantaleo) e di Solunto (oggi Santa Flavia) mentre le città di Eryx (oggi Erice) e Segesta furono fondate dagli Elimi.

La civiltà dei discendenti dei Greci stabilitisi in Sicilia (Sicelioti) è analoga a quella della Grecia propriamente detta. La loro entità politica è la "polis", la città-stato; anche quando si formano stati più vasti, questi sono pur sempre aggregati ad essa. Non pare che nelle città siceliote (come neppure in quelle italiote) vi sia stata mai la monarchia, sebbene prerogative monarchiche ebbero alcuni tiranni sicelioti. L'aristocrazia fondiaria mantenne generalmente il potere fino alla metà del secolo VI; gareggiò poi con essa la plutocrazia industriale e commerciale. Successivamente al periodo di egemonia aristocratica si ha la lotta tra l'aristocrazia e il popolo, mirante quest'ultimo ad ottenere l'uguaglianza dinanzi alla legge (donde le legislazioni attribuite a personaggi leggendari, tra i quali Caronda) e la partecipazione ai diritti politici. L'opposizione all'aristocrazia favorì, come in Grecia, il sorgere dei tiranni, che intorno al 500 a.C. salirono al potere in quasi tutte le città siceliote.

La Sicilia fu, al pari della Magna Grecia, un centro di cultura greca: si ricordano Archimede, Caronda, Empedocle, Epicarmo, Gorgia, Sofrone e Stesicoro. Splendida fu la fioritura artistica, specialmente nell'architettura religiosa. Tra la fine del secolo VII e il principio del VI sorsero i primi templi, ad esempio, a Siracusa e Agrigento; nel corso del VI secolo si ebbero le grandi costruzioni dei templi dorici. Con le costruzioni architettoniche si sviluppò la decorazione scultorea: famose sono le metope di Selinunte. Di grande valore artistico sono anche le monete delle città siceliote.

Al primo posto per importanza politica in Sicilia fu Siracusa, che divenne antesignana nella lotta con Cartaginesi ed Etruschi. La sua ascesa risale al principio del V secolo sotto il tiranno Gelone, vincitore ad Imera (circa 480) dei Cartaginesi, mentre il fratello e successore Gerone sconfisse gli Etruschi a Cuma per mare (474). Dopo la sua morte si ebbe a Siracusa una rivoluzione in senso democratico, che provocò il ristabilimento dell'indipendenza delle città siciliane assoggettate dai tiranni siracusani. Siracusa tuttavia proseguì la sua attività marittima fin nell'Italia centrale. Si ebbe in Sicilia un tentativo dei Siculi di liberarsi dal dominio greco e di costituire un regno proprio sotto Ducezio, tentativo che finì per fallire (460-440). Nella seconda metà del V secolo Atene venne a contrastare la potenza della dorica Siracusa, ma la grande spedizione ateniese del 415-413 a.C. finì in un disastro. Di quest'indebolimento dei Greci approfittò Cartagine per una ripresa in Sicilia, occupando nel 409 a.C. Selinunte e nel 405 a.C. Agrigento. Siracusa venne alla riscossa sotto il tiranno Dionigi il Vecchio, che però non spinse a fondo la guerra contro i Cartaginesi perché impegnato nella sottomissione delle città siceliote e nei tentativi espansionistici in Italia, ove si spinse fin nell'Adriatico superiore. Dopo la sua morte si ebbe a Siracusa un lungo periodo di sconvolgimenti, terminato nel 343 con il ristabilimento della libertà per opera di Timoleonte, il quale vinse i Cartaginesi, promosse la liberazione delle città siceliote e la loro alleanza.

Siracusa riprese la politica egemonica intorno al 316 a.C. per opera del tiranno Agatocle, che sottomise le altre città greche, assunse il titolo di re (305) e combatté contro Cartagine. Morto lui (289) Siracusa tornò in libertà. Premuta nuovamente da Cartaginesi, essa, assieme ad Agrigento, invitò Pirro re dell'Epiro che era venuto in Italia su chiamata di Taranto, a combattere i Romani. Pirro passò in Sicilia e ottenne successi; ma la discordia insorse tra lui e i suoi alleati ed egli allora fece ritorno sul continente. I Cartaginesi ristabilirono la loro potenza sull'isola, mentre Siracusa doveva difendersi dai Mamertini, mercenari campani impadronitisi di Messina. Durante la guerra contro di essi si ebbe la costituzione a Siracusa della nuova tirannia di Gerone II (270) e l'intervento dei Romani, chiamati dai Mamertini. Di qui l'inizio della prima guerra punica.

A seguito della prima guerra punica (264-241 a.C.) l'isola fu assoggettata da Roma, che ne fece la sua prima provincia: una parte del territorio venne considerato ager publicus mentre il resto fu sottoposto a tributo. Vi si mantennero tuttavia, o vi si formarono, città federate (fra cui Siracusa, che mantenne per alcuni decenni una limitata autonomia) e municipi romani. Per quanto concerne l'ambito economico-produttivo il territorio siciliano fu coltivato estensivamente a frumento per approvvigionare Roma, al punto tale da definire le Sicilia stessa il granaio di Roma.

Durante la seconda guerra punica (218-202 a.C.) vi furono ribellioni siceliote contro i Romani, principalmente ad Agrigento e Siracusa. Celebre fu il lungo assedio che quest'ultima subì da parte dell'esercito romano, che culminò nel 212 a.C. con l'espugnazione e il saccheggio della città. Le misure repressive che vennero adottate da parte dei vincitori recarono un grave colpo alla Sicilia. Siracusa divenne una città tributaria, mentre l'intera popolazione di Agrigento fu ridotta in schiavitù, venduta e sostituita da siciliani provenienti da zone rimaste fedeli a Roma. Le confische di beni e territori portarono allo sviluppo del latifondo e a una stagnazione della popolazione isolana, costituita in gran parte da schiavi che diedero vita alle guerre servili. Fra queste ultime rivestì una certa importanza quella scoppiata nel 138 a.C., in cui emerse anche un risveglio di sentimenti d'indipendenza da parte di alcuni centri abitati dell'isola. La feracità dell'isola fece di essa, fin da tarda età repubblicana, una delle regioni cereagricole più importanti del mondo romano. Dopo la morte di Giulio Cesare, la Sicilia fu governata, per alcuni anni, insieme alla Sardegna, da Sesto Pompeo. In età augustea si moltiplicarono gli stanziamenti dei veterani e dei coloni romani che favorirono il processo di latinizzazione di gran parte dell'isola. Essa, tuttavia, nell'ordinamento delle regioni augustee, era considerata come non facente parte dell'Italia. La concessione generale della cittadinanza romana fatta a suo tempo da Marco Antonio non fu tuttavia mantenuta da Cesare Augusto, il quale però otorgò alle principali città lo status di municipio romano o di colonia latina.

La Sicilia godette di un relativo benessere fino ad epoca Antonina, ma nel III secolo partecipò al generale processo di decadenza economica e politica dell'Impero. Con il nuovo ordinamento amministrativo ideato da Diocleziano e mantenuto in massima parte dagli imperatori successivi, la Sicilia, con la Sardegna e la Corsica, venne unita amministrativamente all'Italia. All'effimera ripresa culturale ed economica dell'Impero durante il IV secolo l'isola non restò probabilmente estranea: di quest'epoca è la celebre villa romana del Casale di Piazza Armerina, che con i suoi 3.500 m² di mosaici.[34] costituisce uno dei più superbi esempi di arte romana tardoantica. Attorno alla metà del V secolo i Vandali, stabilitisi in Africa, s'impadronirono dell'isola.

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Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi Agrigento Agrigento Magna Grecia Templi di Akragas  
Area archeologica e antiquarium Eraclea Minoa Cattolica Eraclea Agrigento Magna Grecia Resti della città antica; teatro  
Area archeologica di Licata Licata Agrigento Magna Grecia
Area Archeologica di Monte Sant'Angelo e Castel Sant'Angelo Licata Agrigento Resti della città di Finziade
Area Archeologica di Monte Adranone Sambuca di Sicilia Agrigento Resti della città di Adranon  
Area Archeologica di Sant'Angelo Muxaro Sant'Angelo Muxaro Agrigento Resti di Kamikos (?)  
Adranon Adrano Catania Magna Grecia Resti di tempio e mura greci
Akrai Rovine della città greca.
Alesa Arconidea
Abacaenum
Akragas Agrigento Valle dei Templi, quartiere ellenistico-romano.  
Assoro
Kamarina Camarina Resti della città greca e del porto canale.
Castroreale terme Villa Romana (a S.Biagio)
Katane, poi Catana Catania Anfiteatro, Teatro e Odeon, strutture Termali ("dell'Acropoli", Achilliane, della Rotonda, dell'Indirizzo, di Sant'Antonio, dell'Itria), il Foro, le Necropoli
Centuripe Terme romane, mausoleo.
Eloro Fortificazioni, santuario di Demetra.
Eraclea Minoa
Erice
Gela Mura Timoleontee, Terme ellenistiche, Acropoli, Emporio Greco.
Haluntium
Halyciae
Himera
Iaitas Teatro greco, casa signorile.
Leontini
Licodia Eubea Città di fondazione greca vanta diversi siti e un museo archeologico.
Lilibeo Marsala
Isola di Lipari
Megara Iblea
Morgantina
Motya
Naxos Giardini Naxos
Pantalica Necropoli, Palazzo dell'Anaktorion.
Patti Villa romana.
Segesta Tempio, teatro.
Selinunte Templi greci, mura, acropoli.
Syracusae Siracusa Parco archeologico, catacombe, anfiteatro romano, teatro greco.
Solunto
Taormina Teatro Greco.
Thermai Himeraìai
Tindari Teatro greco, casa romana, basilica.
Villa del Casale

Umbria

 
Cartina della Regio VI Umbria
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Umbria.

L'Umbria venne abitata in epoca protostorica dagli Umbri e dagli Etruschi. Nel Museo archeologico nazionale dell'Umbria e al Museo "Claudio Faina" di Orvieto e del Museo archeologico di Colfiorito sono conservati numerosi reperti preistorici che attestano come l'Umbria cominciò ad essere abitata già dal paleolitico. In particolare la statuetta, nota come "Venere del Trasimeno", rinvenuta nei pressi del lago Trasimeno è risalente al paleolitico superiore. A Poggio Aquilone di San Venanzo (TR) è stata rinvenuta una tomba appartenente al neolitico superiore. Le "Tane del Diavolo" di Parrano (TR), complesso carsico alle pendici del Monte Peglia, costituiscono uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria umbra. Abitate sin dal Paleolitico Superiore, i reperti archeologici rinvenuti al loro interno a partire dai primi scavi del Calzoni (attorno agli anni trenta), testimoniano la presenza di una notevole industria litica. Al periodo di transizione dall'età del bronzo a quella del ferro è riferibile il sepolcreto di Monteleone di Spoleto, famoso soprattutto per aver riportato alla luce lo splendido carro bronzeo laminato d'oro, oggi conservato al Metropolitan Museum di New York. Famosi i resti Romani di Carsulae nei pressi di Terni.

Nel 672 a.C. viene fissata la leggendaria fondazione di Terni. Nel 295 a.C. dopo la battaglia di Sentino fu conquistata dai Romani, che vi stanziarono alcune colonie e ne attraversarono il territorio con la via Flaminia (220 a.C.). Vi ebbe luogo la battaglia del Trasimeno durante l'invasione di Annibale nel corso della seconda guerra punica e Perugia venne espugnata e data alle fiamme nel Bellum Perusinum, durante la guerra civile tra Marco Antonio e Ottaviano nel 40 a.C.. Il territorio della regione, dopo la fine dell'impero romano vide le lotte tra Ostrogoti e Bizantini e la fondazione nella parte orientale della regione del longobardo ducato di Spoleto (indipendente tra il 571 e la metà del XIII secolo). Ai Bizantini rimase comunque il cosiddetto corridoio bizantino, striscia di territorio estesa lungo il corso del Tevere e facente capo all'Esarcato di Ravenna.

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Asisium Assisi
Carsulae
Foligno
Gualdo Tadino
Gubbio
Interamna Nahars Terni
Lugnano in Teverina Necropoli dei bambini e Villa romana di Poggio Gramignano
Massa Martana
Matigge
Mevania Bevagna
Narnia Narni
Norcia
Perusia Perugia
Spello
Spoleto
Tifernum Città di Castello
Todi
Trevi
Triponzo
Umbertide
Urbinum Hortense Collemancio

Toscana

 
La Regione Etruria all'epoca dell'imperatore Augusto (corrispondeva all'attuale Toscana).
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Toscana.

Le prime tracce certe della presenza umana in Toscana risalgono al II millennio a.C., grazie al rinvenimento di resti di villaggi su palafitte risalenti all'età del bronzo e quella del ferro, venuti alla luce in varie zone della regione. Tra il X e l'VIII secolo a.C., l'età del ferro trova la sua massima espressione nella civiltà villanoviana.

Verso il IX secolo a.C. appaiono le prime testimonianze della presenza, in tutto il territorio dell'Italia Centrale, della popolazione etrusca. I Rasna o Rasenna, come secondo la maggior parte degli storici[35] si chiamavano tra loro, dominarono il territorio per molti secoli, ed è da essi, che l'attuale regione prese il nome di Etruria. Il culmine dello splendore della civiltà etrusca fu raggiunto attorno al VI secolo a.C., con possedimenti che andavano dalla zona settentrionale della Pianura Padana alla Campania: furono costruite strade, tra le quali si sono ben conservate le Vie Cave (tra Sovana, Pitigliano e Sorano), realizzarono un maestoso complesso sacro termale in località il Bagnone a Sasso Pisano, vennero bonificate alcune paludi ed edificate importanti città toscane, come Arezzo, Chiusi, Volterra, Populonia, Vetulonia e Roselle, oltre all'ultima importante scoperta, ancora anonima, sorta in prossimità di Prato. II livello di civiltà raggiunto da questo grande popolo è testimoniato dalle interessanti similitudini - inconsuete per il Mediterraneo del tempo- tra i diritti degli uomini e quelli delle donne e ponendo fondamentali basi per l'urbanistica romana.

Nel III secolo a.C. gli Etruschi furono sconfitti dalla potenza militare di Roma e, dopo un primo periodo di prosperità, dovuto allo sviluppo dell'artigianato, dell'estrazione e della lavorazione del ferro, dei commerci, tutta la regione decadde economicamente, culturalmente e socialmente. I Romani, che si insediarono presso le preesistenti località etrusche, fondarono anche nuove città come Fiesole, Florentia e Cosa, attualmente una delle meglio conservate con le mura, il foro, l'acropoli e il capitolium, sorto originariamente come Tempio di Giove, oltre ad avere una propria monetazione. Dopo la caduta dell'Impero Romano la regione passò attraverso le dominazioni ostrogota e bizantina, prima di divenire oggetto di conquista da parte dei Longobardi (569), che la eressero a ducato con sede a Lucca (Ducato di Tuscia).

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Arretium Arezzo
Cosa Ansedonia
Fiesole
Lucca
Populonia
Rusellae Roselle
Vetulonia
Velzna
Volterra

Trentino-Alto Adige

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Trentino e Storia dell'Alto Adige.

Le diverse valli che ora compongono il Trentino furono abitate in epoca mesolitica e gli insediamenti più rilevanti si concentrarono nella Valle dell'Adige, la zona più adatta alle attività umane per il suo clima e la posizione di centralità rispetto alle valli laterali. Si ipotizza che i primi insediamenti siano relativi a cacciatori provenienti da zone più basse della Pianura Padana e delle Prealpi Venete, che si spostarono in Trentino a seguito dello sciogliersi del ghiaccio che copriva i territori alpini. In diverse zone della Provincia sono stati ritrovati reperti risalenti al Mesolitico, in particolare sepolture. Tra queste si possono ricordare gli scheletri di cacciatori ritrovati a Vatte di Zambana e Mezzocorona, mentre oggetti lavorati, destinati ad essere corredi funebri, sono stati ritrovati nei siti di Ischia Podetti. Importante l'insediamento dei Laghetti di Colbricòn, presso il Passo Rolle, vasta area di attività di caccia di uomini del Neolitico.

I rinvenimenti archeologici dimostrano la presenza dell'uomo nelle valli dell'odierno Alto Adige dopo la fine dell'ultima glaciazione, intorno al 12 000 a.C. Reperti provenienti dall'Alpe di Siusi sono databili al paleolitico inferiore. Accampamenti di cacciatori mesolitici risalenti all'VIII millennio a.C. sono stati scoperti nei fondi valle presso Bolzano, Bressanone, Valle Aurina[36] e Salorno[37]. La celebre mummia del Similaun, nota anche come Ötzi, avrebbe un'età di circa 5 300 anni. Questo la pone nell'età del rame, momento di transizione tra il neolitico e l'età del bronzo. Sepolcri in pietra del 2000 a.C. sono stati localizzati ad Appiano. Il clima era ancora più mite di oggi, come dimostrano i reperti localizzati in grotte della Val Pusteria.

Per l'età del bronzo (1800 - 1300 a.C.) sono attestati insediamenti sia nelle valli principali che in quelle secondarie, localizzati su terrazzi alluvionali e su siti d'altura. Intorno al 1500 a.C., l'uomo si spinse più in alto, lasciando le vallate di mezzamontagna, per estrarre il rame in Valle Aurina e d'Isarco. Durante l'età del bronzo e del ferro nella regione sono attestate culture locali autoctone che occupavano approssimativamente l'area del Tirolo storico.

Appartiene alla tarda età del bronzo e alla prima età del ferro la cultura di Luco-Meluno, che prende il nome da due importanti siti archeologici presso Bressanone.[38] Essa ebbe origine nel XIV secolo a.C. nella valle dell'Adige tra Trento e Bolzano, da dove si diffuse fino ad occupare all'incirca l'area del Trentino a nord di Rovereto, dell'Alto Adige, del Tirolo Orientale e della Bassa Engadina.[39] La cultura di Luco-Meluno è caratterizzata dal un particolare stile di ceramica riccamente decorata, mentre la produzione metallurgica è influenzata dalle culture circostanti. Gli appartenenti a questa cultura cremavano i loro morti e raccoglievano i resti in urne che poi venivano sepolte in modo simile alla cultura dei campi di urne, attestatasi in questo stesso periodo nelle valli del Tirolo Settentrionale. I santuari nei quali venivano adorate le divinità si trovavano su colline sovrastanti le vallate e vicino a corsi d'acqua e laghi, spesso anche in aree remote. I ricchi corredi funebri rinvenuti dagli archeologi dimostrano che la cultura di Luco-Meluno raggiunse il suo apice tra il XIII e l'XI secolo a.C., soprattutto grazie all'estrazione del rame, materiale necessario per la produzione del bronzo.

Intorno al 500 a.C. si sviluppò la cultura di Fritzens-Sanzeno, conosciuta anche come la cultura dei Reti, che prese il posto della cultura di Luco-Meluno a sud dello spartiacque alpino e della cultura dei campi d'urne a nord dello stesso.[40] Il nome di "Reti" per queste popolazioni viene tramandato dagli scrittori romani; la sua origine è incerta (Plinio lo attribuiva a un loro antico capo, Raetus[41]) e sembra connesso con la principale divinità di questi popoli, la dea Raetia.[40] Come nella precedente cultura di Luco-Meluno, è la ceramica riccamente decorata che contraddistingue Fritzens-Sanzeno, mentre la lavorazione degli oggetti di metallo è influenzata dalle civiltà degli Etruschi e dei Celti. Tipici della cultura di Fritzens-Sanzeno sono i luoghi di culto, peraltro già frequentati dalla cultura di Luco-Meluno, certi tipi di fibula, particolari armature in bronzo e un alfabeto di derivazione etrusca. I Reti si stabilirono in diverse valli e organizzarono una società abbastanza complessa, costruendo una rete di villaggi molto vasta e dedicandosi a diverse attività di sfruttamento del territorio, che accompagnavano l'occupazione tradizionale della caccia: agricoltura, dalla quale producevano vino (celebre a Roma già in età repubblicana), ortaggi, e diversi tipi di cereali e allevamento di ovini, caprini, bovini e cavalli. In età romana l'intero territorio del Trentino-Alto Adige, unito ad altre zone confinanti, era conosciuto come Retia.

L'integrazione della regione nei domini di Roma avvenne solo nel I secolo a.C. La sconfitta definitiva dei Reti, avvenuta nei pressi di Bolzano, si ebbe a seguito delle campagne militari nelle Alpi di Druso e Tiberio nel 16/17 a.C.. La parte settentrionale dell'odierno Alto Adige venne divisa fra le due province Rezia (Raetia prima e Raetia secunda) e Norico (Noricum), mentre quella meridionale che includeva la Val d'Adige fino all'altezza di Merano venne inclusa nella Regio X Venetia et Histria. L'insediamento di maggiori dimensioni finora noto è Sebatum/San Lorenzo di Sebato, un importante snodo stradale.[42] Nel I secolo a.C. venne fondata anche la città di Tridentum, attuale Trento (anche se alcuni studiosi ipotizzano una fondazione precedente, risalente all'invasione gallica del III secolo a.C.). In età imperiale Claudio (41-54 d.C.) comprese l'importanza strategica del territorio trentino e sfruttò la posizione di Trento completando due grandi strade: la via Claudia Augusta Padana, che da Ostiglia raggiungeva il Passo Resia, e la via Claudia Augusta Altinate che, partendo dall'allora importante porto di Altino, si ricongiungeva nel capoluogo trentino con la Padana attraverso la Valsugana. Dopo l'anno 400 d.C., nella tarda romanità, si diffuse il cristianesimo, influenzando in misura crescente la vita pubblica e privata. La sede vescovile di Sabiona, presso l'odierna Chiusa, ebbe un ruolo importante nella cristianizzazione del territorio.[43]

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Tridentum Trento Trento Reti e Romani Di grande interesse sono la Porta Veronensis - sotto la torre civica. Era l'ingresso monumentale alla città di Tridentum, era provvista di due fornici, uno pedonale e l'altro per i carri, con pianta rettangolare e cortile interno. La facciata esterna, caratterizzata da una lesena, era fiancheggiata da due torri poligonali con 16 lati. Spazio archeologico del S.A.S.S. - Sotto il teatro sociale. Si tratta di un intero isolato provvisto di resti di una cinta muraria, resti di una torre, una strada con impianto fognario, una domus con vari ambienti della casa (triclinio, cucina, latrina, atrio, cortile); inoltre sono presenti un hypocastum e un mosaico. Spazio archeologico sotto Palazzo Lodron - in questo spazio archeologico è presente una strada e resti di una torre, una casa con latrina e una bottega vinaria (capibile dall'impronta di 6 tini). Inoltre si può osservare un tratto ben conservato di cinta muraria. Basilica Paleocristiana - sotto il Duomo. All'esterno della cinta urbica l'edificio rivestiva in origine il ruolo di basilica cimiteriale. Villa Romana - in via Rosmini. Si tratta dei resti di una villa fuori dalla cinta muraria, molto interessante il mosaico presente all'interno della stessa. Inoltre sono visibili sulla sommità del Doss Trento i resti di una basilica paleocristiana. Museo provinciale del Castello del Buonconsiglio File:Tridentum.jpg

Veneto

 
La Regio X Venetia et Histria dell'epoca augustea includeva le attuali regioni italiane di Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Veneto.

Abitato già nella preistoria, dapprima insediamento degli Euganei, fu in epoca protostorica occupato dal popolo dei Veneti. Tito Livio, nativo di Padova, inizia la sua monumentale storia di Roma con il mito di Antenore che, fuggendo da Troia in fiamme e guidando un gruppo di Troiani e di Eneti, popolo alleato proveniente dalla Paflagonia, giunge nell'attuale Golfo di Venezia. Nella terra estesa tra le Alpi e il mare Adriatico, dopo aver scacciato gli Euganei, si insediano così queste genti che nel loro insieme si chiameranno Veneti. Antenore stesso sarebbe stato il fondatore di Padova. Secondo una leggenda analoga Diomede avrebbe fondato Adria mentre Clodio avrebbe fondato Chioggia. Sono comunque di certa origine venetica molte importanti città, quali Concordia, Oderzo (fra le più antiche - IX-VIII secolo a.C.), Este, Treviso, Belluno, Altino, Vicenza e forse Verona.

La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione. Le fonti antiche tramandano l'esistenza di vari filoni dell'etnìa veneta, dalla Bretagna, alla Lusazia, fra Germania e Polonia, all'Epiro in Grecia, all'Asia Minore. Legati all'etnico veneto sarebbero diversi toponimi (ad es. la Vindelicia, regione corrispondente all'attuale Baviera, Vindebona - l'attuale Vienna) e i nomi attribuiti a popoli di origine slava in diverse lingue europee. Secondo alcuni studiosi, sarebbero queste testimonianze di un'unica civiltà indoeuropea che si estendeva dal Baltico all'Adriatico, riconducibile ai cosiddetti popoli dei Campi delle Urne.

Il processo di romanizzazione della Venetia è avvenuto in maniera graduale e senza traumi o conquiste manu militari, dato che veneti e romani erano popoli alleati. Le relazioni politico-militari con i romani iniziano nel III secolo a.C. : nel 225-222 veneti e cenomani stringono un'alleanza militare con Roma contro gli insubri, i boi e i gesati, fornendo secondo Polibio un contingente di 20.000 uomini. I galli saranno battuti nella storica battaglia di Clastidium nel 222. Nel 181 a.C. la deduzione della colonia latina di Aquileia comportò un rafforzamento dei tradizionali rapporti di collaborazione fra veneti e romani. Aquileia sorse al limite del territorio dei Veneti;nessuna colonia infatti venne mai fondata sul territorio dell'alleato veneto.[senza fonte] Benché la regione fosse stata posta sotto il regime provinciale (provincia di Gallia Cisalpina), la romanizzazione delle élites locali continuò senza sosta. Dopo la guerra sociale nell'89 a.C. Gneo Pompeo Strabone promosse la lex Pompeia de Transpadanis. Tale legge concedeva lo Ius Latii, il diritto del latini ai centri indigeni veneti. Tra le comunità che dovettero godere di questo privilegio fra ci furono, fra gli altri, Verona, Vicenza, Padova, Feltre e Belluno. La completa integrazione delle comunità venete nell'orbe romano avvenne nel 49 a.C. con la concessione del plenum ius, cioè della piena cittadinanza romana, da parte di Giulio Cesare.

In epoca augustea il territorio dei veneti venne unificato e dotato di riconoscimento ufficiale con la creazione della Regio X Venetia et Histria. La città maggiore era Aquileia, sebbene il concetto di 'capitale regionale' fosse estraneo alla pensiero istituzionale dell'Alto Impero. Diocleziano la trasformò in Provincia Venetiae et Histriae, mantenendone i confini sostanzialmente inalterati.

Nei primi secoli d.C. iniziò il processo di Cristianizzazione del Veneto. Centro di irradiamento della nuova religione fu Aquileia, metropoli della Venezia endolagunare, in cui il Cristianesimo era giunto probabilmente per mare. Secondo la tradizione fu San Marco Evangelista a fondare la Chiesa di Aquileia, consacrandone vescovo Sant'Ermagora, martire sotto Nerone[44]. Egli avrebbe inoltre inviato il greco Prosdocimo ad evangelizzare Padova, Asolo, Vicenza, Treviso, Altino ed Este. All'evangelizzazione di Verona avrebbe contribuito una comunità cristiana proveniente dall'Africa romana; africano è anche San Zeno, patrono della città.

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Verona

Valle d'Aosta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Valle d'Aosta.

La Valle d'Aosta, abitata dalla popolazione ligure-gallica dei Salassi (sono stati rinvenuti comunque megaliti risalenti al 3000 a.C.), fu conquistata dai Romani nel 25 a.C., che vi fondarono Augusta Prætoria Salassorum, l'odierna Aosta. Importante sotto il profilo militare e strategico per il controllo dei valichi del Piccolo e del Gran San Bernardo.

Altre città furono fondate lungo la valle della Dora Baltea, come Carema (Quadragesima Galliarum, cioè « alla quarantesima tra miliare della via delle Gallie »), dove si trovava un posto di controllo, Quart (Ad quartum lapidem, cioè « alla quarta pietra miliare »), Chétoz (Ad sextum lapidem, cioè « alla sesta pietra miliare »), Nus (Ad nonum lapidem, cioè « alla nona pietra miliare »), Diémoz (Ad decimum lapidem, cioè « alla decima pietra miliare »), che indicavano la distanza a partire da Aosta. Altri borghi e guarnigioni militari erano Verrès (Vitricium), Châtillon (Castellio), oppure i fundi di Charvensod (Calventianus), Gressan (Gratianus) e Jovençan (Joventianus). I coloni Aymus e Avilius diedero il nome a Aymavilles[senza fonte].

Il popolo dei Salassi potrebbe appartenere alla cultura di Hallstatt, una cultura celtica. Discendono dalla tribù degli Allobrogi; per un aumento intensivo della popolazione, poi, si spinsero verso il Mediterraneo, seguendo l'antica Via del sale, arrivando in Valle d'Aosta, nella zona della Dora Baltea, e nel Canavese nel 1200 a.C.; sovrapponendosi ad altri gruppi etnici già presenti nella regione. Una conferma dell'origine celtica dei Salassi è data da alcune parole, quali "berrio" (= pietra) e "bletsé" (= mungere), del patois valdostano.

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Augusta Praetoria Aosta Aosta Salassi
Romani
La città romana conserva: un anfiteatro ed un teatro, un forum, l'Arco di Augusto, la Porta Prætoria oltre ad altre porte romana di Aosta, alcuni tratti della cinta muraria e torri, un ponte sul Buthier, una villa, una necropoli nei pressi della Porta Decumana e molti dei reperti sono conservati sia nel Museo archeologico regionale della Valle d'Aosta, sia nel Museo del tesoro della cattedrale di Aosta  
Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans periferia di Aosta Aosta Salassi Il sito potrebbe essere quel che rimane della mitica città di Cordelia, fondata da Cordelio, capostipite dei Salassi. Nel sito sono stati trovati molti reperti oggi conservati presso il Museo Archeologico Regionale che in futuro saranno conservati nel museo che sorgerà sul sito. I reperti consistono in lastre antropomorfe di pietra incise e oggetti in vetro e ceramica.  
Castellum Châtillon Aosta Romani ponte romano
Colle del Gran San Bernardo Aosta Romani tempietto a Giove Sabazio
Via delle Gallie
Colle del Piccolo San Bernardo/La Tuile Aosta Salassi
Romani
Mansio romana ed un sacellum
Cromlech del Piccolo San Bernardo Colle del Piccolo San Bernardo/La Tuile Aosta Salassi Questo cromlech, luogho di culto appartenente alla cultura celtica, fu costruito nella preistoria dai Salassi, popolazione di origini, lingua e cultura celtica. Alcuni reperti sono conservati presso il Museo archeologico regionale della Valle d'Aosta.  
Donnas Aosta Romani Via delle Gallie  
Aymavilles Aosta Romani Ponte acquedotto di Pont d'Aël
Via delle Gallie
 
Pont-Saint-Martin Aosta Romani Pont Saint-Martin
Via delle Gallie
 
Saint-Vincent Aosta Romani ponte romano

Note

  1. ^ Gras et al., p. 282.
  2. ^ Uomini e vicende di Magna Grecia, su bpp.it. URL consultato il 30 gennaio 2010.
  3. ^ AA.VV. (Atlante storico...), pp. 73, 95, 97.
  4. ^ Zecchini, cap. IV.
  5. ^ Espressione coniata da Emanuele Greco.
  6. ^ L. Pareti, A. Russi, pag. 314.
  7. ^ Fasti triumphales celebrano per il 282/281 a.C.: Gaio Fabricio Luscino, console, trionfò su Sanniti, Lucani e Bruzi, alle none di Marzo (5 marzo).
  8. ^ A. Piganiol, pag. 181.
  9. ^ Appiano di Alessandria, VII, 1.
  10. ^ Vito Salierno, Alla riscoperta della Magna Grecia: storia, arte, civiltà, Capone editore 2009
  11. ^ John G. Pedley, Mario Torelli, Rebecca Miller Ammerman, The Sanctuary of Santa Venera at Paestum/Il Santuario si Santa Venera a Paestum, 2 voll., University Of Michigan Press
  12. ^ Citazione tratta da Strabone, Geografia, V libro, 1-8. Il V libro è, insieme al VI, dedicato all'Italia (il testo entro le parentesi non è di Strabone)
  13. ^ "Tesori d'Italia", Selezione dal Reader's Digest, 1975, p. 23
  14. ^ a b c Coarelli, p. 96.
  15. ^ Coarelli, p. 97.
  16. ^ Lefevre, p. 77.
  17. ^ Coarelli, pp. 111-112.
  18. ^ Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1984.
  19. ^ AAVV, Milano capitale dell'Impero romani (286-402 d.C.), catalogo della Mostra Milano capitale dell'Impero romani (286-402 d.C.) tenutasi a Milano, Palazzo Reale dal 24 gennaio al 22 aprile del 1990, Ed.Silvana Milano, 1990. AAVV, Archeologia in Lombardia, Ed.Silvana Milano, 1982.
  20. ^ Luca Antonelli, I Piceni: corpus delle fonti, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2003. ISBN 88-8265-242-4; Ulrico Agnati, Per la storia romana della provincia di Pesaro e Urbino, ed. L'Erma di Bretschneider
  21. ^ a b Piemonte: Torino e il Canavese, Langhe, Monferrato, Ossola, le Alpi, i parchi, il Verbano, p. 17.
  22. ^ Conventi, p. 144.
  23. ^ Dolmen e Menhir in Puglia, di Giulia Ferola, su geocities.com. URL consultato il 26-03-2008.
  24. ^ Conectitur secunda regio amplexa Hirpinos, Calabriam, Apuliam, Sallentinos ... Graeci Messapiam a duce appellavere et ante Peucetiam a Peucetio Oenotri fratre in Sallentino agro.
    (Plinio il Vecchio, Naturalis historia, Libro III, edizione a cura di H. Zehnacker, Parigi, 1998) Traduzione: Confina con questi luoghi la Lucania la seconda regione, che comprende gli Irpini, la Calabria, la Puglia e i Salentini ... I Greci chiamarono la Calabria Messapia dal nome del loro comandante, e prima ancora Peucezia, da Peucezio, fratello di Enotro, che risiedeva nel territorio del Salento.
    Traduzione di G. Ranucci in G.B. Conte (a cura di), Gaio Plinio Secondo. Storia Naturale I. Cosmologia e geografia. Libri 1-6, Torino 1982
  25. ^ Regio II Apulia et Calabria mappa e storia
  26. ^ Italia Antiqua di Antonio Montesanti, su instoria.it. URL consultato il 26-03-2008.
  27. ^ Marcello Mazzella, Sardegna un mare di cultura (Video), in www.sardegnadigitallibrary.it, Esit. URL consultato il 28 febbraio 2011. Formato sconosciuto: Video (aiuto)Video sulle testimonianze archeologiche e culturali
  28. ^ Sito Unesco, Su Nuraxi di Barumini, in whc.unesco.org. URL consultato il 28 febbraio 2011. Sito Unesco con motivazione della scelta di inserire il nuraghe come patrimonio mondiale dell'umanità
  29. ^ Enrico Acquaro, Presentazione Sabatino Moscati, Arte e cultura punica in Sardegna (PDF), in www.sardegnadigitallibrary.it, Carlo Delfino, p. 4. URL consultato il 25 febbraio 2011.
  30. ^ Piero Meloni, La Sardegna romana, Sassari, Chiarella, 1975, p. 4.
  31. ^ Enrico Acquaro, Presentazione Sabatino Moscati, Arte e cultura punica in Sardegna (PDF), in www.sardegnadigitallibrary.it, Carlo Delfino. URL consultato il 25 febbraio 2011.
  32. ^ Mauro Dadea, L'Anfiteatro romano di Cagliari (PDF), in www.sardegnadigitallibrary.it, Carlo Delfino. URL consultato il 25 febbraio 2011.
  33. ^ Max Leopold Wagner, La lingua sarda, Nuoro, Ilisso, 1997.
  34. ^ Cfr. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Roma, La Fine dell'Arte Antica, dal II secolo d.C. alla fine dell'Impero, Corriere della Sera e Rizzoli libri illustrati, Milano, 2005, p. 250
  35. ^ C'è chi come il linguista Mario Alinei ha proposto anche l'idea che si chiamassero "Magyer", ipotizzando un legame con l'ungherese. Cfr. Mario Alinei, Etrusco: una forma arcaica di ungherese, Il Mulino, Bologna, 2003
  36. ^ Cfr. Markus Mahlknecht, Mesolithische Funde aus dem Ursprungtal (Rein), in «Der Schlern», 81 (2007), pp. 17-19.
  37. ^ Marta Bazzanella, Ursula Wierer, Die mesolithische Fundstelle am Galgenbühel in Salurn, Südtirol: eine Sauveterrienstation im Etschtal, in «Der Schlern», 75 (2001), pp. 116-128.
  38. ^ Cfr. a proposito Walter Leitner, Eppan - St. Pauls, eine Siedlung der späten Bronzezeit: ein Beitrag zur inneralpinen Laugen/Melaun-Kultur, 2 voll., Innsbruck, Università di Innsbruck, 1987.
  39. ^ Gleirscher 1992.
  40. ^ a b Gleirscher 1991.
  41. ^ Nat. Hist. III.133: Raetos Tuscorum prolem arbitrantur a Gallis pulsos duce Raeto "Si ritiene che i Reti siano una stirpe etrusca scacciata dai Galli (e postasi) sotto il comando di Reto".
  42. ^ Museo Mansio Sebatum
  43. ^ Josef Riedmann, Das Bistum Säben. Von Aquileia nach Salzburg, in Brüche und Brücken. Kulturtransfer im Alpenraum von der Steinzeit bis zur Gegenwart, a cura di Johann Holzner et. al., Vienna-Bolzano, Folio, 2005, pp. 223-235.
  44. ^ Secondo un'altra tradizione il martirio del vescovo Ermagora avvenne durante le persecuzioni avviate da Diocleziano. Nello stesso periodo venne condannata a morte a Padova Santa Giustina

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