Lingua sarda
Sardo Sardu, Limba / Lingua Sarda | |
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Parlato in | ![]() |
Regioni | ![]() |
Parlanti | |
Totale | Fra 1.000.000[2] e 1.350.000[3] parlanti. Secondo Ethnologue, 1,050.000 circa[4] |
Altre informazioni | |
Tipo | SOV (anche VOS[5] e SVO) sillabica |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue indoeuropee Lingue italiche Romanze Romanze insulari Sardo (Logudorese - Campidanese) |
Statuto ufficiale | |
Ufficiale in | riconosciuta da:![]() ![]() |
Codici di classificazione | |
ISO 639-1 | sc
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ISO 639-2 | srd
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ISO 639-3 | srd (EN)
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Glottolog | sard1257 (EN)
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Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Totu sos èsseres umanos naschint lìberos e eguales in dinnidade e in deretos. Issos tenent sa resone e sa cussèntzia e depent operare s'unu cun s'àteru cun ispìritu de fraternidade.[6] | |
![]() Diffusione delle varianti linguistiche di tipo sardo, e distribuzione geografica delle lingue alloglotte in Sardegna | |
Il sardo (nome nativo sardu, limba sarda in logudorese, lìngua sarda in campidanese) è una lingua appartenente al gruppo neolatino (romanzo) delle lingue indoeuropee. È parlata nell'isola e Regione Autonoma della Sardegna. Classificata come lingua romanza occidentale e considerata da molti studiosi la più conservativa delle lingue derivanti dal latino, è costituita da una pluralità di varianti dialettali. Sebbene i termini di origine latina siano molti, tuttavia, il sardo conserva testimonianza del substrato delle lingue parlate prima dell'arrivo dei romani, tanto che si evidenziano etimi sardiani e fenici in diversi vocaboli.
S'hymnu sardu nationale, composto da Vittorio Angius e musicato da Giovanni Gonella nel 1843, originariamente in una versione campidanese (ma ne esiste anche una logudorese) fortemente latinizzata nella grafia, è stato l'inno del Regno di Sardegna sabaudo e del Regno d'Italia, unitamente alla Marcia Reale, fino al 12 ottobre 1946.
Dal 1997 la lingua sarda, insieme alle altre presenti nell'isola, è lingua ufficiale della Sardegna, in regime di coufficialità con l'italiano.
Gruppi della lingua sarda e varianti
Il sardo propriamente detto viene comunemente distinto in due gruppi (diasistemi o varietà), l'uno riferente ai dialetti centro-settentrionali, l'altro a quelli centro-meridionali: il logudorese, che include anche la variante nuorese e barbaricina, e il campidanese.
Pur accomunati da una morfologia e una sintassi fondamentalmente omogenee, le due varietà presentano rilevanti differenze di pronuncia e talvolta anche lessicali. All'interno di ciascun gruppo il sardo è comunque mutuamente comprensibile (le differenze sono fondamentalmente di tipo fonetico) e relativamente omogeneo.
Esistono inoltre numerosi dialetti (es. arborense, barbaricino meridionale, ogliastrino etc.) che presentano delle caratteristiche appartenenti ora all'una, ora all'altra macro-varietà e risulta difficile tracciare un confine netto tra logudorese e campidanese, problematica comune nella distinzione dei dialetti delle lingue romanze.
Un discorso a parte va fatto per gli idiomi parlati nell'estremo nord dell'isola, in quanto spesso vengono "geograficamente" considerati dialetti sardi ma di tipo còrso/toscano per sintassi, grammatica ed in buona parte lessico:
- il gallurese, parlato nella parte nord-orientale dell'isola (Gallura), è di fatto una variante del còrso meridionale, conosciuto dai linguisti col nome di còrso-gallurese e nato verosimilmente a cavallo tra il XV e il XVII secolo a seguito di notevoli flussi migratori nella regione di genti còrse;
- il sassarese, parlato a Sassari, Porto Torres, Sorso, Castelsardo e nei loro dintorni, nato nel XII-XIII secolo, possiede caratteristiche intermedie tra il corso-toscano (caratteristica della sua origine comunale e mercantile, di cui conserva la grammatica e la struttura) e il logudorese (che ne ha influenzato il lessico e la fonetica), oltre alle influenze del ligure, del catalano e dello spagnolo. Nelle città di Sassari e Porto Torres è parlato anche il sardo logudorese, per via dell'immigrazione da centri sardofoni.
Distribuzione geografica
Viene tuttora parlata in quasi tutta l'isola di Sardegna da un numero di locutori variabile tra 1.000.000 e 1.350.000 unità, generalmente bilingue (sardo/italiano) in situazione di diglossia (la lingua sarda è utilizzata prevalentemente nell'ambito familiare e locale mentre quella italiana viene usata nelle occasioni pubbliche e per la quasi totalità della scrittura), se non ormai di dilalia (l'italiano si sta sostituendo al sardo anche nei rapporti informali). Più precisamente, da uno studio commissionato dalla Regione Sardegna nel 2006[7] risulta che ci siano 1.495.000 persone circa che capiscono la lingua sarda ed 1.000.000 di persone circa in grado di parlarla. In modo approssimativo i locutori attivi del campidanese sarebbero 670.000 circa (il 68,9% dei residenti a fronte di 942.000 persone in grado di capirlo), mentre i parlanti delle varietà logudoresi-nuoresi sarebbero 330.000 circa (compresi i locutori residenti ad Alghero, nel Turritano ed in Gallura) e 553.000 circa i sardi in grado di capirlo. Nel complesso solo meno del 3% dei residenti delle zone sardofone non avrebbe alcuna competenza della lingua sarda. In virtù delle emigrazioni dai centri sardofoni, principalmente logudoresi e nuoresi, verso le zone costiere e le città del nord Sardegna il sardo è, peraltro, parlato anche nelle aree storicamente non sardofone:
- Nella città di Alghero, dove la lingua più diffusa, assieme all'italiano, è una variante del catalano di tipo orientale (che oltre al dialetto algherese comprende anche le parlate delle province di Barcellona, Girona, delle Isole Baleari), il sardo è capito dal 49,8% degli abitanti e parlato dal 23,2%.
- Nel centro di Arborea (Campidano di Oristano) il veneto trapiantato negli anni trenta del novecento dagli immigrati veneti venuti a colonizzare il territorio, è oggigiorno in forte regresso, soppiantato sia dal sardo che dall'italiano. Anche nella frazione algherese di Fertilia sono predominanti, accanto all'italiano standard, dialetti di tale famiglia (anch'essi in netto regresso) introdotti nell'immediato dopoguerra da gruppi di profughi istriani su un preesistente substrato ferrarese.
- Nell'isola di San Pietro e parte di quella di Sant'Antioco, dove persiste il tabarchino, dialetto arcaizzante del ligure, la lingua sarda è compresa dal 15,6% della popolazione e parlata dal 12,2%.
- A Isili il romaniska, idioma di origine zingara dei ramai ambulanti locali, è invece in via d'estinzione, in quanto parlato solo da un ristretto numero di individui.
Per quanto riguarda il gallurese e il sassarese, per la maggior parte degli studiosi sono invece parlate sarde solo in senso geografico, poiché sotto il profilo linguistico sono considerati il primo come una variante del gruppo italiano equivalente al corso, e il sassarese come una varietà di transizione tra il còrso e il sardo, per la notevole presenza di prestiti o persistenze lessicali e fonetici originari del logudorese. Il sardo è, comunque, capito da ben il 73,6% dei galluresi e parlato dal 15,1% degli stessi (specie nei comuni della fascia costiera), mentre nel Turritano è capito dal 67,8% della popolazione e parlato dal 40,5%.
L'area sardofona costituisce in ogni caso la più consistente minoranza linguistica riconosciuta in Italia.
Storia
Periodo giudicale
Il sardo (nelle due varianti logudorese e campidanese) durante il periodo medioevale ha costituito la lingua ufficiale e nazionale dei Giudicati isolani, anticipando in emancipazione le altre lingue neolatine. Presentava ovviamente un maggior numero di arcaismi e latinismi rispetto alla lingua attuale, l'utilizzo di caratteri oggi entrati in disuso nonché in diversi documenti una grafia della lingua scritta che risentiva degli influssi degli scrivani, spesso toscani, genovesi o catalani. Dante Alighieri nel suo De vulgari eloquentia (1303-1305) ne riferisce (Lib. I, XI, 7) ed espelle criticamente i sardi, a rigore non italici, in quanto a parer suo non avrebbero volgare e imiterebbero scimmiottando il latino (dicono "domus nova" e "dominus meus"):
Il primo documento scritto in cui compaiono elementi della lingua sarda risale al 1063 e si tratta dell'atto di donazione da parte di Barisone I di Torres indirizzato all'abate Desiderio a favore dell'abbazia di Montecassino. ("Archivio Cassinense Perg. Caps. XI, n. 11 " e "TOLA P., Codice Diplomatico della Sardegna, I, Sassari, 1984, p. 153")
Il primo documento scritto in lingua sarda è la Carta Volgare (1070/1080) in antico campidanese.
Del periodo 1080-1085 è invece il Privilegio logudorese conservato presso l'Archivio di Stato di Pisa:
Agli anni compresi tra il 1089 e il 1103 risale la Donazione di Torchitorio, ancora in antico campidanese, proveniente dalla chiesa di San Saturnino nella diocesi di Cagliari e conservata negli Archivi Dipartimentali delle Bouches-du Rhone a Marsiglia:
Atto tra il Vescovo di Civita Bernardo e Benedetto, amministratore del'Opera del Duomo di Pisa, in logudorese (1173):
La seconda Carta Marsigliese in campidanese (1190-1206) conservata negli Archivi del Dipartimento delle Bouches-du-Rhône:
Statuti Sassaresi in logudorese (1316):
Carta de Logu del Regno di Arborea (1355-1376):
Constituimus et ordinamus qui sos officialis de Regnu over curadores c'ant esser in sas contradas siant tenu-dos de pregontare sos iurados de ciaschuna villa tres voltas s'annu, et non plus, pro sas furas et pro sas largas qui s'ant faghere in sa villa, o in sa aidationi de sa villa, et pro sos corgios qui ant esser acatados in sas domos, sí (qui) cussos officia-lis de Rennu o curadores c'ant essere in sas contradas pozant ba- tire per iscritu su pregontu, et issu c'ant avire naradu sos iura-dos, et ipsu c'ant avire factu secundo ragione de sas furas et de sas largas et de sas maquicias, sí qui sus dictos officiales <o> cu-radores c'ant essere in sas contradas indi pozant faghere ragio-ne a sa camera tres voltas s'annu, zo est pro corona de loghu de Sancto Marcho, et pro corona de Sancto Nichola, et pro corona de Plama.
Item ordinamus qui alcuno mercanti de Aristanis ne alcuna atera persone non depiat comporare alcuno corju de boe o de vaca o de cavallu o de ebba o d(e) molenti, si non est sig-nadu cun su signu qui est ordinadu; ed (e)cusu ad qui at (e)sere provadu qui l'at comporare, qui non eseret sinnadu secundu qu'est or-dinadu, et est illi acatadu su corju, si nd'est binquidu, pagit su dampnu ade cui at esere, et sollos .C. a sa Corti nostra per cascuno corju, secundu qui in sus ditus capitullus si contenet»
Periodo catalano
L'infeudamento della Sardegna da parte di papa Bonifacio VIII nel 1297, senza che questi avesse tenuto conto delle realtà statuali già presenti al suo interno, portò alla fondazione nominale del Regno di Sardegna segnando la fine dell'indipendenza sarda ed una lunga fase di guerre, conclusesi con la definitiva vittoria catalana a Sanluri nel 1409 e la rinuncia dei diritti di successione arborensi da parte di Guglielmo III di Narbona; ogni focolaio di ribellione anticatalana, quali la rivolta ad Alghero nel 1353 ed a Macomer nel 1478, venne sistematicamente neutralizzato. L'assimilazione conseguente alla conquista dell'isola fu pressoché totale ed investì ogni aspetto della società; il catalano assunse infatti lo status di lingua egemone, in una condizione diglossica in cui il sardo venne relegato, nella vita pubblica ed intellettuale, ad una posizione secondaria: valutazione valida in particolar modo nel capo di sotto, la cui macrovariante subì un'ingente e larga serie di prestiti dall'idioma dominante tanto da figurarvi espressioni idiomatiche quali "No scit su catalanu" (trad. Non sa il catalano) per indicare una persona che non sapeva esprimersi correttamente. È assodato che il catalano fosse la lingua di prestigio scelta dalla classe piccoloborghese e dal clero, essendo parlato nelle città, come riferisce l'avvocato Sigismondo Arquer (autore della Sardiniae brevis historia et descriptio), ed il sardo nelle campagne, prevalendo quest'ultimo in più parti del Regno. I Gesuiti, che fondarono dei collegi a Sassari (1559), Cagliari (1564), Iglesias (1578) ed Alghero (1588), inizialmente promossero una politica linguistica a favore del sardo, salvo poi mutarla rapidamente a favore dello spagnolo. Contribuirono alla diffusione popolare del catalano le laude religiose in onore di Maria e dei santi, i goigs (donde il campidanese gocius).
In questo periodo del sardo, pur essendo la lingua parlata dalla popolazione, abbiamo una deficitaria documentazione scritta, che però ben esplica le contaminazioni apportate dagli idiomi iberici. Ad esempio:
Antonio Cano (1400-1476) - Sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu, Brothu et Ianuariu (XV secolo, pubbl. 1557):
L'opera Rimas Spirituales di Gerolamo Araolla si prefigge il compito di "magnificare et arrichire sa limba nostra sarda", allo stesso modo in cui i poeti spagnoli, francesi ed italiani lo avevano fatto per la loro rispettiva lingua, seguendo schemi già collaudati (es. la Deffense et illustration de la langue françoyse, il Dialogo delle lingue): per la prima volta è così posta la cosiddetta questione della lingua sarda, poi approfondita da vari altri autori.
Antonio Lo Frasso, poeta nato ad Alghero (città che ricorda con affetto in vari versi[8]) e vissuto a Barcellona, è probabilmente il primo intellettuale di cui abbiamo testimonianza a comporre in sardo liriche amorose, benché abbia scritto maggiormente in un castigliano pregno di catalanismi; si tratta in particolare di due sonetti (Cando si det finire custu ardente fogu e Supremu gloriosu exelsadu) e di un poema in ottave reali, facenti parte della sua opera principale Los diez libros de fortuna d'Amor (1573):
Curiosità
La ribellione algherese del 1353[9], di cui si è poc'anzi parlato, fu infruttuosa poiché la città fu ceduta nel 1354 a Pietro IV il Cerimonioso. Questi, memore della rivolta, espulse tutti gli abitanti originari della città, ripopolandola con soli catalani di Tarragona, Valencia e delle Isole Baleari. Il mantenimento, nei secoli successivi fino all'età contemporanea, del catalano orientale in questa zona è dato da questo episodio storico.
Periodo spagnolo
Nel 1624, con la riorganizzazione della monarchia da parte del Conte-Duca di Olivares, la Sardegna esce dall'orbita del soppresso Supremo Consiglio d'Aragona per entrare pienamente in quella spagnola. Lo spagnolo (anche conosciuto come castigliano) sarebbe rimasto una lingua elitaria pertinente ai campi della letteratura e dell'istruzione, a differenza del catalano, la cui forza di propagazione fu tale da entrare in tutte le contrade sarde (con più o meno prepotenza) e resistere tenacemente negli atti pubblici e nei libri di battesimo; il sardo resta comunque l'unico e spontaneo codice della stragrande maggioranza della popolazione, rispettato ed anche appreso dai conquistatori[10]. La situazione sociolinguistica è data da una competenza, sia attiva che passiva, nelle città delle due lingue coloniali e del sardo nei vari paesi, come riportano vari autori fra cui figurano l'ambasciatore Martin Carillo (autore dell'ironico giudizio sui Sardi: pocos, locos y mal unidos), l'anonimo del Llibre dels feyts d'armes de Catalunya (un cui passaggio recita: <<parlen la llengua catalana molt polidament, axì com fos a Catalunya>>), il rettore del collegio gesuita sassarese Baldassarre Pinyes che a Roma scriveva: <<per ciò che concerne la lingua sarda, sappia vostra paternità che essa non è parlata in questa città, né in Alghero, né a Cagliari: la parlano solo nelle ville>>. La consistente presenza, nel capo di sopra, di feudatari valenzani e aragonesi, oltre che di soldati mercenari lì stanziati di guardia, fa sì che il logudorese risulti la macrovariante avente più influenze dal castigliano; inoltre, altri vettori di ingresso furono, per quanto concerne i prestiti linguistici, la poesia orale, le opere teatrali ed i già menzionati gosos/gozos (vocabolo derivante da gozos); a tal proposito, si annoti che testimonianze scritte del sardo permangono negli atti notarili, che pur subiscono crudi castiglianismi ed italianismi nel lessico e nella forma, e nell'allestimento di opere religiose a scopo di catechesi, quali Sa Dottrina et Declarassione pius abundante e Sa Breve Suma de sa Doctrina in duas maneras.
Citiamo un atto del 1620 presente nell'archivio di Bosa:
Frattanto il parroco orgolese Ioan Mattheu Garipa, nella composizione dell'opera Legendariu de Santas Virgines, et Martires de Iesu Christu, pone in evidenza la nobiltà del sardo, in quanto lingua popolare che più ha conservato e tenuto stretti i rapporti con il latino:
Curiosità
Un'immigrazione di rom albanesi diede origine ad una colonia di ramai ambulanti insediatisi ad Isili, la cui lingua (il romaniska) è oggi parlata da pochi individui.
Periodo sabaudo ed età contemporanea
L'esito della guerra di successione spagnola determinò la sovranità austriaca dell'isola, confermata poi dai trattati di Utrecht e Rastadt (1713-1714); purtuttavia durò appena quattro anni giacché, nel 1717, una flotta spagnola rioccupò Cagliari e nell'anno successivo, per mezzo di un trattato poi ratificato all'Aia nel 1720, la Sardegna venne assegnata a Vittorio Amedeo II di Savoia in cambio della Sicilia.
Nel periodo sabaudo, opere di intellettuali quali il canonico, professore e senatore Giovanni Spano posero in maniera esplicita la questione della lingua sarda, elevando una variante unanimemente accettata a letteraria per via dei suoi stretti rapporti con il latino, esattamente come il dialetto fiorentino si sarebbe imposto in Italia a italiano illustre[11]; purtuttavia, per volontà dei Savoia (e, per loro procura, di Giovanni Battista Lorenzo Bogino), poiché volevano unire linguisticamente i territori sotto il loro dominio, la diffusione del toscano ha innescato un lento processo di erosione ed estinzione linguistica che potrebbe portare alla definitiva scomparsa la lingua sarda. Alcune personalità, specialmente d'ambito indipendentista e autonomista, ritengono che questo processo possa portare alla morte del concetto da loro propugnato di nazione sarda[12] diversamente da quanto avvenuto, per esempio, in Irlanda. Purtuttavia, benché l'italiano fosse stato reso lingua ufficiale fin dalla metà del '700, il vero processo di sostituzione della lingua sarda con quella italiana si è avuto solo dopo gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, che hanno visto la diffusione, sia sul territorio isolano che nel resto del territorio italiano, dei mezzi di comunicazione di massa[13]. Soprattutto la televisione ha diffuso l'uso dell'italiano e ne ha facilitato la comprensione e l'utilizzo anche tra le persone che, fino a quel momento, si esprimevano esclusivamente in sardo. A tale processo si è legato quello della diffusione dell'istruzione obbligatoria che, partita negli anni sessanta, ha insegnato l'uso della lingua italiana, senza ancor oggi prevedere un parallelo insegnamento della lingua sarda. Si è osservato, nel periodo contemporaneo, a livello istituzionale un forte osteggiamento della lingua[14][15] e nel circuito accademico-intellettuale italiano, concezione poi interiorizzata nell'immaginario comune, essa era (ancora a detta di certuni è[16]) spesso etichettata come un dialetto (laddove, all'estero, la maggior parte degli studiosi[17] riteneva che si dovesse considerare un gruppo autonomo nell'ambito delle lingue romanze), subendo tutte le discriminazioni ed i pregiudizi legati ad una tale associazione, soprattutto l'esser ritenuta una forma "bassa" di espressione e l'esser ricondotta ad un certo "tradizionalismo".[18]
Benché siano state avviate numerose campagne a favore di un bilinguismo effettivamente paritario, e vi risultino al riguardo profondi fermenti di matrice identitaria, ciò che si riscontra attraverso analisi pare sia una lenta ma costante regressione nella competenza sia attiva che passiva di tale lingua, per motivi di natura principalmente politica e socioeconomica (l'uso dell'italiano presentato come una chiave di avanzamento e promozione sociale[19], stigma associato all'impiego del sardo, il progressivo spopolamento delle zone interne verso quelle costiere ed i potenziali problemi di mutua comprensibilità fra le varie lingue parlate, etc.): appena il 13% dei bambini parlerebbe in sardo abitualmente, peraltro solo nel Goceano, nell'alta Barbagia e nelle Baronie[20][21]. Purtuttavia, secondo le suddette analisi sociolinguistiche, tale processo non risulta affatto omogeneo[22], presentandosi in maniera ben più evidente nelle città che non nei paesi. Al giorno d'oggi, il sardo è una lingua la cui vitalità è riconoscibile in un'instabile condizione di diglossia (ormai dilalia) e code switching, e che non entra (o non vi ha ampia diffusione) nell'amministrazione, nel commercio, nella scuola e nei mass-media[23][24]; per tali ragioni, l'UNESCO classifica la lingua e ogni sua variante a rischio di estinzione (endangered)[25][26]. Un altro fenomeno che colpisce la lingua sarda è la carenza lessicale per quanto riguarda gli oggetti dell'età contemporanea, in particolare quelli della tecnologia o della scienza; infatti, essendo l'italiano (parlato spesso nella variante isolana) ormai diventato la principale lingua veicolare nell'isola, il sardo mutua da esso i termini mancanti.[27]
Vi è una sostanziale divisione tra chi crede che la legge in tutela della lingua sia giunta troppo tardi, ritenendo che il suo impiego sia stato oramai sostituito da quello dell'italiano, e chi invece asserisce che sia fondamentale per rafforzare l'uso corrente di questa lingua. Le considerazioni sulla frammentazione dialettale della lingua sono portate come argomento contrario ad un intervento istituzionale per il suo mantenimento e valorizzazione: altri rilevano che questo problema sia già stato affrontato in altre zone europee, come ad esempio la Catalogna, dove la lingua sviluppatasi non è che frutto di un processo di standardizzazione dei suoi eterogenei dialetti. In generale, l'unificazione della lingua è controversa, essendo soggetta a polemiche o indifferenza[28].
Un disegno di legge del governo Monti andrebbe ad abbassare ulteriormente il livello di tutela della lingua[29], già di per sé piuttosto basso se non nullo[30], attuando una distinzione fra le lingue protette da accordi internazionali (tedesco, sloveno, francese e ladino) e quelle afferenti a comunità che non hanno una struttura statale straniera alle spalle. Tale progetto ha destato una certa reazione da più parti del mondo politico ed intellettuale isolano[31][32][33][34][35][36][37].
Curiosità
- Durante il Regno di Sardegna sabaudo, 126 famiglie provenienti da Tabarka, di origini pegliesi, si insediarono nell'isola di San Pietro ed in Calasetta rispettivamente nel 1738 e nel 1770; il loro dialetto, mantenuto saldamente nel tempo, conserva stretti rapporti con la lingua ligure.
- A cavallo della seconda guerra mondiale, si cita una consistente immigrazione di genti venete e friulane favorita, durante il fascismo, dalla fondazione di Arborea (inizialmente rispondente al nome di Mussolinia di Sardegna) e Tanca Marchese; i borghi di Fertilia e Maristella vennero popolati da alcuni esuli istriano-dalmati. In tali zone, in conseguenza di questi episodi storici, si conservano il veneto, il friulano e l'istriota, benché oggi siano in regresso rispetto all'italiano ed al sardo.
Fonetica, morfologia e sintassi
Fonetica
Vocali: /ĭ/ e /ŭ/ (brevi) latine hanno conservato i loro timbri originali [i] e [u]; ad es. il latino siccus diventa siccu (e non come italiano secco, francese sec). Un'altra caratteristica è l'assenza della dittongazione delle vocali medie (/e/ e /o/). Ad es. il latino potest diventa podet (pron. [ˈpoðete]), senza dittongo a differenza dell'italiano può, spagnolo puede, francese peut.
Esclusivi — per l'area romanza attuale — dei dialetti centro-settentrionali del sardo sono inoltre il mantenimento della [k] e della [g] velari davanti alle vocali palatali /e/ ed /i/ (es.: chentu per l'italiano cento e il francese cent).
Una delle caratteristiche del sardo è l'evoluzione di [ll] nel fonema cacuminale [ɖ] (es. cuaddu o caddu per cavallo, anche se questo non avviene nel caso dei prestiti successivi alla latinizzazione dell'isola - cfr. bellu per bello - ). Questo fenomeno è presente anche nella Corsica del sud, in Sicilia, nella penisola Salentina e in alcune zone delle Alpi Apuane.
I dialetti meridionali si contraddistinguono fra l'altro per il sistema fonologico estremamente ricco e innovativo che porta in alcuni casi a ben 10 diverse pronunce del fonema /i/ in posizione finale di parola.
Fonosintassi
Una delle principali complicanze, sia per chi si approcci alla lingua sia per chi, pur sapendola parlare, non la sa scrivere, è la differenza fra scritto (qualora si voglia seguire un'unica forma grafica) e parlato data da specifiche regole, fra le quali è importante menzionare almeno qualcuna nei due diasistemi ed in questa voce nella generalità dei casi.
Sistema vocalico
Vocale paragogica
Nel parlato, non è tollerata la consonante finale di un vocabolo, se lasciata isolata in pausa od in chiusura di frase: la lingua sarda presenta pertanto la cosiddetta vocale paragogica od epitetica, cui si appoggia la suddetta consonante; la vocale sarà sempre quella che precede la consonante finale. Degna di citazione, nel diasistema logudorese, è la vocale mobile e, in quanto presente anche in verbi (terminazione dell'infinito presente della 2ª coniugazione, copula...) ed in vocaboli che, monosillabi o bisillabi, presenterebbero accento tonico.
Così, ad esempio:
- Si scrive semper ma si pronuncia sempere (nug., in italiano "sempre")
- Si scrive lumen ma si pronuncia lumene (nug., in italiano "nome")
- Si scrive però ma si pronuncia però o peroe (log./nug., in italiano "però")
- Si scrive istèrrer ma si pronuncia isterrere (log., in italiano "stendere")
- Si scrive funt ma si pronuncia funti (camp., in italiano "essi sono")
- Si scrive andant ma si pronuncia andanta (camp., in italiano "vanno")
Vocale pretonica
Le vocali e ed o stanti in posizione pretonica rispetto alla vocale i, diventano mobili potendosi trasformare in quest'ultima.
Così, ad esempio, sarà corretto scrivere e dire:
- erìttu o irìttu (log., in italiano "riccio")
- essìre o issìre (log., in italiano "uscire")
- dormìre o durmìre (log., in italiano "dormire")
- godìre o gudìre (log., in italiano "godere")
Vi sono delle rare eccezioni a questa regola, come dimostra l'esempio seguente: Buddìre vuol dire bollire, mentre Boddìre vuol dire raccogliere (frutti e fiori)
Sistema consonantico
Posizione mediana intervocalica
Quando in posizione mediana intervocalica, o per effetto di particolari combinazioni sintattiche, le consonanti b, d, g diventano fricative; sono tali anche se si presenta, fra vocale e consonante, un'interposizione della r.
Così, ad esempio:
- baba si pronuncia babha (in italiano "bava")
- sa baba si pronuncia sa bhabha (in italiano "la bava")
- lardu si pronuncia lardhu (in italiano "lardo")
Comune ai due diasistemi, cui fa eccezione la sottovariante nuorese, è il fenomeno di sonorizzazione delle consonanti sorde c, p, t, f, qualora precedute da vocale o seguite da r; le prime tre diventano anche fricative.
- C → GH
- P → BH
- T → DH
- F → V
Così, ad esempio:
- Si scrive su cane/-i ma si pronuncia su ghane/-i (log./camp., in italiano "il cane")
- Si scrive su frade/-i ma si pronuncia su vrade/-i (log./camp., in italiano "il fratello")
- Si scrive sa terra, ma si pronuncia sa dherra (log./camp., in italiano "la terra")
- Si scrive su pane/-i, ma si pronuncia su bhane/-i (log./camp., in italiano "il pane")
Incontro di consonanti fra due parole
Reindirizziamo alle voci cui pertengono i due diasistemi.
Pronuncia rafforzata di consonanti iniziali
Sette particelle, aventi vario valore, provocano un rafforzamento della consonante che ad esse segue: ciò accade per effetto di una sparizione, solamente virtuale, delle consonanti che tali monosillabi avevano per finale nel latino (una di esse è italianismo di recente acquisizione).
- NE ← (lat.) NEC = né (congiunzione)
- CHE ← (lat.) QUO+ET = come (comparativo)
- TRA ← (it.) TRA = tra (preposizione)
- A ← (lat.) AC = (comparativo)
- A ← (lat.) AD = a (preposizione)
- A ← (lat.) AUT = (interrogativo)
- E ← (lat.) ET = e (congiunzione)
Perciò, ad esempio:
- Noch'andamus a Nugoro (pron. noch'andammus a NNugoro) = ce ne andiamo a Nuoro
- Che maccu (pron. che mmaccu) = come un matto
- Tra Nugoro e S'Alighera (pron. tra NNugoro e SS'Alighera) = fra Nuoro ed Alghero
- A ti pesas? (pron. a tti pesasa?) = ma ti alzi? (esortativo)
Nel suo insieme la morfosintassi del sardo si discosta dal sistema sintetico del latino classico e mostra un uso maggiore delle costruzioni analitiche rispetto ad altre lingue neolatine[38].
- L'articolo determinativo caratteristico della lingua sarda è derivato dal latino ipse/ipsu(m) (mentre nelle altre lingue neolatine l'articolo è originato da ille/illu(m)) e si presenta nella forma su/sa al singolare e sos/sas al plurale (is nel campidanese). Forme di articolo con la medesima etimologia si ritrovano solo nel balearico (dialetto catalano delle Isole Baleari): es/sa e es/sos/ses.
- Il plurale è caratterizzato dal finale in -s, come in tutta la Romània occidentale ((FR, OC, CA, ES, PT) ). Es.: sardu{sing.}-sardos/sardus{pl.}(sardo-sardi), puddu{sing.}/puddos{pl.}, pudda{sing.}/puddas{pl.} (pollo/polli, gallina/galline).
- Il futuro viene costruito con la forma latina habeo ad. Es: apo a istàre, apu a abarrai o apu a atturai (io resterò). Il condizionale si forma in modo analogo: nei dialetti meridionali usando il passato del verbo "avere" (ai); nei dialetti centro-settentrionali usando il passato del verbo "dovere" (deper)
- Il "perché" interrogativo è diverso dal "perché" responsivo: poita? o pro itte?, ca..., così come avviene nell'inglese: (why? because... o nel francese: pourquoi? parce que...)
- Il pronome personale di prima e seconda persona, se preceduto dalla preposizione cun/chin (con), assume le forme cummegus/chimmecus e cuntegus/chintecus (cfr. lo spagnolo conmigo e contigo e anche il portoghese comigo e contigo ed il napoletano cu mmico e cu ttico), e questi dal latino cum e mecum/tecum.
Riconoscimento istituzionale
La lingua sarda è stata riconosciuta con Legge Regionale n. 26 del 15 ottobre 1997 "Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna" come seconda lingua ufficiale della Regione autonoma della Sardegna, a fianco dell'italiano (la Legge regionale prevede la tutela e valorizzazione della lingua e della cultura, pari dignità rispetto alla lingua italiana con riferimento anche al catalano di Alghero, al tabarchino dell'isola di San Pietro, al sassarese e gallurese, la conservazione del patrimonio culturale/bibliotecario/museale, la creazione di Consulte Locali sulla lingua e la cultura, la catalogazione e il censimento del patrimonio culturale, concessione di contributi regionali ad attività culturali, programmazioni radiotelevisive e testate giornalistiche in lingua, uso della lingua sarda in fase di discussione negli organi degli enti locali e regionali con verbalizzazione degli interventi accompagnata dalla traduzione in italiano, uso nella corrispondenza e nelle comunicazioni orali, ripristino dei toponimi in lingua sarda e installazione di cartelli segnaletici stradali e urbani con la denominazione bilingue). La legge regionale applica e regolamenta alcune norme dello Stato a tutela delle minoranze linguistiche.
Nessun riconoscimento è invece attribuito alla lingua sarda dallo Statuto della Regione Autonoma (a differenza degli Statuti della Valle d'Aosta e del Trentino-Alto Adige), che è legge costituzionale.
Si applicano invece al sardo (come al catalano di Alghero) l'art. 6 della Costituzione (La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche) e la Legge n. 482 del 15 dicembre 1999 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" che prevede misure di tutela e valorizzazione (uso della lingua minoritaria nelle scuole materne, primarie e secondarie accanto alla lingua italiana, uso da parte degli organi di Comuni, Comunità Montane, Province e Regione, pubblicazione di atti nella lingua minoritaria fermo restando l'esclusivo valore legale della versione italiana, uso orale e scritto nelle pubbliche amministrazioni escluse forze armate e di polizia, adozione di toponimi aggiuntivi nella lingua minoritaria, ripristino su richiesta di nomi e cognomi nella forma originaria, convenzioni per il servizio pubblico radiotelevisivo) in ambiti definiti dai Consigli Provinciali su richiesta del 15% dei cittadini dei comuni interessati o di 1/3 dei consiglieri comunali. Ai fini applicativi tale riconoscimento, che si applica alle "...popolazioni...parlanti...sardo", il che escluderebbe a rigore gallurese e sassarese in quanto geograficamente sardi ma linguisticamente di tipo còrso, e sicuramente il ligure-tabarchino dell'isola di San Pietro.
Il relativo Regolamento attuativo DPR n. 345 del 2 maggio 2001 (Regolamento di attuazione della legge 15 dicembre 1999, n. 482, recante norme di tutela delle minoranze linguistiche storiche) detta regole sulla delimitazione degli ambiti territoriali delle minoranze linguistiche, sull'uso nelle scuole e nelle università, sull'uso nella pubblica amministrazione (da parte della Regione, delle Province, delle Comunità Montane e dei membri dei Consigli Comunali, sulla pubblicazione di atti ufficiali dello Stato, sull'uso orale e scritto delle lingue minoritarie negli uffici delle pubbliche amministrazioni con istituzione di uno sportello apposito e sull'utilizzo di indicazioni scritte bilingue ...con pari dignità grafica, e sulla facoltà di pubblicazione bilingue degli atti previsti dalle leggi, ferma restando l'efficacia giuridica del solo testo in lingua italiana), sul ripristino dei nomi e dei cognomi originari, sulla toponomastica (...disciplinata dagli statuti e dai regolamenti degli enti locali interessati) e la segnaletica stradale (nel caso siano previsti segnali indicatori di località anche nella lingua ammessa a tutela, si applicano le normative del Codice della Strada, con pari dignità grafica delle due lingue), nonché sul servizio radiotelevisivo.
Ai fini di consentire una effettiva applicazione di quanto previsto dalla Legge Regionale n. 26/1997 e dalla Legge n. 482/1999, nel quadro dell'attuale situazione in cui nella lingua persistono due gruppi dialettali distinti (logudorese-nuorese e campidanese), la Regione Sardegna ha incaricato una commissione di esperti di elaborare una ipotesi di Norma di unificazione linguistica sovradialettale (la LSU: Limba Sarda Unificada, pubblicata nel 2001), che identificasse una lingua-modello di riferimento (basata sulla analisi delle varianti locali del sardo e sulla selezione dei modelli più rappresentativi e compatibili) al fine di garantire all'uso ufficiale del sardo le necessarie caratteristiche di certezza, coerenza, univocità, e diffusione sovralocale. Questo studio pur scientificamente valido non è mai stato adottato a livello istituzionale per vari contrasti locali (accusata di essere una lingua "imposta" e "artificiale" e di non aver risolto il problema del rapporto tra le varianti trattandosi una mediazione tra le varianti scritte logudoresi comuni, pertanto privilegiate, e non avendo proposto una valida grafia per la variante campidanese) ma ha comunque a distanza di anni costituito la base di partenza per la redazione della proposta della LSC: Limba Sarda Comuna, pubblicata nel 2006, che pur mantenendo un impianto di base logudorese, accoglie elementi propri delle parlate (e quindi "naturali" e non "artificiali") di mediazione, nell'area grigia di transizione tra il Logudorese e il Campidanese della Sardegna centrale al fine di assicurare alla lingua "comune" il carattere di sovradialettalità e sovramunicipalità, pur lasciando la possibilità di rappresentare le particolarità di pronuncia delle varianti locali.
La Regione Sardegna, con Delibera di Giunta Regionale n. 16/14 del 18 aprile 2006 Limba Sarda Comuna. Adozione delle norme di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta in uscita dell'Amministrazione regionale ha adottato sperimentalmente la LSC come lingua ufficiale per gli atti e i documenti emessi dalla Regione Sardegna (fermo restando che ai sensi dell'art. 8 della Legge 482/99 ha valore legale il solo testo redatto il lingua italiana), dando facoltà ai cittadini di scrivere all'Ente nella propria varietà e istituendo lo sportello linguistico regionale Ufitziu de sa limba sarda.
La bozza di atto di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d'Europa del 5 novembre 1992 (già sottoscritta dalla Repubblica Italiana il 27 giugno 2000) attualmente all'esame del Senato prevede, senza escludere l'uso della lingua italiana, misure aggiuntive per la tutela della lingua sarda e per il catalano (istruzione prescolare in sardo, educazione primaria e secondaria agli allievi che lo richiedano, insegnamento della storia e della cultura, formazione degli insegnanti, diritto di esprimersi in lingua nelle procedure penali e civili senza spese aggiuntive, consentire l'esibizione di documenti e prove in lingua nelle procedure civili, uso negli uffici statali da parte dei funzionari in contatto con il pubblico e possibilità di presentare domande in lingua, uso nell'amministrazione locale e regionale con possibilità di presentare domande orali e scritte in lingua, pubblicazione di documenti ufficiali in lingua, formazione dei funzionari pubblici, uso congiunto della toponomastica nella lingua minoritaria e adozione dei cognomi in lingua, programmazioni radiotelevisive regolari nella lingua minoritaria, segnalazioni di sicurezza anche in lingua, promozione della cooperazione transfrontaliera tra amministrazioni in cui si parli la stessa lingua). Le forme di tutela previste per la lingua sarda sono uguali a quelle applicabili al friulano e comunque in generale a tutte le minoranze minori d'Italia (albanesi, catalani, greci, croati, franco-provenzali e occitani), ma notevolmente inferiori a quelle assicurate per la lingua tedesca in Alto Adige, al Francese in Valle d'Aosta e alle minoranze slovene e ladine.
Il sardo è riconosciuto come lingua dalla norma ISO 639 che le attribuisce i codici sc (ISO 639-1: Alpha-2 code) e srd (ISO 639-2: Alpha-3 code). I codici previsti per la norma ISO 639-3 ricalcano quelli utilizzati dal SIL per il progetto Ethnologue e sono:
- sardo campidanese: "sro"
- sardo logudorese: "src"
- gallurese: "sdn"
- sassarese: "sdc"
Per l'elenco dei comuni riconosciuti ufficialmente minoritari ai sensi dell'art. 3 della legge 482/1999 e per i relativi toponimi ufficiali in lingua sarda ai sensi dell'art. 10 vedi Toponimi della Sardegna.
Con delibera della Giunta regionale del 26 giugno 2012[39] si dà il via libera all'uso delle diciture ufficiali bilingui nello stemma della Regione Autonoma della Sardegna e in tutte le produzioni grafiche che contraddistinguono le sue attività di comunicazione istituzionale. Quindi, con la stessa evidenza grafica dell’italiano, viene riportata l’iscrizione equivalente a Regione Autonoma della Sardegna in sardo ovvero «Regione Autònoma de Sardigna» [40].
Ortografia e pronuncia
Fino al 2001 non si disponeva di una standardizzazione né scritta, né orale (quest'ultima non esiste ancor oggi).
Il 28 febbraio del 2001, un'apposita Commissione di studiosi incaricati dalla Regione autonoma della Sardegna elaborò e pubblicò una proposta, la Limba Sarda Unificada (LSU): per alcuni è stato l'unico progetto complessivo e coerente di unificazione della lingua scritta, per altri, in particolare per i campidanesofoni, un vero e proprio tentativo di cancellazione della loro varietà. Ogni tentativo di unificazione ortografica non riguarda la lingua orale, riconducibile ad un sistema unitario benché ricca di differenze fonetiche, ma si limita a proporre una norma scritta di riferimento. Pertanto, i sostenitori della LSU sostengono che essa non si vuole sostituire alle varietà orali ma ne è un utile complemento, per usi ufficiali ed estesi a tutto il territorio sardofono; secondo gli avversari della LSU, invece, questa privilegia nettamente la macrovariante logudorese condannando l'altra, il campidanese, alla mancanza di una tutela da parte della Pubblica Amministrazione ed alla sua inevitabile estinzione. Le polemiche sono divenute ancora più roventi quando, sulla base della LSU ormai screditata, la Regione Sardegna ha fatto elaborare una successiva proposta, denominata Limba Sarda Comuna (LSC), che è poi divenuta ufficiale per gli atti e i documenti della Regione. Anche in questo caso sono insorti i campidanesi, accusando la Regione di attuare un progetto di vero e proprio linguicidio verso la loro varietà e, da alcune parti sull'esempio del valenziano, si è sostenuta la necessità di scegliere per le due varianti una strada autonoma l'una dall'altra. Si indicano di seguito alcune delle differenze più rilevanti per la lingua scritta rispetto all'italiano:
- [a], [ɛ/e], [i], [ɔ/o], [u], come -a-, -e-, -i-, -o-, -u-, come in italiano e spagnolo, senza segnare la differenza tra vocali aperte e chiuse; le vocali paragogiche o epitetica (che in pausa chiudono un vocabolo terminante in consonante e corrispondono alla vocale che precede la consonante finale) non si scrivono mai (feminasa>feminas, animasa>animas, bolede>bolet, cantanta>cantant, vrorese>frores).
- [j] semiconsonante come -j- all'interno di parola (maju, raju, ruju) o di un nome geografico (Jugoslavia); nella sola variante nuorese come -j- (corju, frearju) corrispondente al logudorese/LSU -z- (corzu, frearzu) e all'LSC -gi- (corgiu, freargiu); nelle varianti logudorese e nuorese in posizione iniziale (jughere, jana, janna) che nella LSC viene sostituita dal gruppo [ʤ] (giughere, giana, gianna);
- [p], come -p- (apo, troppu, pane, petza);
- [β], come -b- in posizione iniziale (bentu, binu, boe) e intervocalica (abile); quando p>b si trascrive come p- a inizio parola (pane, petza) e -b- all'interno (abe, cabu, saba);
- [b], come -bb- in posizione intevocalica (abba, ebba);
- [t], come -t- (gattu, fattu, narat, tempus); quando th>t nella sola variante logudorese come -t- o -tt- (tiu, petta, puttu); Nella LSC e nella LSU viene sostituita dal gruppo [ʦ] (tziu, petza, putzu);
- [d], come -d- in posizione iniziale (dente, die, domo) e intervocalica (ladu, meda, seda); quando t>d si trascrive come t- a inizio parola (tempus) e -d- all'interno (roda, bidru, pedra, pradu); la finale t della flessione del verbo può, a seconda della varietà, essere pronunciata d ma si trascrive t (narada>narat).
- [ɖɖ] cacuminale, come -dd- (sedda); La d può avere suono cacuminale anche nel gruppo [nɖ] (cando).
- [f], come -f- (femina, unfrare);
- [v], come -f- in posizione iniziale (femina) e come -v- intervocalica (avvisu) e nei cultismi (violentzia, violinu);
- [k] velare, come -ca- (cane), -co- (coa), -cu- (coddu, cuadru), -che- (chessa), -chi- (chida), -c- (cresia); non si usa mai la -q-, sostituita dalla -c- (cuadru, camp.acua)
- [g] velare, come -ga- (gana), -go- (gosu), -gu- (agu, largu, longu, angulu, argumentu), -ghe- (lughe, aghedu, arghentu, pranghende), -ghi- (àghina, inghiriare), -g- (gloria, ingresu);
- [ʧ], nella sola varietà campidanese come -ce- (celu, centu), -ci- (becciu);
- [ʤ], come -gia-, -gio-, -giu-; Nella LSC sostituisce il gruppo logudorese-nuorese [ʣ] della LSU e il [ɣ] del nuorese (fizu>figiu, azu>agiu, zogu/jogu>giogu, zaganu/jaganu>giaganu, binza>bingia, anzone>angione, còrzu/còrju>còrgiu, frearzu/frearju>freargiu)
- [ʦ] sorda o aspra (ital. pezzo), come -tz- (tziu, petza, putzu); Nella LSC e nella LSU sostituisce il gruppo nuorese [θ] e il corrispondente logudorese [t] (thiu/tiu>tziu, petha/petta>petza, puthu/puttu>putzu); nella scrittura tradizionale il digramma tz- non compariva mai a inizio parola. Compare inoltre nei termini di influenza e derivazione italiana (ad es. tzitade da cittade) di cui sostituisce la c /ʧ/ sonora (suono non presente nel sardo originario) al posto del suono velare nativo /k/ (ant.kitade).
- [ʣ], come -z- (zeru, organizzare); Nella variante locale logudorese/nuorese e nella LSU come -z- (fizu, azu, zogu, binza, frearzu); Nella LSC viene sostituita dal gruppo [ʤ] (figiu, agiu, giogu, bingia, freargiu);
- [s] e [ss], come -s- e -ss- (essire);
- [z], come -s- (rosa, pesare);
- [θ], nella sola variante nuorese come -th- (thiu, petha, puthu); Nella LSC e nella LSU viene sostituita dal gruppo [ʦ] (tziu, petza, putzu);
- [ʒ] (franc. jour), nella sola variante campidanese, sempre come c- a inizio parola (celu, centu, cidru) e come -x- all'interno (luxi, nuraxi, Biddexidru);
- [r], come -r- (caru, carru).
Grammatica
La grammatica della lingua sarda si differenzia notevolmente da quella italiana e delle altre lingue neolatine, particolarmente nelle forme verbali.
Plurale
ll plurale viene ottenuto, come nelle lingue romanze occidentali, aggiungendo -s alla forma singolare.
- Ad es.: [log.]òmine/òmines, [camp.]òmini/òminis (uomo/uomini).
Nel caso di parole terminanti in -u, il plurale viene formato nel logudorese in -os e nel camp. in -us.
- Ad es.: [log.]caddu/caddos, [camp.]cuaddu/cuaddus (cavallo/cavalli).
Articoli
Determinativi
Log. | Camp. | |
---|---|---|
Sing. | Su / Sa | Su / Sa |
Plur. | Sos / Sas | Is / Is |
Gli articoli determinativi presentano la forma "salata" derivata dal latino IPSE/IPSUM/IPSA attraverso la fase intermedia issu/issa, issos/issas (per il log./nuor.) e issu/issa, issus/issas (per il camp.). Sono anche usati col pronome relativo chi (che) nelle espressioni sos chi / is chi... (quelli che...), su chi... (quello che...) similmente alle lingue romanze occidentali (cfr. lo spagnolo los que..., las que... etc.); un altro uso li vede in combinazione con la preposizione de (di) in espressioni quali Sos de Nugoro (quelli di Nuoro) / Is de Casteddu (quelli di Cagliari) ecc.
Indeterminativi
Masch. | Femm. |
---|---|
Unu | Una |
Pronomi
Personali
Soggetto
Singolare | Plurale |
---|---|
(D)e(g)o,jeo/deu = io | nois/nosu = noi |
tue/tui = tu Vosté / Fostei o Fusteti (uso formale, richiede la 3° persona) = lei |
bois/bosatrus,bosatras = voi |
Issu,Issa = lui/lei | Issos,Issas/Issus,Issas = essi/esse |
Nel complemento diretto riferito a persona, esiste il cosiddetto accusativo personale con l'uso della preposizione a: ad es. apu biu a Juanni (ho visto Giovanni) analogamente allo spagnolo (he visto a Juan).
Atoni
I pronomi personali atoni sono:
- Mi
- ti
- li,lu,la/ddi,ddu,dda
- nos/si(ant.nosi)
- bos/si(ant.bosi)
- lis,los,las/ddis,ddus,ddas;
Relativi
- Chi (che)
- Chie/Chini (chi, colui che);
Interrogativi
- Cale?/Cali? (quale?)
- Cantu? (quanto?)
- Itte?/Itta? (che?, che cosa?)
- Chie?/Chini? (chi? riferito a persone)
Pronomi e aggettivi possessivi
- Meu,Mea o Mia/Miu,Mia
- Tuo o Tou/Tuu,Tua
- Suo o Sou/Suu,Sua
- Nostru/Nostu,
- Bostru/Bostu o De bosatrus,De bosatras,
- Issoro/Insoru
Pronomi e aggettivi dimostrativi
- Custu,Custos/Custu,Custus (questo-questi)
- Cussu,Cussos/Cussu,Cussus (codesto-codesti)
- Cuddu,Cuddos/Cuddu,Cuddus (quello-quelli)
Avverbi interrogativi
- Cando/Candu? (quando?)
- Comente/Comenti? (come?)
- Ue? o Ube?,In ue? o In ube?/Aundi?,Innui? (dove?)
Preposizioni
Semplici
- A (a)
- Cun o Chin (con)
- Dae/De (da)
- De (di)
- In (in)
- Pro/Po (per)
- Intra o Tra (tra)
Articolate
Sing. | Plur. |
---|---|
A su (al), A sa (alla) | A sos/A is (ai), A sas/A is (alle) |
Cun o Chin su (con il), Cun sa o Chin sa (con la) | Cun sos o Chin sos/Cun is (con i), Cun o Chin sas/Cun is (con le) |
De su (del), De sa (della) | De sos/De is (dei), De sas/De is (delle) |
In su (nel), In sa (nella) | In sos/In is (nei), In sas/In is (nelle) |
Po su (per il), Po sa (per la) | Po sos/Po is (per i), Po sas/Po is (per le) |
Spesso nel parlato, quando in o cun si legano all'articolo indeterminativo unu / -a, si aggiunge per eufonia una -d epentetica. Così, ad esempio:
- Cantende ind unu tzilleri
Verbi
I verbi hanno tre coniugazioni in logudorese (-are, -ere, -ire) e in campidanese (-ai, -i, -iri). La morfologia verbale differisce notevolmente da quella italiana e conserva caratteristiche del tardo latino o delle lingue neolatine occidentali.
L'interrogativa si forma 1. con l'inversione dell'ausiliare: ad es. Juanni partiu est? (è partito Giovanni?), papau as? (hai mangiato?) o 2. con la particella interrogativa a: ad es. a lu cheres un'aranzu? (un arancio, lo vuoi?) o 3. con strutture dette affermative, che sono pronunciate seguendo un'intonazione generalmente ascendente. La forma progressiva si forma con l'ausilare essere più il gerundio: ad es. seu andendi (sto andando).
Riguardo ai tempi, l'indicativo passato remoto è sostanzialmente scomparso dall'uso comune (come nelle lingue romanze settentrionali della Gallia e del Nord Italia) sostituito dal passato prossimo, ma risulta attestato nei documenti medioevali e ancor'oggi nelle forme colte e letterarie in alternanza con l'imperfetto; la sua evoluzione storica nel tempo dal Medioevo alle forme colte attuali è stata rispettivamente per la terza persona singolare e plurale: ipsu cant-avit>-ait/-ayt>-isit/-esit>issu cant-esi/-eit; ipsos cant-arunt/-erunt>-aynt>-isin/-esin>issos cant-esi/-ein. In campidanese è stato completamente sostituito dal passato prossimo.
L'indicativo futuro semplice si forma mediante l'ausiliare avere più la preposizione "a" e l'infinito: es. deu apu a nai (io dirò), tui as a nai (tu dirai) (cfr col tardo latino habere ad + infinito).
Il condizionale presente si forma utilizzando in logudorese una forma modificata del verbo dovere più l'infinito: ad es. deo dia nàrrere (io direi), tue dias nàrrere (tu diresti), etc. In campidanese si usa invece la forma del passato del verbo "ai" (avere) più la preposizione a e l'infinito: deu emu a nai, tui ìast a nai, ecc.
L'imperativo negativo si forma usando la negazione "no" e il congiuntivo: ad es. no andis (non andare) analogamente alle lingue romanze iberiche.
Verbo èssere/camp.èssi(ri) (essere)
- Indicativo presente: deo so/soe, deu seu, tue ses, tui ses, isse est, issu est, nois semus, nosu seus, bois sezis/seis, bosatrus seis, issos sunt, issus funt;
- Indicativo imperfetto: deo fìa/fippo, deu femu, tue fìas/fis, tui fìasta, isse fìat/fit, issu fìat, nois fìamus/fimus, nosu femus, bois fiàzis/fizis/fiàis, bosatrus festis, issos fìant/fint, issus fìant;
- Indicativo passato prossimo: deo so/soe istadu, deu seu stètiu, tue ses istadu, isse est istadu, nois semus istados, bois sezis/seis istados, issos sunt istados;
- Indicativo trapassato prossimo imperfetto: deo fìa/fippo istadu, deu femu stètiu, tue fìas/fis istadu, isse fìat/fit istadu, nois fìamus/fimus istados, bois fiàzis/fizis/fiàis istados, issos fìant/fint istados;
- Indicativo passato remoto (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte logudoresi e in alcune zone del Montiferru, del campidanese rustico (Trexenta) e in Ogliastra.): deo fui, tue fusti/fis, isse fuit/fit, nois fimus/fimis, bois fizis/fustis, issos fuint/ant.furunt;
- Indicativo futuro: deo apo a essere, deu apu a essi, tue as a essere, isse at a essere, nois amus a essere, bois azis/ais a essere, issos ant a essere;
- Indicativo futuro anteriore: deo apo a esser istadu, deu apu a essi stètiu, tue as a essere istadu, isse at a essere istadu, nois amus a essere istados, bois azis/ais a essere istados, issos ant a essere istados;
- Congiuntivo presente: chi deo sia, chi deu sia, chi tue sias, chi isse siat, chi nois sìamus, chi bois siazis/siais, chi issos sìant;
- Congiuntivo passato: chi deo sia istadu, chi deu sia stètiu, chi tue sias istadu, chi isse siat istadu, chi nois siamus istados, chi bois siazis/siais istados, chi issos siant istados;
- Condizionale presente: deo dia essere, deu emu a essi, tue dias essere, isse diat essere, nois diamus essere, bois diazis/diais essere, issos diant essere;
- Condizionale passato: deo dia essere istadu, deu emu a essi stètiu, tue dias essere istadu, isse diat essere istadu, nois diamus essere istados, bois diazis/diais essere istados, issos diant essere istados;
- Gerundio presente: essende/sende, sendi;
- Gerundio passato: essende/sende istadu, sendi stètiu;
Verbo aère/camp.ài(ri) (avere)
- Indicativo presente: deo apo, deu apu, tue às, isse àt, nois amus, bois azis/ais, issos ant;
- Indicativo imperfetto: deo aìa, deu emu, tue aìas, isse aìat, nois aìamus/abamus, bois aìazis/abazes/aiais, issos aìant;
- Indicativo passato prossimo: deo apo apidu, deu apu tentu, tue às apidu, isse àt apidu, nois amus apidu, bois azis/ais apidu, issos ant apidu;
- Indicativo trapassato prossimo imperfetto: deo aìa apidu, deu emu tentu, tue aìas apidu, isse aìat apidu, nois aìamus apidu, bois aìazis/aiais apidu, issos aìant apidu;
- Indicativo passato remoto (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte logudoresi): deo apèsi, tue apèsti, isse apèsit, nois apèmus, bois apèzis, issos apèsint;
- Indicativo futuro: deo apo a aere, deu apu a tenni, tue as a aere, isse at a aere, nois amus a aere, bois azis/ais a aere, issos ant a aere;
- Indicativo futuro anteriore: deo apo a aere apidu, deu apu a ai tentu, tue as a aere apidu, isse at a aere apidu, nois amus a aere apidu, bois azis/ais a aere apidu, issos ant a aere apidu;
- Congiuntivo presente: chi deo apa, chi deu apa, chi tue apas, chi isse apat, chi nois apamus, chi bois apazis/apais, chi issos apant;
- Congiuntivo passato: chi deo apa apidu, chi deu apa tentu, chi tue apas apidu, chi isse apat apidu, chi nois apamus apidu, chi bois apazis/apais apidu, chi issos apant apidu;
- Condizionale presente: deo dia aère, deu emu a tenni, tue dias aère, isse diat aère, nois diamus aère, bois diazis/diais aère, issos diant aère;
- Condizionale passato: deo dia aère apidu, deu emu a essi tentu, tue dias aère apidu, isse diat aère apidu, nois diamus aère apidu, bois diazis/diais aère apidu, issos diant aère apidu;
- Gerundio presente: aènde, endi;
- Gerundio passato: aènde apidu, endi tentu;
Coniugazione in -are/-ai - Verbo cantare/cantai (cantare)
- Indicativo presente: deo canto, deu cantu, tue cantas, tui cantas, isse cantat, issu càntat, nois cantamus, nosu cantaus, bois cantazis/cantais, bosatrus cantais, issos cantant, issus càntant;
- Indicativo imperfetto: deo cantaìa, deu cantamu, tue cantaìas, isse cantaìat, nois cantaìamus, bois cantaìazis/cantaìais, issos cantaìant;
- Indicativo passato prossimo: deo apo cantadu, tue às cantadu, isse àt cantadu, nois amus cantadu, bois azis/ais cantadu, issos ant cantadu;
- Indicativo trapassato prossimo imperfetto: deo aìa cantadu, tue aìas cantadu, isse aìat cantadu, nois aìamus cantadu, bois aìazis/aiais cantadu, issos aìant cantadu;
- Indicativo passato remoto (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte): deo cantèsi/ant.cantèi, tue cantèsti, isse cantèsit/ant.cantèit, nois cantèsimus/cantèmus, bois cantèzis, issos cantèsint/ant.cantèrunt;
- Indicativo futuro: deo apo a cantare, tue as a cantare, isse at a cantare, nois amus a cantare, bois azis/ais a cantare, issos ant a cantare;
- Indicativo futuro anteriore: deo apo a aere cantadu, tue as a aere cantadu, isse at a aere cantadu, nois amus a aere cantadu, bois azis/ais a aere cantadu, issos ant a aere cantadu;
- Congiuntivo presente: chi deo cante, chi tue cantes, chi isse cantet, chi nois cantemus, chi bois cantezis/canteis, chi issos cantent;
- Congiuntivo passato: chi deo apa cantadu, chi tue apas cantadu, chi isse apat cantadu, chi nois apamus cantadu, chi bois apazis/apais cantadu, chi issos apant cantadu;
- Condizionale presente: deo dia cantare, tue dias cantare, isse diat cantare, nois diamus cantare, bois diazis/diais cantare, issos diant cantare;
- Condizionale passato: deo dia aere cantadu, tue dias aere cantadu, isse diat aere cantadu, nois diamus aere cantadu, bois diazis/diais aere cantadu, issos diant aere cantadu;
- Gerundio presente: cantende;
- Gerundio passato: aende cantadu;
Coniugazione in -ere - Verbo tìmere/camp.tìmi(ri) (temere)
- Indicativo presente: deo timo, tue times, isse timet, nois timimus, bois timides, issos timent;
- Indicativo imperfetto: deo timìa, tue timìas, isse timìat, nois timìamus, bois timìazis/timìais, issos timant;
- Indicativo passato prossimo: deo apo tìmidu, tue às tìmidu, isse àt tìmidu, nois amus tìmidu, bois azis/ais tìmidu, issos ant tìmidu;
- Indicativo trapassato prossimo imperfetto: deo aìa timidu, tue aìas timidu, isse aìat timidu, nois aìamus timidu, bois aìazis/aiais timidu, issos aìant timidu;
- Indicativo passato remoto (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte): deo timèsi/ant.timèi, tue timèsti, isse timèsit/ant.timèit, nois timèsimus/timèmus, bois timèzis, issos timèsint/ant.timèrunt;
- Indicativo futuro: deo apo a timere, tue as a timere, isse at a timere, nois amus a timere, bois azis/ais a timere, issos ant a timere;
- Indicativo futuro anteriore: deo apo a aere timidu, tue as a aere timidu, isse at a aere timidu, nois amus a aere timidu, bois azis/ais a aere timidu, issos ant a aere timidu;
- Congiuntivo presente: chi deo tima, chi tue timas, chi isse timat, chi nois timamus, chi bois timazis/timais, chi issos timant;
- Congiuntivo passato: chi deo apa timidu, chi tue apas timidu, chi isse apat timidu, chi nois apamus timidu, chi bois apazis/apais timidu, chi issos apant timidu;
- Condizionale presente: deo dia timere, tue dias timere, isse diat timere, nois diamus timere, bois diazis/diais timere, issos diant timere;
- Condizionale passato: deo dia aere timidu, tue dias aere timidu, isse diat aere timidu, nois diamus aere timidu, bois diazis/diais aere timidu, issos diant aere timidu;
- Gerundio presente: timende;
- Gerundio passato: aende tìmidu;
Coniugazione in -ire - Verbo finìre/camp.finìri (finire)
- Indicativo presente: deo fino, tue finis, isse finit, nois finimus, bois finides, issos finint;
- Indicativo imperfetto: deo finìa, tue finìas, isse finìat, nois finìamus, bois finìazis/finìais, issos finant;
- Indicativo passato prossimo: deo apo finidu, tue às finidu, isse àt finidu, nois amus finidu, bois azis/ais finidu, issos ant finidu;
- Indicativo trapassato prossimo imperfetto: deo aìa finidu, tue aìas finidu, isse aìat finidu, nois aìamus finidu, bois aìazis/aiais finidu, issos aìant finidu;
- Indicativo passato remoto (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte): deo finèsi/ant.finèi, tue finèsti, isse finèsit/ant.finèit, nois finèsimus/finèmus, bois finèzis, issos finèsint/ant.finèrunt;
- Indicativo futuro: deo apo a finire, tue as a finire, isse at a finire, nois amus a finire, bois azis/ais a finire, issos ant a finire;
- Indicativo futuro anteriore: deo apo a aere finidu, tue as a aere finidu, isse at a aere finidu, nois amus a aere finidu, bois azis/ais a aere finidu, issos ant a aere finidu;
- Congiuntivo presente: chi deo fina, chi tue finas, chi isse finat, chi nois finamus, chi bois finazis/finais, chi issos finant;
- Congiuntivo passato: chi deo apa finidu, chi tue apas finidu, chi isse apat finidu, chi nois apamus finidu, chi bois apazis/apais finidu, chi issos apant finidu;
- Condizionale presente: deo dia finire, tue dias finire, isse diat finire, nois diamus finire, bois diazis/diais finire, issos diant finire;
- Condizionale passato: deo dia aere finidu, tue dias aere finidu, isse diat aere finidu, nois diamus aere finidu, bois diazis/diais aere finidu, issos diant aere finidu;
- Gerundio presente: finende;
- Gerundio passato: aende finidu;
Verbi irregolari - Verbo faghere/camp.faxi(ri) (fare)
- Indicativo presente: deo fago/fatzo, deu fatzu, tue faghes, tui fais, isse faghet, issu fait (faidi), nois faghìmus, nosu/nosatrus feus, bois faghìdes, bosatrus feis , issos faghent, issus faint;
- Indicativo imperfetto: deo faghìa, tue faghìas, isse faghìat, nois faghìamus, bois faghìazis/faghìais, issos faghant;
- Indicativo passato prossimo: deo apo fatu, tue as fatu, isse at fatu, nois amus fatu, bois azis/ais fatu, issos ant fatu;
- Indicativo trapassato prossimo imperfetto: deo aìa fatu, tue aìas fatu, isse aìat fatu, nois aìamus fatu, bois aìazis/aiais fatu, issos aìant fatu;
- Indicativo passato remoto (in disuso nella lingua parlata, presente solo nelle forme arcaiche e colte): deo faghèsi/ant.faghèi, tue faghèsti, isse faghèsit/ant.faghèit, nois faghèsimus/faghèmus, bois faghèzis, issos faghèsint/ant.faghèrunt;
- Indicativo futuro: deo apo a faghere, tue as a faghere, isse at a faghere, nois amus a faghere, bois azis/ais a faghere, issos ant a faghere;
- Indicativo futuro anteriore: deo apo a aere fatu, tue as a aere fatu, isse at a aere fatu, nois amus a aere fatu, bois azis/ais a aere fatu, issos ant a aere fatu;
- Congiuntivo presente: chi deo faga/fatza, chi tue fagas/fatzas, chi isse fagat/fatzat, chi nois fagamus/fatzamus, chi bois fagazis/fatzais, chi issos fagant/fatzant;
- Congiuntivo passato: chi deo apa fatu, chi tue apas fatu, chi isse apat fatu, chi nois apamus fatu, chi bois apazis/apais fatu, chi issos apant fatu;
- Condizionale presente: deo dia faghere, deu emu a fai, tue dias faghere, isse diat faghere, nois diamus faghere, bois diazis/diais faghere, issos diant faghere;
- Condizionale passato: deo dia aere fatu, tue dias aere fatu, isse diat aere fatu, nois diamus aere fatu, bois diazis/diais aere fatu, issos diant aere fatu;
- Gerundio presente: faghende, fadendi, faendi, fendi;
- Gerundio passato: aende fatu;
Numeri
Unu, duos/camp.duus, dus, tres/camp.tres, bator/bàtoro/camp.cuatru, chimbe/camp.cincu, ses/camp.ses, sete/camp.seti, oto/camp.otu, noe/camp.noi, deghe/camp.dexi, ùndighi/camp.ùndixi, dòighi/camp.doxi, trèighi/camp.trexi, batòrdighi/camp.catòdixi, bìndighi/camp.cuìndixi, sèighi/camp.sexi, deghessete/camp.dexesseti, degheoto/camp.dexeotu, deghennoe/camp.dexennoi, binti/vinti, ..., trinta, baranta/camp.coranta, chimbanta/camp.cincuanta, sessanta; setanta; otanta; noranta/nobanta, chentu/camp.centu, dughentos/camp.duxentus, ..., milli, duamiza/camp.duamilla, ...; il numero "2" e le centinaia posseggono una forma maschile e una femminile (duos òmines, dus òminis (due uomini), duas fèminas (due donne), dughentos caddos, duxentus cuaddus (duecento cavalli), dughentas ebbas (log.), duxentus èguas (camp.)(duecento cavalle).
Giorni
Lunes/camp.lunis, martes/camp.martis, merculis/camp. mércuris, giòbia, chenàpura/chenàbara/camp.cenàbura/cenàbara, sàbadu/sàbadu/camp.sàbudu, dumìniga/domìniga/camp.domìnigu/domìgu;
Mesi
Bennarzu/jennarju/ghennarzu/ghennargiu/camp. gennaxu, frearzu/frearju/freargiu/camp.friaxu, marthu/martzu, mratzu, abrile/camp.abrili, arbili, maju, làmpadas, trìulas/camp. trìulas o argiolas, austu, cabidanni/camp. cabudanni, Santu Aìne/Santu Gaìni/camp.ladàmini, Sant'Andrìa/camp. anche donniasantu, Nadale/mes'e idas, mesi 'e Paskixedda;
Stagioni
Beranu, istìu/istadiale/camp.istadi, atunzu/atongiu, iberru/ierru;
Colori
Biancu/ant.arbu [bianco], nieddu [nero], ruju/arrùbiu [rosso], grogu [giallo], biaitu/asulu [blu], birde/birdi [verde], aranzu/color' 'e arangiu [arancione].
Vocabolario
Tabella di comparazione delle lingue neolatine:
Latino | Francese | Italiano | Spagnolo | Occitano | Catalano | Aragonese | Portoghese | Romeno | Sardo | Còrso | Friulano |
clave(m) | clé | chiave | llave | clau | clau | clau | chave | cheie | crae/i/jae (log.), crai (camp.) | chjave/chjavi | clâf |
nocte(m) | nuit | notte | noche | nuèit/nuèch | nit | nueit | noite | noapte | note/noti (camp.) | notte/notti | gnot |
cantare | chanter | cantare | cantar | cantar | cantar | cantar | cantar | cânta | cantare/cantai (camp.) | cantà | cjantâ |
capra(m) | chèvre | capra | cabra | cabra | cabra | craba | cabra | capra | cabra/craba/crapa | capra | cjavre |
lingua(m) | langue | lingua | lengua | lenga' | llengua | luenga | língua | limbă | limba (log.)/lìngua (camp.) | lingua | lenghe |
platea(m) | place | piazza | plaza | plaça | plaça | plaza | praça | piaţă | pratha/pratza (camp.) | piazza | place |
ponte(m) | pont | ponte | puente | pònt | pont | puent | ponte | pod' | ponte/ponti (camp.) | ponte/ponti | puint |
ecclesia(m) | église | chiesa | iglesia | glèisa | església | ilesia | igreja | biserică | cheja/cheia/creia/crèsia (camp.) | ghjesgia | glesie |
hospitale(m) | hôpital | ospedale | hospital | espital | hospital | hespital | hospital | spital | ispidale/spidali (camp.) | spedale/uspidali | ospedâl |
caseu(m) lat.volg.formaticu(m) |
fromage | formaggio/cacio | queso | formatge | formatge | formache/queso | queijo | brânză/caş | casu | casgiu | formadi |
Alcuni vocaboli nella lingua sarda ed in quelle alloglotte della Sardegna
Italiano | Sardo logudorese | Sardo campidanese | Gallurese | Sassarese | Algherese | Tabarchino |
---|---|---|---|---|---|---|
la terra | sa terra | sa terra | la tarra | la terra | la terra | a têra |
il cielo | su chelu | su celu/xelu | lu celu | lu zelu,cast.: lu gelu | lo cel | u sé |
l'acqua | s'abba | s'accua/s'abba | l'ea | l'eba | l'algua | l'aegua |
il fuoco | su fogu | su fògu | lu focu | lu fogu | lo foc | u fogu |
l'uomo | s'omine | s'omini | l'omu | l'ommu | l'home | l'omu |
la donna | sa femmina | sa femmina | la fèmina | la fémmina | la dona | a dona |
mangiare | mandigare | pappai | manghjà | magnà | menjar | mangiâ |
bere | buffare | buffai | bì | bì | beure | beive |
grande | mannu | mannu | mannu/grendi/grandi | mannu | gran | grande |
piccolo | minore | cinu/pitticcu | minori/picculu | minori | petit | piccin |
il burro | butidu | butirru | butirru/buttirru | butirru/burru | butiru | buru |
il mare | su mare | su mari | lu mari | lu mari | lo mar | u mô |
il giorno | sa die | sa dii/sa dì | la dì | la dì | lo dia | u giurnu |
la notte | sa notte | sa notti | la notti | la notti | la nit | a néùtte |
la scimmia | sa ìssimmia/muninca/martinicca | sa martinicca/mantenica | la municca | la muninca/scimmia | la muninca | a scimia |
il cavallo | su caddu | su cuaddu | lu cabaddu | lu cabaddu | lo cavall | u cavallu |
la pecora | sa berbeche/s'arveghe | sa brebei | la pècura | la pégura | l'ovella | a pëgua |
il fiore | su fiore/frore | su frori | lu fiori | lu fiori | la flor | a sciùa |
la macchia | sa macula/mantza | sa maguglia/mancia | la tacca | la mancia/maccia | la taca | a maccia |
la testa | sa conca | sa conca | lu capu | lu cabbu | lo cap | a tésta |
la finestra | sa bentana | sa ventana | lu balconi | lu balchoni | la finestra | u barcùn |
la porta | sa jànna/gianna | sa genna/ghenna | la ghjanna/gianna | la jànna | la porta | a porta |
il tavolo | sa mesa | sa mesa | la banca | la banca/mesa | la taula | a tòa |
il piatto | su piattu | su prattu | lu piattu | lu piattu | lo plat | u tundu |
lo stagno | s'istaniu | su stangiu/staini | lu stagnu | lu stagnu/istagnu | l'estany | u stagnu |
il lago | su lagu | su lagu | lu lagu | lu lagu | lo llac | u lagu/lògu |
un arancio | un'aranzu | un'arangiu | un aranciu | un aranzu,cast.: un aranciu | una taronja | un çetrùn |
la scarpa | s'iscarpa | sa crapitta/sabàta/su sapàtu | la botta | la botta | la sabata | a scarpa/scòrpa |
la zanzara | sa tintula | su sentzulu/sintzulu | la zinzula | la zinzura/tintula | la tíntula | a sinsòa |
la mosca | sa musca | sa musca | la musca | la mòsca, cast.: la mushca | la mosca | a musca |
la luce | sa lughe/luche | sa luxi/lughi | la luci | la luzi/lugi | la llumera | a lüxe |
il buio | su bugiu | su buju /su scuriu | lu bughju | lu buggiu,cast.: lu bughju | la obscurigor | scuur |
un'unghia | un'ùngia/ungra | un'unga | un'ugna | un'ugna | una ungla | un'ùngia |
la lepre | sa lèppere | sa lèpiri/lèpuri/lèpori | lu lèparu | lu lèpparu | la llebre | a léve |
la volpe | su matzone | su margiani/mariane | lu maccioni | lu mazzoni,mqccioni | lo matxoni | a vurpe |
il ghiaccio | su ghiazzu/astragu/itìa | su ghiacciu | lu ghjacciu | lu ghiacciu | lo guiatxo | u ghiacciu |
il cioccolato | su tzoculate | su cioccolatu | lu cioccolatu | lu ciocculatu | la xocolata | a ciculata |
la valle | sa 'adde | sa baddi | la vaddi | la baddi/vaddi | la vall | a valle |
il monte | su monte | su monti | lu monti | lu monti | lo mont | u munte |
il fiume | su riu/frumene | su frumini/riu | lu riu | lu riu | lo riu | u riu |
il bambino/ragazzo | su pitzinnu/piseddu | su pippiu/piccioccu | lu steddu | lu pizzinnu/piccinnu | lo minyó | u figgeu |
il neonato | sa criadura | su nennu/ddeddu | la criatura/stiducciu | la criaddura/piccinneddu | la criadura | u piccin |
il sindaco | su mere/su sindigu | su sindigu | lu sindacu | lu sindagu | lo síndic | u scindegu |
l'auto | su carru/sa macchina | su carru/s'auto | la vittura/la macchina | la macchina/la vèttura/l'automobile | la màquina/l'automòbil | a vétüa/a machina |
la nave | sa nae/su vapòre | sa navi | la nai | la nabi | la nau | a nòve/vapùre |
la casa | sa domo | sa domu | la casa | la casa | la casa | a câ |
palazzo | palatu | palàtzu | palazzu | parazzu | palau | palàssiu |
spavento | assùstu/assucconu | atzicchidu | assùstu/scalmentu | assùstu/cast.assucunadda | assusto | resôtu |
lamento | mèmula/irtzoddiu | scramiu | lamentu/tunchju | lamentu/cast.mimula | llamenta | lamentu |
ragionare | arresonare/arresgionare | arrexonai | rasghjunà | rasgiunà | arraonar | rajiunò |
parlare | faeddare/faveddare | fueddai | faiddà | fabiddà | parlàr | parlà |
correre | currere | curriri | currì | currì | corrir | caminò a gambe |
cinghiale | porcrabu/sirbone | sirboni | polcarvu | porcarvu | porc-crabu | cinghiole |
serpente | terpe/terpente | tzerpenti/colovru | salpi | saipenti | serpent | serpente |
adesso/ora | como | immoi | abà | abà | arà | aùa |
io | deo/dego/ego/jeo/eo | deu/ceo | eu | eu | jo | mì |
camminare | ambulare/camminare | camminai | caminà | caminà | caminar | camminò |
nostalgia | saudade | saudadi | nostalghja | nostalgia | nostàlgia | nustalgia |
I mesi
Italiano | Sardo logudorese | Sardo campidanese | Gallurese | Sassarese | Algherese | Tabarchino |
---|---|---|---|---|---|---|
Gennaio | Bennàrzu/Jannarju | Gennargiu | Ghjnnaghju | Ginnagiu | Gener | Zenò |
Febbraio | Friarzu/Frearju | Friargiu | Friagghju | Fribagiu | Febrer | Frevò |
Marzo | Martu | Martzu | Malzu | Marzu | Març | Mòrsu/Marsu |
Aprile | Abrìle/Aprìle | Abrìli | Abrili | Abriri | Abrìl | Arvì |
Maggio | Màju | Màju | Magghju | Maggiu | Maig | Mazu |
Giugno | Làmpadas | Làmpadas | Ghjugnu | Giugnu | Juny | Zugnu |
Luglio | Trìulas/Trìbulas | Argiolas | Luddu | Lugliu | Juliol | Luggiu |
Agosto | Austu/Agustu | Austu | Austu | Aosthu | Agost | Austu |
Settembre | Cabidanni/Capidanne | Cabudanni | Sittembri | Settembre | Cavidani/Setembre | Settembre |
Ottobre | Santu 'Aìne/Santu Gabìne | Ladamini | Uttobri | Ottobre | Octubre | Ottobri |
Novembre | Sant'Andria | Onniasantu | Nùembri | Nubembri | Sant'Andria/Novembre | Nuvembre |
Dicembre | Nadale | Idas/Paschixedda | Dicembri | Dizembri | Nadal/Desembre | Dejèmbre |
Nota:
Il gallurese ed il sassarese possono seguire sia la forma derivante dal sardo (làmpata/làmpada, agliola/triura, austu/aosthu, capidannu/cabidanni, santi Gaini/santu Aini, sant'Andria, natali/naddari) sia quella di base italo-còrsa (ghjugnu/giugnu, luddu/lugliu, austu/aosthu, sittembri/settembre, uttobri/ottobre, nùembri/nubembri e dicembri/dizembri).
Lessico
Nel presente paragrafo si elenca, senza alcuna pretesa di esaustività in merito, parte di quella mèsse lessicale facente parte sia del substrato, che dei vari superstrati.
Substrato paleosardo o nuragico
- GON- → Gonone, Gologone, Goni, Gonnesa, Gonnosnò (altura, collina, montagna, cfr. greco eolico gonnos 'colle')
- NUR-/'UR- → ant. nurake → nuraghe /camp. nuraxi, Nurra, Nora, NUG= NURACHE (mucchio cavo, ammasso), Noragugume
- NUG: Nug-or; Nug-ulvi (cfr. slavo nogà 'piede'; sia Nuoro che Nulvi sono località ai piedi di un monte)
- ASU-, BON-,
GAL → Gallura ant. Gallula, Garteddì (Galtellì), Galilenses, Galile
- GEN-, GES- → Gesturi
- GOL-/'OL → Gollei, Ollollai, Parti Olla (Parteolla), golostri/golostru/golóstiche/ golóstise/golóstiu/golósti/'olosti (agrifoglio, si confronti lo slavo ostrь 'spinoso'; il basco "gorosti", a cui si associa, è d'origine oscura e probabilmente paleoeuropea, cfr. infatti greco kélastros 'agrifoglio')
- EKA-, KI-, KUR-,
KAL/KAR- → Karalis → ant. Calaris (Cagliari), Carale, Calallai
- ENI → ogl. eni ('albero del tasso', cfr. albanese enjë "albero del tasso");
- MAS-, TUR-, MERRE (luogo sacro) → Macumere (Macomer);
- GUS → Gusana, (cfr. balcanico ricostruito *gusa 'gola')
giara (altopiano), muvara/muvrone (muflone), camp. toneri (tacco, torrione), garroppu (canyon), mintza (sorgente), chessa (lentischio)
- THA-/THE-/THI-/TZI (articolo) → thilipirche (cavalletta), thinthula/thithula (zanzara), thilicugu (geco), thiligherta (art.+ lucertola), tzinibiri (art.+ ginepro), thinniga/tzinniga (stipa tenacissima), thirulia (nibbio);
Origine punica
- ZIBBIR → camp. tzìpiri (rosmarino)
- SIKKIRIÁ → camp. tzikirìa (aneto)
- MS' → camp. mitza/'itza (scaturigine, fonte)
- MAQOM-HADAS → Magomadas (luogo nuovo)
- MAQOM-EL?/MERRE? → Macumere (Macomer)
- TAM-EL → Tumoele, Tamuli (luogo sacro);
Origine latina
- ACCITUS → ant.kita → chida/cida (settimana, derivata dai turni settimanali delle guardie giudicali)
- ACETU(M) → ant. aketu>aghedu/achetu/camp.axedu (aceto)
- ACIARIU(M) → atharzu/atzarzu/atzargiu/camp.atzarju (acciaio)
- ACINA → ant. akina/aghina/camp.axina (uva)
- ACRU(M) → agru, argu (aspro, acido)
- ACUS → agu (ago)
- AERA → aèra/camp.àiri
- AGNONE → anzone/camp. angioni (agnello)
- AGRESTIS → areste/camp. aresti (selvatico)
- ALBU(M) → ant. albu>arbu (bianco)
- ALGA → arga/àliga (alga, spazzatura)
- ALTU(M) → artu (alto)
- AMICU(M) → ant.amicu → amigu (amico)
- ANGELU(M) → anghelu/ànjulu (angelo)
- AQUA(M) → abba/camp.àcua, akua (acqua)
- AQUILA(M) → ave/àbbile/camp.àkili, àchili (aquila)
- ARBORE(M) → arbore/arvore/camp.àrburi (albero)
- ASINUS → àinu (asino)
- ASPARAGUS → isparau/camp.sparau (asparago)
- AUGUSTUS → austu (agosto)
- AVIA → jaja, yaya (nonna, cfr. avo, ava)
- BABBUS → babbu (padre, babbo)
- BASIUM → basu, bàsidu (bacio)
- BERBECE → ant. berbeke → berbeghe/camp.brebei (pecora)
- BONUS → bonu (buono)
- BOVE(M) → boe/camp.boi (bue)
- BUCCA → bucca, buca (bocca)
- BURRICUS → burricu (asino)
- CABALLUS → ant. cavallu/caballu → caddu/cabaddu/camp.cuaddu (cavallo)
- CANE(M) → cane/camp.cani (cane)
- CAPPELLUS → cappeddu, capeddu (cappello)
- CAPRA(M) → cabra/camp. craba (capra)
- CARNE → carre/camp.carri (carne, in quanto tessuto vivo)
- CARRU(M) → carru (carro)
- CASEUS → casu (formaggio)
- CASTANEA → ant.castanja → castanza/camp.castanja (castagna)
- CATTU(M) → gatu (gatto)
- CENA PURA → chenapura/camp.cenàbara (venerdì)
- CENTUM → chentu/camp.centu (cento)
- CIBARIUS → civràxiu, civraxu (tipico pane sardo)
- CINQUE → chimbe/camp.cincu (cinque)
- CIPULLA → chibudda/camp.cibudda (cipolla)
- CIRCARE → chircare/circai (cercare)
- CLARU(M) → craru (chiaro)
- COCINA → ant.cokina → coghina/camp.coxina (cucina)
- COELU(M) → chelu/camp.celu (cielo)
- COLUBER → colovra/caloru, caboru (biscia)
- CONCHA → conca (testa)
- CONIUGARE → cojuare/camp.coyai (sposare)
- CONSILIU(M) → ant.consiliu → cunsizzu/camp.cunsillu (consiglio)
- COOPERCULU(M) → cropettore/cobercu (coperchio)
- CORIU(M) → corzu/corju/corgiu, croxu (cuoio)
- CORTEX → ant. gortike/borticlu → ortighe/ortiju/ortigu (scorza del sughero)
- COXA(M) → cossa/camp.cosça (coscia)
- CRAS → cras, crasi (domani)
- CREATIONE(M) → criatura/criathone/camp.criadura (creatura)
- CRUCE(M) → ant. cruke/ruke → rughe/camp.gruxi (croce)
- CULPA(M) → curpa (colpa)
- DECE → ant.deke → deghe/camp.dexi (dieci)
- DEORSUM → josso, jossu (giù)
- DIANA → jana (fata)
- DIE → die/camp.dì, dii (giorno)
- DOMO/DOMUS → domo/camp.domu (casa)
- ECCLESIA → ant. clesia → crèsia/creia (chiesa)
- ECCU MODO/QUOMO(DO) → còmo, imoi (adesso)
- ECCU MENTE/QUOMO(DO) MENTE → còmente/comenti (come)
- EGO → ant.ego → deo/eo/jeo/camp.deu (io)
- EPISCOPUS → ant. piscopu → pìscamu (vescovo)
- EQUA(M) → ebba/camp.ègua (giumenta)
- ERICIUS → eritu (riccio)
- ETIAM → eja (sì)
- EX-CITARE → ischidare/camp.scidai (svegliare)
- FABA(M) → ava/faa (fava)
- FABULARI → faeddare/foeddare/camp.fueddai (parlare)
- FACERE → ant. fakere → faghere/camp. fai (fare)
- FALCE(M) → ant.falke → farche/camp.farci (falce)
- FEBRUARIU(M) → ant. frearju → frearzu/frearju/camp.friarju (febbraio)
- FEMINA → fèmina (donna)
- FILIU(M) → ant. filiu/fiju/figiu → fizu/figiu/camp.fillu (figlio)
- FLORE(M) → frore/camp.frori (fiore)
- FLUMEN → ant.flume → frumen/camp.frùmini (fiume)
- FOCU(M) → ant. focu → fogu (fuoco)
- FOENICULU(M) → ant.fenuclu → fenugru/camp.fenugu (finocchio)
- FOLIA → fozza/camp.folla (foglia)
- FRATER → frade/camp.fradi (fratello)
- FUNE(M) → fune/camp.funi
- GELICIDIU(M) → ghilighia/camp.cilixia (gelo, brina)
- GENERU(M)→ gheneru/camp.gèneru (genero)
- GENUCULUM → inucru/genugu (ginocchio)
- GLAREA → giarra (ghiaia)
- GRAVIS → grae/camp.grai (pesante)
- GUADU → ant.badu/vadu → badu/camp.bau (guado)
- HABERE → àere/camp.ai (avere)
- HOC ANNO → ocannu (quest'anno)
- HODIE → oe/oje/camp.oi (oggi)
- HOMINE(M) → òmine/camp.òmini (uomo)
- HORTU(M) → ortu (orto)
- IANUARIUS → ant. jannarju>bennarzu/ghennarzu/camp. gennarju (gennaio)
- IANUA → janna/genna (porta)
- ILEX → ant.elike → elighe/camp.ìlixi (leccio)
- IMMO → emmo (sì)
- IN HOC → ant. inòke → inòghe/camp.innoi (qui)
- INFERNU(M) → inferru (inferno)
- I(N)SULA → ìsula/iscra (isola)
- IENARIU(M) → ant. jennariu → bennarzu/jennarju/ghennarzu/ghennargiu/camp.gennarju (gennaio)
- INIBI → inìe, innia (là)
- IOHANNES → Juanne/Zuanne/camp.Juanni (Giovanni)
- IOVIA → jovia/jòbia (giovedì)
- IPSU(M) → su (il)
- IUDICE(M) → ant. iudike → juighe/zuighe (giudice)
- IUNCU(M) → ant. juncu → zuncu/juncu/juncu (giunco)
- IUNIPERUS → ghiniperu/camp.tzinnìbiri (ginepro)
- IUSTITIA → ant. justithia/justizia → justìtzia/zustissia (giustizia)
- LABRA → lavra/lara (labbra)
- LACERTA → thiligherta/camp.calixerta, caluxèrtula (lucertola)
- LARGU(M) → largu (largo)
- LATER → camp. làdiri (mattone crudo)
- LIGNA → linna (legna)
- LINGERE → lìnghere/camp.lingi (leccare)
- LINGUA(M) → limba/camp.lìngua (lingua)
- LOCU(M) → ant. locu → logu (luogo)
- LUTU(M) → ludu (fango)
- LUX → lughe/camp.luxi (luce)
- MACCUS → macu (matto)
- MAGISTRU(M) → maistu (maestro)
- MAGNUS → mannu (grande)
- MALUS → malu (cattivo)
- MANUS → manu (mano)
- MARTELLUS → martzeddu (martello)
- MERIDIES → merie, merì (pomeriggio)
- META → meda (molto)
- MULIER → muzere/camp.mulleri (moglie)
- NARRARE → nàrrere, nai (dire)
- NEMO → nemos (nessuno)
- NIX → nie/camp.nii (neve)
- NUBE(M) → nue/camp.nui (nuvola)
- NUCE → ant. nuke → nughe/camp. nuxi (noce)
- OCCIDERE → ochidere, bochire/camp. bociri, bocì (uccidere)
- OC(U)LU(M) → ogru/oju/ocru/camp.ogu (occhio)
- OLEASTER → ozzastru/camp.ollastu (olivastro)
- OLEUM → oliu → ògiu/ozu/camp.ollu (olio)
- OLIVA → olia (oliva)
- ORIC(U)LA(M) → ant.oricla → origra/orija/oricra/camp.origa (orecchio)
- OVU(M) → ou(uovo)
- PACE → ant.pake →paghe/camp.paxi (pace)
- PALATIUM → palathu/camp.palàtziu, palatzu (palazzo)
- PALEA → paza/camp.palla, balla (paglia)
- PANE(M) → pane/camp.pani
- PAPPARE → camp.pappai, papai (mangiare)
- PARABOLA → paràula (parola)
- PAUCUS → pagu (poco)
- PECUS → pegus (capo di bestiame)
- PEDIS → pede/camp.pei (piede)
- PEIUS → pejus/camp.peus (peggio)
- PELLE(M) → pedde/camp.peddi (pelle)
- PERSICUS → pèrsighe/camp.prèssiu (pesca, pesco)
- PETRA(M) → pedra/preda/camp.perda (pietra)
- PETTIA(M) → petha/petza (carne)
- PILUS → pilu (pelo), pilus (capelli)
- PIPER → pìbere/camp.pìbiri (pepe)
- PISCARE → piscare/camp.piscai (pescare)
- PISCE(M) → pische/camp.pisci (pesce)
- PISINNUS → pitzinnu (bambino, giovane, ragazzo)
- PISUS → pisu (seme)
- PLATEA → pratha/pratza (piazza)
- PLACERE → piaghere/camp.praxi (piacere)
- PLANGERE → pranghere/camp.prangi (piangere)
- PLENU(M) → prenu (pieno)
- PLUS → prus (più)
- POLYPUS → purpu, prupu (polpo)
- POPULUS → pòpulu (popolo)
- PORCU(M) → porcu, procu (maiale)
- POST → pustis (dopo)
- PULLUS → puddu (pollo)
- PUPILLA → pobidda, pubidda (moglie)
- PUTEUS → puthu/putzu (pozzo)
- QUANDO → cando/camp.candu (quando)
- QUATTUOR → battor/camp. cuàturu, cuatru (quattro)
- QUERCUS → chercu (quercia)
- QUID DEUS? → ite/ita? (che?, che cosa?)
- RADIUS → raju, arrayu (raggio)
- RAMU(M) → ramu/camp.arramu (ramo)
- REGNU → rennu/camp.urrennu (regno)
- RIVUS → ant. ribu → arriu (fiume)
- ROSMARINUS → rammasinu/arromasinu (rosmarino)
- RUBEU(M) → ant. rubiu → ruju/camp.arrùbiu (rosso)
- SALIX → salighe, sàlixi (salice)
- SANGUEN → samben/camp.sànguni (sangue)
- SAPA(M) → saba (sapa, vino cotto)
- SCALA → iscala/camp.scala (scala)
- SCHOLA(M) → iscola/camp.scola (scuola)
- SCIRE → ischire/camp.sciri (sapere)
- SCRIBERE → iscrier/camp.scriri (scrivere)
- SECUS → dae segus, a-i segus (dopo)
- SERO → sero/ (ant. camp.) seru (sera)
- SINE CUM → chene, kena (senza)
- SOLE(M) → sole/camp.soli (sole)
- SOROR → sorre/camp.sorri (sorella)
- SPICA(M) → ispiga/camp.spiga (spiga)
- STARE → istare/camp.stai (stare)
- STRINCTU(M) → strintu (stretto)
- SUBERU → suerzu/camp.suerju (quercia da sughero)
- SULPHUR → zurfuru, tzùrfuru, tzrùfuru (zolfo)
- SURDU(M) → surdu (sordo)
- TEGULA → tèula (tegola)
- TEMPUS → tèmpus (tempo)
- THIUS → thiu/tziu (zio)
- TRITICUM → nuor.trìdicu/ camp. trigu (grano)
- UMBRA → umbra (ombra)
- UNDA → unda (onda)
- UNG(U)LA(M) → ungra/camp.unga (unghia)
- VACCA → baca (vacca)
- VALLIS → badde/baddi (valle)
- VENTU(M) → bentu (vento)
- VERBU(M) → berbu (verbo, parola)
- VESPA(M) → ghespe/bespe/camp.espi (vespa)
- VECLUS(AGG.) → betzu/camp.bècciu, bèciu (vecchio)
- VECLUS(S) → ant. veclu → begru, begu (legno vecchio)
- VIA → bia (via)
- VICINUS → ant. ikinu → bighinu/camp.bixinu (vicino)
- VIDERE → bidere/camp.biri (vedere)
- VILLA → ant. villa → billa → bidda (paese)
- VINEA(M) → binza/camp.binja (vigna)
- VINU(M) → binu (vino)
- VOCE → ant. voke/boke → boghe/camp.boxi (voce)
- ZINZALA → thinthula/tzintzula, sìntzulu (zanzara);
Origine bizantina/greca
- KONTAKION → ant. condake → condaghe/camp. cundaxi (raccolta di atti)
- Λουχὶα → ant. Lukìa → Lughìa, Luxia (Lucia)
- NAKE → annaccare (cullare)
- σαραχηνός → theraccu, tzeracu (servo)
- Στέφανε → Istevane, Stèvini (Stefano)
- FLASTIMAO → frastimare/camp.frastimai (bestemmiare)
- KAVURAS (granchio) → camp.kavuru
- KASKO → cascare (sbadigliare)
Origine catalana
- AIXÌ → camp.aici (così)
- ARREU → arreu (di continuo)
- BANDOLER → banduleri
- BARBER → barberi (barbiere)
- BARRAR → abbarrare
- BLAU → camp.brau (blu)
- BURUMBALLA → burrumballa (segatura, truciolame, per est. cianfrusaglia)
- BUTXACA → busciacca/camp.bucciaca (tasca, borsa)
- CADIRA / CARÍA (vocabolo ancor presente in algherese) → camp.cadira, cariga (sedia); Caría (cognome sardo)
- CALAIX → camp.carasciu o calasciu (cassetto)
- CARRER → carrera/carrela (via)
- CULLERA → nuor.cullera/camp.cullera (cucchiaio)
- DESCLAVAMENT → scravamentu (deposizione di Cristo dalla croce)
- ESTIU → istiu (estate)
- FERRER → ferreri (fabbro)
- GOIGS → camp.goccius/log.gotzos (composizioni poetiche sacre)
- GROC → grogu (giallo)
- ENHORABONA! → innorabona! (in buon'ora!)
- ENHORAMALA! → innoromala! (in mal'ora!)
- ESTIMAR → istimare, stimai (amare, stimare)
- JUTGE → camp.jugi/log.zuzze (giudice)
- LLEIG → camp.léggiu/log.lezzu (brutto)
- MATEIX → matessi (stesso)
- MITJA → mìgia (calza)
- MOCADOR → mucadore/camp.mucadori (fazzoletto)
- ORELLETA → orilletas (dolci fritti)
- PUNXA → camp.punça/log.puntza (chiodo)
- RATAPINYADA → camp.arratapinnata o ratapignata (pipistrello)
- RETAULE → arretàulu (retablo, tavola dipinta)
- SABATA → camp.sabata o sapàtu (scarpa)
- SABATER → sabateri (calzolaio)
- SEU → camp.seu (cattedrale, sede)
- SINDRIA → sìndria (anguria)
- TANCAR → tancare/camp.tancai (chiudere)
- TINTER → tinteri (calamaio)
- ULLERES → camp.ulleras (occhiali)
Origine spagnola
- ACABAR → log.acabare/camp.acabai (finire, smettere)
- ADIOS → adiosu (addio)
- APOSENTO → aposentu (camera da letto)
- ASUSTAR → log.assustare,assustrare/Camp.assustrai, ma é piú diffuso atziccài (spaventare) che a sua volta viene dallo spagnolo ACHICAR
- AZUL → camp.asulu (azzurro)
- BARATO → baratu (economico)
- BARRACHEL → log.barratzellu/camp.barracellu (guardia campestre)
- BISBE → obispu (spagn. obispo) (vescovo)
- BUSCAR → buscare/Camp.buscai (prendere, cercare)
- CALIENTE → log.caènte/camp.callenti (caldo)
- CALENTURA → callentura (febbre)
- CARA → cara (faccia)
- CERRAR → serrare/serrai (chiudere)
- CHE (esclamazione di sorpresa usata in Argentina e nella zona di Valencia) → cé (esclamazione di sorpresa usata in Sardegna)
- CUCHARA → log. còcciari (cucchiaio),camp. coccerinu (cucchiaino) cocciaroni (cucchiaio grande)
- DE BALDE → de badas (inutilmente)
- ESCARMENTAR → log.iscalmentare,iscrammentare/camp.scramentai (desistere da un'azione a seguito di un'esperienza negativa)
- FEO → feu (brutto) (solo nel logudorese settentrionale)
- GANA → gana (voglia)
- GOZOS → log.gosos(composizioni poetiche sacre)
- GRIFO → grifone, grifoni, (rubinetto)
- IAIO, IAIA → jaju, jaja (nonno, nonna)
- LUEGO → luegus (subito, fra poco)
- MANTA → manta (coperta)
- OJO → oju (occhio) (solo nel logudorese settentrionale)
- PLATA → prata (argento)
- POSADA → posada (luogo di ristoro)
- PUNTERA → puntera (puntura)
- TOMATE(s.m.) → tamata(s.f.)/camp.tomata(s.f.) (pomodoro)
- VENTANA → log.bentana, ventana/camp.fentana (finestra)
- USTED → log.bostè/camp.fosteio fustei,fustetti (lei, pronome di cortesia)
- ESPANTAR → ispantare (log.) spantai (camp.) (spaventare; in campidanese significa meravigliare)
- MIENTRAS → camp. mentras
- TAJA → tacca (pezzo)
- VERUNO/-A → perunu/-a (alcuno/-a)
- ARANCIO → arantzu/camp.arangiu
- AUTUNNO → attonzu/camp.atongiu
- BELLO/-A → bellu/-a
- BIANCO → biancu (ant. arbu, dal latino)
- CERTO/-A → tzertu/-a
- CINTA → tzinta
- CITTADE → ant. kittade → tzittade/camp.citadi/tzitadi (città)
- GENTE → zente/camp.genti
- INVECE → imbètzes/camp.imbecis
- MELCHIORRE → Mertziòro
- MILLE → milli
- OCCHIALI → otzales
- PARAULA → paraula (parola)
- SBAGLIO → irballu, isballiu, sbàlliu
- VECCIO → betzu/camp.becciu (vecchio)
- ZUCCHERO → thuccaru/tzuccaru, tzùcuru
Note
- ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
- ^ Cfr.:Sito della Provincia di Udine
- ^ Cfr. AA. VV. Calendario Atlante De Agostini 2008, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2007, p. 214
- ^ Cfr. il Sito ufficiale di ethnologue
- ^ Maurizio Virdis Plasticità costruttiva della frase sarda (e la posizione del soggetto)", Rivista de filologia romanica, 2000
- ^ United Nations Human Rights. Universal Declaration of Human Rights in Sardinian language.
- ^ Stima su un campione di 2715 interviste: Anna Oppo, Le lingue dei sardi
- ^ ...L'Alguer castillo fuerte bien murado / con frutales por tierra muy divinos / y por la mar coral fino eltremado / es ciudad de mas de mil vezinos...
- ^ Perché si parla catalano ad Alghero? - Corpus Oral de l'Alguerès
- ^ Storia della lingua sarda, vol. 3, a cura di Giorgia Ingrassia e Eduardo Blasco Ferrer
- ^ [...]Ciononostante le due opere dello Spano sono di straordinaria importanza, in quanto aprirono in Sardegna la discussione sul "problema della lingua sarda", quella che sarebbe dovuta essere la lingua unificata ed unificante, che si sarebbe dovuta imporre in tutta l'isola sulle particolarità dei singoli dialetti e suddialetti, la lingua della nazione sarda, con la quale la Sardegna intendeva inserirsi tra le altre nazioni europee, quelle che nell'Ottocento avevano già raggiunto o stavano per raggiungere la loro attuazione politica e culturale, compresa la nazione italiana. E proprio sulla falsariga di quanto era stato teorizzato ed anche attuato a favore della nazione italiana, che nell'Ottocento stava per portare a termine il processo di unificazione linguistica, elevando il dialetto fiorentino e toscano al ruolo di "lingua nazionale", chiamandolo "italiano illustre", anche in Sardegna l'auspicata "lingua nazionale sarda" fu denominata "sardo illustre". Massimo Pittau, Grammatica del sardo illustre, Nuoro, pp. 11-12
- ^ Marco Oggianu, Paradiso turistico o la lenta morte di un popolo?, su gfbv.it, 21 dicembre 2006. URL consultato il 24 febbraio 2008.
- ^ Lingua e musica in Sardegna - Sardegnamondo, su sardegnamondo.blog.tiscali.it.
- ^ La lingua sarda a rischio estinzione - Disterraus sardus, su emigratisardi.com.
- ^ I giudici della Cassazione: “Il sardo non è una vera lingua, è solamente un dialetto”. aMpI: “gravissimo attacco alla lingua del popolo sardo” - Il Minuto Notizie Mediterranee, su ilminuto.info.
- ^ Cosa, lis dolet? - Novas de s'Isportellu linguìsticu sovra-comunale de Planàrgia e Montiferru otzidentale (in risposta ad un articolo di Claudio Giovanardi, professore e direttore del dipartimento di italianistica)
- ^ Conferenza di Francesco Casula sulla Lingua sarda: sfatare i più diffusi pregiudizi sulla lingua sarda
- ^ La lingua sarda oggi: bilinguismo, problemi di identità culturale e realtà scolastica, Maurizio Virdis (Università di Cagliari), su francopiga.it.
- ^ Il ruolo della lingua sarda nelle scuole e nelle università sarde (Institut für Linguistik/Romanistik)
- ^ La Nuova Sardegna, 04/11/10, Per salvare i segni dell'identità - di Paolo Coretti
- ^ Ai docenti di sardo lezioni in italiano, Sardegna 24 - Cultura, su sardegna24.net.
- ^ Sardinian language use survey, su uoc.edu.
- ^ I mass media in Sardegna (Institut für Linguistik/Romanistik)
- ^ Sardinian in Italy (qualora si riscontrino problemi per la consultazione di suddetto documento, si selezioni List by languages, Sardinian, Sardinian in Italy), su uoc.edu.
- ^ Atlante delle lingue a rischio di estinzione, secondo L'UNESCO (in inglese)
- ^ UNESCO Red Book on Endagered Languages: Europe, su helsinki.fi.
- ^ Per esempio: quando si indica la lavatrice in sardo (nella varietà campidanese), si usa un adattamento della voce italiana: sa lavatrici; questo accade nonostante il verbo corrispondente per l'italiano "lavare", in sardo campidanese sia "sciacuai"; quindi la lavatrice sarebbe meglio traducibile come "sciacuadora".
- ^ La standardizzazione del sardo, oppure: quante lingue standard per il sardo? E quali? (Institut für Linguistik/Romanistik)
- ^ MIUR e limba sarda - ULS Alta Baronia
- ^ Sardaigne, su tlfq.ulaval.ca.
- ^ Il nazionalismo italiano mostra ancora una volta il suo volto feroce contro le minoranze linguistiche - R.Bolognesi, su bolognesu.wordpress.com.
- ^ LINGUA SARDA: CISL, TUTELARE LA SPECIALITA' DELL'ISOLA, su ulsaltabaronia.myblog.it.
- ^ Richiesta di estensione massima dei benefici previsti massimi dalla Carta Europea delle Lingue a sardo e friulano, su ulsaltabaronia.myblog.it.
- ^ Università contro spending review «Viene discriminato il sardo» - Sassari Notizie, su sassarinotizie.com.
- ^ Il consiglio regionale si sveglia sulla tutela della lingua sarda, su buongiornoalghero.it.
- ^ (CA) Alguer.it «Salviamo sardo e algherese in Parlamento», su notizie.alguer.it. URL consultato il 5 agosto 2012.
- ^ Il sardo è un dialetto? - Rossomori, su rossomori.net.
- ^ Jones, Sardinian Syntax, Routledge, 1993
- ^ Delibera della Giunta regionale del 26 giugno 2012.
- ^ Dicitura bilingue per lo stemma della Regione, in La Nuova Sardegna, 07 luglio 2012. URL consultato il 9 ottobre 2012.
Bibliografia
Testi essenziali
- Porru, Vincenzo. Nou Dizionariu Universali Sardu-Italianu. Casteddu: 1832
- Spano, Giovanni. Vocabolario Sardo-Italiano e Italiano-Sardo. Cagliari: 1851-1852.
- Wagner, Max Leopold. Fonetica storica del sardo. A cura di Giulio Paulis. Cagliari: 1984. (Traduzione di: Historische Lautlehre des Sardinischen, 1941).
- Wagner, Max Leopold. La lingua sarda. Storia, spirito e forma. Berna: 1950; ora a cura di Giulio Paulis. Nuoro: 1997.
- Wagner, Max Leopold. Dizionario Etimologico Sardo (DES). Heidelberg: Carl Winter, 1962 e Cagliari: Trois, 1989.
Francesco Casula, La Lingua sarda e l'insegnamento a scuola, Alfa editrice, Quartu Sant'Elena, 2010.
Testi di approfondimento
- Angioni, Giulio, Pane e formaggio e altre cose di Sardegna. Cagliari: Zonza, 2002.
- Angioni, Giulio, Tutti dicono Sardegna. Cagliari: EDeS, 1990.
- Areddu, Alberto G., Le origini albanesi della civiltà in Sardegna. Napoli: 2007.
- Blasco Ferrer, Eduardo. Pro domo. La cultura e la lingua sarda verso l'Europa (2 voll. e CD-Rom). Cagliari: Condaghes, 1998.
- Blasco Ferrer, Eduardo. Linguistica sarda. Storia, metodi, problemi. Cagliari: Condaghes, 2003.
- Bolognesi, Roberto. Heeringa, Wilbert. Sardegna tra tante lingue: il contatto linguistico in Sardegna dal Medioevo a oggi. Cagliari: Condaghes, 2005
- Cardia, Amos. S'italianu in Sardìnnia. Iskra, 2006.
- Cardia, Amos. Apedala dimòniu. I Sardi. Casteddu, 2002.
- Colomo, Salvatore (a cura di). Vocabularieddu Sardu-Italianu / Italianu-Sardu.
- Farina, Luigi. Vocabolario Nuorese-Italiano e Bocabolariu Sardu Nugoresu-Italianu.
- Jones, Michael Allan. Sintassi della lingua sarda (Sardinian Syntax), Cagliari: Condaghes, 2003.
- Lepori, Antonio. Vocabolario moderno sardo-italiano: 8400 vocaboli. Cagliari: CUEC, 1980.
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- Lepori, Antonio. Dizionario Italiano-Sardo Campidanese. Cagliari: Castello, 1988.
- Lepori, Antonio. Gramàtiga sarda po is campidanesus, Quartu S. Elena, C.R., 2001 (1.a edizione) e Dessì, 2007 (1.a ristampa).
- Lepori, Antonio. Stòria lestra de sa literadura sarda. De su Nascimentu a su segundu Otuxentus, Quartu S. Elena, C.R. 2005.
- Mameli, Francesco. Il logudorese e il gallurese. Villanova Monteleone (SS): Soter, 1998.
- Mercurio,Giuseppe. S’Allega Baroniesa. La Parlata del Sardo-Baroniese – Fonetica, Morfologia, Sintassi. Milano: Ghedini, 1997.
- Pili, Marcello. Novelle lanuseine: poesie, storia, lingua, economia della Sardegna. Ariccia: La sfinge 2004.
- Pira, Michelangelo. Sardegna tra due lingue. Cagliari: Della Torre, 1984.
- Pittau, Massimo. Grammatica del sardo-nuorese. Bologna: Patron, 1972.
- Pittau, Massimo. Grammatica della Lingua Sarda. Sassari: Delfino, 1991.
- Pittau, Massimo. Dizionario della lingua sarda: fraseologico ed etimologico. Cagliari: Gasperini, 2000/2003.
- Puddu, Mario. Ditzionàriu de sa limba e de sa cultura sarda. Cagliari: Condaghes, 2000.
- Rubattu, Antonino. Dizionario universale della lingua di Sardegna, Sassari: EDES, 2003.
- Rubattu, Antonino. Sardo, italiano, sassarese, gallurese, Sassari: EDES, 2003.
Voci correlate
Varianti della lingua sarda
Lingue alloglotte della Sardegna
Bilinguismo
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- (SC, IT) Su limbazu Mamujadinu - Mamujada.net
- ULS - Ufìtziu Limba Sarda de sa Provìntzia de Nùgoro
- Sito Internet Sportello Lingua Sarda Università di Cagliari
- Ichnussa, la biblioteca digitale della poesia sarda
- Max Leopold Wagner, La lingua sarda: Storia, spirito e forma, a cura di Giulio Paulis, Nuoro 1997 (1ª ed. 1950)
- "Limba Sarda Unificada; Sintesi delle Norme di base: ortografia, fonetica, morfologia, lessico" (pdf)
- Sa limba sarda
- Memorie in lingua sarda, interviste realizzate in sardo (sottotitolate in Italiano e Sardo) in tutti i comuni della Sardegna
Dizionari
- (IT, EN, SC) Ditzionàriu online - Dizionario della lingua sarda
- Dizionario universale della lingua di Sardegna - Antoninu Rubattu
- Bocabolariu Sardu nugoresu-Italianu , Italiano-Sardo nuorese - Luigi Farina
- (IT, SC) Dizionario gratuito Sardo Nuorese - Italiano
- Dizionario sardo-italiano
- Vocabolario italiano-sardo (Giovanni Spano) - Sardegna Digital Library, edizione originale Cagliari 1852
- Vocabolariu sardu-italianu (Giovanni Spano) - Sardegna Digital Library, edizione originale Cagliari 1852
Normative
- Legge regionale n. 26, del 15 ottobre 1997, "Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna"
- "Limba Sarda Comuna: Norme linguistiche di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta dell'Amministrazione regionale (pdf)
- Deliberazione n. 16/14 del 18.04.2006 "Limba Sarda Comuna. Adozione delle norme di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta in uscita dell'Amministrazione regionale" (pdf)
- (SC) Deliberatzione n. 16/14 de su 18.04.2006 "Limba Sarda Comuna: Adotzione de sas normas de referèntzia de caràtere isperimentale pro sa limba sarda iscrita in essida de s'Amministratzione regionale" (pdf)