I promessi sposi

romanzo di Alessandro Manzoni
Versione del 9 dic 2006 alle 09:26 di Perbeppo (discussione | contributi) (aggiunto contesto storico)
Lo stesso argomento in dettaglio: Alessandro Manzoni.

L'opera I promessi sposi di Alessandro Manzoni rientra nel genere del romanzo storico, ed è considerata tra i maggiori scritti della letteratura italiana.

La prima edizione dell'opera risale al 1821. Intitolata Fermo e Lucia, presentava personaggi ed episodi diversi dal racconto definitivo, ed era scritta in un miscuglio confuso di lingue e dialetti, tra lombardo, toscano, francese e anche latino. Una seconda edizione dell'opera (la cosiddetta Ventisettana) fu pubblicata da Manzoni nel 1827, con il titolo I promessi sposi, storia milanese del sec. XVII, scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni, e riscosse notevole successo. Manzoni non era, tuttavia, soddisfatto del risultato ottenuto, poiché ancora il linguaggio dell'opera era troppo legato alle sue origini lombarde. Nello stesso 1827 egli si recò, perciò, a Firenze, per risciacquare - come disse - i cenci in Arno, e sottoporre il suo romanzo ad un'ulteriore e più accurata revisione linguistica, ispirata al modello fiorentino. Tra il il 1840 e il 1842, Manzoni pubblicò quindi la terza ed ultima edizione de I promessi sposi, la cosiddetta Quarantana, cui oggi si fa normalmente riferimento.

Trama

I promessi sposi è composto di XXXVIII capitoli, e narra la travagliata storia di due giovani, Renzo (Lorenzo Tramaglino) e Lucia (Lucia Mondella), il cui matrimonio è ostacolato da un prepotente signore locale.

Contesto Storico

Nel '600 la Lombardia era soggetta alla dominazione spagnola dalla seconda metà del secolo precedente. Era stata, infatti, oggetto di contesa tra Francia e Spagna e, alla fine, aveva prevalso quest'ultima. Il territorio lombardo, allora, era un po' diverso da quello odierno: Bergamo e Brescia erano infatti sotto la Serenissima e, quando passò dagli Sforza alla Spagna, perse anche la Valtellina, Crema e il Canton Ticino. Al momento della pace di Cateau-Cambrésis, nel 1559, la Spagna possedeva sotto il proprio diretto dominio circa la metà del territorio italiano: Sardegna, Sicilia, il regno di Napoli e il ducato di Milano. Quest'ultimo era stato ottenuto nel 1526 con la pace di Madrid. In questi domini, privi di continuità territoriale, i sistemi di governo furono molto diversi. Così, mente i possedimenti nel meridione venivano governati da un viceré ciascuno, a Milano il supremo potere risiedeva nelle mani di un governatore. Qui continuò ad esistere il senato del tempo degli Sforza che aveva importanti poteri nell'ambito giudiziario e amministrativo. Il rappresentante del re di Spagna a Milano trovò molte limitazioni al proprio potere a causa di queste istituzioni già esistenti che vennero mantenute. In particolare il secondo magistrato del ducato, il gran Cancelliere, era il vero capo dell'amministrazione. Nonostante ciò il possedimento spagnolo in Lombardia non poté mai assumere una autonomia politica rispetto al re di Spagna e al suo governatore in loco. Sebbene già nel 1563 Filippo II avesse istituito a Madrid un supremo consiglio d'Italia, costituito da ministri spagnoli e da due napoletani, da un milanese e un siciliano, mancò nei vari stati dominati dalla Spagna un'unità di indirizzo politico, o meglio esso si ridusse ad una ugualmente spietata compressione fiscale, che finì col dissanguare totalmente i paesi sottoposti. Sotto il dominio spagnolo l'economia lombarda decadde irrimediabilmente: il carico fiscale divenne enorme, la stessa agricoltura declinò e comparve subito l'immancabile segno che accompagna ogni crisi economica, la diminuzione della popolazione. Questa tendenza era stata iniziata già sotto gli Sforza, poiché Milano era stata tagliata fuori dalle arterie commerciali principali, ma continuò ad aggravarsi sotto il dominio di una potenza anch'essa in crisi e in regresso. Corrosa dalla miseria, stretta nella morsa di ferro dell'assolutismo spagnolo e del terrore dell'inquisizione, la Lombardia spagnola perde il contatto con gli altri paesi d'Europa, si dispone anche spiritualmente nell'accademismo culturale proprio delle epoche di schiavitù e presenta una storia non più di positive energie di sviluppo bensì solo di selvagge esplosioni di folle abbruttite. Dal 1618 al 1648 l'Europa fu teatro di una delle guerre più sanguinose di tutta la sua storia. Quasi tutti gli stati ne furono coinvolti, anche se le zone di battaglia furono Germania e Italia, ma in Lombardia la popolazione subì anche le conseguenze dei combattimenti e la spaventosa peste bubbonica. In Italia il motivo del contendere fu la Valtellina, controllata dagli svizzeri, che aveva però anche un importante ruolo strategico per il movimento delle truppe spagnole verso il Ducato di Milano. Francia e Venezia volevano impedire il passaggio degli spagnoli, fomentando la rivolta nella Valtellina tra cattolici e protestanti (1620-1626). Gli spagnoli, però, riuscirono a calmare le acque. Gli Asburgo, inoltre nel 1630 inviarono truppe a sostegno di quelle spagnole, i Lanzichenecchi, per impedire la successione nel ducato del Monferrato di Carlo di Gonzaga, sostenuto dalla Francia e da Venezia. Sempre nel 1630 a Milano scoppiò un'epidemia di peste che costo la vita a circa sessantamila persone, la metà della popolazione di allora di Milano In Europa la guerra vedeva contrapposti due schieramenti: i cattolici (Impero Asburgico e Spagna) e protestanti (Germania, Danimarca, Svezia ed Inghilterra). La Francia, pur essendo cattolica, si schierò con il fronte protestante. Con la pace di Westfalia, nel 1648, gli Asburgo perdettero il loro ruolo predominante, e nel contempo l'Europa risultava distrutta, dalla crisi economica, dai combattimenti e anche dalla peste.


Personaggi

Don Abbondio

1. Tipo/ruolo: personaggio principale, può apparire come un aiutante dell’antagonista (Manzoni denuncia chi si piega al più forte) 2. Caratt. Socio-economiche: curato del paese, vocazione non spirituale ma di convenienza. 3. Psicologia: pavido ed egoista, “scansare tutti i contrasti e cedere a quelli che non può scansare” 4. Comportamento: D.A. è succube del suo tempo ,della sua epoca e delle ingiustizie presenti in essa;non riuscindo ad offrontarle tenta di scansarle,anche se inevitabilmente rimane travolto dalla vicenda


Perpetua

1. Tipo/ruolo: personaggio minore (Manzoni denuncia e richiama la sincerità, la genuinità) 2. Caratt. Socio-economiche: domestica di don Abbondio 3. Psicologia: pragmatica 4. Comportamento: sapeva ubbidire e comandare, tollerare e imporre, non sa mantenere i segreti,poichè ha un animo abbastanza semplice,e "rozzo".


Lorenzo Tramaglino

1. Tipo/ruolo: protagonista (Manzoni richiama e denuncia gli ingenui volenterosi) 2. Caratt. Socio-economiche: operaio tessile e contadino,condiz econ medie, orfano, fidanzato di Lucia 3. Psicologia: animo buono, valori morali semplici e onesti 4. Comportamento:in questo rmanzo renzo,o lorenzo è il vero e proprio protagonista,poichè compie un percorso di formazione,e per questo può essere definito come individuo


Lucia Mondella

1. Tipo/ruolo: protagonista, vittima (Manzoni richiama ai valori puri del cattolicesimo) 2. Caratt. Socio-economiche: tessitrice, orfana di padre vive con la madre Agnese, fidanzata di Renzo 3. Psicologia: timorata di dio, morale solida. 4. Comportamento: umile, riservato, pudico.Lucia infatti a differenza di lorenzo,appare come la perfezione,e svolge una funzione di "premio",per il percorso di formazione fatto da lorenzo.


Agnese

1. Tipo/ruolo: aiutante dei protagonisti (Manzoni richiama e denuncia i valori pragmatici e materni) 2. Caratt. Socio-economiche: tessitrice, madre di Lucia 3. Psicologia: pragmatica, sicura di se,dotata di furbizia “di paese” 4. Comportamento: materno, protettivo, impulsivo


Azzecca-garbugli

1. Tipo/ruolo: aiutante dell’antagonista (Manzoni condanna i sofisti arrivisti) 2. Caratt. Socio-economiche: avvocato trasandato 3. Psicologia: meschino 4. Comportamento: al servizio dei potenti, comicità di gesti e smorfie



Fra Cristoforo (Lodovico)

1. Tipo/ruolo: aiutante dei protagonisti, personaggio storico (Manzoni richiama ai valori ecclesiastici) 2. Caratt. Socio-economiche: padre cappuccino, di benestante famiglia di mercanti 3. Psicologia: irrequietezza interiore, disciplina d’umiltà, somma spiritualità religiosa 4. Comportamento: costante astinenza, autocontrollo, senso della giustizia


Don Rodrigo

1. Tipo/ruolo: antagonista, incapricciato di Lucia (Manzoni denuncia i prepotenti) 2. Caratt. Socio-economiche: nobiluomo 3. Psicologia: orgoglioso, maligno 4. Comportamento: prepotente, capriccioso, offensivo, sarcastico, violento


Griso

1. Tipo/ruolo: aiutante dell’antagonista (Manzoni denuncia la violenza gratuita) 2. Caratt. Socio-economiche: capo dei bravi 3. Psicologia: arrivista 4. Comportamento: prepotente, violento


Monaca di Monza (Gertrude)

1. Tipo/ruolo: aiutante della protagonista, poi dell’antagonista, personaggio storico (suor Maria Virginia de Leyva) (Manzoni denuncia la monacazione forzata) 2. Caratt. Socio-economiche: figlia di un potente signore di Milano, suora di clausura 3. Psicologia: debole, indecisa, ingenua, ambigua 4. Comportamento: autoritario, solenne, enigmatico


Conte zio

1. Tipo/ruolo: aiutante dell’antagonista (Manzoni denuncia la classe dei potenti e corrotti) 2. Caratt. Socio-economiche: potente rappresentante della famiglia, membro del Consiglio Segreto, zio del conte Attilio (cugino aiutante dell’antagonista don Rodrigo, cinico e amorale) 3. Psicologia: risoluto 4. Comportamento: serio, paternalistico, consapevole del suo potere


Innominato

1. Tipo/ruolo: aiutante dell’antagonista, poi dei protagonisti, personaggio storico (Mansoni auspica la conversione di tutti) 2. Caratt. Socio-economiche: nobile, potente fuorilegge 3. Psicologia: perfido, risoluto, inquieto, introspettivo, sensibile 4. Comportamento: violento, “aspro, dominante e ostile” (v.valle)


Oste

1. Tipo/ruolo: aiutante dell’antagonista (Manzoni denuncia mentalità cittadina) 2. Caratt. Socio-economiche: oste 3. Psicologia: opportunista, prudente, egoista 4. Comportamento: teso al proprio interesse e alla propria sicurezza


Bortolo

1. Tipo/ruolo: aiutante del protagonista (Manzoni richiama ai valori familiari) 2. Caratt. Socio-economiche: tessitore, cugino di Renzo 3. Psicologia: altruista 4. Comportamento: disponibile, pragmatico


Cardinale Federigo Borromeo

1. Tipo/ruolo: aiutante dei protagonisti, personaggio storico (Manzoni richiama ai puri di spirito) 2. Caratt. Socio-economiche: da facoltosa famiglia lombarda, arcivescovo di Milano 3. Psicologia: puro, sincero, pratico, felice 4. Comportamento: puro, umile, caritatevole, altruista, disponibile, pacato


Sarto

1. Tipo/ruolo: aiutante della protagonista (Manzoni richiama alla figura di uomo umile e buon cristiano) 2. Caratt. Socio-economiche: sarto 3. Psicologia: altruista 4. Comportamento: disponibile, goffo e imbarazzato


Donna Prassede

1. Tipo/ruolo: aiutante ambigua della protagonista (Manzoni denuncia il bigottismo dei ricchi) 2. Caratt. Socio-economiche: nobildonna milanese, moglie di don Ferrante 3. Psicologia: benefattrice bigotta, dalla carità e dalla morale malintesa, pregiudizi arroganti e autoritari 4. Comportamento: disponibile, autoritario, malizioso


Don Ferrante

1. Tipo/ruolo: aiutante della protagonista (Manzoni denuncia l’ottusa cultura erudita e accademica) 2. Caratt. Socio-economiche: uomo di cultura, marito di donna Prassede 3. Psicologia: ottuso 4. Comportamento: non comanda né ubbidisce, studia tutto il giorno con rabbia e compiacenza della moglie, professore di cavalleria, quotato consigliere su questioni d’onore

I dialoghi

Opera lirica

Versioni operistiche:

Cinema

Versioni cinematografiche:

Sceneggiati

Versioni televisive:

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