Poliziesco all'italiana

genere di film

Il poliziottesco, conosciuto anche come poliziesco all'italiana, è stato un genere cinematografico italiano in voga fra gli anni settanta e i primissimi anni ottanta del XX secolo, la cui tematica si basava generalmente su indagini poliziesche che prendevano sovente spunto da fatti di cronaca nera dell'epoca, sviluppandoli in chiave enfatica, spesso in senso critico, a volte demagogica o in taluni casi anche comica.

Tomás Milián in una scena del film Squadra volante di Stelvio Massi
Maurizio Merli in una scena del film Il cinico, l'infame, il violento di Umberto Lenzi

Origini

La genesi del poliziottesco è legata, principalmente, ad uno dei generi di maggior diffusione nel mondo cinematografico, cioè il poliziesco; il punto di partenza di questo percorso è dato, probabilmente, da un film di Carlo Lizzani del 1968: Banditi a Milano, con Tomas Milian nella parte di un commissario napoletano dalla colorita umanità e Gian Maria Volontè in quella del criminale, altri episodi che sono solitamente annoverati tra albori del genere possono essere considerati Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica del 1971 di Damiano Damiani, La polizia ringrazia di Stefano Vanzina e soprattutto con La polizia incrimina, la legge assolve di Enzo G. Castellari del 1973 che codificò definitivamente questo genere cinematografico.

Il poliziottesco italiano è pesantemente imparentato con alcuni omologhi statunitensi che presentavano figure di tutori della legge intransigenti, spesso violenti e immersi in una realtà urbana degradata come Serpico di Al Pacino, l'ispettore Callaghan di Clint Eastwood e il poliziotto 'Popeye' interpretato da Gene Hackman ne Il braccio violento della legge; in Italia il genere raggiungerà il suo apice con la figura del Commissario Betti, interpretato dal compianto Maurizio Merli, celebre soprattutto per la cosiddetta trilogia del commissario.

I registi che si sono distinti in questo genere furono soprattutto Enzo G. Castellari, Umberto Lenzi, Roberto Infascelli, Stelvio Massi, Marino Girolami, Domenico Paolella, Romolo Guerrieri, Fernando Di Leo e Steno (che nei poliziotteschi drammatici si firmava con il suo vero nome Stefano Vanzina e che diresse anche alcuni poliziotteschi comici).

Differenze con altri generi

La differenza stilistica tra il poliziottesco e il genere poliziesco/noir è da individuare nella predilezione per l'azione e la violenza, entrambe piuttosto spiccate ed esplicite; inoltre il titolo è quasi sempre riferito all'impressione che si tratti più di un film che narra di poliziotti e della loro aura di vendicatori, piuttosto che di film imperniati su indagini e con un finale rassicurante in cui la legge vince sulla delinquenza; scelta, quest'ultima, diffusa nei film a carattere poliziesco dell'epoca, anche se con alcune eccezioni.

Il poliziottesco talvolta appare come un sottogenere di commistione tra molti generi "adulti": il noir e l'horror, talvolta con un notevole apporto splatter (genere in auge in Italia già alla fine degli anni sessanta, mutuato da autori quali Mario Bava e Lucio Fulci), e una metamorfosi dello spaghetti-western, dal quale provengono registi e attori.
Quest'ultima si evince principalmente dalla "visione da Far West", della realtà metropolitana; la città è infatti il luogo principale nel quale vengono ambientati questi film.

Caratteristiche tipiche

Il poliziottesco rispecchiava le realtà metropolitane italiane degli anni settanta e diverse tematiche spesso ricorrenti in queste pellicole (criminalità organizzata, traffico d'armi, prostituzione, spaccio e consumo di droga) sono ancora oggi attuali.

Nonostante spesso la maggior parte di questi film siano politicamente intrisi di un notevole grado di qualunquismo, anche se non mancano caratterizzazioni di destra e di sinistra, il genere ha anche molti debiti col cosiddetto cinema di impegno civile italiano, portato alla ribalta da autori quali Damiano Damiani ed Elio Petri.

I protagonisti sono quasi sempre dei commissari di polizia sui generis che si sentono incompresi dai propri superiori, molto spesso anarcoidi ma essenzialmente onesti e spinti da una genuina generosità e innegabile dedizione al corpo anche se d'indole violenta e quasi sempre inclini ad utilizzare, per raggiungere i propri scopi, gli stessi metodi e ad abbassarsi allo stesso livello dei delinquenti (e dei terroristi) che insanguinavano le strade d'Italia negli Anni di piombo e che loro si proponevano di combattere.

Per nulla moralisti, questi commissari distinguono tra chi ruba per vivere e chi vuole creare deliberatamente un danno agli altri, arrivando in certi casi a tollerare i primi.

Altri protagonisti potevano essere invece normali cittadini che dopo esser stati vittime di qualche episodio criminoso (rapine, pestaggi, sequestri, omicidi di persone a loro care) ed aver toccato con mano le inefficienze e lentezze dell'ordinamento giuridico italiano (molto spesso accusato, in questi film, di essere troppo garantista con i criminali e troppo poco con le vittime) decidono di farsi giustizia da soli, diventando una sorta di vendicatori molte volte divenendo loro malgrado criminali essi stessi e perciò ricercati ed arrestati dalla polizia.

Poliziottesco comico

Dal successo di questi film nacque anche un filone comico, genericamente chiamato trash, cinema-spazzatura, nel quale spiccano due personaggi legati a due serie distinte: il delinquente dall'animo buono Sergio Marazzi (detto Er Monnezza) e il colorito poliziotto Nico Giraldi (detto Nico Er Pirata); i due personaggi, interpretati da Tomas Milian (e doppiati da Ferruccio Amendola), sono connotati da una forte carica romanesca.

Si annovera in questo filone comico una vena napoletana con il commissario Rizzo (detto Piedone), interpretato da Bud Spencer, tali film erano un incrocio tra la sceneggiata napoletana e l'action-movie.

Un poliziottesco comico da ricordare è La poliziotta diretto da Steno ed interpretato da Mariangela Melato.

Esiste anche un filone basato sulla figura della sexy-poliziotta (con protagonista Edwige Fenech), ma questo genere di film è stato annoverato nel filone della Commedia erotica all'italiana.

Critica

La critica italiana dell'epoca non ha mai amato il poliziottesco. Accusati di dare messaggi talvolta ambigui e reazionari, di fascismo, qualunquismo, alla critica dell'ordinamento giuridico e talvolta dell'apologia della giustizia spicciola ed immediata, questi film erano liquidati in poche righe e accusati di proporre sempre la stessa storia. Solo a partire dai primi anni 2000, grazie a riviste di genere come Nocturno e Cine 70, il genere è stato rivalutato, anche grazie al regista Quentin Tarantino, che ha più volte dichiarato il suo apprezzamento per questi film e questi registi.[1]

Iniziative di rivalutazione del genere

Nel 2006 venne lanciato il progetto cortomobile: un'Alfa Romeo 2000 del 1974, denominata appunto Cortomobile, rende omaggio al genere proiettando cortometraggi al suo interno in giro per l'Italia.[2]

Filmografia

Precursori

In ordine cronologico (elenco non esaustivo)

Poliziotteschi

in ordine cronologico, elenco non esaustivo

 
Un'immagine dal film La polizia sta a guardare di Roberto Infascelli
 
Un'immagine dal film Napoli violenta di Umberto Lenzi
 
Un'immagine dal film Roma a mano armata di Umberto Lenzi
File:Il cinico, l'infame, il violento.JPG
titoli di testa de Il cinico, l'infame, il violento di Umberto Lenzi
 
La Palermo di Da Corleone a Brooklyn di Umberto Lenzi

Poliziotteschi comici

Poliziotteschi tardi

Attori

Attrici

Registi

Stunts

Note

  1. ^ Valeria Gandus. Cine Revival: i B-Movie italiani degli anni settanta <<Panorama.it>>, 4 ottobre 2004
  2. ^ "Cortomobile, il cinema più piccolo del mondo" <<Fossano Mirabilia.com>>, 2009

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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