Marijuana

sostanza psicoattiva che si ottiene dalle infiorescenze essiccate delle piante femminili di canapa (cannabis)
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Foglie di Cannabis sativa
Fiore di Cannabis seccato

Il termine marijuana (in origine marihuana[1]) identifica le infiorescenze femminili essiccate delle piante di Cannabis appartenenti, preferibilmente ma non necessariamente, al genotipo THCAS (volgarmente "canapa indiana"). In tutte le varietà di canapa sono infatti contenute, in concentrazioni e proporzioni variabili, diverse sostanze psicoattive stupefacenti che rendono la pianta illegale in molti paesi, tra cui la principale è il Delta-9-tetraidrocannabinolo. Le varietà coltivate appositamente per produrre marijuana vengono selezionate per avere un maggiore contenuto di queste sostanze, mentre avviene il contrario per le varietà coltivabili legalmente, per le quali un limite a questo contenuto viene fissato per legge. Il materiale vegetale o i preparati che contengono in misura apprezzabile sostanze psicoattive sono considerate "droghe leggere", cioè sostanze psicotrope incapaci di creare dipendenza.

Nome

 
Infiorescenze di Cannabis

Marihuana era in origine il nome usato comunemente in Messico per indicare la varietà di canapa detta indiana, ove destinata al consumo come sostanza stupefacente. La diffusione internazionale del termine marijuana (con grafia inglese) per designare più genericamente la pianta della canapa, a prescindere dall'uso, è dovuta a un'alacre campagna mediatica promossa negli USA durante gli anni trenta dai magnati delle neonate industrie del petrolio e della cellulosa, Lammot du Pont II e William Hearst, che scelsero di adottare un vocabolo messicano dal momento che il Messico era allora considerato negli USA una nazione ostile[2][3], così da fomentare il clima di avversione per la pianta della canapa che avrebbe portato alla proibizione della stessa da parte del presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, che il 14 giugno 1937 firmò il Marihuana Tax Act.

Sono innumerevoli in Italia e all'estero i termini gergali, regionali o subregionali, che identificano la marijuana e l'hashish. Nel gergo comune, per marijuana si intendono le infiorescenze delle piante femminili essiccate e conciate per essere fumate, benché il fumo non sia l'unico veicolo dei cannabinoidi, essendo liposolubili. I metodi di assunzione alternativi a quello tradizionale prevedono ad esempio l'infusione nel latte, nel burro o in altri lipidi nei quali si possano sciogliere i cannabinoidi attivi (THC). Dalle infiorescenze si ricava anche una particolare resina lavorata la cui consistenza può variare da solida a collosa in relazione alle modalità di produzione (l'hashish).

La foglia di canapa, simbolo mediatico della marijuana, non si fuma poiché povera in principi attivi e ricca di clorofilla che inasprisce il tipico sapore dolciastro delle infiorescenze.

Ganja è il termine in lingua creolo giamaicana utilizzato per indicare la marijuana, erba ritenuta dai rastafariani indispensabile per la meditazione e la preghiera.[4]

Negli anni trenta, l'antropologa Sula Benet ha evidenziato la possibilità che gli antichi israeliti facessero un uso sacrale della cannabis, desumendo l'informazione dai versetti della Bibbia in cui si parla di kaneh bosm[5] (קְנֵה בֹשֶׂם).

La crema di hashish è usata per scopi meditativi anche dai Sadhu indiani, da molti monaci buddhisti in Nepal e, in generale, nella zona himalayana.

Effetti indotti

 
Vaporizzatore con tubo flessibile
 
Il sebsi, una pipa con fornello molto stretto (migliore: diametro di 5.5 mm) che contiene un setaccio di filo, usata in Marocco

Gli effetti indotti dall'uso di marijuana sono svariati, hanno differente intensità a seconda del soggetto, dalle circostanze psico-fisiche in cui la si assume, dalla contemporanea assunzione di alcool o altre sostanze psicoattive, dall'assuefazione del consumatore e dalla quantità di principio attivo (THC) assunta e della composizione chimica della specie presa in esame, ad esempio le specie con alti valori di CBD e moderati o bassi livelli di THC hanno effetti localizzati principalmente sul fisico, apportando analgesia e rilassamento, caratteristiche che la rendono preferibile rispetto ad altre per uso terapeutico; i principali effetti possibili sono:

  • analgesia
  • sonnolenza
  • euforia
  • rilassamento muscolare
  • diminuzione della pressione intraoculare ed endooculare
  • attenuazione della reattività fisica e mentale
  • temporaneo abbassamento o innalzamento della pressione del sangue
  • blanda amplificazione dei sensi
  • aumento del battito cardiaco
  • aumento dell'appetito, soppressione della sensazione di sazietà (comunemente detta "fame chimica")
  • se assunta in ingenti quantità, nei soggetti predisposti, può provocare stati d'ansia
  • nei soggetti predisposti, possibile sviluppo di patologie mentali[6]

Consumatori abituali riferiscono che in alcuni soggetti questi effetti tendono a scomparire o attenuarsi, probabilmente per via dell'instaurarsi di un certo grado di tolleranza specifica.[7] Se da una parte vi è una certa azione cancerogena causata dal fumo indipendentemente dalla sostanza fumata, dall'altra molti cannabinoidi hanno proprietà antitumorali. Non è ancora chiaro se fumare marijuana aumenti o diminuisca il rischio di cancro. Inoltre, l'uso di tali sostanze può provocare, nei soggetti ove siano già presenti a livello latente, effetti quali: disorientamento e forte opacità cognitiva, apatia (in caso di assunzione prolungata e predisposizione), euforia, maggiore sensibilità ai colori, sonnolenza.

In quei paesi nei quali è consentito l'uso medicale di questa sostanza, si cerca di proporre all'utilizzatore l'impiego di apparecchi atti a ridurre il danno da fumo, come ad esempio vaporizzatori che evitano la combustione delle infiorescenze estraendone, comunque, i cannabinoidi.

Al pari di ogni altra molecola attiva, anche gli effetti collaterali dei cannabinoidi sono in stretta relazione col metabolismo e con le dosi assunte dal soggetto.Uno studio dei dottori Thomas F. Densona dell'University of Southern California e Mitchell Earleywineb dell'Università di New York ha mostrato una diminuzione della depressione nei consumatori di cannabis.[8]

L'assunzione di questi derivati con altri farmaci non produce controindicazioni o effetti dannosi,(può accadere a volte che l'effetto di un farmaco assunto sotto uso cannabis abbia gli effetti amplificati) . Un ulteriore e recente studio statunitense ha comunque escluso danni cardiaci dovuti ad un utilizzo anche non moderato dei principi attivi della canapa indica.[senza fonte]

I vari effetti, come detto in precedenza, possono essere condizionati in maniera influente anche da due fattori psicologici: il set (lo stato d'animo di chi consuma) e il setting (la compagnia con cui si trova ed il luogo dove si trova il consumatore). Nel marzo 2007 la rivista scientifica The Lancet pubblica uno studio che evidenzia minore pericolosità della marijuana rispetto ad alcool, nicotina o benzodiazepine. Le leggi di mercato nel campo della cannabis, e il suo prestarsi all'ibridazione, fanno sì che vengano commercializzate varietà con concentrazioni sempre maggiori di cannabinoidi (specialmente di THC); questo, ovviamente, ha ripercussioni sull'entità degli effetti.

Attualmente si stanno conducendo studi sugli effetti dell'esposizione prenatale alla marijuana, che pur escludendo l'aumento di patologie perinatali (parto prematuro, basso peso alla nascita) hanno riscontrato effetti sullo sviluppo delle cellule del sistema nervoso nella corteccia prefrontale e nell'ippocampo. Clinicamente questi bambini presentano deficit dell'apprendimento, problemi della socializzazione e turbe comportamentali (simili, nei casi più gravi, alla sindrome alcolica fetale), che compaiono in età scolare.[9]

Tuttavia, altri studi avrebbero evidenziato che l'esposizione moderata ai cannabinoidi della marijuana durante la gravidanza diminuirebbero della metà il rischio di morte alla nascita.[10]

Effetti negativi a lungo termine

Molti studi hanno evidenziato, per i consumatori abituali di cannabis, una probabilità più elevata di sviluppare alcune malattie psichiatriche rispetto alla popolazione generale.[11] In particolare, nei soggetti dipendenti dalla cannabis vi sarebbe una maggiore prevalenza di depressione, disturbo bipolare e fobie, nonché di deterioramento cognitivo. Uno dei maggiori studi osservazionali su larga scala conclude che la probabilità di ammalarsi di schizofrenia sarebbe tanto più elevata quanto maggiore è stata l'esposizione alla cannabis, con un effetto di tipo "dose-risposta".(tutto questo attraverso l'esposizione e l'uso prolungato e continuo della cannabis in età adolescenziale)[12] Studi più recenti giungono alle stesse conclusioni.[13][14][15]

Uno studio della durata di 35 anni pubblicato nell'agosto del 2012 dalla National Academy of Sciences ha fornito evidenza oggettiva di danni irriversibili sull'intelligenza sui consumatori adolescenti.[16] Lo studio ha evidenziato danni persistenti all'intelligenza, alla capacità cognitiva e di memoria in soggetti minori di 18 anni, danni non evidenziati in soggetti che hanno iniziato a fumare in età adulta.[17] Risultati affini sono stati raggiunti da un altro studio pubblicato nel luglio 2012, in cui sono stati evidenziati problemi cerebrali e scompensi nell'attività neurale in alcune zone del cervello in consumatori adolescenti e di giovane età.[18]

Uno studio pubblicato sulla rivista New Scientist nel 2008 ha evidenziato che un consumo a lungo termine di cannabis provoca anormalità strutturali dell'ippocampo (ovvero l'area del cervello che regola le emozioni e la memoria) e dell'amigdala (l'area del cervello che controlla la paura, e l'agressività). Questo studio ha evidenziato una diminuzione del 12% del volume dell'ippocampo e del 7,1% del volume dell'amigdala in consumatori regolari.[19]

Usi terapeutici

 
Sciroppo per uso medico (U.S.A.).

La canapa indiana è usata per contrastare la diminuzione dell'appetito nei pazienti affetti da AIDS e da cancro e per diminuire la nausea derivata dai trattamenti chemioterapici e dalle irradiazioni. Inoltre causa un effetto positivo sui soggetti affetti da dolori cronici, da sclerosi multipla (diminuzione del rigore muscolare) e sulla sindrome di Tourette. Ad oggi, come accade per la maggioranza delle molecole attive presenti sul mercato, sono ancora in corso studi che accertino la validità di questi effetti, non esistendo alcuna prova definitiva ed univoca che dimostri l'efficacia dell'impiego medico; tuttavia milioni di consumatori nel mondo - anche affetti da gravissime patologie - attestano di ricevere benefici dai principi attivi della pianta[senza fonte], utilizzata in medicina da migliaia di anni e presente nella farmacopea ufficiale fino alla metà del '900.

Le applicazioni possibili accertate e le conseguenti sperimentazioni hanno per oggetto:

  • Inappetenza da farmaci chemioterapici. Efficacia provata dalla pratica medica di routine [20]; centinaia di migliaia di dosi di THC sintetico (Marinol) sono state prescritte ogni anno dagli oncologi USA (cfr. Grinspoon 1993, p.26 e p.38[senza fonte]) anche se non sembra avere gli stessi effetti della marijuana assunta nel suo stato naturale (fumato o ingerito) poiché il Δ9-tetraidrocannabinolo è solo uno dei 460 composti chimici presenti nella cannabis.
  • Epilessia. In sostituzione di farmaci anticonvulsivi, che hanno gravi effetti secondari anche sull'umore. Efficacia provata in qualche caso
  • Disturbi psichici. In particolare, studi hanno evidenziato un miglioramento nel disturbo bipolare[21], nella depressione[22] e nel disturbo post traumatico da stress.[23] Alcuni studi sperimentali indicano anche un'efficacia nel disturbo ossessivo-compulsivo e in vari disturbi d'ansia.[24][25]
  • Sclerosi multipla. In sostituzione di farmaci tranquillanti ad alte dosi, con rischi di letargia e dipendenza fisica. Efficacia sperimentata in molti casi. Non è comunque il farmaco di elezione per gli spasmi; solo in pochi casi si è evidenziato un miglioramento secondo la scala di AshWorth.
  • Anoressia. Forte stimolante dell'appetito.
  • Glaucoma. La marijuana diminuisce la pressione interna dell'occhio del 25-30% in media, a volte fino al 50%. Alcuni cannabinoidi non psicotropi, e in misura minore, anche alcuni costituenti non-cannabinoidi della canapa diminuiscono la pressione endo-oculare.
  • Asma. la marijuana ha capacità broncodilatatorie, per evitare il danno da fumo, si utilizzano particolarmente in questi casi i vaporizzatori.
  • Staphylococcus aureus. I principi attivi utilizzati sono risultati efficaci anche contro ceppi resistenti alla meticillina.[26]
  • Neoplasia. Donald Tashkin, della University of California, ha recentemente svolto una ricerca che dimostrerebbe la minore incidenza di cancro ai polmoni in soggetti che assumono abitualmente cannabis rispetto a quella riscontrata in soggetti non fumatori. Robert Malamede, dell'Università di Colorado Springs, sostiene che la marijuana, già impiegata come antiemetico, sarebbe persino in grado di uccidere le cellule cancerogene. Ad ogni modo le posizioni non sono convergenti.
  • Malattia di Alzheimer. Usato per prevenire i sintomi e rallentare la progressione.
  • Malattia di Parkinson. Utile per alleviare i sintomi.[27]
  • Malattia di Huntington. Il principio attivo è risultato utile per alleviare i sintomi e rallentare la progressione neurodegenerativa.[28]
  • Sindrome di Tourette. Utile nel contrasto dei tic nervosi e neurologici della sindrome, secondo alcuni studi.[29][30][31]
  • Sclerosi laterale amiotrofica. utilizzato come palliativo per i sintomi.[32]

In Olanda, in Spagna, in Canada e in sedici stati degli USA l'uso della cannabis a scopo medico è già consentito, in altri paesi europei ed extraeuropei l'argomento è al centro di accesi dibattiti sia sul piano scientifico che su quello etico. Principale studioso e promotore dell'uso terapeutico della Cannabis e della sua decriminalizzazione è il Professor Lester Grinspoon, psichiatra e professore emerito dell'Università di Harvard. In Italia, approfonditi studi in materia sono stati effettuati dal neuropsichiatra prof. Gian Luigi Gessa e dal dott. Giancarlo Arnao.

Status legale dell'uso della marijuana in alcuni paesi

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Stato legale dell'uso di marijuana nel mondo

Secondo alcune indagini della Comunità Economica Europea (CEE), 71,5 milioni di cittadini europei consumano regolarmente marijuana e derivati della cannabis, e i consumatori sono in continua crescita.[33]

  •   Argentina: legale per uso privato.[34]
  •   Australia: illegale, tollerata o depenalizzata in alcuni territori.
  •   Bangladesh: illegale, sebbene la canapa indiana sia coltivata in tutta la regione del Bengala, territorio che comprende lo Stato indiano del Bengala Occidentale ed il Bangladesh stesso. In entrambe le parti del Bengala, la canapa (in bengalese gãja) è stata ampiamente utilizzata per secoli. I derivati della canapa (hashish e marijuana) vennero vietati nel 1984 nel nord Bangladesh. Adesso, la cannabis è ancora reperibile mediante i mercati sotterranei delle città, gestiti al limite della legalità, ed è un po' di uso comune fra la maggior parte della popolazione.
  •   Belgio: illegale (ma il governo belga ha iniziato un programma di ricerca volto a stabilirne l'efficacia medica).
  •   Brasile: illegale ma depenalizzato (in caso di possesso di quantità inferiore a 20 grammi).
  •   Camerun: illegale la coltivazione della cannabis sativa, chi affetto da cancro o AIDS può farne uso come antidolorifico.
  •   Canada: illegale ma depenalizzato; legale per uso terapeutico (in un processo una corte ha giudicato il regolamento per l'uso medico della marijuana incostituzionale in quanto "non permette ai cittadini seriamente malati di utilizzare marijuana in quanto non vi sono fonti di approvvigionamento legali del farmaco").
  •   Colombia: illegale ma tollerato il possesso di piccole quantità per uso personale.
  •   Corea del Nord: legale, non è considerata una droga.[35][36]
  •   Francia: illegale. Per il consumatore sono previste pene fino a un anno di carcere[37], ma il Ministero della giustizia (a cui sono subordinati i magistrati del pubblico ministero) raccomanda di non avviare procedimenti penali contro consumatori occasionali, ma se li coglie in flagrante la polizia interviene a fini dissuasivi.
  •   Germania: uso personale altamente tollerato, solitamente il possesso di modiche quantità (entro i 10 grammi) non viene perseguito.
  •   Giamaica: formalmente illegale, ma in realtà ampiamente tollerata, dato che è consumata dal 70% della popolazione. Rappresenta una componente importante della religione più diffusa in Giamaica, il Rastafarianesimo.
  •   Giappone: illegali tutti i preparati contenenti THC dal 1948, a seguito di una legge introdotta dalle forze di occupazione statunitensi alla fine della seconda guerra mondiale.
  •   Honduras: illegale coltivare, piantare, vendere, trafficare e possedere cannabis. Gli eventuali trasgressori della legge possono affrontare dai 9 ai 12 anni di carcere e una multa fino a 5000 lempiras, equivalenti a 196 euro. È anche illegale possedere semi di canapa. I trafficanti di cannabis possono inoltre affrontare dai 15 ai 25 anni di carcere e una multa da 1 000 000 a 5 000 000 lempiras.
  •   Iran: legale, sotto regolamentazione[38]
  •   Israele: illegale, l'uso medico è autorizzato solo dal ministero della sanità che valuta ogni singolo caso.
 
Il Museo della marijuana di Amsterdam
  •   Italia: illegale, depenalizzato l'uso personale (massimo 5 grammi), consentito l'uso medico (vedi paragrafo seguente).
  •   Lussemburgo: legali possesso ed uso per scopi medici, purché il consumatore sia adulto e non coinvolga minorenni.
  •   Marocco: illegale ma in genere tollerata la coltivazione e l'uso personale di cannabis (a differenza degli altri paesi islamici dove è reato punibile anche con la pena di morte); tradizione secolare nei villaggi marocchini è infatti la produzione e l'uso di hashish; il commercio e il traffico sono invece assolutamente illegali e sanzionati con il carcere.[39]
  •   Messico: il 21 agosto 2009 è stato depenalizzato l'uso personale di derivati della canapa che non superino i 5 grammi di peso netto. Coltivare, vendere e/o esportare cannabis resta comunque illegale.
  •   Nuova Zelanda: illegale (il ministero della sanità ha affermato che un uso medico non è da escludersi, ma sono necessari ulteriori studi ed un metodo per una corretta regolazione). Il comitato per la sanità del parlamento neozelandese raccomanda un alleggerimento delle leggi sulla cannabis e la messa a disposizione di medicine a base di cannabis[40]
  •   Paesi Bassi: legale, secondo normativa precisa; vedi la voce "Politica dei Paesi Bassi in materia di stupefacenti".
  •   Portogallo: legale il possesso dal 2001, la compravendita è un reato.
  •   Regno Unito: illegale (nel 1998 la Camera dei Lord ha raccomandato che la cannabis venisse resa disponibile per uso medico tramite prescrizione. Dopo alcuni test clinici il governo non ha accettato la raccomandazione). Recentemente è stato depenalizzato l'uso personale domestico.
  •   Repubblica Ceca: è legale possedere fino a 15 grammi di marijuana, è anche legale coltivare questa specie vegetale per uso personale. È vietata la vendita.
  •   Spagna:[41] legale, in luoghi autorizzati.
  •   Stati Uniti: illegale l'uso a livello federale per qualsiasi ragione. A livello di stati invece, 11 (insieme al Distretto della Columbia hanno approvato normative che contemplano l'esenzione dal divieto per uso medico, mentre in Colorado e Washington è stato legalizzato l'uso per "scopo ricreativo").
  •   Svezia: è illegale consumare, possedere, vendere e/o acquistare qualsiasi quantità di canapa. Tuttavia, è di uso comune applicare unicamente sanzioni amministrative a determinati soggetti per uso e possesso a scopo puramente personale.
  •   Svizzera: illegali possesso e coltivazione (esperimenti di legalizzazione sono stati condotti in alcuni cantoni). La Svizzera ha votato un'iniziativa popolare per depenalizzare l'uso della canapa il 30 novembre 2008[42] ma è stata respinta dagli elettori svizzeri con il 63,2% di voti contrari[43]. Dal 1 gennaio 2012 è consentito coltivare nella propria abitazione fino ad un numero massimo di quattro piante per persona [44]
  •   Uruguay: uso personale depenalizzato.

Status legale dell'uso della marijuana in Italia

In Italia è illegale, ma l’uso esclusivamente personale e limitato è depenalizzato. È disciplinata dal D.P.R. n. 309/1990, che costituisce il Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza.[45] La normativa, in parte cambiata dai referendum abrogativi del 1993 (che rese la posizione dei consumatori ancora più leggera), è stata modificata nuovamente dalla legge n. 49/2006 (c.d. Legge Fini-Giovanardi), che si caratterizza per l'inasprimento delle sanzioni relative alle condotte di produzione (anche la coltivazione personale), traffico, detenzione illecita ed uso di sostanze stupefacenti, e per la contestuale abolizione delle distinzioni tra "droghe leggere", quali la cannabis, e "droghe pesanti".[46]

A norma dell'art. 75 del predetto T.U., l'uso esclusivamente personale costituisce un illecito amministrativo comportante le relative sanzioni, da applicarsi singolarmente o cumulativamente, a seconda delle peculiarità del caso concreto. Si tratta, in particolare, della sospensione del passaporto, la sospensione della patente di guida, o il divieto di conseguirla, nonché la sospensione del porto d'armi. Tali sanzioni devono avere durata compresa tra un minimo di un mese ed un massimo di un anno.

La legge Fini-Giovanardi fissa i limiti di possesso personale di principio attivo oltre i quali esiste indizio di spaccio con rischio di sanzione penale. Il limite fissato per la cannabis è di 500 mg di THC, pari a 5 grammi di sostanza lorda (principio attivo 10%).[47] Il solo superamento di questo limite non è sufficiente ad ipotizzare una destinazione allo spaccio, ma devono essere presi in considerazione gli altri parametri normativi definiti nell’art. 73 comma 1-bis let. a), D.P.R. n. 309/1990 (modalità di presentazione, peso lordo complessivo, confezionamento frazionato, altre circostanze dell'azione).[48] La detenzione di sostanze stupefacenti che “appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale” costituisce un reato punito con la reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro 26.000 a euro 260.000 (art. 73/1bis DPR 309/1990) oppure con la reclusione da uno a sei anni e con una multa da €3000 a €26.000 per i c.d. fatti di lieve entità (art. 73/5 DPR 309/1990).

Sentenze giudiziarie in favore della coltivazione personale e sulla vendita dei semi

Sentenza della Cassazione del 2011

Sebbene la coltivazione di una pianta contenente sostanza stupefacente, anche domestica, è punibile ai sensi dell’art. 73 comma 1, D.P.R. n. 309/1990, la Suprema Corte di Cassazione (Sentenza 17 febbraio 2011, n. 25674) ha rigettato (dopo altre sentenze invece accoglitive) un ricorso del procuratore generale di Catanzaro contro una sentenza di non luogo a procedere emessa al termine di un’udienza preliminare nei confronti di un individuo per la coltivazione di una pianta di cannabis. Come motivato dalla Suprema Corte, questa ha riconosciuto la modesta «attività posta in essere (coltivazione domestica di una piantina posta in un piccolo vaso sul terrazzo dì casa, contenente un principio attivo di mg.16), (…) del tutto inoffensiva dei beni giuridici tutelati dalla norma incriminatrice». La dimensione modesta della coltivazione non era tale porre in pericolo la salute pubblica e la sicurezza pubblica, con la conseguente non configurabilità del reato contestato.[49][50]

Sentenza della cassazione del 2012

La Corte di Cassazione ha emesso la sentenza n. 47604/2012, secondo la quale l’offerta in vendita di semi di piante in grado di produrre sostanze stupefacenti, non è connessa al reato citato dall’articolo 82, a patto che non vi sia l’istigazione alla coltivazione e al consumo delle dette sostanze. Per tale ragione, saranno i giudici, valutando caso per caso, a stabilire un’eventuale connessione tra l’attività di coltivazione e l’incentivazione al consumo e alla distribuzione di marijuana. Ad ogni modo, secondo la Corte, la semplice vendita di semi non può essere intesa come penalmente rilevante, poiché va a configurarsi come mero atto preparatorio, non punibile dalla legge in quanto non sarebbe possibile dedurre con chiarezza la reale destinazione e utilizzo dei semi in questione.[51]

Sentenza del tribunale di Ferrara del 2013

Il tribunale di Ferrara, nel processo contro due piccoli coltivatori di marijuana per uso personale (due giovani trovati in possesso di modica quantità di droga e due piante a testa di cannabis), ha assolto i due imputati il 21 marzo 2013 e risposto inoltre ad una questione di legittimità costituzionale sull'equiparazione tra droghe leggere e droghe pesanti e la coltivazione della cannabis, basata su un testo di riferimento del Consiglio d'Europa, adottato come legge costituzionale anche in Italia. Alla richiesta del legale, che ha chiesto inoltre che nella sentenza ci fosse il riconoscimento di "valore civico" della produzione personale, in quanto toglie profitto alle mafie, il giudice ha rimandato le questioni di legittimità alla Corte costituzionale, ed ha assolto con formula piena i due cittadini dal reato di produzione di sostanze stupefacenti, perché il fatto, se compiuto per uso personale, non costituisce reato, come si legge nelle motivazioni della sentenza. [52][53]

Uso terapeutico

È teoricamente consentito l'uso terapeutico di preparati medicinali a base di marijuana debitamente prescritti secondo le necessità di cura[54]. Il 2 maggio 2012, il consiglio regionale della Toscana ha approvato la legge che autorizza l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico nella regione[55], seguita il 31 luglio dello stesso anno da una legge regionale della Liguria[56]. Nonostante ciò la situazione è tale che per via della difficoltà effettiva dell'ottenere una regolare prescrizione o per i costi notevoli del farmaco a base di marijuana, in Italia moltissimi malati, per curarsi, sono costretti a comprarla dagli spacciatori o a coltivarla in proprio, rischiando il carcere.

Il 23 gennaio del 2013 la cannabis è entrata in tabella 2, quindi rientra anche nell'uso terapeutico.[57]

Influenze culturali

 
La Million Marijuana March di Madrid

È dovuta ad Alberto Arbasino la prima citazione della marijuana nella storia della letteratura italiana, nel racconto Giorgio contro Luciano scritto nel 1955 e pubblicato per la prima volta nel 1957 nella raccolta Le piccole vacanze:[58]

«[...] e girando da un locale all'altro è stato naturale che a un certo punto il discorso cascasse sulle droghe del paradiso, con descrizioni precise e allettanti, poi al momento psicologico giusto è saltato fuori l'ometto che smercia le sigarette alla mariagiovanna, Luciano non ha fatto obbiezioni, noi ne abbiamo comprate così per curiosità e senza dare un gran peso, del resto eravamo mezzi andati tutti quanti e via che si cantava Polvere di stelle...»

Dal 1989 ogni anno, la terza settimana di novembre, la rivista High Times organizza ad Amsterdam la Cannabis Cup: coltivatori e coffee-shop espongono le nuove varietà prodotte tramite incroci e differenti metodi di coltivazione, e quelle giudicate migliori ricevono dei premi.

Dal 1999, il primo sabato di maggio, in più di duecento città del mondo è organizzata una manifestazione per la legalizzazione della marijuana chiamata Million Marijuana March.[59]

Nel 2005, i Premi Nobel per l'economia Milton Friedman, George Akerlof e Vernon Smith sono stati i primi firmatari di un appello[60] sottoscritto da 500 economisti americani per denunciare gli altissimi costi (7 miliardi di dollari all'anno) del proibizionismo sulla marijuana. Secondo Friedman questa legge rappresenta «un sussidio del governo al crimine organizzato».[61]

Secondo un sondaggio commissionato all'Ipsad dall'Istituto Superiore di Sanità pubblicato nel febbraio 2008, dieci milioni di italiani approvano l'uso della cannabis.[62]

Dal 2010 in America nello Stato del Michigan alla "Med Grow Cannabis College" è possibile studiare la marijuana per usi medici[63].

Galleria

Note

  1. ^ La grafia con j deriva dal prestito che giunge alla lingua italiana da quella inglese; la grafia originaria di lingua spagnola è con h.
  2. ^ La storia segreta della canapa
  3. ^ Jack Herer, The Emperor Wears No Clothes. 1985. Ah Ha Publishing, Van Nuys, CA. ISBN 1-878125-02-8
  4. ^ Joseph Owens Dread the Rastafarians of Jamaica, Heinemann, 1982. ISBN 0-435-98650-3
  5. ^ Questa compare in Es. 30, 22:24; CdC 4, 12:14; Is. 43, 22:24; Ger. 6, 20; Ez. 27, 19.
  6. ^ La cannabis non è una droga leggera
  7. ^ Robert B. Millman, Medicina della Tossicodipendenza, anno III numero 8, settembre 1995.
  8. ^ T.F. Denson, M. Earleywine, Decreased depression in marijuana users, in Addictive Behaviors, 20 giugno 2005.
  9. ^ Obstetric and neonatal effects of drugs of abuse. Levy M., Koren G. -- Department of Pediatrics, Hospital for Sick Children, Toronto, Ontario, Canada.
  10. ^ Cannabis Reduces Infant Mortality | LosAngelesFreePress.com
  11. ^ Cannabis and mental health. [Actas Esp Psiquiatr. 2011 May-Jun] - PubMed - NCBI
  12. ^ (EN) Zammit S, Allebeck P, Andreasson S, Lundberg I, Lewis G., Self reported cannabis use as a risk factor for schizophrenia in Swedish conscripts of 1969: historical cohort study., in BMJ, 325(7374), 23, p. 1199, PMID 12446534.
  13. ^ Moore THM, Zammit S, Lingford-Hughes A, Barnes TRE, Jones PB, Burke M, et al., Cannabis use and risk of psychotic or affective mental health outcomes: a systematic review., in Lancet, n. 370, 2007, pp. 319-28.
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Bibliografia

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