Utente:Libens libenter/Sandbox
| Battaglia delle Termopili parte delle guerre persiane | |||
|---|---|---|---|
| Data | 20 agosto[1] o 8-10 settembre[2] 480 a.C. | ||
| Luogo | Termopili, Grecia | ||
| Esito | Vittoria pirrica dei Persiani | ||
| Schieramenti | |||
| Comandanti | |||
| Effettivi | |||
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La battaglia delle Termopili (IPA /θərˈmɒpɨliː/; in greco antico: μάχη τῶν Θερμοπυλῶν?, màche tòn Thermopylòn) fu combattuta dalle città-stato greche unite in un’alleanza e guidate dal re di Sparta Leonida e dall'impero persiano governato da Serse I. Si svolse in tre giorni, durante la seconda invasione persiana della Grecia. Avvenne contemporaneamente con la battaglia navale di Capo Artemisio, nell’agosto o nel settembre del 480 a.C., presso lo stretto passaggio delle Termopili (“Le porte calde”).
L'invasione persiana era in risposta alla sconfitta degli Asiatici nella prima invasione della Grecia, che si era conclusa con la vittoria ateniese nella battaglia di Maratona nel 490 a.C. Serse aveva raccolto un enorme esercito terrestre e marittimo con cui conquistare tutta la Grecia. Il generale ateniese Temistocle propose che i Greci si disponessero a bloccare l'avanzata dell'esercito persiano al passo delle Termopili, ostacolando contemporaneamente la marina persiana presso lo stretto dell’Artemision.
Un esercito greco di circa 7 000 uomini marciò verso nord per arrestare il passaggio dei nemici nell'estate del 480 a.C.. L'esercito persiano (secondo le fonti antiche con oltre un milione di uomini, ma oggi stimato molto più piccolo, intorno ai 100 000-150 000 soldati),[4][5] arrivò al passaggio a fine agosto o inizio settembre. I greci, grandemente in svantaggio numerico, riuscirono a trattenere i Persiani per sette giorni (di cui tre di battaglia), prima che la retroguardia venisse annientata in uno dei gesti più famosi ed eroici della storia. Durante i due giorni di battaglia il piccolo esercito guidato da Leonida di Sparta bloccò l'unica via attraverso cui l'imponente esercito persiano avrebbe potuto passare. Il terzo giorno, un abitante del luogo, di nome Efialte, tradì i Greci, rivelando un piccolo percorso che portava dietro le linee greche. Leonida, consapevole di essere stato aggirato, fece allontanare il grosso dell'esercito greco e rimase a guardia del passaggio con 300 Spartani, 700 Tespiesi, 400 Tebani e, forse, qualche centinaio di altri, che vennero per la maggior parte uccisi.
Dopo questo combattimento la marina greca, sotto il comando di Temistocle, politico ateniese, all’Artemisio ricevette la notizia della sconfitta alle Termopili. Dal momento che il piano dei Greci prevedeva che sia le Termopili sia Capo Artemisio venissero tenuti sotto controllo, avendo avuto consistenti perdite, venne deciso il ritiro a Salamina. I Persiani invasero la Beozia e poi conquistarono Atene, precedentemente evacuata. La flotta greca, cercando di conseguire una vittoria decisiva contro l’esercito persiano, attaccò e sconfisse gli invasori nella battaglia di Salamina, verso al fine del 480 a.C. Temendo di rimanere intrappolato in Europa, Serse si ritirò con gran parte del suo esercito in Asia (perdendo molti uomini per la fame e le malattie), lasciando Mardonio in Grecia per tentare di completare la conquista della Grecia. L'anno successivo, tuttavia, un esercito greco sconfisse definitivamente i Persiani nella battaglia di Platea, ponendo così fine all’invasione persiana.
Gli scrittori antichi e moderni hanno preso la battaglia delle Termopili come esempio della potenza di un esercito patriottico che si batte in difesa del suolo natio. L’azione dei difensori nella battaglia delle Termopili è usata anche come esempio dei vantaggi dell'addestramento, dell’equipaggiamento, e del buon uso del terreno per moltiplicare la forza ed è diventato un simbolo di coraggio contro forze schiaccianti.
Fonti
La fonte primaria per le guerre persiane è lo storico greco Erodoto. Lo storico Diodoro Siculo, che scrisse nel I secolo a.C., nella sua Bibliotheca Historica fornisce, oltre tutto, anche un resoconto di tali guerre, in parte derivato dal precedente storico greco Eforo di Cuma. Questa descrizione è abbastanza coerente con quella di Erodoto.[6] Le guerre persiane sono descritte anche, seppur con meno dettagli, da una serie di altri storici antichi tra cui Plutarco e Ctesia di Cnido, e da altri autori, come nel I Persiani di Eschilo. Le testimonianze archeologiche, come la Colonna Serpentina (ora nell’Ippodromo di Istanbul), sostengono in alcuni passi gli scritti di Erodoto.[7]
Antefatto
La poleis greche di Atene ed Eretria avevano incoraggiato la rivolta ionica, poi fallita, contro l'Impero persiano di Dario I negli anni tra il 499 ed il 494 a.C. L'Impero persiano, allora, era ancora relativamente giovane ed i suoi popoli erano ancora inclini alla rivolta.[8][9] Dario, del resto, era un usurpatore, e aveva speso moltissimo tempo nell’estinguere le rivolte all’interno del suo impero.[8]
La rivolta ionica aveva minacciato l'integrità del suo impero e Dario promise di punire coloro che vi erano stati coinvolti, soprattutto gli Ateniesi, "poiché era sicuro che [gli Ioni] non sarebbero rimasti impuniti per la loro ribellione".[10] Dario vide anche l'opportunità per espandere il suo impero nella Grecia antica, divisa e debole com’era in quei tempi.[11] Una spedizione preliminare condotta da Mardonio nel 492 a.C. riconquistò la Tracia e costrinse la Macedonia a diventare un regno sottomesso alla Persia.[12]
Dario inviò emissari in tutte le città-stato greche nel 491 a.C. per chiedere un dono “di terra e acqua” in segno della loro sottomissione a lui.[13] Dopo aver avuto una dimostrazione del suo potere l'anno precedente, la maggior parte delle città greche ovvedì senza discutere. Ad Atene, invece, gli ambasciatori furono processati e poi giustiziati gettandoli in un pozzo; a Sparta furono direttamente gettati in un pozzo.[13][14] Ciò significa che anche Sparta era in guerra con la Persia.[13]
Dario così riunì nel 490 a.C. un esercito comandato da Dati e Artaferne, che attaccò Nasso, prima che le altre isole Cicladi si sottomettessero da sole. L’esercito poi si spostò ad Eretria, che venne assediata e distrutta.[15] Infine, mosse per attaccare Atene e sbarcò nella baia di Maratona, dove incontrò un esercito ateniese pesantemente in inferiorità numerica. Nella conseguente battaglia di Maratona, gli Ateniesi ottennero una notevole vittoria, che provocò il ritiro dell'esercito persiano dalla Grecia.[16]
Dario quindi cominciò a riunire un nuovo enorme esercito con il quale sottomettere completamente la Grecia. Tuttavia, nel 486 a.C., i sudditi egiziani si ribellarono, facendo rimandare definitivamente al Gran Re ogni spedizione in Grecia.[9] Dario poi morì mentre si preparava a marciare verso l’Egitto e il trono di Persia passò al figlio Serse I.[17] Serse pose fine alla rivolta egiziana e, molto rapidamente, riprese i preparativi per l'invasione della Grecia.[18] Dal momento che questa doveva essere un’invasione colossale, era necessaria una pianificazione a lungo termine, un magazzino e una leva molto ampia.[18] Serse decise che sull'Ellesponto sarebbe stato costruito un ponte per permettere al suo esercito di arrivare agevolmente in Europa, e che avrebbe dovuto essere scavato un canale attraverso l'istmo del Monte Athos (infatti, nell’aggirare il promontorio, una flotta persiana era stata distrutta nel 492 a.C.).[19] Questi erano entrambi imprese di portata grandissima, che sarebbero stati impossibili per qualsiasi altro Stato contemporaneo.[19] All'inizio del 480 a.C. i preparativi erano stati completati e l'esercito che Serse aveva riunito a Sardi marciò verso l’Europa, attraversando l'Ellesponto su due ponti di barche.[20]
Anche gli Ateniesi si stavano preparando per la guerra contro i Persiani sin dalla metà del decennio e nel 482 a.C. fu presa la decisione, sotto la guida dei Temistocle, politico ateniese, di costruire una massiccia flotta di triremi che sarebbe stata indispensabile per i Greci nella lotta contro i Persiani.[21] Tuttavia gli Ateniesi non avevano gli uomini necessari per la guerra a terra e in mare; quindi il conflitto contro i Persiani richiese la formazione di un’alleanza di città-stato greche. Nel 481 a.C. Serse inviò degli ambasciatori in Grecia chiedendo “terra e acqua” – una formula di sottomissione molto usuale – ma escludendo molto deliberatamente Atene e Sparta.[22] Così dei movimenti anti-persiani cominciarono a stringersi intorno a questi due Stati principali. Un congresso si riunì a Corinto nel tardo autunno del 481 a.C.,[23] e venne costituita un’alleanza di molte poleis. Questa aveva il potere di inviare emissari per chiedere assistenza e di inviare truppe dagli Stati membri a punti difensivi, previa consultazione reciproca. Questo fu un passo importante per il mondo greco, ancora molto diviso, soprattutto perché molte delle città-stato presenti erano ancora teoricamente in guerra tra di loro.[24]
Il congresso venne convocato di nuovo nella primavera del 480 a.C. Una delegazione tessala suggerì che i Greci si radunassero nella stretta valle di Tempe, ai confini della Tessaglia, e quindi bloccassero l’avanzata di Serse.[25] Una divisione di 10 000 opliti fu inviata nella valle di Tempe, attraverso la quale si credeva che il esercito persiano avrebbe dovuto passare. Tuttavia, una volta lì, vennero avvisati da Alessandro I di Macedonia che la valle avrebbe potuto essere aggirata attraverso il passo di Sarantoporo, e che l'esercito di Serse era innumerevole; quindi i Greci si ritirarono.[26] Poco dopo ricevettero la notizia che Serse aveva attraversato l'Ellesponto.[25]
Un secondo piano fu quindi presentato da Temistocle ai Greci. Il percorso per il sud della Grecia (la Beozia, l’Attica ed il Peloponneso) avrebbe richiesto che l'esercito di Serse passasse attraverso lo stretto passo delle Termopili. Questo avrebbe potuto essere facilmente bloccato dagli opliti greci, nonostante la superiorità numerica schiacciante dei Persiani.[27] Inoltre, per evitare che i Persiani oltrepassassero le Termopili per mare, la flotta ateniese e alleata avrebbe potuto bloccare lo stretto dell’Artemisio. Questa duplice strategia fu approvata dal Congresso.[27] Tuttavia, le città del Peloponneso escogitarono dei piani di ripiego per difendere l'Istmo di Corinto, nel caso in cui questo avesse dovuto essere raggiunto dai nemici, mentre le donne ed i bambini di Atene furono evacuati in massa alla città di Trezene, nel Peloponneso.[28]
Inizio
L'esercito persiano procedette lentamente attraverso la Tracia e la Macedonia. La notizia dell’imminente arrivo dei Persiani giunse in Grecia in agosto grazie a una spia.[29] In questo periodo dell'anno gli Spartani, la massima potenza militare dell'Alleanza, stavano celebrando le feste Carnee. Durante queste l’attività militare era vietata secondo la legge spartana: gli Spartani erano arrivati troppo tardi alla battaglia di Maratona a causa di questo impegno.[30] Era anche il periodo dei Giochi olimpici, quindi vigeva la tregua olimpica, e così il marciare in guerra sarebbe stato doppiamente sacrilego per l'intero esercito spartano.[30][31] In questa occasione gli Efori decisero che il pericolo era sufficientemente grande da giustificare una spedizione in anticipo per bloccare il passo, comandata uno dei re di Sparta, Leonida I. Egli prese con sé i 300 uomini della guardia del corpo reale, i cavalieri.[32] Questa spedizione ebbe il compito di cercare di raggruppare il maggior numero possibile di altri soldati greci lungo la strada e di attendere l'arrivo del grosso dell’esercito spartano.[31]
La leggenda delle Termopili, come racconta Erodoto, narra che gli Spartani consultarono l'oracolo di Delfi nella prima parte dell'anno. Si dice che questo abbia dato la seguente profezia:
A voi, o spartani dalle larghe piazze,
o la vostra città sarà distrutta dai discendenti di Perseo
o ciò non avverrà ma Sparta piangerà
la morte di un re della stirpe di Eracle.[33]
Erodoto ci dice che Leonida, seguendo il vaticinio, era convinto che stava andando incontro a morte certa, dato che le sue forze militari non erano sufficienti per la vittoria, e così scelse solo gli Spartani con figli viventi.[32]
La divisione spartana fu ampliata nel percorso verso le Termopili da contingenti provenienti da varie città e contava più di 7 000 soldati al momento del suo arrivo al passo delle Termopili.[34] Leonida decise di accamparsi presso la “porta di mezzo”, la parte più stretta del passo delle Termopili, e di difenderla, là dove i Focesi avevano costruito un muro di difesa qualche tempo prima.[35] Dalla vicina città di Trachis, Leonida fu informato che c'era una pista di montagna che avrebbe potuto essere utilizzata per aggirare la passo delle Termopili. Leonida collocò 1 000 opliti Focesi sulle alture per evitare una tale manovra.[36]
A metà agosto l'esercito persiano fu avvistato nel Golfo Maliaco, mentre si avvicinava alle Termopili.[37] All'arrivo di questo al passo i Greci tennero un consiglio di guerra.[38] Alcuni peloponnesiaci suggerirono di tornare indietro all’Istmo di Corinto e di bloccare l’ingresso al Peloponneso.[38] I Focesi ed i Locresi, che provenivano dalla zona prossima all’arrivo dei Persiani, si indignarono e consigliarono di difendere le Termopili e di chiedere agli alleati ulteriori rinforzi. Leonida placò il panico ed acconsentì a difendere le Termopili.[38]
Un emissario persiano fu inviato da Serse per negoziare con Leonida. Ai Greci venne offerta la libertà ed il titolo di "Amici del popolo persiano", inoltre sarebbero stati disposti in modo migliore di come erano precedentemente.[39] Quando questi termini di pace furono stati rifiutati da Leonida l'ambasciatore gli chiese con più forza di gettare le armi. La famosa risposta di Leonidas fu "Vengano a prenderle loro" (Μολὼν λαβέ). Una risposta ancor più famosa fu data da un suo generale. Quando Leonida rifiutò di cedere le armi il messaggero gli disse "Le nostre frecce oscureranno il sole". Per questo il generale rispose: "Allora svolgeremo la battaglia all’ombra!".[40][41] Con il ritorno dell’ambasciatore persiano a mani vuote, la battaglia diventò inevitabile. Serse aspettò per quattro giorni, nell’attesa che i Greci si disperdessero prima di sbaragliarli con la forza.[42]
Forze contrapposte
Persiani
Il numero di soldati che Serse radunò per la seconda invasione della Grecia è stato oggetto di controversie senza fine, perché i numeri trasmessici dalle fonti antiche sono veramente molto grandi. Erodoto sosteneva che c’erano, in totale, 2,6 milioni di soldati, accompagnati da un numero equivalente di personale di supporto.[43] Il poeta Simonide, che era quasi un contemporaneo, parla di quattro milioni; Ctesia dice che il numero totale di uomini era di circa 800 000 unità.[44]
Gli studiosi moderni tendono a rifiutare le cifre fornite da Erodoto e da altre fonti antiche reputandolo irrealistico e come risultato di errori di calcolo o esagerazioni da parte dei vincitori.[45] Gli storici moderni sono concordi nell’ipotizzare che i Persiani fossero in numero di 70 000-300 000.[46] Queste stime di solito provengono dallo studio delle capacità logistiche dei Persiani in quel periodo, dalla sostenibilità delle basi e dai problemi generali sul personale di supporto. Indipendentemente dal numero reale di soldati, è chiaro che Serse era ansioso di compiere una spedizione di successo, tanto da ottenere una superiorità numerica schiacciante per terra e per mare. Il numero delle truppe persiane presenti alle Termopili è quindi incerto, come il numero degli uomini in complessivo nell’intera guerra. Per esempio, non è chiaro se l'intero esercito persiano marciò fino alle Termopili o se Serse lasciò guarnigioni in Macedonia e in Tessaglia.
Greci
Secondo Erodoto[34][47] e Diodoro Siculo[48] l'esercito greco comprendeva le seguenti forze:
| Nazionalità | Secondo Erodoto | Secondo Diodoro Siculo |
| Spartani/ Perieci |
900 (?)[49] | 1 000 (includendo 300 Spartiati) |
| opliti Spartani | 300[49] | – |
| Mantinei | 500 | 3 000 (altri peloponnesiaci insieme a Leonida) |
| Tegeesi | 500 | |
| Orcomeni | 120 | |
| Altri Arcadi | 1 000 | |
| Corinzi | 400 | |
| Fliunti | 200 | |
| Micenei | 80 | |
| Totale Peloponnesiaci | 3 100[34] o 4 000[50] | 4 000 o 4 300 |
| Tespiesi | 700 | – |
| Maliesi | – | 1 000 |
| Tebani | 400 | 400 |
| Focesi | 1 000 | 1 000 |
| Locresi Opunti | "Tutti quelli che avevano" | 1 000 |
| Totale Greci | 5 200 (o 6 100), più i Locresi Opunti | 7 400 (o 7 700) |
Note:
- Il numero dei Peloponnesiaci:
- Diodoro dice che c’erano 1 000 Lacedemoni e 3 000 altri Peloponnesiaci, per un totale di 4 000 uomini. Erodoto è d'accordo con questi dati in un passaggio, dove cita uno scritto di Simonide dicendo che c'erano 4 000 Peloponnesiaci.[50] Tuttavia, altrove, nel riassunto della tabella qui sopra, Erodoto conteggia 3 100 Peloponnesiaci alle Termopili prima della battaglia.[34] Erodoto riferisce anche che al mostrare i morti a Serse "anche gli iloti erano lì per vedere",[51] ma non dice quanti e in quale funzione vennero adoperati. Pertanto la differenza tra le due descrizioni può essere interpretata supponendo (senza prove) che ci furono 900 iloti (tre per ogni Spartiata) presenti alla battaglia.[49] Se gli iloti erano presenti alla battaglia, non c'è motivo per dubitare che vennero usati nel loro ruolo tradizionale di scudieri ai singoli Spartani. In alternativa, Erodoto dice che le "mancanti" 900 truppe potrebbero essere stati Perieci, e potrebbero quindi corrispondere alla descrizione di Diodoro di 1 000 Spartani.[49]
- Il numero degli Spartani:
- Ulteriore confusione è generata dall’ambiguità di Diodoro circa i 1 000 Lacedemoni secondo lui presenti alla battaglia: non si sa infatti se essi comprendono anche i 300 Spartiati. Ad un certo punto dice: "Leonida, quando ricevette la nomina, annunciò che solo un migliaio di uomini lo avrebbero dovuto seguire nella campagna".[48] Tuttavia, egli dice poi che: "Ci furono, poi, un migliaio di Lacedemoni, e con loro trecento Spartiati".[48] È quindi impossibile essere più chiari su questo punto.
La descrizione di Pausania concorda con quella di Erodoto (che probabilmente ha letto i suoi scritti), solo che egli dà il numero dei Locresi, che invece Erodoto non registra. Abitando proprio nella zona di transito dei Persiani, dice, diedero tutti gli uomini in grado di lottare che avevano; secondo Pausania 6 000 uomini, che, aggiunti ai 5 200 di Erodoto, avrebbero composto una forza di 11 200 uomini.[52]
Molti storici moderni, che di solito considerano Erodoto più affidabile,[53] aggiungono i 1 000 Spartani e i 900 iloti ai 5 200 di Erodoto per ottenere all’incirca 7 100 o 7 000 uomini, come numero di riferimento, trascurando i Melidi di Diodoro e Locresi di Pausania.[54][55] Tuttavia questa è solo una stima e sono ammissibili molte altre possibilità. Inoltre i numeri degli armati furono modificati in seguito alla battaglia, quando la maggior parte dell'esercito si ritirò e rimasero solamente circa 3 000 uomini: 300 Spartiati, 700 Tespiesi, 400 Tebani, forse 900 iloti e 1 000 Focesi, che stazionavano sopra al passo, meno le perdite subite nei giorni precedenti.[53]
Considerazioni strategiche e tattiche
Da un punto di vista strategico, difendendo le Termopili i Greci usavano nel miglior modo possibile le loro forze.[56] Fino a quando si poteva evitare l’avanzata persiana in Grecia, non c’era nessun motivo per ingaggiare una battaglia e si sarebbe potuti rimanere sulla difensiva. Inoltre, difendendo due passaggi ristretti (le Termopili e Capo Artemisio), l’inferiorità numerica dei Greci influì molto meno.[56] Al contrario, il grande numero dei Persiani obbligava questi a non rimanere nello stesso posto troppo a lungo viste le difficoltà nel mantenimento dell’esercito.[57] I Persiani dovevano quindi ritirarsi o avanzare e l’avanzata avrebbe comportato necessariamente il passaggio per il passo delle Termopili.[57]
Tatticamente il passo delle Termopili, stretto e tortuoso, si addiceva perfettamente allo stile di guerra greco.[56] Una falange oplitica sarebbe stata in grado di bloccare lo stretto passaggio con facilità senza il rischio di venire sopraffatta dalla cavalleria. Nel passaggio, la falange sarebbe stata molto difficile da assalire per la fanteria persiana, armata alla leggera.[56] Il maggior punto debole dei Greci era la pista di montagna che conduceva nell'altopiano parallelo alle Termopili, che avrebbe consentito ai nemici di aggirare la loro posizione. Anche se inadatta per la cavalleria, questa strada avrebbe potuto essere facilmente percorsa dalla fanteria persiana (composta da molti soldati abituati nella guerra di montagna).[58] Leonida venne a conoscenza di questo percorso dalla gente di Trachine e posizionò una divisione di Focesi al fine di bloccare il passaggio.[59]
Campo di battaglia
Allora il passo delle Termopili consisteva in una pista lungo la riva del golfo Maliaco così stretta che solo un carro alla volta poteva passare.[35] Sul lato meridionale della pista sorgevano le scogliere che incombevano sul passo e sul lato nord c’era il golfo Maliaco. Lungo il percorso erano state costruite di tre costruzioni, o "porte" (pylai), e presso la porta di mezzo era stata eretta dai Focesi, un secolo prima, una piccola muraglia per ostacolare le invasioni tessaliche.[35] Il nome "Porte calde" deriva dalle sorgenti termali che si trovavano lì vicino.[60]
Oggi il passo non è vicino al mare, ma è diversi chilometri all'interno a causa della sedimentazione nel golfo Maliaco. L’antica pista si trova ai piedi delle colline attorno alla piana, fiancheggiata da una strada moderna. Recenti rilevazioni indicano che il passaggio era largo solo 100 metri e che le acque arrivavano alle porte: "I visitatori spesso non si rendono conto che la battaglia avvenne oltre la strada di fronte al monumento".[61] Il passo è ancora una difesa naturale contro gli eserciti moderni e le forze del Commonwealth britannico nella seconda guerra mondiale qui, nel 1941, ingaggiarono una battaglia contro i Tedeschi per evitare l’invasione nazista della Grecia.
Svolgimento
Primo giorno
Il quinto giorno dopo l'arrivo dei Persiani alle Termopili, cioè il primo giorno della battaglia, Serse finalmente si decise di attaccare i Greci. Prima di tutto ordinò a cinquemila arcieri di scagliare una raffica di frecce contro i Greci, ma gli scudi di bronzo e gli elmi ellenici protessero i soldati senza lasciare danni permanenti – i dardi erano stati lanciati da almeno 100 metri di distanza, secondo gli studiosi moderni. Dopodiché Serse mandò una divisione di diecimila Medi e Cissiani contro i Greci per farli prigionieri e portarli davanti a lui.[42][62] I Persiani si trovarono presto a lanciare un assalto frontale con cariche di circa 10 000 uomini.[42] I Greci combattevano davanti al muro focese, nella parte più stretta del passo, in un tentativo strategico di utilizzare il minor numero di soldati possibile alla volta.[63][64] I dettagli delle tattiche sono scarse; Diodoro dice che "gli uomini stavano spalla a spalla" ed i Greci erano “superiori in valore e nella misura dei loro scudi”.[65] Questa è probabilmente la descrizione della comune falange greca, in cui gli uomini formavano un muro di scudi e punte di lancia che sporgevano dai lati degli scudi, che sarebbe stato molto efficace fintanto che era in grado di ostruire l’intero passaggio.[66] Le più deboli armi dei Persiani impedirono loro di scontrarsi con gli opliti greci.[65][67] Erodoto dice che le unità per ogni città erano tenute insieme; le divisioni entravano ed uscivano dallo schieramento turnandosi, per evitare di affaticarsi, il che significa che i Greci avevano più uomini di quanti ne servissero per bloccare il passaggio.[68] I Greci uccisero così tanti Medi che si dice che Serse sia balzato in piedi per tre volte dal trono dal quale stava guardando la battaglia.[69] Secondo Ctesia, la prima ondata fu "tagliata a nastri" con solo due o tre morti tra gli Spartiati.[44]
Secondo Erodoto e Diodoro Siculo, il Gran Re, dopo aver tastato le forze dei nemici, lanciò gli Immortali, un corpo d'élite di 10 000 uomini, in un secondo assalto.[65][67] Tuttavia questi non conclusero niente di più di ciò che era stato fatto dai Medi, non riuscendo a fare progressi contro i Greci.[67] Gli Spartani misero in atto una tattica di finta ritirata, rigirandosi poi e uccidendo le truppe nemiche che correvano verso di loro.[67]
Secondo giorno
Il secondo giorno Serse di nuovo inviò la fanteria ad attaccare il passo, "supponendo che i suoi nemici, essendo così pochi, fossero ora indeboliti da ferite e non potessero più resistere".[69] Tuttavia il secondo giorno ai Persiani non andò meglio rispetto al precedente.[69] Serse infine fermò l'assalto e si ritirò al suo campo, "totalmente perplesso".[44]
Alla fine del secondo giorno di battaglia, tuttavia, mentre il re persiano stava meditando sul da farsi, accadde l’avvenimento che segnò la vittoria degli invasori e la sconfitta degli Elleni: un uomo di Trachis di nome Efialte lo informò sul sentiero di montagna intorno alle Termopili e si offrì per guidare l'esercito persiano.[70] Efialte agì spinto dal desiderio di una grossa ricompensa.[70] Per questo gesto il nome di Efialte ricevette una cattiva connotazione e venne a significare "incubo" in lingua greca e a diventare l’ archetipo del traditore nella cultura greca.[71]
Erodoto scrive che Serse mandò il suo comandante Idarne, quella sera, con gli uomini sotto il suo comando, gli Immortali, ad accerchiare i Greci seguendo il percorso di montagna. Tuttavia egli non fornisce ulteriori dettagli sull’identità di costoro.[72] Gli immortali erano stati sterminati il primo giorno, quindi è possibile che a Idarne fosse stato dato il comando generale di una forza maggiore tra cui quello che era rimasto degli Immortali, e in effetti, secondo Diodoro, Idarne aveva una divisione di 20 000 uomini per la missione.[73] Il percorso conduceva lungo il crinale del monte Anopaea partendo da est del campo persiano, per arrivare dietro le scogliere che fiancheggiavano il passo. Ad un certo punto si ramifica in un percorso che porta alla Focide e l'altro verso il Golfo di Mali ad Alpeno, prima città della Locride.[36]
Terzo giorno
All'alba del terzo giorno i Focesi a guardia del sentiero sopra le Termopili si accorsero che la colonna persiana stava aggirando le Termopili sentendo il fruscio delle foglie di quercia. Erodoto dice che sussultarono e sbigottirono.[74] Idarne fu forse altrettanto stupito di vederli frettolosamente armarsi come se avessero visto la divisione persiana.[75] Egli temeva che fossero Spartiati, ma fu informato da Efialte che non lo erano.[74] I Focesi si ritirarono su una collina vicina per assalire i nemici (ritenendo che i Persiani fossero venuti ad attaccare loro).[74] Tuttavia non volendo fare tardi, i Persiani si limitarono a scagliare una raffica di frecce, per poi continuare con il loro accerchiamento del grosso dell’esercito greco.[74]
Saputa la notizia da un messaggero che i Focesi non avevano protetto il percorso, Leonida convocò un consiglio di guerra all'alba.[76] Secondo Diodoro fu un persiano chiamato Tirrastiade, nativo di Cuma d'Eubea, avvertire gli Elleni.[77] Alcuni di questi preferivano la ritirata, ma Leonida decise di rimanere in difesa del passo con gli Spartiati.[76] Molti dei contingenti greci poi scelsero di ritirarsi (senza attendere ordini) o furono mandati via da Leonida (Erodoto ammette che c’è qualche dubbio sulla verità di questo gesto).[76][78] Un contingente di 700 Tespiesi, guidati dai loro generale Demofilo, si rifiutò di andarsene con gli altri Greci e combatté nella lotta.[79] Erano presenti anche 400 Tebani e probabilmente gli iloti che avevano accompagnato gli Spartiati.[75]
L’azione di Leonida è stata oggetto di molte discussioni. È da tutti accettato che gli Spartiati stessero obbedendo alle leggi di Sparta, che impedivano la ritirata, ma sembra che in realtà fu la ritirata di massa dalle Termopili che diede origine alla regola che gli Spartani non si sarebbero mai ritirati.[80] È anche possibile che, ricordando il parole dell’oracolo, Leonida si fosse impegnato a sacrificare la sua vita per salvare Sparta. Tuttavia, poiché la profezia era specifica per lui, questo sembra un futile motivo per impegnare altri 1 500 uomini in una lotta contro la morte.[80] La teoria più probabile è che Leonida scelse di formare una retroguardia in modo che gli altri contingenti greci potessero allontanarsi senza pericoli.[80][81] Se tutte le truppe si fossero ritirate la cavalleria persiana avrebbe potuto inseguire i Greci senza ostacoli. Se fossero tutti rimasti al passo, sarebbero stati circondati e sarebbe poi finita in una carneficina.[75] Coprendo la ritirata e continuando a bloccare il passo, Leonida avrebbe potuto salvare più di 3 000 uomini, che sarebbero stati in grado di combattere in un secondo momento.[81] Anche i Tebani sono stati oggetto di qualche discussione. Erodoto suggerisce che furono portati nella battaglia come ostaggi per assicurare un comportamento fedele di Tebe.[32]
Tuttavia, come Plutarco tempo sottolineò, se fossero stati ostaggi perché non mandarli via con il resto dei Greci? [ 85 ] Probabilmente si trattava dei “fedelissimi” dei Tebani, che, a differenza della maggioranza dei concittadini, malvedevano il dominio persiano e gli si opponevano. [ 85 ] Essi quindi probabilmente vennero alle Termopili di loro spontanea volontà e rimasero alla fine perché non avrebbero potuto tornare a Tebe se i Persiani avessero conquistato la Beozia. [ 80 ] I Tespiesi, deciso che non si sarebbero sottomessi a Serse, si immaginarono la distruzione della loro città se i Persiani avessero conquistato la Beozia. [ 85 ] Tuttavia questo fatto da solo non spiega il motivo per cui rimasero; il resto dei Tespiesi fu fatto allontanare prima che i Persiani vi arrivassero.[ 85 ] Sembra che i Tespiesi abbiano scelto volontariamente di rimanere come atto di sacrificio, tanto più sorprendente in quanto il loro contingente rappresentava ogni singolo oplita che la città era in grado di offrire. [ 87 ] Questo sembra essere un tratto caratteristico dei Tespiesi: in almeno altre due occasioni nella storia una divisione Tespiese si impegnò in una strenua lotta fino alla morte. [ 85 ]
All'alba Serse fece le libagioni, fermandosi per dare agli Immortali il tempo di scendere dalla montagna, e poi cominciò la sua avanzata. [ 69 ] Un esercito persiano di diecimila uomini, composto da fanteria leggera e cavalleria, caricò sul fronte della formazione greca.
Conseguenze
Importanza
Eredità
Monumenti
Epitaffio di Simonide
Monumento a Leonida
Monumento ai Tespiesi
Leggende correlate
Influenze nella cultura popolare
Note
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- ^ Erodoto, VI, 101.
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- ^ Holland, op. cit., p. 206.
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- ^ a b Holland, op. cit., pp. 213–214.
- ^ Erodoto, VII, 35.
- ^ Holland, op. cit., pp. 217–223.
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- ^ Erodoto, VII, 145.
- ^ Holland, op. cit., p. 226.
- ^ a b Holland, op. cit., pp. 248–249
- ^ Erodoto, VII, 173.
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- ^ a b Erodoto, VII, 206.
- ^ a b Holland, op. cit., pp. 258–259.
- ^ a b c Erodoto, VII, 205.
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- ^ a b c d Erodoto, VII, 202. Errore nelle note: Tag
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Bibliografia
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Voci correlate
- Sulla battaglia
- Battaglie simili
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