Storia di Siracusa
Storia di Siracusa | |
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Paese | Italia |
Regione | Sicilia |
Provincia | Provincia di Siracusa |
Città | Siracusa |
Popolo fondatore | Siculi, Greci |
Anno fondazione | VIII secolo a.C. |
Questa voce riguarda la storia della città di Siracusa dalle origini ai giorni nostri;
La città siracusana in Sicilia fu fondata nell'VIII secolo a.C. da coloni greci provenienti da Corinto. Fu la città di primaria importanza nella Sicilia greca e fra le grandi metropoli del mondo classico, nonché capitale del primo "impero" del Mediterraneo occidentale.
Conquistata dai Romani nel 212 a.C., fu capitale della provincia di Sicilia. Ancora importante sotto il dominio bizantino, fu presa dagli Arabi nell'878, iniziando un lungo declino e perdendo la residua primazìa siciliana. Nell'XI secolo fu riconquistata dai Bizantini e passò quindi sotto il dominio dei Normanni. Dopo un breve dominio genovese nel XIII secolo, seguì le vicende di tutta la Sicilia (Regno di Sicilia e Regno delle Due Sicilie, prima, e Regno d'Italia poi).
Le origini
Preistoria
Gli studiosi definiscono l'età preistorica siciliana in due fasi: la prima fase è caratterizzata dall'utilizzo di materiali come la selce, l'ossidiana, la ceramica dipinta e più raramente il rame. La seconsa fase è invece caratterizzata dall'introduzione di materiali differenti, la cui conoscenza è stata acquisita tramite i rapporti commerciali intrapresi con il Mediterraneo orientale, che hanno portato all'utilizzo del bronzo e del vasellame in una maniera già riscontrata in reperti di origine greco-cretese e micenea.
Nella zona di Siracusa sono state rinvenute tracce di vita umana risalenti all'era paleolitica superiore, il che vuol dire ad un'età di circa 18.000 anni prima di Cristo. Infatti il sito costiero dove ora sorge Siracusa è stato fortemente interessato da nuclei abitativi già in tempi preistorici. I primi abitanti si pensa fossero i Sicani, un popolo di incerta origine che viene identificato come di stirpe ligure-iberica. Mentre non è chiaro quando avvenne un cambio con i Siculi, ovvero con il popolo, anch'esso di incerta origine, che prese il posto dei primi lungo le coste orientali della Sicilia, allontanandoli verso l'entroterra di quella regione che si dice proprio da essi prese il nome di Sicilia (mentre prima, secondo Diodoro Siculo, essa si chiamava Sicania). I Siculi, stando alle tante fonti storiche pervenuteci, furono importanti per Siracusa, poiché il suo nome deriverebbe proprio dal linguaggio di questo popolo. La loro terra di provenienza non è ancora oggi certa; molte ipotesi sono state fatte, alcuni pensano venissero dall'Italia, un popolo italico protolatino o di origine ligure, il cui sovrano, Sikelòs, diede loro il proprio nome. Gli storici Antioco di Siracusa e Filisto di Siracusa sostengono nei loro scritti l'ipotesi italica, Filisto dice infatti che Sikelòs era figlio di Italos, mentre Antioco afferma:
Resta il fatto che non si è ancora riusciti a datare con esattezza il passaggio in Sicilia e non vi è nemmeno certezza sulla loro origine. Alcuni per esempio sostengono che i Siculi non vennero dall'Italia all'isola, ma che fecero invece il percorso inverso: ovvero dall'isola all'Italia. E secondo questa tesi essi potrebbero essere stati uno dei famigerati Popoli del mare, identificati con i Šekeleš, di origine mediterranea. Altri ancora li danno come i primi abitatori del luogo dove successivamente sarebbe sorta Roma, dunque nel Lazio.
Ad ogni modo, con essi, si data l'inizio delle vicende siracusane; e ne sono prova e testimonianza i tanti centri abitati che si sono ritrovati nelle località prossime, e anche all'interno, della città, come i villaggi di età neolitica di Stentinello, Matrensa, Ognina, Plemmirio, Cozzo Pantano, Thapsos e Ortigia. Da questi siti proviene il materiale archeologico oggi esposto al Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa. Ma vi sono anche altri siti sul territorio i cui reperti suggeriscono un periodo pre-siculo, definito Periodo Litico ne fanno parte la latomia detta "la Cava del Filosofo" , dove sono state ritrovate molte schegge e materiale litico tanto da destare il sospetto che lì ci fosse stata una vera officina. E le genti che ci hanno lasciato questi reperti si pensa fossero di stampo ibero-liguroide imparentate con il ramo della famiglia umana che nell'occidente europeo lasciò i dolmen; dunque popolazioni diverse dai siculi.
Altra necropoli molto importante di questo periodo è la necropoli di Cassibile, ubdicata nei pressi della odierna frazione di Siracusa, Cassibile, si tratta di una delle testimonianze di epoca pre-greca più importanti della Sicilia; in essa vi si trovano circa 2.000 tombe scavate a grotticella artificiale, databili intorno all'anno 1.000 - 800 a.C., nei suoi dintorni vi era un villaggio abitato, dai quali reperti lo si è potuto definire di cultura raffinata, probabilmente influenzato dalla vicinanza con i fenici, popolo dai commerci marittimi in terra siciliana. Il fiume Cassibile, essendo un corso d'acqua, fu molto importante per gli insediamenti dell'uomo, ed è per questo che lungo il suo corso sono appunto state ritrovate numerose tracce di segni di civiltà, ne sono un esempio i Diere, il cui termine deriva dall'arabo "diyar" (casa), ma è molto antecedente all'epoca araba di Sicilia, infatti si tratta di abitazioni scavate nella roccia calcarea; la tipica roccia bianca marina del siracusano che ben si presta alle modellazioni e che per questo è stata così utilizzata in passato, anche da popolazioni pre-greche.
L'altra necropoli, definita la più importante di Sicilia per capire il periodo Sicano e Siculo dell'isola, è Pantalica, ubdicata nel siracusano tra i Monti Iblei presso Sortino e Ferla, conta circa 5000 tombe scavate nella roccia a grotticella artificiale, come quelle della necropoli di Cassibile, a testimonianza che si trattasse senza'altro dello stesso popolo. Pantalica si pensa dunque contasse all'epoca un grande villaggio alle sue spalle, molto grande per quei tempi, e si pensa che fosse la capitale del Regno dei Siculi, ovvero il regno di Hyblon, re dei siculi; un regno che si dice in passato fosse appartenuto ai Sicani, ma non lo si può sapere con certezza dato le difficoltà degli archeologi che, non avendo le sufficienti fonti storiche, fanno fatica a identificare le date del periodo preistorico siciliano. Ma di Pantalica si sa che ad un certo punto si scontrò con Siracusa, ciò avvenne quando i Siculi e i Greci entrarono in conflitto, ovvero quando la cultura greca volle diventare egemone nell'isola di Sicilia.[1][2][3]
Fondazione e periodo greco (733-212 a.C.)
Lo storico e letterato greco Strabone, nel suo trattato di geografia italica, composto durante l'età imperiale di Roma, ci informa sulla fondazione di Siracusa attraverso una leggenda di tempi greci: essa narra di Archia, fondatore di Siracusa, il quale prima di intraprendere il suo viaggio verso le coste mediterranee, avrebbe consultato, insieme a Miscello di Ripe (mitico fondatore della città di Crotone), l'oracolo di Apollo, al santuario di Delfi, considerato l'oracolo più importante del mondo greco e per questo il luogo che lo ospitava era detto "ombelico del mondo". Qui, i due chiesero saggi consigli profetici e ricevettero come risposta un quesito che domandava loro cosa volessero per le città che avrebbero dovuto fondare: la ricchezza o la salute. Stando alla leggenda, Archia scelse la ricchezza mentre Miscello scelse la salute. Il dio del sole allora concesse all’uno di fondare Siracusa e all’altro Crotone. I crotoniati abitarono dunque una città assai salubre, mentre Siracusa si trovò in uno stato di ricchezza così eccezionale che il nome dei suoi abitanti passò in proverbio, dicendosi, di quelli troppo ricchi che ad essi non basterebbe nemmeno la decima dei Siracusani. La città poi, come la storia racconta, prosperò per la fertilità della sua posizione geografica.[4][5]
Fondazione e primo periodo della città
La città di Siracusa, anticamente chiamata Syrakousai (Συράκουσαι in greco antico), ebbe la sua fondazione ad opera di una colonia di corinzi, guidati da un nobile di nome Archia (mitico discendente di Eracle e parente di Enea), che scelsero il territorio di Siracusa per fondarvi qui la loro nuova città.
In breve tempo Siracusa crebbe a tal punto da divenire essa stessa una metropoli. Dopo essere stata, per l'arco di tempo che va dal 734 a.C. al 485 a.C., in mano al governo dei nobili e dei proprietari terrieri, chiamati Gamoroi, discendenti dei primi coloni corinzi, avvenne una rivolta per governare la città d parte dei Killichirioi, rappresentanti la classe oppressa, discendenti degli abitanti siracusani di stirpe sicula. Dopo che quest'ultimi ebbe la meglio, i Gamoroi chiamarono in loro soccorso il tiranno di Gela, Gelone, che dopo aver sconfitto i Killichiri prese il governo, ancora repubblicano, di Siracusa e lo trasformò in una tirannide.
Siracusa diventa una capitale del mediterraneo
Il primo tiranno di Siracusa: Gelone
Con Gelone si dà inizio al periodo della prima tirannide siracusana. Gelone I trasformò Siracusa rendendola una potenza di primo piano nel Mediterraneo. Dotò la polis aretusea di una ampia flotta navale; le diede un numeroso esercito al punto tale che fu in grado di sostenere e respingere, insiema ad Akragas, il poderoso attacco di Cartagine avvenuto presso Imera, nella battaglia che porta il nome di quella località.
Siracusa era ormai diventata conosciuta e rispettata anche in Grecia, infatti quando avvennero le famose guerre persiane (tra greci e persiani), gli ateniesi e gli spartani chisero ai siracusani di entrare a far parte della loro lega per sconfiggere la Persia, inoltre, Gelone I, promise loro aiuti, notevoli, in cambio però di ottenere il comando generale o delle spedizionidi terra o di mare, ciò non avvenne e quindi Gelone tenne Siracusa fuori da quel conflitto che pure era arrivato a rigurdarla così da vicino.
Il tempo di Gelone è ricordato anche come uno dei più floridi e ricchi periodi di sviluppo artistico ed edilizio della polis di Siracusa. Si narra che fu egli a edificare il famoso Teatro Greco di Siracusa.
Gerone I e Trasibulo
Gerone I porta alla corte siracusana i grandi poeti e filosofi del tempo: Pindaro; Bacchilide; Eschilo; Simonide, Epicarmo. Si mostra incline alle arti tanto da far diventare Siracusa una nota meta culturale.
Inoltre Gerone I inizia una politica espansionista portando l'esercito siracusano in Campania, dove lasciando presidi militari e stringendo nuove alleanze, riuscì a sconfiggere gli Etruschi a Cuma in una battaglia il cuo esito fu decisivo per le vicende del popolo nord italico.
La prima tirannide finisce con la cacciata di Trasibulo di Siracusa, tiranno che il popolo non sopportò a causa del suo mal governo.
Siracusa repubblicana
Ducezio e la Synteleia
Siracusa diventa una Repubblica, adottanto un sistema di democrazia che però pian piano si mostrerà sempre più come un'oligarchia.
Numerose e importanti sono le vicende che si susseguono durante questi anni di governo repubblicano.
Il primo avvenimento che coinvolge la polis in questo periodo è l'attacco che Ducezio, combattente siculo, diede alle città siceliote arrivando a minacciare anche polis potenti come Akragas e Syrakousai. Dopo una articolata lotta che vide contrapposte le popolazioni autoctone e le popolazioni siceliote, Ducezio fu sconfitto dai siracusani ed esiliato a Corinto, dalla quale comunque fece ritorno.
Atene in Sicilia
Altro evento epocale di quegli anni fu la guerra del Peloponneso, con Atene e Sparta che decisero le loro sorti proprio in Sicilia. Alcibiade, influente cittadino ateniese, spronò la propria patria ad anadare alla conquista delle terre siciliane, con obiettivo principe la conquista di Siracusa. Fu una cruenta e lunga battaglia che durò diversi anni e che passò alla storia come la spedizione ateniese in Sicilia. Siracusa, con l'aiuto di Sparta e degli alleati di altre città siciliane, riuscì a evitare di essere conquistata e sconfisse la capitale della Grecia, Atene, la quale subì una fatale disfatta per la sua futura politica espansionistica.
La vendetta di Cartagine
Inoltre decisivo risulterà essere il nuovo attacco di Cartagine, che, vendicandosi della battaglia persa settant'anni prima ad Imera, cercherà rivincita allarmando il governo democratico siracusano che alla fine cederà il potere oligarchico/popolare nelle mani di un nuovo tiranno.
L'epoca dei due Dionigi
Dionisio I di Siracusa e la rivoluzione territoriale
Dionisio I di Siracusa prese il potere della polis a 25 anni di età e lo mantenne per quasi 40 anni di regno.
Fu uno dei più potenti tiranni dell'antichità. Portò Siracusa ad essere paragonata ad un impero, facendo conquiste territoriali, fondando nuove colonie ed essendo sempre presente nella politica internazionale del tempo.
Dionisio I diede grandi battaglie contro Cartagine conquistando e distruggendo una delle tre città roccaforti dei punici: l'isola di Mozia.
E' considerato dagli storici come colui che precedette la politica ellenistica di Filippo II di Macedonia. Dionisio I portò Siracusa ad essere la capitale di un vasto regno che comprendeva la Sicilia nella sua quasi totalità (eccetto la punta occidentale ancora in mano cartaginese) la parte meridionale dell'Italia di allora e grande parte della costa adriatica (comprresa Adria nel Veneto e Ancona nelle Marche).
Le terre conquistate o fondate rispondevano a Siracusa o comunque tenevano dei rapporti commerciali con essa. Dionisio I inoltre passò alla storia per essere stato il primo ad arruolare somme ingenti di mercenari proveniente dalla Gallia, dalle zone Celtiche e con quei popoli nordici che in seguito diverranno famosi per aver messo in crisi la potenza di Roma.
Fu un tiranno scaltro, ambizioso e non esitò ad usare mezzi crudeli per ottenere ciò che voleva. Lasciò a Siracusa un'erdeità imperialistica che passò nelle mani del figlio Dionisio II.
Dionisio II e la guerra di Dione
Dionisio II non fu all'altezza del padre. Si mostrò dapprima insicuro e poi crudele senza che abbia saputo creare una politica mirata all'equilibrio dei suoi possedimenti o alla situazione governativa interna.
Dione, cognato di Dionisio I e zio di Dionisio II, prese in mano la situazione e questo fece adirare e ingelosire il nipote Dionisio II che per vendicarsi di Dione lo esiliò in Grecia e poi li vendette tutti i suoi beni e lo fece divorziare da sua moglie Arete. Dione, noto frequentatore dell'accademia di Platone, decise allora d'intevenire per liberare Siracusa dalla tirannia e per vendicarsi di ciò che aveva subito a causa di Dionisio II.
Arrivò a Siracusa con un modesto ma combattivo esercito il quale, grazie anche allo sgretolamento interno dell'assetto sociale e bellico siracusano, riuscì ad avere la meglio sulle truppe di Dionigi e a fare cessare così quella terribile guerra civile che era scoppiata all'interno della polis aretusea e riuscì a fare esiliare Dionisio II a Corinto. Dione però venne in seguito ucciso da dei suoi soldati traditori, che per avere il governo siracusano in mano, non esitarono a tradire il loro comandante.
Con la morte di Dione la situazione siciliana precipitò; Siracusa che concentrava nel suo territorio le dinamiche della politica isolana, indebolita e preda di aspiranti tiranni, necessitava di un valido soccorso, poiché alla sua guida passarono uomini politici non all'altezza di cogliere un'eredità vasta come quella che la Sicilia rappresentava.
Platone a Siracusa
Il filosofo ateniese Platone compì tre viaggi a Siracusa nell'arco di tempo che vide il passaggio tra la fine di Dionisio I e il regno di Dionisio II.
Molto amico di Dione, Platone confidava nell'aiuto del siracusano per riuscire a far instaurare le sue idee filosofiche basate sulla giustizia dei governi nella polis che era considerata un caposaldo del potere tirannico. I suoi tre viaggi furono tutti molto movimentati, poiché una prima volta si scontrò con l'ideologia lussuriosa, assolutista e prepotente di Dionisio I, il quale adirato dai discorsi del filosofo lo fece vendere come schiavo e lo spedì in un'isola greca nemica di Atene, con lo scopo che vi venisse ucciso.
Riuscito a salvarsi, per realizzare il suo sogno e per l'amicizia che lo legava a Dione, decise di accettare l'invito fattogli dal giovane Dionisio II, che aveva l'intenzione, e tale rimase, di diventare un sovrano illuminato assorbendo le nozioni platoniche.
Anche questo suo secondo viaggio fallì perchè nel frattempo si mise in atto l'agitazione politica di corte che portò Dionisio e Dione a divenire nemici, con l'esilio greco di quest'ultimo. Platone voleva ritornare ad Atene ma il giovane Dionisio II non voleva lasciarlo andare, riuscì a salpare solo grazie alle insistenze che fecero a suo favore i tarantini pitagorici.
Con coraggio tornò una terza volta a Siracusa, ma si rese conto quasi subito che Dionisio II non poteva cambiare perchè non voleva cambiare; chiuso nei suoi vizi e nel suo malgoverno, trattava Platone come fosse un suo capriccio personale per vantarsene davanti alle altre corti e tenerlo stretto a sé nella cittadella fortificata. Inoltre vi era la situazione con Dione che stava diventando tragica, sempre esiliato dalla patria, nonostante le continue pressioni per farlo tornare. Anche questa volta Dionisio II costrinse con la forza Platone a restare a Siracusa e anche questa volta il filosofo si salvò grazie all'intrcedere dei pitagorici italici, con l'ambasciata mandata da Archita di Taranto, il quale spedì una nave che riportasse l'ateniese nella sua patria greca.
Platone lasciò Siracusa con molto rammarico, conscio che quella città stava per subire grossi perturbamenti e amareggiato perchè non era riuscito a realizzare il suo sogno di instaurare a Siracusa una repubblica filosofica.
L'Età timoleontea
Dopo la guerra civile che vide Siracusa andare in rovina sotto le macerie delle sue stesse mura e tra la sofferenza della sua gente che emigrava per cercare rifugio altrove, venne richiesto un aiuto esterno e venne trovato in Corinto la quale inviò in Sicilia, nel 345 a.C., il generale corinzio Timoleonte.
Questi con un esercito di mille corinzi iniziali, più altri siciliani che si aggiunsero in seguito, riuscì finalmente a sconfiggere Dionisio II che venne esiliato a vita a Corinto, dove visse e morì in povertà.
Una volta liberata Siracusa i soldati di Timoleonte s'impegnarono per liberare l'intera Sicilia dai tiranni che vi comandavano. Da Agrigento a Messina, le poleis siceliote videro i propri tiranni cacciati o uccisi. In modo particolare vi fu una accesa lotta tra Iceta di Leontini, Mamerco di Catana contro l'alleanza timoleontea, la quale si ritrovò ad affrontare anche i cartaginesi che davano supporto alla fazione tirannica siciliana.
Nel frattempo si ritrovarono davanti la grande insidia imperialistica di Cartagine che unendo un grande esercito di 70.000 uomini aveva intenzione di scacciare una volta per tutte i greci e i loro discendenti sicelioti dalla Sicilia, ma non vi riuscirono grazie all'astuzia e abilità dell'alleanza siciliana (composta da siracusani, autoctoni, poleis siceliote, corinzi e mercenari) ed anche per via del tempo metereologico che si mise avverso e fece straripare il fiume Crimiso, dove avvenne l'omonima battaglia (Battaglia del Crimisso). I cartaginesi persero 10.000 dei loro guerrieri e rinunciarono al loro proposito assolutistico sull'isola, accontentandosi di stipulare un trattato di pace successivo con Timoleonte.
Vennero in seguito sconfitti anche gli ultimi tiranni di Sicilia e cessarono finalmente i tumulti. Tornò la pace a Siracusa e nell'isola, almeno fino a che durò la repubblica timoleontea, per circa dieci anni.
Gerone II e l'ultimo periodo della Siracusa siceliota
Iceta di Siracusa fu colui che riportò la poleis alla tirannide.
Pirro Re dell'Epiro prende il governo di Siracusa
Pirro, Re dell'Epiro, quando venne in Sicilia per scacciare i cartaginesi, credette di avere diritto al trono di Siracusa, e quindi ad evere il titolo di "Re di Sicilia", perché Agatocle, a suo tempo, gli aveva dato in sposa la figlia siracusana, Lanassa, la quale però poi decidette di divorziare dal marito e si rifugiò in Corcira. Pirro inoltre trovò ostilità tra i siciliani che non lo volevano come loro sovrano, quindi decise di ritirarsi dalla Sicilia.
Re Gerone II e Archimede
Dopo l'allontanamento di Pirro, Siracusa ritornò ad essere per la quinta volta una Repubblica, ma il suo governò repubblicano durò solamente sei anni, poi arrivò la quinta e ultima tirannide, che inizierà nel 270 a.C. con Gerone II e finirà con i due generali siracusano-cartaginesi Ippocrate ed Epicide, che saranno sconfitti durante la presa di Siracusa da parte di Roma.
Da sottolineare che questo è il periodo in cui nasce e progredisce il genio di Archimede, che sarà vittima alla fine anch'egli del conflitto bellico, durante il quale perse la vita per mano di un soldato romano.
Siracusa in epoca romana
Età repubblicana e imperiale
Dopo la conquista romana Siracusa non riuscì più a riprendere la potenza di un tempo; Roma era in piena ascesa, e conquistò l'intera Sicilia. La città venne nominata Capitale della Provincia Siciliana, fu sede dei Pretori romani inviati ad amministrare la Sicilia.
Stette in città per un anno il generale romano Publio Cornelio Scipione, meglio conosciuto come Scipione l'Africano, il quale da Siracusa preparò l'esercito romano che poi sconfisse il cartaginese Annibale, decretando per Roma la vittoria della Seconda Guerra Punica.
Famose sono in quel periodo le ruberie che fece il pretore Gaio Licinio Verre, il quale rubò le opere d'arte siracusane in nome del potere che Roma gli aveva dato. Indignato Marco Tullio Cicerone, avvocato e politico romano, venne mandato in Sicilia dal senato romano per testimoniare contro i furti di Verre.
Durante la sua permanenza a Siracusa scoprì la tomba d'Archimede, nascosta tra i cespugli, dimenticata dai siracusani che, con il passare dei secoli e la precaria situazione socio-politica nella quale vivevano, avevano persino dimenticato il posto in cui giaceva il loro più illustre figlio. Cicerone si adirò molto per questo motivo con la popolazione locale.
L'epoca romana come è noto ridimensionò vistosamente la città, ma tuttavia vennero costruite altre opere di notevole importanza come l'Anfiteatro romano, tra i più grandi d'Italia, usato per le lotte dei gladiatori e gli spettacoli circensi, e le battaglie navali (naumachia); il Ginnasio romano e l'intricata rete di catacombe (la più importante ed estesa dopo quella di Roma).
L'avvento del cristianesimo
Secondo la tradizione, Siracusa divenne la prima città dell'Occidente in cui fu fondata una comunità cristiana[7], è infatti possibile vedere all'interno del Duomo di Siracusa, la scritta che recita in latino:"Ecclesia Syracusana Prima Divi Petri Filia Et Prima Post Antiochenam Christo Dicata", che in lingua italiana significa "La chiesa di Siracusa è la prima figlia di San Pietro e seconda dopo la chiesa di Antiochia dedicata a Cristo". Viene costruita anche la chiesa di San Giovanni alle catacombe, luogo ove l'apostolo Paolo di Tarso predicò la fede cristiana, rendendo di fatto Siracusa, insieme all'opera di San Marciano, suo primo vescovo, uno dei primi centri di diffusione del cristianesimo in Europa[8]. Ed è in questo clima di diffusione del cristianesimo in Siracusa che, nel 283, nasce Lucia, giovane siracusana che sarà fatta martire sotto le persecuzioni ai cristiani con l'editto dell'imperatore romano, Diocleziano; Santa Lucia, diventerà in seguito una della sante più amate dal mondo cristiano-cattolico. Successivamente l'imperatore Costantino I, con l'editto di Milano, mise fine alle persecuzioni, accettando la religione cristiana come religione di Stato. Ma l'Impero Romano era ormai in decadimento, fu così che nel 468, la Sicilia e Siracusa, passarono sotto la dominazione dei Vandali. Seguirono poi gli Ostrogoti. L'Impero Romano d'Occidente era difatti caduto.
Siracusa medievale
Periodo bizantino
Nel 535, Siracusa venne conquistata, insieme alla Sicilia, dal generale bizantino Belisario, mandato sull'isola con il compito di riconquistare l'Italia e portarla sotto l'influenza dell'imperatore di Bisanzio, Giustiniano I. Nel 663, l'imperatore Costante II, per un suo preciso disegno politico che intendeva sconfiggere i Longobardi in Italia e porre il Paese sotto dominazione bizantina, decise di trasferire la sua corte imperiale a Siracusa; scelta ai suoi occhi perfetta, poiché la città siciliana era vicina a Roma e fortemente ellenizzata, così Siracusa divenne in quel periodo "Capitale dell'Impero dei Romani". Ma i fatti non andarono come aveva pianificato Costante II; il popolo mal sopportò tale imperatore, a causa delle sue vessazioni con le tasse, così un giorno, un membro della sua corte, tale Mecezio, lo fece assassinare da un suo servitore. Dopo la sua morte si fece incoronare nuovo Imperatore (anche se alcuni dicono che venne costretto all'inconorazione), ma il suo regno durò meno di un anno, infatti truppe provenienti dall'Italia, dall'Africa e dalla Sardegna marciarono su Siracusa e destituirono l'usurpatore. Nel frattempo l'erede legittimo, Costantino IV, venne a riprendersi la corona e riportò la sede imperiale a Costantinopoli. Siracusa venne nominata in quel periodo "Capitale del Thema Sikelia" (istituito sotto l'impero di Giustiniano II), il thema comprendeva la Sicilia, il ducato di Calabria e il ducato di Napoli. In città risiedeva lo Strategos bizantino.
Tra impero bizantino ed emirato arabo
La conquista di Siracusa
Dopo vari contrasti tra Costantinopoli e Siracusa, il thema di Sikelia si dichiara indipendente da Bisanzio. Si insedia dunque in città Eufemio di Messina, militare esperto, il quale ribellandosi ai bizantini, si dichiara in Siracusa, Nuovo imperatore di Sicilia. Ovviamente tale mossa gli attirò contro le ire dell'Impero. Venne costretto a fuggire in Africa, qui scende a patti con l'emiro aghlabide di Qayrawān, Ziyadat Allah I, al quale chiede aiuti per cacciare i bizantini dalla Sicilia. Ma sarà infine tradito dagli arabi, i quali, avendo già in mente di conquistare la terra siciliana, non lo aiuteranno a rendere l'isola indipendenete, ma la conquisteranno portandola sotto l'influenza dell'Islam. Eufemio fu infine ucciso a Castrogiovanni (Enna).
La città fu una delle ultime a cadere, dopo un lungo e terribile assedio (l'Assedio di Siracusa (878)), voluto dal governatore Giafar Ibn Muhammed e narrato dal monaco siracusano Teodosio, il quale ci racconta di una popolazione ridotta alla fame (poiché ai siracusani erano state bloccate le vie commerciali di mare e di terra), mangiavano oramai l'erba e sopravvivevano di stenti. Questo assedio durò per quasi otto mesi, dopodiché l'eroica resistenza ebbe fine e Siracusa stremata cadde cedendo agli arabi. Fu la fine della prima Capitale di Sicilia, infatti gli arabi dopo averla conquistata e aver eliminato i suoi difensori, spostarono il centro politico a Palermo, città dalle origini e storia molti più fenici.
Periodo arabo
سرقوسة - (Siracusa scritto in arabo)
عبد الجبار بن أبي بكر بن محمد بن حمديس الأزدي الصقلي أبو محمد'
non lasciar, no, che asseti certa collina del caro paese!
La conosci tu?
Se no, sappi che l'ardor del sole vi fa olezzare i verdi rami.
Qual meraviglia?
In que' luoghi gli intelletti d'amore impregnan l'aria di lor profumi.
Lì batte un cuore sì pieno d'affetto,
ch'io v'ho attinto tutto il sangue che mi corre nelle vene.
A quelle piagge riedon sempre furtivi i miei pensieri,
come il lupo ritorna sempre a sua boscaglia.
Quivi fui compagno dei lioni che correano alla foresta:
quivi andai a trovar le gazzelle in lor covile.
Dietro a te, o mare, è il mio paradiso:
quello in cui vissi tra' gaudii, non tra le sventure!
Vidi lì spuntar l'aurora della mia vita
ed or, a sera, tu me ne vieti il soggiorno!
O perché mi fu tolto ciò ch'io bramava,
quando il pelago mi separò da quelle piagge?
Avrei montata, invece di palischermo, la falcata luna,
per arrivar a stringermi al petto il mio Sole!»
Gli arabi divisero la Sicilia in tre grandi valli: Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto; Siracusa divenne capitale della Val di Noto. Nonostante non fosse più d'importanza politica per l'araba Sicilia, la città di Siracusa restò comunque importante centro di commercio e di approdo, infatti il poeta siracusano dalle origini arabe, Ibn Hamdis, descrive il suo porto pieno di gente proveniente da più nazionalità, ed artisti e scrittori arabi ne decantano ancora la bellezza. Durante la dominazione araba verrà a Siracusa il generale bizantino Giorgio Maniace, che riconquisterà, nel 1040, parte della Sicilia Orientale; a Siracusa litigò con il fratello dell'imperatore bizantino, Stefano il Calafato, il quale accusò Maniace di voler sottrarre l'impero a Michele IV il Paflagone. Con tale accusa venne richiamato e incarcerato a Costantinopoli (in seguito sarà liberato, verrà nominato Imperatore dal suo stesso esercito e verrà infine ucciso da un traditore del suo esercito in Macedonia). Nel frattempo gli arabi riconquistarono Siracusa.
L'emiro Ibn ath-Thumna, (signore di Siracusa, Noto e Catania) nel 1061, per avere vittoria su una contesa interna con un altro emiro di Sicilia, chiama in suo aiuto i Conti di Altavilla, fu così che il conte normanno Ruggero, giunge in Sicilia. I normanni conquistata Palermo, e gran parte dell'isola, si diressero verso Siracusa; qui, il conte Ruggero, affrontò in una battaglia navale avvenuta nel Porto Grande della città, l'emiro Benavert, ultimo emiro di Sicilia, mandò i il figlio e la moglie a Noto, la quale sarà l'ultima roccaforte musulmana siciliana. Durante la battaglia siracusana Benavert morì affogando in acqua con la sua armatura, nel tentativo di saltare sulla nave normanna. Avvenne quindi la resa di Siracusa e di Noto. Durante le conquiste normanne i siciliani di orgine islamica vennero esiliati, tra questi dei versi del poeta Ibn Hamdis, fanno ben capire la nostalgia con la quale lasciarono la loro patria di nascita:
Periodo normanno e svevo
Con i normanni Siracusa ritrova la religione cristiana; essendo ormai la nuova capitale Palermo, non si hanno molte notizie della città aretusea di quest'epoca. Si sa invece che Enrico VI di Svevia, figlio del famoso imperatore tedesco Federico I detto Barbarossa, per farsi accompagnare in Sicilia, dove doveva sposare la regina normanna Costanza d'Altavilla, si servì della Repubblica di Genova, alla quale promise in dono, in cambio del favore, la città di Siracusa. Ma i genovesi una volta giunti sul posto trovarono già i pisani insediati in Siracusa (non si hanno fonti sul perché Pisa si trovasse all'interno della città aretusea)[10], ma riuscirono a sonfiggerli prendendo così dominio della città che rimase in loro mani per 15 anni, dopodiché l'imperatore svevo-normanno Federico II, crescendo volle riportare la Sicilia tutta sotto il suo controllo, quindi obbligò i genovesi a lasciare Siracusa. Per opera di Federico II viene costruito in quest'epoca il Castello Maniace.
Periodo Spagnolo
Dopo la morte di Federico II, segue il breve regno di Manfredi, fino al 1266, quando con la sconfitta di quest'ultimo a Benevento, la città passa con il resto della Sicilia a Carlo d'Angiò. Nel 1282, nel contesto della rivolta dei Vespri Siciliani, i Siracusani cacciano gli Angioini dalla città e si erigono a libero comune eleggendo a propri governatori Luigi Callari e Calcerano Selvaggi. L'intervento di Pietro III d'Aragona pone l'inizio alla dominazione aragonese dell'isola. Sorgono svariati palazzi nobiliari con i nomi delle rispettabili famiglie: Abela, Chiaramonte, Nava, Montalto. La città riacquista un po' di lustro con l'istituzione, nel 1361, della Camera Reginale (una sorta di stato dentro lo stato) e la presenza della regina Costanza.
Caravaggio a Siracusa
Nel 1609 Caravaggio fugge da Malta e sbarca a Siracusa fu ospite del pittore siracusano Mario Minniti, suo amico di vecchia data. Durante la sua permanenza si interessò molto all'archeologia studiando i reperti ellenistici e romani della città, e dopo aver visitato assieme allo storico Vincenzo Mirabella dopo aver conosciuto la leggenda siracusana legata al tiranno Dionisio il grande coniò il nome di"Orecchio di Dionigi" per descrivere la Grotta delle Latomie sotto il Teatro Greco.
Durante questo soggiorno gli fu commissionato per la Chiesa di Santa Lucia una pala d'altare del Seppellimento di santa Lucia la cui ambientazione sembra proprio quella delle vicine latomie[11].
Tra spagnoli e Asburgo
Gli avvenimenti successivi determinano un continuo passaggio di poteri e dominazioni: gli spagnoli, gli Asburgo, poi nuovamente gli spagnoli. In questi anni sono da annoverare i lavori di fortificazione e la definizione di città "Piazza d'armi" dal 1678; questa condizione peserà soprattutto sulla popolazione, gravata da pesanti tasse e servitù militari, determinando un ulteriore spopolamento urbano
Siracusa barocca
Il terremoto del 1693
Il disastroso terremoto del 1693 segnerà la storia urbana di tutta l'area del Val di Noto, poiché proprio in questa fascia comprendente oltre a Siracusa anche le città di Noto, Avola, Ragusa, Modica, fino a Catania, il sisma porta ovunque morte e distruzione. La città rasa al suolo, si inizia l'opera di ricostruzione prendendo l’assetto urbanistico ed estetico barocco. Vengono ricostruiti molti palazzi nobiliari, la facciata del Duomo e ridefinita la forma dell’antistante piazza; si assiste alla rinascita delle chiese.
Le altre dominazioni
Nel 1700, alla morte di Carlo II, si comincia una guerra di successione che porta un ulteriore passaggio di poteri dagli spagnoli, ai Savoia, agli Austriaci sino ai Borbone di Napoli, che affossano ulteriormente l’economia della città mantenendo una gestione feudale e antimoderna. Nel perdurare di questo stato di cose, nel 1837 la diffusione del colera e le dicerie sulla sua presunta diffusione provocano una rivolta antigovernativa, decretando una pesante punizione alla città: lo spostamento del capoluogo a Noto dal 1837 sino al 1865 (dopo l'Unità d'Italia). La perdita di questo privilegio acuisce le tensioni antiborboniche, determinando la partecipazione dei siracusani ai moti rivoluzionari del 1848.
Nel 1779 sbarca per due settimane Ippolito Pindemonte che visiterà la città assieme ad un giovane Tommaso Gargallo con cui suggellerà una duratura amicizia[12].
Nel 1780 il vescovo Alagona inaugura il Museo del Seminario divenuto, nel 1808, Museo Civico presso l'Arcivescovado, nucleo fondante di quello che sarà il museo archeologico della città.
Nel 1798, la squadra navale dell’ammiraglio Orazio Nelson sosta nel porto di Siracusa restando affascinato dalla fonte Aretusa[13], prima di affrontare Napoleone ad Abukir scrisse: "Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua, e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare"[14].
Il 25 aprile 1806 Ferdinando I di Borbone visita la città e sosta presso i baroni del Palazzo Beneventano[15].
L'epidemia del 1837
Nel 1835 durante una visita a Siracusa, a causa di una febbre di colera muore all'interno di una locanda al numero 5 di via Amalfitania in Ortigia il poeta August von Platen-Hallermünde. Per celebrare il suo passaggio, diversi anni dopo l'Imperatore di Germania in visita pose una lapide commemorativa.
Nel luglio del 1837 scoppiò in città un'epidemia di colera. I magistrati e i funzionari cittadini abbandonarono nel panico la città che precipitò in uno stato di anarchia. La folla inferocita considerò l'epidemia come il risultato di un avvelenamento da parte di cittadini stranieri e scatenò una rivolta ed una vera e propria caccia all'untore. La rivolta culminò con l'arresto di Giuseppe Schwentzer, francese che si trovava in città per effettuare un'esibizione di cosmorama, la sua giovane moglie e molte altre persone innocenti. Schwentzer venne sottoposto ad un processo farsa in cui veniva accusato di aver sparso in città un potente veleno. Egli, nel disperato tentativo di non essere giustiziato, accusò di avvelenamento il cittadino tedesco Bainard, il quale però riuscì a scampare alla morte, non trovandosi in quel momento a Siracusa. In seguito Schwentzer si assunse le sue responsabilità, pur essendo innocente, e fu condannato insieme ad altri capri espiatori per cospirazione contro la Stato. Il 18 agosto Schwentzer, sua moglie e altri innocenti per un totale di 14 persone furono prelevati dal carcere, condotti in Piazza Duomo e barbaramente assassinati dalla folla[16][17][18].
L'unità d'Italia
Siracusa Risorgimentale
Gli ultimi anni Borbonici furono per Siracusa sofferenti; Nel 1837, come si è detto in precedenza, in città era scoppiata l'epidemia di colera, e dei rivoluzionari siracusani pensarono che accusando i sovrani Borbonici di avere avvelenato acqua e cibo e di avere quindi provocato la grave epidemia, il popolo si sarebbe ribellato alla monarchia e avrebbe cacciato i Borboni spingendo ulteriolmente verso l'unità d'Italia; ma invece così non avvenne. I siracusani allarmati dal manifesto accusatore (che era stato firmato proprio dal sindaco della città e redatto dal patriota Mario Adorno) invece di combattere contro i soldati borbonici andarono in giro per le vie cittadine a cercare i "responsabili" dell'epidemia tra la gente comune; questo allarmismo, misto alla non conoscenza e ignoranza dell'epoca (dal verbo ignorare = non conoscere) provocò la morte di molta gente innocente.
Inoltre questo manifesto accusatore non restò segreto al Re Ferdinando II di Borbone, il quale venuto a conoscenza che i moti rivoluzionari anti-borbonici erano giunti anche a Siracusa, la fece declassare e le tolse quindi il titolo di "Capovalle", assegnandolo a Noto, unica cittadina a non aver provocato moti anti-borbonici.
Era il 4 agosto 1837 quando il maresciallo di Campo Marchese Del Carretto, dichiarava Siracusa città scellerata per aver partecipato ai moti rivoluzionari per l'unità d'Italia[19].
Il 13 agosto dello stesso anno, l'alto commissario Del Carretto, fece arrestare e fucilare in piazza Duomo, a Siracusa, alcuni fra i più accesi cospiratori, fra cui Mario Adorno (l'autore del manifesto accusatore contro i Borbone, che venne stampato anche negli altri centri di Sicilia, in alcune regioni d'Italia e persino all'estero) e suo figlio Carmelo, Concetto Sgarlata, Santo Cappuccio, Gaetano Rodante.
Punita e declassata inizia per Siracusa un periodo molto difficile; le vennero date imposte da pagare, non venne ascoltata nei suoi reclami, veniva contraddetta nei Consigli. La sua Diocesi venne dimezzata; Noto diventò anche sede vescovile.
Inoltre, l'epidemia di colera continuò per diverso tempo, molte furono le famiglie siracusane che in questo periodo abbandonarono la città.
Alla già disastrata condizione sociale, si aggiunse anche l'onere economico di dover mantenere altri soldati borbonici, poiché il Re Ferdinando II, non fidandosi più dei siracusani, fece giungere in città rinforzi per evitare il ripetersi di ribellioni pro-unitarie. E il costo di questi soldati era a carico del comune già stremato.
Durante il periodo del 1848, l'anno conosciuto come la Primavera dei Popoli, per via dei moti rivoluzionati scoppiati in tutta Europa e partiti proprio dalla Rivoluzione Siciliana, Siracusa chiese ed ottenne dal nuovo governo rivoluzionario con a capo Ruggero Settimo, di poter riacquistare il titolo di Capovalle.
Ma la ripresa durò poco, infatti le monarchie d'Europa si ribellarono e repressero con la violenza i tanti moti rivoluzionari che si erano accesi un po' ovunque. Siracusa venne costretta alla resa, il sacerdote e patriota siracusano, Emilio Bufardeci, firmò per ordine di Ruggero Settimo l'armistizio con il generlae Palma che decretava la caduta della piazzaforte siracusana[20].
Il 1º agosto 1860 i garibaldini arrivarono a Siracusa decretando il passaggio della città sotto il controllo di Garibaldi. Il 21 ottobre 1860 avvenne la votazione per annettere la Sicilia al nuovo stato unitario.
Con la nascita dell'Italia, Siracusa ebbe nuovamente il titolo di "città capoluogo".
Da sottolineare inoltre, la lettera di Leopoldo Conte di Siracusa, fratello del Re Ferdinando II di Borbone e zio dell'ultimo Re delle Due Sicilie, Francesco II di Borbone; Scrisse al regnante suo nipote, da Siracusa a Napoli, gli fece recapitare una missiva dal contenuto pro-unitario, questa lettera, che venne distribuita alle cancellerie d'Europa, e quindi ai giornali, si dice che ebbe un ruolo destabilizzante verso il già traballante ultimo Regno delle Due Sicilie.
Estratto della lettera:
E la lettera proseguiva poi tutta sullo stesso tono di rimprovero verso i Borbone e di unità verso gli altri Stati D'Italia.
Questa missiva si dice ebbe grande risalto in Piemonte, Inghilterra e Francia.
Ricevette numerosi complimenti da parte degli unitari per quel suo scritto, e venne insignito dal Re Vittorio Emanuele del titolo di "Luogotenenza in Toscana"[21].
Dal lato dei pro-borbonici invece la figura del Conte Leopoldo di Siracusa è vista, tutt'oggi, come quella di un traditore della causa borbonica[22].
Siracusa post-unitaria
Solo con l'Unità d'Italia Siracusa riacquista il proprio ruolo di capoluogo, nel 1865. Ciò favorisce una progressiva spinta urbanistica con drastici interventi di modificazione del suo assetto. Dal 1870 vengono abbattute le mura che la cingono interamente e viene costruito il ponte che collega l'isola alla terraferma; l'anno successivo inizia la costruzione della ferrovia, con la stazione centrale situata a est della città e con una stazione marittima inaugurata solo nel 1892, che permette il facile scambio dei passeggeri con le linee di navigazione, allora importanti, del porto di Siracusa.
Inizialmente si avverte una positiva crescita dei collegamenti della città con l'entroterra e con il nord. La scelta del tracciato, ai margini del tessuto urbano, si rivelerà negativa a partire dagli anni '60 del Novecento, quando l'espansione verso nord della città sarà condizionata drasticamente dalla cosiddetta "cintura di ferro". Nasce nel 1872 l'attuale piazza Archimede, a seguito di un intervento di sventramento, cui seguiranno altri, come quello del quartiere storico di Ortigia, la Sperduta e il taglio della via del Littorio, oggi Corso Matteotti, in epoca fascista. Vengono inoltre abbattute le mura che cingevano l'intera isola di Ortigia, facendo riappropriare l'isola della vista sul mare. Questo smantellamento segnerà anche la scomparsa della principale porta di accesso all'isola, la porta di Ligny, di cui oggi restano solo foto storiche e alcuni reperti, come lo stemma, presso il museo Bellomo.
Grazie al Decreto Regio del 17 giugno 1878 viene sancita la nascita del Museo Archeologico Nazionale di Siracusa, inaugurato nel 1886 presso la sede storica di piazza Duomo.
Il 17 settembre 1910 giunge in città Sigmund Freud il quale soggiornerà presso l’ Hotel des Étrangers accanto alla Fonte Aretusa. Durante i quattro giorni di permanenza il suo lavoro psicoanalitico non si fermerà, tanto da citare ne L' Interpretazione dei sogni una statua di Archimede ad opera di Ignazio Villa posta presso la Marina accanto alla Fonte Aretusa (oggi non più presente)[23].
Il 19 luglio 1915 viene inaugurato il primo tratto della ferrovia Siracusa-Vizzini sino a Solarino. Il 26 luglio 1923 la linea venne completamente attivata, divenendo al centro di uno spostamento di merci nella Provincia di Siracusa[24].
Siracusa in epoca fascista
Benito Mussolini, il Duce d'Italia, venne a Siracusa in due occasioni; la citazione qui di sopra riporta gli eventi della sua seconda visita, avvenuta il 13 agosto 1937, quando egli era all'apice del suo successo, quando la maggior parte dell'Italia lo seguiva ciecamente e quando iniziavano a intravedersi all'orizzonte tempi ostili e tristi che avrebbero infatti portato la nazione, e la città di Siracusa, ad essere totalmente coinvolta in quello che fu il più grande e tragico conflitto bellico dell'epoca moderna: la Seconda guerra mondiale.
Ma nel 1937 non vi era ancora il presagio di una così terribile guerra e Mussolini, giunto in Sicilia, fece il suo discorso in Piazza Duomo, qui, con la folla siracusana corsa numerosa per incontrarlo, affermò soddisfatto che:
Infine il Duce informa che quando giungerà a Palermo, il 20 agosto, nel suo discorso che sarà trasmesso ai giornali di tutto il mondo, egli riaffermerà i diritti dell'Italia sul mediterraneo. Discorsi che già facevano presagire una politica non pacifica che si stava attuando.
Ma per capire come Siracusa giunse a tanta ammirazione e devozione per un movimento che in fondo l'avrbbe portata a subire bombardamenti, fame e sofferenze, bisogna tornare all'inizio di questo periodo, alla nascita del movimento fascista come partito politico, poiché si farebbe un errore nel non considerare il lato emotivo e sociale di quegli anni, perché contribuirono quasi del tutto a fare instaurare nella gente un sentimento di incertezza che provocò una voglia di riscatto e ribalta, perseguito però nella maniera sbagliata, in una forma dittatoriale.
Negli anni del fascismo Siracusa conobbe un rinnovamento urbanistico, l'abbattimento di diversi edifici in Ortigia e la creazione della già citata via del Littorio. Inoltre grazie ai rinvenimenti di Paolo Orsi furono eseguiti gli scavi presso l'attuale Tempio di Apollo.
Il 13 agosto 1924 Benito Mussolini giunge a Siracusa a seguito di un tour propagandistico nell'isola, tenendo un comizio a Piazza Duomo.
Nel 1933 il Re Vittorio Emanuele III si recò in visita a Siracusa facendo uso del trenino che da Siracusa conduceva a Vizzini attraversando la Necropoli di Pantalica.
Siracusa durante la Seconda guerra mondiale
Durante la Seconda guerra mondiale la città subì diversi bombardamenti, ne sono testimonianza i diversi rifugi antiaerei recentemente aperti al pubblico.
Nello stesso periodo al largo di Capo Murro di Porco il sommergibile FR 111 al ritorno di una missione, di trasporto da Lampedusa[28] venne avvistato e attaccato da tre cacciabombardieri Alleati alle 14.45 del 28 febbraio 1943, mentre stava rientrando alla base di Augusta; il battello mitragliato e colpito da bombe, gravemente danneggiato s'inabissò in breve tempo[29][30]. Nell'affondamento persero la vita il comandante Celeste con altri quattro ufficiali e 18 fra sottufficiali e marinai[31]
La città fu liberata dal regime fascista il 10 luglio del 1943 con l'Operazione Ladbroke condotta dalle armate anglo-americane sbarcate nelle spiagge del territorio siracusano con l'utilizzo di alianti. L'operazione comportò parecchie perdite per gli alleati che nel 1953 fecero costruire il cimitero Syracuse War Cemetery dove riposano le spoglie dei soldati caduti per liberare la città. Il 3 settembre presso le campagne di Cassibile fu firmato l'Armistizio con cui l'Italia cessava le ostilità contro le forze alleate e proseguiva la guerra contro la Germania.
Secondo dopoguerra
- Mangerete con più appetito a Siracusa, - egli disse. E soggiunse: - Vi fermate lì?
- Mi fermo lì, - io risposi.
- Risiedete lì? - disse lui.
- No, - io risposi. - Non risiedo lì.
- Ma non avete nessuno a Siracusa? - disse lui.
- No, - io risposi.
- Ci andate per affari, allora, - egli disse.
- No, - io risposi. - No.»
Elio Vittorini (1908-1966) è il più famoso scrittore siracusano del novecento. Egli fece fortuna trasferendosi a Milano dove divenne un'autorevole uomo di lettere. Fondò la rivista Il Politecnico.
Anni '50
Il miracolo di Siracusa: la madonnina delle lacrime
Dal 29 agosto al 1º settembre 1953 il un'abitazione nel quartiere borgata avviene la lacrimazione di un quadretto della Madonna[32]. L'episodio si ripeterà più volte, attirando l'attenzione di giornalisti e fedeli. Per l'occasione il quadro verrà esposto in maniera temporanea in piazza Euripide, per poi venire spostato nel futuro Santuario della Madonna delle Lacrime progettato nel 1957 i cui lavori inizieranno nel 1966 per terminare nel 1994 attraverso l'inaugurazione del tempio avvenuta il 6 novembre 1994 alla presenza di Giovanni Paolo II[33].
Una visita illustre
Nel 1955 la città accolse Winston Churchill per una visita ufficiale.
Siracusa moderna
Anni '60
L'industrializzazione selvaggia
Nel dopoguerra il rapido processo di industrializzazione nell'area a nord della città, dalla periferia di Augusta alla zona di Targia, con l'apertura di stabilimenti chimici e grosse raffinerie di petrolio, induce un inatteso ma squilibrato sviluppo economico[34]. La città aumenta la sua popolazione per immigrazione interna, espandendosi però in maniera disordinata a causa delle molteplici speculazioni edilizie.
Lo sport
Negli anni sessanta e settanta, la città, anche grazie all'impegno dell'ex arbitro Concetto Lo Bello in giunta comunale, si dota di impianti sportivi all'avanguardia: il Campo scuola "Pippo Di Natale" e la Cittadella dello Sport, oggi a lui dedicata. Lo Bello pose inoltre le basi per il costruendo Palasport, e per la Palestra polivalente "Akradina", il cui completamento è avvenuto solo di recente.
Siracusa odierna
Dagli anni '80 agli anni 2000
Nel 1979 la frazione di Priolo Gargallo si è distaccata divenendo comune a sé stante[35].
Con decreto dell'assessorato "Territorio Ambiente" della Regione Siciliana nel 1984 viene istituita la Riserva naturale Fiume Ciane e Saline di Siracusa, orientata alla salvaguardia del papiro lungo il corso del fiume Ciane ed alla conservazione dell'ambiente delle "Saline".
Nel 1985 la città si mobilita per la visita di Carlo e Lady Diana[36].
Nel 1988 è stata inaugurata la nuova struttura del Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi presso la Villa Landolina. L'atteso ampliamento del secondo piano (con le sale dedicate ai reperti di epoca romana e bizantina) è stato inaugurato nel 2006.
Negli anni novanta fu prevista la costruzione di un porto turistico previsto nell'area antistante l'attuale parcheggio Talete in Ortigia: fu poi costruito solo un molo in violazione alle norme d'impatto ambientale. Nella stessa zona non decollerà mai neanche il progetto di un tunnel sottomarino che potesse collegare Ortigia alla terraferma.
Nella notte del 13 dicembre 1990 la città fu colpita da un violento terremoto che rese inagibili molte abitazioni e costrinse alla chiusura di parecchi monumenti e chiese della città. Il successivo stanziamento di fondi post-sisma ha permesso negli ultimi anni il recupero e la fruizione di molti immobili danneggiati.
L'aumentata sensibilità sul rischio sismico in città, determina alcune misure di prevenzione tra cui il restauro e il consolidamento statico del ponte umbertino. Per ovviare alle restrizioni di traffico viene montato un ponte Bailey dal genio militare per tutta la durata dei lavori. Tuttavia il passaggio (non autorizzato) di un camion determina il crollo del ponte e la morte del conducente[37].
Dopo decenni di abbandono e il progressivo degrado del centro storico di Ortigia, è cominciata di recente un'opera di recupero e restauro dell'isola. Di fondamentale importanza il progetto Urban di riqualificazione urbana con cui è stato parzialmente rilanciato il commercio e la vivibilità urbana dell'isola[38]. Inoltre il progressivo smantellamento della vecchia cinta ferroviaria e il tentativo di rilancio e riconversione dell'economia siracusana, dall'industria chimica a quella turistica ha modifica gli assetti economici della città. Nel 2004 viene costruito il terzo ponte in Ortigia[39], detto di Santa Lucia, il quale modificherà il traffico in ingresso nell'isola.
Nel 2005 assieme al sito di Pantalica, Siracusa diviene ufficialmente patrimonio UNESCO. La cerimonia verrà eseguita alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi[40]. Nello stesso anno viene istituita l'Area naturale marina protetta del Plemmirio.
Nel 2008 viene aperta la pista ciclabile in sostituzione dell'antico tratto ferroviario da piazza Cappuccini alla Targia. Due anni dopo verrà aperta la strada che collega piazza Cappuccini allo sbarcadero. In questo modo si completa la dismissione della "cintura di ferro" riqualificando (con zone a verde nella restante parte dell'ex tracciato) l'antica lacerazione tra le due parti della città.
Dal 22 al 24 aprile 2009 Siracusa ha ospitato il G8 ambientale presso il Castello Maniace, per l'occasione interamente ristrutturato assieme ad alcune parti della città[41].
Nel 2013 la nuova amministrazione comunale lavora alla candidatura della città come Capitale della cultura europea del 2019. Tuttavia la candidatura non riesce a passare la valutazione della giuria e la città viene subito esclusa.
Note
- ^ La preistoria, su siracusaweb.com.
- ^ Preistoria - L'isolotto di Ognina, su virgiliosiracusa.myblog.it. URL consultato il 03/08/2009.
- ^ Storia della Sicilia pre-ellenica - Sicily Web, su sicilyweb.com.
- ^ Della geografia di Strabone libri XVII, Volume 3 pag. 126.
- ^ Fondazione di Siracusa, su sicilianet.com.
- ^ Aforismi su Siracusa, su it.wikiquote.org. URL consultato l'8 set 2012.
- ^ Itinerario paleo-cristiano
- ^ Chiesa Cattolica Italiana
- ^ Moisé, p. 79
- ^ Siracusa Federiciana
- ^ Caravaggio clandestino a Siracusa da Corriere.it
- ^ Della vita e delle opere d'Ippolito Pindemonte Di Bennassù Montanari
- ^ http://www.diapasonsiracusa.it/zibaldone_porto_siracusa.html
- ^ Guido Margaret, Siracusa: guida storico pratica ai suoi principali monumenti ed ai luoghi d'interesse, Marchese, 1960
- ^ Palazzo_Beneventano
- ^ Siracusa sotto la mala signoria degli ultimi Borboni
- ^ Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861)
- ^ Cammino, pag.7
- ^ Siracusa punita e declassata, moti rivoluzionari del 1837
- ^ Siracusa e il periodo dei Borbone
- ^ Francesco II di Borbone:l'ultimo re di Napoli
- ^ La lettera del conte di Siracusa, Leopoldo di Borbone
- ^ FREUD IN SICILIA - la Repubblica.it
- ^ AVOLIO G.: La ferrovia Siracusa - Vizzini - considerazioni tecniche ed economiche. Napoli, 1902.
- ^ Tratto dai libri: Dalla proclamazione dell'impero al viaggio in Germania (10 maggio 1936-30 settembre 1937); Bollettino Parlamentare - Volume 11,Edizione 3 - Pagina 17; Scritti e discorsi di Arnaldo Mussolini - Volumi 11-12 - Pagina 130
- ^ Citazione riportata dal giornale La Repubblica, titolato L' ultimo viaggio di Mussolini in Sicilia, su ricerca.repubblica.it. che riferisce gli avvenimenti del viaggio di Mussolini in Sicilia nel 1937
- ^ Dalla storica rivista "I Siracusani", anno I, n. 2, luglio-agosto 1996 - Attacco alla Sicilia.
- ^ FR 111
- ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi, p. 359
- ^ FR. 111
- ^ Sommergibilisti immolatisi con il proprio battello
- ^ Santuario Madonna delle Lacrime
- ^ Santuario Madonna delle Lacrime
- ^ Lo sviluppo della zona industriale di Siracusa – Sincat liquilchimica Montedison Anic Isab –Incendio Icam - La distruzione di Marina di Melilli
- ^ Comune di Priolo Gargallo sito ufficiale
- ^ Articolo di La Repubblica
- ^ Il ponte prima del ponte
- ^ Sito della Corte dei conti
- ^ Girodivite
- ^ La visita del Presidente
- ^ Home - G8Ambiente.it
Bibliografia
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