Il Palazzo del Monte di Pietà (a sinistra) in uno scorcio di Piazza dei Signori

Il Palazzo del Monte di Pietà è un palazzo del Quattro-Cinquecento situato a Vicenza in Contrà del Monte. Costituisce il complesso monumentale più antico oggi visibile nella centrale Piazza dei Signori[1] e incorpora la Chiesa di San Vincenzo.

Storia

 
Chiesa di San Vincenzo e (al piano nobile) loggia del Palazzo del Monte di Pietà

Il primo Monte di Pietà

il Monte di Pietà di Vicenza - il primo fondato nella Terraferma veneta - venne creato dal Comune di Vicenza e ufficialmente aperto il 12 giugno 1486, circa un mese dopo l’espulsione degli ebrei dalla città decretata dal doge Marco Barbarigo, sotto le logge della Basilica con la contemporanea istituzione di un banco dei pegni nella chiesa di San Vincenzo - con accesso dalla contrà del Capitanio - che da allora divenne proprietà del Monte.

Il Monte sorse sotto la spinta della predicazione e su iniziativa del beato Marco da Montegallo - che aveva già fondato analoghe istituzioni nelle Marche - con lo scopo di combattere l'usura fornendo piccoli prestiti a condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato in cambio di un pegno. Seguendo il modello proposto dal frate minore osservante, il Monte inizialmente prestò il denaro senza richiedere interesse; esso veniva dato ai soli miserabili e le sovvenzioni non potevano accedere tre ducati per famiglia, né avere una durata di oltre sei mesi; un massaro, un notaro e un tesoriere sotto la sorveglianza di quattro Conservatori eletti del Consiglio dei Quaranta presiedevano alle operazioni di prestito[2].

Nel 1492 però - anche se i mutuatari, più o meno spontaneamente, avevano sempre dato qualcosa alla restituzione del pegno - il banco entrò in crisi. Venne rifondato da Bernardino da Feltre - che sostenne la necessità del prestito remunerato e invito gli abbienti a depositare il loro denaro nelle casse del Monte - questa volta con l’applicazione di un tasso del 5%, comunque di molto inferiore a quello praticato in precedenza dagli ebrei o dai nobili vicentini, che si aggirava intorno al 15-20%[3].

La predicazione di Bernardino fece notevolmente prosperare l'istituzione; nelle casse del Sacro Monte - come venne chiamato per secoli - entrarono parecchie migliaia di ducati, frutto delle elemosine dei suoi entusiasti uditori[4]. L'istituto crebbe ben presto d'importanza - nel 1499 le condizioni del Monte erano assai prospere, tanto che il prestito pro capite fu elevato da tre a cinque ducati[5] - e la chiesa di San Vincenzo divenne ben presto insufficiente per il deposito dei pegni; così il Comune concesse l'uso di alcuni locali nel palazzo nuovo della Ragione di recente costruito.

La sede attuale

Nel 1497, però, le logge della Basilica sotto le quali aveva sede il Monte crollarono e i preposti alla pia opera decisero di costruire - sopra le botteghe che i merciai avevano tra la chiesa di San Vincenzo e la contrà del Capitanio - una bella casa con due sale fin sopra il canyon per tenervi li pegni del Monte di Pietà. La nuova fabbrica, costituita da ammezzati lombardeschi sopra le botteghe e da due piani sovrapposti in stile classico, fu iniziata nel settembre 1499[6] con la contemporanea ristrutturazione interna della chiesa stessa.

I lavori vennero ultimati nel 1553 con la costruzione del tratto compreso tra la chiesa di San Vincenzo alla contrà delle Vetture ora Manin - nel frattempo la quantità di oggetti dati in pegno era diventata talmente grande da richiedere l'ampliamento dell'edificio - con lo stesso accostamento dei due stili e la stessa disposizione di piani e di linee; il pittore Giambattista Zelotti ornò con pregevoli affreschi[7] le facciate dei due edifici gemelli.

In mezzo ai due corpi di fabbrica restava la più bassa e incassata facciata della chiesa. Fu quindi indetto un concorso per l'adeguamento della facciata e la costruzione di un nuovo monumentale ingresso, quale segno della centralità del culto vicentino; esso venne realizzato nel 1614-17 ad opera dello spezzapietra leoniceno Paolo Bonin e con il contributo per la parte scultorea - le statue degli acroteri e la bellissima Pietà del frontone - di Giambattista Albanese[8].

Verso la fine del Seicento, il patrizio vicentino Giovanni Maria Bertolo decise di donare alla città la sua ricca collezione di libri, allo scopo di dotarla di una biblioteca pubblica; per dare ad essa un'adeguata collocazione, nel 1702 il Consiglio comunale ordinò la costruzione di una sala all'interno del palazzo del Monte di Pietà, in quel momento in fase di ristrutturazione ad opera dell'architetto Francesco Muttoni. Per l'accesso alla biblioteca il Comune volle dare alla libreria una sede che riscuotesse l'ammirazione per laudabile magnificenza e decoro, costruendo una seconda facciata sul fianco del palazzo in contrà del Capitanio[9], dove da sempre era stato l'ingresso al Monte. Nel 1708 la biblioteca venne aperta ufficialmente ai vicentini e intitolata "Bertoliana" in onore del suo fondatore. Contemporaneamente allo stesso architetto venne commissionato il prolungamento dell'interno della chiesa di San Vincenzo, con l'erezione del nuovo presbiterio[10].

Nel 1797 i francesi saccheggiarono il Monte di Pietà.

Nel 1881 venne collocato nella Biblioteca anche l'Archivio storico comunale, detto "Archivio di Torre" dal nome della Torre del Tormento in cui era precedentemente sistemato; a esso si aggiunsero nel corso degli anni donazioni ed acquisizioni di altri archivi e libri, ma quando l'economista Fedele Lampertico lasciò alla biblioteca il suo patrimonio di circa 20.000 tra volumi e opuscoli, per dare maggiore spazio all'istituzione la Biblioteca Bertoliana fu trasferita nell'ex-convento dei padri Somaschi in contrà Riale. I locali lasciati liberi furono in seguito adibiti ad uffici, mentre l'ingresso dei depositanti al Monte venne trasferita in contrà Morette[11].

Il complesso è tuttora sede della Fondazione del Monte di Pietà di Vicenza, erede ideale dell'antica istituzione medioevale, e che oggi si occupa di attività in favore del sociale, dell’arte e della conservazione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali e dei beni ambientali[12].

Descrizione

La facciata del palazzo su Piazza dei Signori, lunga ben 72 metri, domina il lato settentrionale della piazza, quello opposto rispetto alla Basilica Palladiana, e reca tracce di ampi affreschi a scene bibliche, episodi della vita di Mosè opera del 1556-1563 del pittore veronese Giovanni Battista Zelotti.[13] I dipinti, per quanto rifatti da Domenico Bruschi tra il 1907 e il 1909, sono quasi illeggibili. Al piano terra si succede una serie di antiche botteghe sovrastate da mezzanini dotati di balcone, mentre ai livelli superiori (dotati di inferriate) venivano depositati i beni impegnati.[13]

Il palazzo del Monte incorpora al suo interno la preesistente chiesa trecentesca di San Vincenzo - a cui ha donato tra il 1614 e il 1617 l'attuale facciata barocca - oltre a negozi, uffici, abitazioni, un punto informativo per i turisti su Piazza dei Signori e un centro espositivo dedicato all'artigianato locale.[13]

La facciata su contrà del Monte è opera del primo Settecento di Francesco Muttoni , come di Muttoni sono l'atrio e il cortile interno[13]. Concorsero nella costruzione i maestri muratori Carlo e Andrea Cironi, i tagliapietra Pietro Colerma e Giuseppe Pavan e per la parte scultorea Angelo Putti il quale, oltre al fregio dell'ordine dorico e le statue della sommità, eseguì pure i bassorilievi e i cartigli a volute barocche con le iscrizioni "Biblioteca Bertoliana" e in caratteri greci "Psiché Yatreion"; scolpita sotto il fregio del primo ordine sta la scritta Mons Pietatis a dimostrazione della proprietà dell'edificio[14].

All'interno, nel soffitto di quella che originariamente era la Camera dei Pegni al piano terreno, è collocato il dipinto di Alessandro Maganza Allegoria della Carità.

Note

  1. ^ Scheda sul sito di ViArt
  2. ^ Giarolli, 1955,  p. 270
  3. ^ Rachele Scuro, La presenza ebraica a Vicenza e nel suo territorio nel Quattrocento, Estratto da Reti Medievali Rivista, VI-2005/1 (PDF), su rm.unina.it. URL consultato il 27 novembre 2013.
  4. ^ Come esempio, nel 1497 una certa Gaspara fu Bonvincenzo marzaro (merciaio) lasciava tutta la sua eredità alle opere iniziate 4 anni prima da fra' Bernardino tra cui, al Monte di Pietà, la sua domus magna e l'apotheca situata sul Peronio, Mantese, 1964,  p. 592
  5. ^ Mantese, 1964,  pp. 655-56
  6. ^ Giarolli, 1955,  p. 270
  7. ^ Sostituiti nel 1909 da quelli del perugino Domenico Bruschi
  8. ^ Giarolli, 1955,  p. 270
  9. ^ Dal 1797 - quando con l'arrivo dei francesi si volle distruggere ogni ricordo della Repubblica veneta - chiamata contrà del Monte, Giarolli, 1955,  p. 268
  10. ^ Mantese, 1974/2,  pp. 1376-77
  11. ^ Giarolli, 1955,  p. 271
  12. ^ http://www.fondazionemontedipietadivicenza.it/fondazione.html
  13. ^ a b c d Scheda sul palazzo di visitpalladio.com
  14. ^ Curiosità: la somma occorrente per la costruzione della facciata e dell'adattamento dei locali interni fu anticipato dalle suore Agostiniane del convento di Corpus Domini, che a garanzia del prestito ricevettero in ipoteca dal Comune il Campo Marzo, Giarolli, 1955,  p. 271

Bibliografia

Testi utilizzati
  • Giambattista Giarolli, Vicenza nella sua toponomastica stradale, Vicenza, Scuola Tip. San Gaetano, 1955
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, III/2, Dal 1404 al 1563 Vicenza, Neri Pozza editore, 1964
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, IV/2, Dal 1563 al 1700, Vicenza, Accademia Olimpica, 1974
Per approfondire la storia del Monte
  • V. Meneghin, Bernardino da Feltre e i Monti di Pietà, Vicenza 1974, in particolare alle pp. 383-403
  • L. Ongaro, Il Monte di Pietà di Vicenza, Vicenza 1909
  • F. Lomastro, Sul Monte di Pietà di Vicenza dalla fondazione (1486) alla fine del Cinquecento, in Il Monte di Pietà di Vicenza 1486-1986, Vicenza 1986, pp. 21-67
  • F. Lomastro, Legge di Dio e Monti di Pietà. Marco da Montegallo 1425-1496, Vicenza 1996.

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