Slackware
Slackware /ˈslækweə(ɹ)/ è un sistema operativo libero e open source, basato sul kernel Linux e sul software sviluppato dal progetto GNU. È stato creato nel 1993 da Patrick J. Volkerding a partire da SLS (Softlanding Linux System) ed è la più longeva distribuzione Linux attivamente sviluppata.[4]
Slackware sistema operativo | |
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Sviluppatore | Patrick J. Volkerding e team Slackware |
Famiglia | Unix-like |
Release corrente | 15.0 (2 febbraio 2022) |
Tipo di kernel | Monolitico (Linux) |
Piattaforme supportate | x86, x86-64, ARM |
Metodo di aggiornamento | package tools, slackpkg |
Licenza | GNU/GPL, BSD |
Stadio di sviluppo | Stabile |
Sito web | www.slackware.com |
L'attuale versione stabile è la 14.1, rilasciata il 7 novembre 2013.[2]
Slackware mira alla qualità, alla stabilità e alla semplicità e intende essere la distribuzione più Unix-like, attenendosi agli standard, non apportando modifiche non necessarie al software incluso e non aggiungendo strumenti di configurazione supplementari con interfaccia grafica. Per questo motivo la configurazione e l'amministrazione del sistema avvengono principalmente attraverso la modifica di file di testo semplice, oppure grazie a un essenziale set di script dotati di interfaccia semi-grafica o a riga di comando. Questa distribuzione si rivolge in particolare a chi desidera avere un controllo totale del proprio sistema.[5][6][7]
Slackware fornisce un sistema operativo completo e aggiornato che include gli ambienti desktop KDE e Xfce, svariati window manager, un'ampia scelta di applicazioni, una serie completa di strumenti di sviluppo, oltre a tutto il necessario per allestire un server web, ftp o di posta elettronica.[8]
Nome
Il nome Slackware fu suggerito a Patrick Volkerding dal personaggio di J.R. “Bob” Dobbs. All'epoca il sistema non era altro che una versione migliorata di SLS e Volkerding non pensava ancora di renderlo pubblico. Slackware deriva da Slack (scritto con l'iniziale maiuscola), un termine non ben definito che nel contesto dell'autoironica Chiesa del Subgenio indicherebbe la facoltà di raggiungere i propri obiettivi senza sforzo, perseguendo una vita libera e confortevole, priva di responsabilità e duro lavoro.[9][10][11] Nella fattispecie, Slackware consentirebbe il raggiungimento dello Slack attraverso la facilità d'uso, l'affidabilità, la durevolezza e il rifiuto di strumenti mainstream non necessari.[12] Nonostante il nome avesse per alcuni una connotazione negativa, Volkerding dapprima lo mantenne per evitare che il suo lavoro venisse preso troppo sul serio; in seguito rimase, a identificare una distribuzione ormai affermata.[13] Come dichiarato dallo stesso Volkerding non vi è uno stretto legame tra Slackware e la Chiesa del Subgenio, sebbene questa sembri aver adottato sia il sistema operativo che il suo creatore.[3]
Storia
Già nel 1992 Volkerding era al corrente del progetto, avviato l'anno precedente da Linus Torvalds, che mirava allo sviluppo di un sistema operativo Unix-like liberamente distribuibile e modificabile. All'epoca egli utilizzava OS/2 su un computer con architettura 386/sx. Pur ritenendo OS/2 un buon sistema operativo Volkerding avrebbe preferito un sistema Unix, così prese in considerazione Coherent, Minix e SCO Xenix, quindi spostò l'attenzione sulle prime distribuzioni Linux che allora cominciavano a circolare. Esaminò il boot-root di H. J. Lu e MCC Interim Linux, mentre in mancanza di un lettore per CD-ROM non potè fare lo stesso con Yggdrasil Linux. Adottò infine una delle prime versioni di SLS (Softlanding Linux System), la distribuzione commerciale creata da Peter MacDonald.[14]
In seguito, nell'ambito di un corso universitario di intelligenza artificiale in cui il codice veniva scritto in LISP, Volkerding notò che l'interprete CLISP incluso in SLS era migliore di quello, basato su DOS, di cui disponeva il laboratorio. Ne parlò al suo professore, il quale chiese il suo aiuto per installare SLS su una delle macchine, un AT&T i486: l'installazione ebbe esito positivo e Volkerding cominciò a correggere i bug trovati nel sistema. Il professore gli chiese se fosse possibile correggere gli errori direttamente sui floppy disk e automatizzare maggiormente l'installazione, così da rendere Linux disponibile anche per i corsi successivi ed evitare i costi della licenza per una versione mediocre di LISP.[14][13]
SLS veniva distribuita in forma compilata e senza sorgenti e vi erano poche indicazioni su come il tutto era stato messo insieme. Inoltre non vi era nessuno script per automatizzare la compilazione, cosa allora piuttosto comune. Nei mesi successivi Volkerding corresse tutti i bug di cui era a conoscenza e che trovò man mano, aggiornò il kernel e sistemò il programma d'installazione, modificando parte degli script originali di SLS. Procurò al suo professore versioni migliorate di SLS fino a quando, con la versione 0.99pl9 del kernel, circa la metà dei pacchetti era più aggiornata di quelli distribuiti da Peter MacDonald, mentre l'altra metà aveva subìto in gran parte interventi di riconfigurazione.[14][13]
Nell'aprile del 1993 Brett Person, che si occupava di testare il sistema, suggerì a Volkerding di condividere il proprio lavoro su Internet. Dopo aver coinvolto nella fase di test altri utenti del newsgroup comp.os.linux, il 16 luglio venne annunciata la versione 1.0 di Slackware.[1] Il riscontro fu notevole e il server Unix che ospitava il sito si rivelò insufficiente. Volkerding cercò di far funzionare la cosa per alcuni giorni, tuttavia Linux non era ancora all'altezza della situazione a causa di problemi di stabilità legati al protocollo TCP/IP. In seguito il progetto venne ospitato sul server di Walnut Creek ftp.cdrom.com.[14]
La differenza tra SLS e Slackware era ormai sensibile, perciò Volkerding pensò che Peter MacDonald avrebbe voluto esaminare il lavoro fatto, per risolvere così i problemi da cui era afflitta la sua distribuzione: dopo un buon inizio SLS era infatti nota per i molti errori e per la manutenzione carente.[15] Contrariamente alle aspettative MacDonald rivendicò i diritti sugli script di installazione di Slackware, poiché derivati da SLS. Volkerding ebbe comunque il permesso di tenere sul server ftp il lavoro già svolto, tuttavia decise che non avrebbe apportato altre modifiche al sistema finché non avesse riscritto completamente gli script. La sua intenzione ormai era quella di fare di Slackware la distribuzione di riferimento, così cominciò a integrare aggiornamenti e nuovo software non appena questi venivano resi disponibili.[13]
Le prime versioni di Slackware vennero sviluppate interamente da Patrick Volkerding. A partire dalla versione 4.0 le note di rilascio menzionano David Cantrell e Logan Johnson come parte del team, mentre dalla versione 8.1 si aggiunse Chris Lumens.[16][17] I tre sono gli autori originari della guida ufficiale Slackware Linux Essentials, ora alla seconda edizione curata da Alan Hicks (la terza è in preparazione).[18][19] Durante alcuni anni Cantrell e Lumens hanno lavorato per Slackware a tempo pieno.[20] A partire dalla versione 12.0 troviamo, tra gli altri, Alan Hicks, Piter Punk, Stuart Winter, Erik Jan Tromp, Amritpal Bath e Robby Workman.[21] Per quanto riguarda le versioni più recenti, in un documento del 2009 Eric Hameleers menzionava le persone che costituivano il cosiddetto core team di Slackware: oltre ad Hameleers e agli sviluppatori citati in precedenza troviamo Mark Post, Fred Emmott, Vincent Batts, Karl Magnus Kolstø, Leopold Midha e John Jenkins (e altri che hanno preferito l'anonimato).[22]
Slackware è stata la prima distribuzione di software libero basata su GNU/Linux a raggiungere una vasta diffusione. Molte distribuzioni nate in seguito si sono ispirate a essa, prima fra tutte SUSE, nata nel 1994 come traduzione di Slackware in lingua tedesca; nel corso degli anni sono nati altri progetti.[14][13][23][24]
Caratteristiche
Slackware viene sviluppata secondo criteri di semplicità ed eleganza, astenendosi dall'intervenire senza motivo sui sorgenti inclusi nella distribuzione e non aggiungendo strumenti di configurazione supplementari oltre a quelli previsti dai vari autori. Fanno eccezione alcuni strumenti essenziali, basati in parte sulla libreria ncurses, scritti per facilitare l'installazione e la configurazione di base del sistema.
Se da un lato molti condividono la scelta di non includere determinati programmi e di adottare strumenti semplificati, in nome della leggerezza e della stabilità del sistema e in ossequio al principio KISS, altri sentono la mancanza di utilità di configurazione con interfaccia grafica e di un sistema di gestione dei pacchetti più "amichevole" degli essenziali ma versatili package tools, i quali lasciano all'utente il compito di risolvere le dipendenze. Occorre precisare che, mentre oggi sono moltissime le distribuzioni accessibili anche agli utenti inesperti, sono proprio le scelte rigorose di Patrick Volkerding a mantenere attorno a Slackware una solida e attiva comunità di utenti.[6][25]
Slackware presenta quindi numerose differenze rispetto alle altre principali distribuzioni, quali per esempio la stessa SUSE, Debian e la sua derivata Ubuntu, Red Hat e la sua versione non commerciale Fedora, Mandriva, e molte altre. Essendo stata concepita per essere il più possibile Unix-like, Slackware è inoltre considerata un'ottima distribuzione per imparare a conoscere l'architettura e il funzionamento di un sistema GNU/Linux, tanto che i suoi estimatori usano dire: "Quando conosci Slackware conosci Linux... quando conosci Red Hat, conosci solo Red Hat".[4][7]
Architetture
Slackware viene rilasciata ufficialmente per le seguenti architetture:
Esiste inoltre un porting non ufficiale per l'architettura ARM, creato da Eric Hameleers e dedicato ai dispositivi ARM di nuova generazione come i netbook.[27][26] Il progetto ufficiale Slackware Linux for SPARC è da tempo inattivo,[28] mentre quello di terze parti Splack non ha avuto maggior fortuna.[29] Il porting non ufficiale su piattaforma PowerPC, denominato Slackintosh Linux Project, è fermo alla versione 12.1.[30] Anche il progetto Slack/390 per l'architettura S/390 si è fermato alla versione 10.0.[31]
Boot Loader
Per poter mantenere le operazioni di configurazione e di amministrazione del sistema il più possibile agevoli e trasparenti, attraverso file di configurazione leggibili e modificabili senza la necessità di strumenti specifici, Slackware ha adottato LILO (LInux LOader) quale boot loader predefinito. È comunque disponibile anche GRUB (GRand Unified Boot loader) che dalla versione 14.1 si trova nel ramo principale della distribuzione.[32]
Init system
Slackware utilizza un init system di tipo BSD, il quale associa ad ogni runlevel uno ed un solo script di init. Al contrario, un init system di tipo System V gestisce, per ogni runlevel, un'intera directory contenente gli script (o link simbolici ad essi) da eseguire in quello specifico runlevel.
Con il rilascio della versione 7.0 Slackware ha introdotto la compatibilità con System V. Questa aggiunta permette una maggiore interoperabilità con alcuni software di terze parti che installano script di tipo System V. Al termine dell'esecuzione dell'init system viene eseguito lo script rc.sysvinit, il quale governa l'esecuzione degli script legati a un init system di tipo System V.[33][34]
Gestione dei pacchetti
Slackware fornisce un sistema di gestione dei pacchetti dalle caratteristiche uniche il quale, pur consentendo l'installazione, la rimozione e l'aggiornamento dei pacchetti con la medesima facilità delle altre distribuzioni, non prevede un controllo automatico delle dipendenze. Ciò da un lato favorisce una gestione semplice e molto flessibile del sistema, dall'altro implica che l'utente debba sapere esattamente quello che fa. Si tratta di una scelta in linea con la filosofia progettuale adottata da Patrick Volkerding: astenersi cioè dall'aumentare senza motivo la complessità del sistema, favorendo in questo modo la stabilità, la flessibilità e la pulizia dell'insieme.[35][36]
I pacchetti di Slackware contengono il software compilato e compresso in un archivio, in cui ciascun file si trova nella sua posizione finale all'interno della struttura del filesystem. I pacchetti ufficiali vengono compressi utilizzando l'algoritmo LZMA e portano quindi l'estensione sintetica .txz. Fino al 2009 Patrick Volkerding ha invece utilizzato l'algoritmo Deflate incluso nel programma gzip.[37] Un pacchetto può a volte contenere, oltre ai file da installare, anche uno script doinst.sh che permette di eseguire automaticamente eventuali operazioni di post-installazione, utili per il corretto funzionamento del software installato.[38][39]
Gli strumenti a riga di comando
Slackware mette a disposizione diversi strumenti per la gestione dei pacchetti. Il comando installpkg permette di installare sul sistema uno o più pacchetti compatibili con Slackware, i quali possono avere come estensione .txz, .tgz, .tbz o .tlz. Con removepkg è possibile rimuovere dal sistema pacchetti precedentemente installati, mentre upgradepkg ne permette l'aggiornamento. Con explodepkg i contenuti del pacchetto vengono estratti ma non installati, mentre makepkg consente di generare, a partire dalla directory corrente, pacchetti compatibili con la distribuzione. Va segnalata anche l'esistenza di slacktrack, un programma con cui è possibile creare pacchetti direttamente dal codice sorgente.[40][41] Tutti questi strumenti sono ben documentati nelle rispettive pagine man oltre che nella guida ufficiale.[18][19]
Slackpkg e pkgtool
Dalla versione 12.2 è stato aggiunto al ramo principale slackpkg,[42][43] uno strumento che semplifica l'aggiornamento e l'installazione del software. Dotato anche di un'interfaccia semi-grafica, slackpkg permette l'installazione e l'aggiornamento via rete, agevolando così, grazie alla sincronizzazione con la repository ufficiale, l'amministrazione del sistema. In perfetto stile Slackware slackpkg non gestisce le dipendenze. Anche pkgtool, lo strumento di configurazione di Slackware, riunisce in sé alcune delle funzionalità del sistema di gestione dei pacchetti: in particolare consente di visualizzare i dettagli riguardanti i pacchetti installati, di rimuoverli o installarne di nuovi.
Controllo delle dipendenze e flessibilità
La filosofia progettuale di Slackware affida all'amministratore del sistema la responsabilità di verificare che tutte le dipendenze siano soddisfatte. Ciò garantisce un'elevata flessibilità,[36][35] tuttavia questa caratteristica ha dato vita in passato a discussioni fra gli estimatori di questa soluzione e coloro i quali, più vicini a distribuzioni come Debian o Red Hat, ritengono indispensabile per l'utente medio non solo il controllo delle dipendenze da parte del sistema, ma pure un'ampia repository di software già compilato, a cui attingere con facilità mediante un sistema automatizzato. Per questi ultimi, Slackware sarebbe inoltre poco adatta all'ambito aziendale, in quanto includerebbe una quantità troppo limitata di software e non permetterebbe un'efficiente amministrazione del sistema in contesti caratterizzati da un elevato numero di calcolatori.[44]
D'altra parte è bene precisare che, di fatto, Slackware permette di compilare e di installare qualsiasi programma esistente che sia compatibile con l'installazione di base, proprio grazie alla neutralità garantita dall'assenza di un complesso sistema di controllo delle dipendenze legato a una repository centralizzata.[35][36] L'apertura e l'estendibilità di slackpkg rendono inoltre possibile la creazione di repository dedicate, locali o remote, contenenti il software che si ritiene necessario per le proprie esigenze e che non è incluso nella distribuzione di base. Queste repository possono essere gestite in modo trasparente mediante slackpkg, alla pari della repository ufficiale, definendo con precisione le priorità dei pacchetti che dovessero trovarsi contemporaneamente in più di una repository. Ciò è possibile grazie a un'estensione per slackpkg denominata slackpkg+, creata da Matteo Rossini con il contributo e il sostegno di altri sviluppatori, tra cui Eric Hameleers.[45][46][47] Grazie alla possibilità di impartire i comandi attraverso un'interfaccia a riga di comando, le caratteristiche appena descritte permettono l'integrazione del sistema di gestione dei pacchetti in script creati ad hoc, offrendo così un ampio ventaglio di possibilità tra cui l'automatizzazione degli aggiornamenti e la gestione razionale, anche via rete, di più sistemi.
Sviluppo
Patrick Volkerding si occupa personalmente dello sviluppo di Slackware e coordina il lavoro degli altri membri del team. Spetta a lui, in quanto fondatore, l'ultima parola su cosa includere nella distribuzione e sulla direzione che questa deve prendere, perciò egli stesso si definisce un BDFL (Benevolo Dittatore a Vita).[20] Grazie alla costante, elevata qualità del suo lavoro, Volkerding gode di stima e leadership presso gli utenti di questa distribuzione.
Il ramo di sviluppo di Slackware, denominato "-current", è frequentemente aggiornato e viene periodicamente rilasciato come versione stabile. Quest'ultima viene ufficialmente supportata con patch relative ai vari software che compongono la distribuzione. Il supporto continua anche dopo il rilascio di una nuova versione e viene mantenuto per alcuni anni, dopodiché la versione viene abbandonata e la responsabilità di mantenere il proprio sistema viene affidata completamente all'utente. Il rilascio di una nuova versione viene deciso a insindacabile giudizio di Patrick Volkerding il quale si attiene a un semplice criterio: la nuova versione viene rilasciata quando è pronta, cioè quando soddisfa gli elevati standard di qualità. Questo evita al team di imporsi scadenze che potrebbero non trovare adeguata corrispondenza nella realtà e permette di mantenere alto il livello di qualità e stabilità del sistema.[48]
Siccome il progetto è gestito da un numero relativamente ristretto di persone, non esiste un sistema specifico per il tracciamento dei bug[49] e le eventuali segnalazioni avvengono in maniera informale. Il modo più semplice per ottenere informazioni aggiornate riguardanti lo sviluppo della distribuzione è consultare i ChangeLog. Si veda, in proposito, la pagina a essi dedicata sul sito ufficiale,[50] oppure il file ChangeLog.txt reperibile su un qualsiasi mirror aggiornato.[51] Per ricevere tempestivamente le segnalazioni relative ai pacchetti aggiornati per problemi di sicurezza, vi è una apposita mailing list.[52]
Non esiste nemmeno una procedura codificata per l'accredito di nuovi sviluppatori, tuttavia in occasione di un'intervista lo stesso Volkerding ha dato un'indicazione, in parte scherzosa, rivolta agli aspiranti nuovi membri del team: «Sorprendeteci in modo appropriato e forse aggiungeremo anche voi, ma badate alle terribili prove di iniziazione».[14]
Requisiti di sistema
Slackware è in grado di funzionare in pratica su qualsiasi computer che abbia un'architettura x86 a 32 bit e almeno un processore i486, oppure, per la versione a 64 bit del sistema, un'architettura a 64 bit con supporto per le estensioni x86-64 (AMD64, EM64T o Intel 64). Come nel caso di altre moderne distribuzioni Linux, anche Slackware è in grado di supportare la maggior parte dell'hardware per PC. Per quanto riguarda i requisiti di memoria l'installazione richiede almeno 128MB di RAM, mentre lo spazio richiesto sul disco rigido dipende dalle categorie di software che si deciderà di installare. Per un'installazione completa (consigliata soprattutto ai principianti) bisogna prevedere almeno 8GB di spazio su disco, a cui è bene aggiungere un adeguato margine in previsione delle proprie esigenze. Queste e altre informazioni si possono trovare nel file Slackware-HOWTO, reperibile sul disco d'installazione o su un qualsiasi mirror.[53]
Installazione
Sul sito ufficiale si possono acquistare, anche in forma di sottoscrizione, dischi già masterizzati contenenti l'intera distribuzione: in questo modo si contribuisce al progetto e si permette materialmente a Patrick Volkerding di continuarne lo sviluppo.[54] È anche possibile scaricare gratuitamente le immagini .iso per DVD o CD da uno dei mirror predisposti,[55] oppure servendosi del protocollo BitTorrent.[56] Quest'ultimo sistema contribuisce a evitare il sovraccarico dei mirror ed è perciò consigliato.
Il metodo d'installazione più comune consiste nel riavviare il computer con un CD o un DVD contenente la distribuzione ed eseguire i passi previsti. All'inizio è possibile specificare eventuali parametri da passare al kernel, quindi si viene invitati a impostare il layout della propria tastiera. Dopo il login come root ci si trova di fronte a un'interfaccia a riga di comando attraverso la quale è possibile interagire con il sistema, creando una o più partizioni e un eventuale spazio di swap. I principali strumenti di partizionamento a disposizione dell'utente sono fdisk, parted e cfdisk, ma è disponibile anche gdisk.
Non appena definite le partizioni si può decidere di creare i rispettivi filesystem mediante gli strumenti mkfs, oppure affidarsi anche per questo al programma d'installazione. Quest'ultimo va avviato con il comando setup e permette di gestire i passi che, dall'assegnazione delle partizioni ai vari mount point, fino alla configurazione del boot loader, installeranno il sistema sul disco rigido.
L'interfaccia del programma d'installazione appare come un elenco di opzioni in cui ciascuna rappresenta una fase del processo (tranne la sezione HELP che fornisce un aiuto all'utilizzo del programma). La sezione KEYMAP consente di scegliere il layout corrispondente alla propria tastiera. Nella sezione ADDSWAP vengono rilevate le partizioni di swap presenti sul disco e se ne può decidere l'attivazione. La sezione TARGET permette di scegliere le partizioni su cui il sistema verrà installato, formattandole se lo si desidera e assegnando a ciascuna un mount point. Nella sezione SOURCE occorre specificare la fonte da cui i pacchetti verranno installati: da CD o DVD, da una directory, oppure dalla rete. Nella sezione SELECT vengono mostrate le categorie di software che è possibile installare: quelle consigliate sono già selezionate ma ciascuno è libero di modificare la configurazione secondo le proprie necessità. La sezione INSTALL prevede diverse opzioni, in base al livello di interattività che si desidera ottenere durante l'installazione dei pacchetti: full è la scelta consigliata e a prova d'errore, ma è possibile avere un controllo maggiore sul processo scegliendo una delle altre opzioni. Con CONFIGURE si entra nella fase di configurazione del sistema. Si può dapprima creare un dispositivo di boot utilizzando una chiavetta USB, quindi si passa alla configurazione del boot loader LILO, a quella del mouse, del fuso orario, della rete, infine alla scelta del window manager predefinito. È inoltre possibile decidere quali demoni debbano essere avviati durante il boot del sistema. Tutti questi strumenti di configurazione saranno accessibili anche in seguito grazie al programma pkgtool il quale, inoltre, riunisce in sé alcune delle funzionalità degli strumenti di gestione dei pacchetti.[57]
Versioni
Segue una carrellata delle ultime versioni di Slackware rilasciate, con a fianco l'evoluzione temporale dalla versione 1.0 (1993) fino a oggi. Per maggiori dettagli è bene consultare gli annunci e le note di rilascio delle rispettive versioni.[51] Una tabella riassuntiva ricca d'informazioni si può trovare inoltre sul sito DistroWatch, nella sezione dedicata a questa distribuzione.[8] Per quanto riguarda il supporto con le patch di sicurezza, dal 1. agosto 2012 queste non vengono più fornite per le versioni fino alla 12.0. Le versioni successive continuano invece a essere supportate.[58]
Versione | Data del rilascio | Supportata (patch) | Caratteristiche principali, cambiamenti |
---|---|---|---|
7.0 | 02.11.1999[59] | NO |
Linux 2.2.13; XFree86 3.3.5; gcc 2.7.2.3; KDE 1.1.2; GNOME; Netscape Communicator 4.7; Apache 1.3.9. |
7.1 | 25.06.2000[60] | NO |
Linux 2.2.16; XFree86 3.3.6; gcc 2.7.2.2; KDE 1.1.2; GNOME 1.2; Netscape Communicator 4.73; Apache 1.3.12. |
8.0 | 01.07.2001[61] | NO |
Linux 2.2.19; XFree86 4.1.0; gcc 2.95.3; KDE 2.1.1; GNOME 1.4; Netscape Communicator 4.77; Mozilla 0.9.1; Apache 1.3.20. |
8.1 | 18.06.2002[17] | NO |
Linux 2.4.18; XFree86 4.2.0; gcc 2.95.3; KDE 3.0.1; GNOME 1.4.1; Netscape Communicator 6.2.3; Mozilla 1.0; Apache 1.3.24. |
9.0 | 18.03.2003[62] | NO |
Linux 2.4.20; XFree86 4.3.0; gcc 3.2.2; KDE 3.1; GNOME 2.2; Netscape Communicator 7.02; Mozilla 1.3; Apache 1.3.27. |
9.1 | 26.09.2003[63] | NO |
Linux 2.4.22; XFree86 4.3.0; gcc 3.2.3; KDE 3.1.4; GNOME 2.4.0; Netscape Communicator 7.1; Mozilla 1.4; Apache 1.3.28. |
10.0 | 23.06.2004[64] | NO |
Linux 2.4.26; GCC 3.3.4; X11R 6.7.0 (da X.Org); Netscape Communicator 7.1; Mozilla 1.7; GNOME 2.6.1; KDE 3.2.3; introdotto supporto per ALSA. |
10.1 | 06.02.2005[65] | NO |
Linux 2.4.29; X11R 6.8.1; gcc 3.3.4; KDE 3.3.2; Xfce 4.2.0; Mozilla 1.7.5; Netscape Communicator 7.2; Apache 1.3.33. |
10.2 | 15.09.2005[66] | NO |
KDE 3.4.2; Xfce 4.2.2; Mozilla 1.7.11; Firefox e Thunderbird 1.0.6; X11R 6.8.2; GNOME viene escluso dalla distribuzione. |
11.0 | 02.10.2006[67] | NO |
Linux 2.4.33.3; X11R6.9.0; gcc 3.4.6; KDE 3.5.4; Xfce 4.2.3.2; Firefox e Thunderbird 1.5.0.7. |
12.0 | 02.07.2007[68] | NO |
Linux 2.6.21.5; Apache 2.2.4; PHP 5.2.3; GCC 4.1.2; introduzione di HAL. |
12.1 | 01.05.2008[69] | EOL [70] 09.12.2013 | |
12.2 | 10.12.2008[71] | EOL [70] 09.12.2013 |
Linux 2.6.27.7; GCC 4.24; Apache 2.2.10; PHP 5.2.8; KDE 3.5.10; Xfce 4.4.3. |
13.0 | 26.08.2009[72] | Sì |
Linux 2.6.29.6; GCC 4.3.3; Apache 2.2.13; PHP 5.2.10; KDE 4.2.4; Xfce 4.6.1; introdotto supporto per l'architettura x86_64. |
13.1 | 24.05.2010[73] | Sì |
Linux 2.6.33.4; GCC 4.4.4; Apache 2.2.15; PHP 5.2.13; KDE 4.4.3; Xfce 4.6.1. |
13.37 | 27.04.2011[74] | Sì |
Linux 2.6.37.6; GCC 4.5.2; Apache 2.2.17; PHP 5.3.6; KDE 4.5.5; Xfce 4.6.2; introdotti i btrfs-progs. |
14.0 | 28.09.2012[75] | Sì |
Linux 3.2.29; GCC 4.7.1; OpenSSL 1.0.1c; OpenSSH 6.1p1; OpenVPN 2.2.2; GnuPG 2.0.19; Apache 2.4.3; PHP 5.4.7; Perl 5.16.1; Python 2.7.3; X11R7.7 (XOrg 1.12.3); SeaMonkey 2.12.1; Firefox e Thunderbird 15.0.1; Pidgin 2.10.6; Gimp 2.8.2; KDE 4.8.5; Xfce 4.10.0; Fluxbox 1.3.2. |
14.1 (attuale) | 07.11.2013[2] | Sì |
Linux 3.10.17 (config per 3.4.66 e 3.12 in /testing); GCC 4.8.2; glibc 2.17; OpenSSL 1.0.1e; OpenSSH 6.3p1; OpenVPN 2.3.2; GnuPG 2.0.22; Apache 2.4.6; PHP 5.4.20; Perl 5.18.1; Python 2.7.5; Ruby 1.9.3-p448; X11R7.7 (XOrg 1.14.3); SeaMonkey 2.21; Firefox e Thunderbird ESR 24.1; Pidgin 2.10.7; Gimp 2.8.6; KDE 4.10.5; Xfce 4.10.1; Fluxbox 1.3.5. |
current | quando pronta | sviluppo |

Note
- ^ a b Slackware 1.0 - Announcement, su slackware.com. URL consultato il 18 dicembre 2010.
- ^ a b c Slackware 14.1 - Announcement, su slackware.com. URL consultato l'11 novembre 2013.
- ^ a b www.linuxquestions.org - Patrick Volkerding on Slackware, su linuxquestions.org. URL consultato il 25 novembre 2013. Errore nelle note: Tag
<ref>
non valido; il nome "www.linuxquestions.org - Patrick Volkerding on Slackware" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ a b DistroWatch - Top Ten Distributions, su distrowatch.com. URL consultato il 16 luglio 2013.
- ^ www.slackware.com - General Information, su slackware.com. URL consultato il 17 maggio 2013.
- ^ a b www.slackbook.org - Why Use Slackware? (revised edition, beta), su slackbook.org. URL consultato il 30 maggio 2013.
- ^ a b www.slackbook.org - Differences Compared to Other Linux Distributions, su slackbook.org. URL consultato l'11 giugno 2013.
- ^ a b www.distrowatch.com - Slackware, su distrowatch.com. URL consultato il 15 giugno 2013.
- ^ Carole M. Cusack, Invented Religions: Imagination, Fiction and Faith, Farnham (UK), Ashgate Publishing, 2010, ISBN 978-0-7546-6780-3.
- ^ Solomon Davidoff, Conspiracy Theories in American History: An Encyclopedia, a cura di Peter Knight, ABC CLIO, 2003, ISBN 978-1-57607-812-9.
- ^ Stephen Duncombe, Sabotage, Slack and the Zinester Search for Non-Alienated Labour, in David Bell e Joanne Hollows (a cura di), Ordinary Lifestyles, McGraw-Hill, 2005, ISBN 978-0-335-22420-3.
- ^ www.slackwiki.com - Church of the SubGenius, su slackwiki.com. URL consultato il 15 giugno 2013. Errore nelle note: Parametro "church" non valido nel tag
<ref>
. I parametri supportati sono: dir, follow, group, name. - ^ a b c d e www.linuxjournal.com - Interview with Patrick Volkerding (1994), su linuxjournal.com. URL consultato il 31 maggio 2013.
- ^ a b c d e f www.linuxquestions.org - Interview with Patrick Volkerding (2012), su linuxquestions.org. URL consultato il 18 maggio 2013.
- ^ www.linuxjournal.com - Ian Murdock, The Debian Distribution (1994), su linuxjournal.com. URL consultato il 18 maggio 2013.
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Bibliografia
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- Alan Hicks, Chris Lumens, David Cantrell, Logan Johnson, Slackware Linux Essentials, Second Edition, Brentwood (CA), Slackware Linux Inc., 2005. ISBN 1-57176-338-4.
Sullo Slack
- Carole M. Cusack, Invented Religions: Imagination, Fiction and Faith, Farnham (UK), Ashgate Publishing, 2010. ISBN 978-0-7546-6780-3.
- Solomon Davidoff in Peter Knight (a cura di), Conspiracy Theories in American History: An Encyclopedia, ABC CLIO, 2003. ISBN 978-1-57607-812-9.
- Stephen Duncombe, Sabotage, Slack and the Zinester Search for Non-Alienated Labour in David Bell, Joanne Hollows (a cura di), Ordinary Lifestyles, McGraw-Hill, 2005. ISBN 978-0-335-22420-3.
Voci correlate
- Patrick Volkerding
- Linux
- Linux (kernel)
- GNU
- Distribuzione GNU/Linux
- Unix
- Unix-like
- Dipendenza (informatica)
- Sistema di gestione dei pacchetti
- (EN) Principio KISS
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Slackware
Collegamenti esterni
Progetto ufficiale
- (EN) Sito ufficiale
Repository
Documentazione
- (EN) FAQ
- (EN) Slackware Documentation Project
- (EN) Slackware Linux Essentials: la guida ufficiale (seconda edizione).
- (EN) The Revised Slackware Book Project: la guida ufficiale (nuova edizione in preparazione).
Per informazioni dettagliate su specifici software inclusi nella distribuzione si consiglia di leggere la documentazione reperibile sul proprio sistema oppure online. In particolare si raccomandano le pagine man (anche online), la documentazione del progetto GNU e i siti dedicati agli specifici progetti.
Progetti di terze parti
Documentazione
- (EN) Linuxquestions.org: il forum ufficialmente riconosciuto dedicato a Slackware, probabilmente il luogo migliore in cui ricevere supporto gratuito da parte della comunità.
- (IT) Slackware4Dummies: un libro che spiega come installare il sistema, ne illustra le caratteristiche principali e tratta molti aspetti della configurazione.
- (IT) WikiSlacky: una raccolta di guide, scritte dagli utenti, dedicate ai sistemi GNU/Linux e in particolare a Slackware.
- (EN) Eric Hameleers (Alien BOB)'s Wiki pages: documentazione su Slackware e Linux curata da Eric Hameleers (Alien BOB), uno dei membri più autorevoli del team di Slackware.
- (EN) alt.os.linux.slackware FAQ: domande e risposte relative all'installazione, al funzionamento e alla gestione di un sistema Slackware.
- (EN) SlackWiki
Strumenti
In aggiunta agli strumenti inclusi nella distribuzione, all'interno della comunità è nata una serie di programmi per la gestione dei pacchetti e delle repository. Questi strumenti vengono sviluppati da terze parti e pertanto non godono del supporto ufficiale. Ecco i più conosciuti: Sbopkg, Slapt-get, Swaret, Slackbot, Slackroll, SlackUpdate, Slackyd, Slackpkg+.
Repository
Alcuni utenti, gruppi di utenti e sviluppatori hanno creato delle repository di software non incluso nella distribuzione. Alcuni di questi progetti sono stati iniziati e vengono mantenuti da membri del team di Slackware. Si tratta comunque di pacchetti che non godono del supporto ufficiale.
- SlackBuilds.org, un grande archivio di script di qualità, per chi preferisce compilare il software a partire dal codice sorgente.
- Repository di Eric Hameleers, contiene sia il software compilato, sia gli SlackBuilds e i sorgenti.
- Repository di Robby Workman, contiene sia il software compilato, sia gli SlackBuilds e i sorgenti.
- Repository di Slackers.it dedicata a -current, contiene sia il software compilato, sia gli SlackBuilds e i sorgenti.
- Repository di ZeroUno dedicata a -current, contiene sia il software compilato, sia gli SlackBuilds e i sorgenti.
- Repository di Slacky.eu, contiene un'ampia scelta di software già compilato.
- Repository di Ponce.cc, contiene un'ampia scelta di software già compilato.
Gnome e Slackware
Con il rilascio di Slackware 10.2 l' ambiente desktop Gnome è stato escluso, per motivi pratici, dalla distribuzione. Nel corso del tempo si sono alternati diversi progetti gestiti da terze parti.
- Dropline Gnome
- Gnome SlackBuild (progetto abbandonato)
- Gslacky (progetto abbandonato)
Chi preferisce un ambiente desktop simile alla versione 2.x di Gnome può fare riferimento a:
Altri collegamenti
- (EN) DistroWatch
- (EN) Slack Hearts