Template:Avvisounicode Callia (in greco antico: Kαλλίας?, Kallìas; Atene, metà V secolo a.C. – inizio IV secolo a.C.) è stato un politico ateniese, figlio di Ipponico, nato dalla prima moglie di Clinia,[1] figlia di Megacle, un Alcmeonide e terzo di una delle più illustri famiglie ateniesi a portare il nome di Callia. È tristemente famoso per la sua stravaganza e dissolutezza. Gli storici a volte lo chiamano "Callia III" per distinguerlo dal nonno Callia II e dal nonno di suo nonno, Callia I.

Biografia

La famiglia di Callia era molto ricca: la maggior parte dei suoi averi derivava dall’affitto di un gran numero di schiavi per le miniere d'argento pubbliche del Laurium. In cambio la famiglia veniva pagata con una quota dei proventi della miniera, in argento. Di conseguenza era considerata la più ricca di Atene e molto probabilmente di tutta la Grecia, e il capo della famiglia era spesso definito semplicemente "ὁ πλούσιος" (ho plùsios, "il ricco"). Gli unici che potevano rivaleggiare con loro in ricchezza erano i tiranni di Siracusa.

Callia deve aver ereditato le ricchezze della famiglia nel 424 a.C., il che può essere collegato con la menzione di lui nella commedia "Gli adulatori" di Eupoli, nel 421 a.C., avendo da poco ottenuto l’eredità.[2] Nel 400 a.C. fu coinvolto in un tentativo di distruggere la carriera dell'oratore attico Andocide, accusandolo di aver collocato un ramo supplichevole sull'altare del tempio di Eleusi durante la celebrazione dei Misteri, profanandolo.[3] Tuttavia, secondo Andocide, il ramo fu messo lì da Callia stesso.

Nel 392 a.C. fu posto al comando della fanteria pesante ateniese a Corinto in occasione della sconfitta di un contingente spartano da parte di Ificrate.[4] Callia era prosseno – cioè ambasciatore – a Sparta per famiglia, e, come tale, fu tra i responsabili della negoziazione della pace con Sparta nel 371 a.C. Senofonte riporta che in questa occasione Callia tenne un discorso assurdo e di megalomane.[5][6]

Si dice che Callia dissipò tutta la ricchezza ereditata in sofisti, adulatori e donne. Questa dissolutezza era abbastanza evidente già all'inizio della sua vita e, prima della morte di suo padre, era detto essere il "genio del male" della famiglia.[7]

Il Simposio di Senofonte e il Protagora di Platone si svolgono a casa di Callia. In quest'ultima opera, in particolare, il personaggio di Callia è descritto con caratteri vivaci, come un dilettante molto divertito dai discorsi intellettuali di Protagora e Socrate.[8] Callia III è anche un interlocutore di Socrate nel dialogo Eschine Socratico, Aspasia.[9]


Si dice che Callia si ridusse alla miseria assoluta. Callia morì così povero che non si poté permettere le necessità comuni della vita.[10] Lasciò un figlio legittimo di nome Ipponico.[3]

Note

  1. ^ Plutarco, Pericle, 24.
  2. ^ Ateneo di Naucrati, Deipnosophistai, V, 59.
  3. ^ a b Andocide, Discorsi sui Misteri, 110.
  4. ^ Senofonte, IV, 5.
  5. ^ Senofonte, VI, 3.
  6. ^ Senofonte, V, 4.
  7. ^ Andocide, op. cit., 130; Aristofane, Le rane, V, 432; Ateneo di Naucrati, op. cit., IV, 67; Eliano, Varia Historia, IV, 16.
  8. ^ Platone, Protagora, pp. 335-338.
  9. ^ Nails, The People of Plato: A Prosopography of Plato and Other Socratics, p. 73.
  10. ^ Ateneo di Naucrati, op. cit., XII, 52; Lisia, Discorsi, Sulla proprietà di Aristofane, 48.

Bibliografia

Senofonte, Elleniche.