Trio Magico

celebre tridente calcistico della Juventus tra gli anni '50 e '60

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Il Trio Magico della Juventus (da sinistra): Omar Sívori, John Charles e Giampiero Boniperti (1957-1961).
«In quella squadra c'erano la potenza gallese di John, la fantasia argentina di Sívori e la sapienza tattica tutta italiana di Boniperti.»

Il termine Trio Magico,[2] inizialmente denominato Trio d'assi[3] e più genericamente noto come Trio Boniperti-Charles-Sívori,[4] indica il celebre tridente di attaccanti centrali che giocò nella società calcistica italiana Juventus Football Club durante quattro stagioni, a cavallo degli anni cinquanta e sessanta del XX secolo. Era composto, in ordine alfabetico e posizionale, dall'allora capitano di Italia[5] e Juventus, l'icona bianconera Giampiero Boniperti,[6] dal nazionale gallese John Charles e dal nazionale argentino Omar Sívori, campione sudamericano 1957, di cui fu eletto miglior giocatore, e vincitore quattro anni più tardi del Pallone d'oro conferito dalla rivista francese France Football.[7]

Il trio guidò il club torinese alla conquista di tre campionati italiani – tra cui il decimo titolo nazionale vinto nella Serie A 1957-58, definito lo «scudetto della prima stella»[8][9] per il primato stabilito nell'albo d'oro della massima competizione – e due coppe nazionali consecutive dal 1958 al 1961, emergendo come uno dei più prolifici reparti d'attacco mai ammirati nella storia del calcio italiano. Il tridente Boniperti-Charles-Sívori contribuì a riportare la Juventus ai fasti del Quinquennio d'oro degli anni trenta:[10] la squadra di quel quadriennio, composta anche da giocatori che diverrano decisivi quali il portiere Carlo Mattrel, il «centromediano sistemista» Sergio Cervato e le ali Bruno Nicolè e Gino Stacchini, è inoltre ricordata tra le formazioni bianconere più competitive e spettacolari di sempre,[11] al pari del già citato Quinquennio e del successivo decennio trapattoniano dipanatosi tra gli anni settanta e ottanta.[1]

Storia

Antefatti

 
I neoacquisti bianconeri della stagione 1957-58, Charles, Sívori e Ferrario, riuniti con il giovane presidente del club, Umberto Agnelli, e il capitano della squadra, Boniperti.

Dopo i successi in Serie A maturati nelle prime stagioni del secondo dopoguerra (1950 e 1952) con un tridente d'attacco di rilievo composto dal giovane Giampiero Boniperti e dai due danesi John e Karl Hansen,[12] a metà degli anni cinquanta la Juventus attraversò una serie di annate incolori, caratterizzate da organici non all'altezza e posizioni di media se non bassa classifica, in cui patì le affermazioni delle due milanesi oltreché di una rampante Fiorentina[13][14] financo a rischiare, nella stagione 1956-57 e per la prima volta nella storia del girone unico,[15] la retrocessione in Serie B.[16]

Deciso a invertire la rotta,[17] l'imprenditore Umberto Agnelli, che nel 1955 era stato eletto da una giunta di soci, tra cui il fratello Gianni,[18] presidente del club – divenendo il più giovane ad assumere la massima carica dirigenziale nella storia della società, ad appena ventidue anni –, nell'estate del '57 chiamò a Torino due giocatori all'epoca ancora poco conosciuti al pubblico della penisola, l'italo-argentino Omar Sívori e il gallese John Charles, con l'obiettivo di riportare sopra le casacche bianconere uno scudetto che mancava ormai da cinque anni.[1]

El Cabezón Sívori

File:Derby d'Italia, Angelillo e Sívori.jpg
Sívori, alla fine di un derby d'Italia, esce dal terreno col connazionale Angelillo, due degli Angeli dalla faccia sporca dell'Argentina; per il n. 10 del Trio Magico i calzettoni sono, come suo vezzo, rigorosamente abbassati.

Il sudamericano Sívori, consigliato al Dottore dall'ex bianconero Renato Cesarini[10][19] che ne fu il pigmalione nelle giovanili del River Plate,[20][21][22] era un fantasista ventunenne che sul rettangolo verde metteva in mostra genio, astuzia,[1] visione di gioco[23] e, soprattutto, parecchia irriverenza nei confronti degli avversari, che soleva scherzare a colpi di dribbling, finte, tunnel[24] e gol da posizioni all'apparenza proibitive.[25] Nonostante la giovane età, aveva già avuto modo di cogliere due campionati argentini consecutivi (1955 e 1956) con la maglia dei Millonarios nonché, con quella albiceleste dell'Argentina, il Campeonato Sudamericano del 1957 assieme ai connazionali Corbatta, Maschio, Angelillo e Cruz, un quintetto passato alla storia come Gli angeli dalla faccia sporca;[22][26] proprio tale appellativo tradiva il carattere stravagante e un po' indisciplinato del gruppo, in particolar modo di Sívori[27] – coi suoi «calzettoni arrotolati, il ciuffo, il pugno chiuso da caudillo peronista»[28] – che per questo venne accolto in Italia tra varie perplessità legate anche al suo corpo minuto,[14] sopra al quale spiccava una folta chioma che gli fece presto guadagnare il soprannome di Cabezón (il testone).[20][22]

Il Gigante Buono Charles

Charles, ventiseienne britannico, segnalato ad Agnelli dall'amico Gigi Peronace[14] grande esperto di calcio inglese,[29] era invece all'opposto, sia fisicamente che caratterialmente.[11] Pur essendo anche lui molto dotato tecnicamente, abile soprattutto nel liberarsi dalle marcature e nel concludere a rete, indifferentemente, con entrambi i piedi, King John (così era da tempo noto oltremanica) era una classica punta d'area di rigore, che praticava un gioco semplice e senza fronzoli;[30] insomma, una ariete che si batteva in campo dal primo all'ultimo minuto,[1] bravo a scardinare le retroguardie avversarie e a creare spazi per gli inserimenti dei compagni; la sua imponente mole[11] – che ne fece immediatamente, agli occhi dei tifosi bianconeri, un Gigante Buono[12][31] – lo rendeva micidiale soprattutto nel gioco aereo[1] tanto che il Leeds United, club dov'era salito alla ribalta divenendo, nell'annata 1956-57, capocannoniere del torneo inglese con un bottino di 38 reti, all'occorrenza lo impiegava con successo anche come difensore centrale.[14][32]

Capitan Boniperti

 
La bandiera Boniperti, nell'estate del 1957, accoglie al Comunale il nuovo arrivato Charles.

I due nuovi arrivi andarono ad affiancare in avanti capitan Boniperti. Soprannominato Marisa dagli avversari per i suoi boccoli biondi,[33] rimase fedele alla maglia bianconera per tutta la sua carriera da professionista, vestendola per la prima volta nel 1946 quando prese immediatamente le redini del reparto offensivo juventino: un «centrattacco»[34] per certi versi atipico, che spaziava liberamente per il campo, arretrando quando necessario, senza che ciò inficiasse sul suo bottino realizzativo.[35] Capocannoniere a diciannove anni nel campionato 1947-48, fu poi uno dei principali elementi che risollevarono una nazionale azzurra orfana del blocco granata perito a Superga.[36]

«Con loro due [Charles e Sívori] davanti, dopo otto anni da centravanti, io sono arretrato stabilmente e felicemente a mezzala. Mezzala di regia, un ruolo che mi sono inventato. Sívori faceva la mezzala di punta, Charles era un magnifico centravanti e io le mie battaglie in area di rigore le avevo già fatte.»

In Serie A rimase stabilmente in doppia cifra sino alla metà del successivo decennio; tuttavia, ricalcando una parabola comune ad altri nel suo ruolo, con l'annata 1957-58 il Sire di Barengo,[38] alla soglia dei trent'anni, si era ritrovato a dover mutare il proprio raggio d'azione come trequartista o mezzala, trasformandosi da bomber a "cervello" della Vecchia Signora. Il capitano juventino mostrò la sua duttilità esprimendosi al meglio anche in questa nuova posizione[35] – una scelta in qualche modo consigliata da Gianni Brera, decano del giornalismo sportivo nazionale, che proprio in questo frangente coniò, per la prima volta nella lingua italiana, il termine «centro-campista» (inizialmente scritto col trattino) in luogo dei precedenti «mezzala» o «mediano».[39] Nella rinnovata Juventus, Boniperti si apprestava quindi a divenire l'uomo-assist della debuttante coppia-gol bianconera.[22][40][41]

I successi

File:Juventus '57-58, Campo Combi - John Charles, Ljubiša Broćić, Carlo Mattrel, Gino Stacchini.jpg
Broćić, il tecnico dello «scudetto della prima stella», al Campo Combi assieme a Charles, Mattrel e Stacchini.

Sia quello di Sívori che di Charles furono due acquisti decisamente onerosi, rispettivamente 160 000 000 di lire per l'oriundo[42] – il più grande esborso fin lì compiuto dalla Juventus per il cartellino di un giocatore[22][25] – e 65 000 sterline[32] per il gallese: con le cospicue cifre incassate, i precedenti club d'appartenenza poterono completare e ammodernare i loro impianti, rispettivamente El Monumental di Buenos Aires[22][25] ed Elland Road di Leeds, mentre la Juventus metteva in chiaro i suoi propositi di riscossa nei confronti dei nerazzurri di Jesse Carver (già coach bianconero), dei rossoneri di Gipo Viani e dei viola di Fulvio Bernardini; pur se, visto il grande ricambio attuato nell'organico (con otto nuovi innesti nell'undici titolare), i bianconeri non erano nel lotto dei favoriti allo scudetto.[43] A gestire l'ambiziosa formazione torinese arrivò in Italia Ljubiša Broćić, tecnico che si era fatto notare alla guida di Stella Rossa e PSV, il quale si propose direttamente al Dottor Agnelli:[4][44] una recente e larga vittoria della Jugoslavia sugli azzurri (6-1)[45] aveva infatti destato l'interesse italiano nei confronti del calcio serbo-croato, tanto che, come la Juventus, varie società della penisola optarono per un allenatore slavo.[46]

 
Sívori, Boniperti e Charles lasciano il campo al termine di una partita del vittorioso campionato 1957-58.

Insieme a calciatori come il portiere Carlo Mattrel, il mediano Rino Ferrario e l'ala sinistra Gino Stacchini,[13] nel 1958 i piemontesi ebbero la meglio su Fiorentina e Milan[47] e, nello spazio di dodici mesi, passarono da una mancata retrocessione[48] alla vittoria del titolo italiano, il decimo della loro storia, cucendosi sul petto quella stella[49] nata, a suggello del nuovo record di titoli vinti in campionato,[50] da un'idea dello stesso Umberto Agnelli[51] e poi ratificata come prassi dall'allora Lega Nazionale Professionisti (LNP).[52] La maglia su cui venne apposto il nuovo distintivo, portata al debutto nel 1957-58, fu inoltre quella che sdoganò il soprannome di Gobbi ai bianconeri:[53] un appellativo entrato nell'iconografia del club grazie alle ampie casacche da gioco, più simili a camicie, indossate da Boniperti, Charles, Sívori e compagni; durante la corsa in campo, queste generavano un curioso rigonfiamento sulla schiena (una sorta di "effetto paracadute") dando l'impressione che i calciatori avessero, per l'appunto, la gobba.[54]

A dispetto dei risultati, inizialmente l'amalgama tra gli uomini del Trio non fu dei più semplici causa una difficile convivenza, che spesso sfociava in rivalità sul campo,[55] tra Boniperti e Sívori[20] – frequenti gli screzi tra i due,[27][56] con l'italiano che mal sopportava lo scarso impegno dell'oriundo fuori dal campo,[1] e Charles, da subito divenuto l'uomo-spogliatoio della squadra,[57] a fare sovente da paciere[1] (rimane nella memoria una sberla data dal gallese al sudamericano, sotto l'occhio delle cineprese, onde calmarlo)[58] – e quella ben più aspra tra l'italo-argentino e l'allenatore jugoslavo.[4][21] Ciò nonostante l'intesa (e l'amicizia) tra la nuova «strana coppia» d'attacco sbocciò immediatamente fin dalle prime uscite, fugando i molti dubbi della vigilia[59] circa due giocatori dai tratti così differenti,[60] tanto che il capocannoniere Charles[11][32] – acclamato come il miglior giocatore del campionato[31][61] – e Sívori chiusero al primo e terzo posto la classifica marcatori della stagione, con 28 e 22 reti rispettivamente,[14][22] per un totale di 96 marcature totali della squadra torinese in 43 partite.[50][62]

 
Charles e Boniperti si allenano agli ordini di Parola, tecnico juventino (in tandem col collega Cesarini) a cavallo degli anni cinquanta e sessanta; Parola ritornerà poi sulla panchina bianconera a metà degli anni settanta.
«Boniperti impostava dalla metà campo le nostre azioni. Omar, in fase avanzata, deliziava noi e il pubblico con impareggiabili serie di tocchi, di passaggi e di tiri diabolici. Quando la difesa marcava lui, doveva necessariamente concedermi una libertà, che mi consentiva di piazzare tiri in rete e colpi di testa. Quando i difensori, invece, si gettavano in massa su di me, la stessa libertà di azione, veniva concessa a Sívori e dare respiro a Omar significava incassare delle reti ed essere beffati.»

Nell'annata successiva ci fu un piccolo, deludente, passo indietro, con un campionato chiuso al quarto posto.[64] La Juventus raddrizzò tuttavia la stagione[65] vincendo la sua terza Coppa Italia,[13] sollevata a San Siro in casa dell'Inter (4-1),[66] segnando complessivamente 106 gol in 45 match[67] di un'annata altresì segnata dalla "guerra" tra Sívori e Broćić,[68] che portò all'allontanamento di quest'ultimo in favore del traghettatore Teobaldo Depetrini. È nel biennio successivo che la formazione sabauda tornò stabilmente ai vertici del calcio italiano. In panchina, affiancato da un'altra gloria del passato bianconero quale Carlo Parola,[69] fece ritorno da oltreoceano (dopo una prima esperienza nell'immediato secondo dopoguerra) quel Cesarini[4][13] benvoluto dall'attaccante oriundo, il solo capace di porre un freno all'irruenza del Cabezón e d'incanalarne al meglio il talento per metterlo al servizio della squadra.[21] Con questo assetto, nel 1960 il club conquistò per la prima volta nella sua storia il cosiddetto double, ovvero l'accoppiata composta da scudetto e coppa nazionale,[66] fin lì riuscita in Italia solamente al Grande Torino.

 
Cesarini, direttore tecnico del club nell'annata della "doppietta", scherza con Boniperti, Nicolè e Charles.

Il Trio Magico disputò quella che rimane la sua miglior stagione, trascinandosi dietro tutta la squadra bianconera che si espresse, di conseguenza, con un gioco a tratti altamente spettacolare:[21] con 120 reti a favore in 54 gare,[70] in campionato il Cabezón e il Gigante Buono, imbeccati da un Boniperti ormai stabilmente a suo agio nei panni del regista,[39][71] fecero loro nuovamente il primo e terzo posto della classifica marcatori, col titolo di capocannoniere che stavolta andò appannaggio di Sívori;[4] i piemontesi presero la testa della classifica alla quarta giornata e la mantennero sino al termine, rintuzzando gli attacchi degli storici avversari del tempo, i gigliati e le due meneghine.[72] In Coppa Italia, sempre a Milano, quest'anno fu la Fiorentina a soccombere in una finale risolta ai tempi supplementari (3-2),[66] esito che fece della Juventus la prima formazione, nella storia della competizione, a vincere consecutivamente il trofeo.

Nel 1960-61, ultima stagione che vide in campo il tridente Boniperti-Charles-Sívori, la Vecchia Signora conquistò il dodicesimo titolo italiano della sua storia. Con un bilancio di 87 reti segnate in 41 partite nel corso dell'annata,[73] in Serie A i campioni in carica non partirono al meglio e uscirono solo alla distanza,[74] dovendo attendere la metà del girone di ritorno per agganciare e poi sopravanzare la capolista,[75] quella che diverrà l'Inter di Herrera.[76] Nell'ultima partita della stagione, la contestata ripetizione di Juventus-Inter resa ormai ininfluente dai sopravvenuti fatti del Cibali, e terminata in goleada (9-1) – in cui i nerazzurri schierarono per protesta la loro formazione "Primavera", e per cui mise a segno la rete della bandiera un giovane Sandro Mazzola –, Sívori eguagliò Silvio Piola come i soli capaci di siglare sei reti in una singola partita di Serie A,[66][77] mentre al termine dell'incontro capitan Boniperti, all'età di trentadue anni e ancora in perfette condizioni fisiche,[78] consegnò i suoi scarpini al magazziniere – «io non gioco più»[79] – dando l'addio all'attività calcistica;[13][73] ritornerà alla Juventus dieci anni più tardi, stavolta da presidente.[21]

File:Juventus, Trio Magico, Charles, Sívori e Boniperti.jpg
Il trio in allenamento nel 1960

Quel 10 giugno del 1961, in cui i bianconeri festeggiarono, nel centenario di Torino Capitale,[25] il terzo scudetto in quattro anni, segnò di fatto la fine dell'epoca di successi del Trio Magico.[80] Al termine dell'anno solare, grazie al suo status di oriundo, il 12 dicembre il Cabezón diventò il primo giocatore italiano, della massima serie italiana e al contempo il primo juventino, a essere eletto calciatore europeo dell'anno:[7] si trattò dell'ultimo colpo di coda di un ciclo vincente dipanatosi nell'arco di un quadriennio. Dopo il ritiro di Boniperti e l'avvicendamento alla presidenza tra Umberto Agnelli, chiamato a incarichi societari in FIAT, e il deputato Vittore Catella,[81] la squadra torinese disputò un deludente campionato chiuso al dodicesimo posto; fu l'ultima annata in Piemonte di un Charles rallentato da un'operazione al ginocchio che ne minerà il prosieguo della carriera italiana,[1] e che nel 1962, assieme ad altri compagni di squadra, venne ritenuto non adatto agli schemi del nuovo allenatore, il brasiliano Paulo Amaral,[82] facendo definitivamente ritorno (salvo una breve quanto effimera parentesi alla Roma) in Gran Bretagna.[11][31] Sívori rimase invece a Torino sino al 1965, vestendo la fascia di capitano e sollevando in quell'anno un'altra Coppa Italia ma scegliendo, contestualmente, di svestire a malincuore[83] la maglia bianconera[10][84] per accasarsi al Napoli, in fuga dalla sempre più rigida disciplina tattica[85] richiesta dal nuovo tecnico juventino,[20][21] il ginnasiarca Heriberto Herrera.[25]

«Nella distribuzione delle parti, John Charles era l'Ursus di Quo vadis?, perfetto complemento al cardinal Boniperti e allo sciuscià Sívori. Mai si sarebbero visti giocatori così diversi, anche umanamente, e così perfettamente complementari.»
 
Sívori, sotto lo sguardo del Dottor Agnelli, riceve il Pallone d'oro 1961.

Boniperti, che sarà riconosciuto come il calciatore più rappresentativo nella storia della società,[87] assunse la presidenza del club su richiesta dell'Avvocato Agnelli all'inizio degli anni settanta, carica mantenuta sino al 1990 e seguita da un trennio (1991-1994) come amministratore delegato.[18] La sua gestione presidenziale diede inizio a uno dei maggiori periodi di successo di una squadra di club italiana, in cui la Vecchia Signora fece incetta di trofei e primati senza riscontri sia in campo nazionale che internazionale.[6] Ciò fece di Boni una delle personalità più importanti nella storia del movimento calcistico del bel paese, inserito nel 2012 nella Hall of Fame del calcio italiano e, nell'anno successivo, premiato con un riconoscimento alla carriera sportiva da parte del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI).[88]

Ritenuto tra i migliori giocatori britannici della storia,[89] Charles riceverà numerosi riconoscimenti: nel 1997, in occasione del centenario della società piemontese, venne votato dai sostenitori juventini quale miglior giocatore straniero della storia bianconera, davanti a calciatori di rilievo quali Boniek, Brady, Platini, Zidane e lo stesso Sívori;[32] venne inoltre eletto miglior straniero di sempre nel calcio italiano sopravanzando, tra gli altri, Liedholm, Maradona e van Basten;[31][61] mentre, per i suoi servizi resi allo sport, fu inserito nelle Hall of Fame dello sport gallese (1993) e del calcio inglese (2002); il 16 giugno 2001 venne insignito dalla regina Elisabetta membro dell'Ordine dell'Impero Britannico con il grado di Comandante (CBE)[90] e, tre anni più tardi, eletto dalla Federazione calcistica del Galles (FAW) quale suo miglior calciatore nel periodo 1954-2003.[89]

Il Cabezón sarebbe inserito nella lista dei migliori cinquanta giocatori del XX secolo stilata dall'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio (IFFHS) nel 2000. Dopo il ritiro dell'attività agonistica rimase legato ai colori bianconeri – tanto da chiamare la sua tenuta in Argentina La Juventus[91] – divenendo osservatore del club per il Sudamerica.[10] Sia lui che Boniperti, infine, sono stati inseriti, nel 2004, nella FIFA 100, una lista dei migliori calciatori allora viventi della storia del calcio elaborata dalla Federazione Internazionale del Calcio (FIFA), con la supervisione di Pelé, in occasione delle celebrazioni per il centenario dell'organizzazione mondiale.[92]

Impatto nella società italiana

 
I tifosi bianconeri portano in trionfo Boniperti e Sívori, dopo la conquista dello scudetto del 1959-60.

Il periodo di storia juventina compreso tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi dei sessanta, di cui faceva parte il Trio Magico, oltre a essere ritenuto il secondo grande ciclo di vittorie del club[18] nonché il primo di una squadra di calcio italiana dalla sciagura di Superga – evento che segnò l'inizio del cosiddetto «dopoguerra calcistico»[93] –, ebbe anche un forte impatto nella società nazionale durante il secondo dopoguerra. La squadra, come osservò un quarto di secolo dopo il sociologo Giovanni Bechelloni, divenne il simbolo sportivo del miracolo economico in virtù di un notevole incremento del bacino di simpatizzanti a seguito della massiccia immigrazione meridionale a Torino dei primi anni del decennio,[94] consolidandosi come la prima tifoseria sportiva italiana diffusa a livello nazionale; un processo che aveva avuto inizio già tre decenni prima:[95]

«Dopo la tragedia di Superga, il mito della grande Torino ha continuato ad alimentare l'immaginario collettivo italiano che ha trovato nella Juventus un'incarnazione vincente, che ha messo radici negli angoli più sperduti del Paese, diventando il simbolo stesso di una rinnovata identità italiana.[94]»

Per lo storico Giovanni De Luna, i flussi migratori verso il capoluogo piemontese e le vittorie della Juventus durante quel periodo permisero un maggior avvicinamento della squadra ai sostenitori del Sud, per cui essa «non era più la lontana espressione di un sogno di vittoria, raggiungibile solo attraverso i giornali, la radio, la televisione, ma un'entità finalmente concreta, visibile, continuamente a portata di mano»,[96] rappresentando lo spirito del nuovo lavoratore immigrato piemontese; un fenomeno sociale che sarebbe giunto a compimento con la «squadra meridionale» pluricampione d'Italia degli anni settanta.[96]

Statistiche

Competizione G V N S GF GF/P GS GS/P
Serie A 1957-58
23
6
5
77
2,26
44
1,29
Serie A 1958-59
16
10
8
74
2,18
51
1,50
Serie A 1959-60
25
5
4
92
2,70
33
0,97
Serie A 1960-61
22
5
7
80
2,35
42
1,24

Codici:
G: Partite giocate, V: Partite vinte, N: Partite pareggiate, S: Partite perse (sconfitte), GF: Goal fatti, GF/P: Goal fatti per singola partita (%), GS: Goal subiti, GF/P: Goal subiti per singola partita (%).

Elenco di rose

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ a b c d e f g h i Mario Gherarducci, I 70 anni di Charles, il gigante buono della grande Juventus, in Corriere della Sera, 23 dicembre 2001, p. 42. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  2. ^ (ES) Marco Ruiz, Vi a Del Piero con 18 años y lo contraté en 24 horas, in AS, 5 novembre 2008. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  3. ^ Paolo Bertoldi, Ha provato ieri alla Juventus il trio Boniperti-Charles-Sivori, in La Nuova Stampa, 14 giugno 1957, p. 8. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  4. ^ a b c d e Nasce il trio Boniperti-Charles-Sívori, in La Gazzetta dello Sport, 19 novembre 1997. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  5. ^ Romano; Saoncella, «Film», 23 min 51 s
  6. ^ a b «L'uomo che più di altri incarna la Juventus [...] Boniperti ha legato la sua intera vita ai colori bianconeri: prima da calciatore e poi da dirigente», cfr. Viaggio tra le Stelle: Giampiero Boniperti, in juventus.com, 9 giugno 2011. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  7. ^ a b (FR) Victor Sinet, Palmarès Ballon d'Or: 1961 – Omar Sivori, in France Football, 12 dicembre 1961. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  8. ^ 4 maggio 1958, ecco lo Scudetto della Stella, in juventus.com, 4 maggio 2012. URL consultato il 6 ottobre 2014.
  9. ^ Romano; Saoncella, «Film», 12 min 56 s
  10. ^ a b c d Viaggio tra le Stelle: Omar Sivori, in juventus.com, 26 giugno 2011. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  11. ^ a b c d e Viaggio tra le Stelle: John Charles, in juventus.com, 18 luglio 2011. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  12. ^ a b Alberto Rossetto, Campioni del passato: gli attaccanti (II parte), in bianconerionline.com, 12 agosto 2006. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  13. ^ a b c d e Corrado Parlati, 115 anni di emozioni – Il trio magico e la prima stella, in spaziojuve.it, 1º novembre 2012. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  14. ^ a b c d e Germano Bovolenta, Sivori bizze e magie. E' la Juve della stella, in La Gazzetta dello Sport, 7 luglio 2007. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  15. ^ Romano; Saoncella, «Film», 13 min 53 s
  16. ^ Romano; Saoncella, «Film», 3 min 50 s
  17. ^ Romano; Saoncella, «Film», 14 min 15 s
  18. ^ a b c Buttafarro et al, «Un fenomeno in bianco e nero», 2ª puntata
  19. ^ Romano; Saoncella, «Film», 5 min 22 s
  20. ^ a b c d Breve il mondiale felice di Sivori, inventore del football impossibile, in Stampa Sera, 6 marzo 1990. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  21. ^ a b c d e f Arcidiacono, «Sivori, Charles e Boniperti»
  22. ^ a b c d e f g Dedonato, «Omar Sivori – Gli esordi e l'arrivo a Torino»
  23. ^ Romano; Saoncella, «Film», 8 min 45 s
  24. ^ Romano; Saoncella, «Film», 5 min 43 s; 8 min 32 s
  25. ^ a b c d e Giacone, «Omar Sivori, il re del tunnel»
  26. ^ Noto in lingua originale come Los Ángeles de la Cara Sucia o, più semplicemente, Los Carasucias, cfr. (EN) Omar Sivori: the Maradona of the Sixties, in Fédération Internationale de Football Association, 21 febbraio 2005. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  27. ^ a b Marco Innocenti, 17 febbraio 2005: addio a Omar Sivori, in Il Sole 24 ORE, 16 febbraio 2009. URL consultato il 6 ottobre 2014.
  28. ^ Corrado Stajano, Sivori e altri eroi, il vizio del calcio, in Corriere della Sera, 12 aprile 2010, p. 29. URL consultato il 9 ottobre 2014.
  29. ^ Romano; Saoncella, «Film», 2 min 46 s
  30. ^ Romano; Saoncella, «Film», 4 min 15 s
  31. ^ a b c d Giles, «Ramsey's Theory of Evolution»
  32. ^ a b c d (EN) Wales and Juve’s gentle giant, in Fédération Internationale de Football Association. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  33. ^ [...] «In nazionale affibbiò a Boniperti il soprannome di Marisa, che lo juventino non ha mai gradito. "Eravamo nello spogliatoio, Giampiero aveva appena vent'anni, era bellino, biondo, poco peloso, quasi efebico. Che fisico da Marisetta, gli dissi ridendo. Poi siamo diventati grandi amici"», cfr. Mario Gherarducci, Io, Lorenzi, non ho mai perso il Veleno, in Corriere della Sera, 20 dicembre 2000, p. 47. URL consultato il 4 ottobre 2014.
  34. ^ Romano; Saoncella, «Film», 23 min 22 s
  35. ^ a b Sasso, p. 39
  36. ^ Chiesa, 2014, p. 396
  37. ^ Thomas Bertacchini, Giampiero Boniperti e il primo goal in bianconero, in Lettera 43, 8 giugno 2013. URL consultato il 6 ottobre 2014.
  38. ^ Romano; Saoncella, «Film», 2 min 16 s
  39. ^ a b Moretti, 152. «Quando Boniperti fece un passo indietro»
  40. ^ Garanzini
  41. ^ Garzanti
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  77. ^ La partita fu la ripetizione della sfida di campionato del 16 aprile 1961, che era stata vinta 2-0 a tavolino dall'Inter per via di un'invasione a bordo campo del pubblico presente all'interno dello Stadio Comunale di Torino. La Juventus presentò ricorso contro la decisione, che il successivo 3 giugno venne accolto dalla Commissione di Appello Federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), la quale annullò la vittoria a tavolino dei nerazzurri e dispose di rigiocare il match; con le due formazioni in lotta per lo scudetto, la decisione sancì de facto la vittoria del titolo italiano da parte dei bianconeri. In segno di protesta, nella ripetizione del 10 giugno la società milanese fece scendere in campo la sua formazione Primavera; nonostante la squadra torinese non volesse infierire più di tanto sui giovani interisti, Sívori – intento a inseguire quel Pallone d'oro che avrebbe poi conquistato alla fine dell'anno – volle ugualmente segnare quante più reti possibili, cfr. Mario Gherarducci, Boniperti e quel 9-1 all'Inter: «Fu Sivori a voler infierire», in Corriere della Sera, 25 ottobre 2001, p. 47. URL consultato il 4 ottobre 2014.
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Bibliografia

Libri

Pubblicazioni varie

  • Nicola Calzaretta, Il pallone racconta: un secolo di bianconero (tutte le maglie della Juventus 1903-2003), in Guerin Sportivo, n. 29, 22/28 luglio 2003.
  • Carlo F. Chiesa, La grande storia del calcio italiano, in Guerin Sportivo, 25ª puntata, Bologna, 2014.
  • Carlo F. Chiesa, Milan e Juve, rivoluzione vincente, in Il grande romanzo dello scudetto, Calcio 2000, 13ª puntata, Milano, febbraio 2003.
  • Gianni Giacone, Il mondo è bianconero, in Hurrà Juventus, 1ª puntata, giugno 2005.
  • Antonio Papa, Guido Panico, Tifo e consumi. Il calcio in Italia dal dopoguerra al miracolo economico, in Contemporanea: rivista di storia dell'800 e del '900, n. 2, aprile 2000.
  • Manuela Romano (a cura di); Roberto Saoncella (con la collaborazione di), La grande storia della Juventus: 1956-1966 "Sivori, Charles e Boniperti", RCS Quotidiani, RAI Trade, LaPresse Group, 2005.

Videografia

  • Roberto Buttafarro, Giovanni De Luna, Marco Revelli, Leone Piccione, Un fenomeno in bianco e nero, RAI 3, 16 settembre 1986, a 59 min 58 s.
  • Roberto Buttafarro, Giovanni De Luna, Marco Revelli, Leone Piccione, Un fenomeno in bianco e nero, RAI 3, 23 settembre 1986.
  • Manuela Romano (a cura di); Roberto Saoncella (con la collaborazione di), La grande storia della Juventus: 1956-1966 "Sivori, Charles e Boniperti", RCS Quotidiani, RAI Trade, LaPresse Group, 2005, a 35 min 32 s.

Voci correlate


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