Encratiti
Gli Encratiti (dal greco , letteralmente "continenza" o "persone che praticarono la continenza"), chiamati da Sant'Ireneo di Lione ’Egkrateîs e da Clemente Alessandrino e Sant'Ippolito di Roma ’Egkratetai, furono una setta gnostica orientale, di probabile influenza sethiana, che si diffuse in Gallia e Spagna tra la fine del III e l'inizio del IV secolo. Essi conducevano una vita austera astenendosi dal vino e dalla carne, e rifiutando, come illeciti, sia il matrimonio che i rapporti fra coniugi. Il nome fu usato anche per definire una tendenza comune a molte sette il cui ascetismo si basava su punti di vista eretici riguardo all'origine della materia.
Storia
L'astinenza dall'uso di alcune sostanze, perché si pensava che fossero intrinsecamente cattive, è molto più antica del cristianesimo; sia il pitagorismo, che l'essenismo, o l'ascetismo indiano mostrarono in precedenza questa tendenza, e Clemente Alessandrino cita proprio gli asceti indiani quali precursori degli Encratiti (Strom., I, XV). Le prime tracce di una setta cristiana con questo nome si trovano in Sant'Ireneo, che collega la loro origine a Saturnino e Marcione. Secondo il santo, costoro, rifiutando il matrimonio, accusano implicitamente il Creatore che fece sia l'uomo che la donna; rifiutando tutte le carni e gli alimenti, che reputano intossicanti, essi sono ingrati verso colui che creò tutte le cose. "Ed ora", continuava Ireneo, "essi negano la salvezza del primo uomo (Adamo); un'opinione recentemente introdotta fra di loro da Tatiano, un discepolo di San Giustino martire (intorno al 172). Questi, finché fu con Giustino, non diede segni di apostasia, ma, dopo il suo martirio lasciò la Chiesa e, come i valentiniani, iniziò a favoleggiare di eoni invisibili, e, come Marcione e Saturnino, dichiarò il matrimonio essere corruzione e fornicazione. Ma lui fece del rifiuto della salvezza di Adamo la suo specialità."
Gli Encratiti furono, in seguito, ricordati anche da Clemente Alessandrino (Pæd., II, II, 33; Stromata, I, XV; VII, XVII). Anche se non viene fatta menzione di alcuna setta di Encratiti in particolare, l'intero terzo libro della Stromata è volto a combattere una falsa encrateia, o continenza. Ippolito (Philosophumena, VIII, XIII) si riferisce a loro stimandoli "Cinici piuttosto che Cristiani." Qualche tempo dopo questa setta ricevette nuova linfa vitale dall'ingresso di un certo Severo (Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica, IV, XXIX); dopo di lui gli Encratiti furono spesso chiamati Severiani. Questi Encratiti Severiani accettavano la Legge, i Profeti, ed i Vangeli, ma respingevano il Libro degli Atti e maledicevano San Paolo e le sue Epistole. Comunque, il racconto di Epifanio dei Severiani tradisce uno Gnosticismo Siriano piuttosto che tendenze Giudaistiche. Nel loro odio verso il matrimonio essi dichiaravano la donna opera di Satana, e. nel loro odio per gli intossicanti, chiamavano il vino gocce del veleno del grande Serpente. (Hær., xiv). Epifanio affermava che ai suoi tempi gli Encratiti erano molto numerosi in tutta l'Asia Minore, in Psidia, nel distretto di Adustan di Frigia, in Isauria, Pamphylia, Cilicia, e Galatia. Nella provincia romana ed in Antiochia di Siria vivevano in piccoli gruppi divisi. In seguito si divisero in un certo numero di sette più piccole, delle quali gli Apostolici si distinsero per la loro condanna della proprietà privata, e gli Acquarini per il loro uso di acqua invece di vino nell'Eucaristia.
Con l'Editto del 382, Teodosio I pronunciò una sentenza di morte per tutti coloro che si professavano Encratiti, e comandò Floro, il Magister Officiarum, di ricercare questi eretici in quanto erano manichei mascherati. Sozomen (Hist. Eccl., V, XI) parla di un encratita di Ancyra in Galatia, chiamato Busiris, che, durante la persecuzione di Giuliano, coraggiosamente si sottopose ai tormenti, e che sotto Teodosio abiurò la sua eresia e ritornò alla Chiesa cattolica. D'altra parte, sappiamo da Macarius Magnes (intorno al 403) di un certo Dositeo, un Cilicio, che più o meno nello stesso periodo compose un'opera in otto libri a difesa degli encratiti. Essi scomparvewro alla metà del V secolo, probabilmente assorbiti dai Manichei, con i quale ebbero così tanto in comune fin dagli inizi.
Dottrina
Gli Encratiti ritenevano che Satana fosse il figlio di Iadalbaoth, il Demiurgo creatore del mondo. Credevano che la tentazione di Adamo ed Eva non avvenne tramite la mela, ma tramite la vite, creata da Satana stesso. Per accelerare il processo di liberazione della scintilla divina dalla materia corrotta del corpo essi aborrivano il consumo di carne, il matrimonio e la procreazione.
La parte dottrinale più particolare di questa setta consisteva proprio nello sviluppo estremo dell'ideale ascetico della continenza. Essi proclamavano l'agamia e soprattutto avversavano la procreazione. In questa loro visione demonizzavano in particolar modo la struttura fisica della donna vista come essere creato appositamente per produrre altra materia. L'uomo, a differenza della donna, avendo un ruolo secondario nella procreazione, poteva accedere più facilmente alla sfera divina, per questo gli Encratiti sostenevano che una donna per potersi salvare doveva prima farsi uomo. La strada per la salvezza passava quindi per il rifiuto della pratica matrimoniale con il conseguente blocco del ciclo generazione-corruzione-morte. Il primo passo per bloccare questo circolo vizioso consisteva nella volontà di non far nascere altri "esseri infelici" e di non offrire "nutrimento alla morte" (Clemente Alessandrino). Tale teoria si fondava sul passo del Vangelo secondo gli Egiziani in cui Salome chiedeva a Gesù fino a quando la morte avrebbe prevalso, ottenendo come risposta "fino a che voi donne continuerete a generare". In tale contesto l'opera del Redentore si focalizza sulla distruzione dell'operato delle donne, viste soltanto come generatrici di nuova materia impura e, pertanto, sostenitrici della morte. Chiaramente venivano maggiormente disprezzate le donne che avevano dimostrato minore continenza generando più figli e veniva esaltato il valore della verginità come presupposto per una vita di contemplazione.
Come giustificazione dottrinale di questo atteggiamento, gli Encratiti, portavano l'esempio di Cristo, che non si era mai sposato né aveva mai posseduto nulla di terreno. Per questo essi tolleravano solamente le attività fisiologiche indispensabili, come mangiare e bere. La pratica delle nozze, inoltre, veniva identificata con la trasgressione di Adamo ed Eva, che comportò la caduta dell'uomo nel mondo materiale.
La visione dualistica encratita, quindi, non contrapponeva due divinità in costante lotta tra loro, ma due diversi regimi, l'uno caratterizzato dalla trasgressione del primo uomo che iniziò il ciclo nozze-generazione-corruzione-morte, l'altro caratterizzato dall'opera del Salvatore che avrebbe restaurato l'equilibrio spirituale all'interno del corpo, sempre materiale, ma ormai "tempio" di vita spirituale e contemplativa. Da questo momento, perdendo la distinzione maschio-femmina, l'anima avrebbe ritrovato l'unità, persa quando, con il regime delle nozze, si venne a creare tale frattura. Anche se i corpi maschili e femminili sono adatti alla riproduzione, non è detto che Dio abbia concesso la pratica dell'unione sessuale, poiché i corpi fanno parte del mondo materiale, inoltre il rapporto sessuale riporta l'uomo ad una forma brutale ed animale. Pertanto il rifiuto delle nozze, eliminando la distizione maschio-femmina, è conditio sine qua non per ritrovare l'unità esistente prima della trasgressione di Adamo. Compito finale del Cristo sarà far prendere conoscenza all'uomo di quella scintilla divina che gli permetterà di liberarsi dai vincoli che lo legano alla materia, dominio di dei minori o demoni, identificati con le divinità del paganesimo.
Scritti
Gli Encratiti svilupparono un corpus letterario considerevole. Il primo autore che scrisse in loro difesa fu probabilmente Tatiano con il suo libro "Sulla Perfezione secondo il Salvatore" che Clemente Alessandrino citò e confutò in Stromata, III, XII. Contemporaneo di Tatiano (circa 150) fu anche Giulio Cassiano, fondatore del Docetismo. Questi compose un'opera intitolata "Della Morigeratezza e della Continenza" della quale Clemente Alessandrino e San Girolamo hanno conservato dei passaggi (Stromata, I, XXI; Eusebio, Praep. Ev., X, XII; Stromata, III, XIII; Girolamo, Ad Galates, VI, VIII). Degli otto libri di Dositeo conosciamo solamente una tesi: poiché il mondo ebbe inizio da un rapporto sessuale, così avrà la sua fine con la continenza (l'encrateia); e che attaccò i bevitori di vino ed i mangiatori di carne. Fra le opere apocrife che ebbero origine nei circoli Encratiti deve essere menzionato: Il Vangelo secondo gli egiziani, citato da Clemente (Stromata, III, IX, 13), Origene (Omelia su Luca I), Ippolito (Philosophumena, V, VII), che conteneva un dialogo tra Gesù e Salome a cui si riferivano gli Encratiti nella loro condanna del matrimonio; il Vangelo di Filippo, il Vangelo di Tommaso gli Atti di Pietro, gli Atti di Andrea, gli Atti di Tommaso ed altri Apocrifi, che sostenevano il punto di vista gnostico Encratita.
Eusebio (Historia Ecclesistica, IV, XXI, 28) dice che Musano (170 o 210) scrisse un elegantissimo libro indirizzato ad alcuni fratelli che erano caduti nell'eresia degli Encratiti. Teodorete (Hær. Fab., I, XXI) dice che Apollinare di Hierapolis in Frigia (intorno al 171) scrisse contro i Severiani Encratiti.
Apostolici
Questa setta gnostica, di derivazione encratita, venne citata da Sant'Agostino e da San Giovanni Damasceno. Essi erano diffusi in Frigia e Panfilia, dove professavano una assoluta adesione ai principi degli apostoli: negazione del matrimonio e della proprietà. I loro testi sacri erano gli Atti di Andrea e di Tommaso.
Severo
Severo fu un maestro gnostico di scuola encratita. Secondo la sua dottrina il serpente (Satana) si era congiunto con la terra e dal suo seme era nata la vite, per questo il vino era un alimento di cui non fare assolutamente uso. I suoi seguaci vennero chiamati anche Acquari, o Acquarini, proprio perché nel sacramento dell'Eucaristia usavano acqua al posto del vino. La loro astemia può essere spiegata anche alla luce dell'Apocalisse di Abramo, un testo apocrifo dove si afferma che la pianta proibita dell'Eden era la vite e non il melo, quindi fu l'uva la colpevole della caduta dell'uomo.