Lo stesso argomento in dettaglio: Circoscrizioni di Torino.

Santa Rita (così anche in piemontese) è un quartiere della zona sud-ovest di Torino. Insieme a Mirafiori Nord, costituisce la II Circoscrizione della città. Il quartiere prende il nome dalla chiesa Santuario dedicato a Santa Rita da Cascia, che fu edificata nella prima metà del XX secolo.

Santa Rita
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Piemonte
Provincia  Torino
CittàTorino
CircoscrizioneTorino II Circoscrizione
Codice postale10136 e 10137
Superficie3,57 km²
Abitanti58 509 ab. (2008)
Densità16 389,08 ab./km²
Patronosanta Rita
Giorno festivo22 maggio

Il quartiere è delimitato:

La zona si popolò principalmente negli anni sessanta e settanta, e attualmente è una zona residenziale ricca di esercizi pubblici.
Il quartiere inoltre, ospita un vasto complesso sportivo, principalmente composto dal riqualificato e ingrandito Stadio Olimpico di calcio, sulle basi del precedente Stadio Comunale-Monumentale, e dall'adiacente Palasport Olimpico Isozaki, entrambi progettati in occasione dei XX Giochi olimpici invernali di Torino del 2006.
Sono altresì presenti due parchi comunali, il Rignon (più piccolo), e il cosiddetto "Piazza d'Armi" (o parco Cavalieri di Vittorio Veneto), quest'ultimo più grande, adiacente al suddetto Stadio e prospiciente al lungo mercato rionale di Corso Sebastopoli.

Storia

Le origini agricole

Il territorio fu inizialmente diviso in grandi tenute agricole, che subirono un frazionamento a partire dal XV secolo, periodo in cui vennero costruite numerose cascine. Gli edifici rurali, circondati da campi coltivati e bealere (piccoli canali di irrigazione), erano collegati con la città da due assi stradali: lo stradone di Stupinigi (l'attuale corso Unione Sovietica) e la strada di Orbassano (l'attuale corso Orbassano)[1]. La definitiva fisionomia agricola dell'area si stabilizzò nel XVII secolo. Le cascine più note erano la Martiniana, oggi inesistente e sostituita dalla Centrale del Latte di Via Filadefia, la Olivero di Via Arbe e la Grangia di Via Caprera, anch'esse andate pressoché in rovina.[2].
Di particolare interesse storico restano, oggi, il già citato Santuario, in stile neogotico, dedicato alla santa e la villa Amoretti, situata dentro il Parco Rignon.[3]

Nel 1706

Durante l'assedio di Torino, la zona fu compresa tra due linee di controvallazione e circonvallazione dell'esercito francese. L'area fu scelta come centro di comando dal duca de la Feuillade, il generale responsabile dell'attacco da sud-ovest.
La cascina Olivero ospitava il quartier generale dell'esercito stesso; cascina Grangia, all'epoca ancora munita delle mura medievali, fu invece destinata a fureria, mentre la Martiniana fu trasformata in forno per il pane.
Tutti gli edifici furono uniti con opere di fortificazione (mura e valli) e collegate con un sistema di trincee[4].

Nel Novecento

Il tradizionale impianto agricolo rimase pressoché intatto, almeno fino ai primi del Novecento, quando furono costruiti i primi edifici al di fuori della cinta daziaria: lo sviluppo urbano infatti, venne fissato intorno alle barriere doganali di Orbassano e Stupinigi e alle relative direttrici stradali, secondo i piani regolatori del 1887, del 1901 e del 1908[5]. Le prime case popolari di via Tripoli 71-75 sorsero tra il 1908 e il 1912[6], mentre nel 1913 sorse nelle vicinanze la scuola elementare Mazzini, in stile liberty[7].
Negli stessi anni, si sviluppò il nuovo polo militare attorno alla attuale piazza d'Armi, che fu ceduta dal comune all'esercito nel 1906.
Il nuovo ospedale militare "Alessandro Riberi", terminato nell'autunno del 1913 dopo oltre sette anni di lavori, venne inaugurato il 5 luglio del 1914. Occupava un'area di 85000 m2 e fu considerato uno dei migliori esempi di edilizia ospedaliera del tempo[8] e un "prodigio di modernità"[9]
In occasione dei Giochi Olimpici Invernali 2006, l’ospedale militare fu ampiamente ristrutturato in diciannove delle venticinque palazzine interne, diciassette delle quali furono destinate a ospitare oltre mille giornalisti durante l’evento olimpico, e due per assicurare una migliore collocazione del Centro Militare di Medicina Legale.
La struttura, tornata all’Esercito, fu ancora riqualificata nell'attuale "Comprensorio A. Riberi" (Via Barletta ang. C.so IV Novembre), sia per dare ospitalità ai nuovi militari in servizio, sia per creare un nuovo poliambulatorio medico.[10]

Il santuario

 
Facciata della chiesa di Santa Rita a Torino

Nel 1916, un giovane prete, don Giovanni Baloire, militare nel corpo di Sanità, si trovò aquartierato nella scuola elementare Mazzini, presso il nuovo ospedale militare (oggi ancora presente, insieme alla caserma della Guardia di finanza), ed ebbe modo di osservare il nuovo borgo in espansione. Finita la guerra, il prete fu nominato nel 1919 vice-parroco nella parrocchia di San Secondo a Torino, dove era già presente un culto di santa Rita da Cascia, santificata da papa Leone XII meno di un ventennio prima. Baloire insistette per titolare un santuario presso quest'area, perché le allora chiese di Crocetta e di Lingotto non bastavano più, ed erano troppo lontane per gli abitanti delle case di quella zona[11]. Con l'appoggio di monsignor Pinardi, il parroco di S. Secondo, il sostegno e il sostanzioso aiuto dei devoti della allora Compagnia di Santa Rita, il progetto venne approvato dal vescovo nel 1925. Il comune di Torino concedette un'area prima di 5000 e poi di 10000 m2 prospiciente la piazza che, con delibera dell'11 aprile 1928, sarà ufficialmente intitolata a santa Rita da Cascia. I lavori cominciarono il 19 maggio 1927 e terminarono nel 1933 con la costruzione del campanile[12]. L'intera chiesa, completa degli arredi interni e dell'organo, sarà ufficialmente consacrata solo l'11 maggio 1957[13]. L'autore del progetto, in stile neogotico francese, fu l'architetto salesiano Giulio Valotti, già celebre per la progettazione della chiesa di Gesù Adolescente in Torino, il santuario del Selvaggio a Giaveno, numerosi istituti salesiani in Italia, e l'ampliamento della basilica di Maria Ausiliatrice e dell'Oratorio Valdocco di Torino.

Il boom edilizio e demografico (1958-1985)

 
Illuminazione di via Tripoli realizzata da Guido Chiarelli negli anni sessanta

A partire dal dopoguerra, la popolazione cominciò a crescere rapidamente per l'immigrazione dalle campagne, dal sud e dall'est Italia, ma anche da varie zone centrali della stessa città. Di quel boom edilizio, rimane oggi la ciminiera di 35 metri di Via Castelgomberto, 53, residuo storico di una piccola fornace per la produzione di mattoni (1948-1963). Nel 1961, si registrò ancora un aumento della popolazione, più del doppio rispetto ai dieci anni precedenti: gli abitanti passarono da 23.000 a 74.000[14]. Il ritmo costruttivo si accentuò ancora, anche in conseguenza della legge sulle case popolari n. 167 del 1962. Tra il 1963 e il 1968, il quartiere crebbe disordinatamente, evidenziando molte carenze di servizi per l'enorme popolazione residente. Nel 1970 si toccarono i 104.191 residenti, con soli tre mercati e nessun ospedale; anche scuole, servizi sociali e sanitari, aree verdi risultavano insufficienti[15][16][17]. Finalmente, nel 1972 nacque il primo comitato di quartiere, con funzioni di tipo consultivo [18]. Dall'inizio degli anni settanta quindi, i servizi furono notevolmente migliorati, tanto da far assumere al quartiere un prestigio ed una qualità sociale, culturale ed economica ancor oggi degna di considerazione. Nel 1985, quando Santa Rita fu accorpato a Mirafiori Nord per formare la II Circoscrizione, nel quartiere c'erano ancora 80000 abitanti residenti.[19]

Oggi

Quartiere ricco di negozi e commercio, oggi è considerato discretamente ben servito. Il mercato rionale di Corso Sebastopoli risulta uno dei più frequentati dell'intera Torino sud. Le antiche tradizioni popolari non mancano; ancor oggi, ogni sera del 22 maggio, ricorrenza della santa, si svolge un'affollata processione per le vie del quartiere.

Monumenti e luoghi di interesse

Villa Amoretti e il Parco Rignon

 
Villa Amoretti.

Costruita nel 1760, fu acquistata dal comune il 20 ottobre 1970 insieme al parco che la circondava e trasformata in biblioteca civica. Nel 2004 è stato aggiunto un nuovo padiglione sul retro della villa per ospitare la nuova sede della biblioteca.
Nel 1650 era ancora una semplice cascina, quando l'acquistò Giambattista Amoretti, giovane prete ligure divenuto poi elemosiniere e diplomatico presso la corte ducale di Carlo Emanuele II. La villa attuale fu edificata dal nipote Giambattista di Osasio. Carlo, ultimo marchese di Osasio, ebbe una sola figlia, che morì nel 1807 lasciando la villa in eredità ai Guasco di Castelletto, famiglia della madre, e infine passò ai Provana di Collegno. Pochi anni dopo, la villa fu acquistata dai conti Rignon. Il conte Vittorio, proprietario unico nel 1899, la fece ristrutturare: abbatté i rustici a lato della villa, fece ingrandire il parco e costruire le nuove scuderie e l'arancera.[20]. Quindi passò al conte Paolo Luigi Rignon, poi al suo discendente Felice Rignon, già sindaco di Torino e senatore, che la donò, successivamente, al Comune.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco Rignon.

Parco Cavalieri di Vittorio Veneto e Stadio Olimpico

 
Laghetto di Piazza d'Armi, con la torre Maratona e lo stadio Olimpico sullo sfondo

Il parco, popolarmente noto come Piazza d'Armi, fu effettivamente utilizzato a tale scopo dall'esercito dal 1906 fino alla fine degli anni '60. Ospitò, dal 1959 al 1971, anche l'Eliporto "Aldo Cavallo"[21].
Il comune acquistò due terzi del vasto terreno compreso tra corso IV novembre, corso Sebastopoli, corso Galileo Ferraris e corso Lepanto per farne un grande parco pubblico di circa 220000 m2.
Gran parte dell'antica Piazza d'Armi fu quindi sostituita dall'espansione edilizia dell'adiacente quartiere residenziale di Crocetta, mentre gli spazi verdi furono riqualificati soprattutto nella parte sud, in un'area prospiciente l'antico Stadio Mussolini - poi rinominato Monumentale, oppure "Vittorio Pozzo", o Comunale o Municipale - e ora denominato Stadio Olimpico. Lo stesso complesso olimpico ospita attualmente anche il Palasport Olimpico - o altrimenti detto Pala-Isozaki, più altri complessi sportivi dedicati al nuoto.

Il Parco Cavalieri di Vittorio Veneto fu ufficialmente inaugurato nel 1973[22].
Lo spezzone centrale rimase di proprietà del demanio, e attualmente ospita strutture sportive dell'esercito. La parte nord del parco ospitava invece un campo accoglienza di nomadi, oggi dismesso, più un'area ricreativa comunale.
La parte sud del parco invece, fu radicalmente trasformata in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006, con la creazione di una piazza pedonale di 20000 m2, che sostituì il preesistente tratto continuo del viale alberato di corso Sebastopoli.
A ridosso dello Stadio Olimpico vi sono presenti anche un'alta opera in rame chiamata Punti di vista, dell'artista inglese Tony Cragg[23], uno specchio d'acqua in asse con la Torre Maratona e il camino per la grande fiaccola olimpica, che fu costruito e acceso nel 2006.
All'interno del parco è presente anche un'oasi naturalistica, dove nidificano varie specie di uccelli[24].

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stadio Olimpico (Torino).

Istituto di Riposo per la Vecchiaia

Il grande edificio sul Corso Unione Sovietica, a ridosso col quartiere Lingotto noto in passato anche col dispregiativo nome di Poveri Vecchi, fu progettato da Crescentino Caselli, allievo di Alessandro Antonelli, e costruito tra il 1881 e il 1887 come succursale decentrata dell'ormai inadeguato Ospizio Generalissimo di Carità (Palazzo degli Stemmi di Via Po), quindi destinato a poveri, anziani e malati.
Fu poi ribattezzato nel 1931 come Regio Istituto di Riposo per la Vecchiaia.
È costituito da un corpo centrale e quattro padiglioni: la struttura è di muratura e tiranti metallici a volte, con una copertura di laterizi incombustibili. La facciata misura 351,5 m e l'intera struttura occupa un'area di 25000 m2. Inizialmente poteva ospitare fino a 1800 assistiti.
Attualmente la parte sud dell'edificio ospita una residenza per anziani, mentre le due ali nord sono la sede di parte della Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Torino e della sede centrale del Consorzio CSI-Piemonte[25].

Impianti sportivi

Note

  1. ^ Santa Rita, p. 41
  2. ^ Cascina Grangia, via Ricaldone
  3. ^ Ottantamila abitanti. Santa Rita è quasi una città, «Stampa Sera» 17 ottobre 1984
  4. ^ Santa Rita, p. 35
  5. ^ Giovanni Maria Lupo, Le barriere e la cinta daziaria, in (a cura di Umberto Levra) Storia di Torino 7 - Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Torino, Giulio Einaudi editore, 2001, pp. 310-315, ISBN 88-06-15771-X
  6. ^ Santa Rita, p. 24
  7. ^ Santa Rita, p. 106
  8. ^ Santarita, pp. 100-101
  9. ^ Come è sorto e come funziona il nuovo grande Ospedale Militare «La Stampa», 10 luglio 1914, 5
  10. ^ http://www.museotorino.it/view/s/fd8310a429874943abbf7fe9569ce9d0
  11. ^ Santa Rita, pp. 67-68
  12. ^ Santa Rita, pp. 68-71
  13. ^ Santa Rita, p. 72
  14. ^ "Boom" edilizio a Torino quartiere per quartiere «La Stampa», 12 maggio 1962, 2
  15. ^ Santa Rita: case e ancora case «Stampa Sera», 15 dicembre 1970, 7
  16. ^ Nel quartiere di Santa Rita centomila abitanti in 50 anni «Stampa Sera», 17 gennaio 1974, 6
  17. ^ I centomila di Santa Rita «Stampa Sera» 13 gennaio 1977, 10
  18. ^ Nascono i consigli di quartiere per i molti problemi della città «la Stampa» 12 gennaio 1972, 5
  19. ^ Santa Rita ora "esplode" Mirafiori è ottimista «Stampa Sera», 25 maggio 1985, 17
  20. ^ Santa Rita, pp. 53-56
  21. ^ Finalmente si fa l'eliporto a Torino «Stampa Sera», 16 luglio 1958, 2
  22. ^ Così sarà il grande parco di piazza d'Armi su cui potranno correre i bambini «la Stampa», 23 giugno 1973, 5
  23. ^ Tony Cragg
  24. ^ Città di Torino - Verde Pubblico
  25. ^ Santa Rita op. cit. pp. 98-99

Bibliografia

  • Enrico Bonasso, Maria Clotilde Fagnola; Giancarlo Libert; Bartolomeo Paolino, Santa Rita. Un santuario e un quartiere torinese, Torino, Associazione Nostre Origini, 2008.
  • Amedeo Grossi, Guida alle vigne e cascine del territorio di Torino e suoi contorni, Torino, 1790.
  • Giancarlo Libert, Cascine e territorio ai confini della Città. Roccafranca e Pozzo Strada dall'Assedio del 1706 ai giorni nostri, Torino, Associazione Amici degli Archivi Piemontesi, 2006.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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