Giorno del ricordo

solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda il massacro delle foibe e l'esodo giuliano dalmata
Versione del 16 mar 2015 alle 21:31 di TBPJMR (discussione | contributi) (Polemiche: distinguiamo le critiche dalle polemiche)

Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno. Istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92[1] essa commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.

Giorno del ricordo
[[File:
Polesani diretti verso il piroscafo Toscana, che li traghetterà fino a Venezia, per scappare ai massacri delle foibe|frameless|center|260x300px]]
TipoNazionale
Data10 febbraio
Celebrata inItalia (bandiera) Italia
Oggetto della ricorrenzaMassacri delle foibe ed esodo giuliano-dalmata
Data d'istituzione2004

Secondo la legge che l'ha istituito, al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una targa commemorativa, destinata ai parenti degli "infoibati" e delle altre vittime delle persecuzioni, dei massacri e delle deportazioni occorse in Istria, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine orientale durante l'ultima fase della seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi.

La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l'Istria e la maggior parte della Venezia Giulia.

Iter della legge

La proposta di legge del 6 febbraio 2003[2] recava le firme di un nutrito gruppo di deputati di vari gruppi parlamentari (prevalentemente di Alleanza Nazionale e Forza Italia, oltre che dell'UDC e della Margherita/L'Ulivo) il cui primo firmatario fu Roberto Menia.[2] La legge che istituì il Giorno del ricordo fu quindi approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano nel marzo 2004[3]: l'11 marzo alla Camera dei Deputati su 521 presenti in aula si registrarono 502 favorevoli, 15 contrari e 4 astenuti[4]; il 16 marzo al Senato della Repubblica non vi fu nessuna dichiarazione di voto contrario a nome del proprio gruppo o personale[5].

Contenuto della legge

«La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata [...] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero.»

In quanto solennità civile, ai sensi dell'art. 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260, essa non determina riduzioni dell'orario di lavoro degli uffici pubblici o di orario per le scuole né, qualora cada in giorni feriali, costituisce giorno di vacanza; è obbligo, tuttavia, per gli edifici pubblici esibire il tricolore.[1]

Ai sensi della legge istitutiva, nel Giorno del ricordo viene concessa, in seguito a domanda, una targa metallica (in acciaio brunito e smalto, con la scritta "La Repubblica italiana ricorda") con diploma,[6] al coniuge superstite, ai figli, ai nipoti e, in loro mancanza, ai congiunti sino al sesto grado degli infoibati dall'8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947, in Istria, Dalmazia e nelle province dell'attuale confine orientale. Tale diritto è esteso anche agli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati. Il riconoscimento può essere concesso anche ai congiunti dei cittadini italiani che persero la vita dopo il 10 febbraio 1947, ed entro l'anno 1950, qualora la morte sia sopravvenuta in conseguenza di torture, deportazione e prigionia, escludendo quelli che sono morti in combattimento. Vengono esplicitamente esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati uccisi mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell'Italia. Il termine per presentare la domanda di riconoscimento è il 30 marzo 2014.

La stessa legge ha riconosciuto il Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste e l'Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma. Il finanziamento di tali istituzioni ammonta a 200.000 euro annui a decorrere dall'anno 2004, metà all'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI), e metà alla Società di studi fiumani per il tramite dei due enti. Per il finanziamento, adeguato di anno in anno dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, è utilizzato un "fondo speciale" (art. 2, comma 2 e 3). Lo stesso riconoscimento è dato anche al Centro di ricerche storiche, con sede a Rovigno, in Croazia, importante istituzione di documentazione e ricerca, per il suo inestimabile apporto dato alla ricerca, allo studio, alla conoscenza e alla divulgazione di queste terre".

Celebrazioni

Discorsi e attività del presidente della Repubblica Italiana

Il Giorno del ricordo viene celebrato - a partire dal 2006 - dalle massime autorità politiche italiane con una cerimonia solenne nel palazzo del Quirinale al cospetto del presidente della Repubblica, che conferisce le onorificenze alla memoria ai parenti delle vittime.[1].

Presidenza Ciampi (2005-2006)

Il primo anno in cui si celebrò il Giorno del ricordo fu il 2005. In quell'occasione l'allora presidente Carlo Azeglio Ciampi emise un comunicato, nel quale espresse la propria soddisfazione per l'istituzione della solennità: rivolgendo il proprio pensiero «a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe (...) alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia» affermò che «Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono». Contestualmente, Ciampi affermò che nel quadro di un'Europa unita «italiani, sloveni e croati possono guardare con fiducia ad un comune futuro, possono costruirlo insieme»[7].

Il Quirinale per la seconda celebrazione del Giorno del ricordo organizzò la prima delle cerimonie solenni che poi si succedettero di anno in anno. Nel corso di tali cerimonie, alle presenza dei presidenti dei due rami del parlamento e di altre autorità, di solito prendono la parola un rappresentante delle associazione degli esuli, uno storico e lo stesso presidente della Repubblica. Ciampi ribadì - rispetto ai drammatici fatti delle foibe e dell'esodo - la «presa di coscienza dell'intera comunità nazionale. L'Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro. (...) L'odio e la pulizia etnica sono stati l'abominevole corollario dell'Europa tragica del Novecento, squassata da una lotta senza quartiere fra nazionalismi esasperati. La Seconda guerra mondiale, scatenata da regimi dittatoriali portatori di perverse ideologie razziste, ha distrutto la vita di milioni di persone nel nostro continente, ha dilaniato intere nazioni, ha rischiato di inghiottire la stessa civiltà europea. Questa civiltà (...) è fatta di umanità, rispetto per "l'altro", fede nella ragione e nel diritto, solidarietà. Le prevaricazioni dei totalitarismi non sono riuscite a distruggere questi principi: essi sono risorti, più forti che mai, sulle devastazioni della guerra (...). L'Italia, riconciliata nel nome della democrazia, ricostruita dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale anche con il contributo di intelligenza e di lavoro degli esuli istriani, fiumani e dalmati, ha compiuto una scelta fondamentale. Ha identificato il proprio destino con quello di un'Europa che si è lasciata alle spalle odi e rancori, che ha deciso di costruire il proprio futuro sulla collaborazione fra i suoi popoli basata sulla fiducia, sulla libertà, sulla comprensione.»[8][9]. Due giorni dopo, il presidente della Repubblica per la prima volta consegnò le onorificenze previste dalla legge ai familiari di venti italiani vittime delle uccisioni al termine della seconda guerra mondiale. Nella stessa occasione venne concessa a Norma Cossetto la Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba”[10].

Presidenza Napolitano (2007-2014)

Il discorso di Ciampi venne ripreso nel 2007 da Giorgio Napolitano, che - citando uno studio dello storico Raoul Pupo[11] - affermò:

«(...) già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento" della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica".»

Napolitano affermò altresì che «quel che si può dire di certo è che si consumò - nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe - una delle barbarie del secolo scorso», e ribadì la necessità di «consolidare i lineamenti di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà della nuova Europa che stiamo costruendo da oltre 50 anni, e che è nata dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espresso nella guerra fascista a quello espresso nell'ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia. La nuova Europa esclude naturalmente anche ogni revanscismo»[12][13]. Precedentemente, nel corso della cerimonia aveva parlato l'on. Paolo Barbi, per molti anni presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD)[14]. Il discorso di Napolitano innescò una forte polemica pubblica col presidente croato Stipe Mesić ed una risentita lettera privata del presidente sloveno Janez Drnovšek[15].

Nel suo discorso del 2008, Napolitano tornò rapidamente sulle polemiche dell'anno precedente: «Ho espresso con chiarezza il mio pensiero lo scorso anno. E qualche reazione inconsulta al mio discorso - che vi è stata fuori d'Italia - non ha scalfito la mia convinzione che fosse giusto esprimermi, a nome della Repubblica, con quelle parole e con quell'impegno (...). Deve esserci di monito la coscienza che fu appunto la piaga dei nazionalismi, della gretta visione particolare, del disprezzo dell'"altro", dell'acritica esaltazione della propria identità etnica o storica, a precipitare il nostro continente nella barbarie della guerra. Oggi, le ferite lasciate da quei terribili anni si sono rimarginate in un'Europa pacifica, unita, dinamica (...). Sia dunque questo il monito del Giorno del Ricordo: se le ragioni dell'unità non prevarranno su quelle della discordia, se il dialogo non prevarrà sul pregiudizio, niente di quello che abbiamo faticosamente costruito può essere considerato per sempre acquisito. E a subirne l'oltraggio sarebbe in primo luogo la memoria delle vittime delle tragedie che ricordiamo oggi e il cui sacrificio si rivelerebbe vano.»[16].

L'anno successivo Napolitano ribadì nuovamente quale fosse lo spirito della celebrazione: «Come Presidente della Repubblica italiana, risorta in quanto Stato alla vita democratica anche grazie al coraggio e al sacrificio dei civili e dei militari che si impegnarono nella Resistenza fino alla vittoria finale sul nazifascismo, ritengo non abbiano alcuna ragion d'essere polemiche dall'esterno nei nostri confronti. Con gli Stati di nuova democrazia e indipendenza sorti ai confini dell'Italia vogliamo vivere in pace e in collaborazione nella prospettiva della più larga unità europea. Il Giorno del Ricordo voluto dal Parlamento ha corrisposto all'esigenza di un riconoscimento umano e istituzionale già per troppo tempo mancato e giustamente sollecitato. Esso non ha nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo. Non dimentichiamo e cancelliamo nulla: nemmeno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra. Ma non possiamo certo dimenticare le sofferenze, fino a un'orribile morte, inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa. E non possiamo non sentirci vicini a quanti hanno sofferto comunque di uno sradicamento a cui è giusto che si ponga riparo attraverso un'obbiettiva ricognizione storica e una valorizzazione di identità culturali, di lingua, di tradizioni, che non possono essere cancellate. Nessuna identità può essere sacrificata o tenuta ai margini nell'Europa unita che vogliamo far crescere anche insieme alla Slovenia e alla Croazia democratiche.»[17].

Anche nel 2010 Napolitano rimarcò quanto «spiacevoli e ingiustificate poi abbiano potuto essere alcune reazioni fuori d'Italia alle mie parole pur rispettose di tutti». «Condivido l'esigenza che un "capitolo così originale e specifico della cultura e della storia non solo italiana ma europea" sia non semplicemente riconosciuto ma acquisito come patrimonio comune nelle nuove Slovenia e Croazia che con l'Italia si incontrano oggi nell'Unione Europea (...)»[18].

Come l'anno precedente, Napolitano anche nel discorso del 2011 tornò sulle polemiche di quattro anni prima: «Il mio primo discorso del 10 febbraio, nel 2007 (...) volle porre fine a ogni residua "congiura del silenzio", a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a così tragiche esperienze. E' importante che quella nostra scelta, per legge dello Stato e per iniziativa istituzionale, sia stata via via compresa al di là dei nostri confini, che certe reazioni polemiche nei confronti anche di mie parole si siano dissolte. (...) L'essenziale è però "non restare ostaggi" - come ho avuto modo di dire incontrando il Presidente Türk - né in Italia, né in Slovenia, né in Croazia "degli eventi laceranti del passato". L'essenziale è, secondo le parole dello stesso Presidente Türk, non far nascere ancora "conflitti dai ricordi". Possiamo finalmente guardare avanti, costruire e far progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell'Adriatico.»[19]. Il discorso di Napolitano era stato preceduto da un intervento dello spalatino Enzo Bettiza.

La cerimonia per il 2012 si svolse eccezionalmente il 9 febbraio: dopo un intervento di un rappresentante dell'ANVGD Giuseppe De Vergottini ed una prolusione da parte dello storico Raoul Pupo, Napolitano riprese parte del comunicato congiunto emesso assieme al presidente croato Ivo Josipović, al termine di una recente visita di stato: «In ciascuno dei nostri Paesi coltiviamo come è giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo all'avvenire che con il decisivo apporto delle generazioni più giovani vogliamo e possiamo edificare in un'Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione». Egli poi tratteggiò un percorso più ampio di recupero della memoria da parte della presidenza della Repubblica: «Tra i drammi di quel tormento storico ci furono perfino conflitti, che ebbero un costo atroce di vite umane, tra le formazioni partigiane che combatterono dalla stessa parte contro il nazifascismo. Si, serve ricordare anche per ripensare a tutti i fatali errori al fine di non ripeterli mai più. In questa prospettiva e con questi sentimenti è mia intenzione, in una prossima già programmata visita in Friuli, rendere omaggio alle vittime dell'eccidio di Porzûs[20].

Dopo il saluto del rappresentante dell'ANVGD Lucio Toth e una lezione del sociologo Paolo Segatti, il presidente Napolitano tornò ad usare in parte alcune espressioni del suo primo discorso del 2007, affermando che il Giorno del Ricordo fosse stato istituito: «per rendere giustizia agli italiani che furono vittime innocenti - in forme barbariche raccapriccianti, quelle che si riassumono nell'incancellabile parola "foibe" - di un moto di odio, di cieca vendetta, di violenza prevaricatrice, che segnò la conclusione sanguinosa della seconda guerra mondiale lungo il confine orientale della nostra patria. E a cui si congiunse la tragica odissea dell'esodo di centinaia di migliaia di istriani, fiumani e dalmati dalle terre loro e dei loro avi. (...) . E sulla base di un discorso di verità sulle sofferenze degli italiani e sulle brutalità delle più spietate fazioni titine - discorso che all'inizio, ricorderete, ci procurò qualche reazione polemica sull'altra sponda dell'Adriatico, ma poi si è imposto anche perché intrecciato con una nostra severa riflessione sulle colpe del fascismo - è stato quindi, sulla base di un discorso di verità, che si è potuto raggiungere il traguardo della riconciliazione, cioè del reciproco riconoscimento con le autorità e le opinioni pubbliche slovene e croate, e del comune impegno per un mare di pace in un'Europa di pace.». Napolitano inserì poi la cerimonia in un quadro storico-politico più ampio: «Riconciliazione non significa rinuncia alla memoria e alla solidarietà. E ha senso perché quanto più i giovani, i ragazzi di oggi, si compenetrano con ogni passaggio importante, con ogni squarcio doloroso della nostra storia di italiani - e penso anche alle prossime celebrazioni della prima guerra mondiale - tanto più potrà rinsaldarsi la nostra coesione nazionale e insieme con essa rafforzarsi la nostra voce in Europa.»[21].

L'ultima cerimonia del Giorno del Ricordo cui presenziò Napolitano ebbe luogo nell'aula del Senato, ove il violinista Uto Ughi (di ascendenze istriane) tenne un concerto[22]. Il discorso ufficiale venne tenuto del presidente del Senato Pietro Grasso, che fra l'altro affermò: «Questa giornata è dedicata alla memoria di migliaia di italiani dell'Istria, del Quarnaro e della Dalmazia che, al termine del secondo conflitto mondiale, subirono indicibili violenze trovando, in molti, una morte atroce nelle foibe del Carso. Quanti riuscirono a sfuggire allo sterminio furono costretti all'esilio. L'occupazione Jugoslava, che a Trieste durò quarantacinque giorni, fu causa non solo del fenomeno delle foibe ma anche delle deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi di popolazioni inermi. In Istria, a Fiume e in Dalmazia, la repressione Jugoslava costrinse molte persone ad abbandonare le loro case. La popolazione italiana che apparteneva a quella regione fu quasi cancellata e di quell'orrore, per troppo tempo, non si è mantenuto il doveroso ricordo. Non possiamo dimenticare e cancellare nulla; non le sofferenze inflitte alle minoranze negli anni del fascismo e della guerra, né quelle inflitte a migliaia e migliaia di italiani. Questa Cerimonia si pone in assoluta continuità con le precedenti, celebrate al Quirinale dal Presidente Napolitano, che ha fatto di questo giorno non una commemorazione rituale ma un momento fondamentale di espressione dell'identità e dell'unità nazionale.»[23].

Presidenza Mattarella (2015-)

Ner il 2015 le cerimonie ufficiali del Giorno di Ricordo non si tennero al Quirinale, ma alla Camera dei deputati: il presidente Sergio Mattarella non fece un discorso ufficiale, ma rilasciò un breve comunicato: «Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell'esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia. Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale. Oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c'è posto per l'estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche.»[24]. Il discorso ufficiale era stato tenuto dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che fra l'altro aveva affermato: «Quando nel marzo del 2004 prima la Camera e poi il Senato approvarono a larghissima maggioranza la legge 92 che istituiva la "giornata del ricordo", il Parlamento realizzava uno dei suoi atti più elevati e significativi , colmando, finalmente, un debito di riconoscenza verso la memoria delle migliaia di italiani che rimasero vittime di una violenza cieca e brutale. (...) Il Novecento non è stato soltanto lutti e tragedie. E' stato anche il secolo in cui tanti popoli si sono liberati dal colonialismo, in cui si sono affermati e diffusi diritti sociali e civili, in cui hanno fatto irruzione in tutto il mondo da protagonisti i movimenti delle donne e giovanili. Ma hanno pesato come un macigno sulla vita di milioni di persone le due guerre mondiali, la ferocia delle dittature, le contrapposizioni ideologiche della guerra fredda. A pagare per tutto questo, insieme a milioni di esseri umani, ci sono stati anche i principi di verità e di giustizia. Sulle foibe, in particolare, è calato un muro di silenzio . Si è voluto nascondere e si è preferito non parlare. Perché questa scelta? Lo ha spiegato bene l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che tanto si è impegnato nel dare valore alle celebrazioni del 10 febbraio, nel suo discorso del 2007 (...). Disse allora Giorgio Napolitano che dobbiamo assumerci la responsabilità di "aver negato, o teso ad ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali". Pregiudiziali ideologiche insieme a calcoli diplomatici. Ecco che cosa ha impedito che si parlasse delle foibe e dell'esodo cui furono costrette tante famiglie di italiani, in quella che è stata definita una vera e propria "pulizia etnica" - una definizione che è un altro macigno - perpetrata dalle autorità Jugoslave.»[25].

Discorsi e attività del parlamento italiano

Il Giorno del ricordo è celebrato altresì sia dalla Camera dei deputati[26] che dal Senato della Repubblica Italiana[27], generalmente con una seduta solenne del rispettivo ramo del Parlamento italiano ed un discorso ufficiale tenuto dal presidente pro tempore, cui di volta in volta si accompagnano mostre, concerti, conferenze, tavole rotonde e altre attività.

Altre celebrazioni e attività

In contemporanea alle iniziative di carattere istituzionale, in molte città si tengono celebrazioni di commemorazione presso i monumenti e le piazze dedicate ai tragici avvenimenti.

Regioni, province e comuni si sono impegnate in vario modo a superare quelli che spesso sono definiti dai rappresentanti delle istituzioni o della cultura "silenzi" o "colpevoli omertà" che avevano impedito una riflessione ponderata sugli eventi che coinvolsero gli italiani dell'Istria, di Fiume e di Zara[28].

Nel 2015 - nell'ambito dei percorsi celebrativi - è stata inaugurata a Roma alla presenza dei rappresentanti della regione Lazio e del comune di Roma la "Casa del ricordo", che fungerà da centro principale per le associazioni interessate, allo scopo di ricordare "la tragedia delle foibe e l'esodo istriano, fiumano e dalmata"[29].

Allo stesso tempo, alcuni fra i principali istituti storici italiani organizzano delle attività utili ad affrontare ed approfondire il tema. Fra gli storici e gli accademici che hanno partecipato alle verie manifestazioni sono da ricordare Elena Aga Rossi, Francesco Benvenuti, Claudio Bonvecchio, Marina Cattaruzza, Roberto Chiarini, Massimo De Leonardis, Costantino Di Sante, Emilio Gentile, Sante Graciotti, Fulco Lanchester, Arnaldo Mauri, Giuseppe Monsagrati, Luciano Monzali, Antonio Maria Orecchia, Giuseppe Parlato, Raoul Pupo, Guido Rumici, Fulvio Salimbeni, Roberto Spazzali, Fabio Todero.

Diversi istituti storici della Resistenza - spesso in collaborazione con le associazioni degli esuli - hanno via via articolato una densa serie di appuntamenti: tavole rotonde, seminari, mostre, creazione di percorsi didattici, applicazioni web, materiali per la scuola[30][31].

La scuola italiana è stata coinvolta nelle attività da tutti i ministri competenti susseguitisi a partire dal 2005: le scuole di ogni ordine e grado sono invitate a prevedere delle iniziative volte a diffondere la conoscenza dei fatti, oltre che a "valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate - in particolare ponendo in rilievo contributo degli stessi allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica e a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero"[32]. Sulla scorta di ciò, varie università italiane propongono delle articolate attività di vario tipo, spesso inserite nel calendario degli eventi previsti dagli enti locali[33].

In occasione della prova di maturità del 2010, la traccia storica del tema d'italiano chiese agli studenti di delineare la vicenda dei confini orientali d'Italia, tenuto conto della legge istitutiva del Giorno del ricordo[34].

Col passare degli anni, anche diverse Comunità degli italiani di Slovenia e Croazia hanno organizzato varie attività in occasione del Giorno del ricordo[35]. Allo stesso modo, i massimi rappresentanti della minoranza italiana nei paesi della ex Jugoslavia vengono invitati e partecipano regolarmente alle celebrazioni in Italia[36].

La RAI in occasione del 10 febbraio a partire dal 2005 inserisce nei propri palinsesti delle tramissioni specificamente dedicate al Giorno del ricordo[37], così come le televisioni del gruppo Mediaset[38], Sky Italia e diverse altre TV nazionali o locali[39]. Tutti i principali quotidiani e periodici italiani hanno diverse volte approntato delle pagine di approfondimento sul tema[40][41].

L'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - una delle principali associazioni degli esuli giuliano-dalmati - nel 2009 ha istituito il "Premio 10 febbraio - Giorno del ricordo", da conferirsi agli esuli o loro discendenti particolarmente distintisi nelle rispettive categorie lavorative, professionali o artistiche e ai personaggi della cultura e dello spettacolo che abbiamo direttamente o indirettamente contribuito alla conoscenza, divulgazione e conservazione della storia e delle tradizioni delle genti istriane, fiumane e dalmate. Fra i premiati nel corso degli anni, Leo Gullotta, Toni Capuozzo, Anna Maria Mori, Pierluigi Pizzaballa, Abdon Pamich, Ottavio Missoni, Margherita Granbassi, Gabre Gabric, Nino Benvenuti, Mario Andretti, Stefano Zecchi, Susanna Tamaro, Franco Giraldi, Giorgio Forattini[42].

Critiche

Fra gli storici accademici, gli intellettuali e le associazioni italiane che hanno criticato a vario titolo la ricorrenza sono da ricordare Enzo Collotti, che nel 2004 parlò dell'istituendo Giorno del ricordo come di un ambiguo contraltare del 27 gennaio[43], Filippo Focardi[44], Angelo d'Orsi[45], Davide Conti[46], Paolo Rumiz[47] e l'ANPI[48]. Altre critiche - in particolare riferite al discorso del 2006 di Ciampi - furono espresse sia dallo scrittore Antonio Tabucchi[49] che dallo storico triestino Galliano Fogar, azionista ed esponente di punta del CLN triestino, il quale criticò pure alcune precedenti affermazioni di sostegno alla proposta di Menia di istituzione della Giornata del ricordo da parte di Fassino e Violante, e parlò di memoria dimezzata e di rimozione del fascismo e dei crimini di guerra italiani in Jugoslavia[50].

L'estrema sinistra italiana accolse in modo estremamente negativo l'iter legislativo e l'istituzione del Giorno del ricordo: i quindici voti contrari alla Camera furono tutti espressi da deputati appartenenti al Partito dei Comunisti Italiani o a Rifondazione Comunista[51]. La ricorrenza venne tacciata di neofascismo e revanscismo, in quanto decontestualizzerebbe i massacri delle foibe dall'invasione della Jugoslavia, dai precedenti crimini di guerra italiani in Jugoslavia e dalla forzata italianizzazione delle terre di confine[52][53][54][55][56]. Da diversi gruppi dell'estrema sinistra sono quindi state organizzate delle "contromanifestazioni" in occasione del 10 febbraio, con la partecipazione di alcuni storici d'area. Fra questi, sono da annoverarsi alcuni autori definiti "negazionisti" dagli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali con esplicito riferimento a Claudia Cernigoi[57][58], definizione che venne poi ripresa ed ampliata anche da altri storici o politologi come Rolf Wörsdörfer[59], Dimitar Bechev e Kalypso Nicolaïdis[60].

Polemiche

In occasione della ricorrenza del 2007, ebbe luogo una polemica fra il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e il presidente della Croazia Stipe Mesić, a causa di alcune espressioni di Napolitano definite razziste, revisioniste e revansciste da Mesić. Dopo una forte presa di posizione a difesa di Napolitano da parte dell'allora ministro degli esteri Massimo D'Alema[61], la polemica rientrò a seguito di un intervento dell'Unione europea critico nei confronti di Mesić[62]. Nella stessa occasione il presidente sloveno Janez Drnovšek inviò a Napolitano una lunga lettera privata in cui esprimeva profonda preoccupazione per le dichiarazioni rilasciate dal presidente italiano, le quali, secondo il presidente sloveno, costituivano “un precedente mai udito prima dai più alti esponenti dello stato italiano”.[63] La lettera di Drnovšek, che il presidente all'epoca dei fatti non volle rendere pubblica per non alimentare ulteriori polemiche, fu pubblicata dal quotidiano sloveno Dnevnik solo un anno dopo la sua morte.[64]

Sempre nel 2007, fece discutere l'attribuzione, da parte di Napolitano, dell'onorificenza destinata alle vittime delle foibe all'ultimo prefetto di Zara, Vincenzo Serrentino, fucilato in Jugoslavia nel 1947 come criminale di guerra, e inserito nella lista dei criminali di guerra deferibili alla giustizia militare dalle stesse autorità italiane.[65][66] Nel 2015 sono sorte delle polemiche per l'attribuzione dell'onorificenza a Paride Mori, morto nel 1944 in uno scontro coi partigiani sloveni, mentre combatteva a fianco dei tedeschi come volontario della R.S.I., inquadrato nel battaglione "Mussolini".[67]

Tra le polemiche legate al Giorno del ricordo, sono stati stigmatizzati diversi casi - ripetuti anno dopo anno - in cui articoli giornalistici e manifesti legati alla ricorrenza hanno presentano immagini relative a crimini di guerra italiani in Jugoslavia per illustrare le persecuzioni anti-italiane, come ad esempio una foto relativa alla fucilazione di cinque sloveni da parte di soldati italiani[68][69]. Tale utilizzo ha causato prese di posizione e manifestazioni di protesta in Slovenia[70][71].

Negli anni si sono verificati diversi atti di vandalismo contro targhe, monumenti e simboli dell'esodo e delle foibe, spesso in prossimità delle celebrazioni del 10 febbraio. Questi atti sono stati da alcuni stigmatizzati come esempio di "negazionismo" delle foibe[72][73].

Note

  1. ^ a b c Legge 30 marzo 2004, n. 92 (testo ufficiale): "Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004.
  2. ^ a b Proposta di Legge - Istituzione del «Giorno della memoria e della testimonianza» in ricordo delle terre d’Istria, di Fiume e della Dalmazia, nonché degli esuli giuliano-dalmati, dal sito della Camera dei deputati.
  3. ^ Foibe, il 10 febbraio sarà il "Giorno del ricordo", in Corriere della Sera, 17 marzo 2004
  4. ^ Votazione finale nominale n. 8 dell'11/2/2004 seduta n. 422, Camera dei deputati.
  5. ^ Resoconto stenografico della seduta del Senato della Repubblica n. 563 del 16 marzo 2004.
  6. ^ Il riconoscimento onorifico è senza assegno.
  7. ^ Dichiarazione del Presidente Ciampi in occasione della Giornata Nazionale del Ricordo, 9 febbraio 2005. Dal sito del Quirinale.
  8. ^ Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi durante la celebrazione del 'Giorno del Ricordo', 8 febbraio 2006. Dal sito del Quirinale.
  9. ^ Ciampi: «L'Italia non dimentichi le foibe», in Corriere della Sera, 9 febbraio 2006.
  10. ^ Calendario delle manifestazioni per il Giorno del Ricordo 2006, dal sito dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
  11. ^ Raoul Pupo, Gli esodi e la realtà politica dal dopoguerra ad oggi, in Storia d’Italia. Le regioni: Friuli – Venezia Giulia, Einaudi, Torino 2002.
  12. ^ Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della celebrazione del "Giorno del Ricordo", 10 febbraio 2007. Dal sito del Quirinale.
  13. ^ Napolitano: «Foibe, ignorate per cecità», in Corriere della Sera, 11 febbraio 2007.
  14. ^ Calendario delle manifestazioni per il Giorno del Ricordo 2007, dal sito dell'ANVGD.
  15. ^ Si veda l'approfondimento nel paragrafo relativo alle polemiche.
  16. ^ Saluto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della commemorazione del Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2009. Dal sito ufficiale del Quirinale.
  17. ^ Saluto del Presidente della Repubblica in occasione della cerimonia per il Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2009. Dal sito del Quirinale.
  18. ^ Saluto del Presidente Napolitano in occasione della cerimonia per il Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2010. Dal sito del Quirinale.
  19. ^ Saluto del Presidente Napolitano in occasione della cerimonia del Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2011. Dal sito del Quirinale.
  20. ^ Saluto del Presidente Napolitano in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo, 9 febbraio 2012. Dal sito del Quirinale.
  21. ^ Saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Celebrazione del Giorno del Ricordo, 11 febbraio 2013. Dal sito del Quirinale.
  22. ^ Video del concerto al Senato della Repubblica, 10 febbraio 2014. Da YouTube.
  23. ^ Discorso pronunciato in Aula dal Presidente Grasso, in occasione della commemorazione del 'Giorno del Ricordo', in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, e delle vicende del confine orientale, 10 Febbraio 2014. Dal sito del Senato della Repubblica Italiana.
  24. ^ Comunicato del Presidente Mattarella in occasione del Giorno del Ricordo, 10 febbraio 2015. Dal sito del Quirinale.
  25. ^ Partecipazione alla Celebrazione del Giorno del Ricordo delle Foibe e dell'Esodo Giuliano-Dalmata, alla presenza del Presidente della Repubblica - Montecitorio, Sala della Regina, 10 febbraio 2015.
  26. ^ [http://www.camera.it/leg17/1131?shadow_comunicatostampa=8828 Discorso del presidente della Camera Laura Boldrini del 10 febbraio 2015.
  27. ^ [https://www.senato.it/3379?evento=220 Commemorazione del "Giorno del Ricordo" al Senato, 10 febbraio 2014.
  28. ^ Si veda per esempio il sito della Città Metropolitana di Milano per le celebrazioni del 2014.
  29. ^ Notizia dal sito ufficiale del Comune di Roma.
  30. ^ Si veda a titolo d'esempio l'Archvio delle iniziative dal 2004 al 2009 dell'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea "Giorgio Agosti" di Torino.
  31. ^ Pagina dedicata al Giorno del ricordo nel portale della rete degli Istituti per la storia della Resistenza e della società contemporanea in Italia.
  32. ^ Circolare del ministro Stefania Giannini per il Giorno del ricordo 2015.
  33. ^ Ca' Foscari per il Giorno del Ricordo, presentazione della tavola rotonda "Venezia Giulia e Dalmazia. Esuli e rimasti. Italiani fuori d’Italia", 10 febbraio 2015.
  34. ^ Tema di italiano per 500mila studenti. Primo Levi, foibe e giovani in politica, in La Repubblica, 20 giugno 2010.
  35. ^ Anche la CI di Fiume celebra il Giorno del Ricordo, dal sito della Radio TV croata, 10 febbraio 2015.
  36. ^ Giorno del Ricordo: conservare la memoria, in La Voce del Popolo, 7 febbraio 2015. Nell'articolo si ricorda la presenza del presidente dell'Unione Italiana Furio Radin alla celebrazione organizzata al Quirinale.
  37. ^ Giorno del Ricordo, dal sito della RAI.
  38. ^ Si vedano i programmi previsti per l'anno 2009.
  39. ^ A titolo d'esempio si vedano i programmi previsti da Sky Italia per il Giorno del Ricordo del 2008.
  40. ^ Leda Balzarotti e Barbara Miccolupi, Le foibe, 70 anni fa. E' il Giorno dei Ricordo, in Corriere della Sera, 9 febbraio 2015.
  41. ^ Edoardo Frittoli, Foibe: il Giorno del Ricordo, in Panorama, 9 febbraio 2015.
  42. ^ Premio 10 febbraio - Giorno del Ricordo, dal sito dell'Associaizone Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
  43. ^ Nelle foibe la falsa innocenza della patria, il manifesto, 14 febbraio 2004, aricolo consultabile qui
  44. ^ Filippo Focardi, Rielaborare il passato. Usi pubblici della storia e della memoria in Italia dopo la prima repubblica in Riparare, risarcire, ricordare. Un dialogo tra storici e giuristi. Editoriale Scientifica, Napoli 2012, pag. 260
  45. ^ Angelo d'Orsi, Giorno del ricordo e speculazione antistorica, in MicroMega, 10 febbraio 2015.
  46. ^ Davide Conti, Il giorno del ricordo a uso e consumo della Terza Repubblica, in Il Manifesto, 10 febbraio 2015.
  47. ^ Paolo Rumiz, Foibe e Risiera, la strana ”simmetria” per pacificare la memoria sugli ex confini, in Il Piccolo. 10 febbraio 2009
  48. ^ Presidenza e Segreteria ANPI: “decisa preoccupazione critica”, in Patria Indipendente, 18 febbraio 2007.
  49. ^ Alberto Tabucchi, L'oca al passo: notizie dal buio che stiamo attraversando, Feltrinelli, Milano 2006, pp. 157 ss.
  50. ^ In un'intervista pubblicata su il manifesto, Fogar affermò: "gli italiani dell'Istria, di Fiume e di Zara dovettero abbandonare le terre perse, ma [Ciampi] dimentica di ricordare che tutto ciò, anche se è certamente da condannare sul piano umano e morale, ebbe il suo terreno di coltura nella violenza fascista e nell'invasione e disgregazione della Jugoslavia da parte italiana e tedesca". Si veda Le Foibe e la memoria dimezzata. Intervista a Galliano Fogar. il manifesto, 10 febbraio 2006. Intervista consultabile sul sito della Rete Civica di Milano.
  51. ^ Elenco dei voti espressi, dal sito della Camera dei Deputati.
  52. ^ Il giorno del ricordo è una vergogna, dal sito di Rifondazione Comunista della Sicilia.
  53. ^ Iniziative sul Giorno del ricordo, dal sito del "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia".
  54. ^ Claudia Cernigoi, Giorno del ricordo o giorno della mistificazione storica?, dal sito della rivista La Nuova Alabarda
  55. ^ Foibe, Rifondazione contro de Magistris «Che errore quel Giorno del ricordo», dal sito de Il Corriere del Mezzogiorno, 11 febbraio 2012.
  56. ^ Smantellare la versione fascista sulle foibe | Circolo PRC Karl Marx – Casalgrande
  57. ^ Raoul Pupo, Roberto Spazzali, Foibe, Bruno Mondadori, Milano 2003, pp. 126-127 - ISBN 88-424-9015-6.
  58. ^ La stessa Cernigoi ricorda i nomi di Sandi Volk e Alessandra Kersevan, anch'essi accusati d'essere "negazionisti": Claudia Cernigoi, Emergenza negazionismo a Trieste, in La Nuova Alabarda, marzo 2010.
  59. ^ Rolf Wörsdörfer, Krisenherd Adria 1915-1955. Konstruktion und Artikulation des Nationalen im italienischen-jugoslawischen Grenzraum, Paderborn-München-Wien-Zürich, Schöning 2004, pp. 478-479.
  60. ^ Dimitar Bechev e Kalypso Nicolaïdis, Mediterranean Frontiers. Borders, Conflict and Memory in a Transnational World, Tauris Academic Studies, London 2010, pp. 123-124.
  61. ^ Foibe: presidente croato attacca Napolitano, in Corriere della Sera, 13 febbraio 2007.
  62. ^ La polemica Mesic-Napolitano arriva a Bruxelles che critica Zagabria. Il presidente croato: "Scorretto", in Euronews, 14 febbraio 2007.
  63. ^ "In tale occasione, da un Presidente della Repubblica, mi sarei aspettato un ricordo equilibrato sulle tragedie e gli errori compiuti su entrambi i lati del confine da due brutali regimi. Sono avvenuti fatti che devono essere condannati e biasimati. Nel valutare gli avvenimenti storici che non causarono dolore solamente a italiani e istriani, bensì pure a sloveni e croati, dovremmo fare lo sforzo necessario per spiegare i fatti nel loro contesto. La commissione mista italo-slovena ha confermato in termini equilibrati, nella sua relazione, la verità concernente gli avvenimenti di allora lungo il confine etnico. Penso sia tempo che questa verità venga fatta propria anche da noi politici e che nelle nostre dichiarazioni, nei commenti e nei discorsi solenni non ci allontaniamo da essa e non cerchiamo di negarla. Si tratta della nostra responsabilità verso i due popoli, i due stati e la comune costruzione del futuro europeo." Drnovškovo zamolčano pismo Napolitanu: Vljudno formulirane žalitve v šestindvajsetih vrsticah, in Dnevnik, 9 aprile 2008.
  64. ^ Drnovškovo zamolčano pismo Napolitanu: Vljudno formulirane žalitve v šestindvajsetih vrsticah, in Dnevnik, 9 aprile 2008.
  65. ^ Filippo Focardi, Rielaborare il passato. Usi pubblici della storia e della memoria in Italia dopo la prima repubblica in AA.VV. Riparare, risarcire, ricordare. Un dialogo tra storici e giuristi], Editoriale Scientifica, Napoli 2012, p. 260
  66. ^ Nominativi sottoposti alla Commissione d'Inchieste per i presunti criminali di guerra italiani (situazione al 23 marzo 1948)
  67. ^ Dal governo una medaglia al repubblichino: Per il sacrificio offerto alla Patria La repubblica, edizione di Bologna, 15 marzo 2015
  68. ^ Il Piccolo - «Soldati italiani fucilano sloveni per il Giorno del ricordo», su ricerca.gelocal.it, 3 febbraio 2011.
  69. ^ Michele Smargiassi, Non dire falsa testimonianza, in la Repubblica, 23 marzo 2012.
  70. ^ Primorski Dvenik - Ljubljana: protest pred italijanskim veleposlaništvom, su primorski.it, 2 aprile 2012.
  71. ^ Dan opomina Slovenci z manipulativnimi fotografijami (znova) prikazani kot zločinci, Mladina 9, 27 febbraio 2015
  72. ^ Paolo Simoncelli, Foibe, allarme negazionismo, in L'Avvenire, 6 febbraio 2013.
  73. ^ Alberto Laggia, Il negazionismo è un reato, in Famiglia cristiana, 10 febbraio 2015.

Bibliografia

  • Marco Coslovich, Nemici per la pelle. Trieste, terra di confine, Mursia, Milano 2004, ISBN 9788842532958.
  • Maria Canale, Dalle foibe al giorno del ricordo, Alberti editore, Verbania 2013, ISBN 9788872452844.
  • Raoul Pupo, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio, Rizzoli, Milano 2005, ISBN 8817005622.
  • Raoul Pupo, Roberto Spazzali, Foibe, Bruno Mondadori Editore, Milano 2003, ISBN 8842490156.
  • Guido Rumici, Catalogo della mostra fotografica sul "Giorno del ricordo", Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Roma 2009.
  • Guido Rumici, Fratelli d'Istria, Mursia, Milano 2001, ISBN 9788842528029.
  • Guido Rumici, Infoibati, Mursia, Milano 2010, ISBN 9788842529996.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni