Il segreto di Italia

film del 2014 diretto da Antonello Belluco

Il segreto di Italia è un film del 2014 diretto da Antonello Belluco e con protagonisti Romina Power e Gloria Rizzato. Il film è basato sui tragici eventi realmente accaduti nel paese di Codevigo fra la fine di aprile 1945 e l'inizio di maggio, quando i partigiani garibaldini della brigata Mario Gordini uccisero nel paese oltre un centinaio di persone fra abitanti del posto e prigionieri provenienti dalle aree appena liberate del Veneto e da Ravenna.

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Paese di produzioneItalia
Durata98 min
Generedrammatico, storico
RegiaAntonello Belluco
SoggettoGerardo Fontana e Antonello Belluco
SceneggiaturaGerardo Fontana e Antonello Belluco
ProduttoreEriadorfilm
FotografiaGiovanni Andreotta
MontaggioAntonello Belluco
MusichePaolo Agostini
ScenografiaVirginia Vianello
CostumiRomilda Zaccaria, Caterina Pavan
TruccoRenato Francola
Interpreti e personaggi
  • Romina Power: Italia da adulta
  • Gloria Rizzato: Italia da ragazzina
  • Giovanni Capalbo: Franco (padre di Italia)
  • Fabrizio Romagnoli: Mauro (partigiano marchigiano)
  • Maria Vittoria Casarotti Todeschini: Ada (sfollata da Fiume, vedova di guerra)
  • Alberto Vetri: Farinacci Fontana (giovane fascista)
  • Elisabetta De Gasperi: Milena (madre di Italia)
  • Monica Garavello: Corinna Doardo (maestra elementare)
  • Andrea Pergolesi: Ramon (capo partigiano)
  • Valerio Mazzucato: Parroco di Codevigo
  • Amedeo Gagliardi: Sante (ufficiale Brigata Nera)

Trama

Nel 2000, Italia, ormai settantenne, torna al paese di Codevigo dopo esserne stata lontana per 55 anni, per partecipare al matrimonio della nipote. Tormentata da un segreto, i suoi ricordi vanno all'aprile del 1945, quando, ragazzina, è innamorata del giovane Farinacci Fontana, fascista e figlio di un ufficiale della locale Brigata Nera, Sante. L'arrivo in paese come sfollata della bella vedova fiumana Ada, alloggiata proprio nella cascina della famiglia di Italia, sconvolge la nascente storia d'amore fra Italia e Farinacci. Nel frattempo la guerra si avvicina alla fine: i tedeschi si ritirano abbandonando i fascisti, e da sud arrivano i partigiani comunisti, preceduti da un informatore, il marchigiano Mauro, che ha la missione di documentare le adesioni alla RSI della popolazione locale in vista dell'epurazione.

L'arrivo dei partigiani ben presto si trasformerà in un incubo per la popolazione: abusi, torture, arresti e uccisioni si susseguono e coinvolgono anche Italia e i suoi cari: la ragazzina, cogliendo Ada e Farinacci in intimità, sconsideratamente denuncia il giovane ai partigiani che lo arrestano insieme ad Ada e lo fucilano durante le esecuzioni in massa. Fra i condannati finisce anche il padre di Italia, Franco, tradito dai suoi braccianti, che però viene salvato all'ultimo momento con un trucco dal partigiano Mauro, disgustato dalla mattanza e dai metodi dei "garibaldini". Ada invece viene violentata e poi uccisa.

Italia resta sconvolta dal rimorso e abbandona con la famiglia Codevigo, dove non tornerà che nel 2000. Là incontra di nuovo il partigiano Mauro, ormai vecchio, che cerca di consolarla e di farle capire che lei è stata vittima come gli altri di una violenza più grande di loro.

Attendibilità storica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Eccidio di Codevigo.

Il film si basa sui fatti storici realmente avvenuti a Codevigo durante la primavera del 1945[1], ricavati dagli studi di storia locale I giorni di Caino di Antonio Serena (Panda, 1990) e Ravennati contro di Gianfranco Stella (Off. Ravennati, 1991), nonché Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa (Sperling & Kupfer, 2003). Alla stesura della sceneggiatura ha contribuito largamente Gerardo Fontana, già sindaco di Codevigo, e cugino di uno dei protagonisti, Farinacci Fontana[1], che ha contribuito a raccogliere le testimonianze della gente del posto oltre al vissuto personale della sua famiglia.

Gli episodi più raccapriccianti del film, la violenza e l'uccisione della maestra Corinna Doardo e la tortura di un fascista (Ludovico Mario Bubola, non citato con nome e cognome), l'uccisione dell'organista della parrocchia Gino Minorello, freddato dopo averlo costretto a suonare durante le esecuzioni, sono basati su episodi realmente avvenuti, così come è realmente esistito il coprotagonista Farinacci Fontana.
Per i personaggi partigiani il regista ha invece scelto nomi di fantasia e non viene mai citata apertamente la formazione di cui fanno parte.

Produzione e distribuzione

Il film è costato oltre tre anni di lavorazione e non ha ricevuto aiuti da parte dello Stato[2]. L'unico contributo pubblico è giunto dalla Regione Veneto. Il primo produttore, Sergio Pelone, inoltre, si ritirò dal lavoro dopo il montaggio del primo quarto d'ora promozionale, facendo sfumare buona parte dei contributi fino ad allora raccolti[3]. Secondo quanto dichiarato dal regista[3] vi sono state pressioni perché il progetto non si realizzasse.

Il film segna il ritorno sulle scene di Romina Power dopo molti anni.

Polemiche

Non appena rivelata la volontà di realizzare il film, il regista ha ricevuto delle comunicazioni perentorie da parte di un avvocato, rappresentante legale del figlio del comandante Arrigo Boldrini e dell'ANPI perché fornisse preventivamente copia della sceneggiatura[1].

Il film è stato aspramente criticato e boicottato dall'ANPI[4][5].

Il 19 novembre 2014, alla prima del film a Padova la sezione locale dell'ANPI ha pesantemente attaccato il regista e la Power definendoli fascisti.[5]

Il film è stato difeso dal cantautore Simone Cristicchi su Facebook, paragonando le polemiche all'uscita del film con quelle intorno al suo spettacolo teatrale Magazzino 18. Da un successivo incontro tra Belluco e Cristicchi è nata una collaborazione per il prossimo film del regista, di cui Cristicchi curerà la colonna sonora [6].

Note

Collegamenti esterni

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