Template:Membro delle istituzioni italiane Biagio Caranti (Sezzè Monferrato, 18 novembre 1837Roma, 27 marzo 1891) è stato un banchiere, patriota e politico italiano.

Biografia

Primi anni e formazione

Figlio di Giuseppe Maria, avvocato e magistrato di Acqui Terme, discende da un ramo dell'omonima famiglia di origine romagnola, che nel '600 si è insediata nella vicina Castelnuovo Bormida.[1] Nelle due città i Caranti salgono presto ai vertici dell'alta borghesia vantando importanti cariche amministrative (tra i quali un sindaco e un console onorario) e figure di grandi professionisti. La svolta nelle fortune della famiglia è comunque dovuta a Lazzaro Caranti, nato nel 1774, medico e grande proprietario terriero, che nel 1794 ha rilevato l'attività di un filatoio ed ha acquistato la prestigiosa residenza di famiglia sulla piazza principale di Castelnuovo.[2]

 
Biagio Caranti in un ritratto giovanile
 
Giorgio Pallavicino Trivulzio
 
Daniele Manin

Acceso giacobino, grande sostenitore delle teorie rivoluzionarie francesi, compie i primi studi nella sua città natale e nel 1856, a soli 17 anni, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Torino.[3] Nell'ateneo piemontese stringe amicizia con il marchese Giorgio Pallavicino Trivulzio, reduce da una detenzione durata dal 1823 al 1835 per la partecipazione ai moti del 1820-1821, che aveva ripreso l'attività politica dopo le Cinque giornate di Milano e un periodo di confino a Praga. Nella sua villa, che inizia a frequentare regolarmente, viene introdotto nell'ambiente dei fautori dell'unificazione italiana, e conosce tra gli altri Giuseppe Garibaldi e Giuseppe La Farina.[4] Su invito di Daniele Manin, che ne ha promosso la fondazione l'anno precedente, nel 1858 abbandona gli studi ed entra a far parte della Società Nazionale Italiana, organismo politico ascrivibile a Cavour che sostiene l’unificazione italiana intorno a casa Savoia. Con la carica di segretario promuove la costituzione di numerosi comitati provinciali e raccolte di fondi e adesioni tra gli studenti delle università di Torino e Genova.[5][6] Dalle memorie del marchese Pallavicino, che lo invita a stilare una relazione per Garibaldi, si apprende che nel giro di pochi mesi ha promosso la costituzione di quattordici comitati soltanto in Lombardia ma che la società sta conoscendo grazie al suo personale impegno una crescita vertiginosa in tutta la penisola.[7]

Risale a questo periodo il suo esordio nel giornalismo, sulle colonne del periodico torinese Mondo Letterario, e l'inizio dell'attività letteraria con un Catechismo politico pei contadini piemontesi, pubblicato in cinque puntate sul periodico «Omnibus» tra il 20 ed il 29 novembre del 1859, il cui scopo è «rendere popolare alle infime classi l’idea della nazionalità ed indipendenza italiana».[8] Più o meno nello stesso periodo, ritenendosi ormai prossimo lo scoppio della guerra contro l'Austria, da alle stampe l'opuscolo Delle nuove speranze d’Italia. Parallelo tra il 1848 e il 1859, nel quale analizza la convenienza delle grandi potenze europee verso un forte ridimensionamento dell'impero Austro-ungarico.[9]

Il sostegno a Garibaldi

 
Aurelio Bianchi-Giovini

Il Caranti non partecipa in prima persona alla guerra ma organizza con la marchesa Pallavicino un comitato per il soccorso e l'assistenza ai feriti tornati dal fronte.[10] Liberata la Lombardia dal giogo austriaco vi si reca per raccogliere notizie ed impressioni che gli tornano utili per l'opuscolo Catechismo politico ad uso del popolo lombardo. Nel 1860 diventa applicato di terza classe presso il Ministero degli interni del Regno di Sardegna, nella segreteria particolare di Urbano Rattazzi, e mantiene tale carica anche quando Cavour assume l'incarico a interim. Caranti fa spesso da tramite tra Cavour e Garibaldi, recapitando lettere e messaggi, almeno finché non commette l'imprudenza di recapitare allo statista sabaudo una lettera del giornalista Aurelio Bianchi-Giovini pare senza essersi sincerato del contenuto.[11][12] Incrinati irrimediabilmente i rapporti col Cavour, caduto in disgrazia anche negli ambienti del ministero, l'azione del Caranti si rivela meno efficace nel sostegno economico e politico alla spedizione dei mille, per la quale si adopera comunque con tutte le sue forze quale membro della Società Nazionale.[13][14] Degno di nota è la costituzione di un comitato di soccorso per le imprese di Garibaldi, costituito a Torino, centro di aggregazione del consenso all'impresa dei Mille e punto di raccolta dei fondi messi a disposizione da istituzioni e cittadini.

 
Il generale Turr
 
La battaglia del Volturno
 
Francesco Crispi

Dopo aver ottenuto un grosso finanziamento da una banca privata di Torino nell'agosto 1860 parte per la Sicilia con un gruppo di volontari. A Messina entra a far parte dello stato maggiore della 15^ divisione al comando del generale Stefano Turr, ai cui ordini rimane fino alla battaglia del Volturno, alla quale prende parte con onore.[15] Il Pallavicino lo chiama a Napoli il 1 ottobre, pochi giorni prima della sua nomina a prodittatore, allo scopo di avere un fondamentale sostegno alla sua idea di un plebiscito per l'annessione incondizionata delle province napoletane al Regno d'Italia. Pallavicino e Caranti devono infatti schierarsi contro l'idea di Francesco Crispi, appoggiata da Carlo Cattaneo ma non da Garibaldi, per un assemblea costituente destinata a fissare i termini e le condizioni dell'annessione.[16]

Il 13 ottobre 1860 Crispi, politicamente sconfitto sulla proposta della costituente, rassegna le sue dimissioni da ministro dell'Interno e delle Finanze nel Consiglio dei segretari di Stato formato da Garibaldi in appoggio alla sua dittatura. Nello stesso giorno Caranti viene chiamato a sostituirlo, non senza il risentimento di Cavour. La sua ostilità, anzi, aumenta a dismisura quando, cessata la dittatura e tornato Pallavicino in Piemonte, viene insediato quale funzionario del ministero dell'agricoltura pur continuando ad occuparsi della segreteria degli altri ministeri. Non potendolo rimuovere, a causa della considerazione che aveva per lui casa Savoia, lo statista piemontese rifiuta di trasmettere al re una proposta di ricompensa.

 
Il conte di Cavour
«Ieri nell'aprire il corriere di Napoli rimasi stupefatto, quantunque io non mi stupisca più quasi, nel trovare una quantità di lettere a me dirette, firmate Biagio Carranti! Io professo il perdono delle ingiurie, e lo pratico su larga scala. Ma io non credo che il precetto domenicale possa andare sin al punto di sopportare che un ragazzaccio che conta un anno di servizio, che or son sei mesi volevamo voi ed io cacciare dal modesto impiego d'applicato di terza classe per atto inaudito d'insolenza, mi tratti quasi alla pari. L'innalzarlo al posto di reggente della Secreteria degli Esteri è, lasciate ch'io vel dica, una vera enormità, che sconvolge ogni idea di gerarchia nei nostri Dicasteri. Vi supplico adunque di dispensarmi dal carteggiare con lui. Fatelo Governatore civile di Napoli, se così credete, ma toglietelo dagli Esteri, giacché se ivi rimanesse dovrei tosto richiamare Negri, Villamarina, Fasciotti per non sottoporli all'umiliazione di dipendere da Biaggio Carranti»

xxx

 
Garibaldi, ferito dopo la battaglia sull'Aspromonte, viene trasportato dai suoi volontari.

Relegato ad un ruolo più modesto Caranti compone a Napoli il Catechismo politico ad uso del popolo dell'Italia meridionale, una riedizione di quello destinato ai contadini piemontesi con gli opportuni adattamenti.[18]}} Da una sua lettera indirizzata a Terenzio Mamiani si apprende che attraverso quest'opera mira ad un incarico di prestigio presso il ministero della Pubblica Istruzione, per introdurre nelle scuole lo studio di appositi catechismi politico-sociali e agrari composti in semplice forma dialogica.[19] Si reca invece a Palermo, nuovamente chiamato dal Pallavicino a prestare la sua collaborazione nel periodo in cui, dal 16 aprile al 15 luglio 1862, ricopre la carica di Prefetto di quella città. Il Pallavicino è costretto a dare le dimissioni per l'appoggio dato a Garibaldi, che ha deciso di marciare dalla Sicilia fino a Roma per cacciare Pio IX e che è stato invece fermato dall'esercito regio sull'Aspromonte, dove viene anche ferito alla gamba.

Note

  1. ^ Ottolenghi, Pag. 126
  2. ^ Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore, su castelnuovobormida.net. URL consultato il 22 giugno 2015.
  3. ^ Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani, su treccani.it. URL consultato il 22 giugno 2015.
  4. ^ Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore, su castelnuovobormida.net. URL consultato il 22 giugno 2015.
  5. ^ Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore, su castelnuovobormida.net. URL consultato il 22 giugno 2015.
  6. ^ Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani, su treccani.it. URL consultato il 22 giugno 2015.
  7. ^ Pallavicino, Pag. 449
  8. ^ Tollo, Loredana Palma, La nuova Italia attraverso lo sguardo del nuovo giornalismo. Esplorazioni nella stampa periodica di secondo Ottocento
  9. ^ Pallavicino, Pag. 452
  10. ^ Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore, su castelnuovobormida.net. URL consultato il 22 giugno 2015.
  11. ^ Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani, su treccani.it. URL consultato il 22 giugno 2015.
  12. ^ Biagio Caranti, Liberi appunti su un garibaldino castelnovese. Politico, patriota, riformatore, su castelnuovobormida.net. URL consultato il 22 giugno 2015.Reduce da un colpo apoplettico nel 1860 Giovini vive gli ultimi due anni della sua vita alle prese con le conseguenze sempre più debilitanti della malattia. La lettera è una delle tante richieste di sostegno economico nello stile che gli è proprio, aggressivo e sottilmente ricattatorio
  13. ^ Ottolenghi
  14. ^ Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani, su treccani.it. URL consultato il 22 giugno 2015.Nel suo "Catechismo politico ad uso del popolo dell'Italia meridionale Caranti riporta uno stralcio di una lettera che Garibaldi gli ha scritto in proposito il 5 maggio 1860: "È quasi certo che partiremo questa notte per il mezzogiorno. In questo caso io conto con ragione sull'appoggio vostro... Vedete tutti i nostri amici che ci aiutino a dare al popolo italiano la sublime scossa di cui è capace certamente e che deve emanciparlo..."
  15. ^ Biagio Caranti, una figura del Risorgimento al servizio dello Stato: politico, patriota, riformatore (PDF), su www1.interno.gov.it. URL consultato il 22 giugno 2015.
  16. ^ Pallavicino, Pag. 462A Napoli il governo provvisorio di Garibaldi è in gran parte nelle mani dei fedeli di Cavour. Crispi, che arriva in città a metà settembre, insiste con il generale e ottiene di concentrare il potere nelle sue mani. Tuttavia, la spinta rivoluzionaria che ha animato la spedizione va affievolendosi, specie dopo la battaglia del Volturno. Per rafforzare la sua posizione presso Vittorio Emanuele II, Garibaldi nomina il 3 ottobre 1860 Giorgio Pallavicino prodittatore, affidando quindi il governo ad un fedele sostenitore di casa Savoia. Costui definisce Crispi incompatibile con la carica di Segretario di Stato. Intanto Cavour ha dichiarato che nell’Italia meridionale non avrebbe accettato altro che l’annessione incondizionata al Regno di Sardegna mediante plebiscito. Crispi, che ha ancora la speranza di far proseguire la rivoluzione per riscattare Roma e Venezia, si oppone, proponendo di far eleggere al popolo un’assemblea parlamentare. A lui si affianca Carlo Cattaneo. Preso fra due fuochi, Garibaldi dichiara che la decisione sarebbe spettata ai due prodittatori di Sicilia e di Napoli, Mordini e Pallavicino. Entrambi optano per il plebiscito e Crispi, dopo la riunione decisiva del 13 ottobre di palazzo d’Angri, si dimette dal governo di Garibaldi. (Per le posizioni di Crispi si veda in Christopher Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, Roma-Bari, Laterza, 2000 pag. 249-256)
  17. ^ Fonsi, Pag. 397
  18. ^ Ottolenghi, Pag. 33
  19. ^ Biagio Caranti, Dizionario Biografico Treccani, su treccani.it. URL consultato il 22 giugno 2015.

Bibliografia

Opere

  • 1858 – Catechismo politico pei contadini Piemontesi
  • 1864 – Alcune notizie sul plebiscito delle Provincie Napoletane
  • 1865 – Relazione sullo stato dei lavori dell’Istmo di Suez al Congresso Internazionale di Suez
  • 1867 – Alcune notizie biografiche sul Dottor David Livingstone
  • 1869 – Poche notizie sulla Certosa di Pesio
  • 1880 – La politica estera in Italia
  • 1900 – postumo “La Certosa di Pesio – Storia illustrata e documentata”.

Voci correlate

Collegamenti esterni