Torino Football Club
Il Torino Football Club (Foot Ball Club Torino dal 1906 al 1936, Associazione Calcio Torino dal 1936 al 1943 e dal 1959 al 1977, Torino FIAT nel 1944, Associazione Calcio Talmone Torino nel 1958-59 e Torino Calcio dal 1977 al 2005), noto anche come Torino o, semplicemente, come Toro, è una società calcistica per azioni italiana con sede nell'omonima città.[2] Milita nel campionato di Serie A e, insieme alla concittadina Juventus, è una delle due formazioni professionistiche del capoluogo piemontese.[2]
Torino Football Club Calcio ![]() | |
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Il Toro, I Granata | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | ![]() |
Simboli | Toro |
Inno | Ancora Toro Valerio Liboni[1] |
Dati societari | |
Città | Torino |
Nazione | ![]() |
Confederazione | UEFA |
Federazione | ![]() |
Campionato | Serie A |
Fondazione | 1906 |
Rifondazione | 2005 |
Presidente | ![]() |
Allenatore | ![]() |
Stadio | Olimpico (28 140 posti) |
Sito web | www.torinofc.it |
Palmarès | |
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Scudetti | 7 |
Titoli nazionali | 3 Campionati di Serie B |
Trofei nazionali | 5 Coppe Italia |
Trofei internazionali | 1 Coppa Mitropa |
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Si invita a seguire il modello di voce |
Disputa le gare interne allo Stadio Olimpico (noto come Stadio Comunale "Vittorio Pozzo" fino al 2006).[2] Il colore sociale è il granata mentre il simbolo rappresentativo è un toro rampante, da cui il soprannome del club ("il Toro").[3] Nella classifica perpetua della Serie A, che tiene conto di tutte le squadre di calcio che hanno militato nella massima serie nazionale almeno una volta, occupa l'8º posto, avendo partecipato a 71 delle 83 edizioni disputate.
Tra i club più blasonati d'Italia, vanta la conquista di 7 campionati italiani, compresa una striscia di 5 titoli consecutivi (record a pari merito con la Juventus e l'Inter) all'epoca del Grande Torino, unanimemente riconosciuta come una delle squadre più forti della seconda metà degli anni 1940.[2] Nel suo palmarès figurano anche 5 Coppe Italia, l'ultima delle quali conquistata al termine dell'edizione 1992-93.[2] In ambito internazionale si segnalano la vittoria della Coppa Mitropa nel 1991 e il raggiungimento della finale di Coppa UEFA nel 1991-92.[2]
Storia
Gli inizi
Nella città il gioco del calcio arriva sul finire dell'Ottocento, portato dall'iniziativa di industriali svizzeri e inglesi. Già nel 1887 nel capoluogo piemontese nasce la compagine rossonera del Torino Football & Cricket Club – la più antica squadra calcistica italiana –, seguita nel 1889 dal sodalizio giallonero del Nobili Torino. Nel 1891 le due società si fondono nel bianconero Internazionale Torino, alla quale si aggiungero nel 1894 gli arancioneri del Football Club Torinese.[4][5][6][7]
Il nuovo gioco spopola, soppiantando presto quello del pallone elastico che al tempo era lo sport con la palla più seguito e, nel 1897, vengono fondate la sezione calcistica della polisportiva Ginnastica Torino (con divisa rossoblù) e la bianconera Juventus. L'Internazionale Torino, il Football Club Torinese e la Ginnastica Torino, assieme al Genoa, l'8 maggio 1898 nell'ambito dei festeggiamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale per i cinquant'anni dello Statuto Albertino, sul campo del Velodromo Umberto I di Torino (nei pressi dell'attuale ospedale Mauriziano) danno vita al primo Campionato italiano di calcio, vinto dai rossoblù genovesi.
Nel 1900, il Football Club Torinese assorbe l'Internazionale Torino, ma la vera svolta per la società, arriva il 3 dicembre 1906, una gelida sera d'inverno: nella birreria Voigt (oggi bar Norman) di via Pietro Micca, viene sancita un'alleanza con un gruppo di dissidenti della Juventus, guidati dallo svizzero Alfred Dick, che non condividono la svolta verso il professionismo della società bianconera. L'incontro è fissato alle ore 21:00, le persone presenti erano ventitré e precisamente: Alfred Dick, Giovanni Secondi, Fritz Bollinger, Eugenio De Fernex, Giuseppe Varetto, Enrico Debernardi, Arthur Rodgers, Federico Ferrari-Orsi, Fritz Roth, Carlo Pletscher, Carlo Dick, Hans Kaempfer, Oreste Mazzia, Paul Boerner, Ugo Muetzell, Robert Depenheuer, Alfredo Jaquet, C. Bart, O. Quint, I. Michel, I. Faelmdrich, A. Boulaz e Walter Streule. A questi vanno poi aggiunti i nomi di persone che, assenti casualmente, vennero nella seduta stessa eletti a cariche, come Franz Schoenbrod, il Presidente; Luigi Custer, il cassiere; Emilia Valvassori, uno dei revisori, e quello di un altro gruppo di soci della Torinese che, pur non intervenendo di presenza, avevano al Club dato la loro adesione: Giacomo Zuffi, Gian Luigi Delleani, Vittorio Morelli di Popolo, Ademaro Biano, Ettore Ghiglione, Vittorio Berrà, Vittorio Pozzo e altri». Dalla fusione tra la Torinese e il citato gruppo di dissidenti nasce il Foot Ball Club Torino.
La nuova società utilizza in principio diversi colori sociali, optando alla fine per il granata.
Dai primi passi alla Grande Guerra
Il primo incontro ufficiale viene giocato già il 16 dicembre 1906, a Vercelli contro la Pro, terminato 3-1 per i granata, di nome ma non di fatto, poiché non disponendo ancora delle nuove casacche vestivano quelle arancionere ereditate dalla Torinese. La foto storica di quel primo incontro ritrae un ragazzino destinato a rivestire un ruolo importantissimo nella storia del calcio italiano: Vittorio Pozzo.
Il primo derby viene invece con l'anno nuovo, è datato 13 gennaio 1907, e per Dick sono subito soddisfazioni: nel Velodromo Umberto I il "Toro" vince di misura per 2-1, successo poi replicato con un più largo 4-1 un mese più tardi, conquistandosi il diritto di accesso al Girone Finale, piazzandosi al secondo posto, dietro al Milan. Campo di gioco sarà, fino al 1910, il già citato Velodromo Umberto I.
Il Campionato 1908 non vede la partecipazione del Torino in quanto una nuova norma approvata quell'anno richiedeva di limitare il ricorso ai giocatori di nazionalità straniera, e tra i suoi tesserati gli stranieri sono troppi: il Toro ripiega così su due Tornei "minori", ma all'epoca molto seguiti: innanzitutto strappa alla Pro Vercelli l'ambita "Palla Dapples" (un trofeo d'argento dalla forma e dimensioni di un pallone regolamentare), e partecipa ad un trofeo internazionale, organizzato da La Stampa e disputatosi a Torino quell'anno, venendo piegato in finale dagli svizzeri del Servette.
Nel 1912 entra a far parte dello staff tecnico Vittorio Pozzo: con lui nel 1914, in piena epoca di calcio eroico, partecipa addirittura ad una tournée transoceanica, in Sud America, conclusasi con sei vittorie in altrettante partite, contro squadre del calibro della Nazionale Argentina e dei brasiliani del Corinthians.
Con l'inizio della Grande Guerra viene sospeso anche il campionato di calcio, e questa decisione causerà la prima di una lunga serie di beffe del destino: il campionato 1914-15 viene infatti sospeso ad una giornata dal termine, e il Genoa, che era in testa, dichiarato campione. Nulla da eccepire, viste le cause di forza maggiore: un peccato solo per i granata che, secondi a due lunghezze dalla capolista, nell'ultima partita avrebbero avuto l'occasione di incontrare proprio i genovesi, battuti nella gara d'andata per 6-1.
In quel periodo, seppur in anni diversi, vestirono la maglia del Torino ben quattro fratelli, i Mosso: quella che oggi può apparire come una curiosità era invece, all'epoca, un costume abbastanza diffuso.
La partita più lunga
Nella stagione 1920-1921 non esisteva ancora il girone unico. Nell'Alta Italia le vincenti dei gironi regionali venivano raggruppate in quattro gironi di semifinale; le prime classificate davano quindi vita a scontri diretti per determinare la finalista che avrebbe affrontato la vincente degli analoghi confronti del gruppo centro-sud. Il Torino aveva concluso il suo girone di semifinale a pari merito con il Legnano, e fu necessaria una gara di spareggio.
La gara era terminata 1-1 nei tempi regolamentari, e il regolamento dell'epoca prevedeva tempi supplementari "ad oltranza". Per sciogliere l'equilibrio si diede seguito a due tempi supplementari, da 30 minuti ciascuno, al termine dei quali il risultato era ancora in parità. L'arbitro fece iniziare un terzo tempo supplementare, ma dopo ulteriori 8 minuti di gioco le squadre, di comune accordo, si arresero, si strinsero cavallerescamente la mano e rinunciarono a proseguire, rinunciando anche a disputare la ripetizione. Lo scudetto quell'anno fu appannaggio della Pro Vercelli, che batté poi il Bologna nella finalissima. Gli anni venti videro inoltre iniziare, dopo la "serie dei Mosso", quella dei fratelli Martin, anche loro quattro. Il più forte sarà Martin II, che con il Torino disputerà 355 gare di campionato.
La squadra conosce il primo periodo felice della sua storia sotto la presidenza del conte Enrico Marone Cinzano, che fa anche costruire attorno al "Campo Torino" le prime tribune di quello che poi diventerà lo Stadio Filadelfia il 17 ottobre 1926, e che ospiterà tutti gli incontri interni dei granata fino al 1958; acquista giocatori di prim'ordine per fare subito una squadra molto competitiva, che in attacco poteva vantare sul "trio delle meraviglie" composta da Julio Libonatti, Adolfo Baloncieri e Gino Rossetti. Sotto la sua guida i granata vincono il Campionato del 1928, bissando lo Scudetto dell'anno prima, revocato però per la corruzione da parte di un dirigente del Torino del terzino della Juventus Allemandi.
In base a quanto accertato dall'inchiesta Allemandi venne avvicinato al suo domicilio in una pensione torinese da un dirigente granata, il dottor Nani, che corruppe il giocatore anticipandogli metà della somma pattuita (50 000 lire), affinché questi "addomesticasse" la partita nello scontro diretto. In quella stessa pensione vi era anche il giornalista Renato Ferminelli, corrispondente da Torino della testata "Il Tifone". Il derby si chiuse con la vittoria per 2 a 1 del Torino, ma Allemandi, secondo l'opinione del corruttore, contrariamente ai patti si segnalò tra i migliori in campo. Per questo, Nani si rifiutò di pagare le restanti 25 000 lire al calciatore: la discussione che si accese tra i due avviene nella pensione di via Lagrange alla presenza di un testimone, Gaudioso, venne udita da Ferminelli che origliava da un'altra camera. Da questo episodio, a fine campionato, ne ricaverà un pepato articolo dal titolo: "C'è del marcio in Danimarca", riferendo di una lettera scritta dal difensore bianconero a reclamare il saldo del pattuito.
Questo reportage provocherà le indagini della Federcalcio, il cui presidente era allora Leandro Arpinati, gerarca fascista, grande tifoso Felsineo, nonché podestà della città di Bologna. Lo scudetto restò "non assegnato", e non quindi dato al Bologna come i dirigenti della società felsinea reclamavano. La "prova schiacciante", in realtà molto fragile, erano alcuni pezzi di carta rinvenuti durante un sopralluogo nella famosa pensione il vice di Arpinati, Giuseppe Zanetti, che uniti risultavano essere una lettera nella quale Allemandi reclamava il pagamento a saldo delle 25 000 lire. Il direttorio Federale, riunito nella Casa del Fascio, revocò lo scudetto al Torino e squalificò a vita Allemandi (che nell'estate era passato dalla Juventus all'Ambrosiana). In seguito alla vittoria della Nazionale Italiana della medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1928 il giocatore godrà poi di un'amnistia, mentre dello scudetto revocato non se ne fece più nulla, neanche quando - durante i funerali del Grande Torino - ne venne promessa la riassegnazione.
Complice l'abbandono del conte Cinzano prima, e l'emergere della Juventus dei cinque scudetti consecutivi, per il Torino iniziò un lento declino che nei primi anni trenta lo portò ad accontentarsi di piazzamenti a centro classifica. Tuttavia, a partire dalla stagione 1935-36 iniziò una rinascita, che getterà le basi per il periodo d'oro che sarebbe stato poi rappresentato dal "Grande Torino": quell'anno il Torino conclude al terzo posto, dietro al Bologna (all'epoca una delle migliori formazioni d'Europa) e della Roma, ma soprattutto proprio nell'anno di esordio della manifestazione arriva la prima Coppa Italia. Il successo finale arriva contro i grigi dell'Alessandria, battuti a Genova per 5-1. Nella stagione 1936-1937, cambiato il nome in Associazione Calcio Torino per imposizione del regime fascista (che non tollerava la presenza di parole straniere), il Torino termina il campionato al terzo posto, nel 1938-1939 al secondo.
Il Grande Torino
Il momento più fulgido è però quello rappresentato dal Grande Torino, una squadra imbattibile, capace di vincere 5 titoli nazionali consecutivi (non considerando l'interruzione della serie nel transitorio Campionato Alta Italia del 1944, a cui la FIGC nel 2002 ha riconosciuto soltanto valore onorifico e non ufficiale, vinto dai VV.F. Spezia) tra il 1943 e il 1949, e una Coppa Italia nel 1943 – e, grazie a questo successo, il Torino fu la prima squadra a centrare il double Scudetto-Coppa Italia nella stessa stagione. Asse portante della Nazionale di quegli anni, il Grande Torino riuscì a portare anche 10 giocatori contemporaneamente in campo in azzurro.
Capitano e leader indiscusso di quella formazione era Valentino Mazzola (padre di Ferruccio e Sandro che poi percorreranno le orme paterne diventando anch'essi calciatori). La formazione tipo era: Bacigalupo; Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Il ciclo di vittorie viene bruscamente interrotto il 4 maggio del 1949, quando l'aereo che trasportava l'intera squadra, di ritorno da una amichevole con il Benfica giocata a Lisbona, a causa di una fitta nebbia e di un guasto all'altimetro, andò ad infrangersi contro il muraglione posteriore della Basilica di Superga. In quell'incidente aereo, la Tragedia di Superga, oltre all'intera squadra, titolari e riserve, perirono due dirigenti (Agnisetta e Civalleri), i tecnici Egri Erbstein e Leslie Lievesley, il massaggiatore Cortina e tre giornalisti al seguito, Luigi Cavallero, Renato Tosatti e Renato Casalbore.
Dalla retrocessione allo scudetto
A questa grave tragedia seguiranno anni difficili per il sodalizio torinese. Il lento declino porterà nel 1959 alla prima retrocessione in Serie B, avvenuta con la denominazione Talmone Torino. La permanenza nella serie cadetta durerà una sola stagione: già nel campionato 1960-1961 il Torino rientra nella massima serie nazionale contribuendo inoltre, assieme ad altri club del bel paese, alla vittoria della lega calcistica italiana nella Coppa dell'Amicizia italo-francese. Nel 1963 assume la presidenza Orfeo Pianelli. Per ritrovare la squadra protagonista occorrerà aspettare l'avvento di uno dei giocatori che diverranno icona per i tifosi del Toro: Gigi Meroni, soprannominato "la farfalla granata". Già nel campionato 1964-1965 la squadra, guidata da Nereo Rocco, giungerà al 3º posto.
La parabola del Torino di Meroni si conclude tragicamente il 15 ottobre del 1967. Il giocatore granata, al termine del match di campionato giocato contro la Sampdoria, mentre attraversa la strada in Corso Re Umberto I viene travolto ed ucciso da una autovettura guidata da Attilio Romero (che diverrà poi presidente del Torino dal 2000 al 2005). Il Torino, questa volta, rimane tra le protagoniste della Serie A concludendo quel campionato al 7º posto. Quella stessa stagione giungerà anche il trionfo nella Coppa Italia. La ricostruzione di un squadra vincente, avviata dalla presidenza Pianelli, prosegue e nel 1971 si aggiungerà alla bacheca dei trofei granata una nuova Coppa Italia.
Nel campionato 1971-1972 il Torino giunge al 2º posto, distanziato di un solo punto dai "cugini" della Juventus. Nelle successive tre stagioni seguiranno piazzamenti tra le prime che saranno il preludio per la conquista di quello che sarà il 7º scudetto della storia.
Lo scudetto viene conquistato nella stagione 1975-1976, al termine di una rimonta entusiasmante ai danni della Juventus di "Carletto" Parola, la quale in primavera era giunta ad avere cinque punti di vantaggio sui granata. Ma tre sconfitte consecutive dei bianconeri, la seconda delle quali proprio nel derby di ritorno, consentono al Torino il clamoroso sorpasso. All'ultima giornata si arriva col Torino in vantaggio di un punto e, fino ad allora, sempre vittorioso in casa. Ospite al Comunale il Cesena di Pippo Marchioro: i granata non vanno oltre il pareggio, ma la Juve cade a Perugia. Il titolo tricolore viene vinto con due punti di vantaggio sui cugini: 27 anni dopo Superga.
La sfida si ripete l'anno seguente in un campionato appassionante e combattuto che vede il Torino terminare secondo a 50 punti contro i 51 della Juventus (record per il campionato a sedici squadre). Nel 1978 il Torino arriva di nuovo secondo (a pari merito col sorprendente Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi), ancora dietro alla Juventus ma più staccato; negli anni successivi, pur rimanendo tra le prime, la squadra avvia un lento declino e non riuscirà più a ripetere questi risultati, con l'eccezione del secondo posto del campionato 1984-85, dietro al Verona di Bagnoli. Nel 1987-1988 il Torino perde lo spareggio per la qualificazione alla Coppa UEFA contro i cugini bianconeri.
La cavalcata europea
Al termine del campionato 1988-89 il Torino torna in serie B per la seconda volta nella sua storia. La serie cadetta sembra rigenerare la squadra, che, dopo una pronta risalita nel campionato 1989-90, vive un'entusiasmante stagione al suo ritorno in Serie A. Sotto la guida dell'allenatore Emiliano Mondonico, la squadra si qualifica per la Coppa UEFA, giungendo proprio davanti ai cugini della Juventus che, a sorpresa, restano fuori dalle coppe europee per la prima volta dopo ventotto anni (1963-1991). La cavalcata europea della stagione 1991-92 è quasi inarrestabile: i granata arrivano alla finale eliminando, tra le altre, il Real Madrid. Tuttavia, la finale con l'Ajax appare quasi stregata: dopo il 2-2 nella gara d'andata a Torino, ad Amsterdam finisce 0-0 e coi lancieri campioni grazie alla regola dei gol fuori casa, nonostante tre legni colpiti dagli italiani e un dubbio contatto nell'area olandese che farà infuriare l'allenatore Mondonico – che si sfogò alzando una sedia al cielo, immagine che rimarrà impressa nella storia granata. Questa stagione, forse la migliore dopo quella dell'ultimo scudetto, si concluderà con un 3º posto in campionato.
L'appuntamento con la vittoria è solo differito di un anno. La quinta Coppa Italia si aggiungerà al palmarès nella stagione 1992-93 ai danni della Roma. Sarà anche questa un'altra finale incandescente, dopo il 3-0 in casa granata che sembrava chiudere la contesa, nel ritorno in casa giallorossa si assisterà ad una palpitante partita che vedrà prevalere 5-2 i capitolini, grazie a 3 calci di rigore concessi dall'arbitro. In virtù della regola che vuole che, in caso di parità, le reti in trasferta valgano "doppio", il Torino vincerà il trofeo, beffando clamorosamente i capitolini nello stesso modo in cui l'Ajax aveva fatto l'anno precedente.
Dopo la conquista della Coppa Italia, la società attraversa un periodo di gravi difficoltà economiche. Cambiano presidente e allenatore ma i risultati continuano a peggiorare: nel 1995 un derby perso 5-0 costa il posto all'allenatore Sonetti e al termine della stagione la squadra retrocede in serie B per la terza volta. Il ritorno in serie A dopo uno spareggio perso ai rigori contro il Perugia nel 1997-1998 (3-5 dcr a Reggio Emilia, con gli umbri promossi in serie A) avviene nel 1998-1999, con un secondo posto impreziosito dalla vittoria dell'attaccante Marco Ferrante nella speciale classifica dei migliori marcatori.
La rinascita dopo il fallimento
Anche questa illusione di gloria si rivelerà effimera. Già al termine della stagione 1999-2000 il Torino retrocederà nuovamente nella serie cadetta. Conquista comunque subito la promozione nella stagione successiva, finendo prima nel campionato cadetto nonostante un inizio molto difficile con l'esonero di Gigi Simoni, sostituito da Giancarlo Camolese. Nella stagione 2001-2002 il Torino ottiene la salvezza e anche la qualificazione in Coppa Intertoto, torneo di qualificazione internazionale alla più prestigiosa Coppa UEFA. Nel campionato 2002-2003 la squadra però non riesce a confermarsi: qualificatasi all'Intertoto, di diritto al secondo turno, batte gli austriaci del Bregenz con un risultato complessivo di 2-1, vittoria 1-0 a Torino e pareggio successivo per 1-1 in Austria, uscendo poi al terzo turno all'Intertoto contro gli spagnoli del Villarreal, ai calci di rigore, 3-4, dopo un complessivo 2-2, vittoria casalinga per 2-0 e rimonta spagnola, si piazza ultima in campionato (con ben 4 allenatori: Camolese, Ulivieri, Zaccarelli e Giacomo Ferri). L'identità del Torino viene mantenuta in vita dai suoi tifosi: unica nella storia del tifo è la marcia popolare (50.000 persone secondo gli organizzatori) che il 4 maggio del 2003, all'indomani di un'ennesima retrocessione in serie B, affollerà le strade del capoluogo subalpino, partendo dai resti dello stadio Filadelfia, passano davanti alla lapide commemorativa di Luigi Meroni, piazza San Carlo, giungendo poi alla lapide dei grandi di Superga.
La Serie B 2003-2004, che vede la partecipazione di ben 24 squadre, il massimo di sempre, si chiude con un anonimo 12º posto, con Ezio Rossi in panchina. Nella Serie B 2004-2005, i granata, sotto la guida dell'accoppiata Zaccarelli/Antonio Pigino subentrati a Rossi, arrivano terzi ed eliminano in semifinale play-off l'Ascoli. Il 26 giugno 2005 il Torino festeggia il ritorno in Serie A, in una sorta di nemesi dello spareggio del 1998, contro il Perugia al termine dei play-off. Ma la gioia dura poco: i pesanti debiti che la società ha accumulato nel corso delle passate gestioni (ultima quella di Cimminelli) fanno sì che venga negata al club l'iscrizione al Campionato di Serie A, costringendo i granata ad attendere gli esiti dei ricorsi presso la giustizia sportiva e amministrativa. Tali ricorsi risulteranno negativi, dopo ben 5 gradi di giudizio e altrettante bocciature nell'arco di 40 lunghissimi ed estenuanti giorni, a fronte di una mancata presentazione - da parte dell'azionista di maggioranza - della fidejussione necessaria a garantire la copertura delle precedenti ed accumulate insolvenze per debiti pendenti con l'erario, il 9 agosto 2005 il Torino Calcio viene dichiarato in via definitiva non idoneo all'iscrizione del campionato suddetto, cosicché dopo novantanove anni di storia viene sancito il fallimento della società granata (dichiarato dal Tribunale di Torino il successivo 17 novembre), con la susseguente cancellazione dal panorama calcistico.
In seguito a questa situazione deficitaria, mai così drasticamente provata in passato dal Torino, una nuova cordata d'imprenditori facenti capo all'avv. Pierluigi Marengo (tra i più conosciuti Sergio Rodda, Manlio Collino, Marco Cena, Gianni Bellino, Alex Carrera), ma con limitate risorse finanziarie, si fa carico di far rinascere una nuova entità professionistica e, attraverso la creazione della Società Civile Campo Torino (la denominazione è presa dall'antico nome dello Stadio Filadelfia), il 19 luglio presenta la domanda per l'ammissione al Lodo Petrucci, che garantisce il trasferimento alla nuova società del titolo e dei meriti sportivi, in modo da evitare di dover ripartire dalla serie C, ed avvia le pratiche per l'iscrizione al Campionato di Serie B. Una prima proposta economica viene però ritenuta insufficiente dalla FIGC: alla cordata si aggiunge quindi anche la sponsorizzazione della municipalizzata SMAT (società che gestisce l'acquedotto torinese), completando così l'iter burocratico.
Il 16 agosto 2005 finalmente, la FIGC affida ufficialmente alla nuova società il titolo sportivo del Torino Calcio: la nuova dirigenza, ripartendo completamente da zero, acquisisce quindi l'onere e l'onore di rifondare tutto l'organigramma societario, nonché l'organico dei giocatori e dei relativi dipendenti del Club. Il 19 agosto, nel bar Norman (noto un tempo come birreria Voigt, lo stesso luogo delle origini), durante la conferenza stampa che avrebbe dovuto vedere la presentazione del nuovo organigramma societario, viene invece annunciato che la proprietà verrà ceduta all'editore-pubblicitario alessandrino Urbano Cairo, che il giorno prima aveva lanciato una proposta di acquisto.
Quando tutto sembra concluso per il passaggio al facoltoso imprenditore, il 22 agosto, Luca Giovannone, un imprenditore laziale di Ceccano (FR) che con 180.000 Euro aveva contribuito a finanziare il Lodo, facendosi forte di una scrittura privata (avuta dal presidente dei cosiddetti Lodisti) che gli garantiva il 51% delle azioni del nuovo Torino, si rifiuta di vendere. In un continuo tira-molla interviene anche il sindaco Sergio Chiamparino: il 24 agosto Giovannone si dichiara disposto a passare la mano, poi cambia di nuovo idea (facendo infuriare i tifosi, che già avevano acclamato Urbano Cairo nuovo presidente), fugge dalla città e diviene irreperibile. Rintracciato in un albergo a Moncalieri, poi assediato dai tifosi, rifiuta il tentativo di mediazione offerto dal Sindaco e dal Prefetto e, scortato dalla polizia, lascia la città. Il 26 agosto l'assemblea dei soci della SCC Torino delibera l'aumento di capitale a 10 milioni di Euro, e crea ufficialmente il Torino Football Club con capitale da versare interamente entro il 31 agosto, giorno in cui, quasi alla mezzanotte, e dopo una lunga e estenuante trattativa, Giovannone cede: il 2 settembre viene così firmato l'atto notarile e Cairo diventa il secondo presidente della storia del nuovo Torino (dopo l'avvocato Marengo). Cairo chiama subito alla guida della squadra il tecnico Gianni De Biasi e forma un primo embrione di società: direttore sportivo è Fabrizio Salvatori (ex Perugia), segretario generale Massimo Ienca (ex Genoa), responsabile comunicazione il giovane Alberto Barile. Il luogo identificato per la sede è in via dell'Arcivescovado 1, nel cuore di Torino. Cairo trasforma anche la società da Srl a Spa, versando 10 milioni di euro per il capitale sociale.
La riunificazione della storia granata sarà poi completata il 12 luglio 2006 quando Urbano Cairo acquista all'asta fallimentare per 1 milione e 411 000 euro il marchio del "vecchio" Torino, con le coppe e i cimeli del Grande Torino, accogliendo così le richieste che tifosi, intellettuali ed esponenti della società civile cittadina avevano lanciato, consentendo così di programmare pienamente i festeggiamenti per il Centenario, non solo nella continuità sportiva, ma anche in quella societaria.
La squadra fa il suo esordio appena sette giorni dopo la firma di Cairo, rinforzata con gli ultimi innesti (alcuni dei quali acquistati la sera prima) sull'impianto ereditato dalla gestione dei lodisti e con il nuovo allenatore Gianni De Biasi, esordendo vittoriosamente contro l'Albinoleffe, superato per 1-0 con gol di Enrico Fantini, giocatore che si rivelerà importantissimo nella prima parte della stagione, realizzando numerose reti decisive. Si mette in luce anche un giovane prelevato dal Parma, Alessandro Rosina. Il Torino in breve conquista posizioni di vertice, salvo poi precipitare in coincidenza del calciomercato invernale finendo virtualmente fuori dalla zona play-off; con il tornare delle vittorie i giocatori granata terminano la stagione 2005-2006 al terzo posto (sfiorando la promozione diretta), conquistando i play-off: qui le vittorie contro Cesena (1-1 e 1-0) e in finale con il Mantova (2-4 e 3-1 dopo i supplementari), riportano il Torino in Serie A.
Il ritorno in massima serie per la stagione 2006-2007 è caratterizzato da un mercato in cui arrivano calciatori come Abbiati, Fiore e Barone. Gianni De Biasi viene esonerato prima ancora che il campionato inizi e al suo posto arriva Alberto Zaccheroni; la squadra procede a fasi alterne assestandosi a metà classifica al termine del girone d'andata. Nel ritorno però sei sconfitte consecutive costano la panchina anche a Zaccheroni: al suo posto torna De Biasi, che riesce a portare il Torino alla salvezza con una giornata d'anticipo. Il giovane Alessandro Rosina è il miglior realizzatore con le sue 9 reti. La stagione 2007-2008 vede l'arrivo, sulla panchina granata, di Walter Novellino, che conduce la squadra fino al 15 aprile 2008, quando, a seguito di una serie negativa di risultati (6 sconfitte ed una vittoria in sette gare) viene esonerato e, a cinque giornate dal termine, viene richiamato De Biasi, che conduce la squadra al quindicesimo posto. Il miglior realizzatore è ancora una volta Alessandro Rosina, sempre con 9 reti. La stagione seguente, nonostante tanti acquisti (come Rolando Bianchi, Blerim Dzemaili e Ignazio Abate), si rivela estremamente travagliata, sulla panchina piemontese si alterneranno ben tre allenatori (Gianni De Biasi, Walter Novellino e, infine, Giancarlo Camolese) che però non riusciranno ad evitare alla squadra di classificarsi solo al terzultimo posto ed a retrocedere in Serie B. Il miglior marcatore stagionale è Rolando Bianchi, realizzatore di 10 reti totali (9 in campionato ed una in Coppa Italia 2008-2009).
A seguito della retrocessione, il Torino esonera Camolese ed assume Stefano Colantuono. Dopo un brillante avvio di campionato, nella seconda parte del girone di andata si assiste ad una crisi di risultati e prestazioni che porta all'esonero del nuovo tecnico Colantuono e alla sua sostituzione con Mario Beretta. Tuttavia la situazione non migliora e, dopo la sconfitta col Cittadella, mister Beretta viene esonerato: al suo posto è richiamato Stefano Colantuono.[8] Intanto Cairo decide di affiancare a Foschi nel ruolo di Direttore Sportivo un DS più giovane e reso famoso dal lavoro svolto al Pisa: Petrachi. Questi diventerà unico DS in quanto dopo pochi giorni di lavoro insieme Foschi rassegna le dimissioni. Petrachi si ritrova davanti una squadra da rifondare quasi completamente in due settimane circa. In questo brevissimo periodo riesce a fare 10 operazioni in uscita e 12 in entrata, portando al Torino giocatori o giovani o in cerca di riscatto ma quasi sempre semisconosciuti, che però si riveleranno grandi lavoratori, infatti si crea subito un forte gruppo e il Toro riesce a totalizzare 42 punti nel girone di ritorno. Intanto la settimana successiva il ritorno di Colantuono vi sarà la vittoria contro il Grosseto per 4 a 1. Il 26 febbraio 2010 il Presidente Urbano Cairo comunica ufficialmente di aver messo in vendita la società granata. Il 2 maggio 2010 tramite una lettera ai tifosi il presidente comunica di non salire a Superga il 4 maggio per partecipare alla Santa Messa in suffragio dei caduti granata, cosa che ha sempre fatto dall'inizio del suo mandato.[9] Il campionato è chiuso al quinto posto, che qualifica la squadra per i play-off. Qui il Toro elimina il Sassuolo in semifinale (1-1 in casa e 2-1 in trasferta) ma perde in finale con il Brescia (0-0 in casa e 2-1 in trasferta). Per la stagione successiva, dopo il trasferimento di Colantuono all'Atalanta, sulla panchina torinese si siede Franco Lerda. Sarà esonerato il 9 marzo 2011 per far posto a Papadopulo ma il 20 marzo, dopo soli undici giorni, anche questi viene esonerato e Lerda viene richiamato. Ricomincia con una vittoria esterna e non perderà più fino all'ultima di campionato, quando il Torino perde in casa contro il Padova (0-2) rimanendo così fuori dalla zona play-off e restando per il terzo anno consecutivo nella serie cadetta.
Il 6 giugno 2011 il Torino ufficializza Giampiero Ventura come nuovo allenatore in vista del campionato di Serie B 2011-2012.[10] facendogli firmare un contratto di durata annuale[11] Dopo una lunga cavalcata, il 20 maggio 2012, con una giornata di anticipo, i granata tornano in Serie A battendo il Modena 2-0.[12] Il Torino chiude il campionato a pari punti con il Pescara, ma al secondo posto in classifica in virtù della peggior differenza reti. Nel campionato successivo in massima serie, raggiunge matematicamente la salvezza e quindi la conferma della permanenza in Serie A il 12 maggio 2013, grazie al pareggio esterno per 1 a 1 in casa del Chievo Verona e alla concomitante sconfitta del Palermo subita a Firenze dalla Fiorentina. La stagione 2013-2014 segna una netta inversione di marcia per il Torino che chiude al settimo posto assoluto della classifica un torneo al di sopra delle aspettative, centrando una qualificazione all'Europa League che lo riporta nelle coppe europee dopo dodici stagioni d'assenza:[13] protagonisti della positiva annata sono Alessio Cerci e Ciro Immobile; quest'ultimo con 22 reti si laurea capocannoniere della Serie A, titolo che un giocatore granata non raggiungeva dai tempi di Graziani (1976-1977). Nella stagione 2014-2015 la squadra, dopo le partenze di Cerci (all'Atletico Madrid) e Immobile (al Borussia Dortmund), disputa comunque una buona stagione, raggiungendo gli ottavi in Europa League (dove viene eliminato dallo Zenit) dopo aver essere arrivato secondo in un girone che comprendeva Club Brugge, HJK e Copenaghen (qualificazione ottenuta grazie alla vittoria per 5-1 all'ultima giornata in Danimarca, vittoria più larga della storia europea granata) ed aver eliminato ai sedicesimi l'Athletic Bilbao (pareggiando per 2-2 in casa e poi vincendo per 3-2 al San Mamés). In campionato ottiene una salvezza agevole, classificandosi al nono posto, non riuscendo però a qualificarsi nuovamente alla competizione europea.
Cronistoria
Cronistoria del Torino Football Club | ||
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Colori e simboli
Colori
La prima divisa di gioco del Torino, sfoggiata pochi giorni dopo la fondazione nella prima partita della sua storia, contro i corregionali della Pro Vercelli, è una casacca a righe verticali arancio e nere che si rifà a quelle in precedenza usate dalle due società considerate "progenitrici" storiche del neonato club, ovvero l'Internazionale Torino e la Torinese.[20] In seguito tale abbinamento non viene ritenuto appropriato essendo incidentalmente simile a quello degli Asburgo, nemici storici dell'allora casa regnante italiana. Stante quindi la necessità di adottare un colore sociale definitivo per la nuova squadra, si opta per il granata.
La versione più accreditata vuole che, nell'occasione, sia scelta la tinta già propria di quella "Brigata Savoia" che esattamente duecento anni prima aveva contribuito a liberare la Torino capitale dell'allora Ducato di Savoia; la brigata aveva adottato un fazzoletto color del sangue, in onore del messaggero caduto per portare la notizia del trionfo. Altre ricostruzioni, giudicate meno attendibili, attingono all'estero e parlano sia di un possibile omaggio del fondatore Alfred Dick al granata del Servette, club della madrepatria svizzera di cui l'imprenditore era tifoso, sia di un riferimento alla casacca maroon degl'inglesi dello Sheffield, il club calcistico più antico del mondo, un colore inizialmente preso a prestito anche dall'Internazionale Torino.[21] Sopravvive anche l'ipotesi di una tinta nata dal caso, a seguito di ripetuti lavaggi – una ricostruzione che si ritrova agli albori di tante altre casacche calcistiche – fra divise da gioco rosse con calzoncini e calzettoni neri; la sfumatura derivata, essendo ritenuta di buon auspicio, sarebbe poi stata scelta quale tenuta ufficiale. In precedenza il club torinese tenta invece di ottenere l'utilizzo del blu Savoia, ma i monarchi d'Italia sono restìi a concedere l'uso del proprio colore dinastico a una singola squadra – a differenza di quanto fanno, qualche anno più tardi, con la maglia azzurra adottata dalle varie rappresentative sportive nazionali.[20][22]
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Da allora, la tradizionale divisa casalinga del Torino è quindi composta da una maglia granata abbinata a calzoncini bianchi, o a loro volta granata, e calzettoni neri con risvolto granata; tuttavia, nel corso dei decenni non è inusuale vedere la squadra scendere in campo con calze pure granata oppure, soprattutto a cavallo degli anni 1970 e 1980 del XX secolo, adottare stabilmente un completo monocromatico granata. L'uniforme da trasferta, solitamente a tinte inverse, prevede invece una maglia bianca con bordini a contrasto, calzoncini granata o talvolta anch'essi bianchi, e calzettoni bianchi con risvolto granata.[20][22] Ciclicamente viene inoltre riproposta, come seconda maglia, una casacca bianca con sbarra diagonale granata: questa è un omaggio al River Plate, la squadra argentina che ha storicamente stretti rapporti di gemellaggio col club torinese, fin dall'epoca della tragedia di Superga;[23] questa divisa debutta per la prima volta il 6 gennaio 1953, nella sfida interna di campionato contro il Milan terminata 1-1.[24]
Simboli ufficiali
Stemma
In tutti gli stemmi usati dal club granata nella sua storia è sempre presente un toro in posizione rampante, simbolo della città di Torino.[3] L'attuale simbolo societario del Torino Football Club è in uso dal 2006: nella stagione 2005-06, la prima successiva al fallimento del Torino Calcio, lo stemma è identico all'attuale eccezion fatta per la mancanza della scritta "1906" sul lato sinistro dello scudo, aggiunta per richiamare l'anno di fondazione dello storico Foot Ball Club Torino.[3]
Negli anni 1980 lo stemma del Torino è di forma quadrangolare, con in alto la dicitura "Torino Calcio" e all'interno un toro rampante stilizzato: tale simbolo è tuttora molto amato dai tifosi, e infatti è votato nel 2013 dai lettori del Guerin Sportivo come lo stemma calcistico più bello di tutti i tempi.[25] Dal 1990 fino al fallimento, lo stemma in uso richiama quello utilizzato ai tempi del Grande Torino, con l'importante differenza che nel lato destro dell'ovale si incrociavano la lettera "T" e "C " (iniziali di "Torino Calcio") invece che le lettere "A", "C" e "T" (iniziali dell'"Associazione Calcio Torino").[3]
Inno
L'inno del club è granata è Ancora Toro, scritto da Valerio Liboni, il quale è anche l'autore di Forza Toro alé, inno del Torino dal 1982.[1]
Strutture
Stadi
Dalla prima partita ufficiale successiva alla fondazione, il 13 gennaio 1907 (un derby con la Juventus), al 9 gennaio 1910, disputa le sue gare nel Velodromo Umberto I. Successivamente si trasferisce in Campo di Piazza d'Armi, dove in quegli anni esistono numerosi campi: dal 23 gennaio utilizza quello detto "Lato Ferrovia", dal 26 febbraio 1911 quello detto "Lato Crocetta", per poi trasferirsi sul finire del 1913 in uno stadio vero e proprio, detto "Stradale Stupinigi", sito in zona di Torino che oggi non sarebbe lontana da dove sorge il "Filadelfia"; con lo scoppio della prima guerra mondiale, lo stadio viene requisito a fini bellici.[2]
Dall'11 ottobre 1925 e per tutto il campionato 1925-26 disputa le gare interne al Motovelodromo di Corso Casale (oggi, restaurato è dedicato a Fausto Coppi, e vi si disputano anche incontri di Football Americano), in attesa di trasferirsi allo Stadio Filadelfia.[26] Il "Fila" è lo stadio legato indissolubilmente alle gesta del Grande Torino: inaugurato il 17 ottobre 1926 contro la Fortitudo Roma, ospita le partite del Torino ininterrottamente fino all'11 maggio 1958 (partita Torino-Genoa 4-2);[2] quindi nella stagione 1958-59 una breve parentesi nello Stadio "Vittorio Pozzo", meglio noto come "Comunale": il trasloco è di breve durata in quanto il Torino quell'anno precipita in Serie B, e scaramanticamente l'anno successivo torna a "casa", al Filadelfia.[27]
Il Torino nel suo vecchio stadio disputa per intero ancora la stagione 1959-60 e quella successiva, di nuovo in Serie A, per poi utilizzare nelle stagioni 1961-62 e 1962-63 anche il Comunale per le sole partite di "cartello". Il trasloco definitivo al "Comunale", un impianto capace di 65 000 persone in piedi, avviene dalla stagione 1963-64, e dura fino al 27 maggio 1990, quando l'impianto è abbandonato in favore dello stadio "Delle Alpi".[27]
Nello Stadio Delle Alpi, costruito per il Campionato mondiale di calcio 1990, il Torino gioca dal 1990 al 2006.[27] In seguito alla ristrutturazione operata per renderlo adatto ad ospitare la cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali e quella di chiusura, che in quell'anno si svolgono in città e nelle valli vicine, torna a giocare nell'ex Stadio Comunale, ribattezzato Stadio Olimpico di Torino: la capienza è ora di 28 140 posti tutti al coperto e a sedere, ridotta di circa 38 000 posti rispetto a quella originaria, in rispetto delle più moderne ed esigenti norme di sicurezza.[27]
Centro di allenamento
Il centro di allenamento del club granata è il Centro Sisport, il quale si trova a Torino.[28]
Società
Organigramma aggiornato al 27 ottobre 2014.[29]
- Urbano Cairo - Presidente
- Giuseppe Cairo - Vicepresidente
- Giuseppe Ferrauto - Consigliere
- Uberto Fornara - Consigliere
- Marco Pompignoli - Consigliere
- Antonio Comi - Direttore generale
- Gianluca Petrachi - Direttore sportivo
- Pantaleo Longo - Segretario generale
- Sonia Pierro - Segretaria
- Alberto Barile - Responsabile marketing, new media e relazioni esterne
- Piero Venera - Responsabile ufficio stampa
- Andrea Canta - Ufficio stampa
- Luca Boccone - Direttore amministrativo
- Giacomo Ferri - Team manager
- Fabio Bernardi - Biglietteria e rapporti con i club
- Dario Mazza - Biglietteria e rapporti con i club
- Paolo Ravizza - Dirigente addetto agli arbitri
Sponsor
- 1906-81 Non presente[30]
- 1981-83 Barbero
- 1983-84 Ariostea
- 1984-88 Sweda
- 1988-91 Indesit
- 1991-94 Beretta
- 1994-95 Bongioanni Caldaie
- 1995-00 SDA Express Courier
- 2000-01 Directa
- 2001-02 Conto Arancio
- 2002-03 Ixfin
- 2003-05 Bavaria
- 2005-08 Reale Mutua e Beretta
- 2008-09 Renault Trucks e Reale Mutua
- 2009-11 Italporte e Dahlia TV
- 2011-12 Valmora e Aruba.it
- 2012-13 Beretta e Aruba.it
- 2013-15 Beretta e Suzuki
- 2015-16 Suzuki e Beretta
Settore giovanile
Il settore giovanile del Torino è formato da 3 squadre maschili partecipanti ai campionati nazionali (Primavera, Allievi Nazionali e Beretti) e 5 partecipanti a livello regionale (Allievi Professionisti Lega Pro, Giovanissimi Regionali, Giovanissimi Professionisti, Giovanissimi Regionali Sperimentali e Giovanissimi Regionali Sperimentali B).[31] Il Torino è stata una delle prime società italiane a dotarsi di un vero e proprio settore giovanile, organizzato già a partire dagli anni 1930 e considerato uno tra i migliori d'Italia.[32]
I ragazzi formatisi nel vivaio granata sono soprannominati "Balon-Boys", in onore di Adolfo Baloncieri, giocatore-simbolo che proprio in quegli anni concluse la carriera.[33] Nelle giovanili granata sono cresciuti numerosi giocatori, tra cui anche l'attore e giornalista Raf Vallone, che ha però preferito la carriera artistica all'arte pedatoria quando ormai calcava i campi da gioco nelle file della prima squadra.[34]
Il Torino FC nella cultura di massa
Il Torino, essendo uno dei principali club d'Italia, è spesso presente in varie opere della cultura italiana. In ambito cinematografico e televisivo troviamo Gli undici moschettieri (1952) film documentario di Ennio De Concini e Fausto Saraceni,[35] Ora e per sempre (2004) di Vincenzo Verdecchi,[36] la miniserie TV Il Grande Torino (2005) di Claudio Bonivento,[37] Benfica-Torino 4-3 (2012) di Andrea Ragusa e Nuno Figueiredo[38] e La farfalla granata (2013) di Paolo Poeti.[39] In ambito musicale sono invece presenti molte canzoni dedicate alla squadra granata come La forza del Toro, Ragazzo ultrà, Dj Venneri, Vivo il Toro,[40] è inoltre da notare che il 29º derby di Torino, disputatosi allo Stadio di Corso Marsiglia il 15 maggio 1932, è il primo evento calcistico trasmesso in diretta radiofonica nazionale dall'EIAR, con la voce di Nicolò Carosio.[41] Infine il Torino è citato, insieme ai rivali cittadini della Juventus, anche in una storia a strisce titolata Paperoga in: Soffri, tifoso, soffri pubblicata su Mega Almanacco n. 409 (1991), la cui è una riadattazione della storia originale in lingua portoghese (Torcedor Sofre!) edita in Brasile dieci anni prima.[42] Nella storia originale Paperino e il suo cugino Paperoga assistono ad una partita di calcio tra Corinthians e Palmeiras, o meglio tra Coringa e Parreiras. Nella versione italiana del 1991, il primo traduttore aveva trasformato le due squadre in Corino e Rubentus, parodie di Torino e Juventus, per motivi sonori.[43]
Allenatori e presidenti
Di seguito l'elenco di allenatori e presidenti del Torino dall'anno di fondazione a oggi.
- 1906-12 ...
- 1912-22 Vittorio Pozzo
- 1922-24 Karl Stürmer
- 1924-26 Peter Farmer
- 1926-27 Imre Schoffer
- 1927-29 Antonio (Tony) Cargnelli
- 1929-30 Antonio (Tony) Cargnelli, Karl Stürmer
- 1930-31 Vittorio Morelli di Popolo
- 1931-32 Adolfo Baloncieri e Giuseppe Aliberti
- 1932-33 Franz Hansel, Augusto Rangone
- 1933-34 Augusto Rangone, Eugen Payer
- 1934-36 Antonio (Tony) Cargnelli
- 1936-38 Gyula Feldmann, Mario Sperone
- 1938-39 Egri Erbstein
- 1939-40 Andreas Kutik e Angelo Mattea
- 1940-42 Antonio (Tony) Cargnelli
- 1942-43 Andreas Kutik, Antonio Janni
- 1944 Antonio Janni
- 1945-47 Luigi Ferrero
- 1947-48 Mario Sperone (Allenatore), Roberto Copernico (Direttore Tecnico)
- 1948-49 Leslie Lievesley (Allenatore), Egri Erbstein (Direttore Tecnico)
- 1949-51 Giuseppe Bigogno (Allenatore), Roberto Copernico (Direttore Tecnico)
- 1951-52 Mario Sperone, Oberdan Ussello (Allenatore), Roberto Copernico (Direttore Tecnico)
- 1952-53 Oberdan Ussello (Allenatore), Roberto Copernico (Direttore Tecnico), Jesse Carver (Direttore Tecnico)
- 1953-54 Oberdan Ussello (Allenatore), Jesse Carver (Direttore Tecnico), Luigi Miconi (Allenatore), Annibale Frossi (Direttore Tecnico)
- 1954-56 Annibale Frossi
- 1956-57 Fioravante Baldi, Blagoje Marjanović
- 1957-58 Blagoje Marjanović, Fioravante Baldi
- 1958-5 Federico Allasio, Quinto Bertoloni, Imre Senkey
- 1959-60 Imre Senkey, Giacinto Ellena
- 1960-62 Beniamino Santos
- 1962-63 Beniamino Santos, Giacinto Ellena
- 1963-66 Nereo Rocco
- 1966-67 Marino Bergamasco (Allenatore), Nereo Rocco (Direttore Tecnico)
- 1967-69 Edmondo Fabbri
- 1969-71 Giancarlo Cadè
- 1971-73 Gustavo Giagnoni
- 1973-74 Gustavo Giagnoni, Edmondo Fabbri
- 1974-75 Edmondo Fabbri
- 1975-79 Luigi Radice
- 1979-80 Luigi Radice, Ercole Rabitti
- 1980-81 Ercole Rabitti, Romano Cazzaniga
- 1981-82 Massimo Giacomini
- 1982-84 Eugenio Bersellini
- 1984-88 Luigi Radice
- 1988-89 Luigi Radice, Claudio Sala, Sergio Vatta
- 1989-90 Eugenio Fascetti
- 1990-94 Emiliano Mondonico
- 1994-95 Rosario Rampanti, Nedo Sonetti
- 1995-96 Nedo Sonetti, Franco Scoglio, Lido Vieri
- 1996-97 Mauro Sandreani, Lido Vieri
- 1997-98 Giancarlo Camolese, Edoardo Reja
- 1998-00 Emiliano Mondonico
- 2000-02 Giancarlo Camolese
- 2002-03 Giancarlo Camolese, Renzo Ulivieri, Renato Zaccarelli
- 2003-05 Ezio Rossi
- 2005-06 Daniele Arrigoni, Paolo Stringara, Gianni De Biasi
- 2006-07 Gianni De Biasi, Alberto Zaccheroni, Gianni De Biasi
- 2007-08 Walter Alfredo Novellino, Gianni De Biasi
- 2008-09 Gianni De Biasi, Walter Alfredo Novellino, Giancarlo Camolese
- 2009-10 Stefano Colantuono, Mario Beretta, Stefano Colantuono
- 2010-11 Franco Lerda, Giuseppe Papadopulo, Franco Lerda
- 2011-oggi Giampiero Ventura
- 1906-07 Hans Schönbrod
- 1907-08 Alfred Dick
- 1908-11 Giovanni Secondi
- 1911-19 Guido Castoldi
- 1919-20 Giovanni Secondi
- 1920-22 Luigi Paissa
- 1922-24 Giuseppe Bevione
- 1924-28 Enrico Marone Cinzano
- 1928-30 Giacomo Ferrari
- 1930-31 Giuseppe Vastapane
- 1931-32 Vittorio Gervasio
- 1932-34 Giovanni Battista Mossetto
- 1934-35 Euclide Silvestri
- 1935-39 Giovan Battista Cuniberti
- 1939-53 Ferruccio Novo
- 1953-55 Comitato di Reggenza (Simeone Colombo, Arturo Colonna, Beniamino Gay, Dino Lora Totino)
- 1955-56 Teresio Guglielmone
- 1956-57 Comitato esecutivo (Arturo Colonna, Beniamino Gay, Antonio Liberti)
- 1957-59 Mario Rubatto
- 1959-61 Luigi Morando
- 1961-63 Angelo Filippone
- 1963-82 Orfeo Pianelli
- 1982-87 Sergio Rossi
- 1987-89 Mario Gerbi
- 1989-93 Gian Mauro Borsano
- 1993-94 Roberto Goveani
- 1994-97 Gianmarco Calleri
- 1997-00 Massimo Vidulich
- 2000 Giuseppe Aghemo
- 2000-05 Attilio Romero
- 2005 Pierluigi Marengo
- 2005-oggi Urbano Cairo
Calciatori
Vincitori di titoli
- Campioni del mondo
- Giuseppe Dossena (1982)
Il Torino FC e le Nazionali di calcio
Tra i primi calciatori del Torino a vincere titoli con le proprie Nazionali, troviamo Adolfo Baloncieri, Antonio Janni, Julio Libonatti e Gino Rossetti, tutti vincitori con l'Italia della Coppa Internazionale 1927-1930, i quali (ad eccezione di Libonatti) vincono anche la medaglia di bronzo nella disciplina del calcio ai Giochi della IX Olimpiade.[44][45][46][47] Successivamente Lido Vieri e Giorgio Ferrini con gli "Azzurri" conquistano il campionato europeo di calcio 1968,[48][49] mentre Giuseppe Dossena il campionato mondiale di calcio 1982.[50]
Palmarès
Competizioni nazionali
- Coppa Italia: 5
Competizioni internazionali
Competizioni giovanili
- Campionato Primavera: 9 (record)
- Coppa Italia Primavera: 7 (record)
- Campionato nazionale Dante Berretti: 10 (record)
- 1973-74, 1974-75, 1977-78, 1980-81, 1985-86, 1987-88, 1988-89, 1991-92, 2006-07, 2013-14
- 1966-67, 1971-72, 1972-73, 1975-76, 1979-80
- 1984-85, 1999-00
- Torneo Internazionale Maggioni-Righi: 5 (record condiviso con la Juventus)
- 1987, 1999, 2000, 2008, 2013
- 1992
Statistiche e record
Partecipazione ai campionati
Di seguito una tabella raffigurante la partecipazione del Torino ai campionati di calcio.
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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1º | Prima Categoria | 7 | 1907 | 1920-21 | 88 |
Prima Divisione | 5 | 1921-22 | 1925-26 | ||
Divisione Nazionale | 4 | 1926-27 | 1945-46 | ||
Serie A | 72 | 1929-30 | 2015-16 | ||
2º | Serie B | 12 | 1959-60 | 2011-12 | 12 |
Statistiche di squadra
Il Torino è all'8º posto nella classifica perpetua della Serie A, che tiene conto di tutte le squadre di calcio che hanno militato nella massima serie nazionale almeno una volta.[51]
Per quanto riguarda il campionato italiano, la squadra si è classificata al primo posto in 8 occasioni, sebbene il club abbia in realtà vinto 7 titoli di campione d'Italia,[52] 7 volte al secondo posto e 9 volte al terzo.[2] In 100 stagioni sportive, di cui 18 nei vari campionati antecedenti al girone unico (nel 1908 non partecipa, e nel 1915-16 la Coppa Federale non è riconosciuta), 70 in Serie A e 12 in Serie B, la società arriva dunque sul podio nella massima serie nel 24% dei casi.[2]
Nella campionato 2006-07, il Torino gioca, per la prima volta nella storia, in una categoria superiore a quella in cui ha giocato la Juventus: infatti, mentre i granata disputano il campionato di Serie A, i bianconeri prendono parte a quello di Serie B, in seguito alla retrocessione d'ufficio arrivata al termine della campionato 2005-06 per i fatti di Calciopoli.[2]
Statistiche individuali
Per quanto riguarda le presenze, Giorgio Ferrini è il recordman in maglia granata, con 566 apparizioni (condite da 56 reti) messe assieme dal 1959 al 1975.[53] Tra i cannonieri, il primato di reti è appannaggio di Paolo Pulici, con 172 reti ufficiali (in 437 incontri) siglate dal 1967 al 1982.[54] Sempre tra i marcatori, nella storia granata sono 8 i calciatori capaci di laurearsi capocannonieri di un torneo italiano di massima serie: il primo assoluto è l'austriaco Heinrich Schönfeld, nella Prima Divisione 1923-24 (22 reti).[55] Nel 1927-28 è poi il turno dell'oriundo Julio Libonatti (35),[55] mentre per il primo italiano è necessario attendere la stagione successiva, con Gino Rossetti (36).[55] Eusebio Castigliano diventa il miglior marcatore (13) del primo campionato del secondo dopoguerra,[55][56] cui segue Valentino Mazzola nella Serie A 1946-47 (29).[55] Si deve aspettare quasi 30 anni prima di rivedere un granata sul tetto dei gol: è Paolo Pulici a rompere il lungo digiuno a metà degli anni 1970, affermandosi nelle annate 1972-73 (17), 1974-75 (18) e 1975-76 (21);[55] Pulici è l'unico giocatore torinese a conseguire tre titoli di capocannoniere, nonché l'unico capace di bissare la cosa.[55] A lui succede nel 1976-77 il compagno di reparto, Francesco Graziani (21).[55] Dopo un nuovo, lungo, digiuno, stavolta di quasi 40 anni, nel 2013-14 è Ciro Immobile (22) a riportare un calciatore granata in vetta alla classifica marcatori della Serie A.[57]
Di seguito i record presenze e marcature dei giocatori del Torino dall'anno di fondazione a oggi.
- 566 Giorgio Ferrini (1959-75)
- 437 Paolo Pulici (1967-82)
- 413 Renato Zaccarelli (1974-87)
- 360 Claudio Sala (1969-80)
- 357 Lido Vieri (1958-69)
- 345 Cesare Martin (1919-36)
- 340 Luigi Danova (1919-36)
- 336 Natalino Fossati (1964-74)
- 330 Antonio Janni (1920-37)
- 326 Giorgio Puia (1963-72)
- 172 Paolo Pulici (1967-82)
- 157 Julio Libonatti (1925-34)
- 144 Gino Rossetti (1926-33, 1937-38)
- 127 Guglielmo Gabetto (1941-49)
- 125 Marco Ferrante (1996-01, 2001-04)
- 123 Valentino Mazzola (1942-49)
- 122 Francesco Graziani (1973-81)
- 100 Adolfo Baloncieri (1925-32)
- 85 Franco Ossola (1939-49)
- 77 Rolando Bianchi (2008-13)
Tifoseria
Storia
La tifoseria del Torino detiene una serie di primati in campo nazionale. Il primo striscione di un club organizzato (Club Fedelissimi Granata) fu esposto proprio nello stadio Filadelfia.[58] I tifosi granata organizzarono la prima trasferta in aereo del nostro calcio, nel 1963, in occasione di una partita contro la Roma.[58] Presso lo storico impianto torinese si esibiva Oreste Bolmida, il celebre tifoso trombettista poi reso famoso dal film Ora e per sempre;[59] in seguito venne acquistato un tamburo, per animare la curva Maratona, classico luogo di ritrovo dei supporters più caldi. Visto l'ottimo esito di tale "esperimento" ne furono acquistati altri, cosicché il settore in questione fu soprannominato "succursale del Maracanà" per il colore che era in grado di trasmettere durante i match casalinghi del Torino.[58]
Nel 1969 nacque a Santa Vittoria d'Alba, su iniziativa di un membro del Torino Club, la Federazione Italiana Sostenitori Squadre Calcio (FISSC), con sede di coordinamento presso il Torino Club di via Ormea.[58] Negli anni settanta la Maratona organizzò le prime coreografie illustrate, che curiosamente furono utilizzate negli spot pubblicitari della casa automobilistica francese Renault nel decennio successivo.[58] Nel 1979 la Maratona ottenne il riconoscimento di "curva più bella d'Europa" dal periodico francese Onze Mondial; inoltre un'immagine della curva fu inserita sulla copertina della rivista francese France Football del 21 dicembre.[58]
Il Torino ha ritirato la maglia numero 12, come da qualche tempo si fa per i calciatori più illustri, assegnandola in via definitiva alla curva Maratona, attribuendo così simbolicamente ai suoi tifosi il ruolo di dodicesimo uomo in campo.[60]
Gemellaggi e rivalità
I tifosi del Torino sono gemellati con i tifosi della Fiorentina. Il legame tra le due tifoserie è nato agli inizi degli anni 1970 per il comune sentimento anti-juventino e per la vicinanza della società viola a quella granata dopo la tragedia di Superga.[61] I sostenitori del Torino sono in buoni rapporti con la curva nord dell'Alessandria e con la curva sud della Nocerina.[62]
L'amicizia tra il Corinthians e il Torino risale al 1914: in quell'anno, il Torino diventa il primo club italiano ad approdare in Sud America per effettuare una tournée, con i granata che disputano 6 match amichevoli, due dei quali, contro il Corinthians. Nonostante i risultati sul campo, le due società - entrambe di origine popolare - coltivano e mantengono nel tempo i rapporti di amicizia instaurati. Quando il 4 maggio 1949 il Grande Torino perisce nel disastro aereo di Superga, il Corinthians rende omaggio agli amici italiani in una partita amichevole contro la Portuguesa, con gli 11 giocatori scesi in campo in maglia granata.[63]
Il Corinthians di San Paolo ha fatto un altro omaggio al Grande Torino. La vecchia amicizia tra le squadre, ha risultato nel terza divisa ufficiale del club in 2011.[64]
La maglia granata, le calze nero/granata il pantaloncini neri, e indietro al collare la inscrizione: 1949, era fatta per preservare questa amicizia e per condivere la storia, tra le squadre, con le nuove generazione di tifosi. Nella stessa maglia anche c'è uno omaggio a San Giorgio (il Santo patrono del club) e il Corinthians è stato penta-campione brasiliano in 2011.
Gli argentini del River Plate hanno storicamente degli stretti rapporti di gemellaggio col Torino, fin dall'epoca della tragedia di Superga. Nel periodo seguente alla sciagura, il club argentino è particolarmente vicino alla società italiana, organizzando amichevoli e raccolte di fondi per aiutare la squadra devastata; il 26 maggio 1949 il River vola fino a Torino per disputare un'amichevole benefica, organizzata dalla FIGC, assieme ad una selezione comprendente i più forti giocatori italiani dell'epoca, riuniti sotto il nome di "Torino Simbolo".[24] Come testimonianza odierna di questo legame tra le due società, in varie occasioni la maglia di riserva del club argentino è stata di colore granata (l'ultima volta nella stagione 2005-06) in omaggio alla squadra del Grande Torino, mentre similmente la formazione torinese ha sfoggiato varie volte una casacca da trasferta con banda diagonale, in omaggio alla maglia casalinga del River.[23] Altre tifoserie con cui c'è un rapporto di amicizia sono il Manchester City[65] e l'Athletic Bilbao.[66]
A livello di rivalità a tutt'oggi sentite sono da citare quelle con Sampdoria, Piacenza, Hellas Verona, Lazio, Perugia, Inter, Atalanta, Ternana, Ancona.[67] Con il Genoa c'è un gemellaggio che viene rotto a causa dei festeggiamenti genoani durante Torino-Genoa del 24 maggio 2009, incontro vinto dai rossoblu che contribuisce in maniera determinante alla retrocessione della squadra granata in Serie B;[68] il 16 dicembre 2012, giorno in cui i due club si riaffrontano per la prima volta dopo il ritorno del Torino in Serie A, vi è un tiepido riavvicinamento tra le due tifoserie organizzate.[69] La rivalità con i concittadini della Juventus è giocoforza la più sentita: le due squadre danno vita al cosiddetto derby della Mole, una delle più note stracittadine del calcio italiano nonché la più antica tuttora disputata.
Organico
Rosa
Rosa e numerazioni sono aggiornati al 2 settembre 2015.[70]
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Staff tecnico
Staff aggiornato al 12 luglio 2015. [70]
- Giampiero Ventura - Allenatore
- Salvatore Sullo - Allenatore in seconda
- Giuseppe Zinetti - Prepatore dei portieri
- Paolo Di Sarno - Prepatore dei portieri
- Alessandro Innocenti - Preparatore atletico
- Paolo Solustri - Preparatore atletico recupero infortuni
- Louis Rodoni Iribarnegaray - Preparatore tecnico
Note
- ^ a b Inno al Toro, alla scoperta di Valerio Liboni, su torinogranata.it.
- ^ a b c d e f g h i j k Storia, su torinofc.it. URL consultato il 13 dicembre 2014.
- ^ a b c d Seasons, su toroshirts.it. URL consultato il 13 dicembre 2014.
- ^ Archivio storico - Calcio (PDF), su comune.torino.it. URL consultato l'8 aprile 2013.
- ^ Dicembre 1906 - Fondazione Torino Football Club, su faccedatoro.altervista.org. URL consultato il 20 maggio 2013.
- ^ Il canottaggio nella storia, su canottaggiolombardia.it. URL consultato il 20 maggio 2013.
- ^ Papa, Panico
- ^ Torino, esonerato Beretta. In panchina torna Colantuono, su repubblica.it, 10 gennaio 2010. URL consultato il 1º agosto 2013.
- ^ Torino, lettera di Cairo ai tifosi, su tuttob.com, 3 maggio 2010. URL consultato il 1º agosto 2013.
- ^ Il Toro sceglie Ventura, è lui il nuovo mister, su torino.repubblica.it, 6 giugno 2011. URL consultato il 1º agosto 2013.
- ^ Ventura ha firmato, accordo per una sola stagione, su toronews.net, 6 giugno 2011. URL consultato il 2 settembre 2011.
- ^ Divertimento, dialogo e zero ansie Toro, la rivoluzione di mister libidine- LASTAMPA.it
- ^ Il Torino, settimo classificato nella Serie A 2013-2014, ottenne la qualificazione all'Europa League 2014-2015 a discapito del Parma, sesto in graduatoria ma escluso dalle coppe europee a causa del mancato conseguimento della licenza UEFA per pendenze economiche, cfr. Maurizio Galdi, Respinto il ricorso del Parma. Torino in Europa League. Ghirardi: "Calcio finito", in gazzetta.it, 29 maggio 2014.
- ^ A seguito delle decisioni del Direttorio Federale in merito ai fatti riguardanti il caso Allemandi, lo scudetto vinto dal Torino nel Campionato 1926-1927 fu revocato e non più assegnato.
- ^ Ammesso dopo la rinuncia della Roma, optante per la Coppa delle Fiere.
- ^ Ammesso dopo la rinuncia dell'Atalanta.
- ^ Torino, finalmente l'accordo a Cairo va la maggioranza, in repubblica.it, 1º settembre 2005. URL consultato il 13 maggio 2010.
- ^ Cairo presidente, oggi si presenta De Biasi, in La Gazzetta dello Sport, 3 settembre 2005. URL consultato il 13 maggio 2010.
- ^ Ammesso dopo l'esclusione del Parma, cfr. Licenze UEFA, respinto il ricorso del Parma, su torinofc.it, 29 maggio 2014. URL consultato il 29 maggio 2014.
- ^ a b c Welter, 2013, p. 188
- ^ Salvi, Savorelli
- ^ a b Welter, 2011, p. 190
- ^ a b Torna l'omaggio al River Plate per la maglia da trasferta del Torino, in passionemaglie.it, 13 settembre 2010.
- ^ a b Dramma River Plate: piange anche il Torino, in sport.notizie.it, 27 giugno 2011.
- ^ Football logos, 27 giugno 2011.
- ^ Storia, su motovelodromo.com. URL consultato il 13 dicembre 2014.
- ^ a b c d Lo stadio, su torinofc.it. URL consultato il 13 dicembre 2014.
- ^ Torino FC. URL consultato il 13 dicembre 2014.
- ^ Organigramma, su torinofc.it.
- ^ Esempi di sponsor nel calcio italiano precedenti al 1979 – come nel caso dell'"Associazione Calcio Talmone Torino" – non sono da considerarsi "sponsorizzazioni'", bensì "abbinamenti", cfr. Sponsorizzazioni nel calcio italiano (e relative fonti).
- ^ Settore Giovanile, su torinofc.it. URL consultato il 12 dicembre 2014.
- ^ Corrado Zunino, La nazionale degli esordienti arrivano i nuovi campioni, su repubblica.it, la Repubblica, 7 maggio 2009. URL consultato l'8 aprile 2012.
- ^ 1929-1949: il Grande Torino, su torinofc.it. URL consultato il 12 dicembre 2014.
- ^ Raf Vallone, su cinematografo.it. URL consultato il 12 dicembre 2014.
- ^ Gli 11 moschettieri (1952), su imdb.com. URL consultato il 13 dicembre 2014.
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- ^ Benfica-Torino 4-3: il documentario, su toro.it, 4 dicembre 2012. URL consultato il 13 dicembre 2014.
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- ^ Classifica perpetua della serie A, su italia1910.com. URL consultato il 7 dicembre 2014.
- ^ Il Torino, infatti, si è classificato al primo posto nel campionato della stagione 1926-27, ma il conseguente titolo di campione d'Italia le è stato successivamente revocato in seguito ai verdetti dello cossidetto Caso Allemandi. La posizione finale in classifica e tutti i risultati ad essa correlati, però, rimasero inalterati.
- ^ Ferrini Giorgio, su enciclopediadelcalcio.it. URL consultato il 14 dicembre 2014.
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- ^ a b c d e f g h Albo cannonieri A, su rosanerouniverse.it. URL consultato il 14 dicembre 2014.
- ^ Il Campionato Alta Italia 1945-46, il correlato Campionato Misto del Sud, e il Girone Finale Nazionale, sono i tornei che costituiscono la complessa organizzazione del 44º campionato di calcio italiano: per la prima e unica volta dal 1929, non è disputato a girone unico. Il capocannoniere del Campionato Alta Italia è Guglielmo Gabetto con 15 reti che sommate alle 7 reti del girone finale portano ad un totale di 22 reti. Alcune fonti riportano Gabetto come capocannoniere della Serie A italiana di quell'anno con appunto 22 reti.
- ^ Toni e Tevez a secco: è Immobile il re del goal della Serie A, su goal.com, 18 maggio 2014. URL consultato il 14 dicembre 2014.
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- ^ La carica del Filadelfia, su calcioromantico.com, http://www.calcioromantico.com/, 18 aprile 2014. URL consultato il 27 settembre 2015.
- ^ Non indossate quella maglia: gli storici "numeri" ritirati nel calcio, su ilgiornalelocale.it, http://www.ilgiornalelocale.it/archives/3810, 1º luglio 2013. URL consultato il 17 agosto 2014.
- ^ Gemellaggi e rivalità, su xoomer.virgilio.it, Viola Ultras. URL consultato il 13 ottobre 2010.
- ^ Torino e Nocerina, si rinnova l'amicizia tra le due tifoserie, su forzanocerina.it.
- ^ (PT) O inesquecìvel Torino, su citadini.com.br, citadini.com. URL consultato il 2 settembre 2011.
- ^ http://www.passionemaglie.it/2011/05/la-terza-maglia-del-corinthians-omaggio-al-grande-torino-e-a-san-giorgio/
- ^ Presentate a Bormio le maglie del Torino 2013-2014 firmate Kappa, su passionemaglie.it, passionameglie.it, 22 luglio 2013. URL consultato il 19 gennaio 2015.
- ^ aupaathletic.com, http://www.aupaathletic.com/foros/replicas.asp?id=6955133 .
- ^ Torino, su tifonet.it, rangers.it. URL consultato il 14 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2006).
- ^ Genoa, la triste fine di un gemellaggio storico, su cittadigenova.com.
- ^ Genoa: oltre 400 tifosi in corteo, in Corriere dello Sport. URL consultato il 14 dicembre 2014.
- ^ a b Prima Squadra Serie A Tim 2015-2016, su torinofc.it. URL consultato il 20 luglio 2015.
Bibliografia
- Antonio Papa e Guido Panico, Storia sociale del calcio in Italia, Nuova edizione, Bologna, Il Mulino, 2002 [1993], ISBN 88-15-08764-8.
- Sergio Salvi e Alessandro Savorelli, Tutti i colori del calcio, Firenze, Le Lettere, 2008, ISBN 88-6087-178-6.
- Giorgio Welter, Le maglie dei campioni, Milano, Codice Atlantico, 2011, ISBN 978-88-905512-2-2.
- Giorgio Welter, Le maglie della Serie A, Milano, Codice Atlantico, 2013, ISBN 978-88-905512-9-1.
- Maurizio D'Angelo, Operazione Continassa, Torino, Lulu, 2012, ISBN 978-1-291-56637-6.
- Maurizio D'Angelo, Almanacco Toro 1894-2015, Torino, Lulu, 2015, ISBN 978-1-326-07494-4.
Voci correlate
Informazioni storiche
- Calcio in Italia
- Sponsorizzazioni nel calcio italiano
- Storia delle prime società calcistiche in Italia
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Collegamenti esterni
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- (DE, EN, IT) Torino Football Club, su Transfermarkt.it, Transfermarkt GmbH & Co. KG.
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