Giovanni Antonio Ventimiglia

militare italiano
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Conte di Montesarchio Giovanni Antonio di Ventimiglia (1445Massa Fiscaglia, 1483) è stato un condottiero italiano.

Giovanni Antonio Ventimiglia
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File:Ventimiglia di Malaga.jpg
Il blasone dei Ventimiglia di Málaga, Principi di San Mauro e Grandi di Spagna di Prima Classe.

Giovanni Antonio di Ventimiglia, conte di Montesarchio, fu un importante uomo d'arme al servizio dei Duchi di Ferrara, ricordato come capostipite della famiglia siculo-spagnola dei Ventimiglia di Malaga.

Relazioni familiari

Giovanni Antonio fu figlio di Antonio di Ventimiglia (circa 1405 - †1480), conte-marchese di Geraci (dal 1475), signore, con mero e misto imperio, di Castelbuono, Tusa, Gangi, San Mauro Castelverde (dal 1443), Castelluccio (dal 1443), Pollina, Pettineo e Ciminna, Castellano di Cefalù e Capizzi, Capitano Generale e Grande Ammiraglio del Regno di Sicilia, detentore del reddito di 2000 fiorini d'oro sulla Regia Curia e della gabella degli zuccherifici di Palermo (circa 700 once d'oro annue). Antonio nel 1444 ne sposa la futura madre, Margherita Guilhem de Clermont-Lodève principessa d'Altamura (figlia di Bartolomeo Tristano conte di Copertino e Matera), cognata di re Ferdinando I di Napoli.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Ventimiglia (famiglia) e Ventimiglia di Malaga.

Giovinezza

Giovanni Antonio Ventimiglia – nato dalla principessa Margherita intorno al 1445 - combatte fra il 1465 e 1471 in Catalogna, al servizio della Corona d'Aragona, contro le ribelli comunità catalane, affiancato dai cugini Carlo di Ferdinando Ventimiglia e Giovanni Crispo.[1]

Giovanni Antonio ottenne in eredità dal nonno Giovanni I di Ventimiglia, marchese di Geraci, la contea di Montesarchio e gli altri beni napoletani dei Ventimiglia (testamento del 20 marzo 1473).[2] Il conte di Montesarchio si sposa con Isabella 'de Pisa' e non è probabilmente da confondere con quel Giovanni Ventimiglia, figlio illegittimo di Antonio, che ottenne – fra il 1476 e il 1481 dai marchesi Antonio ed Enrico Ventimiglia - le secrezie e gabelle del porto di Tusa, importante scalo commerciale della marca di Geraci. Questi infatti è ancor vivo nel 1500, quando contrae matrimonio, mentre Giovanni Antonio è già deceduto.[3]

La guerra contro Carlo il Temerario

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre borgognone.

Nel 1476 Giovanni Antonio è invece al servizio del Duca di Milano in Piemonte contro Carlo il Temerario duca di Borgogna. Il 30 marzo del 1472 era deceduto Amedeo IX di Savoia, lasciando come successore il primogenito Filiberto I di Savoia, di appena otto anni, posto sotto la reggenza della madre Iolanda, sorella del re Luigi XI di Francia. Contro la duchessa era sceso in armi Carlo il Temerario, il quale prima l'aveva avuta come alleata in una guerra infelice contro gli Svizzeri, poi, sconfitto da essi a Morat nel giugno del 1476, temendo che Iolanda rompesse l'allenaza, l'aveva imprigionata. In aiuto della sorella mosse l'armata di re Luigi presso cui s'era rifugiato il piccolo Filiberto, in favore del quale si schierò anche lo zio Galeazzo Maria Sforza. In questa guerra lo Sforza ebbe con sé i più valorosi condottieri del tempo: Ludovico III Gonzaga, Guglielmo VIII del Monferrato, Pietro Dal Verme e appunto Giovanni Antonio di Ventimiglia. L'esercito sforzesco guadagnò la vittoria sui Borgognoni a San Germano Vercellese, e la sconfitta consigliò Carlo il Temerario a ritirarsi verso le Alpi. Anche Galeazzo Maria Sforza e il Ventimiglia, in considerazione dell'inverno incipiente, condussero l'esercito ai quartieri invernali, ritirandosi a Milano con la prospettiva di riprendere le armi nella prossima primavera.

Per alcuni storici, Giovanni Antonio si trasferì in Málaga,[4] ma è quasi certo che il definitivo trasferimento in Spagna avvenne esclusivamente da parte della moglie Isabella de Pisa e dei figli. Infatti Giovanni Antonio fu ancora impegnato in guerra nell'Italia del nord.

Alla corte di Ferrara

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra di Ferrara (1482-1484).
«Talvolta si entrava nell'esercito degli Estensi, così come di altri signori e di condottieri, perché le squadre di cavalieri presenti nel proprio stato erano già complete di uomini. E' questo il caso di Giovanni Antonio da Ventimiglia. Già pratico nell'esercizio delle armi nel 1480, viene raccomandato da Alfonso d'Aragona, duca di Calabria, a Ercole I d'Este per la “conducta nova” che il signore di Ferrara stava predisponendo.[5]»

Il duca di Calabria è primo cugino del Ventimiglia, essendo figlio della zia materna del conte di Montesarchio, nonché cognato, poiché Polissena di Ventimiglia, sorella del conte, ha sposato Enrico d'Aragona, marchese di Gerace, fratellastro del duca Alfonso d'Aragona. Ma in un primo tempo il Ventimiglia non fu accettato nei ranghi del duca di Ferrara, già al completo. Anche perché accogliere un gentiluomo, titolare di importanti signorie nei regni di Napoli e Sicilia, avrebbe comportato per gli Estensi l'arruolamento del suo numeroso e dispendioso seguito di armigeri e famigli. Successivamente, Giovanni Antonio, fu presente alla corte di Ferrara, precedendo il fratello - il marchese Enrico IV di Ventimiglia giuntovi dopo l'agosto 1485 in esilio e privato dei beni dalla monarchia ispanica -.

Nel giugno 1482 il Conte di Montesarchio segue gli ordini di Ercole d’Este con 12 squadre di uomini d’arme e 300 schioppettieri, e sorprende la guarnigione di San Biagio delle Vezzane, dove le truppe di Roberto da San Severino sono intente a erigere un bastione per bombardare Ficarolo. Fra il gennaio e il marzo del 1483, Giovanni Antonio è dislocato alla guardia della Torre di Tieni sul Po di Volano, poi si porta alla difesa di Massa Fiscaglia. Qui il Ventimiglia finge di accordarsi con il provveditore veneziano Michele Salamon di stanza in Argenta. Accetta dai Veneziani il denaro del presunto tradimento, e fa entrare nel castello 1100 uomini tra fanti, galeotti e stradioti veneti. Da Ferrara, però, il Ventimiglia fa arrivare Niccolò Orsini con 800 cavalli e 2000 fanti, i quali si avventano sui Veneziani: sono catturati 600 fanti, sono uccisi alcuni galeotti e 7 stradiotti.

Il conte di Montesarchio risulta deceduto al comando delle truppe ferraresi, nella guerra con Venezia, il 22 aprile 1483: mentre il conte di Ventimiglia naviga con alcune barche sul Po di Volano, presso la Torre di Tieni, vicino a Massa Fiscaglia, è sottoposto al tiro delle spingarde venete; la sua nave - carica di polveri da sparo - esplode e prende fuoco e egli affoga insieme a una ventina dei suoi armigeri. Il capitano delle truppe estensi di Ferrara è pur definito consigliere del re Ferdinando I di Napoli, quindi appar congruente l'identificazione con il conte di Montesarchio, fratello di Enrico conte-marchese di Geraci[6] La morte nei pressi di Ferrara, dunque, escluderebbe l'emigrazione del conte di Ventimiglia e Montesarchio in Spagna.

Sembra che Giovanni Antonio di Ventimiglia sia sepolto nella chiesa di S. Francesco di Ferrara.

Suo erede fu Bernardo di Ventimiglia.

Note

  1. ^ Cancila, Castelbuono, p. 145; Ramos, Descripcion genealogica, p. 412.
  2. ^ Cancila, p. 145.
  3. ^ Trasselli, Da Ferdinando il Cattolico, p. 251, 489.
  4. ^ Cancila, Castelbuono, p. 125
  5. ^ Guerra, p. 64
  6. ^ Trasselli, Da Ferdinando il Cattolico, p. 371.

Bibliografia

  • Archivio generale di Simancas, Registro general del Sello, 5.
  • Orazio Cancila, Catelbuono medievale e i Ventimiglia, Palermo: Associazione Mediterranea, 2010.
  • Luisa D'Arienzo, I Toscani sulla via delle Indie all'epoca di Cristoforo Colombo, “Rivista geografica italiana”, 100(1993), p. 321-343.
  • Martin Fernández de Navarrete, Coleccion de los viajes y descubrimientos que hicieron por mar los Españoles desde fines del siglo 15., Madrid: Real Academia española, 1954, 11.
  • Enrica Guerra, Soggetti a 'ribalda fortuna'. Gli uomini dello stato estense nelle guerre dell'Italia quattrocentesca, Milano: Franco Angeli, 2005.
  • Santiago Otero Enriquez, Los Castillo de Málaga, Marqueses de Villadarías, “Revista de historia y de genealogia española”, 2 (1915), p. 20-39.
  • Antonio Ramos, Descripcion genealogica de la Casa de Aguayo[...], Malaga: Por el Impresor de esta M. I. Ciudad, 1781.
  • Carmelo Trasselli, Da Ferdinando il Cattolico a Carlo V. L'esperienza siciliana 1475 - 1525, Soveria Mannelli: Rubbettino, 1982, 1.-2.

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