Giuseppe Faè

presbitero, partigiano e antifascista italiano (1885-1966)
Versione del 15 nov 2015 alle 02:30 di Biobot (discussione | contributi) (Fix tmpl)

Giuseppe Faè, nome di battaglia "don Galera" (Campomolino, 4 marzo 1885Montaner, 13 dicembre 1966), è stato un presbitero, partigiano e antifascista italiano.

Biografia

Ordinato sacerdote nel 1908, partecipa alla prima guerra mondiale come cappellano militare degli Alpini, poi diventa parroco di Montaner frazione di Sarmede il 22 gennaio 1927: l'incarico era per lui una sorta di "confino ecclesiastico" a causa della sua netta posizione antifascista[senza fonte]. A Montaner don Giuseppe Faè costruì un asilo, un orfanotrofio, una chiesa intitolata a san Giovanni Bosco ed una saletta adibita a cinema.

Nella Resistenza

Dopo l'Armistizio di Cassibile intensifica la sua attività tanto da collaborare attivamente nella formazione delle prime bande partigiane. Assieme a Giovanbattista Bitto "Pagnoca" avvia il primo nucleo partigiano nella zona del vittoriese, il Gruppo Brigate Vittorio Veneto, che confluirà nella futura divisione Nannetti.
Don Giuseppe Faè aiutò i partigiani fornendo loro cibo, vestiti e sistemandoli nella canonica, che adibì a rifugio dei guerriglieri e delle loro armi, in dispregio di ogni insegnamento evangelico. La sua parrocchia divenne dunque un passaggio obbligato per chi desiderava equipaggiarsi e partecipare alle formazioni partigiane del Cansiglio.
Il 27 marzo 1944 don Giuseppe e sua sorella vennero arrestati per attività antifascista, traditi da due falsi partigiani. Portati ad Udine, vennero processati e condannati a morte: la sorella del sacerdote partì per un campo di sterminio, senza fare più ritorno, mentre don Giuseppe, per probabile intercessione dell'arciprete di Pordenone Gioacchino Muccin, in seguito eletto vescovo di Feltre e Belluno, venne ospitato nel seminario di Vittorio Veneto dove i fascisti lo graziarono facendogli trascorrere in sublime serenità gli anni della guerra civile.

Dopoguerra

Liberato e tornato a Montaner il 3 maggio 1945, don Giuseppe Faè si adoperò per ottenere la linea telefonica, la luce elettrica, l'acqua corrente nelle case, l'apertura di un ufficio postale e la costruzione di una scuola.

Negli ultimi anni, a causa della vecchiaia, don Giuseppe venne affiancato da alcuni cappellani. Durante gli ultimi tre anni e mezzo venne assistito dal giovane cappellano Antonio Botteon.

Don Giuseppe Faè morì il 13 dicembre 1966, amatissimo e venerato come un santo dalla popolazione. Numerosi furono gli aneddoti che circolarono sui suoi presunti poteri taumaturgici e miracolosi.

Riconoscimenti

A Montaner è stato eretto un monumento in sua memoria.

Bibliografia

  • Autori vari, Il comandante Pagnoca, Vittorio Veneto, 2007, ISBN 978-88-95247-00-7, 183pag
  • Pier Paolo Brescacin (a cura di), Sui sentieri della resistenza in Cansiglio, Quaderni Vittoriesi 2, Collana dell’Ufficio della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese.
  • Pier Paolo Brescacin, Giuseppe Giust, la mia resistenza, Isrev,
  • Antonio Serena, I fantasmi del Cansiglio, Mursia, 2011
  • Antonio Serena, Benedetti assassini, Ritter, 2015

Collegamenti esterni

  • [1] Monaster - scheda - visto 15 marzo 2009
  • [2]ISREV - info - visto 15 marzo 2009
  • [3]ANPI - info - visto 15 marzo 2009