Giulio Andreotti

politico italiano (1919-2013)
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Template:Senatore Parlamento Italiano Giulio Andreotti (Roma, 14 gennaio 1919) è uno dei più conosciuti uomini politici italiani del dopoguerra, scrittore e giornalista, esponente della Democrazia Cristiana.

Andreotti è stato al centro della scena politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo. Ha ricoperto più volte numerosi incarichi politici: è stato sette volte Presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell'Industria, una volta ministro del Tesoro e ministro dell'Interno. È sempre stato presente nel Parlamento italiano dal 1946, ed è senatore a vita dal 1991.

Alla fine degli anni '90 ha subito un processo per associazione mafiosa. Assolto in primo grado nel 1999, la Corte d'Appello di Palermo nel 2003 ha confermato l'assoluzione solo per i fatti posteriori alla primavera del 1980, ritenendo che prima di allora Andreotti abbia dimostrato una "seria, concreta e continuata collaborazione" con personaggi legati alla Mafia. I suddetti reati, commessi prima del 1980, sono però estinti per prescrizione. Nel 2004 la Corte di Cassazione ha poi confermato in diritto la sentenza della Corte d'Appello.

È soprannominato in ambito giornalistico "Divo Giulio", soprannome che prende spunto da Giulio Cesare per evidenziare la sua "sacralità" nell'ambito della storia politica repubblicana italiana.

Biografia

Inizio della carriera politica

Nato a Roma da genitori originari di Segni, intraprese la carriera politica nel corso degli studi universitari, durante i quali allacciò contatti, poi mostratisi durevoli, con esponenti delle formazioni cattoliche fra i quali Aldo Moro, al quale successe nell'incarico di Presidente nazionale della Fuci. Fu segretario di De Gasperi.

Durante la guerra scrisse per la Rivista del Lavoro, pubblicazione di propaganda fascista, assumendo posizioni da taluni definite compiacenti, se non proprio allineate al regime.

Dopo la cessazione delle ostilità, divenne responsabile dei settori giovanili della DC e fu eletto all'Assemblea costituente e, nel 1948, alla Camera dei deputati per la circoscrizione di Roma-Latina-Viterbo-Frosinone.

Il pragmatismo e i rapporti con De Gasperi

Risale a questi anni l'inizio della sua collaborazione con Alcide De Gasperi; del loro rapporto, intenso e stretto nonostante le profonde differenze caratteriali e metodologiche, fu detto che "quando andavano in chiesa insieme, De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete". Il motteggio (attribuito ad Indro Montanelli) efficacemente rendeva al meglio la peculiare inclinazione di Andreotti al pragmatismo, alla visione più marcatamente concreta della politica per la quale gli obiettivi si perseguono usando i mezzi che consentono di farli ottenere. Altrettanto noto è l'aneddoto dei carciofi (raccontato dall'interessato proprio per descrivere le ragioni di tale inclinazione): dovendo tenere un comizio elettorale in un paesino del suo collegio noto per i suoi carciofi, Andreotti esordì chiedendo se gli astanti preferissero parlare di civiltà cristiana o piuttosto di carciofi. Quasi ovviamente, di questi ultimi soltanto si parlò, ed Andreotti fu eletto con amplissimo successo.

Non è facile, effettivamente, immaginare De Gasperi in simili concioni; purtuttavia il sodalizio fu lungo, profondo e duraturo.

Si incontrarono durante la guerra, almeno così vorrebbe una versione pur non priva di fragranza aneddotica, nella Biblioteca Vaticana, in cui De Gasperi era rifugiato (grazie alla extraterritorialità) ed Andreotti cercava testi sulla Marina Pontificia.

I primi incarichi di governo: il mediatore

 
Da sinistra Andreotti con Takeo Fukuda, Jimmy Carter, Helmut Schmidt e Valéry Giscard d'Estaing al summit meeting del G7 a Bonn 1978

Fu nel quarto governo De Gasperi che Andreotti esordì come uomo di governo, con la carica di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; a questa, innumerevoli altre cariche si sarebbero succedute, fra le quali resta degna di memoria quella di sottosegretario alla difesa nominato responsabile della distruzione dei famigerati 137.000 fascicoli SIFAR (negli anni del c.d. piano Solo, il servizio segreto militare del tempo aveva sottoposto a schedatura - poi giudicata illegittima - tutti i politici italiani, dei quali aveva composto ritratti assai inquietanti data l'elencazione di tutti i loro vizi privati; ne fu ordinata la distruzione, coordinata appunto da Andreotti). Si è da taluni avanzato il sospetto che i fascicoli non siano stati distrutti (o che siano stati copiati prima della distruzione).

Le sue attività nel campo della politica estera evidenziarono una spiccata abilità a comporre, nel segno della mediazione, importanti relazioni orientate verso la distensione. Sempre coerente con la scelta atlantica nella divisione di schieramenti della guerra fredda (è stato lui a concedere alla Nato le servitù militari sul territorio italiano e ad autorizzare l'installazione degli euromissili), coltivò proficui rapporti anche con i paesi dell'Est, sostenendo le svolte di democratizzazione (sebbene si sia in seguito espresso decisamente contro l'abbattimento del muro di Berlino).

Nel 1978, nelle note vicende legate al compromesso storico ed al rapimento ed all'assassinio di Aldo Moro, riuscì ad ottenere l'astensione del Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer nella votazione per la fiducia, pur senza assegnargli incarichi di Governo; la votazione ebbe luogo il giorno del rapimento di Aldo Moro e dell'eccidio di via Fani.

Provvedimenti giudiziari a carico di Andreotti

Andreotti è stato sottoposto a giudizio a Palermo per associazione mafiosa. Mentre la sentenza di primo grado, emessa il 23 ottobre 1999, lo aveva assolto per insufficienza di prove, la sentenza di appello, emessa il 2 maggio 2003, distinguendo il giudizio per i fatti fino al 1980 e quelli successivi, ha stabilito che Andreotti aveva «commesso» il «reato di partecipazione all'associazione per delinquere» (Cosa Nostra), «concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980», reatò però «estinto per prescrizione». Per i fatti successivi alla primavera del 1980 Andreotti è stato invece assolto.

La sentenza della Corte di Appello di Palermo del 2003, parla di «una autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi fino alla primavera del 1980».

Sia l'accusa sia la difesa presentarono ricorso in Cassazione, l'una contro la parte assolutiva, e l'altra per cancellare le conclusioni della sentenza di appello. Tuttavia la Corte di Cassazione il 15 ottobre 2004 confermò la sentenza d'appello. Nella motivazione si legge (a pagina 211):

«Quindi la sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche, ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini riduttivi di una mera disponibilità, ma in quelli più ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione.»

Se la sentenza definitiva fosse arrivata entro il 20 dicembre 2002 (termine per la prescrizione), Andreotti sarebbe stato condannato in base all'articolo 416, cioè all'associazione "semplice", poiché quella aggravata di stampo mafioso (416 bis) fu introdotta nel codice penale soltanto nel 1982, con la legge Rognoni-La Torre.

Per quanto concerne il coinvolgimento nell'omicidio Pecorelli, Andreotti fu assolto in primo grado, successivamente condannato a 24 anni di reclusione dalla Corte d'Assise d'Appello di Perugia il 17 novembre 2002, e quindi definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione.

Interpretazioni e critiche

La figura di Andreotti è, come difficilmente potrebbe non essere data la sua storia personale e politica, oggetto di interpretazioni e polemiche di varia natura. Le numerose contestazioni che gli sono state volte, hanno riguardato praticamente tutti i campi della sua attività. Accuse e sospetti gli sono stati rivolti a proposito delle sue relazioni con la Chiesa cattolica e con alcuni individui legati ai più oscuri misteri della storia repubblicana (loggia P2, presunti tentativi di golpe, stragismo di stato, mafia) e non sempre la sua immagine è riuscita a tenersi del tutto indenne da certi appannamenti.

Bersaglio molto frequente di strali satirici, ha saputo accettare al modo delle persone intelligenti anche i mai opportuni lazzi sul suo difetto fisico (Andreotti, com'è noto, ha una pronunciata quanto innascondibile cifosi), mentre a più educati, ma non meno pungenti "attacchi" ha sempre risposto con una proverbiale ironia di scuola epigrammatica romana che nel tempo lo ha reso produttore di una nutrita provvista di commenti e battute di cui molte sono oggi di uso comune.

Andreotti nuovamente protagonista del dibattito politico

Le elezioni politiche del 2006, che hanno visto una vittoria di misura dell'Unione di Romano Prodi, con al Senato una leggero vantaggio di seggi tra lo schieramento vincente e la Casa delle Libertà, hanno fatto discutere sui futuri assetti istituzionali e sulla necessità di ricompattare un'Italia sostanzialmente divisa in due. Perciò, da alcuni settori del centro-destra era giunta la proposta di assegnare la Presidenza del Senato al senatore a vita Andreotti, ritenuto capace di mediare tra i due schieramenti e tra le due anime del Paese.

Il senatore a vita aveva dichiarato «Deciderò sul momento» se accordare o meno la fiducia all'eventuale governo Prodi II. Sull'ipotesi di una sua elezione alla Presidenza del Senato, in un'intervista al quotidiano La Stampa del 22 aprile 2006, si era reso disponibile purché «In un'ottica di conciliazione». L'elezione di Andreotti, secondo alcune fonti, avrebbe dovuto ottenere i consensi di un'ampia fetta dei moderati del centrosinistra, fra La Margherita e l'Udeur di Mastella, mettendo in crisi la scelta, data ormai per certa, del diellino Franco Marini.

Ma l'elezione, tenutasi il 29 aprile, al terzo scrutinio, ha portato al ruolo di presidenza del senato Franco Marini con 165 voti (alcuni sicuramente provenienti dai gruppi di minoranza della Cdl), contro le 156 preferenze raccolte dall'ex-premier. L'elezione è stata molto importante perché alcuni hanno ritenuto nei giorni precedenti, e soprattutto durante le prime due votazioni, che la coalizione di centrosinistra non sarebbe stata in grado di avere una duratura maggioranza dei voti per l'attività del Senato.

Il 19 maggio 2006, ha accordato la fiducia al governo Prodi II, assieme agli altri sei senatori a vita, suscitando vive polemiche nella Casa delle Libertà, che aveva sostenuto la sua candidatura alla Presidenza del Senato. Successivamente, si è spesso consultato con il nuovo Presidente del Consiglio riguardo alla politica estera, che continua a seguire in qualità di membro della Commissione Affari Esteri del Senato della Repubblica.

Il 21 febbraio 2007 ha suscitato scalpore la sua astensione in Senato alla risoluzione della maggioranza di centrosinistra, relativa alle linee guida di politica estera illustrate dal Ministro degli Esteri Massimo D'Alema al Senato della Repubblica, che non ha ottenuto il quorum di maggioranza, iniziando così la crisi di Governo che ha portato il Presidente del Consiglio Romano Prodi a rassegnare, in serata, le dimissioni dal suo incarico al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il senatore a vita aveva annunciato il giorno prima il suo voto favorevole. L'indomani ha dichiarato ai mass media che il suo cambio di scelta è stato dovuto al discorso di D'Alema, teso a marcare fortemente la discontinuità della politica estera del centrosinistra rispetto al direttivo dell'ex premier Silvio Berlusconi e ha inoltre dichiarato il suo totale disaccordo su di una politica tesa, da un lato ad osannare il leader di Forza Italia, e dall'altro a demonizzarlo. Alcuni tra commentatori e giornalisti hanno insinuato che l'astensione di Andreotti sia dovuta alla tensione politica tra il Vaticano e il Governo Prodi sorta circa il disegno di legge sui DICO.

Governi presieduti

 
In visita alla Casa Bianca nel 1973
  1. Governo Andreotti I, 17 febbraio 1972 - 26 giugno 1972
  2. Governo Andreotti II, 26 giugno 1972 - 12 giugno 1973
  3. Governo Andreotti III, 29 luglio 1976 - 16 gennaio 1978
  4. Governo Andreotti IV, 11 marzo 1978 - 31 gennaio 1979
  5. Governo Andreotti V, 20 marzo 1979 - 4 agosto 1979
  6. Governo Andreotti VI, 22 luglio 1989 - 29 marzo 1991
  7. Governo Andreotti VII, 12 aprile 1991 - 24 aprile 1992

Scritti

Elenco parziale, in ordine cronologico

  • Concerto a sei voci (1946)
  • Pranzo di magro per il Cardinale (1954)
  • De Gasperi e il suo tempo (1965)
  • La sciarada di Papa Mastai (1967)
  • I minibigami (1971)
  • Ore 13: Il Ministero deve morire (1975)
  • A ogni morte di Papa (1980)
  • Diari 1976-1979 (1981)
  • Visti da vicino (1982)
  • Visti da vicino, seconda serie (1983)
  • Visti da vicino, terza serie (1986)
  • De Gasperi, visto da vicino (1986)
  • Onorevole stia zitto (1987)
  • L'URSS vista da vicino (1988)
  • Gli USA visti da vicino (1989)
  • Il potere logora, ma è meglio non perderlo (1990)
  • Governare con la crisi, dal 1944 ad oggi (1991)
  • Onorevole stia zitto, Atto secondo (1992)
  • Il Ministero dell'uomo in grigio (1993)
  • Cosa Loro. Mai visti da vicino.(1995)
  • De prima re publica (1996)
  • Operazione via Appia (1998)
  • A non domanda rispondo (1999)
  • I quattro del Gesù (1999)
  • Teneteli su e altri racconti (1999)
  • Piccola storia di Roma (2000)
  • Sotto il segno di Pio IX (2000)
  • Volti del mio tempo. Personaggi della storia, della politica, della Chiesa (2000)
  • Un gesuita in Cina. 1552-1610: Matteo Ricci dall'Italia a Pechino (2001)
  • I nonni della Repubblica (2002)
  • Altri cento nonni della Repubblica (2003)
  • La fuga di Pio IX e l'ospitalità dei Borbone (2003)
  • 1947 (2005)
  • 1948 (2005)
  • 1949 (2006)
  • Concerto a sei voci (2006)
  • De Gasperi (2006)

Curiosità

  • Andreotti è stato uno dei pochi politici cui è stata intitolata una canzone: l'autore è Francesco Baccini, nell'album Nomi e cognomi; sulla musica dello stesso Baccini, il Senatore a Vita è stato anche protagonista di un celebre cartone animato italiano, "Giulio Andreotti"(2000), firmato da Mario Verger; è probabilmente ispirata alla figura di Andreotti anche "L'Uomo Falco" di Antonello Venditti.E per finire è soprannominato Belzebù dai leghisti .
  • È apparso nel film Il tassinaro, con Alberto Sordi.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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