Lophophora williamsii

specie di cactus
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La Lophophora williamsiiè una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Cactaceae. La prima analisi metodica del peyote fu pubblicata, nel 1886, dal farmacologo tedesco Louis Lewin. È usato spesso come enteogeno e come componente essenziale per alcuni riti religiosi o altre pratiche tra le quali meditazione, psiconautica, Onironautica, psicoterapia psichedelica. I nativi americani lo usavano anche come farmaco; fuori dall'uso tradizionale è sovente utilizzato in ambito occidentale quale allucinogeno ricreativo.

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Peyote

Lophophora williamsii
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineCaryophyllales
FamigliaCactaceae
GenereLophophora
SpecieL. williamsii
Nomenclatura binomiale
Lophophora williamsii
(Lem. ex Salm-Dyck) J.M.Coult., 1894

Etimologia

Il nome scientifico Lophophora williamsii sembrerebbe derivare dal greco lophos, ossia cresta e phoro, ossia portatore, per via dei peli presenti in ogni areola[1]; la pianta è anche conosciuta con il nome di peyote (dal nahuatl: peyotl ovvero pane degli dei) o mescal.[2]

Descrizione

La pianta presenta numerose infiorescenze globose di colore verde scuro tendente al grigio e 7-13 costolature, su cui crescono minute areole senza spine (o con deboli spine quando la pianta è più giovane).[3] Fra Marzo e Settembre si potrà osservare la fioritura caratterizzata da petali di colore bianco o rosa, a cui seguirà lo sviluppo del frutto claviforme contenente semi neri, ovoidi, del diametro di circa 1,5 millimetri.[4] Tali semi, ricchi di mescalina, venivano un tempo usati dai nativi americani come allucinogeno nei riti sciamanici.[2] È dotato di una grossa radice a fittone fortemente ramificata.[4]

Distribuzione e habitat

L'area d'origine della Lophophora williamsii è il Messico, dove cresce spontaneamente nelle zone desertiche di Chihuahua, Durango e Queretaro[5], ed alcuni territori nel Sud del Texas[4]. Si trova principalmente ad altitudini comprese fra i 100 ed i 1500 metri, ma nel Deserto di Chihuahua lo si può incontrare fino a 1900 m s.l.m.. Cresce riparato fra le rocce od immediatamente a ridosso di grandi piante.

Coltivazione

La pianta va coltivata in un luogo luminoso e arieggiato, con temperature anche molto basse in inverno (in inverno è consigliato porre questa pianta in una serra temperata ad una temperatura di 6-10 °C). Nei mesi primaverili ed estivi va annaffiata moderatamente attendendo che la terra sia asciutta prima di annaffiare nuovamente, mentre a partire da ottobre il terreno è da lasciare completamente a secco.[senza fonte]

Usi

 
Fettine di peyote essiccato per uso rituale, detti "bottoni"
 
Struttura molecolare dell'alcaloide mescalina

Questa pianta è nota per gli effetti psicotropi che si verificano, in caso di assunzione, a causa della forte presenza di alcaloidi, in particolare della Mescalina. Gli effetti allucinogeni possono essere anche accompagnati da cambiamenti fisici come tachicardia, bradipnea e nausea. In particolare, tali effetti sono causati dagli alcaloidi derivati dalla fenetilamina: la dopamina, reagendo con tali composti, provoca le attività legate al sistema nervoso.[6] Nel 1982, uno studio relativo agli alcaloidi presenti in questa specie, ha portato a distinguerne ben 52.[1]

Oltre alle sue proprietà psicoattive, i nativi americani la usavano per scopi terapeutici; per il trattamento di patologie come mal di denti, dolore da parto, febbre, dolori al petto, problemi di tipo dermatologico, reumatismi, diabete, raffreddore, cecità.[7] In America alcuni farmaci contenenti sostanze estratte dal peyote vengono chiamati Anhalonium e sono utilizzati e prescrivibili per il trattamento di asma, nevrosi, nevrastenia. È anche estratta dalla pianta una molecola capace di attività antibiotica, chiamata peyocactina.

Note

  1. ^ a b Léia Scheinvar, Flora Cactologica del Estado de Querétaro, ISBN 968-16-7314-X.
  2. ^ a b Un cactus "divino" del Meso-America: il Peyote, su Agopuntura.org.
  3. ^ Piante grasse, De Agostini
  4. ^ a b c (EN) Lophophora williamsii in Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 31 ottobre 2015.
  5. ^ Anderson, E. F. (1969). "The Biogeography, Ecology, and Taxonomy of Lophophora (Cactaceae)." Brittonia 21(4): 299-310.
  6. ^ Jean Bruneton, Cactaceae, in Plantas Toxicas, Editorial Acribia, ISBN 84-200-0935-0.
  7. ^ Attività antibiotica dell'estratto di peyote, su Economic Botany.

Voci correlate

 
Lophophora williamsii in fioritura

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