Persecuzioni ai danni dei pagani nell'Impero romano
Le persecuzioni dei pagani ebbero inizio sin dai primi tempi del Cristianesimo e si protrassero fino alla definitiva scomparsa delle religioni che avevano dominato la vita sociale, culturale e filosofica dell'Europa antica. Di recente, con la rinascita del Paganesimo, anche le persecuzioni verso queste nuove correnti religiose sono riprese, e ancora una volta da parte dei cristiani.
Definizione del Paganesimo
Il termine pagani è nato in funziona di insulto, utilizzato dagli stessi cristiani per denigrare chiunque aderisse ancora alle religioni tradizionali, cosa che appariva inconcepibile di fronte all'arroganza della dottrina cristiana, la quale fin dall'inizio si ritenne detentrice di una qualche verità assoluta. Questo atteggiamento aggressivo, inculcato alle masse popolari convertite, fu uno dei motivi principali che portarono il Cristianesimo ad azioni talmente estreme e sanguinarie da decretare la fine del Paganesimo. Il termine pagano significava letteralmente "rozzo", "contadino", e nacque proprio nel periodo in cui il Cristianesimo prosperava nei centri cittadini, mentre il Paganesimo era ormai sempre più relegato presso le popolazioni contadine, tra le quali veniva ancora praticato con devozione. Pagano deriva per la precisione dalla parola "pago" (dal latino pagus), indicante un tipo di villaggio campagnolo che poteva vantare di autonomia amministrativa all'interno dell'amministrazione generale del territorio imperiale. Utilizzato in seguito per definire qualsiasi religione non cristiana (anche quella islamica e quella ebraica nel Medioevo, ad esempio), per Paganesimo si intende oggi definire solo il gruppo di religioni misteriche e non praticate nell'Europa precristiana. Per estensione possono essere incluse nella categoria anche le religioni organizzate praticate dai popoli precolombiani prima dell'imposizione del Cristianesimo, sebbene divergano più che profondamente dalle religioni europee. Il gruppo include grossomodo quelle che furono la religione greca, la religione egizia, quella romana e quella celtica, e per estensione può esservi inclusa anche la religione slava, oltre che i culti ellenistici misterici dell'Orfismo e del Mitraismo. Queste religioni furono ad un certo punto della storia (e in certi casi in epoche differenti), perseguitate dal Cattolicesimo e dal Cristianesimo in generale, con una tale violenza da causarne la definitiva soppressione (sebbene siano sopravvissute sotto la forma di culti esoterici durante il corso del tempo e siano riemerse di recente con il cosiddetto fenomeno del Neopaganesimo). Le azioni persecutive furono esercitate dai seguaci della religione cristiana sin dai primi tempi della sua diffusione nella società grecoromana.
Analisi storica
Per comprendere come il Cristianesimo fu in grado — in relativamente poco tempo — di soppiantare e sovrascrivere il Paganesimo in ogni sua forma, bisogna risalire ai tempi dei primi seguaci di Gesù. Inizialmente il Cristianesimo, quando ancora era confinato in Palestina, dovette confrontarsi con l'Ebraismo e organizzarsi in modo da non essere più considerato una setta di questo (o un fenomeno riformatore, come definito dal termine Giudeocristianesimo), ma un movimento a se stante e ben presto penetrante anche nel mondo grecoromano, e conseguentemente causa dello scontro tra le proprie ideologie patriarcali con le ideologie matriarcali del Paganesimo. Galerio fu il primo imperatore a legittimare il Cristianesimo, sancendo la totale libertà religiosa nell'Impero Romano, ma fu con Costantino I che la religione cristiana ebbe l'opportunità di emergere con sempre maggiore vigore. Costantino fu pagano fino al giorno della morte, quando fu dichiarata la sua finale conversione al Cristianesimo (mai comunque confermata da alcuna fonte secolare, e vista da parecchi critici come una macchinazione ecclesiastica), che rese in modo ufficioso il Cristianesimo religione di Stato. Si sa per certo comunque che l'imperatore diede libertà di culto definitiva ai cristiani, e che presso il Concilio di Nicea del 325 conteribuì, molto probabilmente, alla definizione di quello che fu il Cristianesimo da quel momento in poi. Seguendo l'orma del Paolinismo, ovvero un Cristianesimo impregnato di universalismo e imperialismo grecoromano, emerso presso le comunità fondate da Paolo di Tarso, al Concilio si decise di favorire l'assimilazione di molti elementi pagani, i quali avrebbero alimentato la diffusione del Cristianesimo rendendolo più familiare alle popolazioni da convertire. Venne stabilita ad esempio la data della nascita di Gesù facendola corrispondere alla data di nascita del dio Mitra, vennero assimilate festività pagane (come il Natale), santi sovrapposti a divinità (la Madonna sarebbe ad esempio un calco della dea Iside), e la stessa figura di Gesù, secondo molti, sarebbe stata costruita o comunque arricchita di particolari mitologici attingendo da figure quali Horus, Odino, Osiride e ancora una volta Mitra.
Inizio delle persecuzioni
Il primo imperatore a dare inizio ufficialmente alle persecuzioni volte a sopprimere il Paganesimo fu il figlio di Costantino, ovvero Costanzo II. Costanzo crebbe in un ambiente molto cristiano, e la sua formazione fu di conseguenza pesantemente influenzata dai pregiudizi contro i pagani. Il Cristianesimo intanto stava crescendo rapidamente, dato il forte appoggio che il potere imperiale gli stava fornendo, parallelo al discredito sempre maggiore cui furono soggette le religioni non cristiane. Nell'anno 341 Costanzo emanò una legge che proibiva per la prima volta le offerte alle divinità pagane della natura. Successivamente, a causa del fatto che nelle campagne gruppi di cristiani stavano cominciando a saccheggiare i templi pagani, l'imperatore, insieme a suo fratello Costante I, furono esortati dai membri delle alte cariche dello Stato — pressoché ancora tutti pagani — ad emanare editti che vietassero gli atti vandalici, per il rispetto delle credenze religiose e la preservazione delle opere d'arte. Nello stesso anno un'altra legge reinvertì la situazione, sanzionando la chiusura di tutti i templi non cristiani in territorio imperiale. I pagani dovettero attendere il passaggio del ruolo di imperatore a Magnenzio (che sconfisse Costante I), per ottenere la possibilità di ricominciare a celebrare i propri culti. Tre anni dopo, nel 353, Costanzo si reimpossessò del trono e reintrodusse le legislazioni antipagane. Questa volta l'imperatore incrementò la foga persecutiva, dichiarando nel 356 che chiunque fosse sorpreso nel celebrare rituali pagani sarebbe stato condannato a morte. Paradossalmente nell'anno 357 l'imperatore si dimostrò nuovamente tollerante, celebrando i Vicennali a Roma e agendo in funzione di pontefice massimo. Costanzo celebrò nuove ordinazioni sacerdotali, offrì finanziamenti per i culti e confermò i privilegi di cui godevano le sacerdotesse Vestali. Tale comportamento si pensa fu dovuto alle pressioni esercitate dai magistrati, dei qual all'imperatore non conveniva perdere l'appoggio. Nonostante lo sdegno della popolazione, infatti, l'imperatore fece rimuovere successivamente l'altare dedicato alla dea Vittoria presso le aule del senato, a causa delle lamentele di alcuni senatori convertiti al Cristianesimo. La rimozione interruppe solo per poco l'antica tradizione delle offerte che i senatori dedicavano alla divinità per il benessere dello Stato; infatti l'altare fu riaperto in seguito alla morte di Costanzo, o probabilmente sotto il regno di Giuliano.
La restaurazione giuliana
L'imperatore Giuliano, fu originariamente cresciuto come un cristiano. Tuttavia in età pressoché adulta, dopo essersi avvicinato all'ambiente pagano, in particolare attraverso la filosofia, decise di convertirsi al Paganesimo nella sua forma classica, ovvero la combinazione sincretica di Paganesimo greco e Paganesimo romano, e fu iniziato al Mitraismo e ad altre religioni misteriche che stavano avendo diffusione nell'impero. Essendo cresciuto come cristiano, Giuliano tentò una riforma radicale del Paganesimo che lo istituzionalizzasse in modo simile al Cristianesimo, e come una religione unificata, fortemente basata sulla filosofia neoplatonica, la quale contribuì a rafforzare l'elemento monistico della teologia pagana. Il nuovo Paganesimo si sarebbe dovuto chiamare Ellenismo (in greco Hellenismos), perché grecizzato, e avrebbe adottato tecniche e approcci tipici del Cristianesimo. Oltre alla teologia unificata sotto un'unica concezione neoplatonica, Giuliano tentò anche un'unificazione delle altre dottrine e delle liturgie. Insieme al Paganesimo l'imperatore legittimizzò anche l'Ebraismo (che comunque veniva rispettato anche dai cristiani, in quanto visto come religione da cui quella cristiana era gemmata) con il fallimentare tentativo di ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, e le forme di Cristianesimo che la Chiesa perseguitava come eretiche, quali ad esempio l'Arianesimo. Il progetto di libertà religiosa voluto da Giuliano non ebbe mai un compimento, a causa soprattutto del breve periodo di regno, il quale coprì due soli anni. Nonostante si dimostrasse profondamente tollerante nei confronti dei cristiani, e nonostante fosse stato egli stesso cristiano, Giuliano aveva compreso le profonde questioni politiche e ideologiche che si celavano dietro alla diffusione del Cristianesimo, e all'interno della Chiesa cattolica. L'imperatore esortava spesso, anche attraverso opere filosofiche e storiografiche, il popolo e i titolari a non lasciarsi traviare dalla dottrina cristiana, fondata sull'intolleranza, sul fanatismo e sull'oscurantismo. Giuliano aveva compreso appieno il ruolo che il Cristianesimo stava avendo nella storia, e le conseguenze negative che l'ascesa della nuova religione avrebbe portato. Non a caso filosofi, intellettuali e liberi pensatori tendettero fino all'ultimo a non convertirsi alla religione cristiana. L'azione dell'imperatore volta a salvare il Paganesimo risultò inefficace, e la Chiesa, sempre più ricca e potente, dopo la morte dell'imperatore non esitò nell'eliminare le riforme da lui iniziate.
Periodo di tolleranza
Dopo la morte di Giuliano, Gioviano parve istituire una politica di tolleranza religiosa relativamente neutrale. Sotto Valentiniano e Valente proseguì questa pace, e si diffusero le idee di parecchi intellettuali pagani che ringraziavano gli imperatori per la tolleranza dimostrata. Valentiniano, che governò l'Occidente, era un cristiano, ma simpatizzava molto per le religioni pagane. Governò insieme a Valente, e i due imperatori sancirono la completa tolleranza per ogni sorta di culto sin dall'inizio del loro regno, nel 364. Valentiniano confermò i privilegi dei sacerdoti pagani, e l'appartenenza dei templi alle comunità pagane, in modo che queste potessero mantenerli ed arginare eventuali saccheggi da parte dei cristiani. Valente, che governò in Oriente, era un ariano, ed era osteggiato dalla Chiesa cristiana, per questo non si preoccupò della questione pagana.
Rinnovo delle presecuzioni
Dopo la morte di Valentiniano nel 375, Graziano, suo figlio e successore, salì al trono all'età di sedici anni. Sei giorni dopo la morte del padre, il fratellastro di Graziano, Valentiniano II, di soli quattro anni, fu dichiarato anch'egli contemporaneamente imperatore. Dopo la morte di Valente, nella battaglia di Adrianopoli del 378, Graziano scelse Teodosio I come successivo imperatore orientale. Graziano fu educato da Ausonio, che gli aveva insegnato ad essere tollerante, ma dopo la morte del padre passò nelle mani di Ambrogio, fanatico vescovo di Milano, dichiarato in seguito santo. Sotto le influenze del vescovo l'intera corte imperiale fu prevasa da un'intensa intolleranza religiosa, che provocò ben presto una violenta opposizione delle più alte personalità nei confronti del Paganesimo. Le macchinazioni e gli intrighi dell'ecclesiastico posero fine al periodo di pace, e diedero inizio ad una nuova, più radicale che in passato, guerra religiosa nei confronti dei pagani. Graziano, persuaso dal vescovo, ordinò il compimento di sanguinosi stermini nell'anno 382. L'imperatore si impossessò dei beni del clero pagano e delle Vestali, e ne eliminò qualsiasi privilegio giuridico, amministrativo e sociale. I templi pagani furono confiscati dal governo, e molti spogliati delle loro bellezze artistiche e dei loro tesori, i quali confluivano nel patrimonio crescente della Chiesa cristiana e nelle casse di Stato. L'imperatore procedette anche con il licenziamento di tutti i membri pagani del governo, senatori inclusi. Questi inviarono costantemente richieste all'imperatore per permettere la reistituzione dell'altare della Vittoria, e per chiedere la restituzione dei diritti ai preti pagani e alle Vestali. Costantemente influenzato dal volere del vescovo Ambrogio, Graziano ignorò le richieste e destituì la carica di pontefice massimo, titolo che ancora deteneva. Nell'Est dell'impero, intanto, Teodosio non mostrò alcun interesse verso le cause religiose fino alla morte di Graziano, cui seguì l'imperatore Massimo. Gli imperatori d'Oriente Teodosio I e Valentiniano II lo riconobbero come legittimo successore nel 384. Un editto del 386 dichiarò che i templi e le festività pagane non avrebbero dovuto più ricevuto alcun genere di sostentamento da parte delle comunità, e che i collegi sacerdoitali non avrebbero potuto mantenerne le condizioni o costruirne di nuovi. Nel 387 teodosio, fortemente cristiano, riuscì a esternare dall'Italia Valentiniano II, e a sbarazzarsi di Massimo, condannato a morte perché dichiaratamente pagano. Teodosio si spostò poi in Oriente, e lasciò Valentiniano II a governare in Occidente. Teodosio non mostrò interessi in materia religiosa durante la prima parte del suo regno, e anzi, in certi casi dimostrò tolleranza, come ad esempio quando ordinò la ricostruzione della sinagoga di Callicino, in Mesopotamia, distrutta da un gruppo di fanatici cristiani.
Solo dopo quello che è comunemente conosciuto come il massacro di Tessalonica del 390, Ambrogio ebbe l'occasione di riguadagnare influenza sulle decisioni imperiali. Ambrogio utilizzò l'evento per scomunicare Teodosio, e in questo modo poterlo manipolare tenendolo a bada attraverso il terrore dell'idea dell'inferno dopo la morte. Ben presto Ambrogio estese le sue influenze anche in Occidente, persuadendo l'imperatore Valentiniano. Nell'anno 391 l'imperatore emanò una legge che sancì la chiusura dei templi pagani e la destituzione di qualsiasi culto non cristiano, seguita da una legge successiva che oltre a ribadire queste condizioni incentivò le politiche di punizione nei confronti di coloro che ancora praticavano apertamente il Paganesimo. La situazione del Paganesimo declinava progressivamente anche in Oriente, dove nel 392, Teodosio I iniziò ufficialmente violente pesecuzioni contro i pagani. Questo editto è considerato uno dei più feroci, dato che diede inizio alla sistematica demolizione dei templi in tutto l'impero e alle uccisioni per mezzo di torture quali la crocefissione, il rogo, e altre tecniche particolarmente sanguinolente. Furono proibiti anche i culti privati, e fu istituita una sorta di caccia alle streghe ante litteram. Vennero infatti invitati tutti i cittadini cristiani a denunciare alle autorità o a uccidere da se qualsiasi concittadino che venisse sorpreso nella pratica di liturgie pagane.