Derby d'Italia
Il derby d'Italia è il nome dato comunemente all'incontro di calcio tra le squadre italiane di Inter e Juventus.[1][2] Con oltre 220 incontri ufficiali disputati, si tratta della gara più volte giocatasi nel panorama calcistico italiano.

Pur non essendo un derby nel senso stretto del termine, la contrapposizione sportiva tra Nerazzurri e Bianconeri mette di fronte due fra le formazioni più sostenute, titolate e con maggior tradizione sportiva, oltreché col maggior fatturato e valore borsistico della Nazione. Soprattutto per quanto concerne il massimo campionato nazionale, quello fra Inter e Juventus è spesso emerso come un dualismo per le prime posizioni della classifica, a volte determinante per l'assegnazione dello scudetto; la sfida è inoltre divenuta protagonista di alcune finali, tra cui due di Coppa Italia (1959 e 1965) e una di Supercoppa italiana (2005). Si tratta, insomma, di una «classica» del calcio tricolore.
L'incontro tra l'Inter e la Juventus spesso è vissuto come il riflesso tra la rivalità, sia in ambito economico sia politico, che divide Milano e Torino, le più grandi città del Nord-Ovest d'Italia nonché, assieme a Genova, componenti del cosiddetto triangolo industriale, la regione socioeconomica che ebbe il maggior sviluppo sportivo nel Paese,[3] oltreché di quella tra gli Agnelli e i Moratti, le famiglie che ne hanno detenuto per più tempo la maggioranza societaria;[4][5] motivo per cui è anche descritto come un «derby regionale».[6]
L'espressione
L'espressione fu coniata nel 1967 da Gianni Brera, il più influente giornalista sportivo italiano del Novecento,[7] per indicare il confronto tra due formazioni che, pur risiedendo in due città e persino regioni differenti, erano caratterizzate da una profonda rivalità reciproca, tipica di quelle sfide "stracittadine" chiamate per l'appunto derby; solo in seguito il match Inter-Juventus venne visto anche come quello fra le due squadre al tempo più titolate e tifate d'Italia, nonché fra le poche all'epoca mai retrocesse dalla massima serie. Nel '67 le proprietà di Inter e Juventus erano inoltre in mano, rispettivamente, ai Moratti e agli Agnelli, due tra le più importanti dinastie economiche dell'Italia di quegli anni, cosa che contribuì a dare all'espressione di Brera anche una valenza di tipo sociale.[5]
«"Derby d'Italia" nasce nel 1967. Juventus e Inter sono, in quel momento, le squadre con gli albi d'oro più ricchi. La Juve ha già vinto 13 scudetti, l'Inter 10. Il Milan? È stato fondato prima dell'Inter, ha cominciato a vincere prima della Juventus, ma in bacheca ha due scudetti in meno dell'Inter e uno del Genoa. Brera fa la somma dei titoli (italiani) e, dopo l'ultimo trionfo juventino, conia la nuova espressione.
È il 1967. [...] In Italia tramonta il mito della Grande Inter. Succede a Mantova, giovedì 1º giugno, ultima di campionato. I nerazzurri [...] sono primi con 48 punti, la Juve a 47. La trasferta "virgiliana" sembra tranquilla, la Juve gioca contro la Lazio disperata e quasi in B. Primo tempo Mantova-Inter zero a zero. Ripresa: al quarto minuto clamorosa (e inquietante) papera del portierone Giuliano Sarti. L'Inter perde. La Juve batte la Lazio con gol di Bercellino e Zigoni, sorpassa i nerazzurri e vince il duello ("derby d'Italia" alla distanza) e il 13º scudetto.
L'espressione di Brera è quindi coniata in piena lotta Inter-Juve. La Milano lombarda e il vej Piemont [...]. Sfida piena di tensioni e di scudetti. Un bravo giornalista, Vladimiro Caminiti, alcuni anni dopo si chiede: perché Inter-Juve è il derby d'Italia? Si risponde: "Le ragioni sono mille e nessuna. La ragione del cuore, prima di tutte, perché si tratta delle società più popolari d'Italia con sostenitori e club ovunque. Anche fuori dalla penisola"».[8]
—Germano Bovolenta, 21 novembre 2008
Dal 1994 al 2009 il Milan è stato in vantaggio sull'Inter per numero di scudetti conquistati,[7] il che ha suscitato polemiche da parte rossonera sull'uso di tale locuzione:[9] secondo alcuni,[10] infatti, la definizione di derby d'Italia era superficialmente riferita alle sole squadre con il palmarès più ricco; inversamente, per molti[11][12] l'intenzione di Brera era esclusivamente quella di sottolineare la rivalità che tradizionalmente caratterizza le sfide tra il club interista e quello juventino, a prescindere dagli albi d'oro. In ogni caso, l'antica rivalità tra le tifoserie nerazzurre e bianconere è ancora una costante del calcio tricolore, rinfocolatasi nel 2006 per gli strascichi del caso Calciopoli.[13] Tutto ciò rende l'incontro tra le due squadre molto simile a una stracittadina, permettendo il successo di tale locuzione popolare ancora oggi.[14][15]
Cenni storici
Dagli albori al girone unico
La Juventus, tra le più antiche società calcistiche d'Italia, nacque a Torino nel 1897 per volontà di un gruppo di studenti liceali, mentre l'Internazionale si costituì a Milano nel 1908 per scissione dai concittadini del Milan. Le due squadre si affrontarono per la prima volta nel 1909 durante il campionato di Prima Categoria: nel primo incontro assoluto del 14 novembre di quell'anno, giocato sul campo di Corso Sebastopoli a Torino, i bianconeri vinsero 2-0 grazie a una doppietta di Ernesto Borel,[7][16] mentre i nerazzurri si imposero 1-0 in Lombardia due settimane più tardi; l'Inter avrebbe poi conquistato a fine stagione il suo primo titolo italiano.[17]
L'11 novembre 1912 l'Inter ottenne l'affermazione più larga sui rivali piemontesi in trasferta, vincendo in Piemonte per 0-4. Il torneo del 1913-1914 segnò invece le gare con più reti di scarto tra le formazioni: all'andata vinse la Juventus per 7-2[18] mentre, al ritorno, prevalsero i nerazzurri per 6-1.[19] Per quanto riguarda la Serie A, la prima gara si disputò il 19 marzo 1930 a Torino, alla presenza del re Vittorio Emanuele III, con l'Ambrosiana – nome cui era stata costretta l'Inter sotto il ventennio fascista, causa italianizzazione, dopo la forzata fusione con la Milanese[20] – vittoriosa per 2-1;[21] il successo per 2-0 nella gara di ritorno, il 29 giugno, assicurò anche in questo caso ai milanesi lo scudetto, coi torinesi al terzo posto della graduatoria:[22] fu questo il primo titolo italiano assegnato nell'era del girone unico, nonché il primo che vide nerazzurri e bianconeri battagliare da vicino per la sua conquista.
La Juve del Quinquennio e l'Ambrosiana di Peppìn Meazza
La rivalità vera e propria ebbe inizio negli anni 1930 quando i due club, entrambi al vertice del calcio italiano, si ritrovarono stabilmente a lottare per lo scudetto assieme alla principale rivale del tempo, il Bologna. La Juve del Quinquennio fece suoi cinque campionati consecutivi durante la prima metà del decennio (1931-1935), prima squadra capace di raggiungere questo filotto, mentre l'Ambrosiana-Inter, come detto già vincitrice nel 1929-1930 del primo torneo a girone unico, fu in seguito artefice di altre due affermazioni tricolori sul finire della decade.
L'annata 1932-1933 vide i bianconeri di Carlo Carcano vincitori del loro terzo titolo consecutivo davanti ai nerazzurri, costretti ad abbandonare le ambizioni tricolori dopo la sconfitta 3-0 subita nel girone d'andata a Torino.[23] La stagione successiva i meneghini chiusero nuovamente alle spalle dei piemontesi,[24] pur battendoli per 3-2 a Milano nella gara d'andata.[25] Il campionato del 1934-1935 segnò invece un testa a testa fra le due formazioni fino all'ultima giornata, in programma per il 2 giugno 1935, con le due rivali fin lì appaiate in vetta a quota 42 punti: la Juventus sconfisse 1-0 a Firenze la Fiorentina, mentre l'Ambrosiana-Inter, perdendo 4-2 a Roma con la Lazio, lasciò ai piemontesi la gioia del quinto scudetto consecutivo.[26]
Chiusa l'epoca del quinquennio juventino, la stagione 1935-1936 vide invece le due rivali affrontarsi per la prima volta in Coppa Italia, manifestazione nell'occasione reistituita dall'allora Direttorio Divisioni Superiori dopo un decennio di oblìo: contrapposte negli ottavi di finale, ad avere la meglio fu la squadra bianconera che superò di misura quella nerazzurra grazie a una rete di Armando Diena.[27]
Nella stagione 1937-1938 le compagini si spartirono i due allori del calcio italiano, battagliando spalla a spalla in entrambi i casi. I lombardi trionfarono in campionato, avendo la meglio dei piemontesi solo all'ultimo turno: il 24 aprile l'Ambrosiana-Inter del capocannoniere Giuseppe Meazza, in vantaggio di un solo punto, sconfisse il Bari in trasferta per 2-0 mentre la Juventus, ospite del Milan a San Siro, fu fermata sul risultato di 1-1 rinunciando così alle speranze tricolori.[28] In Coppa Italia furono invece i bianconeri a sollevare il trofeo: tre giorni prima dell'epilogo del campionato, nella semifinale di coppa giocata in gara unica a Torino i padroni di casa regolarono 2-0 gli ospiti, guadagnando così l'accesso alla finale[29] che poi vinceranno, mettendo in bacheca il loro primo successo nella competizione. In questo periodo i bianconeri vinsero 12 match contro i rivali nerazzurri, da par loro fermatisi a 8, con il picco del 5-0 a Milano del 16 ottobre 1938.[30]
Il secondo dopoguerra
Nel secondo dopoguerra, chiusasi tragicamente l'epopea calcistica del Grande Torino, Inter e Juventus si trovarono di nuovo in vetta nella stagione 1949-1950 con i bianconeri, dopo tre lustri, campioni d'Italia per l'ottava volta[31] e i rivali milanesi, terzi, distanziati di tredici lunghezze nonché sconfitti dai piemontesi in entrambi gli scontri diretti.
La squadra nerazzurra si rifece di lì a poco, trionfando nel campionato del 1952-1953 e tornando nell'occasione a cucirsi il tricolore al petto a tredici anni dalla sua precedente affermazione.[32] Anche nel 1953-1954 l'undici del presidente Carlo Masseroni e dell'allenatore Alfredo Foni (già bandiera juventina da calciatore) si sarebbe aggiudicato il titolo, stavolta dopo un lungo testa a testa proprio con la Juve culminato in un arrivo al fotofinish all'ultima giornata, con nerazzurri e bianconeri separati da un solo punto di distacco e impegnati in casa, rispettivamente, contro Triestina e Napoli: entrambe le rivali vinsero, sicché lo scudetto rimase sulle casacche di Benito Lorenzi e compagni;[33] in quel torneo i meneghini ottennero inoltre la loro affermazione più larga sui torinesi, il 4 aprile 1954, imponendosi per 6-0 a Milano.[34]
Dal Trio Magico alla Grande Inter
Gli anni 1950 si chiusero con le due rivali contrapposte per la prima volta in una finale, quella di Coppa Italia, in cui l'Inter non riuscì a sfruttare il vantaggio ambientale di giocare a San Siro, cedendo quel 13 settembre 1959 con un netto 1-4 dinanzi alla Juve del trio Boniperti-Charles-Sívori.[35][36] Da notare che a partire dal dicembre 1954 e sino allo stesso mese del 1960, i bianconeri dei 13 incontri disputati ne vinsero 11, lasciando solo due pareggi ai nerazzurri, l'1-1 del 14 ottobre 1956[37] e il 2-2 del 16 marzo 1958,[38] incontri entrambi disputati a Milano.
Nel 1961 fu ancora la Juventus a centrare la sua vittoria col maggior scarto. Il 16 aprile le due formazioni si affrontarono a Torino, con i bianconeri battuti all'andata per 3-1 ma ora in vantaggio di due punti in classifica. La gara fu sospesa al 31' minuto per motivi di sicurezza, causa un'invasione a bordo campo del pubblico presente all'interno dello stadio Comunale: l'Inter, in prima istanza, ottenne il 2-0 a tavolino ma la società bianconera presentò ricorso, accolto il 3 giugno dalla Federcalcio (all'epoca presieduta da Umberto Agnelli, anche presidente della Juventus) la quale dispose di rigiocare il match; nel frattempo i meneghini persero inaspettatamente a Catania per 0-2, scivolando a -3 dai piemontesi prima del nuovo scontro diretto, e abbandonando ogni speranza tricolore. Il 10 giugno la Juventus, con il Cabezón autore nell'occasione di una sestina, sconfisse per 9-1 la squadra milanese che, in segno di protesta contro la ripetizione della gara, aveva scelto di schierare la propria formazione "Primavera".[39]
Gli anni 1960 segnarono la fine del ciclo bianconero del Trio Magico (1957-1961), che fece suoi tre scudetti e due Coppe Italia, e l'inizio dell'epopea della Grande Inter di Angelo Moratti e Helenio Herrera (1962-1966), la prima squadra italiana a vincere due Coppe dei Campioni, altrettante Coppe Intercontinentali, prima volta assoluta per un'italiana, e tre titoli nazionali; in proposito, i nerazzurri del Mago conquistarono il loro primo scudetto proprio contro i piemontesi, sconfitti 1-0 a Torino il 28 aprile 1963 grazie alla rete di Sandro Mazzola, nel match che segnò la lotta al vertice di quella stagione.[40]
HH vs HH2
Per la maggior parte di questo decennio la sfida fra le due rivali fu anche quella tra HH e HH2, ovvero i due Herrera che sedevano sulle panchine, il succitato Helenio a Milano e Heriberto a Torino. Due tecnici, e due modi di intendere il calcio, letteralmente agli antipodi: il primo, franco-argentino, un istrionico affabulatore che puntava molto sull'aspetto emotivo e psicologico dei suoi giocatori; il secondo, paraguaiano, un "sergente di ferro" cultore dell'allenamento e di una rigida disciplina sia tattica sia, soprattutto, comportamentale.[41]
Seppur l'Inter si dimostrò tra le più forti squadre europee degli anni 1960, nelle due occasioni in cui nerazzurri e bianconeri si ritrovarono a sfidarsi gli uni di fronte agli altri, dapprima nella finale di Roma della Coppa Italia 1964-1965[36][42] e poi nella volata-tricolore del campionato 1966-1967,[43] ad avere la meglio in entrambi i casi fu la cosiddetta Juve Operaia[44] che peraltro, con lo scudetto del '67 vinto in rimonta all'ultima giornata, complice la storica "papera" del portiere nerazzurro Giuliano Sarti sul campo del Mantova, mise di fatto fine all'epoca della Grande Inter.[45]
Dagli anni 1970 ai 1990
Il lasso di tempo che va dagli anni 1970 alla prima metà degli anni 1980 fu segnato dal cosiddetto Ciclo Leggendario dei bianconeri, che vinsero nove scudetti sui sedici campionati disputati oltreché, con Giovanni Trapattoni in panchina, tutte le competizioni confederali, prima squadra nella storia del calcio a riuscire nell'impresa.[46]
Tra il 1973 e il 1975 la Juventus vinse inoltre cinque derby d'Italia consecutivi fra campionato e coppa nazionale, sbancando San Siro in tre occasioni: tale striscia fu fermata il 29 maggio '75 da una vittoria interista per 2-1 nel match d'andata dei gironi di semifinale della Coppa Italia 1974-1975, con rete decisiva di Giacinto Facchetti;[47] il 19 giugno seguente, però, i torinesi si rivalsero andando a vincere a Milano con un tennistico 6-2,[29][48] nella gara che rappresenta la vittoria col maggior scarto dei bianconeri in trasferta.[7]
A partire dal gennaio 1972 e sino al dicembre 1977, su 21 incontri ufficiali (12 di campionato e 9 di Coppa Italia), la Juventus ne ha vinti 10 di campionato e 3 in Coppa Italia. Per i nerazzurri 5 successi nella coppa nazionale e uno solo in campionato, il 4 aprile 1976, con gol di Mario Bertini.[49] Due i pareggi, uno per competizione. L'inter chiuderà tuttavia tale decennio con un secco 4-0 nella sfida di campionato a San Siro dell'11 novembre 1979, in una stagione che vide i meneghini di Eugenio Bersellini rivincere dopo nove anni lo scudetto proprio davanti ai torinesi, e con nell'occasione protagonista Alessandro Altobelli autore di una tripletta.[50]
Negli anni 1980, dopo la fine del blocco quindicennale (eredità della disfatta coreana) all'ingaggio degli stranieri in Serie A, gli incontri fra nerazzurri e bianconeri videro protagonisti due tra le maggiori stelle del tempo quali il francese Michel Platini e il tedesco Karl-Heinz Rummenigge. In questo decennio, da parte juventina rimase nella memoria la doppia sfida del 1983 in semifinale di Coppa Italia,[29] preludio alla vittoriosa finale che varrà loro la settima coppa nazionale, mentre sul versante interista occupò un posto di rilievo un altro 4-0 di campionato, quello maturato a Milano l'11 novembre 1984.[51]
La rinascita di una rivalità
Con l'arrivo della "Triade", ovvero il trio dirigenziale bianconero Bettega-Giraudo-Moggi, negli anni 1990 la sfida si spostò anche sui banchi politici della Lega Calcio, con il duopolio formato dalla Juve e dal Milan di Silvio Berlusconi alla maggioranza,[52] e l'Inter, passata nel frattempo dalle mani di Ernesto Pellegrini a quelle di Massimo Moratti, figlio di Angelo, alla minoranza. Il derby d'Italia, nel frattempo relegato in secondo piano dall'altra rivalità nazionale biancorossonera, si riaccese nella Serie A 1997-1998 quando le due squadre, dopo anni, si ritrovarono nuovamente a lottare spalla a spalla per lo scudetto.
A quattro turni dal termine di quel campionato, coi bianconeri in testa e i nerazzurri a un solo punto di ritardo, nello scontro diretto di Torino gli ospiti recriminarono per un contatto in area tra il difensore bianconero Mark Iuliano e l'attaccante interista Ronaldo:[53] gli uomini di Gigi Simoni chiesero invano l'assegnazione di un rigore, ma non fu dello stesso avviso l'arbitro Piero Ceccarini;[54] la partita terminò 1-0 per la squadra di Marcello Lippi grazie a un contropiede di Alessandro Del Piero,[53] ma al fischio finale le discussioni proliferarono in tutti i media, arrivando finanche in Parlamento[55] e sfiorando una crisi istituzionale ai vertici della Federcalcio.[56] A fine torneo la Juventus colse il suo venticinquesimo titolo, con l'Inter relegata alla piazza d'onore.
Dagli anni 2000 al presente
Il campionato del 2001-2002 andò a scrivere un'altra importante pagina della storica rivalità, con Inter e Juventus di nuovo in lotta per il tricolore, in una corsa a tre che vide coinvolta anche la Roma, sino all'ultimo turno. La squadra nerazzurra, capolista a 90' dal termine e data ampiamente favorita per il trionfo finale, perse a sorpresa 4-2 in casa di una Lazio,[57] quel giorno, "scaricata" dai suoi stessi tifosi – per timore di assistere a un successo dei concittadini giallorossi –,[58] lasciando così strada libera ai bianconeri di Lippi che, battendo in trasferta l'Udinese per 2-0, si assicurarono lo scudetto.[59] L'epilogo di quel torneo rimase impresso nella memoria collettiva[60] tanto che, da allora, il «5 maggio» è divenuta una delle date "simbolo" nella storia del calcio italiano,[61] ricordata con opposti sentimenti dalle due tifoserie, e presto trasformatasi in uno dei pilastri di questo dualismo sportivo.[57]
Nella stagione successiva le due squadre si ritrovarono di nuovo a lottare per lo scudetto. Degna di nota risultò la sfida d'andata giocata allo stadio Meazza in cui l'Inter, passata in svantaggio a causa di un rigore trasformato da Del Piero all'89', riacciuffò il pareggio al 5' di recupero, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, grazie alla singolare marcatura "in coabitazione" fra Vieri e il portiere nerazzurro Francesco Toldo, spintosi nell'occasione in avanti.[62][63] Il 29 novembre 2003 l'Inter espugnò poi Torino con un 1-3, fermando l'imbattibilità bianconera casalinga nel derby d'Italia che durava da dieci anni;[64] i nerazzurri vinsero poi anche il match di ritorno a Milano per 3-2,[65] sicché il campionato 2003-2004 rimane l'ultimo in cui i lombardi riuscirono a prevalere in entrambi i confronti diretti sui piemontesi. Nella stessa stagione le due squadre si ritrovarono contrapposte nella semifinale di Coppa Italia: un doppio confronto che, dopo i pareggi di Torino e Milano, per la prima volta nella storia del derby d'Italia si risolse ai tiri di rigore, che arrisero ai bianconeri.[29]
Lo spartiacque di Calciopoli
Il 20 agosto 2005, al Delle Alpi di Torino, Juventus e Inter si affrontarono per la prima volta nella finale di Supercoppa Italiana, che vide prevalere i nerazzurri di Roberto Mancini grazie a una rete di Juan Sebastián Verón nei tempi supplementari.[66] Fu al termine di questa stagione che la rivalità fra i due club si rinfocolò definitivamente, per via dello scoppio nell'estate del 2006 dello scandalo Calciopoli:[7] nell'occasione la Giustizia Sportiva, tra gli altri provvedimenti, declassò la società bianconera in Serie B per la prima volta nella sua storia;[67] quella nerazzurra rimase così l'unica squadra italiana a non esser mai retrocessa nella serie cadetta e, il 26 luglio dello stesso anno, si vide inoltre assegnare lo scudetto del 2005-2006, precedentemente conquistato sul campo proprio dai rivali bianconeri.[68]
Per i succitati motivi, nella seconda metà degli anni 2000 il derby d'Italia tornò a essere tra le sfide più sentite dai due club. In tale periodo l'Inter egemonizzò il calcio italiano facendo suoi quindici trofei, fra nazionali e internazionali, nello spazio di sette stagioni. La cosa si riverberò anche nelle sfide del tempo fra nerazzurri e bianconeri, con questi ultimi che in poche occasioni riuscirono a battere i rivali: tra di essi due 2-1, il primo nel girone di ritorno del campionato 2007-2008, prima vittoria juventina a Milano dal loro ritorno in massima serie,[69] e il secondo nell'andata della stagione 2009-2010,[70] quando a Torino i padroni di casa superarono l'undici di José Mourinho di lì a qualche mese artefice di uno storico treble mai riuscito prima a una squadra italiana.[71]
Negli anni 2010 si assistette invece al ritorno in auge della Juventus, per quattro volte consecutive campione d'Italia e tornata a dettar legge anche nelle sfide contro i meneghini; in particolare, con il 3-1 allo Stadium di Torino del 2 febbraio 2014, i piemontesi misero a referto la loro centesima vittoria nella storia contro i lombardi.[72][73] In questo lasso di tempo, in campionato l'unico acuto interista fu il 3-1 esterno del 3 novembre 2012, che peraltro pose fine a un'imbattibilità assoluta bianconera che perdurava da 49 gare.[74] Nella stagione 2015-2016 le due rivali si ritrovarono inoltre opposte per la quarta volta in una semifinale di Coppa Italia: dopo il 3-0 bianconero nell'andata a Torino,[75] cui replicarono i nerazzurri con un altro 3-0 nel ritorno a Milano, come dodici anni prima il confronto si risolse ai rigori dove, anche stavolta, trionfò la Juventus.[76]
Statistiche
Statistiche generali
Al 2 marzo 2016, le due squadre si sono incontrate ufficialmente 229 volte con 103 vittorie della Juventus, 56 pareggi e 70 vittorie dell'Internazionale.[77] La Juventus si è imposta a Milano per ventinove volte. La sua serie migliore è quella dei tre successi consecutivi messi in fila dal 28 aprile 1974 al 31 agosto 1975, con due vittorie in campionato e una in Coppa Italia. La gara successiva, giocata il 31 agosto, finì col risultato di 1-0 per l'Inter che, da par suo, ha invece vinto a Torino in venti occasioni. Le sue migliori serie vanno dal 16 maggio 1961 al 22 dicembre 1963, con due affermazioni consecutive, entrambe in campionato, e fermatasi con uno Juventus-Inter 4-1; e dal 20 aprile 2005 al 2 ottobre dello stesso anno, con due affermazioni per 0-1, una delle quali in supercoppa, e conclusasi con uno Juve-Inter 2-0.
Dal punto di vista statistico, i piemontesi misero assieme una striscia d'imbattibilità casalinga lunga ventotto anni, dal 16 maggio 1965 al 21 marzo 1993: durante questo periodo i lombardi non riuscirono a espugnare il campo bianconero eccezion fatta per l'incontro del 1º maggio 1983, terminato 3-3 sul campo, ma ribaltato poi dalla Giustizia Sportiva in un 2-0 a tavolino per un lancio di pietre contro il pullman dell'Inter, compiuto dai tifosi locali. In seguito alla sconfitta subìta nel campionato 1992-1993, la squadra bianconera rimase imbattuta per altri dieci anni, sino al 29 novembre 2003.[64] Per quando riguarda i lombardi, invece, la maggior striscia d'imbattibilità casalinga si rifà ai nove anni trascorsi dal 6 maggio 1932 all'11 maggio 1941, quando i nerazzurri misero insieme sette vittorie e due pareggi contro i rivali. In tempi più recenti, la striscia maggiore va dal 29 aprile 1984 al 26 aprile 1992, data di Inter-Juventus 1-3; dopo tale partita, i meneghini rimasero imbattuta allo stadio Meazza per altre tre stagioni, fino all'1-2 bianconero del 20 aprile 1996.
Oltre ai numerosi incontri ufficiali, tra cui si annoverano anche uno spareggio per l'accesso alla Coppa dell'Europa Centrale (1929), il Campionato Alta Italia (1944) e il Trofeo Picchi (1971), sin dall'inizio del XX secolo le due formazioni si sono ritrovate diverse volte contrapposte in manifestazioni di carattere amichevole quali la Coppa Pagani, la Palla d'oro Moët et Chandon, i Tornei delle Città di Torino e Milano, la Coppa Super Clubs e, in tempi più recenti, triangolari prestagionali come il Trofeo Birra Moretti e il Trofeo TIM.
Totale gare disputate |
Vittorie Juventus |
Pareggi | Vittorie Inter |
Reti Juventus |
Reti Inter | |
---|---|---|---|---|---|---|
Divisione Nazionale (1909-1929 e 1945-1946) |
27 | 8 | 7 | 12 | 36 | 46 |
Serie A (1930-1943 e 1946-2016) |
166 | 79 | 42 | 45 | 240 | 195 |
Totale campionato |
193 | 87 | 49 | 57 | 276 | 241 |
Campionato Alta Italia (1943-1944) |
2 | 1 | 0 | 1 | 2 | 2 |
Coppa Italia (1936-2016) |
31 | 14 | 7 | 10 | 48 | 38 |
Supercoppa italiana (2005) |
1 | 0 | 0 | 1 | 0 | 1 |
Spareggio Coppa Mitropa (1929) |
1 | 1 | 0 | 0 | 1 | 0 |
Trofeo Picchi (1971) | 1 | 0 | 0 | 1 | 1 | 3 |
Totale gare ufficiali | 229 | 103 | 56 | 70 | 328 | 285 |
Totale gare disputate |
Vittorie Juventus |
Pareggi | Vittorie Inter |
Reti Juventus |
Reti Inter | |
---|---|---|---|---|---|---|
Coppa Pagani (1909) | 1 | 0 | 0 | 1 | 0 | 1 |
Palla d'oro Moët et Chandon (1910) | 1 | 1 | 0 | 0 | 2 | 1 |
Torneo Città di Torino (1966) | 1 | 1 | 0 | 0 | 3 | 1 |
Torneo Città di Milano (1969) | 1 | 0 | 0 | 1 | 1 | 3 |
Coppa Super Clubs (1983) | 1 | 1 | 0 | 0 | 1 | 0 |
Totale | 5 | 3 | 0 | 2 | 7 | 6 |
Marcatori
Nella seguente tabella sono riportati i giocatori che abbiano segnato almeno 4 reti nelle edizioni ufficiali del derby d'Italia.
Posizione | Nome | Squadra | Reti |
---|---|---|---|
1 | Giuseppe Meazza | Ambrosiana-Inter | 12 |
Omar Sívori | Juventus | ||
Roberto Boninsegna | Inter (9) Juventus (3) | ||
4 | Alessandro Del Piero | Juventus | 10 |
5 | Pietro Anastasi | Juventus | 9 |
6 | Benito Lorenzi | Inter | 8 |
Alessandro Altobelli | Inter | ||
8 | Giampiero Boniperti | Juventus | 7 |
Roberto Baggio | Juventus | ||
Julio Ricardo Cruz | Inter | ||
11 | Sandro Mazzola | Inter | 5 |
Roberto Bettega | Juventus | ||
13 | Michel Platini | Juventus | 4 |
Christian Vieri | Inter | ||
Alvaro Morata | Juventus |
Record
Inter-Juventus, essendo una «classica» del calcio italiano, porta con se diversi record:
- Il derby d'Italia è la sfida più giocata nella storia del campionato italiano, con 191 incontri, e rappresenta la partita fra le due squadre più vittoriose in ambito nazionale, con 48 titoli per la Juventus e 30 per l'Inter.
- La Juventus ha un saldo globale positivo con tutte le squadre affrontate, tranne la Milanese e lo Spezia. L'Inter, invece, ha un bilancio totale positivo nei confronti di tutte le avversarie disputate, ad eccezione proprio della Juventus.
- Sempre la Juventus è la squadra detentrice del primato di punti in una singola edizione del campionato italiano, 102 nella Serie A 2013-2014, strappato proprio all'Inter che ne aveva raggiunti 97 nell'edizione del 2006-2007.
- L'affermazione più larga per i bianconeri è il 9-1 del 10 giugno 1961, valevole per la Serie A 1960-1961.
- L'affermazione più larga per i nerazzurri è il 6-0 del 4 aprile 1954, valevole per la Serie A 1953-1954.
- La vittoria più larga della Juventus in trasferta è il 2-6 del 19 giugno 1975, gara di ritorno della Coppa Italia 1974-1975.
- La vittoria più larga per l'Inter in trasferta è lo 0-4 dell'11 novembre 1912, valevole per il campionato di Prima Categoria 1912-1913.
- La Juventus ha vinto a Milano in ventinove occasioni, la miglior striscia consecutiva è di tre successi tra il 1973 e il 1975.
- L'Inter ha vinto a Torino in venti occasioni, la miglior striscia consecutiva è di due successi tra il 1961 e il 1963 e tra il 2003 e il 2005.
- La maggior imbattibilità bianconera in casa è di diciotto anni, dal 16 maggio 1965 al 1º maggio 1983 (Juventus-Inter 0-2 a tavolino).
- La maggior imbattibilità nerazzurra in casa è di nove anni, dal 5 giugno 1932 all'11 maggio 1941 (Ambrosiana-Juventus 0-2).
- I risultati più frequenti della sfida sono lo lo 0-0 e la vittoria dell'Inter per 1-0 a Milano (verificatisi 14 volte),[78][79] e la vittoria della Juventus per 1-0 a Torino (avvenuta 27 volte).[80][81]
Giocatori
Sull'asse Milano-Torino si sono susseguiti molti scambi di casacca. Tra i primi giocatori di rilievo ad aver vestito entrambe le maglie ci furono, nel periodo interbellico, il nerazzurro Luigi Cevenini, capace di farsi apprezzare anche dai nuovi tifosi bianconeri dopo il trasferimento in Piemonte nel 1927, e Luigi Allemandi, inversamente protagonista nell'Ambrosiana a cavallo degli anni 1920 e 1930 dopo l'esordio in maglia juventina.[82] In seguito toccò a Giuseppe Meazza, dopo aver militato nell'Ambrosiana per tredici anni (1927-1940) segnando 239 gol in 348 partite, passare all'allora Juventus Cisitalia – così chiamata, durante il secondo conflitto mondiale, per l'abbinamento con l'omonima casa automobilistica – nella stagione 1942-1943, segnando 10 reti in 27 gare; il nome di Meazza resta comunque legato alla squadra milanese, dove vinse due scudetti e una Coppa Italia, e dove tornò a militare nella stagione 1946-1947, con 2 marcature in 17 match. Nel 1968 fu il portiere della Grande Inter, Giuliano Sarti, a cambiare divisa trasferendosi a Torino, dopo cinque anni in nerazzurro che gli valsero altrettanti trofei nazionali e internazionali.
Lo scambio storico, quello fra due bandiere dei club, fu tuttavia quello andato in scena nell'estate del 1976, quando l'interista Roberto Boninsegna e lo juventino Pietro Anastasi si resero protagonisti di un reciproco cambio di casacca che destò non poco scalpore:[83] la nuova realtà rivitalizzò il trentatreenne Bonimba il quale all'ombra della Mole vincerà diversi titoli (compresa la Coppa UEFA 1976-1977, primo trofeo internazionale dei piemontesi), segnando anche una doppietta alla sua ex squadra in uno Juve-Inter 2-0 del 16 gennaio 1977;[84] inversamente Pietruzzu, seppur di cinque anni più giovane, non lasciò particolari ricordi sotto la Madonnina.[83] Sul finire degli anni 1970 si segnalò anche l'intreccio di mercato inerente Michel Platini: il francese firmò nel '77 un precontratto con l'Inter,[85] non potendo tuttavia approdare nell'immediato in Serie A per via dell'allora blocco agli ingaggi verso gli stranieri; nel 1982, a frontiere riaperte, per differenti scelte di mercato la società meneghina rinunciò a portare il francese a Milano lasciandolo così libero di accasarsi alla Juventus,[86][87][88] dove collezionerà numerosi trofei compresi tre Palloni d'oro consecutivi.
A metà degli anni 1980 altre due bandiere, il bianconero Marco Tardelli e il nerazzurro Alessandro Altobelli, a distanza di qualche stagione si scambiarono le maglie, senza che ciò portasse a particolari acuti. Giocatori che invece lasciarono ottimi ricordi calcistici militando su entrambe le sponde furono, tra gli anni 1980 e i 2000, Aldo Serena, Roberto Baggio e Christian Vieri,[89] con quest'ultimo peraltro entrato in seguito in contrasto con la dirigenza interista nell'ambito dello scandalo Telecom-Sismi;[90] dopo positivi trascorsi a Torino, furono invece al di sotto delle aspettative le prestazioni a Milano di Totò Schillaci, Angelo Peruzzi ed Edgar Davids.[82]
Nel 2004 avvenne un altro scambio rimasto negli annali per via dei suoi contrapposti esiti, quello tra Fabio Cannavaro, tra i migliori difensori italiani della sua generazione, e Fabián Carini, portiere uruguaiano presto dimenticato dalla Serie A.[91] Cannavaro, una volta approdato in maglia bianconera, con essa vincerà due scudetti (poi entrambi cancellati dallo scandalo Calciopoli) e il Pallone d'oro 2006, mentre Carini, pur potendosi fregiare del titolo italiano vinto a Milano nel 2006-2007, non collezionerà che una manciata di presenze nella sua effimera esperienza nerazzurra. Con il declassamento della Juventus in B, infine, vari giocatori nel 2006 passarono da una sponda all'altra: è il caso di Zlatan Ibrahimović e Patrick Vieira, che, nella Milano nerazzurra, vinceranno tre scudetti e due supercoppe.[82][89]
Tifoserie
A tutto il 2010, la Juventus e l'Inter risultano essere, con rispettivamente circa 13 e 9 milioni di sostenitori,[92] fra le squadre più tifate d'Italia. I piemontesi sono primi assoluti grazie a una percentuale del 31%, equivalente al 20% della popolazione italiana, che registra il maggior seguito nel Meridione,[93] mentre l'Inter, con il suo 18%, si presenta come la seconda squadra più sostenuta del Paese, contendendosi ciclicamente la seconda piazza con i concittadini del Milan.[94]
Anche nel mondo le due squadre si dimostrano fra le più seguite. La Juventus annovera un bacino di simpatizzanti quantificato, a tutto il 2012, in oltre 250 milioni, di cui 44,7 nella sola Europa, 108,4 in Asia e 42,4 sparsi fra l'Africa e le Americhe;[95] mentre l'Inter può contare globalmente su 49 milioni di simpatizzanti, 17,5 dei quali nel vecchio continente[96] e 9 nell'America Meridionale.[97] I club nerazzurri sono riconosciuti tramite il Centro Coordinamento Inter Club (CCIC), che con 1065 fan club ufficiali fanno della società meneghina quella con il maggior numero di club organizzati d'Italia,[senza fonte] cui sono affiliati circa 110.000 soci; il Centro Coordinamento Juventus Club DOC (CCJC) segue con 500 club sul suolo nazionale, che tuttavia vantano una più alta concentrazione di soci, circa 111.100. A fronte di tali numeri entrambe le società, uniche italiane, sono nella top ten delle organizzazioni calcistiche col maggior numero di membri iscritti a livello mondiale.[98]
Note
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- ^ Peccato, capitale, in Union des Associations Européennes de Football, 6 gennaio 2014. URL consultato il 20 aprile 2016.
- ^ Emanuele Gamba, Agnelli e Moratti, fine di una rivalità, in la Repubblica, 3 novembre 2012.
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- ^ Omaggio a Gianni Brera, su giorgiomicheletti.it.
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- ^ Franco Rossi, Derby d'Italia: ma Lapo e Galliani che ne sanno?, su tuttomercatoweb.com, 10 maggio 2009.
- ^ Luigi Ceccarini, Fabio Bordignon, Calcio, va di moda tifare contro, su repubblica.it, 24 agosto 2007.
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- ^ La Juventus, dominatrice dell'Ambrosiana, aumenta il vantaggio sul Napoli, battuto dalla Roma, in La Stampa, 19 dicembre 1932, p. 5.
- ^ La Juventus è campione d'Italia per il 1934-XII, in La Stampa, 30 aprile 1934, p. 5.
- ^ L'Ambrosiana battendo di misura la Juventus si rafforza al comando della classica, in La Stampa, 13 novembre 1933, p. 4.
- ^ La Juventus si riconferma campione d'Italia, in La Stampa, 3 giugno 1935, p. 3.
- ^ Luigi Cavallero, La Juventus batte l'Ambrosiana 1-0 in un incontro guastato dalla rudezza dei nero-azzurri, in La Stampa, 22 maggio 1936, p. 4.
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- ^ 0-6: clamoroso (e imprevisto) crollo della Juventus sul campo dell'Inter, in Stampa Sera, 6 aprile 1954, p. 5.
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- ^ Francesco Ceniti, Ceccarini 11 anni dopo: «Su Ronaldo era fallo, non rigore», in La Gazzetta dello Sport, 20 aprile 2009.«"Ero troppo vicino all'azione. Sembra un paradosso, ma qualche volta ti penalizza. Comunque, ho perso i due passi di Iuliano verso Ronaldo. Nei miei occhi lo juventino è fermo, mentre l'interista gli piomba addosso come un tir. Non ho avuto il minimo dubbio nel lasciar continuare. Così come 30 secondi dopo, quando ho fischiato il rigore per la Juve". Quelli dell'Inter non la pensarono allo stesso modo: tutti in campo a protestare, Simoni il serafico compreso. "Non riuscivo a capire il perché. Ai giocatori dell'Inter dissi: 'Il fallo è di Ronaldo. Nel basket sarebbe sfondamento'. Poi il giorno dopo ho rivisto l'azione. Sì, ho sbagliato. Come mi era successo altre volte. Vuole sapere che cosa avrei fischiato a posteriori? Punizione a due in area. Non vorrei sembrare presuntuoso: per me è ostruzione"»
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- ^ a b Mattia Fontana, L'Inter-Juventus di Boninsegna e Anastasi, su eurosport.yahoo.com, 27 marzo 2013.«Roberto Boninsegna, ormai prossimo ai 33 anni, lascia l'Inter e va alla Juventus. Pietro Anastasi, di cinque anni più giovane, vola in direzione opposta. "Per me è ancora oggi una vicenda triste – ricorda Bonimba [...] – perché mi ritenevo una bandiera dell'Inter, un incedibile. Volete sapere come andò? Io ero al mare con mia moglie e a un certo punto mi chiama il cameriere del bagno. C'è una telefonata per me. È Fraizzoli che un po' imbarazzato mi dice: 'Roberto, domani devi venire a Milano perché la società ha deciso di darti alla Juventus'. Sobbalzo dalla sedia e gli rispondo: 'Presidente, ma la società è lei! Alla Juventus ci andrà lei'. Poi torno da mia moglie che vedendomi bianco in volto mi fa: 'Ma è morto qualcuno?' Alla fine ho dovuto accettare. All'epoca non era come adesso, se ti vendevano dovevi andare. Eri obbligato". Anche per Anastasi non è facile. Nonostante tutto nasca per 'colpa sua'. [...] "Se siamo arrivati a quello scambio, però, è perché io avevo litigato con l'allora allenatore della Juventus, Carlo Parola. Ero praticamente fuori rosa, così Boniperti si mise all'opera per quella trattativa incredibile. Per me però è stata durissima. Venivo da otto anni di Juventus, andavo in una rivale come l'Inter. Non l'avrei mai voluto. Sono passati quasi quarant'anni, ma se si dice Anastasi si pensa alla Juventus. E se si dice Boninsegna si pensa all'Inter"»
- ^ Fulvio Cinti, La vendetta di "Bonimba", in Stampa Sera, 17 gennaio 1977, p. 13.
- ^ Platini-Inter, era fatta, su sportmediaset.it.
- ^ Mazzola, Platini e Fraizzoli: l'affare mancato, su storiedicalcio.altervista.org.«"Seguivamo Platini da tempo. Nel febbraio 1978, Michel arrivò di nascosto a Milano per la firma del precontratto [...] Si respirava un'aria favorevole all'apertura delle frontiere. Noi l'avremmo preso per 80 milioni, riconoscendogli un ingaggio di 250 a stagione. Con la sua società Michel aveva ancora un anno di contratto, i dirigenti volevano aumentargli lo stipendio per alzare il parametro in vista di una cessione. Suggerimmo a Michel di non cadere nel tranello: avremmo provveduto noi a versargli i soldi mancanti nell'attesa della fine dell'embargo. Organizzavamo le amichevoli all'estero e invece di riportare il denaro in Italia, tramite giri avventurosi attraverso l'Europa, finivamo per depositarli in un conto parigino a nome di Platini. Dopo un anno, Fraizzoli, che era ligio, quadrato e regolare, si stancò del tran tran ai limiti della legge e perdemmo l'attimo. Quando incontro Platini, ancora mi prende in giro: 'Mi devi dei soldi Sandro [Mazzola, n.d.r.], non dimenticarlo...'"»
- ^ Platini ricorda il passaggio sfumato all'Inter (“Io avevo dato la mia parola”) e manda un messaggio all'Italia: “Grazie dell'amore e simpatia”, su goal.com, 18 novembre 2010.«"Avevo firmato nel '77, ma le frontiere, dopo, sono rimaste chiuse. Quando le hanno riaperte, avevo un contratto con il Saint-Étienne, ma quando ho potuto venire alla Juventus, per onestà ho chiamato l'Inter, dicendo che ero sul punto di firmare con la Juve: 'Ho dato la mia parola quattro anni fa a voi, se mi volete sono sempre disposto'. Mi hanno detto che avevano già preso due giocatori [stranieri, Hansi Müller e Juary, n.d.r.] e che, dunque, ero libero di fare quello che volevo"»
- ^ La tribù del calcio - Puntata del 22 febbraio 2014, su sportmediaset.it.
- ^ a b Andrea Ramazzotti, Da Boninsegna a Carini, tutti gli scambi Juve-Inter, su corrieredellosport.it, 20 gennaio 2014.
- ^ Tiziana Cairati, Legale di Vieri: "Ora la giustizia sportiva". Dall'Inter: Nessuna possibilità", su repubblica.it, 4 settembre 2012.
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Bibliografia
- Gian Luigi Caron, Il calcio e i favolosi anni '60, Cologno Monzese, Lampi di stampa, 2011, ISBN 978-88-488-1296-2.
Voci correlate
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Collegamenti esterni
- DETTAGLIO INCONTRI, su storiainter.com.
- INTER vs JUVENTUS, su juworld.net.