Basilica di San Pietro in Vincoli
San Pietro in Vincoli è una basilica di Roma. È chiamata anche Basilica Eudossiana dal nome della fondatrice, l'imperatrice romana Licinia Eudossia, ed è nota soprattutto per ospitare la tomba di Giulio II con il celebre Mosè di Michelangelo Buonarroti.
Basilica di San Pietro in Vincoli | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Località | Roma |
Indirizzo | piazza San Pietro in Vincoli - Roma |
Coordinate | 41°53′37.94″N 12°29′35.05″E |
Religione | Chiesa cattolica di rito romano |
Titolare | Pietro apostolo |
Ordine | Congregazione del Santissimo Salvatore lateranense |
Diocesi | Roma |
Consacrazione | 439 |
Fondatore | Licinia Eudossia |
Stile architettonico | rinascimentale, barocco |
Sito web | www.lateranensi.org/sanpietroinvincoli/ |
Storia
La basilica fu fatta costruire nel 442, presso le Terme di Tito all'Esquilino, da Licinia Eudossia, figlia di Teodosio II e moglie di Valentiniano III sul luogo di un precedente luogo di culto cristiano indicato come titulus apostolorum.
Da esplorazioni archeologiche effettuate sotto l'attuale basilica è stata evidenziata l'esistenza di un intricato complesso urbanistico, databile tra il III sec. a.C. e il III sec. d.C., che sorgeva sulla sommità ovest del complesso detto della Domus Transitoria neroniana, abitazione romana composta di un cortile, un porticato con vasca, un criptoportico e giardini.
La Domus è forse databile al IV sec. d. C. successivamente fu costruita un'ampia aula absidata. Questo complesso fu in seguito demolito e nella seconda metà del IV secolo, sull'area fu costruita una spaziosa chiesa di tipo basilicale dedicata agli Apostoli di cui era titolare il Presbitero Filippo, Legato Pontificio nominato da Papa Celestino I al Concilio di Efeso nel 431 il quale in uno scritto la cita con nome di Ecclesia Apostolorum. La chiesa andò distrutta per cause ignote, ma Filippo, con l'intervento di Licinia Eudossia, la fece ricostruire tra il 422 e il 470 mantenendone le medesime dimensioni (larga m. 28 e lunga m. 60 circa).
La Basilica, situata nei pressi delle terme di Tito, fu detta Basilica Eudossiana.
Secondo la tradizione Elia Eudocia, madre di Eudossia, durante un viaggio a Gerusalemme nel 442, avrebbe avuto in dono da Giovenale Patriarca di Gerusalemme, le catene che avrebbero avvinto San Pietro durante la prigionia, subita a Gerusalemme, per ordine di Erode Agrippa. Elia Eudocia, incaricò la figlia Licinia Eudossia di portarle a Roma.
Nel 432 fu eletto Papa Leone I, la tradizione della Chiesa racconta che Licinia Eudossia mostrò le catene di Pietro a Leone I, che le avvicinò a quelle che furono di Pietro nel Carcere Mamertino. Per miracolo le due catene si fusero in maniera irreversibile.
In quegli anni, sia l'Impero sia il Papato erano in grosse difficoltà a causa delle continue scorribande di popolazioni barbare che forzavano i confini dell'impero arrivando a minacciare anche Roma.
Il miracolo della congiunzione delle catene, una proveniente da Oriente e una da Occidente, assunse così un forte significato simbolico e politico, dovevano dimostrare un forte legame tra i due imperi e forse una volontà mai realizzata di riunificazione, voluta e benedetta da Dio.
A memoria del miracolo, fu fatta edificare la Basilica che doveva conservare le catene. La consacrazione fu fatta nel 493 da Papa Sisto III. Successivamente subì molti restauri, i più importanti, fatti da Adriano I nel 780, da Sisto IV nel 1471 e da Giulio II nel 1503. Altri restauri furono eseguiti nel XVIII e XIX secolo.
Nella chiesa sarebbero stati nominati papa Giovanni II e Gregorio VII (1074).
Al restauro di Giulio II risale l'architettura attuale della chiesa, con il portico d'ingresso, e la ristrutturazione del convento annesso. Il disegno originario del chiostro, che è stato recentemente restaurato, è attribuito dal Vasari a Giuliano da Sangallo.
L'edificio del convento fu adibito, dopo l'unità d'Italia, a sede della Facoltà di Ingegneria della Sapienza. Il pozzo centrale, decorato da mascheroni e inserito fra quattro colonne trabeate (attribuito a Antonio Da Sangallo il Giovane), è il simbolo della facoltà di Ingegneria.
Descrizione
Struttura della Basilica
Pianta Basilicale a tre navate divise da colonne, abside fuori asse, perché costruita sfruttando l'aula absidale della preesistente costruzione romana. Nel XVI secolo furono aggiunti il chiostro e il portico. (foto)
Esterno
La facciata chiusa dal portico, si affaccia sulla Piazza di San Pietro in Vincoli, è circondata dalle mura del convento. La parte esterna dell'abside è del V secolo è visibile da Via Delle Sette Sale. L’abside e i muri esterni appartengono alla struttura originale del V secolo, la facciata con il portico, appartengono alle ristrutturazioni di Sisto IV e di Giulio II.
Portico
Il portico, composto di cinque archi sostenuti da sei colonne ottagonali, è chiuso da una cancellata di bronzo (foto), su i capitelli lo stemma di Giulio II (foto). Costruito su progetto di Baccio Pontelli.
Portale
Il portale di marmo della Basilica (foto), risale al V secolo, le parte interna è stata modificata in stile barocco nel XVI secolo (foto)
Interno
L'interno è a pianta basilicale ed è diviso in tre navate, separate da 20 colonne antiche di marmo greco, doriche, provenienti forse dal vicino complesso del portico di Livia e facenti parte della costruzione originaria paleocristiana del V secolo.[1]
La volta a botte ribassata della navata centrale mostra una grande tela di Giovanni Battista Parodi.
Subito a sinistra dell'ingresso c'è la tomba di Antonio e Piero del Pollaiolo, con i busti raffiguranti i due artisti fiorentini, sovrastata da un loro affresco.
La navata laterale di sinistra reca molte ricche sepolture di personaggi importanti della gerarchia ecclesiastica, decorate da sculture allegoriche di grande interesse. Notevole è il mosaico, posto circa a metà della navata, di San Sebastiano: è questa l'unica rappresentazione in cui il santo è rappresentato come un uomo anziano con la barba.
Nel braccio sinistro del transetto, si trova il pregevole organo a canne, costruito tra il 1686 e il 1687 dall'organaro Giacomo Alari ed ampliato da Attilio Priori nel 1884.
La chiesa contiene nel primo altare della navata destra un Sant'Agostino del Guercino, e nel secondo il Ritratto del cardinale Margotti del Domenichino, che ne ha disegnato anche il sepolcro. Sotto l'altare maggiore sono conservate le catene di san Pietro che danno il nome alla chiesa.
Le porte di bronzo che custodiscono la reliquia, del 1477, erano considerate opera di Antonio del Pollaiolo, ma studi posteriori le attribuiscono al Caradosso.
Nella basilica è custodita anche la tomba del matematico, filosofo, umanista e cardinale della Chiesa Cattolica Niccolò Cusano.
La tomba di Giulio II
Nel transetto destro si trova la tomba di Giulio II con il celebre Mosè di Michelangelo Buonarroti. Le spoglie di Giulio II, morto il 21 febbraio 1513, vennero sepolte in San Pietro in Vincoli più di un secolo dopo. Al momento della morte di Giulio II infatti il mausoleo non era terminato. Così la salma del pontefice - la prima imbalsamata di un papa – fu sepolta nella Cappella del Coro nella basilica di San Pietro, rivestita di ricchissimi paramenti, circostanza questa che spinse alla profanazione della tomba i Lanzichenecchi nel 1527. Il 12 febbraio 1610 le poche ossa rimaste vennero traslate nella Cappella Basso Della Rovere in Santa Maria del Popolo, e poi nel mausoleo di San Pietro in Vincoli[2]. Nel mausoleo sono opere di Michelangelo, sebbene di minore intensità espressiva, anche la Rachele e Lia.
Sagrestia
Nella sacrestia della chiesa sarebbe stato custodito il dipinto raffigurante San Giovanni Battista, opera di un presunto maestro romano, diventato famoso perché Giotto disegnò in pochi minuti sul viso del santo una mosca così perfetta che l'autore del quadro, Cimabue, rientrato nello studio dopo una breve assenza, avrebbe tentato di cacciarla via. Il quadro è stato trafugato[3].
Note
- ^ AA.VV. Roma: il riuso dell'antico, 2004, ISBN 88-7395-029-9
- ^ Claudio Rendina, “La grande guida dei monumenti di Roma”, Roma, Newton & Compton Editori, 2002, p. 554
- ^ Willy Pocino, Le curiosità di Roma, Roma, Tradizioni italiane Newton, 2009, p. 294
Bibliografia
- Touring Club Italiano-La Biblioteca di Repubblica, L'Italia: Roma, Touring editore, 2004.
- Sonia Gallico, Roma e la Città del Vaticano, ATS Italia Editrice, 2007.
Voci correlate
Collegamenti
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su basilica di San Pietro in Vincoli
Collegamenti esterni
- San Pietro in Vincoli at romecity.it, su romecity.it.
- Diego Angeli: Le Chiese di Roma, su avirel.it.
- Armellini: San Pietro in Vincoli, su penelope.uchicago.edu.
- Storia della sede della facoltà di Ingegneria, su ing.uniroma1.it. URL consultato il 23 settembre 2010.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 312841855 · LCCN (EN) n92100104 · GND (DE) 4230691-7 · J9U (EN, HE) 987007604707105171 |
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