Isatis tinctoria
La Isatis tinctoria L., altrimenti conosciuta con il termine di guado o gualdo[1], è una pianta della famiglia delle brassicaceae (o cruciferae) con ciclo a scansione biennale. Alta 40 - 120 cm fiorisce da Maggio a Luglio. Il fiore, formato da 4 petali e quattro sepali ellittici, ha un diametro dai 4 agli 8 mm. Il fusto è eretto e le foglie sono lanceolate amplessicaule con lobi appuntiti. L'intera pianta è glauca

Descrizione
L'infiorescenza è costituita da una ventina di steli di color blu porpora che portano fiori con sepali e petali gialli, di cui solo alcuni giungono a maturazione.
Il diametro del cespo varia da 3,5 cm a 18 cm. Le dimensioni delle foglie variano da 1,5 cm a 5,0 cm di lunghezza.
Nel suo primo anno di vita la pianta rimane in una fase vegetativa nella quale forma una rosetta di foglie; nel secondo anno si ha lo sviluppo dello stelo fiorale che porta alla successiva fruttificazione.
Origine e distribuzione
Di origine asiatica, fu quasi certamente introdotta nell'area europea fin dal neolitico[2]. Secondo altre fonti, tuttavia, potrebbe essere stata importata in Italia dai Catari[3] stabiliti in particolare nella zona del Piemonte corrispondente all'attuale città di Chieri[1].
In Italia è, comunque, diffusa particolarmente sulle Alpi Occidentali e sulle Alpi Marittime (Val d'Aosta, Piemonte e Liguria) e in alcune regioni del centro-nord come Toscana, Umbria e Marche; e del centro-sud come Abruzzo e Lazio. È presente anche nelle isole maggiori Sicilia e Sardegna (in questa seconda isola, dove viene chiamata in lingua sarda guadu, particolarmente nella sottospecie canescens) ed è rintracciabile anche in Veneto, sia pure limitatamente alla zona della provincia di Treviso[4].
Usi
Il guado fa parte delle cosiddette "piante da blu" insieme al guado cinese e persicaria dei tintori[4].
Il colorante si estrae dalle foglie di questa pianta raccolte durante il primo anno di vita. Dopo macerazione e fermentazione in acqua si ottiene una soluzione giallo verde che agitata e ossidata produce un precipitato (indigotina). Il colorante, molto solido, è utilizzabile nella tintura della lana, seta, cotone, lino e juta, ma anche in cosmetica e colori pittorici;[2] il padre di Piero della Francesca, Benedetto de' Franceschi, era un rinomato commerciante di guado dell'alta valtiberina.[5]
Fu coltivato in Italia particolarmente nei territori del Montefeltro e dell'Appennino umbro-marchigiano, almeno dal XIII secolo fino alla seconda metà del XVIII ,quando la concorrenza dell'indaco asiatico e americano ne ridusse drasticamente la produzione[2].
La solidità del colore è provata dagli arazzi medioevali giunti fino a noi: i verdi dell'Arazzo di Bayeux sono stati tinti con guado sormontato sul giallo della ginestra minore[2] e i blu dell'Arazzo dell'apocalisse hanno superato i secoli.
Il guado era tra i coloranti indaco utilizzati, un tempo, per la tintura della tela con cui venivano confezionati i pantaloni blue-jeans.
I blue jeans, grazie alle fibre da cui vengono ricavati, sono molto resistenti ed erano usati come divisa per operai che si strusciavano per terra e avevano bisogno di un abito resistente.
Il guado, come colorante, veniva utilizzato anche dai Britanni per tingersi il volto del caratteristico colore blu/azzurro che rendeva il loro aspetto più terribile in battaglia.[6]
Altri progetti
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- Wikispecies contiene informazioni su Isatis tinctoria
- ^ a b Gianni Giacone, Jeans, quel fustagno rigorosamente blu, su regione.piemonte.it.
- ^ a b c d Coloranti Naturali, su lammatest.rete.toscana.it. URL consultato il 24-01-2008.
- ^ Si tratta di una setta considerata eretica dalla Chiesa, che aveva avuto contatti con la cultura orientale e diffusa soprattutto in Linguadoca. Molti si dedicavano alla produzione di tessuti e al loro finissaggio come la tintoria
- ^ a b Le piante da blu, su agr.unipi.it.
- ^ lavalledipiero.it, http://www.lavalledipiero.it/index.php?ref=item:piero_ .
- ^ Gaio Giulio Cesare, De bello gallico, Libro V, 14