Dugong dugon
Il dugongo (Dugong dugon Müller, 1776) è un mammifero dell'ordine Sirenia; è l'unica specie del genere Dugong Lacépède, 1799 e della famiglia Dugongidae Gray, 1821.
Dugongo | |
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Stato di conservazione | |
Vulnerabile[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Ramo | Bilateria |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Infraphylum | Gnathostomata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Mammalia |
Sottoclasse | Theria |
Infraclasse | Eutheria |
Superordine | Afrotheria |
Ordine | Sirenia |
Famiglia | Dugongidae Gray, 1821 |
Sottofamiglia | Dugonginae Simpson, 1932 |
Genere | Dugong Lacépède, 1799 |
Specie | D. dugon |
Nomenclatura binomiale | |
Dugong dugon Müller, 1776 | |
Sinonimi | |
Dugong indicus | |
Nomi comuni | |
Mucca di mare | |
Habitat | |
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È un parente relativamente prossimo del lamantino, da cui si differenzia soprattutto per la forma biforcuta della coda. Per secoli oggetto di caccia, è oggi a rischio d'estinzione.
Descrizione
Il dugongo è un animale acquatico di grossa mole e di colore grigio-biancastro che può superare i 3 metri di lunghezza, per un peso compreso tra 400 e 500 kg.
La femmina risulta spesso leggermente più lunga e pesante del maschio ma non abbastanza da poter parlare di dimorfismo sessuale.
Il dugongo ha una struttura fisica tozza e compatta che gli ha fatto guadagnare il popolare soprannome di "mucca di mare"; in questo sirenio, infatti, una pinna caudale orizzontale divisa in due lobi simile a quella dei cetacei si associa ad un corpo estremamente massiccio provvisto di due ghiandole mammarie toraciche e di due grosse pinne anteriori appiattite, a forma di spatola. Queste ultime hanno una doppia funzione: esse servono sia da mezzo di locomozione sia, in pochi casi, da arti prensili.[senza fonte] Anche la testa ha una forma insolita, caratterizzata da minuscoli occhi e orecchie e da un grosso paio di spesse "labbra": mentre i primi sono però fattori propri di molti mammiferi marini (si pensi alla balena o all'orca), il secondo è posseduto solo da questa specie, ed è dovuto alla sua particolare dieta.
La sua pelle è, al pari degli altri sirenii, usata principalmente come accumulatore di materia grassa, risorsa che torna utile durante l'inverno come protezione termica dalle basse temperature. Essa è inoltre estremamente resistente e dotata di buone capacità rigenerative: una profonda ferita inflitta da una rete da pesca d'alto mare può guarire infatti anche in un solo giorno.
Nonostante la sua vita si svolga completamente in mare, come i cetacei il dugongo è costretto a salire a galla periodicamente per prendere aria; dopo l'inspirazione, però, la maggior parte dell'ossigeno non viene fissato nell'emoglobina del sangue come accade nei mammiferi terrestri, ma nella mioglobina dei muscoli: questa caratteristica, presente in molti altri mammiferi marini, gli permette di evitare embolie durante la risalita e di restare sott'acqua per tempi molto lunghi.
Biologia
Comportamento
I dugonghi sono animali sociali, ed estremamente pigri , amano poltrire per ore e ore durante la giornata galleggiando immersi in acqua e spesso vivono anche in gruppi composti da tre o quattro individui; in ogni gruppo può essere presente anche più di un maschio.
Alimentazione
Il dugongo è un mammifero erbivoro marino, uno dei pochi esistenti; per questo motivo la sua dieta è basata esclusivamente sulle piante marine (della famiglia Potamogetonaceae, anche se non disdegna le Hydrocharitaceae e le Cymodoceaceae), che è solito brucare nelle acque più basse, dove i predatori (come ad esempio gli squali) non si avventurano quasi mai. Analisi effettuate sulle feci di questi animali hanno spesso rilevato la presenza di piccoli invertebrati; è plausibile che siano involontariamente inghiottiti durante il pascolo delle piante acquatiche. L'alimentazione è l'attività cui il dugongo si dedica maggiormente durante la giornata: può arrivare a mangiare ben 30 kg di piante acquatiche al giorno; per agevolarsi il dugongo adopera le sue muscolose "labbra", molto utili per strappare le foglie dal fondale, e le pinne anteriori, che usa quasi come mani per reggere il cibo.
Riproduzione
L'accoppiamento è un'operazione molto lunga e lenta, che può durare anche diverse ore; la femmina partorisce un solo cucciolo, che subito provvede ad allattare, anche questa volta adoperando le pinne anteriori come braccia per mantenere il piccolo vicino a sé.
Spesso la scelta del partner avviene secondo un rituale per il quale più maschi si contendono, lottando, la stessa femmina; è stato però documentato anche un comportamento differente, per cui un gran numero di individui maschi si reca in un'unica zona, e le femmine scelgono liberamente con chi accoppiarsi. Durante questo periodo i dugonghi maschi, solitamente non molto territoriali, divengono estremamente aggressivi, al punto che anche per un essere umano può essere pericoloso avvicinarli.
Distribuzione
Oggigiorno il dugongo è diffuso solamente nell'Oceano Indiano, all'estremità occidentale di quello Pacifico, in corrispondenza a particolari gruppi di isole equatoriali e tropicali come l'Australia, l'Indonesia, la Thailandia (in particolare nel mare nelle Andamane nell'arcipelago di Trang, spesso avvistato nei pressi dell'isola di Koh Libong) o lo Sri Lanka, e nel Mar Rosso.
Il luogo in cui la densità della popolazione di dugonghi raggiunge il valore massimo è l'Australia, soprattutto nelle sue coste settentrionali, seguita dalle sponde egiziane del Mar Rosso; negli altri stati i dugonghi sono invece una specie rara, raggiungendo al massimo i 100 individui a nazione: basti pensare che il Kenya, luogo dove una volta i manatee abbondavano, oggi conta una popolazione totale di soli 6 individui. Anche nelle già nominate isole giapponesi Ryūkyū, habitat da millenni di questi animali, la situazione è tragica, così come in Madagascar e nelle isole al largo della costa orientale africana: ciò ha spinto importanti organizzazioni mondiali, come il WWF, a dichiarare il dugongo un animale in via d'estinzione da salvaguardare. Recentemente è stato avvistato un esemplare maschio nel sud della Sardegna, precisamente nella provincia di Cagliari. Estremamente giocherellone, il suo oggetto preferito è una palla da Basket.
Storia e leggende
Il più antico resto di dugongo, risalente a 6000 anni fa, si trova nelle Akab Island (Umm al Qaywayn, Emirati Arabi Uniti, Jousse 1999[2]).
L'analisi dell'animale ci ha rivelato che esso è stato lasciato a lungo invariato nell'evoluzione. Oggi esiste una sola specie di dugongo, il D. dugon, ma non è sempre stato così: fino al XVIII secolo, infatti, ne era esistita una seconda, l'Hydrodamalis gigas, la ritina o vacca di mare di Steller, poi estintasi per l'eccessiva caccia da parte dalle popolazioni locali e dai colonizzatori europei all'inizio del Settecento. L'unica specie di dugongo sopravvissuta è dunque oggi considerata protetta, malgrado la caccia abusiva o la pesca disattenta ne stiano lentamente causando la completa estinzione.
In alcuni altri stati, specialmente appartenenti al sud-est asiatico, si sono create diverse leggende sui dugonghi: alcune culture lo vogliono portatore di sfortuna, mentre altre ritengono la sua presenza di buon augurio; ci furono civiltà, sempre in quei luoghi, che credevano le lacrime di dugongo una magica pozione amorosa, mentre infine altre (appartenenti alle isole Filippine) utilizzavano le sue ossa per fabbricare amuleti contro la sorte avversa.
Appare anche in un capitolo di Ventimila leghe sotto i mari ambientato nel mar Rosso.
Note
- ^ (EN) Marsh, H. (2008), Dugong dugon, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 5 agosto 2015.
- ^ United Nations Environment Programme: dugong
Bibliografia
- (EN) Marsh, H. 2006, Dugong dugon, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
Voci correlate
Altri progetti
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