Prima Divisione 1924-1925
La Prima Divisione 1924-1925 fu il massimo livello del 25º campionato italiano di calcio.
| Prima Divisione 1924-1925 | |
|---|---|
| Competizione | Prima Divisione | 
| Sport | |
| Edizione | 25ª | 
| Organizzatore | Lega Nord e Lega Sud | 
| Date | dal 5 ottobre 1924 al 23 agosto 1925  | 
| Luogo | |
| Partecipanti | 25 (Lega Nord) 18 (Lega Sud) 43 (totale)  | 
| Risultati | |
| Vincitore | Bologna (1º titolo)  | 
| Secondo | Alba Roma | 
| Retrocessioni | Lega Nord Spezia Derthona SPAL Lega Sud Tarantina FBC Bari  | 
| Statistiche | |
| Miglior marcatore | |
| Cronologia della competizione | |
Il vincitore fu il Bologna, che conquistò il primo titolo nazionale della sua storia.
Stagione
Formula
Due gironi interregionali Nord, uno da 12 e uno da 13 squadre (per il ripescaggio dalla Seconda Divisione del Mantova, avvenuta a titolo risarcitorio dopo la confessione dell'arbitro che aveva diretto i virgiliani nella decisiva ultima giornata del torneo del 1922-1923: il fischietto ammise di essersi fatto corrompere per permettere la salvezza della Virtus Bologna a discapito dei mantovani). La prime classificate accedono alla finale, mentre le ultime e le penultime del gruppo B vengono retrocesse; inoltre le undicesime classificate disputano spareggi interdivisionali contro la terza e la quarta classificata del girone finale di Seconda Divisione. Le due finaliste si sfidano in andata e ritorno, e la vincitrice ratifica il titolo in una finalissima, anch'essa a doppio turno.
Il torneo meridionale si organizzava in prima istanza sui campionati regionali di Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. Alle fase nazionale accedevano i campioni regionali, le seconde classificate dei tornei laziale, campano e pugliese, e l'Anconitana, unica iscritta nelle Marche. Le semifinali della Lega Sud erano dunque strutturate su due gironi da quattro squadre, le cui vincitrici si affrontavano in finale per il titolo meridionale.
Avvenimenti
Il cammino del Genoa, campione uscente con lo scudetto sul petto, non fu lineare come negli anni precedenti: l'alta età media della squadra si fece sentire e, pur reagendo alle defezioni di Sardi e Mariani, ritiratisi per anzianità, con l'ingaggio del forte e giovane Cesare Alberti, scartato dal Bologna che lo considerava finito dopo un brutto infortunio, e miracolosamente recuperato grazie ad una delle prime operazioni al menisco della storia del calcio, i rossoblu faticarono non poco a domare il Casale e il sorprendente Modena. Il punto di forza dei grifoni restava Marassi, ma i liguri, incappando in ben cinque sconfitte su undici trasferte, rischiarono di compromettere una qualificazione che arrivò solamente all'ultima giornata, dopo la vittoria in casa dello Spezia già condannato alla retrocessione. Il Modena partì di slancio e per lunghi tratti comandò il Girone A di Lega Nord, con il Genoa come principale antagonista.
La morte di Tichovski (sostituito dall'esordio di un giovanissimo Alfredo Mazzoni) e l'infortunio (frattura) di Winkler all'inizio del girone di ritorno, insieme alla decisione da parte della Lega Nord di posticipare tre gare del Genoa al termine del campionato, contribuirono tuttavia al sorpasso in extremis in classifica del Genoa, che concluse il girone in testa alla classifica con un solo punto di vantaggio sugli emiliani. Decisive risultarono le ultime due giornate. A due giornate dal termine il Modena precedeva di due punti il Casale e di quattro il Genoa che doveva però recuperare due partite. Due vittorie nelle ultime due giornate avrebbero garantito al Modena almeno lo spareggio con il Genoa per il primo posto nel girone (nel caso i rossoblu avessero poi vinto tutte le loro gare); tuttavia alla penultima giornata il Modena crollò in trasferta (sconfitta per 4-1) contro il Brescia lottante per non retrocedere, compromettendo il proprio campionato; proprio questa sconfitta risultò decisiva. Infatti i genoani, ottenendo cinque punti nelle tre partite di recupero contro avversari ormai fuori dalla lotta per il titolo o per la salvezza e pertanto demotivati (2-1 sul Pisa, 1-0 in trasferta sullo Spezia e 0-0 casalingo contro il Torino), riuscirono in extremis a operare il sorpasso sugli emiliani. Secondo il punto di vista modenese, le motivazioni che concessero al Genoa di poter posticipare le tre partite furono molto discutibili. La prima ad essere rinviata fu quella contro il Pisa del 29 marzo: ufficialmente fu rimandata per allagamento del campo, ma poi le due squadre (che all'epoca erano appaiate in vetta a 23 punti) disputarono comunque per il pubblico pagante una partita amichevole. La seconda, contro il Torino, del 5 aprile, fu rinviata per dispensa della Lega Nord perché il Genoa potesse giocare in amichevole contro il Nacional di Montevideo. La terza, all'ultima giornata, fu rinviata per motivi di ordine pubblico, con ordinanza del prefetto, secondo alcuni perché sugli spalti del Picco c'erano anche alcuni modenesi venuti a controllare la regolarità della partita e quindi con conseguente pericolo di incidenti.[1]
Nel secondo raggruppamento i protagonisti furono gli emiliani del Bologna e le due squadre che rappresentavano il passato ed il futuro del calcio piemontese, ovvero la Pro Vercelli e la Juventus, con quest'ultima assetata di rivincite dopo essersi vista compromessa la stagione precedente per motivi regolamentari di giustizia sportiva. In particolare il duello fra rossoblu e bianconeri fu molto appassionante, con continui sorpassi e controsorpassi in vetta alla classifica. La Juventus sembrò portarsi in vantaggio battendo i rivali a Torino, ma fu ripresa alla fine dell'andata e poi ancora sorpassata quando gli emiliani si vendicarono a Bologna. I bianconeri fallirono la grande occasione quando, a cinque giornate dal termine, non seppero approfittare della sconfitta rimediata ad Alessandria dal Bologna, andando a perdere contro i terzi incomodi vercellesi. Fu così che, per il secondo anno consecutivo, la finale del campionato si tinse tutta di rossoblu, e il polemico epilogo dell'anno prima prometteva una burrasca che si concretizzò addirittura oltre ogni pessima previsione.
In zona retrocessione, come già accennato, finì lo Spezia, che non riuscì a ripetere le rocambolesche salvezze dei tre anni precedenti; fu nettamente destinata alla discesa nella cadetteria anche la piccola formazione piemontese del Derthona, mentre uno spareggio estivo condannò la SPAL a beneficio del Mantova. Le due undicesime classificate, Legnano e Mantova, inoltre, avrebbero dovuto disputare degli spareggi interdivisionali contro la terza e la quarta classificata del girone finale di Seconda Divisione, Novese e Como, ma gli spareggi non si disputarono a causa della rinuncia delle due squadre cadette a disputarli.
Le controverse "cinque finali" tra Bologna e Genoa
Le due formazioni rossoblù si ritrovarono di fronte per la finale d'andata allo Sterlino di Bologna, il 24 maggio 1925, come già capitato l'anno precedente. I liguri erano dati come favoriti dalla stampa, ma gli emiliani disponevano di un fortissimo attacco composto da Bernardo Perin, da Angelo Schiavio e dal capitano Giuseppe Della Valle. Il pubblico, foltissimo e rumoreggiante, chiedeva ai padroni di casa la rivincita, dopo il polemico esito della sfida della passata stagione (nella quale venne assegnata la vittoria a tavolino ai genoani per le intemperanze della tifoseria bolognese). Fu comunque il Genoa a passare in vantaggio, nel secondo tempo, grazie ai gol prima dell'ex Alberti e poi di Catto, mentre allo scadere Schiavio insaccò la rete della bandiera per il Bologna. La settimana successiva, però, l'eccessiva sicurezza giocò ai favoriti grifoni un bruttissimo tiro: in un Marassi stracolmo, il Bologna si portò in vantaggio con un gol di Muzzioli su assist dell'inarrestabile Schiavio. Nel secondo tempo Emilio Santamaria portò la gara sul pareggio ma il Genoa, anziché amministrare il pareggio, continuò a gettarsi all'attacco per cercare la vittoria, e così facendo si scoprì e fu infilato da Della Valle a sette minuti dallo scadere.
Fu quindi necessario uno spareggio, fissato per la domenica successiva, il 7 giugno, a Milano. L'attesa era febbricitante ed il flusso di sostenitori accorsi nel capoluogo lombardo con treni e pullman speciali organizzati dalle società fu così alto da rendere il pur capiente impianto di Viale Lombardia, campo da gioco del Milan, assolutamente inadatto a contenere l'enorme folla, che si accalcò così ai margini del campo. L'arbitro Giovanni Mauro, sebbene avesse espresso dubbi sulla regolarità delle condizioni di gioco, fu persuaso dalla dirigenza federale a dare il via alla sfida e a portarla a termine, a patto che arrivassero le forze dell'ordine entro il primo quarto d'ora dal fischio d'inizio; tale promessa, tuttavia, non venne rispettata, ma Mauro decise ugualmente di proseguire la conduzione della partita.[2][3][4]
Il Genoa si portò in doppio vantaggio con Moruzzi e Alberti e gli entusiasti tifosi liguri invasero più volte il terreno di gioco; ciononostante, la partita continuò normalmente fino al quarto d'ora della ripresa, quando un tiro del bolognese Muzzioli entrò nella porta difesa da Giovanni De Prà ma apparentemente in maniera anomala. De Prà sostenne di essere riuscito a deviarla in angolo, ma voltatosi dietro si trovò la palla dentro la rete. L'arbitro indicò l'angolo, sostenendo che la palla fosse uscita fuori ed entrata in porta attraverso uno squarcio nella rete, forse sospinta da qualche tifoso felsineo. A questo punto, secondo le testimonianze, numerosi sostenitori bolognesi, fra cui camicie nere, sarebbero entrati in campo accerchiando il direttore di gara e sostenendo che la rete fosse regolare. Dopo circa un quarto d'ora di sospensione Mauro, dopo aver tentato di darsi alla fuga, avrebbe rinunciato a interrompere definitivamente la partita su richiesta di un dirigente della FIGC (forse di Leandro Arpinati, vicepresidente della federale nonché gerarca emiliano), e avrebbe deciso di convalidare la rete per placare la tifoseria felsinea. Nonostante ciò, l'arbitro avrebbe assicurato al capitano del Genoa De Vecchi che il prosieguo dell'incontro si sarebbe svolto semplicemente pro forma e che egli avrebbe fatto rapporto in merito all'irregolarità della marcatura di Muzzioli e alle intemperanze bolognesi dinanzi alla Federazione.[5][6][7][8]
La partita riprese e, a sette minuti dalla fine, il Bologna realizzò il gol del pareggio con Angelo Schiavio (o, secondo altre fonti, con Alberto Pozzi), viziato, secondo i resoconti, da un probabile fallo sul portiere avversario.[9][10] Successivamente, i felsinei segnarono anche la rete del 3-2, ma questa venne annullata e pertanto i tempi regolamentari si conclusero in parità. Il Genoa, però, avendo ricevuto la garanzia da parte del direttore di gara di ottenere la vittoria a tavolino per gli accadimenti relativi al gol di Muzzioli, si rifiutò di disputare i tempi supplementari. In risposta al club ligure, il Bologna chiese a sua volta la vittoria a tavolino proprio per la mancata disputa dei supplementari da parte dei rivali.[11][12] Il 28 giugno il Consiglio di Lega, su proposta di Giovanni Mauro, che sconfessò quindi le sue precedenti dichiarazioni, decise di respingere in toto il reclamo ligure e di accogliere parzialmente quello emiliano, omologando il 2-2, in ragione delle difficili condizioni ambientali in cui si svolse la partita, multando il Genoa per non aver proseguito l'incontro ai supplementari e decretando la disputa di un nuovo spareggio. Tale sentenza venne poi ratificata dal Consiglio Federale.[13]
Il 5 luglio si tenne a Torino, sul campo della Juventus, il secondo spareggio. Nel capoluogo piemontese, in uno stadio praticamente militarizzato, fu il Bologna a portarsi immediatamente in vantaggio, sempre con Schiavio, ma ancora il Genoa riuscì a pareggiare con Catto. Avvenne, però, un grave fatto di cronaca nera alla stazione di Porta Nuova, quando s’incrociarono i due treni speciali gestiti dai club, che riportavano a casa le rispettive tifoserie. Dal convoglio bolognese partirono una ventina di colpi di rivoltella contro i tifosi genoani, causando due feriti. L'opinione pubblica si indignò dell'accaduto e la FIGC optò per la sospensione del torneo fino alla cattura dei responsabili degli incidenti, anche in seguito al rifiuto del prefetto di Torino di ospitare a porte chiuse l'ennesimo spareggio. Il 18 luglio gli organi federali, inoltre, multarono il Bologna e gli imposero con una delibera di consegnare i colpevoli della sparatoria alle autorità, pena l’applicazione dell’art. 22 che avrebbe comportato la squalifica della squadra e consegnato il titolo al Genoa, ordine contro cui la società felsinea si ribellò, giustificando l'accaduto con presunte provocazioni compiute dai tifosi liguri e lamentandosi di un complotto ai suoi danni.[14][15] Il dissenso contro la Federazione sfociò anche in una rabbiosa protesta di piazza dei tifosi emiliani, cui seguì l'intervento del prefetto del capoluogo bolognese Arturo Bocchini, il quale solidarizzò con i manifestanti e chiese alla FIGC di annullare la delibera, per evitare «conseguenze sull'ordine pubblico».[16]
Il 26 luglio, allora, fu indetta a Parma un'assemblea generale della Lega Nord, durante la quale, con la mediazione del dirigente juventino Umberto Malvano, il rappresentante del Bologna Enrico Sabattini e l'avv. Bianchi rappresentante del Genoa si accordarono di dirimere sul campo da gioco la questione della superiorità tra le due squadre. Con questo gesto venne quindi annullata la sanzione a carico dei bolognesi, fu disposto che soltanto il campo da gioco sarebbe stato il giudice inappellabile di questo drammatico duello fra le due squadre, e gli autori dell'attentato non furono mai catturati nonostante il treno fosse composto di persone sostanzialmente conosciute, visto che la relativa organizzazione era a carico dello stesso Bologna.[17]
La Federazione, di conseguenza, programmò la quinta partita per il 9 agosto, alle 7 di mattina, in un campo alla periferia sud di Milano a porte chiuse, il quale venne tenuto segreto onde evitare ulteriori incidenti. Secondo le testimonianze, il Genoa, il quale aveva interrotto gli allenamenti dopo i gravi fatti del 5 luglio in attesa delle delibere governative, ebbe solo una settimana di tempo per esercitarsi in vista dell'incontro. Il Bologna, invece, risultava meglio preparato, e per giunta poté beneficiare di un sopralluogo preliminare sul terreno di gara, della possibilità di utilizzare i propri palloni da gioco al posto di quelli federali, nonché dello spogliatoio più comodo.[18][19] L'ultima partita fu vinta agevolmente per 2-0 proprio dai felsinei, che si qualificarono così alla Finalissima, ritenuta una formalità, contro la vincitrice della Lega Sud.[20] Il Bologna, infatti, sconfisse con facilità nella doppia sfida-scudetto i romani dell'Alba, vincendo così il primo scudetto nella sua storia. Il Genoa, invece, fallì la possibilità di fregiarsi del decimo titolo nazionale.
Qualificazioni pre-campionato
Classifica finale
| Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR | |
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
| 1. | Spezia | 10 | 6 | 4 | 2 | 0 | 10 | 3 | +7 | |
| 2. | Novara | 8 | 6 | 3 | 2 | 1 | 14 | 3 | +11 | |
| 3. | Olympia Fiume | 5 | 6 | 2 | 1 | 3 | 7 | 11 | −4 | |
| 4. | Sestrese | 1 | 6 | 0 | 1 | 5 | 4 | 18 | −14 | 
Verdetti
- Spezia e Novara qualificate ai gironi della Lega Nord.
 
Risultati
Tabellone
| NOV | FIU | SES | SPE | |
| Novara | 3-1 | 6-0 | 1-1 | |
| Fiume | 1-0 | 1-0 | 1-3 | |
| Sestrese | 0-4 | 3-3 | 1-2 | |
| Spezia | 0-0 | 2-0 | 2-0 | 
Calendario
 
 
  | 
  | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lega Nord
Girone A
Squadre partecipanti
Classifica finale
| Pos. | Squadra | Pt | G | V | N | P | GF | GS | DR | |
|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
| 1. | Genoa | 30 | 22 | 13 | 4 | 5 | 48 | 23 | +25 | |
| 2. | Modena | 29 | 22 | 13 | 3 | 6 | 41 | 24 | +17 | |
| 3. | Casale | 27 | 22 | 12 | 3 | 7 | 37 | 30 | +7 | |
| 4. | Inter | 25 | 22 | 12 | 1 | 9 | 44 | 37 | +7 | |
| 5. | Pisa | 25 | 22 | 11 | 3 | 8 | 32 | 28 | +4 | |
| 6. | Torino | 24 | 22 | 9 | 6 | 7 | 30 | 25 | +5 | |
| 7. | Cremonese | 22 | 22 | 9 | 4 | 9 | 28 | 34 | −6 | |
| 8. | Reggiana | 20 | 22 | 9 | 2 | 11 | 36 | 42 | −6 | |
| 9. | Verona | 18 | 22 | 6 | 6 | 10 | 33 | 42 | −9 | |
| 10. | Brescia | 17 | 22 | 7 | 3 | 12 | 27 | 34 | −7 | |
| 11. | Legnano | 15 | 22 | 5 | 5 | 12 | 18 | 29 | −11 | |
| 12. | Spezia | 12 | 22 | 4 | 4 | 14 | 20 | 46 | −26 | 
Verdetti
- Genoa qualificata per la finale.
 - Spezia retrocessa in Seconda Divisione 1925-26.
 
Risultati
Calendario
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 StatisticheSquadreClassifica in divenire
 Girone BSquadre partecipantiClassifica finale
 Verdetti
 RisultatiCalendario
  | 
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
