Benito Mussolini
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Benito Amilcare Andrea Mussolini (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945) è stato un politico e giornalista italiano.
Fondatore e Duce del fascismo, Primo Ministro del Regno d'Italia con poteri dittatoriali dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943, maresciallo d'Italia dal 30 marzo 1938 al 25 luglio1943 e Presidente della Repubblica Sociale Italiana dal settembre 1943 all'aprile 1945.
Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e fu direttore del quotidiano socialista l'"Avanti!" dal 1912. Convinto anti-interventista negli anni immediatamente precedenti la Prima guerra mondiale, nel 1914 cambiò radicalmente opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra. Espulso per questo dal PSI, fondò un proprio giornale, Il Popolo d'Italia, su posizioni nazionaliste, vicine alla piccola borghesia. Nel pieno dell'instabilità politica del dopoguerra, cavalcando lo scontento per la "vittoria mutilata", fondò nel 1921 il Partito Fascista, e si presentò al Paese con un programma politico nazionalista e autoritario, con forti elementi antisocialisti e antisindacali che gli valsero l'appoggio dei ceti industriali, piccolo borghesi e agrari.
Forzando la mano delle istituzioni, con l'aiuto di atti di squadrismo e d'intimidazione politica che culminarono il 28 ottobre del 1922 con la Marcia su Roma, Mussolini ottenne l'incarico di costituire il Governo (30 ottobre del 1922). Dopo il contestato successo alle elezioni politiche del '24, instaurò nel '25 la dittatura, risolvendo con forza la delicata situazione venutasi a creare dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti.
Dopo il 1935, si avvicinò al nazionalsocialismo tedesco di Hitler, con il quale stabilì uno stretto legame che culminò con la stipula del Patto d'Acciaio nel 1937. Certo di una veloce soluzione del conflitto, entrò quindi nella Seconda guerra mondiale al fianco della Germania Nazista. In seguito alla disfatta italiana e alla messa in minoranza durante il Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio del 1943, fu arrestato per ordine del Re (25 luglio) e successivamente tradotto a Campo Imperatore. Liberato dai tedeschi, e ormai in balia delle decisioni di Hitler, instaurò nell'Italia settentrionale la Repubblica Sociale Italiana. Il 28 aprile del 1945, durante il tentativo di fuga in Svizzera travestito da militare tedesco, fu scoperto e arrestato dai Partigiani, che lo fucilarono insieme alla sua compagna Claretta Petacci.
Biografia
La gioventù, la prima attività politica e la "grande guerra"
Figlio del fabbro Alessandro e della maestra elementare Rosa Maltoni, nasce il 29 luglio 1883 in un casolare a Varano dei Costa, frazione del comune Dovia di Predappio. La decisione di chiamare il futuro duce "Benito Amilcare Andrea" è da attribuire alla volontà del padre, socialista dell'estrema ala anarchica, di omaggiare la memoria del campione dell'indipendenza repubblicana del Messico, Benito Juarez, di Amilcare Cipriani, patriota italiano e convinto socialista, e di Andrea Costa, primo deputato di idee socialiste eletto nel parlamento italiano.
Attiene alle prime due classi elementari dapprima a Dovia e poi a Predappio (1889-1891). Frequenta poi il collegio salesiano di Faenza (1892-1894), ma ne viene espulso per una lite con un compagno. Prosegue dunque gli studi nel collegio Carducci di Forlimpopoli, presso Forlì, dove consegue nel settembre 1898 la licenza tecnica inferiore. Tuttavia, a partire dall'ottobre di quell'anno, per via di un secondo scontro con un altro alunno, è costretto a frequentare come esterno (solo nel 1901 è riammesso come convittore). Prorio a Forlimpopoli, anche per effetto dell'influsso paterno, Mussolini si avvicina al socialismo militante: nel 1900 si iscrive al Partito Socialista Italiano. Nel frattempo conclude gli studi, conseguendo nel 1901 il diploma di maestro elementare. Il 13 febbraio 1902 è nominato supplente per la scuola di Pieve Saliceto, frazione di Gualtieri Emilia.
Il 9 luglio 1902, terminato l'anno scolastico, si trasferisce a Losanna, dove si iscrive al sindacato muratori e manovali, di cui poi diverrà segretario e pubblica il suo primo articolo su "L’Avvenire del lavoratore". Fino al novembre 1904 vive in Svizzera, peregrinando di città in città e svolgendo lavori occasionali; è espulso due volte (il 18 giugno 1903 è arrestato come agitatore socialista, trattenuto in carcere per 12 giorni, poi espulso il 30 giugno; Il 9 aprile 1904 è incarcerato a Bellinzona per 7 gironi per un permesso di soggiorno falso) dal paese (col rischio di essere arrestato al suo arrivo in Italia come renitente alla leva), ma supera tali difficoltà grazie all'aiuto di alcuni socialisti e anarchici del Canton Ticino. In questi anni, collabora come giornalista per periodici locali di chiara ispirazione socialista(tra cui il "Proletario" e il milanese "Avanguardia socialista") e studia presso la facoltà di Scienze sociali di Losanna, frequentano le lezioni di Vilfredo Pareto. Compie anche attività propagandistica di sinistra. Nel 1904 intraprende un'intensa relazione sentimentale con Angela Balabanoff e discute col pastore evangelico Alfredo Taglialatela sul tema dell’esistenza di Dio (le opinioni espresse da Mussolini in tale occasione saranno da lui in seguito raccolte nell'opuscolo "L’uomo e la divinità").
Nel novembre 1904, essendo la condanna come renitente alla leva caduta per effetto di un'amnistia concessa in occasione della nascita dell'erede al trono, Mussolini torna in Italia. Adempie dunque ai suoi doveri di leva, venendo assegnato (il 30 dicembre 1904)al decimo reggimento bersaglieri di Verona e ottenendo una dichiarazione di buona condotta per il contegno disciplinato. Nel frattempo, muore sua madre il 19 gennaio 1905. In seguito, è maestro elementare a Caneva di Tolmezzo e dal febbraio 1908 insegna francese alla scuola tecnica di Oneglia, città dove dirige il settimanale socialista "La lima" sotto lo pseudonimo di "Vero Eretico". Tornato a Predappio, si mette a capo dello sciopero dei braccianti agricoli. Il 18 luglio è arrestato per minaccie verso un dirigente delle organizzazioni padronali. Processato per direttissima, viene condannato a tre mesi di carcere, ma è rilasciato in libertà provvisoria dopo 15 giorni per il pagamento della cauzione. In settembre è di nuovo incarcerato (per dieci giorni), per aver tenuto a Meldola un comizio non autorizzato. Congedato, Mussolini rientra a Dovia di Predappio il 4 settembre 1906 ed è supplente a Tolmezzo dal 15 novembre sino al termine dell'anno scolastico. Nel novembre del 1907 ottiene l’abilitazione all’insegnamento della lingua francese e, nel marzo 1908, ottiene un incarico come professore di francese nel Collegio Civico di Oneglia, dove insegnerà anche Italiano, Storia e Geografia. Nel 1908 partecipa a alcune agitazioni violente nel Forlivese (13 luglio), a seguito delle quali è arrestato, processato e condannato (22 luglio) a tre mesi di reclusione, ridotti a 12 giorni in appello. Nel novembre 1908, si trasferisce a Forlì (vive in una stanza affittata) assieme al padre, che apre, con la compagna Anna Lombardi vedova Guidi (madre della futura moglie del duce), la trattoria "Il bersagliere". In questo periodo, Mussolini pubblica su "Pagine libere", un giornale socialista del Canton Ticino diretto da Angelo Oliviero Olivetti, il saggio "La filosofia della forza", in cui analizza il pensiero di Nietzsche.
Nel febbraio 1909 si trasferisce a Trento, dove è segretario della Camera del Lavoro e dirige il quotidiano "L'avvenire del lavoratore". Il 7 marzo di quell'anno si rende protagonista di un fugace scontro giornalistico con Alcide De Gasperi, direttore del periodico "Il Trentino", di stampo cattolico. Il 10 settembre è incarcerato a Rovereto per diffusione di giornali sequestrati e istigazione alla violenza verso l'impero asburgico; il 29 è espulso dal paese ritorna a Forlì. A partire dal gennaio 1910, è segretario della Federazione Socialista Livornese e dirige il suo periodico ufficale "L'idea socialista" (ribattezzato da Mussolini stesso "Lotta di classe"). Nel 1910, sul giornale trentino "Il popolo" (col quale nel 1909 aveva collaborato)dell'irredentista Cesare Battisti viene pubblicato a puntate un suo romanzo "Claudia Particella, l'amante del cardinale Madruzzo", contenente elementi di satira anti-clericale, come si evince dal titolo. Il 17 gennaio inizia a convivere con Rachele Guidi, sua futura moglie. Inoltre, inizia a collaborare colla rivista socialista "Soffitta" il 23 agosto partecipa al congresso socialista di Milano. L’11 aprile 1911 la sezione socialista di Forlì guidata da Mussolini vota l’autonomia dal PSI. Nel maggio 1911 egli fa pubblicare il suo saggio "Il trentino venduto da un socialista" sul giornale "Quaderni della Voce".
Viene arrestato (14 ottobre), processato e condannato (23 novembre) a un anno di reclusione per aver partecipato (il 25 settembre), assieme all'amico repubblicano Pietro Nenni, a una manifestazione contro la guerra dell'Italia con l'impero ottomano per il possesso di Cirenaica e Tripolitania, che si conclude con scontri violenti colla polizia. Il 19 febbraio 1912 la Corte d’Appello di Bologna riduce la pena a cinque mesi e mezzo e il 12 marzo Mussolini viene rilasciato. L’8 luglio 1912, al congresso del PSI di Reggio Emilia, avanza una mozione di espulsione per i riformisti Bissolati, Bonomi, Cabrini e Podrecca, che viene accolta. Quindi entra nella direzione nazionale del partito. Collabora poi con "Folla", giornale di Paolo Valera, firmandosi con lo pseudonimo di "l'homme qui cherche". Grazie agli eventi del 1912 e alle sue abilità oratorie, Mussolini sale alla ribalta della scena politica nazionale: nel novembre 1912 diviene direttore dell'Avanti, quotidiano ufficiale del Partito Socialista Italiano. Diviene dunque esponente di spicco dell'ala massimalista del socialismo italiano. Nel novembre 1913 fonda la rivista "Utopia". Al congresso socialista del PSI di Ancona del 1914, presenta con Giovanni Ziboldi una mozione (accolta) con la quale si riconosce esser incompatibile l'appartenenza alla massoneria per un socialista. Il 9 giugno è eletto consigliere comunale a Milano e è protagonista della "settimana rossa". Allo scoppio della grande guerra, si allinea alla posizione dell'Internazionale socialista, dichiarandosi apertamente contrario all'intervento dell'Italia in guerra, che non avrebbe giovato, secono Mussolini, agli interessi dei proletari italiani ma solo degli imprenditori. Tuttavia, alla fine del 1914 Mussolini si dimette dall'Avanti (precisamente il 20 ottobre) ed è espulso dal PSI (29 novembre), in conseguenza alla pubblicazione (18 ottobre) sulla testata omonima dell' articolo "Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante", in cui Mussolini rivolge un appello ai socialisti sul pericolo che una neutralità assoluta avrebbe comportato per il partito, che sarebbe stato condannato all'isolamento politico. Fonda quindi Il Popolo d'Italia il 15 novembre 1914. In dicembre prende parte a Milano alla fondazione dei Fasci di azione rivoluzionaria, partecipando poi al loro primo congresso il 24 e il 25 gennaio 1915 .
Durante la prima guerra mondiale fu assegnato, nell' agosto 1915 all' 11° bersaglieri e andò al fronte il 2 settembre. Tenne un diario di guerra dove racconta della vita in trincea e prefigura se stesso come eroe carismatico di una comunità nazionale, guerresca, socialmente gerarchica e obbediente. Promosso caporale per meriti di guerra (1 marzo 1916), il 23 febbraio 1917 viene ferito gravemente dallo scoppio di un lanciabombe durante un'esercitazione: viene perciò congedato. Nel suo fascicolo militare, si legge, tra l'altro "Attività esemplare, qualità battagliere, serenità di mente, incuranza ai disagi, zelo, regolarità nell'adempimento dei suoi doveri, primo in ogni impresa di lavoro e ardimento". In dicembre pubblica su "Il Popolo d'Italia" l'articolo "Trincerocrazia", in cui rivendica per i reduci dalle trincee il diritto di governare l'Italia post-bellica.
Il Fascismo e la "rivoluzione fascista"
La fondazione dei Fasci di combattimento avvenne a Milano il 23 marzo 1919. Il 12 settembre promuove, davanti alla sede de "Il popolo d'Italia", una sottoscrizione a favore dell'impresa fiumana di Gabriele D'Annunzio, dopo che aveva incontrato quest'ultimo (per la prima volta) a Roma in giugno. Il 7 ottobre è a Fiume, dove ha colloqui con D’Annunzio.
Il 9 ottobre partecipa al primo Congresso dei Fasci di combattimento, a Firenze. Alle elezioni politiche del 16 novembre del 1919 i Fascisti, nonostante le candidature "eccellenti" dello stesso Mussolini e di Filippo Tommaso Marinetti a Milano, non ottennero neanche un seggio e nella provincia meneghina presero soltanto 4795 voti. Inoltre, il 18 novembre è arrestato per poche ore per detenzione di armi ed esplosivi, e viene rilasciato per l'intervento del senatore Albertini. Il 24 e il 25 maggio 1920 partecipa al secondo Congresso dei Fasci di compattimento, che si tiene al teatro lirico di Milano. In giugno si schiera a favore di Giolitti, con il quale, in ottobre, s'incontra per la risoluzione della questione di Fiume. Il 12 novembre,con l’articolo "Rapallo", commenta abbastanza favorevolmente il trattato italo-iugoslavo firmato da Giolitti, con cui Fiume diviene una città libera. Il 28 marzo 1921, sfila con gli squadristi in camicia nera in occasione dei solenni funerali delle vittime del terrorismo anarchico del teatro Diana. A testimonianza dell'avvicinamento tra Mussolini e il politico di Mondovì, il futuro duce si presenta come alleato di Giovanni Giolitti alle elezioni del 15 maggio 1921, nelle liste dei "blocchi nazionali" antisocialisti: ottiene 35 seggi ed è eltto deputato. A partire da questo successo politico, le camicie nere si rendono protagoniste di numerosi episodi di violenza e aggressione fisica e verbale contro gli avversari politici del fascismo, soprattutto contro socialisti e comunisti. Il 2 luglio Mussolini invita i socialisti , con un articolo su "Il popolo d’Italia", a un patto di pacificazione per la cessazione delle violenze squadriste, firmato il 2 agosto grazie alla mediazione del presidente della Camera Enrico De Nicola; tuttavia, queste non cessano, perchè l'esecuzione dell'accordo fu lasciata alla discrezione dei singoli ras locali. A proposito della notevole autonomia di cui godevano i singoli gruppi squadristi, Renzo De Felice riporta che il futuro duce entrò in contrasto con alcuni ras che mettevano in dubbio la sua posizione di guida del movimento (su tutti, Dino Grandi) e che non accettavano la volontà mussoliniana di presentare quest'ultimo come "normalizzatore" dell'ordine sociale. Emblematico, da questo punto di vista, quanto scrisse Mussolini: "il fascismo può fare a meno di me? Certo, ma anch'io posso fare a meno del fascismo." Tuttavia, le divergenze vergono superate e il 7 novembre, a Roma, si tiene il terzo congresso dei Fasci di Combattimento, che vengono trasformati nel Partito Nazionale Fascista, con Michele Bianchi primo segretario. L'1 gennaio 1922 Mussolini fonda il mensile Gerarchia, cui collabora l'amante ebrea Margherita Sarfatti
Il 2 agosto 1922 le sinistre indicono uno sciopero contro le violenze delle camicie nere, che intervengono determinandone il fallimento. Nel frattempo, tra il 3 agosto ed il 5 settembre, le squadre fasciste occupano i municipi di Milano, Genova, Livorno, Parma, Bolzano e Trento, aquisendone il controllo. Si tratta dell'inizio della "rivoluzione fascista", con cui Mussolini tenta un ambizioso colpo di mano per impadronirsi del potere, sfruttando il consenso acquisito presso gli ambienti più importanti del regno. Il 24 ottobre passa in rassegna a Napoli le 40000 camicie nere lì radunate, affermando il diritto del Fascismo a governare l'Italia. Tra il 27 e il 31 ottobre 1922, la "rivoluzione fascista" ha il suo culmine colla "marcia su Roma" di gruppi di camicie nere provenienti da diverse zone di'Italia e guidate dai "quadriumviri" (Italo Balbo, Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono e Michele Bianchi). Il loro numero non è mai stato stabilito con certezza; tuttavia, a seconda della fonte di riferimento, la cifra considerata oscilla tra le 30.000 e le 300.000 persone. Mussolini non prese parte direttamente alla marcia per timore dell'intervento repressivo dell'esercito, che ne avrebbe determinato l'insuccesso. Egli rimase a Milano (dove una telefonata del prefetto lo avrebbe informato dell'esito positivo) in attesa di sviluppi e si recò a Roma solo in seguito, quando seppe del buon esito dell'azione sovversiva. Pare che avesse l'intenzione di riparare in Svizzera in caso di un fallimento della marcia. Nel capoluogo lombardo, la sera del 26 ottobre, Mussolini ostentò tranquillità nei confronti dell'"opinione pubblica" assistendo al "Cigno" di Molnar al Teatro Manzoni. Tale dimostrazione pretenziosa di sicurezza cozzava tuttavia con la realtà delle cose: in quei giorni, egli stava trattando direttamente col governo di Roma sulle concessioni che questo era disposto a fare al Fascismo ed il futuro duce nutriva un'evidente incertezza sul risultato che il colpo di stato avrebbe avuto. Il Re, per il rifiuto del duce di qualsiasi compromesso (il 28 ottobre rifiuta il Ministero degli Esteri) e per il sostegno di cui il fascismo godeva presso gli alti ufficiali e gli industriali, che vedevano in Mussolini l'uomo forte che poteva riportare ordine nel paese "normalizzando" la situazione sociale italiana, rifiutò di proclamare lo Stato d'assedio proposto dal presidente del Consiglio Luigi Facta e diede l'incarico a Mussolini di creare un nuovo governo di coalizione (29 ottobre).
Mussolini presidente del consiglio
Il 16 novembre si presenta alla Camera (ottiene la fiducia con 316 voti a favore, 116 contrari e 7 astenuti) e tiene il suo primo discorso come presidente del consiglio (il "discorso del bivacco"). In tale occasione dichiara che:"Mi sono rifiutato di stravincere e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non si abbandona dopo la vittoria. Con trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto."
Il 24 novembre ottiene i pieni poteri in ambito economico e amministrativo sino al 31 dicembre 1923 al fine di "ristabilire l’ordine". Il 15 dicembre 1922 si riunisce, per la prima volta, il Gran Consiglio del Fascismo. Il 14 gennaio 1923 le camicie nere vengono istituzionalizzate attraverso la creazione della "Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale". Il 9 giugno presenta alla Camera la nuova legge Acerbo in materia elettorale, approvata il 21 luglio. Sempre in luglio, grazie all'appoggio britannico, nella conferenza di Losanna viene riconosciuto il dominio italiano sul Dodecanneso, occupato dal 1912. Il 28 agosto si verifica l'eccidio di Giannina: la spedizione militare Tellini, col compito di definire la linea di confine tra Grecia e Albania, viene massacrata. Mussolini invia un ultimatum alla Grecia per chiedere riparazioni. In seguito al rifiuto del governo greco, ordina alla marina italiana di occupare Corfù. Con tale azione dimostrativa, il nuovo presidente del cosiglio dimostra di voler perseguire una politica estera forte ed ottiene, grazie alla Società delle Nazioni, le riparazioni richieste (dietro l'abbandono dell'isola occupata). Il 19 dicembre presiede alla firma dell'accordo tra Confindustria e la Confederazione delle Corporazioni fasciste. Il 27 gennaio 1924 si ha la firma del trattato di Roma tra Italia e Iugoslavia, col quale quest'ultima riconosce l'italianità di Fiume, annessa il 16 febbraio. In conseguenza a quest'evento, il re conferisce a Mussolini l'onorificenza del Collare dell'Annunziata. A partire dal 7 febbraio il governo italiano stabilisce rapporti diplomatici (in tale data viiene stipulato un trattato di commercio e navigazione ed una convenzione doganale) coll'Urss: l'Italia è il primo stato a riconoscere ufficialmente tale nazione. Il 24 febbraio si ha il primo tentativo di radiotrasmissione di un discorso politico. Un accordo con il Regno Unito permette all'Italia di acquisire l'Oltre Giuba, regione che viene annessa alla Somalia italiana.
Nelle elezioni dell'aprile 1924, il Listone fascista ottiene un notevole rafforzamento (il 64,9% dei voti e 375 deputati). L'11 giugno 1924 viene assassinato il deputato socialista Giacomo Matteotti per mano di squadristi fascisti. Tale evento provocò la "secessione dell'Aventino" (così chiamata in richiamo alla secessione della plebe ai tempi della res publica romana), ovvero l'abbandono del parlamento da parte dei deputati d'opposizione, i quali si riunirono sull'Aventino per protesta nei confronti dell'omicidio. Tuttavia tale iniziativa non intaccò il potere di Mussolini, poiché ad essa non fece seguito nessuna concreta azione politica. Forte di questo fatto, il 3 gennaio 1925 il duce tenne in parlamento un discorso, sancendo quello che viene oggi considerato tradizionalmente come il momento d'inizio del regime dittatoriale fascista. Con questo discorso, infatti, egli compì un ulteriore atto di forza, col quale divenne palese l'equilibrio effettivo di forze ormai presente nel paese: allo scopo di dimostrare la propria forza proclamò che intendeva assumersi "ogni responsabilità storica, politica e morale" derivante dall'assassinio stesso.
Una serie di attentati
Già il giorno della "marcia su Roma" il 31 ottobre 1922 Mussolini rischiò di morire: mentre egli si trovava a Milano un euforico squadrista inciampò e fece partire un colpo di fucile che gli sfiorò un orecchio.
Dopo essere divenuto capo del governo, Mussolini fu fatto oggetto di una serie di attentati. Il primo fu ideato il 4 novembre 1925 dal deputato socialista e aderente alla massoneria Tito Zaniboni, ma l'organizzazione segreta dell'OVRA (il reale significato della sigla è ignoto per mancanza di documenti. Secondo alcuni storici essa significherebbe "Opera di Vigilanza e di Repressione dell'Antifascismo") sventò tempestivamente la minaccia.
Il 7 aprile 1926 Violet Gibson, una donna anziana irlandese definita poi una squilibrata, esplose un colpo di pistola in direzione di Mussolini, mancandolo di poco. Un repentino balzo all'indietro salvò il duce dalla morte, lasciandolo con solo una lieve ferita al naso.
L'11 settembre 1926 l'anarchico Gino Lucetti lanciò un ordigno esplosivo contro l'auto del Primo Ministro. La bomba rimbalzò contro lo sportello della vettura e esplose in strada ferendo 8 persone.
La sera del 31 ottobre 1926, durante la commemorazione della marcia su Roma a Bologna, il quindicenne Anteo Zamboni spara, senza successo, un colpo di pistola verso il capo del governo, sfiorandone il petto. Additato dai gerarchi fascisti, fu linciato sul posto dalle camicie nere di Arpinati con numerose coltellate. Secondo alcune recenti ricostruzioni, l'attentato sarebbe stato in questo caso il risultato di una cospirazione maturata all'interno degli ambienti fascisti contrari alla "normalizzazione" inaugurata da Mussolini, contrario a ulteriori eccessi rivoluzionari e allo strapotere delle formazioni squadriste. Secondo tali ipotesi, il colpo di pistola non sarebbe provenuto da Anteo Zamboni, che sarebbe stato una vittima delle circostanze.
Mussolini evitò altri attentati: nel 1931 e nel 1932, rispettivamente dagli anarchici Michele Schirru e Angelo Pellegrino Sbardellotto, che furono condannati a morte per aver complottato contro il capo del governo.
Mussolini primo ministro: la dittatura fascista
Tra il 1925 e il 1926 sono varate le leggi fascistissime, ispirate dal giurista Alfredo Rocco. La legge 26 novembre 1925 n. 2029 sancisce che i corpi collettivi operanti in Italia (associazioni, istituti ed enti) sono tenuti, su richiesta dell’autorità di pubblica sicurezza, a dichiarare statuti, atti costitutivi, regolamenti interni ed elenchi di soci e di dirigenti, pena, in caso di dichiarazione omessa o infedele, lo scioglimento del corpo medesimo, sanzioni detentive indeterminate e sanzioni pecuniarie da un minimo di 2000 ad un massimo di 30000 lire. In tal modo, il governo dispone di una chiara mappa del tipo e del numero di associazioni non governative presenti. Nel frattempo, il duce riesce a stabilire sull'Albania di Ahmet Zogu una forma non ufficiale di protettorato. Inoltre, l'Italia aderisce al Patto di Locarno per la garanzia delle frontiere e la sicurezza generale. La legge 24 dicembre 1925 n. 2300 stabilisce che tutti i funzionari pubblici che rifiutano di giurare fedeltà allo stato italiano debbano essere destituiti. La legge 24 dicembre 1925 n. 2263 prevede che la dizione "presidente del consiglio" sia mutata in "capo del governo, primo ministro e segretario di stato"; il "capo del governo" è nominato e revocato solo dal re ed è responsabile solo nei suoi confronti. I ministri diventano responsabili sia verso il monarca che Mussolini. La legge sulla stampa del 31 dicembre 1925 riconosce come illegali tutti i giornali privi di un un responsabile riconosciuto dal prefetto (e, quindi, indirettamente dal duce). La legge 31 gennaio 1926 n. 100 attribuisce a Mussolini, in quanto capo del governo, la facoltà di emanare norme giuridiche. Colla legge 4 febbraio 1926 n° 237 vengono eliminati dall'ordinamento municipale il consiglio comunale e il sindaco, quest'ultimo sostituito dalla figura del podestà, che esercita le funzioni del sindaco, della giunta e del consiglio comunale ed è nominato con decreto reale dal poter esecutivo. Nell' aprile 1926, con un discorso a Tripoli, Mussolini avanza l'idea del mare nostrum (ovvero di una talassocrazia italiana sul Mediterraneo, da ottenere "spezzando le catene" con le quali la marina britannica vincola l'Italia alla terraferma, impedendole di essere libera sui propri mari) e contrappone, per la prima volta, fascismo e democrazia. Sempre nel 1926, i confini della Libia vengono ridefiniti a favore dell'Italia, che acquista, tra l'altro, il Fezzan. Il 3 aprile 1926 viene abolito il dirito di sciopero e si stabilisce che i contratti collettivi possano essere stipulati solo dai sindacati legalmente riconosciuti dallo stato; in tale contesto, l'8 luglio 1926 viene costituito il Ministero delle Corporazioni, di cui Mussolini assume la direzione. Il 18 agosto il duce tiene a Pesaro un dicorso in cui proclama che, per combattere la svalutazione della valuta italiana, il cambio lira-sterlina sarà fissato a quota 90. L'8 ottobre il Gran Consiglio vara il nuovo statuto del PNF, col quale sono abolite le elezioni interne dei membri del partito. Inoltre, il 12 ottobre Mussolini assume il comando della MVSN. Il 5 novembre sono sciolti tutti i partiti al di fuori del PNF e si stabilisce che la stampa è sottoponibile a censura. Sono introdotti il confino di polizia (regio decreto 6 novembre 1926 n. 1848) e la pena di morte (legge 25 novembre 1926 n. 2008) per attentati perpetrati od organizzati a danno delle massime figure dello stato (re, regina, reggente, principe ereditario e Primo Ministro) e viene istituito il Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato. Il 15 gennaio 1927 Winston Churchill, cancelliere del Regno Unito, è accolto a Roma da Mussolini. Nel frattempo Mussolini lancia la campagna a sostegno della crescita demografica: gli scapoli sono tenuti a pagare una tassa speciale, in occasione dei matrimoni lo stato elargisce un premio in danaro agli sposi e si prevedono prestiti , agevolazioni economiche (anche nel campo dell'educazione scolastica dei figli) ed esenzioni dalle tasse per le famiglie dalla prole numerosa. Il 21 aprile il Gran Consiglio approva la Carta del Lavoro per la riforma dell'economia italiana in senso coorporativo. Il 5 giugno, parlando al Senato, il duce afferma la linea del revisionismo in politica estera: egli dichiara che i trattati stipulati dopo la prima guerra mondiale sono validi, ma non sono da considerare eterni ed immutabili. Colla legge 9 dicembre 1928 n. 2693 si ha l'istituzionalizzazione del Gran Consiglio del Fascismo, ovvero del massimo organo del PNF (presieduto dal duce in persona), che viene riconosciuto come organo costituzionale supremo dello stato. Il 14 marzo 1928 Mussolini presenta alla Camera un disegno di legge di riforma (poi approvato), col quale propone la riduzione del numero complessivo dei deputati a 400, i quali sarebbero stati eletti in un unico collegio nazionale; la confederazione nazionale dei sindacati fascisti e le associazioni culturali abilitate si occupano della presentazione delle candidature.
L'11 febbraio1929 pone termine alla decennale questione romana, firmando col cardinale Gasparri i patti lateranensi, ratificati alla Camera in maggio. Il 24 marzo le elezioni per il rinnovo della Camera dei Deputati si risolvono in un plebiscito a favore di Mussolini, mostrando il grado di consenso raggiunto in Italia dal fascismo:la partecipazione al voto è del 90% e i voti favorevoli al 'listone' sono pari al 98,4% (una lettura critica di tali risultati deve naturalmente tener presente delle leggi limitatrici delle libertà fondamentali di cui si è scritto precedentemente, in questo medesimo paragrafo). Il 2 aprile il duce incontra il ministro degli esteri inglese Neville Chamberlain e, verso la fine dell'anno, la sede del Governo è trasferita da palazzo Chigi a palazzo Venezia. L'Italia, grazie alla politica autarchica inaugurata dal duce, al sostegno garantito alle grandi imprese (Fiat, Olivetti,...) e all'intervento statale (IRI, IMI,...), è l'unico stato occidentale a subire solo marginalmente gli effetti della grande depressione dovuta al crollo di Wall Strett. Nel 1930 l'Italia sigla un trattato di amicizia coll'Austria; nello stesso anno, grazie anche al matrimonio tra il re Boris III e Giovanna di Savoia, le relazioni italo-bulgare migliorano molto. Nel gennaio 1931 Mussolini, in un'intervista al Daily Mail, afferma la necessità di una revisione dei trattati di pace della grande guerra. Il 9 luglio riceve il segretario di stato americano Henry Lewis Stimson, mentre in ottobre accoglie Mohandas Karamchand Gandhi a Palazzo Venezia, predisponendo in suo onore un concerto a Villa Torlonia. In seguito alla morte del fratello (il 21 dicembre), inizia a scrivere "Vita di Arnaldo". In questo periodo iniziano ad allentarsi i suo rapporti amorosi con Margherita Sarfatti, cui tuttavia continua ad essere legato. D'alra parte, agli inizi del 1932, incontra per la prima volta Claretta Petacci. Tra il 23 marzo e il 4 aprile 1932, il duce incontra più volte Emil Ludwig, che, in conseguenza di tale accadimento, scriverà "Colloqui con Mussolini".
In giugno, sul ventiquattresimo volume dell'Enciclopedia Treccani, viene pubblicata la voce "Fascismo", firmata da Mussolini e presumibilmente scritta da questi con la collaborazione di Giovanni Gentile; in essa viene esplicata la dottrina propria del partito fascista. Il 23 ottobre Mussolini partecipa alle celebrazioni del decennale alla Fiat Lingotto con Giovanni Agnelli e Vittorio Valletta. Inoltre, interviene al decennale della "rivoluzione fascista", nella qual occasione inaugura Via dell’Impero (28 ottobre) e riapre le iscrizioni al PNF, che erano chiuse dal 1928. Il 18 dicembre inaugura Littoria, la prima delle "città nuove" costruite nell'Agro Pontino, bonificato rapidamente negli anni precedenti. Il 29 marzo 1933 si incontra a Roma con il Ministro della Propaganda tedesco Joseph Goebbels. Per iniziativa di Mussolini (da sempre poco fiducioso della Società delle nazioni), il 7 giugno viene firmato a Roma il patto a quattro tra Italia, Francia, Regno Unito e Germania, col quale i suddetti stati si assumono la responsabilità del mantenimento della pace e della riorganizzazione dell'Europa nel rispetto dei principi e delle procedure previste dallo statuto della Sdn.
Il 20 agosto incontra a Riccione il cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss. Il 5 febbraio 1934 vengono istituite le 22 corporazioni. Il 14 marzo incontra a Roma il cancelliere Dollfuss e il Capo del Governo ungherese Gombos per discutere una revisione degli assetti territoriali nei Balcani. Il 17 marzo viene concluso un "patto a tre" con Ungheria ed Austria in funzione anti-tedesca ed anti-francese ("Protocolli di Roma"). Il 25 marzo le elezioni per il rinnovo della Camera dei Deputati registrano un successo superiore rispetto alle precedenti: aumenta il numero dei partecipanti al voto e i voti contrari risultano 15.201 (lo 0,15%). Il 14 e 15 giugno Mussolini ed Hitler si incontrano a Stra e a Venezia, parlando principalmente della questione austriaca (il cancelliere tedesco desiderava l'Anschluss). Tuttavia, i rapponti tra i due restano tesi. Infatti, il 25 luglio, a seguito del fallito colpo di stato in Austria (che comportò la morte di Dollfuss) col quale la Germania nazionalsocialista intendeva procedere all'annessione del paese, Mussolini invia due divisioni al Brennero (ritirate il 16 agosto) per difendere l'indipendenza di quello stato. La situazione si risolve poichè Hitler desiste dal suo proposito. IL 21 agosto Mussolini incontra Schuschnigg, successore di Dollfuss. Il 6 settembre, a Bari, prende posizione nei confronti della politica estera nazionalsocialista e dalle dottrina razzista hitlerina, proclamando che "trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrana pietà a talune dottrine d'Oltralpe".
La guerra di Etiopia e l'avvicinamento alla Germania nazionalsocialista
Il 5 dicembre 1934 si verifica l'incidente di Ual Ual, località tra la Somalia italiana e l'Etiopia: 1500 soldati abissini aggrediscono una postazione militare italiana di confine, composta da circa 200 militari. Mussolini chiede delle scuse ufficiali nonchè il pagamento di un'indennità da parte del governo etiope, conformemente a quanto stabilito in un trattato siglato tra Italia ed Etiopia nel 1928. Il Negus Haile Selassie, avendone la possibilità in virtù del medesimo accordo, decide di rimettersi, tra le riserve italiane, alla Società delle nazioni (2 gennaio). Per far luce sulla vicenda, questa si impegna in un arbitrato, temporeggiando; tuttavia, i rapporti italo-etiopi sono irrimediabilmente compromessi e il duce si avvarrà di tale grave accadimento come pretesto per dichiarare guerra. Infatti, sconfinamenti violenti di reparti militari abissini si erano già verificati precedentemente: ad esempio, Il 4 novembre 1934 il consolato italiano a Gondar era stato attaccato da gruppi armati etiopici, che avevano causato numerosi morti tra gli ascari eritrei (i cattivi rapporti italo-etiopi erano dovuti all'ambizione italiana di unificare territorialmente Eritrea e Somalia e al desiderio etiopico di conquistare uno sbocco sul mare).
Tra il 4 e il 7 gennaio 1935 Mussolini incontra a Roma il ministro degli esteri francese Pierre Laval: vengono firmati accordi in virtù dei quali la Francia si impegna a cedere all'Italia la Somalia francese (attuale Gibuti), a riconoscere le consistenti minoranze italiane presenti in Tunisia (che era stata oggetto di rivendicazione da parte italiana) e promette di appoggiare diplomaticamente l'Italia in caso di una guerra contro gli Etiopi (riferimenti a tale accordo sono contenuti nel seguente testo, in lingua inglese: Langer, William L. ed., An Encyclopaedia of World History, 1948, Houghton Mifflin Company, Boston. Pg. 990.). Laval sperava in tal modo di avvicinare Mussolini alla Francia, al fine di dar vita ad un'alleanza in funzione anti-nazista (Hitler rivendicava l'Alsazia-Lorena), il che non troverà mai effettiva realizzazione (da questo dipende la parziale esecuzione degli accordi citati).
Il 16 gennaio Mussolini assume la direzione del Ministero delle Colonie. Il 19 gennaio la SdN riconosce "la buona fede" di Italia ed Etiopia nell'incidente di Ual Ual e decide che il caso debba essere trattato tra le due parti interessate; tuttavia, il 17 marzo gli abissini presentarono un altro ricorso, appellandosi all’articolo XV dell'organizzazione. Nella conferenza di Stresa (svoltasi tra l'11 e il 14 aprile), Italia, Regno Unito e Francia condannano congiuntamente le violazioni del trattato di Versailles da parte della Germania. L'8 giugno a Cagliari, di fronte all'ostilità mostrata in tal senso dalla Gran Bretagna, rivendica il diritto dell'Italia ad attuare una propria politica coloniale. Il 18 settembre, in un articolo pubblicato sul Morning Post, garantisce che non verranno colpiti gli interessi francesi e inglesi nell'Africa orientale. Il 2 ottobre annuncia la dichiarazione di guerra all'Etiopia dal balcone di Palazzo Venezia: i figli Vittorio e Bruno si arruolano in una squadriglia aeronautica. Attaccando il paese africano, che era membro della SdN, Mussolini aveva violato l'articolo XVI dell'organizzazione medesima: "se un membro della Lega ricorre alla guerra, infrangendo quanto stipolato negli articoli XII, XIII e XV, sarà giudicato ipso facto come se avesse commesso un atto di guerra contro tutti i membri della Lega, che qui prendono impegno di sottoporlo alla rottura immediata di tutte le relazioni commerciali e finanziarie, alla proibizioni di relazioni tra i cittadini propri e quelli della nazione che infrange il patto, e all’astensione di ogni relazione finanziaria, commerciale o personale tra i cittadini della nazione violatrice del patto e i cittadini di qualsiasi altro paese, membro della Lega o no". Nel frattempo, inaugura nell'Agro Pontino le nuove città di Guidonia (27 aprile) e Pontinia (13 novembre). Il 18 novembre l'Italia è colpita dalle sanzioni economiche imposte dalla SdN (nonostante questa non le avesse applicate contro il Giappone nel 1931 e contro la Germania nel 1934), approvate da 52 stati con i soli voti contrari di Austria, Ungheria e Albania, in risposta alle quali viene affermata l'ideologia economica dell'autarchia. Le sanzioni risultano inefficaci perchè numerosi paesi, pur avendole votate ufficialmente, mantengono buoni rapporti coll'Italia, rifornendola di materie prime. Tra queste la Germania: di fatti, la guerra d'Etiopia rappresenta il primo punto di avvicinamento tra Mussolini ed Hitler.
Il 7 maggio 1936 riceve da Vittorio Emanuele III la Gran Croce dell'Ordine Militare di Savoia. Il 9 maggio, sempre dal balcone di Palazzo Venezia, annuncia la fine della guerra d'Etiopia e proclama la rinascita dell'impero (il re d'Italia assume il titolo di imperatore d'Etiopia). La campagna abissina rappresenta il momento di massimo consenso del popolo italiano verso il fascismo e il suo duce. Mussolini stabilisce che, nell'indicare la data sui documenti ufficiali e sui giornali, occorra scrivere, accanto al conteggio degli anni a partire dalla nascita di Gesù, anche quello a cominciare dal 28 ottobre 1922 (tale disposizione era già in uso) affiancato da quello dalla fondazione dell'impero (ad esempio, il '36 era indicato come "anno 1936, XIV dell'Era Fascista, I dell'Impero"). Il 4 luglio la SdN decreta terminata l'applicazione dell'articolo XVI e le sanzioni cadono il 15 dello stesso mese (l'unico stato che si oppose fu il Sudafrica); Mussolini otterrà, per la guerra vittoriosa, il titolo di maresciallo d'Italia (30 marzo 1938).
Il 9 giugno affida al genero Galeazzo Ciano il Ministero degli Esteri. Il 24 luglio si accorda con Hitler per l'invio di contingenti militari in Spagna a sostegno di Francisco Franco nel contesto della guerra civile spagnola. Bruno Mussolini partecipa alla guerra come capo di una squadriglia aerea. I' 1 novembre annuncia con un discorso la creazione (sancita il 24 ottobre) dell'Asse Roma-Berlino (non si tratta ancora di una vera alleanza militar, che sarà stipulata solo col patto d'acciaio).
Il 2 gennaio 1937 viene siglato un "accordo tra gentiluomini" (in inglese " gentlemen's agreement") tra Italia e Regno Unito, col quale si definiscono i diritti di entrata, uscita e transito nel Mediterraneo e si stabilisce di evitare la modifica dello "statu quo relativo alla sovranità nazionale dei territori del bacino del Mediterraneo", Spagna inclusa. Tale accordo sarà confermato dal "Patto di Pasqua" del 16 aprile 1938. Il 16 marzo 1937, a Tripoli, Mussolini si proclama difensore dei musulmani di tutto il mondo. Il 20 marzo, nell'oasi di Bugàra vicino a Tripoli, riceve dal capo berbero Iusuf Kerbisc, la "spada dell'islam", un manufatto dorato, simbolo dell'approvazione di una parte della società libica verso il regime mussoliniano. Il 21 aprile inaugura Cinecittà. Il 22 aprile incontra a Venezia il cancelliere austriaco Schuschnigg e si dichiara non contrario all'anshluss colla Germania. Sempre in aprile incontra il ministro dell'aeronautica tedesco Goering e il ministro degli esteri tedesco Von Neurath. Il 25 e il 29 settembre, incontra Hitler, prima a Monaco e poi a Berlino. Il 6 novembre l'Italia aderisce al Patto Anticomintern, siglato precedentemente tra Germania e Giappone in funzione anti-sovietica. Il 3 dicembre 1937 viene stipulato a Bangkok un trattato di amicizia, commercio e navigazione col Siam (attuale Thailandia). L'11 dicembre annuncia l'uscita dell'Italia esce dalla Società delle Nazioni. Accoglie, tra il 3 ed il 9 maggio 1938, Hitler, il quale è in visita in Italia. Grazie alla mediazione mussoliniana, di fronte all'eventualità dello scoppio di un conflitto tra il blocco anglo-francese e la Germania, il 29 settembre si tiene la Conferenza di Monaco. Ad essa sono presenti Mussolini, Hitler, Daladier per la Francia e Chamberlain per la Gran Bretagna: viene riconosciuta alla Germania la legittimità della sua politica in Cecoslovacchia. Mussolini viene festeggiato come "il salvatore della pace" per aver scongiurato il conflitto. Il 25 ottobre annuncia che l'uso del "voi" dovrà sostituire in ogni occasione quello del "lei", considerato borghese e non virile, e introduce il "passo romano" (così aveva ribattezzato il "passo dell'oca" nazista).
Tra l'11 e il 14 gennaio 1939 incontra a Roma Chamberlain e il ministro degli esteri inglese Frederik Halifax. Il 19 gennaio 1939 la Camera dei deputati viene soppressa e sostituita dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Il 31 marzo viene stipulata a Roma una convenzione di amicizia e buon vicinato con San Marino. In aprile il duce ordina l'occupazione e l'annessione dell'Albania, che avviene senza spargimento di sangue: infatti, l'Italia godeva di una forma non ufficiale di protettorato sul paese da molti anni e l'"invasione" fu presumibilmente dovuta alla volontà mussoliniana di dimostrare all'alleato tedesco la propria forza.
L'edificazione del consenso
La stabilità della dittatura di Mussolini nel corso del ventennio fascista è in gran parte da ascriversi alla capacità di questi di generare attorno alla propria figura un forte consenso. L'abilità mostrata nel rendere la sua personalità oggetto di vero e proprio culto si riflesse non solo nell'approvazione che la società italiana a lungo gli mostrò, ma anche nell'ammirazione che riusci a guadagnarsi da parte di numerosi capi di stato stranieri (uno su tutti, Winston Churchill), di intellettuali e, più in generale, presso l'opinione pubblica internazionale, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Da questo punto di vista Mussolini divenne un modello di ispirazione per molti futuri dittatori, tra cui Hitler e Stalin, ma anche per molti politici di spicco di importanti stati democratici.
La popolarità del "duce supremo" trova probabilmente la sua origine storica nella frustrazione del popolo italiano nei confronti dello stato liberale per via delle condizioni di pace, ritenute dai più sfavorevoli, che l'Italia, paese vincitore, aveva dovuto accettare alla fine della I Guerra Mondiale, nonostante i sacrifici enormi che il suddetto stato aveva imposto ai cittadini (tra i quali si ricordano gli oltre 650000 morti). Non a caso, Gabriele D'Annunzio parlò di "vittoria mutilata": l'Italia guadagnò territorialmente solo parte di ciò che le era stato promesso col patto di Londra e ciò, unito al generale malcontento post-bellico e alla terribile crisi economica dell'immediato dopoguerra, che colpì soprattutto i più poveri (i piccolo-medio borghesi, gli operai e i contadini), fece nascere in molti il desiderio di avere un governo forte, seppur autoritario. Questo avrebbe dovuto traghettare la penisola verso un'epoca di benessere, dimostrandosi in grado di tenere le redini del Paese, provato dal conflitto mondiale e attraversato da malcontenti quali le rivolte operaie avvenute durante il biennio rosso. Mussolini fu abile a sfruttare tale situazione: egli si presentò come il restauratore dell'ordine e della pace sociale, teso alla "normalizzazione" della situazione politica. Da questo punto di vista, molti squadristi fascisti intransigenti criticarono la collaborazione (nel 1922-1924), a livello governativo, del PNF coi vecchi partiti nonché il fatto che fossero rimasti in carica molti dei questori e dei prefetti che erano stati estranei al fascismo. Essi, guidati da Roberto Farinacci, auspicavano una "seconda ondata rivoluzionaria" e, secondo alcune recenti ricostruzioni, dietro all'attentato del 31 ottobre 1926 ci sarebbe stata in realtà l'ala "rivoluzionaria" e più violenta del fascismo (e non Anteo Zamboni).
A partire dal 1925, ogni forma di collaborazione coi vecchi partiti fu abbandonata grazie alla promulgazione leggi fascistissime e all'instaurazione della dittatura. Ciò rese più semplice la possibilità di radunare attorno alla figura del duce un forte consenso, essendo posta sotto controllo la stampa italiana e il mondo culturale italiano (con significative eccezioni quali Benedetto Croce (cui fu permesso, tra l'altro, di dirigere La Critica)e periodici come La Verità di Nicola Bombacci e L'Universale di Berto Ricci). Inoltre ogni forma attiva di dissenso venne repressa per mezzo dell'OVRA, del Tribunale Speciale e dell'istituto giuridico del confino.
In ogni caso, Mussolini dimostrò di avere una grande personalità carismatica, come testimoniano i discorsi tenuti di fronte a "folle oceaniche" e una notevole abilità oratoria, che attinse in parte dall'esempio dannunziano. Egli incrementò la sua popolarità ricorrendo all'organizzazione ed all'irreggimentazione delle masse, chiamate di continuo a partecipare ad iniziative di varia natura, ma anche grazie all'appoggio di intellettuali di spicco (Gabriele D'Annunzio, Mario Sironi, i futuristi, Giovanni Gentile, Guglielmo Marconi, Giuseppe Ungaretti,...) e di uomini di grandi capacità di governo (Luigi Federzoni,...). Mussolini seppe abilmente sfruttare, come mai prima era stato fatto, i nuovi mezzi di comunicazione (la radio, il cinema, i cinegiornali,...)nonchè i successi sportivi conseguiti dall'Italia fascista (i mondiali di calcio nel 1934 e nel 1938,...) ,che vennero entrambi ampiamente utilizzati in funzione propagandistica. Il duce riuscì spesso a interpretare correttamente la volontà della maggioranza del popolo italiano, attuando importanti interventi di tipo sociale (risoluzione della "questione romana" coi Patti lateranensi, istituzione del "sabato fascista", creazione di colonie estive per i bambini meno abbienti, la fondazione di più di un centinaio tra villaggi e città,...), sanitario (battaglia della malaria. elioterapie gratuite, l'amnistia concessa a favore di 22173 reclusi per reati comuni in occasione del decennale della marcia su Roma,...), previdenziale ed economico (creazione del primo sistema pensionistico italiano, istituzione del primo vero sistema di previdenza sociale, lotta alla svalutazione della lira, la battaglia del grano, la bonifica di numerose paludi,...) e culturale (furono aperte nuove università tra cui quella di Roma e Bari, fu fondata Cinecittà, furono promosse le prime edizioni della Mostra del Cinema di Venezia, nel 1932 si ebbe l prima enciclopedia italiana ovvero l'enciclopedia Treccani,...).
Da questo punto di vista, risulta rilevante sottolineare come la politica di potenza inaugurata dall'Italia fascista fosse vista con favore da gran parte della popolazione: Mussolini mirava a fare dell'Italia un paese temuto e rispettato, restaurando l'impero romano, recuperando i territori irredenti (Savoia, Nizzardo, Corsica, arcipelago di Malta, Dalmazia, parte dell'Istria e Canton Ticino) e realizzando una talassocrazia italiana nel mediterraneo (il mare nostro). Tale politica trovò in parte realizzazione (come dimostrano la crisi di Corfù del 1923, la politica coloniale italiana, il ruolo ricoperto dall'Italia per i patti di Locarno, Monaco e Stresa,...).
L'attività del duce riscontrò un grande consenso in patria sino al periodo bellico e, come già accennato, suscitò apprezzamenti all'estero, soprattutto nei paesi anglo-sassoni ed in Germania: Hitler lo considerò il suo "maestro", Winston Churchill lo definì "il più grande legislatore vivente" nel 1926 e "un grande uomo" ancora nel 1940, il papa lo chiamò "l'uomo della provvidenza" e gli conferì l'Ordine dello Speron d'Oro nel 1932, molti in Europa lo chiamarono "il salvatore della pace" nel 1933, lo stesso Franklin Delano Roosevelt gli riservò commenti lusinghieri, M.K Gandhi affermò che "il Duce è uno statista di primissimo ordine,completamente disinteressato,un superuomo". Nelle sue memorie Winston Churchill commenta:"così finirono i 21 anni di dittatura di Mussolini,durante i quali egli aveva salvato il popolo italiano dal bolscevismo,per portalo ad una posizione in europa che l'Italia non aveva mai avuto". E così concluse Josif Vissarionovic Dzugasvilli detto Stalin nel 1945:"Con la morte di Mussolini scompare uno dei più grandi uomini politici cui si deve solamente rimproverare di non aver messo al muro i suoi avversari politici."
Le Leggi Razziali
Nel 1938 il regime fascista promulgò una serie di decreti, il cui insieme è noto come leggi razziali che introducevano provvedimenti discriminatori nei confronti degli ebrei italiani. Successivamente la Rsi si rese complice nella deportazione nei campi di concentramento nazisti in Germania di numerose donne ed uomini di religione ebraica. In territorio italiano, nella Risiera di San Sabba vicino Trieste, sorgeva un campo di raccolta per il trasporto degli ebrei nei campi di concentramento in Germania.
Il secondo conflitto mondiale
Il 6 maggio 1939 Mussolini firma il Patto d’Acciaio con la Germania, che sancisce ufficialmente la nascita di un'alleanza vincolante italo-tedesca. Il 30 maggio incarica Cavallero di recapitare ad Hitler un memoriale, in cui afferma che la guerra è inevitabile e che l'Italia non sarà pronta ad intraprenderla prima di 3 anni. Nonostante le rassicurazioni in merito al fatto che la Germania non avrebbe intrapreso nuove guerre fino al 1943, quest'ultima invade la Polonia l'1 settembre, determinando l'inizio della seconda guerra mondiale. Mussolini, dopo tentativi di mediazione tra Francesi ed Inglesi e i Tedeschi, dichiara la "non belligeranza" (non la neutralità) dell'Italia: lo stato italiano si manterrà estraneo al conflitto solo momentaneamente. Il duce, presumibilmente, teme uno scontro aperto con Francia e Regno Unito e decide di temporeggiare in attesa dello sviluppo degli eventi. Il 10 marzo 1940 accoglie a Roma il ministro degli esteri tedesco Joachim von Ribbentrop, che lo sollecita ad entrare in guerra. Il 18 marzo incontra Hitler al Brennero. Il 16, il 22, il 24 ed il 26 aprile riceve messaggi da Churchill, da Paul Reynaud, da [[Pio XII e da Roosevelt, i quali gli chiedono di rimanere neutrale.
Di fronte agli straordinari, improvvisi ed inspettati successi della Germania nazista tra aprile e maggio, Mussolini, ritenendo che la guerra fosse oramai terminata, dichiara guerra alla Francia ed alla Gran bretagna il 10 giugno. Egli assume il comando supremo delle truppe nell'illusione di un veloce e facile trionfo. Alle rimostranze di Badoglio e di altri suoi collaboratori (Dino Grandi, Galeazzo Ciano) pare abbia risposto:
Nella guerra alla Francia, le truppe italiane assunsero inizialmente un atteggiamento difensivo, non solo per la deficenza di un'adeguata artiglieria e contraerea, ma anche poichè non vi era stato il tempo di mobilitare tutti i reparti necessari all'avanzata. Conseguentemente, i primi a prendere l'iniziativa furono gli avversari: aerei britannici, decollati da aeroporti francesi, bombardano Torino nella notte tra l'11 ed il 12 giugno. Come ritorsione, aerei italiani bombardano la base militare francese di Hières. Il 14 la zona industriale di Genova venne bombardata e, di conseguenza, l'esercito italiano ricevette l'ordine di pasare decisamente alla contro-offensiva, programmata per il 18. Tuttavia, si ebbe una svolta inattesa, che fece temere a Mssolini ed a molti altri di "essere arrivati troppo tardi" per ottenere concreti vantaggi dal conflitto: il 17 la Francia firma l'armistizio colla Germania. Il 18, dopo che in territorio alpino si erano avuti solo marginali scontri tra truppe anglo-francesi ed italiane, Mussolini partecipa ad un vertice a Monaco con Hitler per discutere dell'inaspettata ed improvvisa resa: le condizioni di pace avanzate dal duce (occupazione ed amministrazione di Corsica, Tunisia, Somalia francese e del territorio francese sino al Rodano, concessione di basi militari a Orano, Algeri e Casablanca, consegna della flotta e dell'armata aerea, denuncia dell'alleanza col Regno Unito) vennero solo parzialmente accolte (furono riconosciute all'Italia solo le richieste di occupazione). Il 24 giugno la Francia firma la pace coll'Italia, riconoscendole, oltre alla richieste di occupazione, anche la cessione di una porzione di territorio francese di confine e la smilitarizzazione di una fascia larga 50 miglia lungo il confine franco-italiano e libico-tunisino.
Di fronte alla notizia di un imminente sbarco in Inghilterra dei tedeschi (Operazione Leone Marino), Italo Balbo, governatore della Libia, riceve l'ordine di avanzare verso l'Egitto, protettorato inglese (25 giugno). Ma il 28, mentre sorvola Tobruk bombardata dagli Inglesi, venne tragicamente abbattuto dalle batterie antiaeree italiane, che lo avevano scambiato per un nemico. Le operazioni militari in Africa si rivelano inizialmente favorevoli: in agosto viene conquistata la Somalia inglese e nel settembre viene intrapresa con decisone l'avanzata in Egitto, che porta ad alcune vittorie. Anche nel Mediterraneo si registrano successi iniziali, che non vengono adeguatamente sfruttati: la marina italiana, superiore di numero, riporta successi a Punta Stilo (9 settembre) ed a Capo Teulada (27 novembre). Tuttavia tali vittorie si rivelano effimere, poichè la guerra si prolunga oltre il previsto, rivelando l'impreparazione e le deficenze dell'esercito italiano: in Africa, nel gennaio 1941 gli Inglesi danno vita ad un'vigorosa contro-offensiva (che porterà, tra l'altro, alla conquista dell'Africa Orientale Italiana entro il maggio 1941, in cui le ultime truppe si arrenderanno a Gondar in dicembre) sfruttando la propria superiorità numerica (dalle colonie inglesi, ed in particolar modo dall'India, giungono migliaia di soldati, che non era stato possibile mobilitare precedentemente) e la progressiva perdita d'iniziativa della marina italiana (l'ultimo scontro di rilievo, che si rivela un'insuccesso per ambo le parti, si ha a Capo Matapan, il 28 marzo 1941), principalmente per scarsità di carburante (abbondante nei territori coloniali inglesi). In seguito, gli scontri tra le due marine nemiche si limiteranno, da parte italica, alla guerra sottomarina, alla portezione delle rotte di rifornimento tra la Sicilia e la Libia, a sporadici tentaivi di intercettazione di convogli inglesi sulla rotta Gibilterra-Alessandria d'Egitto ed ad operazioni temerarie compiute da mezzi d'assalto (quali i MAS ed i "maiali")
Il 27 settembre 1940 Italia, Germania e Giappone si uniscono nel Patto tripartito (nasce l'Asse RoBerTo ossia Roma-Berlino-Tokio), cui aderiranno anche nell'ordine, nel corso della guerra, Ungheria (20 novembre 1940), Romania (23 novembre), Slovacchia (24 novembre), Bulgaria (1 marzo 1941) e Iugoslavia (27 marzo).
Il 4 ottobre 1940 Mussolini incontra Hitler al Brennero per stabilire di comune accordo una strategia militare; tuttavia, il 12 ottobre i tedeschi prendono controllo della Romania, sita nella zona di influenza italiana e ricca di giacimenti petroliferi, senza avvisare gli Italiani. Conseguentemente, il duce deciderà di intraprendere una "guerra parallela" a fianco dell'alleato tedesco, al fine di non dipendere troppo dall'iniziativa militare tedesca: sempre convinot che la Gran Bretagna sarebbe scesa presto a patti col fuhrer e che il principale fronte di guerra sarebbe così stato chiuso, il 19 ottobre invia ad una lettera in cui comunica l'intenzione italiana di attaccare la Grecia per conquistarla e rifondare l'antico impero greco-romano. Hitler si recherà a Firenze il 28 ottobre per dissuadere il duce dall'impresa, ma questi lo avvertirà, assumendo un atteggiamento simile a quello avuto dall'alleato colla Romania, che l'attacco era già iniziato da alcune ore. La guerra si rivela disastrosa, poichè la stagione invernale ostacola ogni tentativo d'avanzata e perchè l'esercito greco (che nel settembre contava circa 7000 uomini, il che aveva persuaso Mussolini della facilità dell'impresa) era stato nel frattempo rafforzato dall'arrivo di oltre 70000 militari inglesi. Anche l'appoggio di numerose squadriglie aeree e navali inglesi si rivelerà determinante: gli Italiani sono costretti a ripiegare in territorio albanese, dove solo nel dicembre 1940 riescono a bloccare la conto-offfensiva degli avversari, trasformando così il conflitto in una guerra di posizione.
Il conflitto mondiale: la guerra "tedesca"
Il 19 e il 20 gennaio 1941 Mussolini incontra a Breghof Hitler, il quale gli promette l'invio di contingenti tedeschi in Grecia e in Africa del Nord a sostegno delle truppe italiane lì presenti, che d'ora in poi dipenderanno sempre più dall'aiuto del potente alleato. Tale incontro rappresenta il definitivo abbandono da parte italiana della strategia della "guerra parallela" (rivelatasi insostenibile), il che si traduce in una conduzione del conflitto sempre più conforme alle direttive e agli interessi nazionalsocialisti, ovvero in una sorta di "guerra tedesca". L' 11 febbraio il duce incontra Francisco Franco a Bordighera per convincerlo ad entrare in guerra a fianco delle forze dell'Asse, ma fallisce nel suo intento; tuttavia, il dittatore falangista invierà lo stesso truppe e aiuti. Il 27 marzo in Iugoslavia, che solo due giorni prima aveva aderito al patto tripartito, gli Ingesi organizzano un colpo di stato, che ha successo: tale evento spingerà Italia e Germania ad invadere questo stato.
L'arresto e l'inizio della guerra civile
Il 19 luglio 1943 questi ha il suo ultimo colloquio con Adolf Hitler a Feltre come rappresentate del governo italiano. Nello stesso giorno Roma subisce il primo bombardamento alleato. In un clima politico divenuto pesante per via di accuse e minacce, il 24 luglio si tiene una seduta del Gran Consiglio che si concluderà alle prime ore del giorno successivo, in cui viene approvato l'ordine del giorno presentato da Dino Grandi: nonostante non sia affermato esplicitamente, viene di fatto richiesta l'esautorazione di Mussolini dai suoi incarichi di governo. Occorre tuttavia considerare che questa votazione, seppur significativa (in quanto votata dai massimi rappresentanti dello stato), non aveva de iure alcun valore, poichè, per legge, il Primo Ministro era responsabile del proprio operato solo dinanzi al re, il quale era l'unico a poterlo destituire.
Mussolini, dopo essersi recato regolarmente nel suo studio di Palazzo Venezia per occuparsi degli affari correnti, chiede al sovrano di poter anticipare l'abituale colloquio settimanale tra i due, previsto per il giorno seguente, e accetta di presentarsi da questi(25 luglio), nonostante quanto successo, giungendo alle ore 17 a Villa Savoia. Non sono noti i dettagli della conversazione, nella quale Vittorio Emanuele III comunicò a Mussolini che era stato sostituito da Badoglio e che gli garantiva l'incolumità e la libertà: si sa però per certo che, vista la situazione, il duce aveva accettato tale decisione e che i due si erano salitati cordialmente stringendosi la mano. Tuttavia, Mussolini non era al corrente delle reali intenzioni del monarca, il quale aveva posto la scorta del Capo del Governo sotto sorveglianza e aveva fatto circondare l'edificio da duecento carabinieri. Questi, al comando del capitano Giovanni Frignani, condussero il duce in un'autoambulanza della Croce Rossa , senza specificargli la destinazione e rassicurandolo che facevano questo per la sua sicurezza (pomeriggio del 25 luglio). In realtà, Vittorio Emanuele III aveva ordinato di arrestare il Segretario di Stato, ormai divenuto un personaggio scomodo, al fine di salvare il destino della propria dinastia, che rischiava di essere considerata come troppo compromessa col Fascismo. Nel frattempo viene divulgato l'armistizio (9 settembre) dell'Italia cogli Alleati (nonostante questi avessero richiesto una posticipazione dell'annunzio), cui fa seguito l'inizio della guerra civile tra quegli italiani che accettano di proseguire il conflitto a fianco dei tedeschi (che frattanto hanno occupato gran parte della penisola) e coloro che invece si schierano a lato di Inglesi, Francesi e Americani (che controllano parte del Meridione e la Sicilia). Intanto, il re, con parte della famiglia, Badoglio ed i suoi principali collaboratori, ripara in Puglia, ponendosi sotto la protezione degli ex avversari: ivi costituisce un governo sotto supervisione alleata, che dichiarerà guerra alla Germania il 13 ottobre.
Il duce viene dapprima trattenuto in una caserma dei carabinieri a Roma, in seguito viene detenuto a Ponza (dal 27 luglio), poi sull'isola della Maddalena (7 agosto - 27 agosto 1943) ed ai piedi del Gran Sasso vicino alla stazione della funivia (28 agosto) ed infine a Campo Imperatore sul Gran Sasso, dove era stato trasferito con un idrovolante. Qui il 12 settembre un commando di paracadutisti tedeschi (Fallschirmjäger-Lehrbataillon) guidati dal capitano delle SS Otto Skorzeny lo liberano. I carabinieri e i poliziotti di guardia non oppongono alcuna resistenza: non si sparò neanche un colpo di arma da fuoco. La cosiddetta Operazione Quercia si conclude con l'arrivo di Mussolini in Germania, dove incontra Hitler il 14 settembre a Rastenburg: il Führer non usòamezzi termini e lo "invita" a formare una repubblica protetta dai tedeschi. Sempre dalla Germania il 18 settembre, con un discorso alla radio di Monaco proclama la ricostituzione del Partito Fascista Repubblicano.
Mussolini arriva in Italia solo il 23 e costituisce un nuovo governo con lui come capo; tiene la prima riunione il 27 settembre alla Rocca delle Caminate.
La RSI e la fine
Fondata la Repubblica Sociale Italiana, Mussolini giustificò la decisione di ristabilire uno stato italiano fascista sostenendo che, in caso di rifiuto, il Führer avrebbe sottoposto a ulteriori rappresaglie e vessazioni gli italiani.
Nell'aprile del 1945, sempre più isolato e impotente dopo che le ultime resistenze tedesche in Italia battevano in ritirata, Mussolini, trasferitosi a Milano, chiese ed ottenne un incontro con il cardinale Ildefonso Schuster, affinché facesse da mediatore con il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) nella speranza di ottenere salva la vita.
Venuto a conoscenza di un tentativo di arresto, Mussolini riuscì a fuggire dalle stanze della prefettura di Milano ove dimorava, anticipando l'arrivo dei partigiani. Tentando quindi la fuga in Svizzera o in Germania, la sera del 25 aprile fece dirigere il proprio convoglio in direzione di Como e quindi verso Menaggio, lungo la sponda occidentale del lago, ove era stanziata una colonna di mezzi tedeschi in ritirata. Da lì, la mattina del 26 aprile, tentò la fuga insieme ad alcuni gerarchi e all'amante Claretta Petacci, nascondendosi in un camion della colonna travestito da militare tedesco. La colonna fu fermata da un gruppo di partigiani nei pressi di Musso e ogni mezzo fu fatto perquisire, secondo quanto prevedevano gli accordi collegati alla resa di Caserta. Riconosciuto durante la perquisizione, Mussolini fu fatto scendere, arrestato e detenuto in un casolare durante la notte fra il 27 e il 28 aprile.
I comandanti partigiani discussero sul da farsi sino all'arrivo da Roma di un comunicato in cui, il Comitato di Liberazione Nazionale (che a seguito dell'armistizio con decreto luogotenenziale aveva assunto tutti i poteri costituzionali) esprimeva la necessità di una rinascita sociale politica e morale dell'Italia attuabile solo attraverso l'uccisione di Mussolini e la distruzione di ogni simbolo del partito fascista presente in Italia. Il documento era a firma di tutti i componenti del CLN (Partito comunista, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, Democrazia del Lavoro, il Partito d'azione, la Democrazia cristiana, il Partito liberale italiano). La decisione venne attuata il 28 aprile 1945; Mussolini e Claretta Petacci furono uccisi a Giulino di Mezzegra, nei pressi di Dongo.
I cadaveri di Mussolini, della Petacci e di altre quindici persone (tra cui il fratello della Petacci, e Nicola Bombacci, che era stato uno dei fondatori del Partito Comunista d'Italia) furono poi trasportati a Milano ed appesi a testa in giù alla balaustra di un distributore di benzina in piazzale Loreto (dove l'anno precedente erano stati fucilati ed esposti al pubblico quindici partigiani, come rappresaglia per un attentato contro un camion tedesco). I corpi furono poi lasciati in balia della folla, che li calò a terra e infierì su di loro con colpi di pistola, sputi, calci ed altri oltraggi.
Sulla morte di Mussolini si sono prodotte nel tempo varie congetture e teorie che hanno messo in dubbio molti punti della versione dei fatti fornita dal Colonnello Valerio (Walter Audisio) - il comandante partigiano che ebbe l'incarico di eseguire la decisione del CLN - considerata da alcuni un resoconto inattendibile. Secondo una di queste ipotesi alternative, l'incarico sarebbe stato attuato dal partigiano Bruno Giovanni Lonati insieme ad un agente segreto britannico che desiderava impossessarsi del carteggio dello statista con Churchill, compromettente per quest'ultimo.
L'uccisione di Mussolini e della Petacci, e la decisione di esporre i corpi al pubblico ludibrio, ricevettero successivamente numerose critiche. Ancora oggi alcuni interrogativi restano aperti, sulla legittimità dell'accaduto e sulle motivazioni che vi condussero. Non è possibile tuttavia esprimere una valutazione univoca e oggettiva, che non tenga conto dalle circostanze e del contesto storico. Il solo dato di fatto che si può osservare è che in Italia non fu celebrato un processo giudiziario nei confronti dei gerarchi fascisti paragonabile a quello tenutosi a Norimberga contro il Nazismo. Un simile processo, pur con tutti i suoi limiti, sarebbe comunque potuto risultare espressione di un giudizio al di sopra delle parti. Mussolini è sepolto a Predappio nella cappella di famiglia.
Il testamento politico
Su Wikisource è disponibile il testo completo del testamento politico di Mussolini.
Pensiero politico
Mussolini scrisse nel 1932, presumibilmente insieme a Giovanni Gentile (o comunque sotto la sua influenza), la voce "fascismo" per l'enciclopedia Treccani, in cui precisava la dottrina del suo partito.
Mussolini ammise che non vi fu un principio ispiratore preciso che portò alla nascita del movimento, che originò da un bisogno d'azione e fu azione. Proprio per questo motivo, durante tutto il ventennio fascista, il Fascismo si caratterizzò per la coesistenza al suo interno di istanze e correnti di pensiero minoritarie fortemente differenti e apparentemente poco conciliabili tra loro. Emblematico, sotto questo punto di vista, è il programma di San Sepolcro, col quale il movimento dei Fasci di Combattimento si presentò alle elezioni del 1919. In esso erano espresse proposte fortemente progressiste, la maggior parte delle quali furono poi progressivamente abbandonate dal movimento entro l'ottobre 1922 (tra queste l'originale carattere antimonarchico e anticlericale del fascismo, che avrebbe pregiudicato ogni compromesso colla monarchia italiana e col clero cattolico), per essere poi riaffermate, anche se in gran parte solo a livello propagandistico, dal Partito Fascista Repubblicano. Infatti, il fascismo sansepolcrista chiese la concessione del suffragio universale, una riforma elettorale in senso proporzionale, la riduzione dell'età di voto a 18 anni e dell'orario di lavoro a otto ore giornaliere, i salari minimi garantiti, la gestione statale (o meglio da parte di cooperative di lavoratori) dei servizi (luce, gas, etc…), la progressività della tassazione, la nazionalizzazione delle fabbriche d'armi, l'eliminazione della nomina regia del Senato e la convocazione di un'assemblea che permettesse ai cittadini di scegliere se l'Italia dovesse essere una monarchia o una repubblica. Riprendendo quanto accennato sopra, la nota dominante del pensiero mussoliniano fu l'attivismo (questo fu uno dei principali motivi per i quali il fascismo esaltò l'intraprendenza e la vitalità della gioventù, facendo di "Giovinezza" il proprio inno): non conta ciò che si è fatto, ma ciò che vi è ancora da fare.
Sotto questo punto di vista, i principali "traguardi del fascismo" furono:
- la ricreazione dell'impero romano attraverso l'esplicarsi di una politica aggressiva di potenza (la guerra è "positiva" perché "imprime un sigillo di nobiltà al popolo che l'affronta"), per mezzo della quale l'Italia avrebbe dovuto assurgere al ruolo di guida e modello per le altre nazioni a livello politico, economico, spirituale: a tal scopo si insistette sulla necessità di un esercito forte e ben strutturato
- la creazione di un un "italiano nuovo", eroico, dotato di senso di appartenenza alla nazione, in grado con la propria azione di forgiare la storia, inserito in uno Stato che ne riassume le aspirazioni. Ciò si sarebbe dovuto realizzare attraverso il completo superamento dell'individualismo e della connessa concezione individualista della libertà: l'individuo deve esplicare la propria libertà non in modo egoistico in una prospettiva concorrenziale cogli altri soggetti, ma in modo ordinato e disciplinato, concependosi come parte di una collettività (la nazione italiana incarnata dallo stato fascista) indirizzata verso un fine comune e non divisa dall'odio classista (viene rifiutato il concetto socialista di "lotta di classe"). A tal fine, si affermò la necessità di rinsaldare il sentimento di appartenenza nazionale attraverso l'esaltazione dello spirito patriottico italiano e della storia italiana. In tale contesto ideologico, lo Stato venne hegelianamente concepito come etico, ovvero venne inteso come fine e non come mezzo. Dunque, l'interesse dello stato prevale su quello dei singoli in nome del raggiungimento del bene comune ed esso ha una propria missione e consapevolezza: esaltare l'essenza nazionale. Il fascismo si deve esaurire non nello Stato fascista, ma nello Stato di tutti gli italiani.
Emerge quindi come il fascismo si sia caratterizzato, nella sua concreta realizzazione storica, come un movimento autoritario, nazionalistico e antidemocratico (nel 1931 Mussolini esplicitò il proprio rifiuto della democrazia, definendo la disuguaglianza come "feconda e benefica").
La famiglia e le amanti
Mussolini fu il primogenito di tre fratelli, Arnaldo ed Edvige.
Egli sposò Rachele Guidi, meglio nota come donna Rachele, nel 1915 con un matrimonio civile. Si erano conosciuti in quanto lei era la figlia della nuova compagna del padre di lui. Essi si unirono con rito cattolico solo il 28 dicembre 1925. Dalla moglie il duce ebbe 5 figli: Edda nel 1910 (sposatasi con Galeazzo Ciano il 24 aprile 1930), Vittorio nel 1916, Bruno nel 1918 (morto il 7 agosto 1941 mentre pilotava un aereo militare), Romano nel 1927 (noto jazzista) ed AnnaMaria nel 1929. Mussolini ebbe molte amanti, tra cui le più note sono la scrittrice ebrea Margherita Sarfatti e l'attrice Claretta Petacci. Tra i suoi discendenti e affini famosi si annoverano Alessandra Mussolini e Sofia Loren.
Curiosità
- Nella chiesa di Notre Dame de la Défense, nel quartiere italiano di Montréal, poco dopo la stipula dei Patti Lateranensi venne realizzato da Guido Nincheri un affresco raffigurante Pio XI circondato dai cardinali in compagnia di Mussolini, i suoi gerarchi (tra cui Italo Balbo) e personaggi della cultura e della scienza italiana come Guglielmo Marconi.
- Durante il fascismo venne costruita la città di Mussolinia di Sardegna, attuale Arborea. Era in progetto anche la costruzione di una città col nome di Mussolinia di Sicilia.
- Durante la sua dittatura, Mussolini ricoprì più ministeri nello stesso tempo. Assieme a Francesco Crispi ed a Silvio Berlusconi, è stato l'unico politico (in Italia) a ricoprire contemporaneamente la cariche di primo ministro, ministro degli esteri e ministro degli interni.
- Secondo il Centro Ufologico Nazionale, nel giugno del 1933 un oggetto volante non identificato attraversò lo spazio aereo sovrastante Milano per poi schiantarsi al suolo. Stando a tale ricostruzione, il "velivolo non convenzionale", considerato un'arma di una potenza straniera, venne recuperato, nascosto e studiato per ordine di Mussolini, che si sarebbe interessato in prima persona dell'oggetto ed avrebbe assistito al suo recupero. [1]
- Secondo la ricostruzione del giornalista trentino Marco Zeni, non ancora vagliata e confermata dalla storiografia ufficiale, Mussolini avrebbe avuto un figlio (Benito Albino) da una donna di nome Ida Irene Dalser, nata nei pressi di Trento.
- Nel romanzo "Inferno" (1976) di Larry Niven e Jerry Pournelle, Mussolini assume un ruolo analogo al Virgilio dantesco: egli guida il protagonista attraverso l'inferno. Al termine del romanzo egli potrà accedre al purgatorio per purificarsi dai peccati.
- Ne "Il grande dittatore" con Charlie Chaplin, il personaggio Benzino Napaloni (interpretato da Jack Oakie), dittatore di Bacteria, è chiara parodia del duce.
- In un episodio di Celebrity Deathmatch Roberto Benigni affronta e sconfigge Mussolini.
- "der Mussolini" ("il Mussolini") è il titolo di una canzone di grande successo del 1981 dei tedeschi D.A.F.
- "The Ultimate Showdown of Ultimate Destiny" è un video comico del 7 dicembre 2005, nel quale personaggi famosi realmente vissuti (come lo stesso Mussolini) o viventi (come Chuck Norris ed Hulk Hogan) o appartenenti all'immaginario collettivo (ad esempio godzilla) si affrontano in una rissa all'ultimo sangue al termine della quale soltanto uno di loro sarebbe dovuto sopravvivere. In realtà, alla fine nessuno dei 53 "lottatori" sopravviverà allo scontro.
Cinematografia
- Benito Mussolini (1962) Documentario. Di Pasquale Prunas
- All'armi siam fascisti (1962) Documentario. Di Lino Del Fra, Lino Miccichè e Cecilia Mangini
- Il mio amico Benito (1962) di Giorgio Bianchi. Con Peppino De Filippo
- Men of our time: Mussolini (1970) Documentario. Di Alan J. P. Taylor
- Mussolini ultimo atto di Carlo Lizzani con Rod Steiger (1974)
- Quando c'era lui...caro lei! (1978) di Giancarlo Santi
- Io e il Duce (1985) di Alberto Negrin
- Mussolini: the Untold story (1985) Miniserie. Di William A. Graham
- Il giovane Mussolini (in inglese: Benito: the rise and fall of Mussolini) (1993) di Gianluigi Calderone con Antonio Banderas.
- Mussolini, Churchill e cartoline (2004) Documentario. Di Villi Hermann
Gli scritti di Mussolini
Tra gli scritti di Mussolini figurano, in ordine di pubblicazione:
- "La filosofia della forza" (1908)
- "La santa di Susà" (opuscolo da un'intervista raccolta come giornalista e pubblicata il 12 giugno 1909)
- "Claudia Particella, l'amante del Cardinal Madruzzo" (romanzo apparso a puntate su "Il Popolo" per 57 giorni a partire dal 20 gennaio 1910);
- "La tragedia di Mayerling" (1910) non pubblicato
- "Il trentino venduto da un socialista" (1911)
- "L'amante del cardinale"(1911)
- "La mia vita" (1911-12);
- "Giovanni Huss il veridico" (1913);
- "Vita di Arnaldo" (1932);
- "Scritti e discorsi" (1914-39, 12 vol.);
- "Parlo con Bruno" (1941)
- "Il tempo del bastone e della carota" (1944-Raccolta di articoli usciti sul Corriere della Sera tra il 1940 e il 1943);
- "Pensieri pontini e sardi" (1943)
- "Storia di un anno (il tempo del bastone e della carota)" (1944)
Galleria
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Un ritratto
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Mussolini assegna una medaglia
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Mussolini durante un discorso
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Mussolini durante una cerimonia
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Mussolini con un bambino
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Mussolini con l'uniforme della Marina
Bibliografia
- Aurelio lepre, Mussolini l'italiano: il duce nel mito e nella realtà, 2ª ed., milano, Laterza, 1997. ISBN 8804426829
- Max Gallo, Vita di Mussolini, Laterza, 1983. ISBN 8842021091
- Renzo De Felice, Mussolini il rivoluzionario: 1883-1920, Einaudi, 1995. ISBN 8806139908
- Renzo De Felice, Mussolini il fascista, Einaudi, 1995.
- Renzo De Felice, Mussolini l'alleato, 1940-1945, Einaudi.
- Luisa Passerini, Mussolini immaginario: storia di un biografia, 1915-1939, 2ª ed., Laterza, 1991. ISBN 8842037389
- Mimmo Franzinelli, Il duce proibito: le fotografie di Mussolini che gli italiani non hanno mai visto, Mondadori, 2005. ISBN 8804549793
- Romano Mussolini, Il duce, mio padre, Rissoli, 2005. ISBN 8817008486
- Arrigo Petacco, L'uomo della provvidenza, Mondadori, 2004. ISBN 88-04-53466-4
- Indro Montanelli, L'Italia di Giolitti, Rizzoli. ISBN 881725830X
- Indro Montanelli, Mario Cervi, L'Italia Littoria, Rizzoli.
- Indro Montanelli, L'Italia in Camicia Nera, Rizzoli, 1977. ISBN 8817420174
- Pierluigi Baima Bollone, Le ultime ore di Mussolini, Milano, Mondadori, 2005.ISBN 8804534877
- Pier Luigi Bellini delle Stelle, Dongo: la fine di Mussolini, Milano, Mondadori, 1962.
- (EN) Paul O'Brien, Mussolini in the First World War. The Journalist, The Soldier, The Fascist, Oxford, Berg, 2005.
- Paul O'Brien, Al capezzale di Mussolini. Ferite e malattie 1917-1945 (PDF), in Italia Contemporanea, Marzo 2002, pp. 5-29.
- Renzo De Felice, Storia del Fascismo, Luce Libero, 2004.
note
Voci correlate
- Fascismo
- Storia del Fascismo
- Avanti!
- Il Popolo d'Italia
- Vittorio Emanuele III
- Prima guerra mondiale
- Seconda guerra mondiale
- fasci di combattimento
- Partito Socialista Italiano
- Partito Nazionale Fascista
- Repubblica Sociale Italiana
- Squadristi
- Impero coloniale italiano
- Città fondate durante il fascismo
- Battaglia del grano
- Futurismo
- Slogan fascisti
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