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Mura spagnole di Milano
Tratto di mura spagnole di Milano dal giardino di un centro benessere, zona piazza Medaglie d'Oro
Localizzazione
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
Regione  Lombardia
Città Milano
Coordinate45°27′08.14″N 9°12′07.39″E
Mappa di localizzazione: Italia
LukeWiller/Sandbox/4
Informazioni generali
Tipomura con porte e torri
Stilemedievale
Costruzione1548-1562
Materialemattoni e terra
DemolizioneXIX secolo
Condizione attualenon più esistenti
Informazioni militari
Utilizzatore Ducato di Milano
Funzione strategicadifesa della città di Milano
[1]
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Le mura spagnole di Milano, o bastioni di Milano, sono state una cinta muraria eretta durante la dominazione spagnola sul Ducato di Milano a protezione della città meneghina. Costruite per sostituire dal 1548 al 1562 le mura medievali di Milano, diventate ormai obsolete per l'invenzione della polvere da sparo, che ha cambiato le tecniche di guerra, sono state demolite nel XIX secolo come conseguenza del Piano Beruto, primo piano regolatore di Milano.

Storia

 
Una mappa di Milano come appariva nel 1573
 
Una mappa di Milano come appariva nel 1832. In rosso sono segnate le mura spagnole

La costruzione delle cosiddette mura spagnole avvenne tra il 1548 e il 1562, per ordine di Ferrante I Gonzaga, governatore della città all'epoca in cui questa era dominata dagli spagnoli, e dell'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d'Asburgo.

L'iniziale progetto di rafforzamento delle difese cittadine, eseguito dal'ingegnere militare Giovanni Maria Olgiati, prevedeva anche la costruzione di un nuovo imponente castello nella parte meridionale della città; il progetto fu però accantonato per l'eccessiva onerosità e si preferì costruire solo la nuova cinta muraria che sostituisse le mura medievali di Milano, ormai diventate obsolete. Era infatti necessario costruire una nuova cinta muraria per il progresso della tecnica militare, soprattutto per l'invenzione della [polvere da sparo]], che aveva fatto diventare superati i sistemi di difesa medievali (mura e castelli). I colpi di cannone potevano infatti facilmente sgretolare gli antichi muri medievali. Invece le mura costruite per resistere all'artiglieria, e quelle di Milano non furono un'eccezione, erano generalmente più basse, tozze e provviste di terrapieni, che deviavano in modo più efficace i colpi di cannone.

Completata nel 1562, la cinta era costituita da un muraglione con torri e lunette, il cui perimetro si estendeva per circa undici chilometri, rendendola all'epoca il sistema di mura più esteso d'Europa. In alcuni punti le mura erano dotate di fossati, ricavati dai numerosi fiumi e canali che giungevano a Milano, tra cui l'Olona, la Vetra e il Redefossi. Contestualmente alla costruzione delle mura spagnole, furono realizzate ex novo le sei porte di accesso alla città, ovvero Porta Orientale, Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina, Porta Nuova e Porta Comasina, che sostituirono le omonime porte medievali. A queste, con il passare dei secoli, complice l'aumento dei traffici, se ne aggiunsero altre.

Nel 1750 le mura, ormai superate dal punto di vista militare, vennero adibite per ordine del governatore lombardo dell'epoca, Gian Luca Pallavicini, a passeggiata pubblica: la sommità dei bastioni fu resa accessibile a tutti e dotata di panchine ed alberi. Dal 1783 e il 1786 il Giuseppe Piermarini continuò l'opera di trasformazione, ricavandone un viale sopraelevato panoramico: da ogni punto del camminamento era possibile vedere il Duomo, mentre dalla parte settentrionale delle mura si potevano osservare le Alpi e la campagna circostante, all'epoca priva di ogni urbanizzazione.

Le demolizioni o il rimaneggiamento delle mura, considerate ormai soltanto d'intralcio alla viabilità cittadina, visto che gli unici assi viari che le superavano erano quelli che passavano attraverso le porte cittadine, iniziarono nella seconda metà del diciannovesimo secolo e furono ultimate nell'immediato dopoguerra, con la demolizione pressoché totale delle antiche mura spagnole. La circonvallazione viaria interna è detta anche cerchia delle mura spagnole, per il suo svolgersi lungo tale perimetro.

Le porte

 
Le mura spagnole di Milano che costeggiano la darsena. Si possono notare il terrapieno situato verso l'esterno, che serviva per limitare l'impatto dei colpi di artiglieria, e il camminamento superiore delimitato da una doppia fila di alberi. Per secoli sono state il confine di Milano con il resto del suo contado
 
Le mura spagnole di Milano verso Porta Volta in una foto risalente al XIX secolo

Al 1796 le porte principali erano dodici, di cui sei erano quelle principali:

Fin dall'inizio, alle sei principali, erano associate altre quattro porte succursali, che dipendevano da quelle maggiori:

  • Porta Tenaglia, ora piazza Lega Lombarda, esattamente nei pressi dell'attuale Porta Volta (dalla carta del 1883 si evince che le due porte sono sempre state distinte e separate), fu demolita dopo poco tempo, nel 1571.
  • Porta Tosa, ora Porta Vittoria, succursale di Porta Orientale.
  • Porta Vigentina, succursale di Porta Romana.
  • Porta Lodovica, succursale di Porta Ticinese.

Con la crescita dei commerci e del traffico, nel XIX vennero aperte altre porte, le ultime prima della demolizione delle mura spagnole, che avvenne alla fine dello stesso secolo:

Ogni porta era presidiata dai gabellieri, che lavoravano per il dazio di Milano. Come si può notare, molte porte cambiarono, con il passare del tempo, cambiarono nome. In epoca napoleonica Porta Orientale venne rinominata in Porta Riconoscenza, con un allusione alla riconoscenza che i milanesi avrebbero dovuto portare a Napoleone per averli librati dall'assolutismo, oppure Porta Ticinese, che fu rinominata Porta Marengo in ricordo della battaglia di Marengo, vinta da Napoleone su l'Arciducato d'Austria. Altri cambiamenti di nome si ebbero dopo il Risorgimento. Porta Tosa cambiò nome in Porta Vittoria per celebrare le cinque giornate di Milano, durante le quali gli insorti espugnarono le porte cittadine togliendole dal controllo degli austriaci (Porta Tosa fu la prima di queste), Porta Vercellina, che venne rinominata Porta Magenta in ricordo della battaglia di Magenta, scontro armato facente parte della seconda guerra di indipendenza, e Porta Comasina, che fu ridenominata Porta Garibaldi in onore a Giuseppe Garibaldi.

Nella letteratura

I camminamenti superiori alberati sono descritti da Ugo Foscolo ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis e da Stendhal in Rome, Naples et Florence. Foscolo descrive così la passeggiata fatta con Giuseppe Parini su il tratto sopraelevato delle mura spagnole di Milano vicino a Porta Orientale (ora Porta Venezia):

«[...] Ier sera dunque io passeggiava con quel vecchio venerando nel sobborgo orientale della città sotto un boschetto di tigli : egli si sosteneva da una parte sul mio braccio, dall'altra sul suo bastone: e talora guardava gli storpii suoi piedi, e poi senza dire parola volgevasi a me, quasi si dolesse di quella sua infermità, e mi ringraziasse della pazienza con la quale io lo accompagnava. S'assise sopra uno di que' sedili ed io con lui: il suo servo ci stava poco discosto. Il Parini è il personaggio più dignitoso e più eloquente ch'io m’abbia mai conosciuto; e d'altronde un profondo, generoso, meditato dolore a chi non dà somma eloquenza? [...]»

Per quanto riguarda Stendhal, la descrizione delle mura spagnole di Milano si riferisce a ciò il celebre scrittore vide il giorno 10 novembre 1816, descrizioen che poi riportata nel suo diario di viaggio: da questo panorama prenderà ispirazione per la descrizione del paesaggio visibile dalla Torre Farnese, presente nella Certosa di Parma, da cui il protagonista gode di una vista delle Alpi[2]. Così Stendhal descrive le mura spagnole e i panorama che si vede dal loro camminamento[3]:

«[...] J'ai fait neuf milles en sédiole sur les remparts de Milan élevés au-dessus du sol d'une trentaine de pieds, ce qui est considérable dans ce pays de plaine parfaite. Par l'étonnante fertilité de la terre, cette plaine offre partout l'aspect d'une forêt, et l'on ne voit pas à cent pas de soi. Les arbres ont encore toutes leurs feuilles aujourd'hui 10 novembre. 11 y a desteintes de rouge et de bistre magnifiques. La vue des Alpes, à partir du bastion di porta A'oua jusqu'à la porte de Marengo, est sublime. C'est un des beaux spectacles dont j'aie joui à Milan. On m'a fait distinguer le Rezegon di Lek et le mont Rosa. Ces montagnes, vues ainsi par-dessus une plaine fertile, sont d une beauté frappante, mais ramirantc comme l'architecture grecque. [...]»

Le mura spagnole furono descritte anche da Alessandro Manzoni nel capitolo 11 de I promessi sposi, in occasione dell'arrivo di Renzo a Milano attraverso Porta Tosa:

«[...] Quando Renzo entrò per quella porta, la strada al di fuori non andava diritta che per tutta la lunghezza del lazzeretto; poi scorreva serpeggiante e stretta, tra due siepi. La porta consisteva in due pilastri, con sopra una tettoia, per riparare i battenti, e da una parte, una casuccia per i gabellini. I bastioni scendevano in pendìo irregolare, e il terreno era una superficie aspra e inuguale di rottami e di cocci buttati là a caso. La strada che s’apriva dinanzi a chi entrava per quella porta, non si paragonerebbe male a quella che ora si presenta a chi entri da porta Tosa. [...]»

Cosa rimane

  • Resti ben conservati delle mura spagnole sono visibili in piazza Medaglie d'Oro e lungo viale Vittorio Veneto nei pressi di Porta Venezia.
  • Tra piazza Medaglie d'Oro e piazza XXIV Maggio sono ben visibili resti delle mura, ora notevolmente ridimensionate e adibite a perimetro di abitazioni private.
  • Lungo viale Monte Nero sono presenti a piccola distanza due giardinetti ricavati dai resti delle mura.

Note

  1. ^ Vedere i testi citati in bibliografia.
  2. ^ Vecchia Milano, pg. 12, Libreria Meravigli Editrice, Milano, 2003
  3. ^ Testo completo di "Rome, Naples et Florence" di Stendhal (TXT), su archive.org. URL consultato il 29 ottobre 2017.

Bibliografia

  • Vecchia Milano, Libreria Meravigli Editrice, Milano, 2003
  • Vittore e Claudio Buzzi Le vie di Milano, 2005, Milano, Ulrico Hoepli editore.
  • Bonvesin de le Riva De magnalibus Mediolani (1288), 1998, Milano, Libri Scheiwiller.
  • AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997.
  • AA. VV., Milano, il volto della città perduta, Milano, Edizioni Celip, Milano 2004.
  • Bruno Pellegrino Così era Milano, 2011, Milano, Edizioni Meneghine.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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