Percentuali delle vittime dell'Olocausto. Animated Map, su ushmm.org. URL consultato il 20 febbraio 2011.</ref> Of those murdered for being Jewish, more than half were Ashkenazi Polish Jews.[1]
Vittime % Numero Note
Ebrei (Jews) 42% 5.93 million [2]
Slavi polacchi (Ethnic Poles) 2.7–3.2 million [3][4][5]
Slavi ucraini (Ukrainian Slavs 3 million [6]
Prigionieri di guerra sovietici (Soviet POWs) 2–3 million Template:Sfn
Slavi bielorussi (Belarusian Slavs) 1.5 million [6]
Serbi (Serbs) 300,000–500,000 [7][8]
Disabled 270,000 [9]
Rom (Romani) 90,000–220,000 [10]Template:Sfn
Massoni (Freemasons) 80,000–200,000 [11][12]
Sloveni (Slovenes) 20,000–25,000 [13]
Omosessuali (Homosexuals) 5,000–15,000 [14]
Testimoni di Geova (Jehovah's Witnesses) 2,500–5,000 [15]
Repubblicani Spagnoli (Spanish Republicans) 7,000 [16]

Vittime dell'Olocausto furono membri di gruppi che per motivi "razziali" o politici erano considerati indesiderabili nel nuovo ordine mondiale creato dal Terzo Reich. I "non-ariani" (ebrei, rom, africani e in misura sia pur diversa le popolazione slave), al pari degli "indegnamente-ariani" (disabili, omosessuali, "sangue-misti", comunisti), erano visti come un pericolo alla purezza e alla potenza della "razza ariana", destinata al dominio mondiale. Essi furono soggetti a politiche discriminatorie, tese a isolarli dal resto della popolazione "ariana", rinchiusi in ghetti e campi di concentramento, i loro beni confiscati e "restituiti" allo Stato ariano. Gli abili potevano temporaneamente servire come schiavi attraverso il lavoro coatto, mentre gli "inabili" (bambini, anziani, malati) furono sottoposti a programmi di immediata eliminazione attraverso meccanismi sempre piu' sofisticati di sterminio di massa.

Numeri e statistiche

Si calcola che come risultato dei processi di "arianizzazione" promossi dal regime nazista circa 17 milioni di persone persero la loro vita.

  • Ebrei. Tra di essi vanno annoverati in primo luogo le vittime della Shoah (lo sterminio degli ebrei), che furono circa sei milioni. Per i nazisti la "guerra contro gli ebrei" fu vista sempre come l'obiettivo centrale per il trionfo della "razza ariana" e quello la cui soluzione finale fu perseguita con maggior impegno e accanimento.
  • Rom. Altro gruppo destinato a completo sterminio furono i rom. Nel podajmos ("lo sterminio degli zingari") perirono tra i .
  • Disabili. Il terzo gruppo selezionato per completo stermino furono i disabili (ariani compresi), la cui esistenza era vista come una minaccia all'integrita' della razza ariana; I programma di eugenetica implicarono lo sterminio di
  • Non-Ariani. Altri gruppi non ariani, come africani o gli slavi (polacchi, sloveni, serbi, russi), non furono soggetti a programmi di completo sterminio, ma di "riduzione numerica", "pulizia etnica", e sottoposti a forme di sfruttamento coercitivo di lavoro" che provocarono la morte di milioni di persone. tra cui e almeno 2-3 milioni di prigionieri di guerra sovietici.
  • Dissidenti. Infine vengono i dissidenti (comunisti, socialisti, minoranze religiose, massoni, ecc.), le cui famiglie furono spesso coinvolte anch'esse nella repressione, nelle rappresaglie, nell'invio ai campi di concentramento. Le vittime appartenenti a questa categoria furono almeno un milione e mezzo di persone.

La cronologia dello sterminio

Gli inizi della repressione politica e razziale

Le prime vittime dell'Olocausto furono oppositori politici imprigionati in Germania nei campi di concentramento fin dall'indomani della presa di potere di Adolf Hitler. Quindi con le leggi razziali la repressione venne a concentrarsi sulla popolazione ebraica tedesca.

suicidi vittime di violenze occasionali

culminate con la notte dei cristalli

Le politiche antiebraiche della Germania nazista ebbero il loro culmine con il pogrom del 9-10 novembre 1938, passato alla storia con il nome di «Notte dei cristalli»; organizzato su impulso principale di Joseph Goebbels e dei funzionari del partito nazista, il pogrom provocò gravi danni materiali (815 negozi distrutti, 171 case incendiate, 191 sinagoghe bruciate). Inoltre 36 ebrei vennero uccisi, 36 gravemente feriti e oltre 20.000 deportati: 10.911 a Dachau (provenienti da Germania meridionale e Austria), 9.828 a Buchenwald (Germania centrale), e più di 6.000 a Sachsenhausen (Germania settentrionale)[17].

Non e' ormai piu' possibile parlare di vittime occasionali.

L'invasione della Polonia: le violenza verso gli intellettuali e la nascita dei ghetti

Con l'invasione della Polonia il numero delle vittime crebbe esponenzialmente come frutto degli arresti e delle esecuzioni sommarie con le quali si cerco' di intimidire e decapitare l'intellighenzia dei popolazioni sottomesse. Nel corso dell'operazione Tannenberg sette "gruppi operativi speciali" delle SS (Einsatzgruppen) si incaricarono dell'individuazione e soppressione violenta delle "élite" polacche (potenziali oppositori politici e intellettuali in grado di salvaguardare la cultura polacca) e degli ebrei. In questa fase i polacchi furono particolarmente colpiti e circa 39.000 persone furono uccise sommariamente dai tedeschi. La persecuzione anti-ebraica fu meno sistematica anche se provocò circa 7.000 vittime[18]. Inoltre già alla fine di ottobre 1939 ebbe inizio l'espulsione degli ebrei presenti nei territori annessi al Reich e la loro deportazione nel Governatorato Generale; in un documento del 21 settembre 1939 Reinhard Heydrich, il capo dell'SD e responsabile dell'operazione Tannenberg, delineò le direttive generali della politica antiebraica[19].

Il primo ghetto a essere ufficialmente costituito fu quello di Łódź il 10 dicembre 1939, seguirono poi Varsavia (2 ottobre 1940), Cracovia (3 marzo 1941), Lublino (24 marzo 1941), Kielce (marzo 1941), Radom (aprile 1941). La vita degli ebrei in queste aree totalmente isolate e sovraffollate (il ghetto di Varsavia arrivò a contare 400.000 persone e quello di Łódź 200.000), divenne estremamente difficile: la fame e le malattie provocarono tassi di mortalità elevatissimi. Inoltre gli ebrei dei ghetti vennero sfruttati nel lavoro coatto al servizio dell'apparato produttivo del Reich[20].

Il primo gruppo ad essere sottoposto a sistematico sterminio furono i disabili (ariani o meno)

L'operazione Barbarossa e le squadre della morte

L'inizio dell'Operazone Barbarossa nell'estate 1041 segna un salto di qualita' nel dimensioni degli eccidi. Le truppe di invasioni sono seguite da speciali unita' che si dedicano a fomentare progrm all'uccisione dei potenziali nemici del Reich (ebrei e comunisti). Tra il 1941 e il 1942 piu' di un milione di persone sono serminate (tra cui un milione di ebrei), attraverso pogroms, fucilazioni di massa e gassazione con l;utilizzo di speciali autocarri trasformati in camere a gas mobili.

l'Operazione Reinhard (1942)

A fine 1941 la volonta' di sterminio ha gia' raggiunto obiettivi cosi' ambizioni da richiedere l'individuazione di strumenti sempre piu' sofisticati

L'8 dicembre 1941 divenne operativo il campo di concantramento di Chelmo]].

il 20 gennaio 1942 si tenne a Berlino la cosiddetta Conferenza di Wannsee; Belzec, Treblinka e Sobibor divennero operativi nel marzo 1942 nell'amnoto dell'Operazione Reinhard

L'olocausto lascio' alle sus spalle una eredita' di odio. Ebrei continuarono a morire in Polonia anche dopo la liberazione dal


Vittime famose

Associazioni ebraiche e istituti di ricerca (come Yad Vashem a Gerusalemme o lo United States Holocaust Memorial Museum a Washington, e in Italia il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) hanno fatto enormi sforzi per dare un nome e un volto a tutte le vittime dell'Olocausto e preservarne la memoria individuale, oltre che la storia collettiva. I loro nomi (anche di quelli italiani) sono oggi reperibili in pubblicazioni specializzate.[21] L'Olocausto ha alterato la demografia di intere regioni, con la pressoche' totale scomparsa della presenza ebraica dall'Est europeo. Gli elenchi qui riportati non hanno ovviamente un carattere esaustivo ma intendono semplicemente fornire un quadro puramente indicativo delle dimensioni dell'Olocausto e dell'impatto che esso ebbe sulla vita politica, culturale e sociale europea.

Musica

Name Lifespan Nationality Achievements Cause of death
Heinz Alt 1922–1945 German composer Dachau
Ernst Bachrich 1892–1942 Austrian composer Majdanek/Lublin concentration camp
Mario Finzi 1913–1945 italiano pianista Auschwitz
Pavel Haas 1899–1944 Czech composer gas chamber at Auschwitz
Žiga Hirschler 1894–1941 Croatian composer Jasenovac concentration camp
Leon Jessel 1871–1942, Berlin German composer torture by Gestapo
Rudolf Karel 1880–1945 Czech composer dysentery at Theresienstadt
Gideon Klein 1919–1945 Czech composer killed during liquidation of Fürstengrube, a sub-camp of Auschwitz
Józef Koffler 1896–1944, Krosno Polish composer, teacher, columnist probably shot by Einsatzgruppen
Hans Krása 1899–1944, Czech (Bohemian) composer gas chamber at Auschwitz
Karlrobert Kreiten 1916–1943 German pianist hanged at Plötzensee Prison
Alma Rosé 1906–1944 Austrian violinist, conductor possibly poisoning, at Auschwitz
Erwin Schulhoff 1894–1942 Czech composer, jazz pianist tuberculosis at Wülzburg concentration camp
Leone Sinigaglia 1868-1944 italiano compositore Muore d'infarto al momento dell'arresto.
Gershon Sirota 1874–1943 Polish cantor, tenor killed in Warsaw Ghetto Uprising
Leo Smit 1900–1943 Dutch composer gas chamber at Sobibór
Marcel Tyberg 1893–1944 Austrian composer, pianist, conductor gas chamber at Auschwitz
Viktor Ullmann 1898–1944 Czech composer, pianist gas chamber at Auschwitz
Ilse Weber 1903–1944 Czech composer, playwright gas chamber at Auschwitz

Sport

Name Nascita / Morte Nazionalita' Note Luogo di morte
Estella Agsteribbe 1909–1943 Dutch gymnast (team); Olympic gold medalist Auschwitz
Alfred Flatow 1869–1942, Theresienstadt German gymnast; 3-time Olympic gold medalist & 1-time silver medalist
Gustav Flatow 1875–1945, Theresienstadt German gymnast; 2-time Olympic gold medalist
Oszkár Gerde 1883–1944, Mauthausen Hungarian fencer; 2-time Olympic gold medalist
Lilli Henoch 1899–1942, Riga Ghetto German 4 world records (discus, shot put, and 4x100-m relay), 10 German national championships,
Otto Herschmann 1877–1942, Izbica concentration camp Austrian fencer & swimmer; 2-time Olympic silver medalist
Gerrit Kleerekoper 1897–1943, Sobibór Dutch coach Dutch gymnastics team 1928 Amsterdam Olympic Games
Janusz Kusociński 1907–1940 Polish athlete;1932 Los Angeles men's athletics gold medalist executed in Palmiry
Helena Nordheim 1903–1943, Sobibór Dutch gymnast (team); Olympic gold medalist
Attila Petschauer 1904–1943, Davidovka concentration camp Hungarian fencer; 2-time Olympic gold medalist & 1-time silver medalist
Dawid Przepiórka 1880–1940 Polish chess player; chess Olympian executed, Warsaw
Werner Seelenbinder 1904–1944 German wrestler; Olympian executed, Brandenburg an der Havel
Leon Sperling 1900–1941, Lemberg Ghetto Polish

left wing on national soccer team

András Székely 1909–1943, Hungarian swimmer, Olympic silver (200-m breaststroke) and bronze (4x200-m freestyle relay)
Johann Trollmann 1907–1943, Neuengamme German boxer; German national champion

Scienze umane, economia, studi classici

Name Lifespan Nationality Achievements Cause of death
Walter Benjamin 1892–1940 tedesco filosofo suicide at Portbou to avoid deportation
Marc Bloch 1886–1944 French storico tortured and shot by Gestapo at Saint-Didier-de-Formans
Simon Dubnow 1860–1941 Belarusian storico killed at the Riga ghetto during the Rumbula massacre
Valentin Feldman 1909–1942 French filosofo executed by firing squad
Mildred Harnack 1902–1943 American storico beheaded at Plötzensee Prison
Norbert Jokl 1877–1942, Roßau (?) Czech albanologista
Friedrich Münzer 1868–1942, Theresienstadt German studioso di studi classici
Avgust Pirjevec 1887–1944 Slovenian literary historian
Georges Politzer 1902–1942 French filosofo executed by firing squad
Elise Richter 1865–1943 Austrian filologo
Mario Segre 1904–1944 italiano epigrafista Auschwitz
Boris Vildé 1908–1942 French etnografo executed by firing squad




A number of children saved by the Kindertransports went on to become prominent figures in public life, with no fewer than four becoming Nobel Prize winners. These include:


Anno Fanny Price Film Note
1983 Sylvestra Le Touzel Mansfield Park, BBC miniseries (UK), regia di David Giles
1999 Frances O'Connor Mansfield Park, film directed by Patricia Rozema regia di David Giles This film alters several major elements of the story and depicts Fanny as author of some of Austen's actual letters as well as her children's history of England. It emphasises Austen's disapproval of slavery.







Anno Salome Film
1908 [[]] Salome, regia di J. Stuart Blackton
1908 [[]] Salomé, regia di Albert Capellani
1910 [[]] Salomè, regia di Ugo Falena
1918 [[]] Salomè, regia di J. Gordon Edwards
Anno Nicola II Film
1928 Camilla von Hollay (la falsa Anastasia) La falsa Anastasia (Anastasia, die falsche Zarentochter), film muto (Germania), regia di Arthur Bergen
1928 Anne Shirley Clothes Make the Woman, film muto (USA), regia di Tom Terriss
1932 Anne Shirley Rasputin e l'imperatrice (Rasputin and the Empress)), film (USA), regia di Richard Boleslavsky
1953 Mary Kerridge (Anna Broun) Anastasia, film (USA), regia di Anatole Litvak
1956 Lilli Palmer (Anna Anderson) Anastasia, l'ultima figlia dello zar (Anastasia, die letzte Zarentochter), film (Germania Ovest), regia di Falk Harnack
1956 Ingrid Bergman (Anna Koreff) Anastasia, film (USA), regia di Anatole Litvak
1971 Fiona Fullerton Nicola e Alessandra (Nicholas and Alexandra), film (UK), regia di Franklin J. Schaffner
1974 Pippa Vickers Tell the King the Sky Is Falling, film TV (UK), regia di David Sullivan Proudfoot. Per la serie La caduta delle aquile (Fall of Eagles).
1977 Graciela Borges Dulce Anastasia, film TV (Argentina), regia di Alberto Rinaldi
1986 Jennifer Dundas (Anastasia) & Amy Irving (Anna Anderson) Anastasia - L'ultima dei Romanov (Anastasia: The Mystery of Anna), miniserie TV (USA), regia di Marvin J. Chomsky
1991 Olga Borisova Assassin of the Tsar (Tsareubiytsa), film (Russia), regia di Karen Shakhnazarov
1995 Tushka Bergen La fine della storia (Zarya), film TV (USA), regia di Jim Charleston, episodio (6x6) della serie Un medico tra gli orsi (Northern Exposure)
1996 Cristina Vichev Il successore (The Successor), film (USA), regia di Rodoh Seji
1996 Patricia Kovács Rasputin - Il demone nero (Rasputin: Dark Servant of Destiny), film TV (USA), regia di Uli Edel
1997 Meg Ryan (voice) Anastasia, film d'animazione (USA), regia di Don Bluth e Gary Goldman
2000 Olga Budina I Romanov: una famiglia imperiale (Romanovy: Ventsenosnaya semya), film (Russia), regia di Gleb Panfilov
2003 Algina Lipskish The Lost Prince, film TV (UK), regia di Stephen Poliakoff
2007 Kimberly Diamond Mystery of the Romanovs, documentario (USA), regia di Dan Krauss e Pam Rorke Levy. Per la serie: National Geographic Presents.
2007 Suzanne Schmedding The Romanovs' Last Photograph, cortometraggio (USA), regia di Catherine Faris King
2013 Ally Ioannides The Tsarevich, cortometraggio (USA), regia di Geoffroy Faugérolas



<<Nel romanzo La notte Elie Wiesel afferma che ad Auschwitz esisteva un vero e proprio "traffico di minori", elemento confermato da Corrado Saralvo e numerosi altri testimoni.I sentimenti del campo nei confronti di questi bambini "privilegiati" erano contrastanti, andando dalla compassione all'odio. Molto dipendeva dal kapo per il quale il bambino lavorava e del quale era divenuto strumento. Primo Levi parala con disprezzo Ancora Wiesel parla di un bambino da tutti amato osse spesso invidiata, talora persino odiata dagli altri prigionieri, essi erano Nel romanzo La notte Wiesel descrive la morte per impiccagione di un ragazzino da tutti amato>>



Sam Pivnik, autore de L'ultimo sopravvissuto (romanzo), superstite di Auschwitz.

Felix Weinberg, autore di Boy 30529: A Memoir, superstite di Auschwitz.

alcuni perche; insieriti in trasporti di lavoratori" non soggetti alle selezioni Il nome di Fredy Hirsch è inseparabilmente legato all'educazione dei bambini e dei giovani nel ghetto di Terezín, e infine nel "campo-famiglia" di Birkenau. In particolare, il "blocco dei bambini", fondato sull'iniziativa di Hirsch nella sezione BIIb del campo Birkenau, è stato un notevole tentativo di creare una piccola oasi all'interno del campo di morte. Il suo scopo principale era assicurare che i minori prigionieri di Auschwitz avessero, almeno per breve tempo, un ambiente più tollerabile in cui sarebbero stati isolati dalla tragica realtà che li circondava.


I forti legami di Hirsch con gli scouting e gli ideali sionisti cominciarono a formarsi nella sua infanzia in Aachen. Come figli, lui e suo fratello Paul, due anni più anziani, erano attivi nella direzione del Jüdischer Pfadfinderbund Deutschland (JPD), che era vicino all'organizzazione sportiva ebraica Maccabi Hatzair.

Dopo che Hitler è venuto al potere, la famiglia Hirsch andava in modi diversi. Il fratello di Fredy e la madre Olga insieme al nuovo marito (il padre di Fredy era morto nel 1926) andarono in Bolivia, mentre Fredy, un sionista ardente, rimase in Germania. Era solo disposto a cercare una nuova casa se fosse in Palestina. Nel 1933 lasciò Aachen, lavorando per qualche tempo come capo della JPD a Düsseldorf. L'anno successivo si trasferì a Francoforte sul Meno, e poi nel 1935 emigrò a Praga, come molti altri ebrei tedeschi.

Coloro che conobbero Fredy Hirsch lo ricordano come può anche essere visto nelle sue foto: un giovane uomo ben costruito e attraente con la posizione corretta di un atleta, i capelli ricresciuti in modo elegante. Arrivato in Cecoslovacchia vive prima a Ostrava, poi a Brno e dal 1939 a Praga. Si dedicò a lavorare con i giovani, alla formazione sportiva e alla preparazione di halutzim (pionieri in ceco) per aliya (collegamento in ceco) alla "Terra Promessa". Fino al 1940 organizzava campi di scout estivi nei pressi del villaggio di Bezpráví sulle Orlice fiume. A Praga, Hirsch ha guidato un gruppo di ragazzi di età compresa tra 12 e 14 anni, chiamati Havlaga. Nell'ottobre 1939, all'ultimo minuto, il gruppo è riuscito a partire per la Danimarca, un anno dopo si trasferisce in Palestina.

Il nome di Hirsch è collegato anche al parco giochi Hagibor nel quartiere Strašnice di Praga. Dopo un certo numero di decreti e divieti anti-ebrei emessi sotto il protettorato, il campo da giuoco è diventato uno dei pochi luoghi dove i bambini ebrei erano ancora autorizzati a giocare all'aperto e fare sport. Hirsch ha organizzato sport, competizioni, campi e produzioni teatrali per centinaia di bambini lì, diffondendo tra loro gli ideali di lavoro di squadra, responsabilità e abilità fisiche.

Fredy Hirsch è arrivato a Terezín il 4 dicembre 1941 come parte di una squadra chiamata Aufbaukommando II, composta da Hirsch e da altri 22 dipendenti della comunità ebraica che avevano il compito di organizzare la vita nel ghetto appena creato. Fin dall'inizio dell'esistenza del ghetto, sono state create speciali camere per i bambini, che vivevano separati dai loro genitori. Più tardi sono stati trasformati in "heims" - circa undici case per bambini dove un certo numero di assistenti e insegnanti si dedicavano all'educazione semi-legale dei bambini. Fredy Hirsch, Egon Redlich e Bedřich Prager erano responsabili della cura dei giovani. Hirsch e gli altri assistenti hanno cercato di migliorare le condizioni di vita dei bambini nel ghetto in qualsiasi modo possibile. Hirsch ha insistito che i bambini devono esercitare ogni giorno e prestare attenzione all'igiene personale per mantenere la loro condizione psicologica e fisica, perché in questa posizione la loro unica speranza di sopravvivenza. Il fatto che Hirsch venisse dalla Germania, e la sua sicurezza, significava che alcuni membri della SS avevano un certo grado di rispetto per lui. È riuscito così a guadagnare spazio per un parco giochi, dove nel maggio del 1943 si sono svolti i Giochi di Maestri di Terezín. Hirsch ha anche acquisito la capacità di portare gli individui dai trasporti previsti a est, e spesso hanno fatto uso di questo per beneficiare dei bambini.

Nell'estate del 1943 è arrivato a Terezín un trasporto di 1.200 bambini ebrei del ghetto liquidato a Białystok. Sono stati tenuti isolati dagli altri ebrei di Terezín, ed è stato annunciato un rigoroso divieto di comunicazione con loro. Tuttavia, Fredy Hirsch è riuscito a contattare il proprio assistente. È stato catturato e come punizione è stato incluso nel trasporto che è andato per il campo di famiglia a Auschwitz-Birkenau il 6 settembre con 5.000 prigionieri.

I 5.000 deportati, prevalentemente ebrei ceche, hanno incluso circa 300 bambini di età compresa tra 15 e sotto. Era molto insolito che ci fossero bambini a Birkenau in quel momento, poiché la maggior parte di loro furono uccisi appena arrivò il trasporto. Oltre al campo di famiglia di Terezín, però, c'erano anche bambini nel campo zingaro. Grazie alla capacità di Hirsch di negoziare con i comandanti nazisti (ha sempre curato di apparire ben presentati e di stivali puliti) è riuscito a riservare uno degli edifici in legno nel campo di famiglia per il "blocco dei bambini".

Ha poi rinunciato alla sua posizione vantaggiosa come lagerkapo e divenne il capo del blocco dei bambini. Il blocco fu arredato in modo diverso dalla maggior parte degli altri edifici prigionieri di Birkenau. Invece di letti a castello a tre piani aveva tavoli da tavola ai quali erano seduti i bambini - poiché i bambini passavano solo la giornata qui, tornando alle loro famiglie di notte. Le pareti all'interno dell'edificio erano decorate con immagini di Biancaneve e dei Sette Nani, eschechi, fiori e personaggi da favola. I bambini passavano la maggior parte del giorno nel blocco 31. Qui mangiarono, e oltre alla zuppa, furono ottenuti altri alimenti da pacchi che erano arrivati ​​al campo ma i cui destinatari erano già morti. Anche se i bambini hanno naturalmente sofferto di fame, nessuno di loro è morto di malnutrizione prima che i prigionieri del trasporto di settembre siano stati uccisi in marzo. I bambini furono protetti anche dal regno del terrore altrimenti omnicomprensivo dei funzionari SS. Altre caratteristiche positive del blocco dei bambini erano che le chiamate giornaliere erano brevi e si sono svolte all'interno dell'edificio stesso, piuttosto che avvenire all'esterno e durare diverse ore - particolarmente crudele nel gelo e nella pioggia - come era il caso dei detenuti adulti. I bambini nel blocco hanno lezioni segrete e improvvisate, insegnate in piccoli gruppi in base all'età. Se si avvicinava una pattuglia di SS, le lezioni si trasformarono rapidamente in giochi, o i bambini cominciarono a cantare canzoni tedesche, che erano permesse. Anche per i custodi, lavorando nel blocco dei bambini avevano un certo vantaggio: un ambiente intellettuale e sotto il tetto, il che rendeva più facile per loro di mantenersi in condizioni psicologiche e fisiche relativamente buone. Gli insegnanti avrebbero comunicato ai bambini il contenuto dei libri che si ricordavano. Insegnavano loro la geografia, la storia, giocavano con loro e cantarono con loro. Alla fine del 1943 e all'inizio del 1944 i bambini hanno anche provato e realizzato una produzione di Snow White e dei sette nani. Erano presenti degli uomini SS, incluso il dottor Mengele, che applaudiva i bambini con entusiasmo, li aveva seduti sul ginocchio e chiese loro di chiamarlo zio. Dopo l'arrivo dei trasporti di dicembre c'erano circa 500 bambini nel blocco e Hirsch riuscì ad ottenere un ulteriore edificio per i bambini. Poiché il trasporto di settembre si avvicinò alla fine del suo periodo di quarantena di sei mesi verso la fine di febbraio 1944, i membri del movimento di resistenza del campo hanno contattato Fredy Hirsch. Sapevano che la parola "Sonderbehandlung", scritta sulla carta d'identità di ogni prigioniero nel campo familiare, significava veramente la morte nella camera a gas. In Fredy Hirsch, che godeva di autorità naturale tra i prigionieri, vide un potenziale leader della rivolta prevista. Hirsch si è trovata ad affrontare una decisione difficile: una ribellione significherebbe la possibilità di uccidere diversi uomini SS e di una minima possibilità di fuga per una manciata di prigionieri, ma anche una certa morte per la grande maggioranza dei prigionieri nel campo della famiglia e senza dubbio, una certa morte per tutti i bambini. La mattina dell'8 marzo ha ripreso la questione con Rudolf Vrba, collegato al movimento di resistenza di Auschwitz. Vrba lo visitò e gli disse che non c'era dubbio che l'intero trasporto stava dirigendo verso le camere a gas. Hirsch chiese un'ora per decidere. Un'ora dopo, Vrba lo trovò incosciente. Un medico ha dichiarato di aver preso un sovradosaggio di tranquillanti. Quella sera il corpo di Fredy Hirsch è stato bruciato nel crematorio di Birkenau, insieme ai resti dei 3.792 prigionieri assassinati del campo familiare di Terezín. Ancora una speculazione su quanto è accaduto nei minuti finali della sua vita. Non è del tutto chiaro come sia riuscito a ottenere una dose fatale della medicina, né se fosse veramente un suicidio. Prima della sua morte, Hirsch ha nominato i suoi successori come capo del blocco dei bambini - Seppl Lichtenstern e Jan Brammer.


Alfred (Fredy) Hirsch was born in Aachen, Germany in 1916.[35] Hirsch was a Jewish teacher and sportsman,[36] notable for helping and supporting thousands of Jewish children during the German occupation of Czechoslovakia in Prague, the Theresienstadt ghetto and then, in the Auschwitz concentration camp. He was given several opportunities to leave occupied Europe but would not leave the children alone. He was taken unconscious to the gas chambers and murdered together with almost all the children under his supervision on March 1944.[35]

 
Stolperstein (stumbling stone) for Fredy Hirsch near his childhood residence in 7 Richardstrasse in Aachen.[37]

Homosexuality

Fredy's homosexuality was known to many people in Theresienstadt and in Auschwitz, and was notable considering the prejudice towards homosexuals at that time.[38]

Note

  1. ^ http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Holocaust/killedtable.html
  2. ^ Dawidowicz, Lucy. The War Against the Jews, Bantam, 1986. p. 403.
  3. ^ 1.8–1.9 million non-Jewish Polish citizens are estimated to have died as a result of the Nazi occupation and the war. Estimates are from Polish scholar, Franciszek Piper, the chief historian at Auschwitz. Poles: Victims of the Nazi Era at the United States Holocaust Memorial Museum.
  4. ^ Piotrowski, Tadeusz. "Project InPosterum: Poland WWII Casualties". Retrieved 15 March 2007
  5. ^ Łuczak, Czesław. "Szanse i trudności bilansu demograficznego Polski w latach 1939–1945", Dzieje Najnowsze, issue 1994/2.
  6. ^ a b Donald L Niewyk, The Columbia Guide to the Holocaust, Columbia University Press, 200, p 49
  7. ^ Croatia (PDF), in Shoah Resource Center, The International School for Holocaust Studies, Yad Vashem.
  8. ^ (Serbian) Venceslav Glišić, Žrtve licitiranja - Sahrana jednog mita, Bogoljub Kočović, 12 January 2006. URL consultato l'8 May 2012. Lingua sconosciuta: Serbian (aiuto)
  9. ^ The Danish Center for Holocaust and [Genocide Studies], su holocaust-education.dk, 1º settembre 1939. URL consultato il 27 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  10. ^ "Genocide of European Roma (Gypsies)". Holocaust Encyclopedia. United States Holocaust Memorial Museum. Retrieved 27 September 2012. The USHMM places the scholarly estimates at 220,000–500,000. According to Berenbaum,  p. 126, "serious scholars estimate that between 90,000 and 220,000 were killed under German rule."
  11. ^ GrandLodgeScotland.com, GrandLodgeScotland.com. URL consultato il 31 July 2010.
  12. ^ Freemasons for Dummies, by Christopher Hodapp, Wiley Publishing Inc., Indianapolis, 2005, page 85, sec. Hitler and the Nazis
  13. ^ The number of Slovenes estimated to have died as a result of the Nazi occupation (not including those killed by Slovene collaboration forces and other Nazi allies) is estimated between 20,000 and 25,000 people. This number only includes civilians: Slovene partisan POWs who died and resistance fighters killed in action are not included (their number is estimated at 27,000). These numbers however include only Slovenes from present-day Slovenia: it does not include Carinthian Slovene victims, nor Slovene victims from areas in present-day Italy and Croatia. These numbers are result of a 10-year-long research by the Institute for Contemporary History (Inštitut za novejšo zgodovino) from Ljubljana, Slovenia. The partial results of the research have been released in 2008 in the volume Žrtve vojne in revolucije v Sloveniji (Ljubljana: Institute for Contemporary History, 2008), and officially presented at the Slovenian National Council ([1]
  14. ^ The Holocaust Chronicle, Publications International Ltd., p. 108.
  15. ^ Shulman, William L. A State of Terror: Germany 1933–1939. Bayside, New York: Holocaust Resource Center and Archives.
  16. ^ Pike, David Wingeate. Spaniards in the Holocaust: Mauthausen, the horror on the Danube; Editorial: Routledge Chapman & Hall ISBN 978-0-415-22780-3. London, 2000.
  17. ^ Hilberg 1999, pp. 36-7, 49; i dati, incompleti provengono da un rapporto di Reinhard Heydrich a Hermann Göring.
  18. ^ Friedländer 2009, pp. 38-9, 773.
  19. ^ Collotti, L'Europa nazista, p. 156.
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Bibliografia


I RAGAZZI DI VILLA EMMA

I ragazzi di Villa Emma sono un gruppo di orfani ebrei che dalla Germania e dall'Europa dell'Est trovarono rifugio in Italia dall'Olocausto in una struttura gestita dalla DELASEM, situata alla periferia di Nonantola, in provincia di Modena, tra il 1942 e il 1943. Dopo l'8 settembre 1943, grazie anche all'aiuto ricevuto dsl sacerdote don Arrigo Beccari e dal medico Giuseppe Moreali il gruppo riusci a sfuggire alle deportazioni e a rifugiarsi in territorio svizzero.

Storia

La vicenda storica di quelli che sono conosciuti come "i ragazzi di Villa Emma" ha inizio nel 1940, quando l'organizzazione sionista di Recha Freier condusse gruppi di giovani ebrei dalla Germania alla Palestina attraverso la Jugoslavia e la Turchia. L'occupazione tedesca della Jugoslavia nell'aprile 1941 bloccò la strada e costrinse un gruppo di loro a cercare rifugio in Italia. Per qualche tempo il gruppo si fermò in Slovenia nei territori annessi all'Italia, fino a quando l'organizzazione ebraica italiana di assistenza ai rifugiati DELASEM riescì ad ottenere il permesso perché essi potessero essere accolti in Italia.

Il delegato bolognese della DELASEM, Mario Finzi, prese in affitto una villa di campagna, [[Villa Emma (Nonantola) per dare una sistemazione al gruppo. I fuggiaschi arrivarono a Nonantola il 17 luglio 1942 in un edificio da anni abbandonato, privi di tutto. Don Beccari, con l'aiuto dell'amico medico Giuseppe Moreali e di don Ennio Tardini, si presero cura delle loro necessità, dalle brandine prelevate dai locali del seminario ai libri per la scuola.

I locali erano ampi e dal dicembre 1942 si prese in considerazione la possibilita' di accogliere altri rifugiati.

Nell'aprile del 1943 giunse così a Nonantola un secondo gruppo di 33 orfani che dalla Bosnia e Croazia si erano rifugiati a Spalato (allora territorio italiano), attraversando clandestinamente la frontiera.

Per un anno i ragazzi poterono condurre a Nonantola un'esistenza relativamente tranquilla dedicandosi alla cura della casa, a lavori agricoli, di falegnameria e di cucito e alle lezioni scolastiche, impartite dai loro accompagnatori, tra i quali Josef Indig, Marco Shoky e il pianista Boris Jochvedson. Nonostante i divieti e il controllo della Questura, la popolazione locale familiazzò con gli orfani. Armando Moreno,

Con l'8 settembre e l'occupazione nazista dell'Italia, la situazione cambiò radicalmente. I ragazzi di Villa Emma sono ora in imminente pericolo di vita. In meno di 36 ore, don Arrigo Beccari e Giuseppe Moreali li affidano a famiglie locali o li nascondono nei locali del seminario.

Ricorda don Beccari:

«La situazione era molto pericolosa. I ragazzi non potevano restare alla villa. Pensammo di accoglierne una parte, circa 30, in seminario. Il rettore, mons. Ottaviano Pelati, ed io chiamammo i seminaristi maggiorenni e chiedemmo se erano d'accordo ad ospitare i ragazzi della villa su all'ultimo piano, che era vuoto. Parlammo anche del rischio che si correva, ma loro non esitarono e ci dissero di sì. Allo stesso modo risposero anche le famiglie di Nonantola presso cui si rifugiarono altri ragazzi e ragazze. Alcuni furono accolti anche nell'asilo delle suore. Rimasero nascosti una decina di giorni, vestiti da seminaristi.»

In tutto, le famiglie che accolsero i ragazzi furono circa trenta, oltre ai sacerdoti del seminario e alle suore ospedaliere.

Si provvide quindi a fornire ai ragazzi documenti falsi per l'espatrio in Svizzera che con l'aiuto della DELASEM avvenne a piccoli gruppi tra il 6 e il 17 ottobre 1943, guadando di notte il fiume Tresa. Uno soltanto tra i piccoli ospiti di Villa Emma, Salomon Papo, che malato dovette essere affidato a un ospedale, perirà ad Auschwitz. Salvi anche tutti gli accompagnatori, con l'eccezione di Goffredo Pacifici, il bidello di Villa Emma, che sarà arrestato e deportato una settimana dopo mentre portava in Svizzera altri ebrei. Tra coloro che avevano contribuito alla loro salvezza anche Mario Finzi sara' deportato e morira' ad Auschwitz. Don Beccari continuo' ad operare nella Resistenza e nella operazioni clandestine a sostegno agli ebrei perseguitati in Italia. Arrestato nel settembre 1944, non confessò mai la sua attività. Rimase sette mesi nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte fino alla Liberazione.

Nel frattempo in Svizzera le associazioni sioniste alloggiarono i ragazzi d Villa Emma in un istituto a Bex nella valle del Rodano, da dove la maggior parte di loro pote' finalmente giungere in Palestina al termine della guerra, nel maggio del 1945.



La memoria

Per la loro opera in favore dei ragazzi di Villa Emma, il 18 febbraio 1964 l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme conferi a don Arrigo Beccari e al medico Giuseppe Moreali il titolo di giusti tra le nazioni.

Dagli anni novanta i "ragazzi di Villa Emma" si ritrovano periodicamente a Nonantola, e il 9 settembre 2001 a Haifa in Israele hanno dedicato un parco, Gan Nonantola, con un monumento creato da Tilla Offenberger, un'artista tra i "ragazzi di Villa Emma", con un'iscrizione in ebraico e italiano a ricordo di don Arrigo Beccari, Giuseppe Moreali e di coloro che li hanno protetti e salvati.

Villa Emma, che per anni ha versato in uno stato di abbandono, oggi, riportata agli antichi splendori, è proprietà privata.

A Nonantola, nel marzo 2004 è stata costituita la "Fondazione Villa Emma - Ragazzi ebrei salvati", che ha tra i soci fondatori il Comune di Nonantola e la Provincia di Modena.

Filmografia

Ai ragazzi di Villa Emma la RAI ha dedicato nel 2004 la miniserie televisiva La fuga degli innocenti e il film-documentario con testimonianze degli ex ragazzi di Villa Emma I ragazzi di Villa Emma. Giovani ebrei in fuga, prodotto da Rai Educational e La storia siamo noi. Già prima era stato prodotto I giorni di Villa Emma. Una mini-troupe di ragazzi e i loro genitori realizzano un film sulla Resistenza. Anno scolastico 1977-78, Classe 3 D, Classe 4 A Scuola elementare, Editore Poligrafico Artioli, Nonantola 1978, ora su DVD.

Die Kinder der Villa Emma, film tedesco uscito nel 2016[1] e uscito in francese su M6 in novembre 2016

Canzoni su Villa Emma

Nel 2005 è stata composta una canzone su Villa Emma[2] dalla band Gasparazzo; il brano omonimo viene pubblicato nel cd "Rosso Albero" (progetto ideato e prodotto dal Comune di Nonantola e dall'associazione "Materiale Resistente" di Correggio), ed è contenuto anche nel cd dei Gasparazzo "Esiste chi resiste"[3] del 2014.

Note

Bibliografia

  • Josef Indig Ithai, Anni di fuga. I ragazzi di Villa Emma a Nonantola, a cura di Klaus Vogt, Giunti, Firenze 2004
  • Klaus Voigt, Villa Emma: Ragazzi ebrei in fuga, 1940-1945, La Nuova Italia, Firenze 2002
  • Dalla parte giusta. Lettere dal carcere di don Arrigo Beccari, a cura di Enrico Ferri, Giuntina, Firenze 2007
  • Enrico Ferri, La vita libera: Biografia di don Arrigo Beccari, Mucchi, Modena 1997
  • Israel Gutman, Bracha Rivlin e Liliana Picciotto, I giusti d'Italia: i non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-45 Mondadori, Milano 2006, pp. 40–43.
  • Maria Laura Marescalchi, Anna Maria Ori, Nonantola e i salvati di Villa Emma. Luglio 1942 - Ottobre 1943. Una guida per la scuola e per i visitatori, Fondazione Villa Emma, Nonantola 2007
  • Villa Emma. I luoghi e le persone, a cura dell'Amministrazione Comunale e del Comitato per le celebrazioni del 50. della guerra di liberazione, Nonantola 1993
  • Ilva Vaccari, Villa Emma. Un episodio agli albori della Resistenza modenese nel quadro delle persecuzioni razziali, Istituto storico della Resistenza, Modena 1960
  • Tutti salvi. La vicenda dei ragazzi ebrei di Villa Emma. Nonantola, 1942-1943, Monica Debbia, Marzia Luppi, Artestampa, Modena 2002
  • I ragazzi di Villa Emma. Giovani ebrei in fuga. Strumenti per l'approfondimento, a cura di Maria Laura Marescalchi e Anna Maria Ori, Fondazione Villa Emma, Modena 2009
  • Ragazzi ebrei a Villa Emma. Nonantola 1942-1943. Una storia di solidarieta, [S. l. : s. n., dopo il 2005]
  • Nonantola e i salvati di Villa Emma. Una guida per la scuola e per i visitatori, a cura di Maria Laura Marescalchi e Anna Maria Ori, Quid, Nonantola 2007

Mostra fotografica - Cataloghi

  • I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola. Fotografie di una mostra, a cura di Ombretta Piccinini, Klaus Voigt, traduzioni Annette Antignac et al., Nonantola : Comune, Archivio storico - Izieu : Maison d'Izieu, [2004]
  • I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola. Milano, Museo di storia contemporanea. 29 gennaio-13 marzo 2005. Mostra fotografica, a cura di Ombretta Piccinini, Klaus Voigt, Comune, Archivio storico, Nonantola 2005
  • Voigt, Klaus, Villa Emma. Ragazzi ebrei in fuga 1940-1945, trad. di Loredana Melissari, La nuova Italia, Scandicci 2002
  • I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola. Fotografie di una mostra, a cura di Ombretta Piccinini, Klaus Voigt; trad.: Loredana Melissari, Comune di Nonantola, Archivio storico, Nonantola 2002

Narrativa

  • Pederiali, Giuseppe, I ragazzi di villa Emma, B. Mondadori, Milano 1989

Collegamenti esterni

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Gli esperimenti sulle malattie infettive

Per alcune malattie, come la dissenteria, la malaria, la tubercolosi e la febbre gialla,bambini sottoposti ad esperimenti che venivano contratte dai soldati tedeschi durante le battaglie e che in alcuni casi si erano mostrate fatali, era necessario trovare una cura rapida che potesse far guarire in pochi giorni le persone che ne erano affette. Mengele utilizzava la vivisezione per studiare le malattie infettive e le lesioni interne che procuravano.





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Sopravvissuti