Utente:Itaka1960/Sandbox
| Itaka1960/Sandbox comunità | |
|---|---|
| (HY) | |
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | Martowni |
| Territorio | |
| Altre informazioni | |
| Fuso orario | UTC+4 |
(in armeno Կռասնի ?, in azero Dağdağan) è una piccola comunità rurale della regione di Martuni nella repubblica del Nagorno Karabakh.
Conta poco più di duecento abitanti[1] e sorge lungo la strada che collega Martuni alla capitale Step'anakert, a pochi chilometri da questa.[2]
Note
- ^ Dipartimento Statistica NKR, Tabella censimento 2005
- ^ Mappa del Nagorno Karabakh, Edizioni Collage Ltd (2006)
[[Categoria:Comunità della regione di Martowni]]
{{Nota disambigua|la comunità rurale della [[repubblica del Nagorno Karabakh]]|Herher (Nagorno Karabakh)}}
è, de iure, un comune dell'Azerbaigian, capoluogo dell'omonimo distretto; il medesimo centro abitato, denominato, in armeno, "Martowni", costituisce de facto una comunità dell'Artsakh, autoproclamatosi indipendente, ed è il capoluogo dell' omonima regione
| Battaglia di Kelbajar parte guerra del Nagorno Karabakh | |||
|---|---|---|---|
| Data | 27 marzo 1993 - 3 aprile 1993 | ||
| Luogo | distretto di Kelbajar | ||
| Esito | Vittoria armena | ||
| Schieramenti | |||
| Comandanti | |||
| |||
| Effettivi | |||
| |||
| Perdite | |||
| |||
| Voci di battaglie presenti su Wikipedia | |||
La battaglia di Kelbajar (in armeno Karvachar, Քարվաճառ) è stata una delle più importanti nella storia della guerra del Nagorno Karabakh ed ha avuto una notevole importanza sull'esito finale dello stesso. Si combatté nel distretto di Kelbajar tra il 27 marzo e il 3 aprile 1993 e fu vinta dalle forze armene dell'Esercito di difesa dell'Artsakh.
Antefatto
Dopo la conquista di Shusha/Shushi a seguito della vittoriosa battaglia gli armeni avevano da un lato azzerato il fuoco di artiglieria azera su Step'anakert e dall'altro liberato il Corridoio di Lachin riuscendo ad ottenere qualche rifornimento dalla vicina Armenia.
Nel corso del 1992 tutto il territorio della neonata repubblica del Nagorno Karabakh (corrispondente alla vecchia oblast' sovietica) era stato sottoposto agli attacchi azeri con alterne vicende sul campo: a giugno gli azeri conquistano porzioni dei territori di Askeran e Martakert e con l'Operazione Anello occupano la regione di Shahumian; ad agosto si impadroniscono della strada che collega Martakert a Kelbajar, ripresa dagli armeni a metà novembre così come quasi tutto il territorio perso nelle offensive estive.
L'inverno del 1993 è particolarmente duro per l'Armenia e il Nagorno Karabakh a causa della mancanza di energia: la centrale nucleare di Metsamor è chiusa in conseguenza del terremoto del 1988, Turchia e Azerbaigian bloccano le frontiere. Così uno degli obiettivi in Karabakh diviene la conquista del bacino idrico di Sarsang con la sua importante centrale idroelettrica. Nel febbraio 1993 gli armeni riescono a riconquistare tutti i distretti settentrionali e si muovono verso ovest alla volta di Kelbajar.[1]
Campo di battaglia
L'area interessata dalla battaglia (distretto di Kelbajar, incastrato fra l'Armenia e la repubblica del Nagorno Karabak) si presenta montuosa, chiusa a nord dall'alta catena dei Monti Mrav e ad ovest dall'altopiano del Karabakh, percorsa da strette vallate. Complessivamente la superficie è di circa 1900 km² con una popolazione che oscilla tra i 45 e i 60.000 abitanti, la maggior parte dei quali di etnia azera e curda, che con l'avanzare del fronte di battaglia trovano rifugio altrove.
La battaglia
Preparazione
Già a partire da metà marzo gli azeri si stavano preparando alla battaglia evacuando la popolazione residente. Viene organizzata una difesa nel villaggio di Charektar, al confine con l'attuale regione di Martakert, già interessato nelle settimane precedenti da violenti scontri. Dal canto loro gli armeni si preparano ad attaccare la regione muovendosi da quattro diverse direzioni: un gruppo (guidato da Monte Melkonian con carri armati proveniente dal Karabakh, un secondo gruppo di una cinquantina di uomini provenienti da Vardenis (Armenia),
- ^ E. Aliprandi, Le ragioni del Karabakh, AndMyBook, pagg.77 e seguenti