Utente:Ghinozzi-nissim/Sandbox
Lea Deutsch (Zagabria, 18 marzo 1927 – maggio 1943) è stata un'attrice croata, attiva come attrice bambina di teatro tra il 1932 e il 1941 (tra i 5 e i 13 anni d'età). Di origine ebraica, fu vittima dell'Olocausto..
Biografia
Lea Deutsch nasce a Zagabria da genitori ebrei croati, Stjepan e Ivka (nata Singer) Deutsch. Il loro cognome era allora scritto anche Dajč. Suo padre era avvocato, e sua madre era una donna colta, attivamente impegnata nel gioco degli scacchi. Lea aveva anche un fratello, Saša. La famiglia Deutsch viveva a Zagabria in via Gundulićeva 39 in una casa a tre piani.
Attrice bambina
Deutsch inizia a recitare all'HNK di Zagabria all'età di cinque anni, interpretando piccoli ruoli in produzioni professionali di Molière e Shakespeare. Il suo mentore e insegnante di danza era Rod Riffler, un insegnante di danza moderna e coreografo a Zagabria. In breve Lea diventa una tra le piu' celebri attrici bambine dell'epoca. Il pubblico fu cosi' conquistato dal suo talento da chiamarla la "Shirley Temple croata".[1] La fama di Lea giunse anche a Parigi e la famosa casa cinematografica parigina Pathé invio' una troupe a Zagabria per girare un breve documentario su di lei.
Le leggi razziali
Nel 1941 il nuovo Stato Indipendente di Croazia, alleato al Terzo Reich, iniziò l'applicazione delle leggi razziali. Alla Deutsch fu impedito di lavorare, persino di entrare nel teatro dove si era esibita, e fu espulsa dalla scuola che frequentava. La compagna di scuola di Deutsch, Relja Bašić, ricorda:
- "Sedeva immobile su una panchina di fronte al teatro in un piccolo cappotto a spina di pesce con una stella gialla di David sulle maniche, fissando per ore l'edificio in cui una volta era una stella, e ora non poteva nemmeno entrare nell'edificio. "[2][3]
Nel tentativo di salvarsi, la famiglia Deutsch si convertì al cattolicesimo nel giugno 1941. La decisione tuttavia non li mise al riparo dei provvedimenti razziali del Terzo Reich. Membri del teatro nazionale (come Tito Strozzi, Vika Podgorska, Hinko Nučić e Dušan Žanko) cercarono di intervenire per aiutare Lea Deutsch e la sua famiglia. Ogni tentativo della famiglia di unirsi ai partigiani o di emigrare tuttavia falli'.
Arresto, deportazione e morte
Il 5 maggio 1943 Heinrich Himmler visitò Zagabria e concordo' con le autorità locali Ante Pavelić la messa in atto della "soluzione finale" in Croazia. Nei giorni a venire, funzionari croati e tedeschi iniziarono ad arrestare gli ultimi ebrei cui era stato permesso di rimanere in città fino a quel momento.
Nel maggio del 1943, Deutsch, sua madre e suo fratello furono deportati ad Auschwitz.[4] Le condizioni del trasporto in un carro bestiame, senza acqua ne' cibo, furono cosi' dure che 25 dei 75 deportati morirono durante il viaggio. Lea Deutsch fu una delle vittime, il suo cuore era stato indebolito dalla difterite nella sua infanzia. Anche sua madre e suo fratello furono uccisi al loro arrivo ad Auschwitz. Il padre, Stjepan, riuscì a salvarsi, nascondendosi come un paziente che soffriva di trachoma oculare infetto nel reparto di un oculista, il dott. Vilko Panac, nell'ospedale delle Suore della Carità, a Zagabria. Quando Stjepan Deutsch mori' nel 1959, si fece seppellire nella sezione ebraica del cimitero di Mirogoj, con la foto di Lea sulla sua lapide.
La memoria
Nel 2003, una scuola elementare ebraica a Zagabria fu intitolata al suo nome.
Nel 2011 il regista croato Branko Ivanda ha realizzato un film Lea i Darija (Lea e Darija), basato sulla sua vicenda.[5]
Note
- ^ Paul Cindric, Lea Deutsch: zagrebačka Anne Frank, 2008.
- ^ Lea Deutsch : zagrebačka Anne Frank, in www.mvinfo.hr, Pavao Cindrić.
- ^ Nina Ožegović, Relja Bašić - svjetski glumac sa zagrebačkim štihom, Nacional, 3 July 2006. URL consultato il 7 July 2012.
- ^ zagreb.hr (27 sett 2010).
- ^ Lea and Darija, Internet Movie Database.
Bibliografia
- Paul Cindric, Lea Deutsch: zagrebačka Anne Frank, 2008.
Voci collegate
Collegamenti esterni
| Ghinozzi-nissim/Sandbox | |
|---|---|
| Stato | Polonia |
| Località | Katowice |
| Religione | Ebraismo |
| Architetto | Max Grünfeld, |
| Stile architettonico | eclettica |
| Inizio costruzione | 1896 |
| Completamento | 1900 |
| Demolizione | 1939 |
La sinagoga grande di Katowice, ora scomparsa, era la sinagoga monumentale di Katowice in Polonia e al tempo l'edificio più imponente e distintivo della città. Costruita tra il 1896 e il 1900 in stile eclettico, fu incendiata dai nazisti l'8 settembre 1939, nei giorni immediatamente seguenti l'inizio della seconda guerra mondiale, e quindi totalmente demolita.
Storia
La presenza ebraica a Katowice risale al XVIII secolo ed era rapidamente cresciuta nel secolo seguente, superando già all'inizio del Novecento le 2.000-3000 persone e raggiungengo negli anni trenta le 9.000 persone.[1]
La sinagoga
La sinagoga di Katowice si trovava lungo la via Ufer, poi via August Schneider (oggi via Mickiewicza). Fu costruita negli anni 1896-1900 in luogo di una precedente sinagoga, la sinagoga vecchia di Katowice, che pur edificata nel à in grande crescita demografica.[2]
A costruire la singagoga fu chiamato l'architetto Max Grünfeld, figlio di quel Ignatz Grünfeld che aveva progettato la sinagoga vecchia. Max Grünfeld trasse ispirazione dalle sinagoghe della riforma tedesca (tra le altre, la sinagoga nuova di Berlino e la sinagoga di Bohum).
La sinagoga di Katowice fu eretta in uno stile eclettico combinando elementi neo-gotici, neo-rinascimentali e neo-moreschi.[3] Il tratto più caratteristico era una grande cupola con lanterna, sontuosamente decorata, posta direttamente sopra la sala di preghiera principale. Sulle pareti si aprivano degli enormi finestroni, costruiti in stile tardo gotico, con una ricca, elaborata decorazione a traforo e un frontone che culminava in un guglia. La grande sala di preghiera poteva accogliere 1120 persone a sedere (670 uomini e 514 donne).
L'inaugurazione ufficiale avvenne il 12 ottobre 1900 per la festa di Rosh Hashanah. Nel 1901 vi si tenne un congresso del World Zionist Organization (WZO). Il culto nella sinagoga era improntato a grande solennità e decoro, secondo la tradizione tedesca, e norme rigide e precise regolavano il comportamento dei partecipanti.[4] Il testo dei sermoni offerti dai rabbini era pubblicato sul giornale della comunità.
L'Olocausto
La sinagoga di Katowice fu data alle fiamme dai nazisti già l'8 settembre 1939, ovvero pochi giorni dopo l'inizio dell'invasione della Polonia, con la scusa di ospitare dei fantomatici cecchini nemici.[5] I programmi di rapida germanizzazione della città prevedevano infatti che si facesse sparire ogni traccia della presenza ebraica in città nel piu' breve tempo possibile. Anche l'intera comunità ebraica di Katowice fu fatta "sparire" già nel corso del 1939, espulsa e deportate in altri ghetti della Polonia. La maggior parte degli ebrei di Katowice perirà nell'Olocausto.[6]
La memoria
La pressoche' totale scomparsa della comunità ebraica locale e il persistente antisemitismo resero impraticabile ogni progetto di ricostruzione nel dopoguerra. Le rovine della sinagoga furono rimosse.
Attualmente, sul luogo dove sorgeva la sinagoga, c'è una piazza adibito a mercato all'aperto. Il 27 giugno 1988 vi e' stato collocato un monumento commemorativo, opera di Mirosław Kiciński. L'iscrizione (in polacco ed ebraico) recita:
- "In memoria degli ebrei, abitanti di Katowice, uccisi dall'invasore tedesco nel 1939-1945".
Il luogo fu rinominato Plac Synagogi ("piazza della sinagoga") con una risoluzione del consiglio comunale di Katowice dell'8 ottobre 1990.
Note
- ^ "Jewish Virtual Library", Jewish Virtual Library.
- ^ "Jewish Virtual Library", Jewish Virtual Library.
- ^ "The Great synagogue in Katowice", Virtual Shtetl.
- ^ "The Great Synagogue in Katowice", JeeishGen.
- ^ La data del 4 settembre, spesso riportata nelle fonti, e' incorretta.
- ^ "Auschwitz Chronology", Holocaust Encyclopedia, United States Holocaust Memorial Museum.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- "The Great synagogue in Katowice", Virtual Shtetl
- "The Great Synagogue in Katowice", JeeishGen
Gli ebrei italiani rappresentano una delle minoranze etnico-religiose più importanti sia in Italia che all'interno del mondo ebraico. La storia degli ebrei in Italia copre un arco di tempo ininterrotto dai tempi della Repubblica romana fino ad ora. L'ebraismo in Italia e' la religione più antica ad essere ancor oggi praticata, la sua presenza precedendo l'epoca della diffusione del cristianesimo.
Durante il corso dei secoli, gli ebrei italiani hanno contribuito in modo rilevante a tutti gli aspetti della cultura italiana, interagendo in modo creativo con i non-ebrei anche nei periodi di maggior tensione e segregazione e giungendo in epoca moderna con l'emancipazione a identificarsi con le sorti stesse della nazione italiana, alla cui istituzione hanno dato un apporto determinante nel corso del Risorgimento. Il trauma dell'Olocausto in Italia ha profondamente segnato l'esperienza degli ebrei italiani, ma non ha cancellato la loro identità specifica ne' interrotto il loro rapporto secolare con la nazione che li ospita.
Una città polacca situata a circa 124 miglia (200 km) a sud-ovest di Varsavia, famosa per Jasna Gora (Bright Mountain), la chiesa che contiene un santuario con l'icona della Madonna Nera di Czestochowa, venerata in tutta la Polonia. La comunità ebraica di Czestochowa fu fondata nel 1765, quando numerato 75. Crebbe a 500 entro il 1808, e cinquant'anni dopo ce ne furono 3.000 Ebrei, formando un terzo della popolazione totale. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, 28.500 ebrei vivevano in città. Nell'area di Czestochowa, sulle rive del Fiume Warta, ci sono ricchi giacimenti di minerali, che costituiscono la base per le acciaierie. Czestochowa divenne un ricco centro industriale nel diciannovesimo secolo con la costruzione di strade e ferrovie nella zona. Gli ebrei si sono attivati parte in tutti i settori, così come nel settore bancario, nazionale e internazionale commercio e artigianato. Una fattoria di formazione agricola ebraica e una scuola commerciale operato a Czestochowa durante gli anni tra le due guerre, oltre alle reti di scuole ebraiche religiose e laiche, come nella maggior parte delle grandi comunità ebraiche di Polonia.
Arte
Cinema
Letteratura
Musica
- Giovanni Obadiah (1070-1150), proselito
- Guglielmo Ebreo da Pesaro (1420-...), convertito al cattolicesimo
- David Sacerdote (1550-1625), compositore
- Salamone Rossi (1570-1630), compositore
- Lorenzo da Ponte (Emanuele Conegliano; 1749-1838), librettista, convertito al cattolicesimo
- Abramo Basevi (1818-1885), compositore, critico musicale
- Giacomo Orefice || 1865-1922 || compositore
- Leone Sinigaglia (1868-1944), compositore, vittima dell'Olocausto
- Guido Alberto Fano (1875-1961), compositore, direttore d'orchestra, pianista
- Giorgio Polacco (1875-1860), direttore d'orchestra, emigrato negli Stati Uniti
- Giuseppina Finzi-Magrini || 1878-1944 || cantante lirico
- Fernando Liuzzi (1884-1940), compositore, musicologo
- Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968), compositore, pianista, emigrato negli Stati Uniti
- Aldo Finzi || 1897-1945 || compositore
- Renzo Massarani (1898-1975), compositore, emigrato in Brasile
- Enrico Fubini (1935), musicologo
Cinema, teatro, televisione
- Fiorenzo Fiorentini (1920-2003), attore
- Moni Ovadia (1946), attore
- Plinio Fernando (1947), attore
Politica
- Isacco Artom || 1829-1900 ||
- Edoardo Arbib || 1840-1906 ||
- Leone Wollemborg || 1859-1932 ||
Sport
Olocausto in Francia vedi Persecution of Jews
L'introduzione dello STATO FRANCESE il 10 luglio 1940 stava per aprire un nuovo periodo nella storia dei campi di internamento francesi, la cui amministrazione andava da ora in poi a passare sotto il controllo della Sicurezza Nazionale.
Inizialmente, e in conformità con l'articolo 19 della Convenzione di Armistizio, le autorità di occupazione richiederanno che vengano loro consegnati "tutti gli emigranti tedeschi e austriaci che Reich reclamerà". Molti di loro erano ebrei.
Quindi, per rispondere alle pressioni tedesche, lo Stato francese si presterà volentieri all'attuazione di una serie di misurazioni tendenti ad escludere gli ebrei.
Un antisemitismo latente sarà alimentato e amplificato da una campagna che mira a rendere ebreo il capro espiatorio di tutte le disgrazie che si erano appena sciolte nel Paese.
Una propaganda in questa direzione manterrà questa politica e disturberà gli spiriti.
II è necessario ricordare come nel settembre del 1939, 300.000 ebrei erano in Francia, tra cui 120.000 stranieri e apolidi. Nel settembre 1940, saranno 350 000 di cui 40 000 provenienti da Belgio, Lussemburgo e Olanda e 6 500 provenienti da Bade e dal Palatinat e deportati nella zona meridionale dai nazisti.
A partire dal settembre 1939, le forze di polizia francesi avevano arrestato 15.000 "nemici" nazionali che sarebbero stati internati nei campi di LES MILES (Bouches-du-Rhone), poi GURS (Bassi-Pirenei), di LE VERNET (Ariège) e ST-CYPRIEN (Pirenei orientali).
Nel maggio 1940, gli arresti riprenderanno. Su 40000 civili internati nel sud della Francia, c'era il 70% di ebrei.
Le prime misure antisemite appariranno nell'agosto del 1940 e saranno seguite a settembre dalle ordinanze tedesche che trasportano lo statuto degli ebrei nella zona occupata e che definiscono l'ebreo.
Il 18 ottobre 1940, Vichy promulga a sua volta una legge che stabilisce lo statuto degli ebrei e apre le operazioni di censimento.
Seguiranno tutti i tipi di divieti e controlli, in particolare per quanto riguarda l'assestamento delle società ebraiche, il divieto di determinate attività economiche, la circolazione dei capitali e il controllo dei loro beni. In molti casi saranno richiesti certificati razziali.
Il 29 marzo 1941 fu creato a PARIGI una COMMISSIONE GENERALE PER LE DOMANDE EBREI a seconda del MINISTERO DELL'INTERNO ed era posto sotto la responsabilità di Xavier VALLAT (1891-1972), membro del parlamento all'estrema destra e famigerato anti- semite sotto IIIrd République. Sarà sostituito da Louis DARQUIER DE PELLEPOIX (1897-1980) nel maggio 1942.
Verrà allora la creazione, il 19 ottobre 1941, di una FORZA DI POLIZIA ALLE DOMANDE EBREI, che sarà dedicata a una spietata caccia agli ebrei e agli stranieri, anche a causa di molte denunce.
Fin dall'inizio del 1941, l'SS-Obersturmfuhrer Théo DANNECKER (1913-1945), capo del Servizio per le imprese ebraiche nel GESTAPO in Francia, aveva voluto creare un rappresentante "Judenrat" della comunità ebraica, ma la resistenza di certe associazioni portano in definitiva alla creazione, il 29 novembre 1941, dell'UGIF (Unione generale degli ebrei di Francia) incaricato di portare un aiuto agli internati e alle loro famiglie.
buono per l'invio Un legame di 2 franchi per l'invio di pacchi agli internati e ai prigionieri.
Da quel momento, la politica di esclusione degli ebrei attuata dallo Stato francese si conformerà alla volontà dei tedeschi di passare a una logica di deportazione e sterminio. È l'implementazione della "Soluzione finale".
Il raid di "Vél 'd' Hiv" del 16 luglio e 17 1942 a PARIGI, durante il quale 12 884 ebrei saranno arrestati, non sarà l'unico e molti altri seguiranno anche nella capitale come in provincia .
Così, nel gennaio 1943, un raid organizzato a ROUEN e nel dipartimento di Seine-Inférieure in rappresaglie all'attacco dopo essere costato la vita Sonderfuhrer STAEDLER, di Feldkommandantur 517 (ROUEN) abbattuto alla porta dell'Hotel De Dieppe il 2 gennaio , in particolare toccherà donne, bambini e anziani.
In ROUEN, 137 ebrei di cui 24 bambini arrestati nella notte dal 15 al 16 gennaio sono trasportati in DRANCY. I convogli dei giorni seguenti li porteranno ad AUSCHWITZ da dove la maggior parte non tornerà.
Questa grande incursione seguì poco quella di metà ottobre 1942, durante la quale 85 ebrei, in maggioranza nativa di Rouen, furono arrestati. A ROUEN come dappertutto, la polizia francese aveva fatto il lavoro sporco e arrestato 24 ebrei. Il prefetto di Seine-Inférieure, con soddisfazione del dovere raggiunto, scrisse la sua relazione del 1 ° novembre 1942 in questi termini:
"Su ordine dei servizi tedeschi, 24 ebrei stranieri con i loro figli sono stati arrestati e condotti al campo di Drancy per essere deportati a est. Questa misura che pulirà l'atmosfera politica è approvata dai mezzi sani".
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Secondo Serge KLARSFELD, 75 721 ebrei saranno deportati. Restano meno di 2 000. Gli 11.000 bambini deportati tra il 23 marzo 1942 e il 22 agosto 1 944 wi
A number of children saved by the Kindertransports went on to become prominent figures in public life, with no fewer than four becoming Nobel Prize winners. These include:
- Benjamin Abeles (from Czechoslovakia), physicist
- Yosef Alon (from Czechoslovakia), Israeli military officer and fighter pilot who served as air and naval attaché to the United States, assassinated under suspicious circumstances in Maryland in 1973.
- Template:Interlanguage link multi (from Austria), composer
- Frank Auerbach (from Germany), British painter
- Alfred Bader (from Austria), Canadian chemist, businessman, and philanthropist
- Gretel Beer (from Austria), British cookbook author
- Harry Bibring (from Austria), British historian and lecturer[1]
- Leslie Brent (from Germany), British immunologist
- Julius Carlebach (from Germany), British sociologist, historian and rabbi
- Rolf Decker (from Germany), American professional, Olympic and international footballer
- Template:Interlanguage link multi (from Germany), East German businessman and chairmann of Union of Persecutees of the Nazi Regime
- Alfred Dubs, Baron Dubs (from Czechoslovakia), British politician
- Susan Einzig (from Germany), British book illustrator and art teacher
- Rose Evansky (from Germany), British hairdresser
- Walter Feit (from Austria), American mathematician
- Hans Fellner (from Austria), British bookseller[2]
- Bill Graham (from Germany), American impresario and rock concert promoter
- Vera Gissing (from Czechoslovakia) British author[3]
- John Grenville (from Germany), British historian
- Heini Halberstam (from Czechoslovakia), British mathematician
- Geoffrey Hartman (from Germany), American literary critic
- Eva Hesse (from Germany), American artist
- Helen Hesse Charash (from Germany), Eva's sister[4]
- Template:Interlanguage link multi (from Germany), German journalist
- Walter Kaufmann (from Germany) Australian and German author
- Walter Kohn (from Austria), American physicist and Nobel laureate
- George Kovacs (from Austria), American innovator in lighting fixture design
- Renata Laxova (From Czechoslovakia), American geneticist.
- Template:Interlanguage link multi MBE (from Germany), British founder of the Reunion of the Kindertransport
- Gerda Mayer (from Czechoslovakia), English poet
- Frank Meisler (from Danzig), architect and sculptor
- Henry Mendelson (from Germany), former chairman of the Australian Council of Christians and Jews
- Gustav Metzger (from Germany), artist and political activist resident in Britain and stateless by choice
- Ruth Morley, nee Birnholz (from Austria), American costume designer for film and theater, created the Annie Hall look
- Otto Newman (from Austria), British sociologist
- Hanna Peiser (from Danzig), Israeli sculptor and artist
- Arno Penzias (from Germany), American physicist and Nobel laureate
- Hella Pick CBE (from Austria), British journalist
- Sir Erich Reich (from Austria), British entrepreneur
- Karel Reisz (from Czechoslovakia), British film director
- Wolfgang Rindler (from Austria), British / American physicist prominent in the field of General Relativity
- Paul Ritter (from Czechoslovakia), architect, planner and author
- Dr. Fred Rosner (from Germany), Professor of medicine and medical ethicist
- Sir Walter Salomon British founder of Young Enterprise in England in 1962/63 which has since spread throughout Europe
- Joe Schlesinger, CM (from Czechoslovakia), Canadian journalist and author
- Hans Schwarz (from Austria), artist
- Lore Segal (from Austria), American novelist, translator, teacher, and author of children's books, whose adult book In Other People's Houses describes her own knocked-from-house-to-house experiences
- Dame Stephanie Steve Shirley DBE (from Germany), British businesswoman and philanthropist
- Michael Steinberg, (from Breslau, Germany—now Wrocław, Poland), American music critic
- Sir Guenter Treitel (from Germany), British law scholar
- Philip Urbach (from Germany), Principal Lecturer at the Polytechnic of North London
- Dr. Lisl Wangermann (from Austria), Botanist
- Dr. Ernst Wangermann (from Austria), Historian
- Hanuš Weber (from Czechoslovakia), Swedish TV producer
- Kurt Weiler (from Germany), producer animated cartoons (DEFA)
- Dr. Ruth Westheimer (from Germany) American therapist and sex expert
- Lily Renée Wilhelm, Comic book pioneer[5] (graphic novelist, illustrator)[6]
- Herbert Wise (from Austria) British theater and television director.[7]
| Anno | Fanny Price | Film | Note |
|---|---|---|---|
| 1983 | Sylvestra Le Touzel | Mansfield Park, BBC miniseries (UK), regia di David Giles | |
| 1999 | Frances O'Connor | Mansfield Park, film directed by Patricia Rozema regia di David Giles | This film alters several major elements of the story and depicts Fanny as author of some of Austen's actual letters as well as her children's history of England. It emphasises Austen's disapproval of slavery. |
- 1983: Mansfield Park, BBC series directed by David Giles, starring Sylvestra Le Touzel as Fanny Price, Nicholas Farrell as Edmund Bertram and Anna Massey as Mrs Norris.
- 1999: Mansfield Park, film directed by Patricia Rozema, starring Frances O'Connor as Fanny Price and Jonny Lee Miller as Edmund Bertram (interestingly, he also featured in the 1983 version, playing one of Fanny's brothers). This film alters several major elements of the story and depicts Fanny as author of some of Austen's actual letters as well as her children's history of England. It emphasises Austen's disapproval of slavery.
- 2003: Mansfield Park, a radio drama adaptation commissioned by BBC Radio 4, starring Felicity Jones as Fanny Price, Benedict Cumberbatch as Edmund Bertram, and David Tennant as Tom Bertram.[8]
- 2007: Mansfield Park, a television adaptation produced by Company Pictures and starring Billie Piper as Fanny Price and Blake Ritson as Edmund Bertram, was screened on ITV1 in the UK on 18 March 2007.[9]
- 2011: Mansfield Park, a chamber opera by Jonathan Dove, with a libretto by Alasdair Middleton, commissioned and first performed by Heritage Opera, 30 July – 15 August 2011.[10]
- 2012: Mansfield Park, stage adaptation by Tim Luscombe, produced by the Theatre Royal, Bury St Edmunds, toured the UK in 2012 and 2013.[11]
- 2014: "From Mansfield with love", web series modernisation produced by Foot in the Door Productions began airing on YouTube[12]
- 2017: Seeking Mansfield, a retelling written by young adult novelist Kate Watson set in modern-day Chicago[13].
| Anno | Salome | Film |
|---|---|---|
| 1908 | [[]] | Salome, regia di J. Stuart Blackton |
| 1908 | [[]] | Salomé, regia di Albert Capellani |
| 1910 | [[]] | Salomè, regia di Ugo Falena |
| 1918 | [[]] | Salomè, regia di J. Gordon Edwards
Sam Pivnik, autore de L'ultimo sopravvissuto (romanzo), superstite di Auschwitz. Felix Weinberg, autore di Boy 30529: A Memoir, superstite di Auschwitz. alcuni perche; insieriti in trasporti di lavoratori" non soggetti alle selezioni Il nome di Fredy Hirsch è inseparabilmente legato all'educazione dei bambini e dei giovani nel ghetto di Terezín, e infine nel "campo-famiglia" di Birkenau. In particolare, il "blocco dei bambini", fondato sull'iniziativa di Hirsch nella sezione BIIb del campo Birkenau, è stato un notevole tentativo di creare una piccola oasi all'interno del campo di morte. Il suo scopo principale era assicurare che i minori prigionieri di Auschwitz avessero, almeno per breve tempo, un ambiente più tollerabile in cui sarebbero stati isolati dalla tragica realtà che li circondava.
Dopo che Hitler è venuto al potere, la famiglia Hirsch andava in modi diversi. Il fratello di Fredy e la madre Olga insieme al nuovo marito (il padre di Fredy era morto nel 1926) andarono in Bolivia, mentre Fredy, un sionista ardente, rimase in Germania. Era solo disposto a cercare una nuova casa se fosse in Palestina. Nel 1933 lasciò Aachen, lavorando per qualche tempo come capo della JPD a Düsseldorf. L'anno successivo si trasferì a Francoforte sul Meno, e poi nel 1935 emigrò a Praga, come molti altri ebrei tedeschi. Coloro che conobbero Fredy Hirsch lo ricordano come può anche essere visto nelle sue foto: un giovane uomo ben costruito e attraente con la posizione corretta di un atleta, i capelli ricresciuti in modo elegante. Arrivato in Cecoslovacchia vive prima a Ostrava, poi a Brno e dal 1939 a Praga. Si dedicò a lavorare con i giovani, alla formazione sportiva e alla preparazione di halutzim (pionieri in ceco) per aliya (collegamento in ceco) alla "Terra Promessa". Fino al 1940 organizzava campi di scout estivi nei pressi del villaggio di Bezpráví sulle Orlice fiume. A Praga, Hirsch ha guidato un gruppo di ragazzi di età compresa tra 12 e 14 anni, chiamati Havlaga. Nell'ottobre 1939, all'ultimo minuto, il gruppo è riuscito a partire per la Danimarca, un anno dopo si trasferisce in Palestina. Il nome di Hirsch è collegato anche al parco giochi Hagibor nel quartiere Strašnice di Praga. Dopo un certo numero di decreti e divieti anti-ebrei emessi sotto il protettorato, il campo da giuoco è diventato uno dei pochi luoghi dove i bambini ebrei erano ancora autorizzati a giocare all'aperto e fare sport. Hirsch ha organizzato sport, competizioni, campi e produzioni teatrali per centinaia di bambini lì, diffondendo tra loro gli ideali di lavoro di squadra, responsabilità e abilità fisiche. Fredy Hirsch è arrivato a Terezín il 4 dicembre 1941 come parte di una squadra chiamata Aufbaukommando II, composta da Hirsch e da altri 22 dipendenti della comunità ebraica che avevano il compito di organizzare la vita nel ghetto appena creato. Fin dall'inizio dell'esistenza del ghetto, sono state create speciali camere per i bambini, che vivevano separati dai loro genitori. Più tardi sono stati trasformati in "heims" - circa undici case per bambini dove un certo numero di assistenti e insegnanti si dedicavano all'educazione semi-legale dei bambini. Fredy Hirsch, Egon Redlich e Bedřich Prager erano responsabili della cura dei giovani. Hirsch e gli altri assistenti hanno cercato di migliorare le condizioni di vita dei bambini nel ghetto in qualsiasi modo possibile. Hirsch ha insistito che i bambini devono esercitare ogni giorno e prestare attenzione all'igiene personale per mantenere la loro condizione psicologica e fisica, perché in questa posizione la loro unica speranza di sopravvivenza. Il fatto che Hirsch venisse dalla Germania, e la sua sicurezza, significava che alcuni membri della SS avevano un certo grado di rispetto per lui. È riuscito così a guadagnare spazio per un parco giochi, dove nel maggio del 1943 si sono svolti i Giochi di Maestri di Terezín. Hirsch ha anche acquisito la capacità di portare gli individui dai trasporti previsti a est, e spesso hanno fatto uso di questo per beneficiare dei bambini. Nell'estate del 1943 è arrivato a Terezín un trasporto di 1.200 bambini ebrei del ghetto liquidato a Białystok. Sono stati tenuti isolati dagli altri ebrei di Terezín, ed è stato annunciato un rigoroso divieto di comunicazione con loro. Tuttavia, Fredy Hirsch è riuscito a contattare il proprio assistente. È stato catturato e come punizione è stato incluso nel trasporto che è andato per il campo di famiglia a Auschwitz-Birkenau il 6 settembre con 5.000 prigionieri. I 5.000 deportati, prevalentemente ebrei ceche, hanno incluso circa 300 bambini di età compresa tra 15 e sotto. Era molto insolito che ci fossero bambini a Birkenau in quel momento, poiché la maggior parte di loro furono uccisi appena arrivò il trasporto. Oltre al campo di famiglia di Terezín, però, c'erano anche bambini nel campo zingaro. Grazie alla capacità di Hirsch di negoziare con i comandanti nazisti (ha sempre curato di apparire ben presentati e di stivali puliti) è riuscito a riservare uno degli edifici in legno nel campo di famiglia per il "blocco dei bambini". Ha poi rinunciato alla sua posizione vantaggiosa come lagerkapo e divenne il capo del blocco dei bambini. Il blocco fu arredato in modo diverso dalla maggior parte degli altri edifici prigionieri di Birkenau. Invece di letti a castello a tre piani aveva tavoli da tavola ai quali erano seduti i bambini - poiché i bambini passavano solo la giornata qui, tornando alle loro famiglie di notte. Le pareti all'interno dell'edificio erano decorate con immagini di Biancaneve e dei Sette Nani, eschechi, fiori e personaggi da favola. I bambini passavano la maggior parte del giorno nel blocco 31. Qui mangiarono, e oltre alla zuppa, furono ottenuti altri alimenti da pacchi che erano arrivati al campo ma i cui destinatari erano già morti. Anche se i bambini hanno naturalmente sofferto di fame, nessuno di loro è morto di malnutrizione prima che i prigionieri del trasporto di settembre siano stati uccisi in marzo. I bambini furono protetti anche dal regno del terrore altrimenti omnicomprensivo dei funzionari SS. Altre caratteristiche positive del blocco dei bambini erano che le chiamate giornaliere erano brevi e si sono svolte all'interno dell'edificio stesso, piuttosto che avvenire all'esterno e durare diverse ore - particolarmente crudele nel gelo e nella pioggia - come era il caso dei detenuti adulti. I bambini nel blocco hanno lezioni segrete e improvvisate, insegnate in piccoli gruppi in base all'età. Se si avvicinava una pattuglia di SS, le lezioni si trasformarono rapidamente in giochi, o i bambini cominciarono a cantare canzoni tedesche, che erano permesse. Anche per i custodi, lavorando nel blocco dei bambini avevano un certo vantaggio: un ambiente intellettuale e sotto il tetto, il che rendeva più facile per loro di mantenersi in condizioni psicologiche e fisiche relativamente buone. Gli insegnanti avrebbero comunicato ai bambini il contenuto dei libri che si ricordavano. Insegnavano loro la geografia, la storia, giocavano con loro e cantarono con loro. Alla fine del 1943 e all'inizio del 1944 i bambini hanno anche provato e realizzato una produzione di Snow White e dei sette nani. Erano presenti degli uomini SS, incluso il dottor Mengele, che applaudiva i bambini con entusiasmo, li aveva seduti sul ginocchio e chiese loro di chiamarlo zio. Dopo l'arrivo dei trasporti di dicembre c'erano circa 500 bambini nel blocco e Hirsch riuscì ad ottenere un ulteriore edificio per i bambini. Poiché il trasporto di settembre si avvicinò alla fine del suo periodo di quarantena di sei mesi verso la fine di febbraio 1944, i membri del movimento di resistenza del campo hanno contattato Fredy Hirsch. Sapevano che la parola "Sonderbehandlung", scritta sulla carta d'identità di ogni prigioniero nel campo familiare, significava veramente la morte nella camera a gas. In Fredy Hirsch, che godeva di autorità naturale tra i prigionieri, vide un potenziale leader della rivolta prevista. Hirsch si è trovata ad affrontare una decisione difficile: una ribellione significherebbe la possibilità di uccidere diversi uomini SS e di una minima possibilità di fuga per una manciata di prigionieri, ma anche una certa morte per la grande maggioranza dei prigionieri nel campo della famiglia e senza dubbio, una certa morte per tutti i bambini. La mattina dell'8 marzo ha ripreso la questione con Rudolf Vrba, collegato al movimento di resistenza di Auschwitz. Vrba lo visitò e gli disse che non c'era dubbio che l'intero trasporto stava dirigendo verso le camere a gas. Hirsch chiese un'ora per decidere. Un'ora dopo, Vrba lo trovò incosciente. Un medico ha dichiarato di aver preso un sovradosaggio di tranquillanti. Quella sera il corpo di Fredy Hirsch è stato bruciato nel crematorio di Birkenau, insieme ai resti dei 3.792 prigionieri assassinati del campo familiare di Terezín. Ancora una speculazione su quanto è accaduto nei minuti finali della sua vita. Non è del tutto chiaro come sia riuscito a ottenere una dose fatale della medicina, né se fosse veramente un suicidio. Prima della sua morte, Hirsch ha nominato i suoi successori come capo del blocco dei bambini - Seppl Lichtenstern e Jan Brammer.
HomosexualityFredy's homosexuality was known to many people in Theresienstadt and in Auschwitz, and was notable considering the prejudice towards homosexuals at that time.[17] Note
Bibliografia
I RAGAZZI DI VILLA EMMA I ragazzi di Villa Emma sono un gruppo di orfani ebrei che dalla Germania e dall'Europa dell'Est trovarono rifugio in Italia dall'Olocausto in una struttura gestita dalla DELASEM, situata alla periferia di Nonantola, in provincia di Modena, tra il 1942 e il 1943. Dopo l'8 settembre 1943, grazie anche all'aiuto ricevuto dsl sacerdote don Arrigo Beccari e dal medico Giuseppe Moreali il gruppo riusci a sfuggire alle deportazioni e a rifugiarsi in territorio svizzero. StoriaLa vicenda storica di quelli che sono conosciuti come "i ragazzi di Villa Emma" ha inizio nel 1940, quando l'organizzazione sionista di Recha Freier condusse gruppi di giovani ebrei dalla Germania alla Palestina attraverso la Jugoslavia e la Turchia. L'occupazione tedesca della Jugoslavia nell'aprile 1941 bloccò la strada e costrinse un gruppo di loro a cercare rifugio in Italia. Per qualche tempo il gruppo si fermò in Slovenia nei territori annessi all'Italia, fino a quando l'organizzazione ebraica italiana di assistenza ai rifugiati DELASEM riescì ad ottenere il permesso perché essi potessero essere accolti in Italia. Il delegato bolognese della DELASEM, Mario Finzi, prese in affitto una villa di campagna, [[Villa Emma (Nonantola) per dare una sistemazione al gruppo. I fuggiaschi arrivarono a Nonantola il 17 luglio 1942 in un edificio da anni abbandonato, privi di tutto. Don Beccari, con l'aiuto dell'amico medico Giuseppe Moreali e di don Ennio Tardini, si presero cura delle loro necessità, dalle brandine prelevate dai locali del seminario ai libri per la scuola. I locali erano ampi e dal dicembre 1942 si prese in considerazione la possibilita' di accogliere altri rifugiati. Nell'aprile del 1943 giunse così a Nonantola un secondo gruppo di 33 orfani che dalla Bosnia e Croazia si erano rifugiati a Spalato (allora territorio italiano), attraversando clandestinamente la frontiera. Per un anno i ragazzi poterono condurre a Nonantola un'esistenza relativamente tranquilla dedicandosi alla cura della casa, a lavori agricoli, di falegnameria e di cucito e alle lezioni scolastiche, impartite dai loro accompagnatori, tra i quali Josef Indig, Marco Shoky e il pianista Boris Jochvedson. Nonostante i divieti e il controllo della Questura, la popolazione locale familiazzò con gli orfani. Armando Moreno, Con l'8 settembre e l'occupazione nazista dell'Italia, la situazione cambiò radicalmente. I ragazzi di Villa Emma sono ora in imminente pericolo di vita. In meno di 36 ore, don Arrigo Beccari e Giuseppe Moreali li affidano a famiglie locali o li nascondono nei locali del seminario. Ricorda don Beccari: «La situazione era molto pericolosa. I ragazzi non potevano restare alla villa. Pensammo di accoglierne una parte, circa 30, in seminario. Il rettore, mons. Ottaviano Pelati, ed io chiamammo i seminaristi maggiorenni e chiedemmo se erano d'accordo ad ospitare i ragazzi della villa su all'ultimo piano, che era vuoto. Parlammo anche del rischio che si correva, ma loro non esitarono e ci dissero di sì. Allo stesso modo risposero anche le famiglie di Nonantola presso cui si rifugiarono altri ragazzi e ragazze. Alcuni furono accolti anche nell'asilo delle suore. Rimasero nascosti una decina di giorni, vestiti da seminaristi.»
In tutto, le famiglie che accolsero i ragazzi furono circa trenta, oltre ai sacerdoti del seminario e alle suore ospedaliere. Si provvide quindi a fornire ai ragazzi documenti falsi per l'espatrio in Svizzera che con l'aiuto della DELASEM avvenne a piccoli gruppi tra il 6 e il 17 ottobre 1943, guadando di notte il fiume Tresa. Uno soltanto tra i piccoli ospiti di Villa Emma, Salomon Papo, che malato dovette essere affidato a un ospedale, perirà ad Auschwitz. Salvi anche tutti gli accompagnatori, con l'eccezione di Goffredo Pacifici, il bidello di Villa Emma, che sarà arrestato e deportato una settimana dopo mentre portava in Svizzera altri ebrei. Tra coloro che avevano contribuito alla loro salvezza anche Mario Finzi sara' deportato e morira' ad Auschwitz. Don Beccari continuò ad operare nella Resistenza e nella operazioni clandestine a sostegno agli ebrei perseguitati in Italia. Arrestato nel settembre 1944, non confessò mai la sua attività. Rimase sette mesi nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte fino alla Liberazione. Nel frattempo in Svizzera le associazioni sioniste alloggiarono i ragazzi d Villa Emma in un istituto a Bex nella valle del Rodano, da dove la maggior parte di loro pote' finalmente giungere in Palestina al termine della guerra, nel maggio del 1945.
La memoriaPer la loro opera in favore dei ragazzi di Villa Emma, il 18 febbraio 1964 l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme conferi a don Arrigo Beccari e al medico Giuseppe Moreali il titolo di giusti tra le nazioni. Dagli anni novanta i "ragazzi di Villa Emma" si ritrovano periodicamente a Nonantola, e il 9 settembre 2001 a Haifa in Israele hanno dedicato un parco, Gan Nonantola, con un monumento creato da Tilla Offenberger, un'artista tra i "ragazzi di Villa Emma", con un'iscrizione in ebraico e italiano a ricordo di don Arrigo Beccari, Giuseppe Moreali e di coloro che li hanno protetti e salvati. Villa Emma, che per anni ha versato in uno stato di abbandono, oggi, riportata agli antichi splendori, è proprietà privata. A Nonantola, nel marzo 2004 è stata costituita la "Fondazione Villa Emma - Ragazzi ebrei salvati", che ha tra i soci fondatori il Comune di Nonantola e la Provincia di Modena. FilmografiaAi ragazzi di Villa Emma la RAI ha dedicato nel 2004 la miniserie televisiva La fuga degli innocenti e il film-documentario con testimonianze degli ex ragazzi di Villa Emma I ragazzi di Villa Emma. Giovani ebrei in fuga, prodotto da Rai Educational e La storia siamo noi. Già prima era stato prodotto I giorni di Villa Emma. Una mini-troupe di ragazzi e i loro genitori realizzano un film sulla Resistenza. Anno scolastico 1977-78, Classe 3 D, Classe 4 A Scuola elementare, Editore Poligrafico Artioli, Nonantola 1978, ora su DVD. Die Kinder der Villa Emma, film tedesco uscito nel 2016[1] e uscito in francese su M6 in novembre 2016 Canzoni su Villa EmmaNel 2005 è stata composta una canzone su Villa Emma[2] dalla band Gasparazzo; il brano omonimo viene pubblicato nel cd "Rosso Albero" (progetto ideato e prodotto dal Comune di Nonantola e dall'associazione "Materiale Resistente" di Correggio), ed è contenuto anche nel cd dei Gasparazzo "Esiste chi resiste"[3] del 2014. NoteBibliografia
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Narrativa
Collegamenti esterni
[[Categoria:Antisemitismo]] [[Categoria:Fascismo]] [[Categoria:Nazismo]] [[Categoria:Shoah]] [[Categoria:Ville della provincia di Modena|Emma]] [[Categoria:Architetture di Nonantola]] [[Categoria:Ebraismo in Italia]] [[Categoria:Luoghi dell'ebraismo]]
Gli esperimenti sulle malattie infettive Per alcune malattie, come la dissenteria, la malaria, la tubercolosi e la febbre gialla,bambini sottoposti ad esperimenti che venivano contratte dai soldati tedeschi durante le battaglie e che in alcuni casi si erano mostrate fatali, era necessario trovare una cura rapida che potesse far guarire in pochi giorni le persone che ne erano affette. Mengele utilizzava la vivisezione per studiare le malattie infettive e le lesioni interne che procuravano.
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Sopravvissuti
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