Guan Yin di Nanshan è la più grande statua al mondo raffigurante una donna.

Il ruolo delle donne nel buddhismo può essere analizzato secondo diverse prospettive come quelle della teologia, della storia, dell'antropologia e del femminismo. Alcuni degli argomenti di interesse sono lo status teologico delle donne, il trattamento riservato al genere femminile nelle società di stampo buddhista in contesti pubblici e privati, la storia delle donne nel buddhismo ed il confronto di esperienze di donne nelle diverse forme di buddhismo. Come in altre religioni, le esperienze delle donne variano in modo considerevole.

Ricercatori come Bernard Faure e Miranda Shaw sono in accordo nell'affermare che gli studi sul buddismo sono ancora acerbi nell'affrontare temi come le problematiche di genere. Shaw ha fornito una panoramica della situazione nel 1994:

«Nel caso del buddismo Indo-Tibetano, sono stati fatti progressi riguardanti il genere femminile nel primo Buddhismo, nel monachesimo e nel Buddismo Mahayana. Due articoli hanno apertamente affrontato l'argomento delle donne nel Buddismo tantrico indiano, parallelamente è stata riposta più attenzione alle monache tibetane e alle donne yogini. [1]»

Tuttavia Khandro Rinpoche, una lama del buddhismo tibetano, minimizza la rilevanza della crescente attenzione riguardo l'argomento:

«Quando si parla di donne e Buddismo, ho notato che molte persone spesso si rivolgono a questo tema come qualcosa di nuovo e di diverso. Credono che il soggetto delle donne nel Buddhismo sia diventato rilevante per via della società in cui viviamo, pervasa dalla modernità, e perché sempre più donne intraprendono la via del Dharma ora. Tuttavia, non è questo il caso. Il Sangha femminile esiste da secoli. Non stiamo trattando di un argomento nuovo in una tradizione vecchia di 2500 anni, le radici di questo tema ci sono sempre state, noi stiamo semplicemente aggiungendo loro nuova linfa vitale. [2]»


Buddismo delle origini

Il fondatore del Buddhismo,Gautama Buddha, permise alle donne di unirsi alla sua comunità monastica e di prendervi parte attivamente, tuttavia solo potendo sottostare a determinate condizioni: le otto Garudhamma (dette anche regole pesanti), regole addizionali al già esistente codice di regole sulla vita monastica ( Vinaya), pensate esclusivamente per le bikkhuni, con lo scopo di relegare le donne ad una dimensione inferiore rispetto all'uomo.

L'autrice di libri sul Buddhismo e le donne, Susan Murcott , commenta al riguardo, " Il Sangha delle monache fu un esperimento radicale per l'epoca "[3]

Dice riguardo al Buddhismo pre-settario il dott. Mano Laohavanich, monaco buddhista e professore all'università di Thammasat:

«Forse Mahākāśyapa e i monaci del tempo erano gelosi della maggior popolarità delle monache, che svolgevano maggiori attività sociali e di insegnamento rispetto ai monaci stessi. Il loro pregiudizio contro le donne divenne istituzionalizzato con le otto garudhamma, dette anche le otto regole pesanti. Noi dobbiamo interrompere questo pregiudizio.[4]»

Stando alle parole di Ajahn Sujato (monaco buddhista australiano) : "In effetti, la situazione storica rende chiara l'idea, le garudhamma vennero imposte alle monache dai monaci, per lo stesso motivo per cui sono stati imposti i cinque precetti (precetti morali del buddhismo ), controllarle."[5]

Secondo Diana Paul ( autrice di svariati libri sul Buddhismo), la visione tradizionale delle donne nel primo buddhismo è che in quanto tali, sono ritenute inferiori.[6] La Buddhista e femminista Rita Gross, studiosa delle religioni, concorda che " nel primo buddhismo indiano è presente una base misogina. Ciononostante, la presenza di dottrine misogine non vuol dire che tutto il buddhismo indiano fosse misogino."[7] Il misto fra comportamento positivo verso la femminilità ed allo stesso tempo la manifestazione di sentimenti negativi al riguardo, hanno portato molti scrittori a dipingere l'attitudine del buddismo primitivo come fortemente ambiguo.[8]

Alcuni commentatori del Aganna-Sutta tratto dal Canone Pāli, testimonianza degli insegnamenti di Gautama Buddha, lo interpretano come il manifesto che rende il genere femminile la causa della rovina dell'umanità. Tuttavia, l'interpretazione buddista vede la lussuria in generale, piuttosto che il genere femminile, come causa di rovina per l'umanità. [9]

Nonostante la visione femminile poco positiva nel primo buddismo, ci sono casi nel Buddismo Theravada (la più antica scuola buddhista tuttora esistente) nel Sutta Pitaka (categoria di testi canonici buddhisti) suggerenti che il concetto di differenziazione di genere sia un ostacolo verso la raggiunta del Nirvana, o Illuminazione. Per esempio, nel Bhikkhuni-samyutta,[10] situato nel Sagatha-vagga del Samyutta Nikaya, la discriminazione di genere sarebbe opera di Mara, personificazione della tentazione nel cammino spirituale buddista. Nel Soma Suttam (passo tratto dal Canone Pali), il Bhikkhuni (monaco) Soma dice: "Chiunque pensi 'Sono una donna' o 'un uomo' oppure 'sono davvero qualcosa?' — rimane vittima di Mara, che sceglie di mostrarsi a tali individui",[11] collegando una neutralità di genere al concetto di anatta, o "non-sé", il Budda insegnò a liberarsi dalle sofferenze. In un sutta intitolato "Prigionia", il Budda afferma che ogniqualvolta un uomo o una donna rimane aggrappato all'identità di genere, quella persona è in uno stato di prigionia.[12]

Monachesimo Femminile

Gautama Buddha ordinò le donne al monachesimo 5 anni dopo aver raggiunto l'illuminazione e 5 anni dopo aver creato l'ordine monastico maschile. La prima monaca buddista fu sua zia e madre adottiva Mahapajapati Gotami. Le monache sono tenute a seguire le otto regole del rispetto, che sono voti chiamati gli Otto Garudhamma. Secondo Peter Harvey " l'apparente esitazione di Budda riguardo a questo argomento ricorda la sua esitazione sul tramandare oppure no i suoi insegnamenti in definitiva", cosa che fece solo dopo essere stato persuaso e convinto da vari Deva.[13] La pratica di ordinare donne al Buddismo è ed è sempre stata diffusa in alcune regioni di religione Buddista, come l'Aasia Orientale. Si sta ridiffondendo anche in paesi come lo Sri Lanka, e sta iniziando ad espandersi anche in alcuni stati occidentali come gli Stati Uniti dove il Buddismo ha iniziato a prendere piede.

Elevazione spirituale della donna

Le varie scuole e tradizioni all'interno del Buddismo racchiudono diverse visioni riguardo le possibilità dell'elevazione spirituale femminile.[14] Ricercatrici femministe hanno in oltre notato come, nonostante il potenziale femminile per raggiungere la spiritualità fosse noto, i documenti che testimoniavano tale traguardo non siano stati conservati, oppure siano stati oscurati con un linguaggio neutrale, che non lasciasse trapelare il genere o con errori di traduzione delle fonti originali da parte dei ricercatori Occidentali.

Limitazioni nella crescita spirituale

Dio vive in un regno superiore rispetto all'essere umano e pertanto ha un certo livello di raggiungimento spirituale. Anche i Cakravartin e i Buddha sono più spiritualmente elevati di un ordinario essere umano. Tuttavia, come la monaca taiwanese Heng-Ching Shih afferma, si dice che le donne nel Buddhismo abbiano cinque ostacoli, ovvero: essere incapaci di diventare un Re Brahma, Sakra, Re Mara, Cakravartin o Buddha.[14] Questa tradizione si basa sulla dichiarazione del Buddha Gautama contenuta nel Bahudhātuka-sutta (nel Canone Pali) per la quale è impossibile che una donna possa essere "il perfettamente giustamente Illuminato" , "il Monarca Universale", "il Re degli Dei", "il Re della Morte" o "Brahmā".[15] Tuttavia è importante evidenziare che il testo corrispondente all'interno del Madhyama Agama non include affatto questi versi, portando i ricercatori a chiedersi se queste battute non appartengano ad una rivisitazione postuma.[16] Limitazioni precedenti sull'ottenimento della Buddhità da parte delle donne furono abolite nel Sutra del Loto che aprì il cammino diretto all'illuminazione per le donne allo stesso modo degli uomini.[17] Secondo il monaco buddhista giapponese Nichiren ( fondatore del Buddhismo Nichiren) "Solo nel Sutra del Loto leggiamo che una donna che abbraccia questo sutra, non solo si distingue da tutte le altre donne, ma sorpassa tutti gli uomini".[18]

Donne e buddhità

Nonostante testi di Buddhismo primitivo quali la sezione Cullavagga del Vinaya Pitaka del Canone Pali contengano dichiarazioni di Gautama Buddha, parlando del fatto che una donna possa ottenere l'illuminazione,[3] è chiaramente affermato nel Bahudhātuka-sutta che non ci potrà mai essere un Buddha femmina.

Nel Buddhismo Theravada, la scuola moderna basata sulla filosofia Buddhista dei testi più antichi, la Buddhità è un evento raro. l'esercizio è focalizzato sull'ottenere il rango di Arhat e il Canone Pali ha esempi di Arhat sia maschi che femmine che hanno raggiunto il nirvana. Si dice che Yasodhara, la moglie del Buddha Sakyamuni, madre di suo figlio Rahula, sia diventata Arhat dopo essersi unita all'ordine Bhikkhuni di monache Buddhiste. Nelle scuole Mahayana, la Buddhità è il traguardo universale per i praticanti di questa. I sutra Mahayana sostengono che una donna possa diventare illuminata, solo se non in forma femminile. Per esempio, il Bodhisattvabhūmi, datato IV sec., dichiara che una donna che sta per ottenere l'illuminazione rinascerà in forma maschile. Secondo Miranda Shaw, "questa credenza ebbe un implicazione negativa per le donna nella misura in cui comunicava l'insufficienza del corpo femminile come luogo dove accogliere l'illuminazione.[1]

Nel Buddhismo Theravada è impossibile per una donna essere un Bodhisattva, colui che si trova sulla via verso la Buddhità. Un Bodhisattva può essere un umano, un animale, un serpente o un Dio, ma non è mai una donna. Il Theravada non nega alle donne la consapevolezza, ma non gli riconosce la capacità di guidare una comunità Buddhista. Se l'aspirazione alla Buddhità è stata fatta e un Buddha di quel tempo l'ha confermata, è impossibile rinascere come donna. Un obiettivo appropriato per una donna è ambire a rinascere come uomo. Possonp diventare maschi con azioni virtuose e una sincera aspirazione alla mascolinità. Essere nata femmina è il risultato di un cattivo karma.[19]

Tuttavia, nell'iconografia tantrica del Buddhismo Vajrayana , appaiono Buddha femmine. A volte sono le consorti del principale yidam ( rappresentazione di un essere perfettamente illuminato) di una meditazione mandala, Buddha quali Vajrayogini, Tara e Simhamukha appaiono come figure centrali del sadhana tantrico nel loro pieno diritto.[1] Il Buddhismo Vajrayana consente inoltre a molte praticanti yogini femmine di raggiungere la completa illuminazione del Buddha, come esempio Miranda Shaw cita delle fonti riferentesi a "duecento uomini e mille donne che hanno ottenuto la completa illuminazione fra gli studenti dell'adepto Naropa".[1] Yeshe Tsogyal, una delle cinque consorti tantriche[20] di Padmasambhava è un esempio di donna (Yogini) riconosciuta come Buddha femmina nella tradizione Vajirayana. Secondo il Karmapa, capo della scuola Kagyu tuttavia Tsogyel ottenne la Buddhità in quella stessa vita. Sul sito web della dinastia Karmapa viene dichiarato che Yeshe Tsogyal, quasi trent'anni prima di trascendere l'esistenza terrena, emerse finalmente da un'isolato ritiro meditativo (c. 796-805 d.C.), come "un Buddha completamente illuminato" (samyak-sambuddha).[21]

Ci sono predizioni del Buddha Sakyamuni ( Gautama Buddha) che si possono trovare nel tredicesimo capitolo del Sutra del loto Mahayana,[22] che fanno riferimento ai futuri conseguimenti di Mahapajapati ( sua madre adottiva e prima monaca buddhista) e Yasodhara.

Nel XXsec. Tenzin Palmo, una monaca del Buddhismo Tibetano nella discendenza Drukpa della scuola Kagyu, ha affermato: "Ho fatto un voto di ottenere l'Illuminazione nella forma femminile, non importa quante vite ci vorranno".[23]

Stirpe femminile Tulku

Nel XV sec. d.C., La principessa Chokyi-dronme fu riconosciuta come incarnazione della divinità, e Buddha femmina nella tradizione Vajrayana, Vajravarahi. Chokyi-dronme diventò nota come Samding Dorje Phagmo e diede vita a una stirpe di femmine tulku, Lama reincarnati. Ad oggi, la dodicesima di questa stirpe vive in Tibet.

Un'altra dinastia di femmine tulku, fu quella di Shugseb Jetsun Rinpoche[24] (c. 1865 – 1951), iniziò nel tardo XIXsec. d.C..[25] Nonostante abbia ricevuto gli insegnamenti di tutte le scuole tibetane, Shugsed Jetsun Rinpoche fu particolarmente nota per aver abbracciato la dianastia di Chöd, la pratica di meditazione dell'offrire il proprio corpo al servizio degli altri.[26] All'inizio del XXsec., Shugseb jetsun Rinpoche, chiamata anche Ani Lochen Chönyi Zangmo, fondò il monastero Shuksep (o Shugsep) sito a 30 miglia da Lhasa sul pendio del Monte Gangri Thökar.[27][28] Questo è diventato uno dei più grandi e famosi monasteri in Tibet.[24] Il Monastero Shugsep, che fa parte della scuola Nyingama, è stato ristabilito in esilio in Gambhir Ganj, in India. Le monache di Shugsep continuano a praticare, comprese Longchen Nyingtig e Chöd.[26]

Donne laiche

La vita Familiare

Nell' Anguttara Nikaya (5:33), Buddha dice alle future mogli di essere obbedienti verso i loro mariti, di essere accondiscendenti, e di non procurare l'ira dei mariti attraverso i propri desideri personali. Inoltre, Budda offre consigli alle future mogli nell'Anguttara Nikaya (7:59; IV 91-94), dal Canone Pali (Theravada), dove racconta dei sette tipi di moglie— i primi tre tipi di donne sono destinate all'infelicità, mentre le ultime quattro, permeate di autocontrollo, sono destinate alla felicità. Queste ultime si distinguono per essere amorevoli (moglie materna), buone compagne (moglie-amica) e sottomesse ( moglie-sorella e moglie schiava)— Budda, perciò, invita le donne ad essere vari tipi di moglie all'interno del matrimonio.[29]

Secondo Diana Paul, il buddhismo ha ereditato una visione della donna per cui se non è raffigurata come madre, allora è vista come lussuriosa tentatrice o come l'incarnazione di un demone.[6]

Maternità

Anche lo status di maternità ha avuto il ruolo di riflettere la tradizionale visione Buddista secondo cui il Dukkha, o sofferenza, è una caratteristica fondamentale dell'esistenza umana. Nel suo libro sull'arhat, raccolta di storie di donne tratta dal canone Pali del Therigatha, Susan Murcott scrive: " anche se l'argomento trattato in questo capitolo è la maternità, tutte le storie che cita sono accomunate da un'altro tema, il dolore. Le madri di questo capitolo sono state spinte a diventare monache dal dolore per la perdita dei loro figli."[3]

Nonostante ciò, la maternità nelle prime forme di Buddismo può anche essere considerata un'attività di valore. La Regina Maya, madre di Gautama Buddha, il fondatore del Buddismo, ha avuto un certo seguito, specialmente a Lumbini, dove partorì.[30] Dal momento che Maya morì dopo la nascita del figlio, Gautama Budda fu allevato da una madre adottiva, sua zia Mahapajapati, che aveva altri due bambini. Lei diventò la prima monaca buddista. Entrambi i suoi figli, suo figlio Nanda e sua figlia Sudari Nanda si unirono al Sangha monastico. La moglie di Gautama Budda, Yasodhara, fu la madre di Rāhula, il cui nome significa ostacolo, che diventò monaco all'età di sette anni. Anche Yasodhara sucessivamente intraprese una vita monastica.

Uno dei motivi maggiori che spingeva le donne nel buddismo Vajrayana a scegliere di seguire il sentiero di una yogini piuttosto che quello di una bhikkhuni, era la possibilità di praticare il credo buddista potendo avere una famiglia, un marito, o un consorte spirituale, e avendo anche la possibilità di avere figli. Inoltre le Yogini -diversamente dalle monache- non erao obbligate a rasarsi i capelli. Machig Labdrön seguì questa via, visse in un monastero per un certo periodo di tempo, ma in seguito decise di ricongiungersi con Topabhadra, come sua consorte. Secondo il namthar di Machig, lui si prese cura dei figli mentre lei praticava la via e insegnava. Alcune delle figlie di Machig la seguirono nella via spirituale,divenendo a loro volta esperte yogini. Anche Tsultrim Allione fu una monaca per quattro anni, ma abbandonò la via monastica per potersi sposare ed avere figli. Lei stessa ha parlato del contributo che la maternità le ha dato nella pratica della via spirituale:

«...Nel Buddhismo l'immagine della madre come incarnazione della compassione è molto diffusa. Una madre farebbe ogni cosa per i suoi figli. Come madre ho potuto provare quell'amore profondo e quella dedizione,tenere a qualcuno così tanto da poter offrire la mia stessa vita in cambio, quel tipo di relazione è un'esperienza potentissima da vivere. Ho anche sentito di non essere davvero diventata matura del tutto finché non ho avuto i miei figli. Ci sono stati momenti un cui ci si aspettava da me un certa maturità,e con i figli quella maturità è venuta fuori. Quindi non direi che i miei figli sono stati di ispirazione, almeno non come pensavo che lo sarebbero stati prima di averne. Direi piuttosto che l'aver affrontato le sfide postemi dalla maternità ha reso la mia pratica spirituale veramente ricca.[31]»

Amore, condotta sessuale e matrimonio

In generale "mentre il Buddhismo considera il celibato monastico come il massimo ideale, riconosce tuttavia l'importanza del matrimonio come istituzione sociale."[32] Sono state disposte alcune linee guida sul matrimonio. Anche se la pratica buddhista varia considerevolmente per ogni scuola di pensiero, il matrimonio è uno dei pochi concetti specificatamente menzionati del contesto di Śīla,il formulario buddhista dei punti chiave della disciplina spirituale. (senza riferimenti) Il codice fondamentale dell'etica buddhista, i cinque precetti, contiene un monito riguardo una cattiva condotta sessuale, tuttavia quello che viene visto come una cattiva condotta secondo una particolare scuola di pensiero varia e dipende largamente dalla cultura locale.[33]

Nelle prime forme di Buddhismo, il Sigalovada Sutta del Digha Nikaya contentuto nel Canone Pali, descrive il rispetto che un individuo deve portare ad una sposa. Tuttavia, l'ideale buddhista, sin dalle sue prime forme, è la rinuncia, e lo si può evincere dalla storia del monaco Nanda e di sua moglie Janapada Kalyāni, che cercare di raggiungere la beatitudine del Nirvana è visto come qualcosa al di sopra dell'amore e del matrimonio. Infatti, nonostante quel giorno avesse appena sposato la moglie, incoraggiato dal cugino Gautama Buddha, Nanda lasciò la consorte per diventare un Bikkhu nel Sangha buddhista. In storie di questo tipo tratte dal Canone Pali, l'amore in senso romantico è generalmente percepito come un attaccamento al Samsara, l'infinito ciclo di rinascita [34] Susan Murcott ha fatto notare che l'attitudine del primo Buddhismo verso l'amore in senso romantico e il matrimonio generalmente rifletteva gli ideali Brahamanici dell'India del tempo..inclusa la recente diffusione dell'ideale di rinuncia e l'associato declino dell'amore in senso romantico e del matrimonio.[3]

Nel Buddhismo Vajrayana, avere una relazione sessuale con il proprio consorte è considerato da un punto di vista tecnico come una pratica spirituale dell' anuttarayoga tantra, che intendeva permettere ai praticanti di raggiungere la realizzazione e di conseguenza l'illuminazione. l'unione tantrica dei consorti è raffigurato nel yab-yum iconografia della meditazione degli Dei.

Considerazioni del Dalai Lama

Il Dalai Lama parlò ad una conferenza sulle donne nel Buddhismo all'Università di Amburgo nel 2007:

«La guerra è stata portata avanti principalmente da uomini, dal momento che appaiono fisicamente meglio portati ad atteggiamenti agressivi. Le donne, al contrario, tendono ad essere più premurose e sensibili alla sofferenza e al dolore altrui. Nonostante uomini e donne abbiano lo stesso potenziale aggressivo e caloroso, le loro differenze stanno in quale dei due aspetti sono più portati a manifestare. Perciò, se la maggioranza dei leader mondiali fosse di sesso femminile, forse ci sarebbe meno pericolo dello scaturire di una guerra e più cooperazione - tuttavia, certamente alcune donne possono essere difficili! Io simpatizzo per le femministe, ma loro non devono solo limitarsi ad esprimere lamentele. Devono anche impegnarsi a portare un contributo positivo alla società.[35]»

Nel 2009, al National Civil Rights Museum di Memphis, Tennessee dichiarò: "Mi considero femminista. Non è così che si chiama qualcuno che si batte per i diritti delle donne?"[36]

Lui ha anche affermato che per natura, le donne sono più compassionevoli "basate sulla loro biologia e capacità di dare alla luce ed allevare i bambini" Ha fatto un appello alle donne " di governare e creare un mondo più compassionevole", menzionando l'ottimo lavoro svolto dalle infermiere e dalle madri.[36]

Nel 2007 disse che il prossimo Dalai Lama poteva essere una donna, sottolineando il fatto che " se una donna si dimostrasse più utile il lama allora potrebbe tranquillamente reincarnarsi in quella forma".[37]

Nel 2010 dichiarò che "venti o trent'anni fa", quando parlando del fatto che una donna potesse o no diventare un Dalai Lama in futuro, lui disse di si ma " ho anche detto, un po' scherzando,che se la reincarnazione del Dalai Lama fosse una donna, allora dobvrebbe essere una bella donna. Il motivo sta nel fatto che avrebbe più influenza sulle persone. Se lei fosse una brutta donna, non avrebbe la stessa valenza sugli altri,no?"[38]

Durante un'intervista nel 2014 con Larry King quando gli venne chiesto se avrebbe mai visto una Dalai Lama donna lui rispose " Si, è certamente possibile!". Ricordò di aver detto ad un giornalista a Parigi molti anni prima che è un'opzione possibile, dal momento che si possono ricordare delle Lama nella storia databili a "..sei o sette secoli fa, perciò non si tratta di nulla di nuovo". Lui allora ricordò di aver scherzato con il giornalista, " se ci sarà una Dalai Lama donna, dovrà essere davvero una bella donna. Sarebbe molto utile!"[39][40]

Nel 2015 ripeté questo aneddoto in un intervista con la BBC sui rifugiati. Quando gli fu chiesto se il Dalai Lama potesse essere una donna lui rispose di si. Riportando alla memoria ancora una volta un'intervista svolta a Parigi su tale eventualità, "ho detto, perché no? Le donne biologicamente hanno maggior potenziale nel mostrare affetto e compassione..perciò io penso che le donne debbano intraprendere più spesso ruoli importanti e poi - ho detto al reporter- se avremo una donna allora il suo viso deve essere molto attraente." L'intervistatore Clive Myrie allora gli chiese se una Dalai Lama dovesse essere attraente, e allora lui continuò, " Se ci sarà una Dalai Lama, allora dovrà essere di bell'aspetto. Altrimenti non ne varrebbe molto la pena." Myrie rispose "Presumo che stia scherzando, oppure no?", allora il Dalai Lama insistette " No, è la verità!". Il Dalai Lama allora puntò il proprio viso, dicendo che alcune persone dicono di trovarlo attraente, per poi mettersi a ridere.[41]

Femminismo buddhista

(troppo breve; serve qualche riferimento spazio-temporale sullo sviluppo del movimento)

Il femminismo buddhista è un movimento che cerca di migliorare lo status religioso, legale e sociale delle donne all'interno del buddhismo. Si tratta di un aspetto della teologia femminista che cerca di far avanzare e comprendere l'uguaglianza di genere di uomini e donne moralmente, socialmente, spiritualmente e in una leadership da una prospettiva buddhista. Rita Gross, femminista buddhista descrive questo movimento come "una pratica radicale di cooperazione e umanità di uomini e donne".[7]

Buddhiste famose

(solo occidentali? aggiungere altri nomi presenti nella voce inglese, come ad esempio le monache)

Celebrità

Note

  1. ^ a b c d (EN) Miranda Shaw, Passionate Enlightenment: Women in Tantric Buddhism, Princeton University Press, 1995, pp. 291, ISBN 9780691010908.
  2. ^ (EN) Thubten Chodron, Blossoms of the Dharma: Living as a Buddhist Nun, North Atlantic Books, 1999, pp. 206, ISBN 9781556433252.
  3. ^ a b c d (EN) Susan Murcott, The First Buddhist Women: Translations and Commentaries on the Therigatha Contemporary Issues in Biomedicine, Parallax Press, 1991, pp. 219, ISBN 9780938077428.
  4. ^ (EN) Summary of Speeches at the Bhikshuni Congress: Day 1, su Study Buddhism. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  5. ^ (EN) A recent Siladhara ordination, su Sujato’s Blog. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  6. ^ a b (EN) Diana Y. Paul e Frances Wilson, Women in Buddhism: Images of the Feminine in the Mahayana Tradition, University of California Press, 1985, ISBN 9780520054288.
  7. ^ a b (EN) Rita M. Gross, Buddhism After Patriarchy: A Feminist History, Analysis, and Reconstruction of Buddhism, SUNY Press, 1993, pp. 365, ISBN 9780791414033.
  8. ^ (EN) Jose Ignacio Cabezon, Buddhism, Sexuality, and Gender: First Edition, SUNY Press, pp. 240, ISBN 9780791498217.
  9. ^ (EN) The Agganna Sutta On Knowledge of Beginnings Of Humankind (PDF), su urbandharma.org, A Gift of Dhamma. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  10. ^ (EN) Discourses of the Ancient Nuns (Bhikkhuni-samyutta), su Access to Insight. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  11. ^ (EN) Soma Sutta: Sister Soma, su Access to Insight. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  12. ^ (EN) Saññoga Sutta: Bondage, su Access to Insight. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  13. ^ (EN) Peter Harvey, An Introduction to Buddhist Ethics: Foundations, Values and Issues, Cambridge University Press, 2000, pp. 478, ISBN 9780521556408.
  14. ^ a b (EN) WOMEN IN ZEN BUDDHISM: Chinese Bhiksunis in the Ch'an Tradition, su Wayback Machine. URL consultato il 29 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2009).
  15. ^ (EN) MAJJHIMA NIKAAYA III, su BuddhaSasana. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  16. ^ "Nelle dissertazioni antiche, il locus classicus per questa posizione è il Bahudhatuka-sutta del Majjhima-nikaya, secondo queste una donna è incapace di occupare varie posizioni, una delle quali è quella di un Buddha. Il Bahudhatuka-sutta ha diversi parallelismi che mostrano alcune variazioni nella loro presentazione di queste impossibilità. Di particolare significato è un Madhyama-agama parallelo che non menziona alcuna inabilità della donna [...] Queste variazioni, insieme con l'assenza di alcun riferimento agli insiemi delle versioni orali, rende molto probabile che questo argomento sia un aggiunta successiva" (EN) The bahudhatuka-sutta and its parallels on women's inabilities., su The Free Library. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  17. ^ (EN) The Enlightenment of Women, su Soka Gakkai International. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  18. ^ (EN) The Unity of Husband and Wife, su Soka Gakkai. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  19. ^ (EN) Naomi Appleton, In the Footsteps of the Buddha? Women and the Bodhisatta Path in Theravā?da Buddhism, in Journal of Feminist Studies in Religion, vol. 27, n. 1, 2011.
  20. ^ (EN) The Five Consorts, su yoniversum.nl. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  21. ^ (EN) Biographies: Yeshe Tsogyal, Princess Of Karchen, su Dharma Fellowship. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  22. ^ (EN) CHAPTER THIRTEEN: EXHORTATION TO MAINTAIN, su Lotus Sutra. URL consultato il 29 gennaio 2019.
  23. ^ (EN) Vicki Mackenzie, Cave in the Snow, Bloomsbury Publishing USA, 2008, pp. 256, ISBN 9781596918504.
  24. ^ a b (EN) Ani Lochen - Research Article from Encyclopedia of Religion, su BookRags. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  25. ^ (EN) Summary of Speeches at the Bhikshuni Congress: Day 2, su Study Buddhism. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  26. ^ a b (EN) Resources on Women's Ordination, su WAiB. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  27. ^ (EN) Shuksep Nunnery, su RigpaWiki. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  28. ^ (EN) Lochen Chönyi Zangmo, su RigpaWiki. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  29. ^ (EN) Bhikkhu Bodhi, The Numerical Discourses of the Buddha, A translation of the Anguttara Nikaya (PDF), su lirs.ru. URL consultato il 4 febbraio 2018.
  30. ^ (EN) Lumbini, Nepal, su Sacred Destinations. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  31. ^ (EN) On Mothering: An Interview with Tsultrim Allione, su Wayback Machine. URL consultato il 29 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2008).
  32. ^ (EN) Damien Keown, A Dictionary of Buddhism, OUP Oxford, 2004, pp. 368, ISBN 9780191579172.
  33. ^ (EN) The Five and Eight Precepts, su BODHI MONASTERY. URL consultato il 4 febbraio 2018.
  34. ^ (EN) Relatives and Disciples of the Buddha Radhika Abeysekera, su BuddhaSasana. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  35. ^ (EN) A Summary Report of the 2007 International Congress on the Women's Role in the Sangha: Bhikshuni Vinaya and Ordination Lineages – Part Four: Day Three and Final Comments by His Holiness, su StudyBuddhism.com. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  36. ^ a b (EN) The Dalai Lama Proclaims Himself a Feminist: Day Two of Peace and Music in Memphis, su HuffPost News. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  37. ^ (EN) Dalai Lama says successor could be a woman, su Telegraph. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  38. ^ (EN) Interview with the Dalai Lama about the Full Ordination of Women, su INFO-BUDDHISM. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  39. ^ (EN) A Female Dalai Lama? | Dalai Lama Interview | Larry King Now - Ora TV, su YouTube. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  40. ^ (EN) DALAI LAMA SAYS MORE WOMEN AS LEADERS MIGHT LEAD TO LESS VIOLENT WORLD, su WorldReligionNews.com. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  41. ^ (EN) Dalai Lama: Do not reject refugees because they are Muslim, su BBC. URL consultato il 29 gennaio 2018.

Bibliografia

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