Storia della Spezia
La storia della Spezia inizia con gli insediamenti permanenti dell'epoca romana, anche se l'area dove sorge la città era già abitata fin dalla preistoria.
I primi insediamenti
Le numerose statue stele e i reperti dell'età del bronzo e dell'età del ferro ritrovati in varie occasioni sulle alture e nella piana del Golfo e nelle vallate adiacenti testimoniano come il territorio spezzino e le terre circostanti furono abitati già in tempi preistorici.
In particolare nel 1886, durante i lavori di scavo del Bacino Grande dell'Arsenale marittimo, furono ritrovate a circa 12 metri di profondità due statue stele considerate le più antiche mai rinvenute in Lunigiana[1]. I due reperti, dispersi nella Seconda Guerra Mondiale, sono stati messi in relazione a quelli ritrovati a Pierre aux Moines nel nord della Francia.
Nel vicino quartiere di Pegazzano e in quello levantino del Limone, sono state invece ritrovate due sepolture a cassetta risalenti alla tarda età del ferro[2].
Più tardi, in epoca storica, la zona di Luni si trovò al margine del territorio etrusco e il Levante ligure, fino al Magra vide lo stanziamento dei Liguri, che furono sottomessi nel 155 a.C. dal console Marco Claudio Marcello.
Roma
Le origini della Spezia sono legate alla colonizzazione romana e si intrecciano comunque con le vicende di Luni, il centro senza dubbio più importante di tutta la zona durante tutta l'epoca classica (foro, capitolium, basilica, anfiteatro).
La rete viaria della zona era necessariamente limitata dall'Appennino. Poiché la via Aurelia terminava a Pisa, i collegamenti terrestri di Roma con la Liguria di ponente e soprattutto la Gallia da Luni dovevano avvenire attraverso la pianura padana: importante, in tal senso, era la via Aemilia Scauri. L'altra importante via di collegamento tra Luni e Parma era la Strada delle cento miglia che attraversava il Malpasso (oggi Passo del Lagastrello).
Per i collegamenti via mare il golfo spezzino invece costituiva un sicuro appoggio per la normale navigazione di cabotaggio.
Conferme archeologiche di un cospicuo insediamento romano sul sito della Spezia nell'insenatura più profonda del Golfo sono emerse in varie occasioni: nella zona di San Vito (Marola) nel 1914 sono state rinvenute tre anfore vinarie romane a una profondità di nove metri, databili al I secolo d.C. (mentre una calotta cranica è stata invece trovata a 14,50 metri di profondità e pertanto databile al 1000 a.C. circa). Ancora a San Vito furono rilevati dei resti di una villa romana, andati poi distrutti per la costruzione dell'Arsenale.
Altra vestigia romana, scoperta nel 1901 per lavori in via Biassa nel luogo del Palazzo comunale, è un ponte di pietra, tuttora interrato e che presumibilmente scavalcava un torrente che costituiva il principale collettore delle acque nella piana del borgo.[3]
Nella zona dell'Antoniano (cioè l'attuale Pieve di S. Venerio a Migliarina) esisteva un oppidum preromano, che forse è da identificarsi con il Boron indicato nella Tavola Peutingeriana come stazione; peraltro nella zona di Migliarina esiste una Via di Boron ripresa sicuramente dalla località menzionata nella Tavola Peutingeriana.
Sempre nella zona della Pieve sono state raccolte ceramiche e scorie ferrose a conferma di un insediamento romano.
La presenza romana è ampiamente documentata anche in altre località del Golfo: ville patrizie al Varignano e a Muggiano.
Altre memorie dell'epoca classica ben più consistenti sono i siti archeologici della città di Luni, di Bocca di Magra e di Ameglia.
Nella ripartizione di Augusto la zona, come il resto della Liguria, apparteneva alla Regio IX, il cui confine orientale era segnato dal corso inferiore del fiume Macra, mentre Luni apparteneva alla Regio VII.
Il medico Caio Scribonio Largo riferisce che nel 43 d.C. l’Imperatore Claudio, per preparare la conquista della Britannia, raccolse una flotta nel Portus Lunae (Luna, più tardi denominata Selene, era il nome della base navale romana situata nella rada della Spezia).
L'approdo di Portus Veneris è citato nel 161 d.C. nel portolano dell'imperatore Antonino Pio.
Il Cristianesimo si diffonde nella zona verosimilmente agli inizi del III secolo mentre l'organizzazione e la crescita della Diocesi sono più tarde risalendo agli inizi del V secolo quando, ormai alla fine dell'Impero romano, si apre per la regione il periodo alto medievale.
Dal VI al XII secolo, dai vescovi di Luni all'influenza genovese
Nella piena decadenza dell'Impero, già nel 421 i Visigoti vi istituiscono la Provincia Maritima.
Alla caduta formale dell'Impero romano nel 476 d.C. la zona della Spezia, come peraltro il resto d'Italia, è parte del regno erulo di Odoacre al quale, nel 493, succede il regno gotico di Teodorico.
Alla conclusione della guerra gotica, nel 552, anche il territorio di Luni e la regione del Golfo vengono riconquistati da Narsete e, sotto il dominio bizantino, fanno parte dell'Esarcato d'Italia come Provincia Maritima Italorum.Con il ritorno all'Impero bizantino la regione può godere di una breve ripresa.
Il golfo della Luna diviene una base navale greca, denominata Selene.
In questi anni San Venerio è monaco nel cenobio dell'isola del Tino, dove muore nel 630.
I Longobardi (giunti in Italia nel 568 guidati dal loro re Alboino) arrivano a conquistare la Liguria nel 642 con il loro re Rotari[4] e la sottomettono completamente con Liutprando. Nel Regno longobardo Luni e la sua regione vengono annesse al Ducato di Tuscia con capitale Lucca, distaccandone l'area dal Ducato di Liguria.
La politica locale dei sovrani longobardi è spesso rivolta a contrastare il potere dei Vescovi di Luni e pertanto è intesa a favorire il Feudo monastico di Bobbio e la sua influenza sul Levante ligure.
Alla caduta del regno longobardo nel 773 ad opera di Carlo Magno la regione rimane sottomessa al dominio franco sotto il quale i Vescovi tendono a consolidare il proprio potere temporale come Vescovi-Conti.
La suddivisione dell'Impero carolingio comporta il passaggio della regione al Regno d'Italia.
Nell'860 la zona è saccheggiata dai Vichinghi di Hastein che a Luni ne uccidono il Vescovo Ceccardo.
Nello stesso IX secolo la regione comincia anche a subire il continuo flagello delle scorrerie musulmane al punto che già un secolo dopo, a causa dei continui saccheggi dal mare di averi, uomini, donne, il territorio inizia a decadere e, con il diffondersi della malaria, Luni finisce con l'essere progressivamente abbandonata dalla sua stessa popolazione (la diocesi vi rimarrà ancora formalmente fino al 1204, quando verrà trasferita a Sarzana da papa Innocenzo III).
Nel IX secolo il centro principale della zona del golfo era Vesigna, che sorgeva sul colle di Marinasco; è da Vesigna che procederà verso il mare una migrazione di popolazione che, unendosi agli insediamenti già esistenti in loco, contribuirà alla formazione del primo borgo sul Poggio della Spezia e al suo sviluppo nei secoli X e XI.
Nel X secolo la regione fa parte del Regno d'Italia ed è infeudata alla potente famiglia degli Obertenghi e ne deriva il nome di Marca obertenga.
Il tardo periodo medievale vede una progressiva frammentazione politica e culturale della zona, con l'affermazione di piccole Signorie dei feudatari locali, come i di Vezzano, dei da Passano e dei di Lavagna.
In uno strumento notarile del 25 luglio 1071 rogato dal notaro Gontardo, Abone figlio di Garimondo dona al monastero di San Siro in Genova i beni mobili ed immobili che ha nei luoghi di Calossa, della Serra e della Spezia: ... in loco et fundo Caluce Sera Spexia.[5]
Agli inizi del XII secolo Genova acquista dal feudatario Grimaldo da Vezzano il borgo di Porto Venere per accrescere la sua influenza sull'estremo Levante ligure.
Questa novità è importante poiché consente a questi territori il loro progressivo affrancamento dal regime feudale e la loro crescita.
Il borgo di Spezia ha già raggiunto una certa importanza nel XII secolo: è infatti già citato in alcuni documenti commerciali del 1160 in cui sono menzionati Bonus Johannes e Baldus de Specia.
XIII secolo - La signoria guelfa di Nicolò Fieschi
Nel 1223 Vesigna e, nel 1224, Càrpena, il cui signore era Giovanni della Turca, entrano nell'orbita della Compagna genovese e quindi, con loro, anche il borgo di Spezia.
Ma già nella prima metà del XIII secolo, la Spezia comincia ad affrancarsi da Càrpena grazie al proprio sviluppo mercantile e all'industria del sale.
Nel 1254 Genova sottrae Lerici a Pisa e accresce così il proprio dominio sul Golfo.
Un documento notarile rogato del 1256 riporta un'antica trascrizione del termine Spezam.
Ma per quasi vent'anni il borgo di Spezia si trova a essere svincolato dal dominio genovese, quando Nicolò Fieschi ne fa il centro, tra il 1256 e il 1273, di una propria effimera Signoria guelfa, estesa da Lavagna a Sarzana e in contrapposizione a Genova.
Al periodo del Fieschi risalgono la prima fase di costruzione del Castello San Giorgio, sulla collina del Poggio e la fortificazione della città.
L'indipendenza del borgo spezzino ha però termine nel 1273, quando Oberto Doria muove in forza contro Nicolò e, partendo da Porto Venere, espugna la città e incendia il Castello San Giorgio. Nello stesso anno Carpena è elevata a Podesteria con giurisdizione sul Golfo e le Cinque Terre.
La Repubblica di Genova riacquista poi definitivamente la piena sovranità sul borgo il 27 novembre 1276 quando Nicolò Fieschi cede la Spezia a Genova per 25.000 lire genovesi.
XIV secolo - La Spezia e Carpena
Tra XIII e XIV secolo la città va incontro ad uno sviluppo piuttosto sostenuto avendo dimostrato la sua importanza strategica nella contesa tra i Fieschi e Genova. Questa progressiva salita di rango sfocia nella nascita della Podesteria della Spezia nel 1343 acquisendo buona parte del territorio di Carpena, (data che tuttora viene annoverata come quella della fondazione della città) per volere di Simone Boccanegra, primo dei Dogi a vita genovesi. Nell'occasione il Castello San Giorgio viene restaurato.
La Spezia inizia ad imporsi come centro principale del Golfo, tanto che l'8 giugno del 1371 i sindaci delle due podesterie di Carpena e la Spezia si riuniscono nella cattedrale di Santa Maria alla presenza dei pacificatori generali della Riviera di Levante Cristiano Curlo e Merualdo Pellegrino e del vicario Nicolò Veneroso per sancire l'unificazione in un'unica entità. Entrambi i borghi mandano due sindaci al doge Domenico Fregoso per ratificare la richiesta di inglobare la podesteria di Carpena in quella della Spezia.
Negli anni successivi la città viene dotata di mura di difesa, delle quali tuttora rimangono alcuni tratti conservati con i camminamenti e le merlature ghibelline, sia nei pressi del castello che inglobati nei palazzi di Via del Prione lato monte.
Le porte d'accesso alla città, protette da altrettante torri, erano cinque: Porta Santa Maria (o Porta di San Bernardino o Porta Genova), Porta Sant'Andrea (o Porta Biassa o Porta Ospedale), Porta Nuova (o Porta del Carmine), Porta Marina (o Porta a mare) e Porta San Giovanni (o Porta Romana).
Nel 1390 si trasferiscono in città i frati agostiniani che fondano un convento con annessa chiesa in quella che è oggi Piazza Sant'Agostino. L'edificio, subito alle spalle della Porta Romana, avrà alterne vicende e sarà definitivamente distrutto nella primavera del 1943 da un bombardamento alleato.
La fine del XIV secolo vede il declino della potenza genovese in lotta con Venezia e, dopo un periodo di lotte intestine, il prevalere della dinastia milanese dei Visconti su Genova stessa, su tutta la Liguria e anche sulla Spezia.
XV secolo - Gli Statuti Comunali
Nel 1400 circa nasce alla Spezia Bartolomeo Facio (a volte Fazio) che diventerà uno dei più importanti umanisti del suo secolo. Dopo gli studi compiuti a Verona, Firenze e Genova diventerà nel 1444 ambasciatore presso il re Alfonso V d'Aragona a Napoli, che lo stimò tanto dal farne segretario e storiografo regio.
Nel 1407 la Spezia riesce a dotarsi di propri Statuti concessi da Jean II Le Meingre, l'allora governatore francese di Genova, e nomina dapprima un Podestà, figura con prerogative solamente politiche, e in un secondo tempo un Capitano che oltre a quelle politiche assomma anche le funzioni militari.
Il Capitano della Comunità della Spezia veniva eletto a Genova, mentre i due sindaci e gli otto consiglieri che lo affiancavano nell'esercizio del potere erano eletti in un pubblico Parlamento, che si teneva all'interno della Chiesa di Santa Maria.
Gli Statuti regolavano tutti gli aspetti della vita cittadina, come il rispetto della morale religiosa (De pena blasfemantium Deum aut Sanctus, De non laborando diebus dominicis et festivis, De falso iuramento), le norme sui commerci (De piscatoribus et venditione piscem, De macellaris, De non emendo in foro Spediae, De non tenendo banchum in foro Spediae) e sulla convivenza civile (De viis reficiendis et reparandis, De fontanis non deturpandis).
All'anno 1409 risale la più antica immagine dello stemma della città, tracciato sulla copertina del Libro del Consiglio Comunale: vi compare la torre merlata sul sommo di un colle e affiancata dalle lettere S e P (Spediensis Populus).
L'estremo Levante ligure vive un periodo di forte instabilità nella prima parte del secolo: Firenze infatti ottiene nel 1411 i castelli di Sarzanello, Falcinello, Lerici e Portovenere e molti borghi del Levante passano di propria spontanea volontà sotto il dominio fiorentino. Anche Carpena, in contrasto con la nascente fortuna della Spezia, si unisce ai Fiorentini. La Spezia, rimane fedele alla Repubblica genovese e quando nel 1412 Antonio Doria porta a conclusione la vittoriosa guerra di Genova contro Firenze, agli spezzini viene concesso di distruggere Carpena e di raderne al suolo il castello.
Lo sviluppo economico
In questo secolo la Spezia si presenta come una città in ascesa in cui, accanto alle attività tradizionali come l'agricoltura e la pesca, si va sviluppando via via anche il commercio. Gli scambi avvengono soprattutto con il resto della Repubblica di Genova, con la Toscana, con la Sicilia, con la Sardegna e con i domini milanesi. Oltre al sale, particolarmente richiesti sono i vini della Lunigiana, il grano, l'olio, i marmi, il lino della Lucchesia, il ferro lavorato di Pietrasanta, i panni della Lombardia, sardine, zucchero, cipolle e pentole[6].
È la stessa Genova in verità a porre un freno allo sviluppo economico e commerciale della Spezia, temendo di ritrovarsi un concorrente in casa. Passi importanti sono, nel 1437, l'acquisizione del diritto esclusivo della vendita del sale bianco e, nel 1440, la concessione di smerciare ferro, metallo che all'epoca era riservato al monopolio di Stato.
Nello stesso 1440 vengono però stabiliti cosiddetti caratti: i vascelli non possono importare o esportare merci in alcun luogo se non dopo essere passati da Genova a pagare le gabelle. Sono esentati i bastimenti inferiori alle 400 mine che, in arrivo alla Spezia, devono fermarsi a fare denuncia a Porto Venere[7].
Per secoli, sostanzialmente fino al passaggio al Regno di Sardegna nel 1814, la richiesta della città di diventare un portofranco verrà respinta dal Senato genovese, anche quando i Medici diedero grande impulso a Livorno alla fine del XVI secolo.
Crebbe d'importanza quindi il mercato nero: il Golfo della Spezia fu dal Quattrocento uno dei grandi centri di attività piratesche del Tirreno[8] e insieme alla zona delle Cinque Terre era considerato pericoloso per la navigazione. In particolare agiva in questi mari il temuto Giuliano Gattilusio che spesso si recava alla Spezia a vendere il proprio bottino, provocando nel 1461 un grave incidente diplomatico con Firenze dopo averne assaltato una bombarda.[9].
La città vive inoltre un momento di progresso anche dal punto di vista architettonico: nel 1420 si dà l'avvio alla ristrutturazione del Palazzo della Curia che viene trasformato nel Palazzo pubblico o Palazzo comunale e diventa sede dell'autorità cittadina e luogo di assemblee.
Qualche decennio più tardi la regione è coinvolta nella guerra del 1436 condotta contro Genova da parte di Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, e delle devastazioni operate dal suo condottiero Niccolò Piccinino.
In questa occasione fu necessario demolire la cattedrale di Santa Maria che, essendo all'esterno delle mura, non poteva essere sottratta al saccheggio.
La cattedrale sarà ricostruita più tardi, nel 1471, e protetta allargando appositamente la cinta muraria della città. Viene inoltre fondato l'Ospedale di Sant'Andrea (1480) alle spalle di Porta Biassa che, successivamente ingrandito nel 1673, rimarrà il ricovero per gli ammalati fino al 1804.
Come negli altri centri italiani dell'epoca, anche qui sorgono numerose confraternite. Quella dell'Annunziata e della Santissima Trinità, che aveva sede in un oratorio sito accanto alla cattedrale, gestiva l'ospedale di Sant'Andrea; quella di Sant'Antonio abate aveva sede nell'omonima chiesa eretta nel 1399 ai piedi della torre della cittadella, poi abbattuta nel 1926; quella di San Bernardino, sita accanto alla porta settentrionale della città chiamata "di Genova" o "di San Bernardino" appunto; quella di San Giovanni o Mortis et orationis, che sorgeva nei pressi del bastione di San Giovanni ed aveva il compito di occuparsi dei riti funebri[10].
Nella seconda metà del secolo a Spezia tiene la sua bottega il pittore Giacomo Spinolotto (che si firma "Jacobus Spinolotus de Spedia") di cui rimane unica testimonianza il polittico, in origine nella Pieve di San Venerio e oggi in parte esposto nel Museo Diocesano (Madonna in trono col Bambino, 1476).
La dominazione milanese
La seconda metà del Quattrocento vede a Genova una serrata competizione per la conquista del potere. Attori principali sono le famiglie degli Adorno e dei Fregoso.
Questi ultimi sono particolarmente potenti in Lunigiana e alla Spezia: molto spesso sarà infatti un Fregoso a detenere la carica di Capitano della Spezia in questo secolo e altrettanto spesso questi praticheranno una politica piuttosto aggressiva. Nel 1448 l'allora Capitano Spinetta Fregoso instaurerà una sorta di guerra personale contro Spinetta Malaspina per il possesso di Carrara, riuscendo ad ottenerlo grazie all'intercessione del nipote Giano Fregoso allora doge di Genova.
Il 1463 segna l'inizio del dominio sforzesco su Genova e quindi anche sulla Spezia. Il duca Francesco Sforza si prodiga nel tentare di governare la Liguria con il consenso della popolazione[11], ma non altrettanto fa il figlio Galeazzo Maria Sforza che succede al padre alla morte di questo nel 1466.
L'egemonia sforzesca comunque non modifica l'assetto istituzionale vigente e alla Spezia continua ad essere inviato un Capitano, che funge anche da Commissario per tutto il Levante Ligure[12] (da Sestri Levante a Lerici).
I Capitani sforzeschi della Spezia, che non avevano un mandato a termine prestabilito, furono Giovanni Caimi (1465-1467), Giovanni Advocatus (1467-1471) e Percivalle Lampugnani (1471-1477). Quest'ultimo era fratello di Giovanni Andrea Lampugnani uno dei congiurati che assassinerà Galeazzo Maria nel 1476.
Il dominio milanese comporterà un periodo di sviluppo per la Spezia. I rapporti tra il Capitano spezzino e il Duca milanese saranno sempre piuttosto cordiali e collaborativi[13]. Milano vedeva nella Spezia e nel suo golfo un caposaldo fondamentale per porre un limite all'espansionismo fiorentino dei Medici, che nel 1468 avevano acquistato la vicina Sarzana. Ma anche gli stessi Fregoso, proprietari del borgo di Lerici, costituivano una costante minaccia per gli Sforza, che infatti nel 1469 ne assediarono il castello ponendo fine al loro dominio.
L'arsenale sforzesco
Il passaggio di Sarzana ai Medici fa della Spezia il confine meridionale dei possedimenti milanesi. L'11 marzo 1468 il capitano Johannes Advocatus informa il Duca di Milano che "tutti li cittadini de la Speza sono agitati et temono li fiorentini a Sarzana"[14], questo nonostante l'alleanza che univa i due stati.
Galeazzo Maria Sforza decide dunque di fortificare il confine orientale dei domini genovesi e incarica il Capitano spezzino di preparare almeno due bombarde e di procurare grande quantità di polvere da sparo. Parte di questi approvvigionamenti serviranno per l'assedio del Castello di Moneta, piccolo borgo sulle alture carraresi appartenente ai Fregoso.
Queste operazioni militari determinano un aggravio del carico fiscale: il malcontento che serpeggia in città sfocia tra il 13 ed il 19 settembre in alcuni tumulti che vengono comunque sedati entro la fine del mese[15]
Il 27 ottobre viene scoperta una congiura ordita dalla famiglia ponentina Del Carretto, attestati soprattutto a Savona ed Albenga, contro il governo milanese. Anche la Spezia sembra inizialmente coinvolta nel disegno per rovesciare il potere sforzesco sulla riviera ligure[16], ma il Capitano Johannes Advocatus riuscirà con una serie di missive a convincere il governatore milanese di Genova Corrado da Fogliano della fedeltà del borgo, denunciando il 30 ottobre la fuga in Sardegna di alcuni rappresentanti della famiglia Del Carretto arrivati alla Spezia pochi giorni prima.
Il duca Galeazzo Maria decide di costruire una nuova flotta sulla riviera ligure e, nella riviera di Levante, solo Chiavari e la Spezia vengono ritenute sedi idonee per mantenervi il naviglio. Nel marzo 1472 alla Spezia iniziano dunque i lavori per la costruzione di un arsenale su progetto dell'ingegnere Serafino Gavazzi. Delle quaranta galee di cui la flotta doveva essere composta, ben dieci sarebbero state stanziate alla Spezia. Gli storici hanno discusso sull'ubicazione della base navale, ma oggi sembra assodato che essa sorse nella zona del Poggio. Nel marzo 1473 l'opera è praticamente terminata e attorno ad essa vengono costruite le mura difensive.
Le prime tre galee arrivano il 2 aprile, mentre le altre sette giungono da Genova una settimana dopo.
La rivolta e l'abbandono dell'arsenale
Il 26 dicembre 1476 il duca Galeazzo Maria Sforza viene assassinato a Milano ed il potere passa nelle mani della moglie Bona di Savoia.
In poco tempo nei domini genovesi dilaga la rivolta. Alla Spezia in particolare la sollevazione arriva in un momento di vuoto di potere: il Capitano Percivalle Lampugnani infatti era stato rimosso dal suo incarico pochi giorni prima, poiché è fratello di uno dei congiurati colpevoli dell'assassinio del duca.
Nel borgo la ribellione è guidata dalla famiglia Biassa che, già fedele alleate degli Sforza, da questo momento acquisterà molto potere in città.
La resa della guarnigione sforzesca, rifugiatasi all'interno della Bastia, avviene il 25 marzo 1477 e la notizia arriva alla duchessa tramite una lettera del Governatore di Pontremoli Amorato Torelli.
L'arsenale viene di fatto abbandonato da questo momento e le navi sono lasciate marcire, tanto che nel1497 il castellano di Portofino farà richiesta a Ludovico il Moro di fargli dono di una "delle galee innavigabili della Spezia"[17].
L'ascesa dei Biassa
A guidare l'occupazione delle fortezze cittadine di San Giorgio e di Santa Caterina durante la rivolta antimilanese sono due fratelli, Gaspare e Baldassarre Biassa, esponenti della nobile famiglia locale.
Piazza Beverini, La Spezia
Il 6 aprile 1477, dieci giorni dopo la resa delle truppe sforzesche, i due Biassa avevano ricevuto dai Capitani della libertà di Genova, in particolare da Ibleto Fieschi, l'ordine di radere al suolo le fortezze cittadine.
I due fratelli tuttavia rifiutano di eseguire l'ordine e ne mantengono le difese temendo un ritorno delle forze ducali.
La decisione di disobbedire si rivelerà assennata per i nobili spezzini che, stabilito Prospero Adorno come Governatore genovese, furono assolti il 19 aprile dall'accusa di tradimento nei confronti dello Stato, e anzi diventarono Capitani del Vicariato della Spezia.
Dal 1478 solo Gaspare rimase a capo del Vicariato, e fu impegnato con le milizie cittadine a contrastare l'espansionismo fiorentino in Lunigiana, dove nel febbraio Firenze aveva acquistato il marchesato di Fivizzano e la Fortezza della Verrucola, in Val di Magra. Il 3 settembre il doge Lodovico Fregoso lo inviò a difendere una fortezza, in prossimità del confine con il territorio fiorentino, contro cui puntavano i loro assalti i nemici di Genova raccolti a Sarzana.
XVI secolo
Tra il XVI ed il XVII secolo inizia il declino di Sarzana quale centro principale della Lunigiana, la vasta area che comprende, fra le altre, anche buona parte dei territori del Golfo e delle zone circostanti.
Si profila infatti in modo evidente lo sviluppo della Spezia, che viene eretta a sede del Vicariato della riviera orientale da Pietra Corice a Capo Corvo.
L'importanza della città si rafforza fino al XVII secolo, quando lo sviluppo della regione, ormai consolidato, è destinato a mantenersi inalterato fino alle soglie dell'età industriale.
I primi decenni del XVI secolo con alterne vicende vedono scacciata l'influenza francese su Genova e, con l'affermarsi della potenza imperiale di Carlo V, il ripristino dell'indipendenza della Repubblica Genovese.
Questo avvenne per iniziativa di Andrea Doria che, in previsione della rottura con il re di Francia Francesco I, era riparato alla Spezia ripartendone il 9 settembre 1528 con tredici galee e truppe da sbarco alla definitiva riconquista di Genova[18].
Nell'estate del 1533 il papa Clemente VII, di ritorno da Marsiglia, fa sosta in città ed il pittore spezzino Antonio da Carpena è incaricato di dipingere alcuni quadri di cui fare omaggio al Pontefice.
Nell'autunno del 1541 l'imperatore Carlo V raduna nel porto spezzino un contingente della flotta destinata alla sfortunata spedizione contro la base ottomana di Algeri ed il pirata Barbarossa.
Nel 1560 ha inizio la costruzione della fortezza di S. Maria nei pressi del Varignano a difesa dalle continue incursioni dei pirati ottomani.
Nel 1568 varie località del Golfo sono colpite da un'epidemia di peste.
Ai primi di agosto dell'anno 1571 una flotta di ottanta galee spagnole, al comando di don Giovanni d'Austria, si pone alla fonda nel porto della Spezia, in attesa di unirsi al contingente delle altre galee messe a disposizione dalla Repubblica di Genova e dal Duca di Savoia. Nel golfo spezzino vengono anche imbarcati soldati tedeschi e un piccolo esercito di quattrocento uomini del duca di Parma, Alessandro Farnese. Il 4 agosto la flotta riprende il mare diretta a Messina, per unirsi alle centocinque galee veneziane, alle dodici pontificie e a quelle dei Doria, dei Cavalieri di Malta e degli alleati minori. L'intera flotta, in tutto duecentosette unità, si dirigerà quindi in Grecia per affrontare quella turca nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571).
Per ringraziare della protezione dalla nuova pestilenza, nel 1576 viene collocata la statua di San Rocco al sommo di una colonna presso il Palazzo Comunale. La colonna (oggi collocata a lato della facciata della Chiesa dell'Assunta) sosteneva un più antico capitello, del 1489, sul quale era scolpito lo stemma cittadino e su di essa venivano affisse le liste dei creditori e debitori della Repubblica.
XVII secolo
La Spezia, Castello San Giorgio e il campanile di Santa Maria
Ai primi del secolo la città conta 2800 abitanti.
Nel 1605 Filippo III di Spagna avanza pretese sulla Lunigiana e in particolare sopra La Spezia ed il suo golfo, per garantirsi una più sicura e diretta comunicazione fra gli stati di Spagna e quelli d'Italia, e fra il Ducato di Milano e il Regno delle due Sicilie.
La Repubblica genovese si oppone e, nel 1606, intraprende un'ulteriore fase di rafforzamento del Castello San Giorgio per adeguarlo alla potenza distruttiva delle nuove armi da fuoco (a memoria di questi lavori rimane una lapide murata sulla porta del castello, 1607).
Genova procede anche all'edificazione di altre fortezze nel Golfo, tra cui la Torre Scola, nell'intento di crearsi un potente baluardo nell'estremo levante del proprio territorio.
Inoltre, sempre nel 1607 le mura urbane vengono ampliate e rafforzate, il perimetro delle mura e della città si estende. L'altezza delle mura è variabile (sappiamo però che il tratto vicino alla Porta della Marina misura 18 palmi "fino allo cordone" e "palmi 6 di sopra allo cordone").
Nonostante le restrizioni genovesi al commercio La Spezia del Seicento è una città vivace: nel 1646 si contano un centinaio di botteghe, una quindicina di forni, e altre attività commerciali, distribuite soprattutto lungo la via del Prione[19].
La città gode di nuovi ampliamenti e l'antico Palazzo del Comune (eretto nel 1420 e sede del Capitano), viene rinnovato.
Per fornire nuovo impulso ai commerci, nel 1654 la Repubblica decide di consentire agli ebrei di stabilirsi in città: vengono istituiti mercati e fiere per gli scambi e San Giuseppe diventa il patrono della Spezia.
Nel 1656 in tutta la Liguria si verifica una terribile epidemia di peste.
XVIII secolo
Nel 1724 il governo della Repubblica genovese dispone la costruzione al Varignano di un Lazzaretto per la quarantena delle merci e delle persone.
L'importanza della città cresce nel tempo senza dubbio grazie anche alla funzione di caposaldo militare svolta dal suo Golfo: così, nel 1757, la Repubblica di Genova decide di sostituire la figura del Capitano con quella di Governatore della Spezia.
Nel 1748 sono gli Austriaci che, cacciati dalla rivolta di Genova, minacciano La Spezia per farvi ritorno attraverso la Riviera di Levante. La Repubblica genovese predispone quindi ulteriori rafforzamenti in opere e armi.
Suddivisione politica della penisola italiana nel 1810, dopo il Trattato di Schönbrunn
Nel 1785 l'ammiraglio Nelson fa sosta nel porto spezzino.
Ma con il volgere del secolo sono ormai alle porte i rivolgimenti portati dalla Rivoluzione Francese e dalla napoleonica campagna d'Italia: nel 1797 la storica Repubblica Genovese cade e con la sua fine la Spezia entra a far parte della Repubblica ligure come capoluogo del Dipartimento del Golfo di Venere. Lo spezzino Marco Antonio Federici diventa vicepresidente del Governo della Repubblica ligure.
Il XIX secolo
Nel 1805 la Repubblica Ligure viene annessa all'Impero Francese. La Spezia viene inserita nel Dipartimento degli Appennini, con capoluogo Chiavari, nella Circoscrizione di Sarzana.
Anche Napoleone è consapevole dell'importanza strategica della Spezia e la eleva al rango di sede di Distretto: la Spezia viene dichiarata porto militare con decreto imperiale in data 11 maggio 1808. Il sottoprefetto e patriota Santorre di Santarosa pensa già anche di costruirvi di un arsenale; in questa ottica viene aperta nel 1812 la Napoleonica strada di Portovenere.
Come altre città d'Italia, anche i tesori artistici della Spezia sono preda delle requisizioni napoleoniche: nel 1814 la celebre ancona di Andrea della Robbia (oggi nella Chiesa di S.Maria Assunta) è requisita e trasferita in Francia; verrà recuperata solo alla caduta di Napoleone.
Al Congresso di Vienna segue la Restaurazione: la Liguria è annessa al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele I (4 gennaio 1815) e la Spezia è sede dell'Intendenza della Provincia di Levante.
Ha inizio un primo sviluppo come località di villeggiatura balneare e poi come centro marittimo. Seguono anni di crescita demografica: nel 1823 la città diviene capoluogo ed inizia un'attività edificatoria di opere pubbliche; il Teatro Civico, progettato da Ippolito Cremona, viene inaugurato nel 1846.
Nell'estate del 1827 vi transita Alessandro Manzoni con tutta la famiglia, proveniente da Genova e diretto a Firenze.
Nel 1845 viene costruito la prima sede dell'Albergo Croce di Malta che, dal 1853, ripetutamente ospiterà anche la regina di Sardegna Maria Adelaide e la famiglia reale.
Nel 1853 Charles Dickens soggiorna in città durante il suo viaggio in Italia.
Nel settembre dello stesso anno, Richard Wagner sbarca alla Spezia durante un viaggio di piacere in Italia. Pernottando in una locanda al civico 45 di via del Prione (Palazzo Doria) trova l'ispirazione per il preludio de L'oro del Reno e dell'intera Tetralogia (sul palazzo una lapide ricorda l'episodio).
Nel 1849 il Governo piemontese aveva preso la prima decisione di costruire alla Spezia l'Arsenale. Questa decisione sarà il principio di un profondo e radicale cambiamento della città sotto ogni punto di vista. I lavori dureranno dal 1862 al 1869.
A seguito della forte immigrazione per i lavori dell'Arsenale, la città, che nel 1861 alla proclamazione del Regno d'Italia assommava poco più di 15.000 persone, vedrà aumentare rapidamente la sua popolazione.
Il 2 settembre 1862 Giuseppe Garibaldi, ferito all'Aspromonte, è condotto al forte del Varignano e ricoverato nel Lazzaretto, al secondo piano dell'edificio centrale: la notizia del suo ferimento fa in breve tempo il giro del mondo. Al suo capezzale accorrono, oltre ai medici italiani Di Negro, Palasciano, Porta e Bertanti, Partrige dall'Inghilterra, Pirogoff dalla Russia e Nelaton dalla Francia. Dal Varignano, il 22 ottobre, Garibaldi è trasferito alla Spezia all'Albergo Milano (attuale sede dell'Ammiragliato) ed infine a Pisa dove il 23 novembre 1862 viene operato da Ferdinando Zannetti che gli estrae la pallottola dal piede.
e il monumento a Nazario Sauro
Nel 1870 viene steso un piano regolatore per adeguare lo sviluppo della città alle nuove necessità indotte dalla costruzione dell'Arsenale appena terminato: vengono tracciati nuovi viali e si programma l'espansione della città verso levante.
Per tutelare gli approdi nel golfo viene anche eretta l'imponente diga foranea (1873-1879).
Negli stessi anni vengono costruiti la nuova e ultima sede dell'Albergo Croce di Malta (1873) ed il Politeama Duca di Genova (1877-1880) (che verrà però demolito nel 1933 in conformità al nuovo piano regolatore che prevede lo sviluppo cittadino verso levante).
A difesa della città e del suo Arsenale, del Golfo e della diga foranea nell'ultimo ventennio del XIX secolo viene anche costruito un sistema di Forti e di batterie di artiglieria in varie località del golfo. Questo articolato complesso di postazioni costituisce tuttora uno dei sistemi costieri fortificati più vasti d'Italia.
La popolazione arriva a contare circa 37.000 abitanti poco prima del 1884, anno in cui la città, come il resto d'Italia, è colpita da una grave epidemia di colera.
Per ragioni sociali, oltre che sanitarie, viene edificato il quartiere Umbertino (1886-1889) per la manodopera richiamata in città per i lavori dell'Arsenale e per quelli relativi alle opere di fortificazione del golfo.
Altra immigrazione è conseguente all'arrivo in città del personale militare stanziato nella base navale.
Nel 1887 si dà l'avvio all'industria della mitilicoltura nel Golfo.
Viene presa l'importante decisione di costruire anche il porto mercantile ed i lavori hanno inizio nel 1891. Viene anche aperta la linea ferroviaria che collega la Spezia a Parma, conosciuta come Ferrovia Pontremolese. A fine secolo il Comune costruisce la prima officina elettrica, a Valdellora, per l'illuminazione pubblica e privata e avvia una rete di trasporto pubblico.
Nel mese di luglio 1897 Guglielmo Marconi dà prova nel golfo dei suoi esperimenti sulle onde radio.
La costruzione dell'Arsenale
Per tutto il XIX secolo la città conserva anche un carattere fortemente turistico, ed è spesso sede delle vacanze della Famiglia reale sabauda, che soleva risiedere presso l'albergo Croce di Malta.
Ma è verso la seconda metà dell'Ottocento che la Spezia modifica il suo aspetto di piccola città cinta di mura, assumendo il rango di capitale militare marittima[senza fonte], con trasformazioni sociali ed economiche che faranno passare la città da piccolo borgo con circa 11.000 abitanti alle attuali dimensioni di capoluogo di provincia.
Con regio decreto del 30 maggio 1849 venne decisa la costruzione dell'Arsenale Militare Marittimo: la legge che approvò la definitiva collocazione dell'Arsenale Militare alla Spezia fu promulgata dal Parlamento Subalpino il 4 luglio 1857. Nel 1862 iniziano i lavori per la costruzione dell'Arsenale, che già immaginato da Napoleone, inizia a tradursi in realtà per la volontà di Cavour. Domenico Chiodo, Ufficiale del Genio Militare, è incaricato della direzione del progetto del nuovo stabilimento.
Chiodo si avvale della consulenza di Rendel, Presidente della Società degli Ingegneri Civili d'Inghilterra, ma, contrariamente all'opinione di quest'ultimo, favorevole alla costruzione dell'Arsenale al Varignano, dà avvio ai lavori sulla piana di San Vito presso Marola. I lavori si protraggono per sette anni, e l'Arsenale viene inaugurato, ancora incompleto, il 28 agosto 1869 dallo stesso generale Domenico Chiodo.
Con la costruzione dell'Arsenale la città mutò completamente aspetto: scomparvero le mura, furono demolite le antiche chiese che sorgevano nella zona che l'Arsenale avrebbe occupato (sopravvive solo la chiesa di S.Francesco grande, con annesso convento, oggi caserma dei Carabinieri e deposito rottami all'interno dell'area militare). Venne raso al suolo il paesino di San Vito e distrutta la passeggiata a mare che lo univa alla Spezia (Viale San Vito o Viale delle Acacie). Furono realizzati nuovi spazi urbani come i rettilinei di Viale Italia e Viale Garibaldi (ai tempi Via Militare) e i Giardini pubblici. Vi fu un rapido sviluppo economico insieme ad un notevole incremento demografico: la popolazione raggiunse le 31.500 unità nel 1881 e le 60.000 unità a fine secolo.
Da un punto di vista costruttivo l'Arsenale fu separato dalla città da un fossato ottenuto deviando il corso del canale Lagora, e da un muro di cinta con delle torri semicircolari (doveva essere poi costruito un altro muro di cinta per sicurezza, ma l'opera non si fece): tale muro fu costruito, nella parte superiore, sopra il cosiddetto marcapiano, con pietre irregolari di arenaria preso dalle colline di Biassa, mentre la parte bassa venne costruita in conci di pietra portoro, a tratti bugnati, provenienti dalle cave di Coregna. Degne di nota le Porte: la Porta Principale, Porta Sprugola, Porta Ospedale, Porta Ferrovia, Porta Ponente e Porta Marola.
Nel 2002 gli edifici facenti parte della primitiva costruzione da parte di Chiodo sono stati sottoposti a tutela monumentale.
La manodopera necessaria alla realizzazione di questa imponente opera richiamò alla Spezia dalle zone limitrofe e da ogni parte di Italia un gran numero lavoratori, seguiti dalle rispettive famiglie, portando ad una mescolanza di genti e culture. Il numero di abitanti della città crebbe vertiginosamente e, dopo l'epidemia di colera del 1884 che colpì duramente la popolazione e in occasione della quale perse la vita lo stesso sindaco Raffaele De Nobili, venne edificato il quartiere Umbertino; si aggiungono anche notevoli edifici pubblici, l'albergo Croce di Malta e il Teatro Politeama.
Contemporaneamente all'Arsenale vengono edificate nuove fortificazioni sulle alture del Golfo e nelle zone circostanti, e nascono importanti industrie legate all'indotto militare, quali l'Odero-Terni-Orlando ed il Cantiere navale del Muggiano, senza dimenticare anche il progressivo sviluppo del porto mercantile. Nascono anche industrie come lo Jutificio della Spezia ed i Molini Merello.
L'Arsenale è stato teatro di progresso tecnico della navigazione e delle comunicazioni: infatti qui, a cura del generale del Genio Navale Giacinto Pullino, negli anni novanta del XIX secolo, fu progettato e costruito il primo sottomarino italiano, il Delfino, battello che nel 1904 fu poi radicalmente modificato in sommergibile con un progetto del Maggiore Cesare Laurenti. E ancora qui Guglielmo Marconi condusse molti dei suoi esperimenti sulle onde radio.
Il XX secolo
Nel 1901 la Spezia conta circa 73.000 abitanti e attraversa un periodo di forte crescita demografica ed economica: nel 1902 viene istituita la Camera di Commercio; il 1904 vede la stesura di un nuovo piano regolatore e l'inizio del nuovo ospedale in sostituzione di quello antico ubicato nell'ex convento di S. Francesco. Nel 1906 in Palazzo Crozza trova sede la Biblioteca Civica; nello stesso anno viene fondata la società cittadina Spezia Calcio 1906.
Grazie al rapido ed intenso sviluppo civile e industriale nel corso dei decenni precedenti, il nuovo secolo si apre per la città anche con il fiorire di un'attività culturale molto vivace, aperta alla modernità e alla nuova corrente artistica del Futurismo.
Ettore Cozzani, nel 1911 vi fonda L'Eroica, periodico futurista al quale collaborano letterati e giovani artisti, importante in particolare per la raccolta delle illustrazioni xilografiche pubblicate.
Nel 1913 l'architetto Vincenzo Bacigalupi vi erige un nuovo teatro, il Trianon, piccola sala teatrale ricca di sculture, affreschi, velluti e stucchi, pregevole al punto da meritare un premio internazionale di architettura.
Un altro nuovo teatro, il Cozzani, su progetto di Oliva e con decori di Del Santo e di Agretti, viene inaugurato alla fine del 1920.
La città viene costituita capoluogo di Provincia (1923). Dotatasi di un terzo piano urbanistico, si sviluppa ancora e si arricchisce di nuovi edifici e monumenti: nel 1923, su disegno di Oreste Rossi, viene costruito il Tribunale (dal 1998 il suo edificio, ristrutturato, è divenuto sede del museo CAMeC); nello stesso anno viene inaugurato il Palazzo degli Studi in piazza Verdi (architetto Armando Titta); nel 1927 viene edificato il Palazzo Boletto su progetto dell'architetto Bacigalupi. Nel 1929 viene inaugurato un nuovo teatro, il Monteverdi il cui arredo scultoreo è dovuto ad Enrico Carmassi.
L'architetto Franco Oliva è molto attivo: edifica Villa Marmori nel 1923, nel 1928 il Palazzo del Governo (oggi sede della Prefettura e della Provincia) decorato da sculture opera dello spezzino Augusto Magli, nel 1933 pone mano alla radicale modifica del Teatro Civico, sempre con la collaborazione dello scultore Magli.
Negli anni trenta viene realizzato, su un tratto della antica Via Aurelia, l'odierno Viale Italia che costituisce la principale arteria viaria della città. Il suo rettilineo percorso congiunge Piazza Concordia, nel quartiere di Migliarina, con Viale Amendola nei pressi dell'Arsenale Militare Marittimo. La sua lunghezza totale è di 3,5 km e la larghezza media di 6,5 m. Il viale è costeggiato da due controviali dai quali è diviso per mezzo di filari di platani centenari, tranne nell'ultimo tratto dove da un lato si trova la Passeggiata Morin e il mare, mentre dall'altro i Giardini Pubblici Coloniali. Viale Italia costituisce l'intero lato mare del centro della città.
Il 1933 vede anche l'inaugurazione del Palazzo delle Poste importante opera d'ispirazione razionalista dell'architetto Angiolo Mazzoni; sempre nello stesso anno viene costruito il palazzo del Littorio, d'impronta razionalista, che nel dopoguerra sarà adibito a sede del Municipio.
Il poeta futurista Marinetti, che era molto legato alla città, nel 1933 ha con Fillia l'idea di istituire il Premio di pittura Golfo della Spezia, destinato a diventare una rassegna d'arte molto importante nel primo dopoguerra e che lascerà alla città una consistente documentazione dei movimenti artistici del XX secolo.
Tra le due guerre mondiali, nella località del Varignano, è sviluppato lo storico corpo degli incursori marittimi della Marina Militare.
All'inizio della seconda guerra mondiale, nel 1940, la popolazione raggiunge le 123.000 unità.
Nel 1941 viene decisa l'istituzione dell'Archivio di Stato per la provincia spezzina, ma a causa della guerra in corso l'Archivio troverà la sua sede definitiva solo nel 1956. Tra i numerosi importanti documenti l'Archivio conserva le Tavole della Pace di Dante del 1306.
Nel corso della seconda guerra mondiale, per la sua importanza industriale e militare, la Spezia subisce ripetuti attacchi aerei da parte delle forze Alleate.
In particolare nel 1943 massicci bombardamenti causano devastanti danni all'Arsenale e al patrimonio storico e architettonico della città.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 la Spezia è ancora al centro di aspri combattimenti, e la guerra civile vi comporta episodi di durezza se non di ferocia. .
Durante il periodo della Resistenza la tensione in città aumenta, sia per le azioni delle formazioni partigiane, sia per le rappresaglie nazifasciste, anche per il fatto che vi si trova la sede operativa della Xª Flottiglia MAS, guidata da J. Valerio Borghese, costringendo la popolazione a subire pesantissime restrizioni.
L'attività di repressione delle attività partigiane su tutto il territorio provinciale partiva direttamente dalla città capoluogo. Luoghi come il XXI Fanteria e la caserma della Milizia a nord della città, ora sede di un istituto scolastico, divennero tristemente famosi come siti dove si consumarono le torture ed i delitti commessi dalle milizie fasciste.
La Spezia è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione essendo stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. La notte del 23 aprile 1945, le formazioni partigiane locali vinsero gli ultimi focolai di resistenza nazifascista e si impossessarono dei centri nevralgici della città, dichiarandola libera. Le prime elezioni libere diedero vita alla prima giunta comunale, la giunta della Liberazione presieduta dal sindaco Agostino Bronzi.
La Spezia, infine, è conosciuta in Israele e sulle carte geografiche israeliane con il nome di "Schàar Zion" (Porta di Sion) poiché al termine della Seconda guerra mondiale, nel 1946, su tre navi – la Fede, di Savona, (ribattezzata Dov Oz), il motoveliero Fenice (ribattezzato Elyahu Golomb) e l'Exodus – 1914 ebrei sopravvissuti alla Shoah salparono dal porto cittadino diretti in Palestina.
Dopo la seconda guerra mondiale la base militare della Spezia perde importanza rispetto a quella di Taranto, più centrale nel teatro mediterraneo. Le commesse militari ed il relativo indotto hanno così gradualmente perduto d'importanza per l'economia della città.
La ricostruzione nel dopoguerra ha comportato uno spiccato rinnovamento edilizio della città spesso irrispettoso della sua identità maturata nei secoli precedenti. Viene demolito l'antico Palazzo comunale, gravemente danneggiato dai bombardamenti.
Dopo il calo demografico iniziato negli anni settanta a motivo della crisi e dell'emigrazione, negli anni ottanta e novanta ha inizio un processo di riconversione industriale, rivolto allo sviluppo delle attività legate alla cantieristica, alla nautica e al turismo. Nel 1991 la popolazione conta circa 101 400 abitanti.
La Spezia ha rinnovato anche il suo impulso alla cultura con il rilancio della rete dei suoi Musei, le collezioni d'arte del Centro d'Arte Moderna e Contemporanea, le sue biblioteche, il Conservatorio "G.Puccini" nonché l'apertura di varie gallerie d'arte.
Il 1975 vede il completamento della nuova Cattedrale, dedicata a Cristo Re dei Secoli, su disegno di Adalberto Libera. A fine secolo, nel 1994, viene completato il nuovo Tribunale; qualche anno più tardi (1998) viene concluso il restauro del Castello San Giorgio ed il suo pieno recupero come sede museale.
Il XXI secolo
Nel 2001 la città conta circa 91.400 abitanti. La Spezia è la cinquantesima città italiana per dimensioni ed è tra le promotrici della Rete delle Città Strategiche[20].
Per la sua vicinanza alle Cinque Terre e per il traffico croceristico che fa capo al suo porto, nei primi decenni del secolo la città sviluppa un intenso flusso turistico internazionale.
Note
- ^ Museo delle statue stele della Lunigiana di Pontremoli[collegamento interrotto]
- ^ Museo del Castello di San Giorgio della Spezia[collegamento interrotto]
- ^ Fonte dalla Storia del Golfo della Spezia, La Spezia, Accademia lunigianese, 1981.
- ^ Frattanto il re Rotari conquistò tutte le città costiere dei Romani (i Bizantini, ndT) da Luni, in Tuscia, fino ai confini della Francia. Fonte: Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, libro IV, 46
- ^ Fonte da U.Mazzini, Storia del Golfo della Spezia, La Spezia, Accademia lunigianese, 1981.
- ^ Ratti Marzia, Spedia Ianuense, Annali delle biblioteche e dei musei civici della Spezia, La Spezia, 2000, pag.19-20
- ^ Federica Lazzari, Elisabetta Scapazzoni, La Spezia nel Seicento, Edizioni Giacché, La Spezia, 2012, p. 38.
- ^ Del Prato Diego, La Spezia nel Quattrocento, Edizioni Giacché, La Spezia, 2008, p. 44.
- ^ Heers Jacques, Genova nel Quattrocento, Milano, 1971, p. 195
- ^ Scaramuccia Alberto, La Madonna della Scorza e le chiese perdute della Spezia, Edizioni Cinque Terre, La Spezia, 2008, p. 17.
- ^ Del Prato Diego, La Spezia nel Quattrocento, Edizioni Giacché, La Spezia, 2008, p. 56.
- ^ Musso Riccardo, El stato nostro de Zenoa, Bretschneider, Roma, 2001, pagg. 227-233.
- ^ Del Prato Diego, La Spezia nel Quattrocento, Edizioni Giacché, La Spezia, 2008, p. 66.
- ^ Archivio di Stato di Milano, Genova, 433.
- ^ Del Prato Diego, La Spezia nel Quattrocento, Edizioni Giacché, La Spezia, 2008, p. 142.
- ^ Del Prato Diego, La Spezia nel Quattrocento, Edizioni Giacché, La Spezia, 2008, p. 147.
- ^ Archivio di Stato di Milano, Missive, 171, c.215.
- ^ Paolo Lingua, Andrea Doria, Editoriale Nuova, 1984, pag. 91.
- ^ Lazzari Federica, Scappazzoni Elisabetta, La Spezia nel Seicento. la ricostruzione del borgo murato dalla caratata del 1646, Edizioni Giacché, La Spezia, 2012, p. 131
- ^ www.recs.it Sito RECS
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- Pier Gino Scardigli, 1849-1902 Con l'unità d'Italia la Marina Militare nel Golfo e le prime istituzioni imprenditoriali spezzine, La Spezia, Edizioni Giacché, 2011, ISBN 978-88-6382-022-5.
- Federica Lazzari - Elisabetta Scappazzoni La Spezia, La Spezia nel Seicento. La ricostruzione del borgo murato dalla caratata del 1646. Storia del Monastero delle Clarisse, Edizioni Giacché, 2012, ISBN 978-88-6382-037-9.