Cosenza Calcio
Il Cosenza Calcio S.r.l.[1] (meglio noto come Cosenza), è una società calcistica italiana con sede nella città di Cosenza. Milita in Serie B.
Cosenza Calcio Calcio ![]() | |
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Bruzi, Lupi della Sila, Rossoblù, Silani | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | ![]() |
Simboli | Lupo |
Inno | Magico Cosenza Mario Gualtieri |
Dati societari | |
Città | Cosenza |
Nazione | ![]() |
Confederazione | UEFA |
Federazione | ![]() |
Campionato | Serie B |
Fondazione | 1912 |
Rifondazione | 1982 |
Rifondazione | 2003 |
Rifondazione | 2007 |
Rifondazione | 2011 |
Presidente | ![]() |
Allenatore | ![]() |
Stadio | San Vito-Gigi Marulla (24 209 posti) |
Sito web | www.ilcosenza.it/ |
Palmarès | |
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Trofei nazionali | 1 Coppe Italia Serie C/Lega Pro |
Trofei internazionali | 1 Coppa Anglo-Italiana |
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Si invita a seguire il modello di voce |
Il club venne fondato il 18 novembre 1912, iniziò l'attività agonistica il 23 febbraio 1914 e cominciò a partecipare al campionato italiano di calcio nel 1927.[2] Dal 1964 il Cosenza disputa le sue gare allo Stadio San Vito-Gigi Marulla, impianto capace di ospitare 24.209 spettatori.
Il Cosenza vanta 20 partecipazioni al campionato di Serie B, categoria nella quale ha colto il suo massimo risultato nel 1991-1992, piazzandosi al quinto posto in classifica. Nella sua lunga storia il club si è aggiudicato un titolo di IV Serie nel 1958, il memorial Gigi Peronace nel 1983 e una Coppa Italia Lega Pro nel 2015, divenendo la prima ed unica squadra calabrese ad aver vinto un trofeo nazionale; a livello giovanile risale al 1992-1993 la conquista di un Campionato Berretti di Serie B.
Il Cosenza Calcio 1914, non iscrittosi ad alcun campionato nel luglio del 2003, fu sostituito, dopo una complicata vicenda legale, dal Cosenza Football Club sulla base delle NOIF della FIGC. Anche questa società venne poi sostituita nel 2007, tramite il cambiamento della ragione sociale del Rende Calcio. Il 30 maggio 2008 venne formalizzato il cambio del nome da Fortitudo Cosenza al più tradizionalista Cosenza Calcio, abbinandovi l'originale matricola del Cosenza Calcio 1914. Anche questa società ebbe breve vita e fu esclusa dai campionati professionistici nel luglio 2011.[3] L'attuale sodalizio fu costituito nell'estate del 2011 ed è presieduto da Eugenio Guarascio.
Storia
Le origini
Il calcio si affacciò a Cosenza già nel 1908, quando il giovanissimo Arnaldo De Filippis portò il primo pallone dell'era moderna. Nei quartieri cominciarono a formarsi le prime formazioni: la Virides Sport Club, La Brutium, la Liberta, il Milan Sport Club, la Meridionale, la Fratelli Bandiera, la Savoia e la Speranza.
Amedeo De Maria, il "patron" della Virides, riuscì a fondere le squadre rionali ed a costituire la S.S. Cosentina. L'atto di nascita è datato 1º marzo 1912. Nella prima riunione sono eletti dirigenti De Maria, De Filippis, Attilio Laudonio, Vincenzo Musmano, Luigi Giardini, Elio Trifone, Erminio Mosciaro e Mimmo Campana.
I contrasti nel club divamparono subito e diventarono presto insanabili, al punto che la S.S. Cosentina non riuscì a compiere neanche un anno di vita. Ai primi di novembre del 1912, infatti, sia Amedeo De Maria sia Arnaldo De Filippis rassegnarono le proprie dimissioni, causando la fine del sodalizio. Seguì una riunione tumultuosa, la sera dell'11 novembre 1912, con all'ordine del giorno il futuro del calcio e dello sport di Cosenza. Luigi Giardini propose: "Non possiamo scioglierci e rinunciare a tutta la passione che abbiamo verso lo sport. Fondiamo una nuova società e diamogli un nome di buon auspicio, chiamiamola Fortitudo!".
La fondazione, gli anni dieci e gli anni venti
Una settimana dopo, il 18 novembre 1912, gli ex-dirigenti della S.S. Cosentina si riunirono ancora, approvando lo statuto della nuova compagine, una polisportiva (praticante scherma, danza, corse a piedi, ciclismo, ginnastica e calcio) con il bianco ed il nero come colori sociali. La scelta del presidente viene fatta per acclamazione: fu scelto De Filippis. L'attività nel football della formazione cosentina era allora limitata alle sole partite amichevoli ed a qualche torneo regionale: infatti, il primo incontro documentato della Fortitudo è proprio un Fortitudo-Catanzaro 1-1, disputatosi il 23 febbraio 1914 sul polveroso terreno di Piazza delle Armi, sito nel cuore della città bruzia.[2]
Sul finire del 1918 alcuni giovanissimi, con a capo Riccardo Maspoli, danno vita allo Sport Club Italia, in cui si formano elementi come De Cicco, Solbaro, Sconza, Vietri, Brunelli. Lo Sport Club, comunque, avrà vita breve. Si profila infatti la ricomparsa della Fortitudo. L'11 novembre 1920 si disputa il primo torneo di calcio denominato "campionato calabrese". Partecipano la Fortitudo, la Ercole Scalfaro di Catanzaro e l'Audax di Portapiana. Le gare si svolgono sul campo di Piazza d'armi in lungo Busento. La Fortitudo si aggiudica il torneo sconfiggendo i catanzaresi 3-0 e l'Audax 2-0 in seguito a rinuncia dell'avversario, venendo nominata campione regionale di calcio per il 1920.
Le prime partite contro i cugini catanzaresi sono appannaggio della compagine cosentina. Il 4 maggio 1924 la Fortitudo batte sul proprio campo la S.S. Braccini di Catanzaro, col punteggio di 3-1. Le reti sono segnate da Vietri, Guadagnoli e Sconza. Il 16 maggio 1926, nella prima sfida tra la neonata Cosenza Football Club e la S.S. Giulio Braccini di Catanzaro, i cosentini si impongono per 5-0. I catanzaresi, che abbandonano il campo dopo il terzo gol rossoblù, ritenuto irregolare, sono convinti a rientrare e subiscono altre due reti. I marcatori sono Antonio Sconza, il tecnico e veloce "motorino", che sigla una tripletta; Toscano e Politano.
Nei primi mesi del 1926, Riccardo Maspoli, per dissidi insanabili abbandona la direzione tecnica della Fortitudo e fonda Il Cosenza Football Club con colori rossoblù in onore a Genoa e Bologna che l'anno precedente hanno dato luogo ad una sfida infinita per lo scudetto. Il Cosenza FBC, protagonista nella regione, comincia a mettersi in evidenza anche contro squadre delle regioni limitrofe, ma Il 6 febbraio 1928 è costretto a trasformarsi, su direttiva politica del regime, non accettata da tutti, in Dopolavoro Sportivo Cosenza con maglia azzurra. Il DS Cosenza è primo nel Campionato di Terza Divisione 1927-1928, ma la mancata organizzazione al sud, da parte della FIGC, del campionato di Seconda Divisione del 1928-1929, ne impedisce la promozione.Intanto, nei primi mesi del 1929, le forze sportive cosentine, che non sopportano la sottomissione dello sport alla politica, fondano il Cosenza Sport Club, con maglia rossoblù.
Si hanno così due squadre a Cosenza ed entrambe partecipano al campionato di Terza Divisione 1928-1929 che si disputa nell'estate del 1929: prevale, a parità di punti, la squadra che rappresenta il regime che, nel frattempo, Il 6 giugno 1929, viene trasformata in Associazione Sportiva Fascista Cosenza con Presidente l'Avv. Franco Bambini. La ASF Cosenza ottiene il diritto alla promozione in Seconda Divisione, ma resta in vita solo 3 mesi; infatti l'ambiente sportivo cittadino, consapevole dei suoi limiti, in vista del nuovo impegnativo campionato, riesce a trovare un punto d'accordo e la ASF confluisce nel Cosenza Sport Club, con colori rossoblù.
Gli anni trenta
Dalla stagione 1929-30, con la novità della Serie A e Serie B a girone unico e della 1ª e 2ª divisione a carattere interregionale, il Cosenza Sport Club comincia la sua avventura nei Campionati Nazionali. I Lupi, guidati in difesa da Ireos Cava, allenatore-giocatore savonese, ed in avanti dallo sgusciante indigeno Giuseppe Pellicori, che nel dribblare l'avversario chiede educatamente "permesso", da cui il nomignolo, raggiungono il settimo posto che consente loro la promozione nella Prima Divisione meridionale allargata a due gironi.
Prima dell'esordio in campionato la politica, in cambio della promessa costruzione del nuovo campo sportivo, impone l'utilizzo del colore Azzurro Savoia che spicca nel gonfalone della città. La nuova maglia, tuttavia, non porta fortuna visto che dopo dieci giornate la squadra è fanalino di coda con soli quattro punti, frutto di una vittoria con il Catania e di due pareggi con Messina e Savoia, per il resto solo sconfitte, e per di più è attesa da una difficile sfida con gli azzurri salernitani, dominatori assoluti del campionato. Alla notizia che il Cosenza, per dovere di ospitalità, deve cambiare maglia nessuno ha dubbi, vengono riesumati i colori rossoblù; il Cosenza domina la capolista e la manda a casa battuta con un gol del centravanti Pietro Ferraris. Sulla scia dell'entusiasmo le rimanenti partite, giocate in rossoblù, decretano poi una salvezza insperata a inizio torneo.
L'anno successivo (1931-1932), il Presidente avv. Tommaso Corigliano allestì una formazione di primo piano, ingaggiando giocatori provenienti dal nord ed affidando la guida tecnica al romano Angelo Benincasa. La squadra esordì con un clamoroso 7-2 ai danni del Molfetta ed i cosentini gioirono delle prodezze dei vari Forotti, Vittorio Staccione, Masi, Gallina, Perazzi, Briano e Vaj.
Il 28 ottobre 1931 fu inaugurato il Campo Sportivo "Città di Cosenza" che, dopo vari anni, assunse il nome di "Emilio Morrone", un giovane cosentino caduto, per un incidente di gioco, durante una gara.
Nel 1932-33, sotto la guida di Balacics,ex giocatore del Torino scudettato del 1926/27, la squadra rafforzata con Vittorio Staccione arrivato dalla Fiorentina , ma vincitore anch'egli dello scudetto 1926/27 con il Torino, Mortarotti, Fiammengo e gli ex giocatori del Napoli Fenili, Pampaloni, De Martino e Biagio Zoccola, disputò un brillante campionato conquistando il terzo posto.
Dopo una stagione interlocutoria, nel 1935-1936 il Cosenza fu ammesso alla disputa del torneo di Divisione Nazionale C, girone D, di nuova istituzione, insieme a Cagliari, Piombino, Pescara, Perugia, Salernitana, Catanzaro, ed altre.
Negli anni successivi la squadra fu ulteriormente potenziata, schierando un attacco mitraglia: Bertozzi, Frione I, Lodi, Corsanini e Bergonzino. In quegli anni, appena sedicenne, debuttò in prima squadra il mediano Francesco Del Morgine, un'autentica bandiera rossoblù.
A partire dalla stagione 1937-1938 vi fu l'avvento del presidente Carlo Campagna e dei tecnici ungheresi Krappan e Vanicsek.
Fu proprio Otto Krappan (tecnico riconfermato a furor di popolo) a rimpolpare la rosa rossoblù attraverso la scoperta di tanti nuovi giovani talenti del calcio cosentino. Nel piazzale antistante la Prefettura di Cosenza – per esempio – l'ungherese reclutò tre giovani studenti del Telesio mentre due vennero reclutati dalla Ragioneria. I due ragionieri erano Pasquale Lorenzon e Cesare Pulci. Dal campetto della Parrocchia di Santa Teresa invece arrivarono nelle file del Cosenza calcio l'ala sinistra Raffaele Bruno (che restò in rossoblù dal 1938 al 1950) ed i mediani Domenico Trombino, Antonio Gagliardi ed Ettore Torchiaro. Nel 1938 con Krappan allenatore tornò tra i pali anche Luciano Gisberti (dopo gli anni del servizio militare) mentre la società decise di acquistare sul mercato il centravanti Bacin e il mezzo destro Cattarin. La parte iniziale della stagione 1938/39 coincise anche con gli ultimi mesi dell'esperienza cosentina di Krappan. Il 3 dicembre del 1938, infatti, l'Allenatore ungherese lasciò per sempre la città dei bruzi a causa di gravi motivi familiari. Gli succederà un altro ungherese Giovanni Vanicsek proveniente dal Verona.
A fine della stagione 38/39 il portiere cosentino Luciano Gisberti verrà ceduto alla Liguria (Squadra genovese di serie A e antesignana dell'attuale Sampdoria). Gisberti sarà di fatto il primo cosentino a militare nella massima serie.
La stagione 1939/40 è quella della consacrazione per un altro portiere cosentino purosangue: Massimo Mari degno sostituto di Luciano Gisberti. Massimo (Mamino) Mari, infatti, ben presto convinse il tecnico tedesco Hansel (nel frattempo succeduto a Vanicsek) delle sue qualità tanto che l'8 ottobre del 1939 è già titolare in un rocambolesco Cosenza Salernitana finito 5 a 4 per i campani. Sempre nel campionato 1939/40 trovano spazio (diventando ben presto titolari) anche altri ragazzi scoperti in città da Otto Krappan. Si tratta di Pasquale Lorenzon che prende il posto in mediana di Francesco Del Morgine (trasferitosi alla Cremonese) e del sedicenne Raffaele Bruno (subito in gol nella gara con il Messina) ala sinistra velocissima e sostituto naturale del più esperto Surra. Nella Squadra del 39/40 oltre a Stabilini e Barberio (acquistati dal tandem Campagna/Carci) restano in rossoblù anche Ubaldo Leonetti, Antonio Guarino, Florio, Cesare Pulci, Ugo Gravina e Alberto Stillo.
Gli anni quaranta
Nel 1940 arriva a Cosenza Renato Vignolini terzino di fama nazionale con alle spalle brillanti campionati nelle file della Fiorentina, Genoa e Modena. Nel 1940-41 il riconfermato allenatore Hansel ridà fiducia al blocco dei “cosentini” e più in particolare al portiere Mari, ai mediani Lorenzon, Pellicore e Laviola e agli attaccanti Gualtieri e Raffaele Bruno. Ubaldo Leonetti invece si trasferisce a Brindisi.
Il Cosenza di Hansel si salverà senza problemi chiudendo il campionato con una sonora vittoria sul Bisceglie per 6 a 0.
Nel 1941-42 torna tra le file del Cosenza Del Morgine. Vignolini diventa allenatore/giocatore. Nel campionato 41-42 l'intera mediana della squadra sarà tutta cosentina: Lorenzon, Delmorgine e Laviola. Per l'attacco il neo allenatore può invece contare sul talento di attaccanti del calibro di Sudati, Capone, Surra e Bruno.
Nel campionato 1942-1943 arrivano a rinforzare la squadra il portiere Galliani, i terzini Bassani e Colombo, l'ala Beolchi ed il centravanti Collimedaglia. La pattuglia dei cosentini purosangue è composta dal mediano Francesco Del Morgine, da Giuseppe Gualtieri, da Ubaldo Leonetti (tornato in città dopo l'esperienza brindisina) e dall'ala sinistra Raffaele Bruno. La squadra al termine del campionato raggiunge il terzo posto completando il girone di ritorno, senza sconfitte. Siamo ormai però alla vigilia della sospensione di tutti i campionati di calcio a causa dei primi avvenimenti connessi alla seconda guerra mondiale.
Nel secondo dopoguerra la ripresa dell'attività agonistica per il Cosenza calcio sarà particolarmente laboriosa. Il periodo post bellico, infatti, è caratterizzato dall'indisponibilità dello stadio cosentino “Il Città di Cosenza”. L'impianto risulta di fatto completamente occupato dalle baracche costruite nel corso del tempo per ospitare gli sfollati ed i senza tetto della seconda guerra mondiale. I dirigenti dell'epoca solo dopo mille traversie riusciranno a far riprendere l'attività sportiva sul Campo Militare di Via Roma. Lo stadio "Città di Cosenza" invece tornerà alla sua originaria destinazione solo dopo alcuni anni.
La società – in quel periodo presieduta dal compianto Mario Morelli e formata anche da Ugo Cozza, Peppino Gervasi, Pietro Morelli, Giuseppe Carci, Carlo Leonetti, Ferdinando Ugenti, Peppino Campagna, Angelo Di Donna, Salvatore Perugini, Biagio Lecce, Guglielmo Nucci, Clausi Schettini, Vincenzo Renzelli, Battista Santoro, Luigi Serpa, William Massimilla, Francesco Guzzo e Luigi Tucci – assunse nel frattempo la denominazione di Associazione Sportiva Cosenza con allenatore/giocatore Renato Vignolini. Alla ripresa dell'attività agonistica (post bellica) una parte dei cosentini doc (tra i quali: Del Morgine, Gualtieri e Ubaldo Leonetti) decisero di lasciare Cosenza ed il Cosenza. Al fine di fronteggiare le numerose partenze, Vignolini, da navigato uomo di calcio, reimpostò in mediana Antonio Gagliardi (al posto di Del Morgine) mentre per i ruoli di centrocampo e di attacco si convinse a dare fiducia a Domenico Trombino ed alla giovane ala sinistra Raffaele Bruno.
La squadra così ridisegnata da Vignolini si attesta stabilmente nei quartieri alti della classifica tanto che al termine di una stagione semplicemente trionfale viene promossa per la prima volta in Serie B.
Nella prima storica promozione in serie B il Cosenza conquista il secondo posto dietro il Leone Palermo presentando come formazione base il seguente undici: Lombardi, Vignolini, Dedone, Gagliardi, Pompei, Busoni, Lischi, Trombino, Capone, Creziato, Raffaele Bruno. Tra i titolari nell'anno della promozione fanno capolino anche il portiere Biasi, il centrocampista Pierino Bruno, l'ala destra Florio ed i mediani Sesti e Pellicore.
Dopo appena qualche giorno dalla conclusione del campionato il Cosenza presenta anche la nuova dirigenza, formata dal neo Presidente Ferdinando Ugenti e da Ugo Cozza, Peppino Gervasi, Pietro, Mario Morelli, Giuseppe Carci, Carlo Leonetti, Peppino Campagna, Angelo Di Donna, Luigi Tucci, Antonio Gagliardi, Vincenzo Maria Borrelli, Arcangelo Gentile ed Ernesto Coscarella.
In quella particolare fase storica è il dirigente Carlo Leonetti che riesce a convincere l'italo-argentino Attilio Demaria (ex campione del mondo nel 1934 con l'Italia di Vittorio Pozzo) ad accettare il ruolo di allenatore/giocatore della formazione silana impegnata nel primo campionato di serie B. Demaria è reduce dai campionati giocati nell'Internazionale (Ambrosiana Inter) dove ha per anni fatto coppia con Peppino Meazza. Il suo ingaggio di fatto rappresentò il vero “colpo grosso” del Cosenza neo promosso in serie B.
Sotto le direttive di Demaria venne allestita una squadra agonisticamente valida e competitiva per il traguardo della salvezza. Con Demaria giunsero a Cosenza il mediano Casartelli; il centravanti Pepe, l'ala Tapparello, i terzini Alberto Delfrati, del Legnano e Manni dal Siena, l'ala destra Pollak dal Siena (il cui nome venne successivamente “italianizzato” in Polacchi), il centromediano Pompei dal Livorno; l'interno Zaro dal Venezia; il mediano Crola pure dal Legnano. Tornò in rossoblù per il primo campionato di serie B anche Francesco Del Morgine.
Rispetto alla formazione che l'anno precedente vinse il campionato di serie C restarono nella squadra in serie B solo quattro giocatori: il centravanti Capone, il terzino Dedone, il centrocampista Domenico Trombino e l'ala sinistra Raffaele Bruno.
Il primo incontro del Cosenza in serie B - con la Salernitana di Gipo Viani - terminerà 1 a 1 con rete di Demaria su rigore. La prima vittoria in cadetteria arriverà invece in casa contro il Taranto (battuto per 3 a 2). Risulterà decisivo un gol segnato dall'ala sinistra Raffaele Bruno che riuscì a mandare la palla in rete direttamente dalla bandierina del calcio d'angolo.
Il primo campionato di serie B risultò subito molto complicato e difficile tanto che il bilancio dell'intero girone di andata sarà fortemente deficitario. Solo con l'avvio del girone di ritorno la squadra si sbloccherà fino al punto di conquistare i punti salvezza (ben venti punti nel solo girone discendente). Nell'ambito dello stesso girone di ritorno soltanto la Salernitana e la Ternana riuscirono a fare meglio. La stagione si chiuderà con la promozione della Salernitana in serie A e con il Cosenza salvo all'undicesimo posto in graduatoria.
Nella prima stagione in serie B le soddisfazioni più evidenti giunsero dai netti successi ottenuti sull'Alba Trastevere (5 a 0), sul Perugia (6 a 0) e sul Brindisi (4 a 1).
Il bilancio fortemente positivo della prima stagione in serie B trovò anche conferma nella crescita di una squadra giovanile (la seconda squadra) destinata, in quegli anni, a sorprendere per la bontà della sua impostazione. Parliamo dei Boys Demaria (con Presidente Carlo Leonetti e Vicepresidente Ettore Cozza) ammessi alle finali nazionali di categoria.
Nel secondo campionato di serie B nel 1947/48 la società (presieduta dall'avv. Adolfo Quintieri) provvederà a confermare in blocco sia l'allenatore (Demaria) che i giocatori della prima stagione (ad eccezione del portiere Caruso sostituito da Mari) provvedendo ad acquistare Guido Corbelli (con un passato in serie A con il Venezia) l'ala Loschi dell'Atalanta, Ragona del Bari e Scridel del Sant'Anna.
Purtroppo però nella stagione 1947/48, a causa della riforma del campionato di serie B, il Cosenza – nonostante il buon campionato ed il decimo posto conquistato con 33 punti in graduatoria – non riuscirà ad assicurarsi la permanenza nella serie cadetta (assicurata invece alle prime sette squadre in classifica).
Nel 1948/49 il Cosenza (di nuovo in serie C) viene inizialmente affidato alla guida tecnica di Guido Corbelli al quale, ben presto subentra l'ungherese Kutic. Questi appena qualche anno prima aveva allenato il Torino in serie A. Il Cosenza nel nuovo campionato presenta anche Lino Begnini che nel passato ha anche militato in serie A nel Vicenza e nel Venezia. Alla fine del torneo 48/49 il Cosenza si classificherà al quinto posto con 35 punti contro i 45 punti del Catania (squadra classificata al primo posto).
Nella stagione 1949-50 torna in rossoblù Luciano Gisberti. Arriva una nuova coppia di terzini formata da Martini e Campana. Indossano la casacca del Cosenza anche l'interno Confalonieri ceduto dal Seregno, i mediani Ferrara e Manfredini, gli attaccanti Musci e Radu. Restano nella rosa di prima squadra le bandiere Ciccio Del Morgine, Raffaele Bruno e Ubaldo Leonetti insieme a Bacillieri, Begnini, Pollak, Zaro. Alla guida tecnica arriva un allenatore di grande esperienza come Vittorio Mosele,.
I risultati non tardarono ad arrivare a conferma della bontà delle scelte operate dalla dirigenza. Il Cosenza infatti a seguito di ben dodici partite utili conquista anche il titolo di campione d'inverno della serie C girone D. La squadra base era composta da: Gisberti, Martini, Campana, Ferrara, Manfredini, Bacillieri; Begnini, Leonetti, Musci, Zaro, Pollak. Alla fine della stagione la squadra terminerà il campionato al primo posto in condominio con il Messina.
Nello spareggio disputato a Salerno il risultato, dopo i tempi supplementari, fu di 1-1. Per il Cosenza segnò Pollak al dodicesimo del primo tempo; per il Messina pareggiò Della Casa a soli sette minuti dal termine della partita. Al termine della partita di spareggio il portiere rossoblù Gisberti denunciò anche un tentativo di corruzione posto in essere dal Presidente del Messina. Nella ripetizione dello spareggio, giocato a Como, i biancoscudati del Messina si affermarono addirittura per 6-1, guadagnando così la cadetteria.
Va precisato tuttavia che la dirigenza del Cosenza, al termine della partita di Como, presentò reclamo invocando una rigorosa inchiesta. Relativamente alla denuncia presentata, la Lega in primo grado accolse il reclamo del Cosenza penalizzando di conseguenza il Messina. La CAF invece, a pochi giorni dall'inizio del campionato ed a calendario già pubblicato, riformò la prima decisione assegnando al Messina la promozione in serie B.
Nel 1950/51 lasciarono Cosenza per trasferirsi al Brindisi in serie B sia Begnini che l'ala sinistra Raffaele Bruno.
Gli anni cinquanta
Cominciò, così, una lunga via crucis alla ricerca della cadetteria. La presidenza fu assunta da Biagio Lecce e, successivamente dal comm. Carlo Leonetti. L'ingaggio del centravanti alessandrino Carlo Stradella assicurò una messa di reti, ma il campionato non si vinse e l'anno successivo, per la riforma dei campionati, il Cosenza fu retrocesso in IVª Serie.
Seguirono anni bui durante i quali si avvicendarono molti allenatori: Piccaluga, Kutik, Lamberti, Andreis, Piacentini, ma i successi stentarono ad arrivare. Frattanto alla presidenza silana tornò alla ribalta il compianto Salvatore Perugini, già segretario del sodalizio rossoblù negli anni trenta. Il suo entusiasmo ed il suo attaccamento alla squadra compirono il miracolo.
Nella stagione 1957-1958 il Cosenza, guidata dal bomber Mario Uxa (capocannoniere del campionato per ben 5 stagioni consecutive), ottenne la vittoria del girone dell'Interregionale Prima Categoria e conquistò il titolo di Campione d'Italia, ex aequo col Mantova e lo Spezia. Nella stagione successiva (1958-1959) il Cosenza fu bruciato, sul filo di lana, dal Catanzaro terminando al secondo posto e stessa sorte fu riservata nel campionato 1959-60 quando dopo un lungo dominio in vetta alla classifica, i rossoblù si arresero nelle ultime partite al Foggia e persero nuovamente la serie B.
Gli anni sessanta
Dopo la tragica scomparsa del Presidente Perugini, ritroviamo il comm. Biagio Lecce al vertice della Società. La squadra, affidata alle cure di Julius Zsengeller, fu potenziata con alcuni giovanissimi, come il cosentino Francesco Rizzo, il romano vissuto a Cosenza Ugo Rugiero e lo stabiese Giuseppe Gallo, che presto mobilitarano gli osservatori di tutta Italia (finendo, poi, entrambi al Milan per merito di Gipo Viani). Il campionato del Cosenza fu un'autentica cavalcata e solo il Trapani seppe tenere il passo dei lupi, cedendo in dirittura d'arrivo. Al termine della stagione 1960-61 il Cosenza è promosso in Serie B.
La formazione artefice dello storico successo era la seguente: Sartori, Follador, Orlando (Trocini), Dalla Pietra (Lugli), Delfino, Federici; Gallo, Rizzo, Lenzi, Ardit, Costa (Joan).
La permanenza in cadetteria si rivelò subito difficile: un arbitraggio infelice determinò incidenti nella gara contro il Modena, con conseguente pesante squalifica del campo, che era il vecchio "Emilio Morrone". A Zsengeller subentrò Todeschini e giunse una sofferta salvezza.
Nella stagione successiva (1962-1963), la squadra fu completata con l'ingaggio di Ravera, Baston, Fontana, Marmiroli e Thermes, ma riuscì ad evitare la retrocessione solo perché il Novara venne penalizzato di 10 punti e retrocesso all'ultimo posto della classifica per illecito sportivo. La retrocessione della stagione 1963-1964 segnò la fine di un ciclo e la squadra venne, quasi totalmente rifondata. Dal 1964-1965 il Cosenza, che intanto è divenuto Associazione Sportiva Cosenza, gioca nel nuovo stadio "San Vito", inaugurato il 4 ottobre 1964 in occasione di Cosenza-Pescara, terminata sul punteggio di 2-1 con reti di Ciabattari e Campanini. Fallito l'immediato ritorno in Serie B nel 1965, ad opera di una Reggina corsara, che espugnò quell'anno Cosenza in una partita decisiva davanti a 20.000 spettatori rossoblù,[4] ed ancora nel 1966, beffata sul traguardo dalla Salernitana, la squadra rossoblù per alcuni decenni non riuscì più a riemergere.
Gli anni settanta
Fallito l'immediato ritorno in Serie B nel 1965, ad opera di una Reggina corsara, che espugnò quell'anno Cosenza in una partita decisiva ed ancora nel 1966, beffata sul traguardo dalla Salernitana, la squadra rossoblù per alcuni decenni non riuscì più a riemergere.
Seguirono alcune stagioni nelle quali il Cosenza stazionò nelle posizioni intermedie della graduatoria e nel campionato 1969-1970 si verificò un episodio di intolleranza da parte dei tifosi che vide protagonista il signor Calì di Roma, arbitro di Cosenza-Internapoli. Lo stadio "San Vito" venne quindi squalificato.[senza fonte]
Il Cosenza riparte da Giusto Lodi, capitano di lungo corso, autentico pilastro della formazione rossoblù, mentre presidente è Mario Guido. La crisi societaria diventa sempre più grave, il fallimento è alle porte e l'amara retrocessione in serie D della stagione 1973-74 sembra segnare l'epilogo della gloriosa storia rossoblù.
Il campionato 1974-75 inizia nel caos più assoluto. La panchina di Emilio Zanotti è precaria e instabile, ma la grande passione di un manipolo di sostenitori sapranno trasformare quel campionato in una stagione trionfale. Con l'incredibile record di 17 successi interni su altrettanti incontri disputati, il Cosenza sbaraglia la concorrenza stravincendo il campionato con 7 punti di vantaggio sull'accoppiata composta da Vittoria e Nuova Igea.
Protagonisti di quel campionato sono: Evangelista, Sdrigotti, Bompani (Pavoni), Pasquino, Iazzolino, Codognato, Rigoni, Canetti, Villa (Losio), Pantani, Vivarelli (Lualdi).
Il ritorno in Serie C non sarà fortunato. Gli umori della folla non sono più gli stessi e le continue disillusioni generano l'ennesimo episodio deprecabile. Il 27 marzo 1977 in occasione dell'incontro Cosenza-Paganese, il Signor Sancini di Bologna ed i suoi collaboratori sono letteralmente linciati ed i tifosi rossoblù saranno costretti a peregrinare lontani dal "San Vito" per un anno e mezzo.
Per la riforma dei campionati, la stagione 1978-1979 vede il Cosenza in Serie C2. La presidenza è assunta da Osvaldo Siciliano che ha propositi di rilancio, ma il campionato sarà vinto dai "cugini" del Rende.
Gli anni ottanta
Nel campionato 1979-80, Nedo Sonetti riporta il Cosenza in Serie C1 lanciando Perrotta ed inventando l'impenetrabile coppia centrale Rocco-Reggiani. La formazione titolare era la seguente: Lattuada, Capiluongo (Tortelli), D'Astoli, Ranieri, Rocco, Reggiani; Rappa (Berardi), Missiroli (Liguori), Perrotta, Tucci, De Chiara (Labellarte).
Seguono la balorda retrocessione targata Pietro Fontana e la successiva promozione firmata da Renzo Aldi. Ma la stagione 1981-82 sarà anno di grandi cambiamenti: dopo 37 anni di attività, con tanti successi e qualche delusione, l'A.S. Cosenza viene messa in liquidazione ed al suo posto prenderà vita il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. con Presidente Vincenzo Morelli. Fu il risultato di un forte connubio tra imprenditori della città e l'Amministrazione Comunale tramite l'Assessore Mario Romano ed il Sindaco Ruggiero[5]. La formazione tipo che riconquisto la serie C/1 della stagione 1981-82 era la seguente: Ciaramitaro, Bagnato, Della Volpe (Tosi), Aita, Rizzo Armando, D'Astoli; Rizzo Roberto, Donetti, Crispino, Luperto, Renzetti (Palazzotto).
Sulla panchina del Cosenza si susseguono i vari Mujesan, De Petrillo, Ghio e Montefusco. In questi anni si affaccia all'orizzonte Gigi Marulla, il più rappresentativo calciatore della storia del Cosenza, primatista di presenza e marcatore principe di tutti i tempi.
Vestono la maglia rossoblù calciatori dal passato glorioso e giovani promesse, ricordiamo: Silipo, Longobucco, Petrella, Morra, Tivelli, Tripepi, Truddaiu, Frigerio, Fucina, Aita, Lombardi, Marino e Nicolucci. L'esonero di Francesco Liguori, durante la stagione 1986-1987, segna l'arrivo a Cosenza del "seminatore d'oro" Gianni Di Marzio, che legherà il suo nome in modo indelebile alla storia del Cosenza Calcio.
Dopo aver conseguito il piazzamento utile per la disputa della Coppa Italia Professionisti (1986-1987), il vulcanico Gianni sarà il condottiero della promozione in Serie B, attesa per ben 24 anni. La formazione titolare era la seguente: Simoni, Marino, Lombardo, Castagnini, Giovannelli, Galeazzi, Bergamini, De Rosa, Lucchetti, Urban, Padovano. Altri calciatori che vennero utilizzati in quell'annata furuno Fantini, Schio, Montrone, Giansanti, Maniero, Del Nero, mentre il timone della presidenza era nelle mani dell'Avvocato Giuseppe Carratelli.
Le partite decisive di quel campionato furono Cosenza-Nocerina (2-0, reti di Urban e Lucchetti) davanti a 24.000 tifosi festanti e con una megafumogenata della curva sud[6], e Monopoli-Cosenza 0-0 del 5 giugno 1988 che decretò la promozione aritmetica dei lupi seguiti da 10.000 tifosi[6].
Appena promossi in Serie B, Gianni Di Marzio abbandona la panchina rossoblù e viene ingaggiato Bruno Giorgi. Sull'intelaiatura della squadra appena promossa in Serie B vengono inseriti alcuni innesti: l'attaccante Alessio Brogi dal Montevarchi, Cozzella, i difensori Alberto Rivolta dell'Inter, Andrea Poggi del Torino e Ugo Napolitano dal Prato, e i centrocampisti Giorgio Venturin dal Torino e Bruno Caneo dal Pisa. Furono ceduti invece Montrone, Maniero, Del Nero, Schio, Ruvolo, Giovannelli e Giansanti.
Sarà la Juventus (che torna a Cosenza dopo 35 anni) di Dino Zoff, in cui militavano Rui Barros, Cabrini e Massimo Mauro, a tenere a battesimo il Cosenza nella gara d'esordio in Coppa Italia al San Vito. La partita terminerà 0-0 davanti a 25.000 spettatori che portarono alle casse sociali un incasso di 608 milioni e 290.000 lire[7].
In Coppa Italia, seguì la sconfitta casalinga contro l'Atalanta di Strömberg ed Evair (2-1), la sconfitta con il Verona di Caniggia e Galderisi (4-2), e le due vittorie contro Vicenza(3-2) e Taranto in trasferta (2-0), che però non bastarono per la qualificazione al turno successivo.
Nel campionato, oltre alle numerose vittorie in trasferta, resterà indimenticabile la vittoria di Bari (3-0), contro i pugliesi che spinti da Maiellaro erano pronti a festeggiare la promozione in serie A in caso di vittoria. Due episodi negativi costarono carissimo: il derby col Catanzaro al San Vito (0-0) in cui l'arbitro Pierluigi Pairetto annullò un gol regolare all'ex di turno Vittorio Cozzella a due minuti dal termine[7] a cui seguirono incidenti nel dopo-partita con le forze dell'ordine di una parte dei 20.000 tifosi presenti al San Vito[7], e il palo colpito da Lombardo nello scontro diretto con l'Udinese di Marco Branca e Odoacre Chierico che costò la Serie A[7]. Tra i protagonisti si ricordano Michele Padovano, Maurizio Lucchetti, Luigi De Rosa e Alberto Urban.
Alla fine di quel campionato il Cosenza risultò la squadra con il maggior numero di vittorie, ben diciassette. Concluse al 6º posto in graduatoria con 44 punti, a un solo punto dal terzo e dietro la Reggina e la Cremonese, anch'esse a 44 punti ma con la classifica avulsa favorevole nei confronti dei silani. L'introduzione, avvenuta proprio quell'anno, della discriminante degli scontri diretti al posto della differenza reti impedì pertanto ai rossoblù di disputare gli spareggi per la Serie A.[6]. Il 1989 è l'anno anche della misteriosa morte del calciatore Donato Bergamini a cui oggi è intitolata la curva sud dello stadio San Vito.
Gli anni novanta
Dopo una salvezza tribolata nel campionato 1989-1990 (nato con altre ambizioni come confermano acquisti come quello di Ciro Muro prelevato dalla Lazio), ad opera di mister Gianni Di Marzio subentrato in corsa a mister Luigi Simoni, il campionato 1990-1991, è l'anno del vibrante spareggio salvezza del 26 giugno a Pescara firmato Edy Reja approdato sulla panchina silana a campionato in corso dopo l'esonero di Gianni Di Marzio avvenuto dopo lo 0-0 nel derby casalingo con la Reggina. La quarta retrocessa in C1 fu decisa dopo una grande bagarre in coda: si registrarono ben 9 squadre in due punti e addirittura 5 a 36. Il Cosenza e la rivale storica Salernitana furono costrette allo spareggio, mentre le altre tre squadre si salvarono in virtù della classifica avulsa. La partita venne disputata in un clima infernale in campo e sugli spalti allo stadio Adriatico di Pescara, e fu decisa dal gol di Gigi Marulla che spezzò l'equilibrio con un tiro di sinistro al sesto minuto del primo tempo supplementare scatenando la gioia incontenibile di circa 7.000 sostenitori al seguito e capannelli di auto in città e in provincia fino a tarda notte[6]. Il Cosenza dello spareggio scese in campo con questa formazione: Vettore; Catena, Napolitano; Aimo, Di Cintio, De Rosa L; Compagno, Mileti, Marulla, Biagioni (102' Tramezzani), Coppola (79' Bianchi Andrea)- Allenatore: Reja[8].
Dopo lo spareggio di Pescara nel campionato 1991-92 viene confermata l'ossatura della squadra ed arrivano solo tre titolari: il centrocampista Coppola dal Cagliari, Signorelli dal Barletta, il portiere Graziani dalla Juventus e in un secondo momento, su richiesta del confermato Edy Reja, il portiere Giacomo Zunico, reduce dalla Serie A a Lecce, l'ex milanista Walter Bianchi e il libero del Bari Angelo Deruggiero[6]. Dopo un grande campionato, il Cosenza arrivò all'ultima giornata (14 giugno 1992) a Lecce appaiato a 42 punti all'Udinese al quarto posto in classifica per giocarsi la Serie A. I tifosi del Cosenza diedero vita ad un grande esodo: furono oltre 15.000[6] i tifosi rossoblù che con ogni mezzo raggiunsero e colorarono lo Stadio Via del Mare di Lecce per spingere la squadra verso una storica promozione. A dieci minuti dal termine un gol di Giampiero Maini decise la partita in favore dei salentini, che così ottennero la certezza della salvezza. In caso di vittoria i rossoblù avrebbero disputato lo spareggio contro l'Udinese, che vinse nello stesso giorno vinse sul campo della già promossa Ancona, scavalcando di due punti i lupi, che terminarono al quinto posto tra le lacrime di calciatori, tifosi e di un'intera provincia addobbata da alcune settimane a festa. Di quell'annata i tifosi conservano soprattutto il ricordo dell'accoppiata spettacolare Biagioni-Compagno, che insieme a Marulla e all'intera compagine bruzia disputarono un grande campionato. Resta memorabile la partita disputata al Stadio Friuli di Udine: i lupi vanno in svantaggio dopo pochi minuti (1-0) e viene espulso anche De Rosa. Prima dell'intervallo i bianconeri raddoppiano e dopo 7 minuti del secondo tempo viene espulso anche Catena. La partita sembra ormai finita, ma il Cosenza riuscirà, sotto di due gol e in nove uomini, a pareggiare la partita con i gol di Marulla al 67º minuto e di Aimo a cinque minuti dal termine del match, raccogliendo gli applausi anche del pubblico di casa.[6]
Il 1º ottobre 1992 Cosenza sportiva ripiomba nel lutto per la morte del centrocampista Massimiliano Catena, che perde la vita a 23 anni in un incidente stradale[6], quattro giorni dopo aver realizzato il suo ultimo gol con la maglia del Cosenza. Oggi la Curva Nord dello Stadio San Vito porta il suo nome.
Dopo la partenza di mister Reja con destinazione Verona e di Biagioni e Compagno, che approdano in Serie A, giunge in riva al Crati l'allenatore Fausto Silipo. Il campionato 1992-93 verrà chiuso al settimo posto, a soli 5 punti dalla zona promozione. La Serie A sfumò al San Vito nelle decisive partite Cosenza-Cremonese 0-1 davanti a 20.000 spettatori e Cosenza-Ascoli 1-1 (reti di Oliver Bierhoff e Giovanni Bia). Nella prima i lupi andarono in svantaggio dopo quattro minuti ed ebbero almeno quattro limpide occasioni da rete non sfruttate da Marco Negri, oltre ad altre opportunità con tentativi bloccati dall'estremo difensore friulano Luigi Turci[6]. La formazione tipo di quel Cosenza, che ottenne una delle più belle vittorie al Bentegodi di Verona (2-0 con reti di Statuto e Fabris) era la seguente: Zunico; Balleri, Napoli, Napolitano, Bia; Signorelli, Monza, Statuto, De Rosa; Marulla, Negri. Importante fu anche l'apporto di Fabris, arrivato a novembre, e di Tarcisio Catanese[6].
Il secondo campionato (1993-94) della gestione Silipo, chiuso a metà classifica al decimo posto (con 37 punti) e vide protagonista Pietro Maiellaro: memorabile il gol che l'attaccante pugliese realizzò il 12 settembre 1993 in Cosenza-Fiorentina 1-1, quando partì da centrocampo e, dopo aver scartato mezza squadra avversaria, depositò la palla in rete alle spalle di Francesco Toldo, per l'entusiasmo dei 15.000 del San Vito[6][9]. Quel campionato segnò l'esordio con 11 presenze ed il primo gol in rossoblù (in Cosenza- Brescia 2-0) del centrocampista cosentino Stefano Fiore prodotto del vivaio rossoblù, che spiccò il volo verso i vertici del calcio italiano e della Nazionale[6].
Menzione particolare merita l'annata (1994-1995): il Cosenza del mister Alberto Zaccheroni, nonostante la penalizzazione di nove punti in classifica, riuscì comunque a salvarsi con largo anticipo, arrivando a toccare le soglie della promozione in Serie A a fine marzo[10][11] con protagonisti il portiere Zunico e Vanigli a dirigere la difesa, De Rosa, De Paola e Buonocore a centrocampo e il bomber Marco Negri, che "esplose" in quel torneo realizzando ben 19 reti.[6]
Nel campionato di Serie B 1995-1996 approdò sulla panchina silana l'allenatore bergamasco Bortolo Mutti, che disputò una buona stagione senza patemi, conducendo i suoi all'undicesimo posto finale. È l'anno dell'esplosione del bomber livornese Cristiano Lucarelli, prelevato dal Perugia, che realizza 15 gol piazzandosi al quinto posto nella classifica cannonieri dietro a Dario Hubner, Vincenzo Montella, Pasquale Luiso ed Alfredo Aglietti. La partita più importante dell'anno fu la vittoria al San Vito del 24 gennaio 1996 per 2-0 nel derby contro la Reggina, con reti di Lucarelli e Tomaso Tatti.
Più complicata fu la stagione 1996-97. Il Cosenza fu guidato dal trevigiano Gianni De Biasi, esonerato dopo 15 giornate con la squadra fuori dalla zona retrocessione per far spazio al messinese Franco Scoglio, a sua volta esonerato dopo altre 12 giornate (con la squadra all'ultimo posto) e sostituito con il rientrante De Biasi. La squadra retrocesse in Serie C1 negli ultimi minuti di gioco dell'ultima giornata di campionato, allo Stadio Euganeo contro il Padova. Alla fine della stagione lasciarono il Cosenza due storiche "bandiere" rossoblù: Luigi Marulla e Luigi De Rosa.
La retrocessione fu prontamente riscattata dall'immediata promozione nella stagione successiva (1997-98) sotto la guida di un altro tecnico bergamasco, Giuliano Sonzogni, grazie ad una lunga cavalcata che vide il Cosenza sempre in testa al campionato dalla prima giornata, nonostante l'agguerrita concorrenza della Ternana del tecnico Luigi Delneri, che contese il primato del campionato ai rossoblù fino all'ultima giornata e poi fu promosso insieme ai lupi dopo i play-off. Nelle ultime due partite di campionato il Cosenza supererà la Turris in casa con gol di Massimo Margiotta davanti a circa 23.000 spettatori, per poi conseguire la promozione aritmetica allo Stadio Giuseppe Capozza contro il Casarano (1-2) con reti di Domenico Toscano e Massimo Margiotta, in un tripudio di folla rossoblù giunta nel Salento.[6] Fra i protagonisti della stagione figura il bomber Massimo Margiotta, che con 19 reti fu il capocannoniere del girone.
Seguì una salvezza stentata nella Serie B 1998-1999, pervenuta nell'ultima giornata in Cosenza-Cesena 2-1 con doppietta di Tomaso Tatti davanti a 15.000 spettatori[6]. Eppure l'inizio di campionato aveva fatto sperare in qualcosa di grande, soprattutto dopo la vittoria del 6 settembre 1998 al San Paolo contro il Napoli candidato alla promozione (1-2 reti di Riccio e Tatti) e le ottime prestazioni in Coppa Italia ai sedicesimi di finale con i futuri vice-campioni d'Italia della Lazio di Sven-Göran Eriksson, pur vittoriosi per 2-1 allo Stadio Olimpico di Roma e per 2-0 al San Vito davanti a 30.000 spettatori. Durante il campionato fu ceduto alla Lazio, per 6 miliardi di lire, Stefano Morrone, e giunse l'esonero dello stesso Sonzogni, sostituito da Walter De Vecchi. Un colpo di coda nel finale, con il ritorno di Sonzogni, consentì ai rossoblù di chiudere con una sofferta salvezza gli anni novanta.
Gli anni duemila
Il Cosenza disputa altri quattro campionati di serie B con alterne fortune in cui si sono avvicendati con la casacca rossoblù numerosi allenatori e calciatori importanti per la categoria. Bortolo Mutti ritorna a guidare i Lupi nelle stagioni 1999-2000 (salvezza) e nel 2000-2001 anno del Cosenza primo in classifica per nove settimane e mezzo, lanciato verso la Serie A, sfumata nella parte finale del girone di ritorno nello scontro diretto di Verona contro il Chievo di Delneri, con i lupi che a 12 minuti dal termine vincevano 1-0 (gol di Adriano Fiore) ma poi subirono la rimonta e il sorpasso dei veneti che conquistarono la Serie A.
A seguire un pirotecnico 4-4 al San Vito contro la Sampdoria. In questi due anni comunque positivi arrivarono a Cosenza giocatori come Lentini, Strada, Zampagna, Altomare, Giandebiaggi, Savoldi, Silvestri, Maldonado e altri ancora. Gli ultimi due anni di cadetteria dei Lupi vedono alternarsi sulla panchina Gigi De Rosa, ex calciatore rossoblù anni ottanta e novanta, Emiliano Mondonico, Sala e Salvioni. La stagione 2001-2002, caratterizzata anche dai derby con la Reggina e il Crotone, si conclude con una salvezza conquistata ad Empoli nell'ultima giornata di campionato; segue l'anno nero del calcio cosentino (2003) con la cancellazione a fine torneo da tutti i campionati professionistici dopo quasi 90 anni di storia.
Nell'ultimo anno di B il pubblico cosentino ammirò al San Vito molti calciatori che in seguito hanno avuto alterne fortune nei campionati di Serie A e Serie B: (Agliardi, Srníček, Brioschi, Stankevicius, Lanzaro, Tedesco, Edusei, Morrone, Antonelli, Casale, Guidoni). Tra le poche gioie di quell'annata la vittoria del San Paolo contro il Napoli (1-2) con una doppietta di Casale alla seconda giornata di campionato.
A seguito della radiazione del club dal panorama calcistico italiano, l'allora Sindaco di Cosenza Eva Catizone, diede vita a un progetto di rinascita del calcio rossoblù, assieme all'Assessore allo sport Vincenzo Gallo. Tutta la città si strinse attorno all'iniziativa e, così, il 5 agosto 2003 venne fondato il Cosenza Football Club S.r.l., successivamente ammesso in Serie D a seguito dell'acquisizione del titolo del Castrovillari.
Pochi giorni dopo la S.r.l. si trasforma e nasce l’Associazione Sportiva Cosenza Football Club, che l'8 agosto riesce ad iscriversi al campionato di Eccellenza. L'11 agosto, rilevando in extremis il titolo sportivo del Castrovillari, società con problemi economici che non sarebbe riuscita a completare il campionato, inizia la nuova storia della Cosenza calcistica, dal campionato di Serie D girone I.
La nuova società si presenta come erede dello storico Cosenza Calcio 1914, resistono le maglie rossoblù, sul nuovo logo societario trovano posto il glorioso Lupo della Sila ed i sette colli di Cosenza (stilizzati), disegnato dall'ultrà Dino Grazioso. Presidente, nel ruolo di traghettatore, è lo stesso Sindaco Eva Catizone affiancata dai vicepresidenti Francesco Sesso e Maria Carusi, consiglieri Dino Grazioso e Massimo Valentini. Il primo Sindaco donna nella storia della città si lancia in un'avventura insidiosa nell'attesa che imprenditori della città rilevino la società. Benché già dalla prima partita di campionato (Cosenza-Rossanese), giocata nello storico stadio San Vito, furono ben dodicimila gli spettatori che affollarono le gradinate, e nonostante fosse stato assemblato un buon gruppo di giocatori, tra i quali spiccava la figura di Gigi Lentini, fu un anno difficile con Gregorio Mauro in panchina sostituito da Mario Russo, dai fratelli Sanderra e infine con la bandiera rossoblù Luigi Marulla. La squadra terminò il campionato in settima posizione.
Intanto, Nell'estate del 2004, il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. fu riammesso in Serie D dopo una lunga sequela di ricorsi alla giustizia ordinaria. Per la prima volta, quindi, la città di Cosenza avrebbe avuto due squadre cittadine e nello stesso campionato, situazione che divise la tifoseria creando malumori e dissidi tra le due società. Inoltre il Cosenza F.C. e il Cosenza Calcio 1914 disputarono entrambe un campionato anonimo, chiudendo rispettivamente in ottava e nona posizione. Passarono per il San Vito numerosi giocatori e molti allenatori, Giuseppe Sannino, Giacomo Modica e infine Antonio Aloi per il Cosenza F.C. e le bandiere Luigi De Rosa e Luigi Marulla per il Cosenza Calcio 1914. Il punto più basso della storia del calcio cosentino si ebbe durante l'inedito derby, in cui la tifoseria tornò compatta allo Stadio per contestare lo svolgimento di un'umiliante stracittadina, interrompendo la partita con un'invasione. Tuttavia, tale imbarazzante situazione di "convivenza" durò appena un anno, ma non per propositi di fusione.
Il Cosenza Calcio 1914, infatti, fallì definitivamente nel 2005 e il Cosenza F.C., assurto al ruolo di prima e unica squadra cittadina, cambiò denominazione in Associazione Sportiva Cosenza Calcio. Tuttavia il club mancò la promozione ai play-off per mano della Vibonese nel 2005-2006, con in panchina Giacomo Zunico che aveva sostituito precedentemente Luigi Marulla, e del Siracusa nel 2006-2007, con in panchina Pino Rigoli subentrato allo stesso Giacomo Zunico. Quest'ultima stagione fu una vera e propria agonia, segnata da problemi economici che asfissiarono la società, la quale nel luglio 2007 annunciò di rinunciare all'iscrizione. Pertanto, anche l'A.S. Cosenza Calcio si avviò al fallimento e sparì dal panorama calcistico nazionale.
Nella stagione 2007-2008 la società Rende F.C. cambiò la propria denominazione sociale in Fortitudo Cosenza s.r.l. e si iscrisse al campionato di serie D.
Con un organico composto da alcune vecchie glorie del Cosenza Calcio 1914, Aniello Parisi e Luca Altomare, dal bomber Vincenzo Cosa, dall'esperto attaccante Alessandro Ambrosi, dal portiere Stefano Ambrosi e soprattutto da un bel gruppo di cosiddetti “under” come Alessandro Bernardi, Domenico Danti e Francesco De Rose, la stagione fu trionfante. In testa alla classifica per gran parte del campionato, la Fortitudo Cosenza ottenne ampio spazio sui media nazionali che misero in risalto le gesta della squadra guidata da Mimmo Toscano, tecnico esordiente, ed i risultati maturati sul campo. La Fortitudo Cosenza, infatti, in 34 incontri realizzò 80 punti, superando non solo tutte le altre squadre della Serie D ma anche tutte le società dei campionati professionistici con unica eccezione dell'Inter di Mourinho che, nella stessa stagione, realizzò 85 punti seppur con 4 partite in più rispetto alla compagine silana. Ottenne la matematica promozione nello scontro diretto, alla penultima giornata, contro il Bacoli Sibilla, di fronte a 18.000 spettatori. Al termine della partita, conclusasi sul punteggio di 2-0 (doppietta di Alessandro Bernardi), la Fortitudo Cosenza conquistò il ritorno tra i professionisti.
Il 30 maggio 2008 la Fortitudo Cosenza acquistò il marchio del vecchio Cosenza Calcio 1914[senza fonte] e assunse, conseguentemente, la medesima denominazione.
La stagione 2008-2009 vide un'altra cavalcata vincente. Potenziata la squadra con elementi del calibro di Enrico Polani, Raffaele Battisti e Francesco Mortelliti, il Cosenza Calcio 1914 vinse il girone C della Lega Pro Seconda Divisione, sbaragliando la concorrenza di Gela e Catanzaro. La aritmetica promozione fu conquistata nella partita contro il Melfi terminata sul punteggio di 1-1, con rete di Enrico Polani, davanti a circa 16.000 spettatori. Questa fu la seconda promozione consecutiva, un record per la città di Cosenza.
Nel campionato di Lega Pro Prima Divisione, stagione 2009-2010, la rosa Cosenza Calcio 1914 fu ulteriormente rafforzata con gli acquisti dell'azzurro Stefano Fiore e dell'esperto attaccante Raffaele Biancolino. La stagione si rivelò, però, altalenante: l'allenatore Domenico Toscano venne esonerato a sei giornate dal termine del campionato. Al suo posto fu chiamato Ezio Glerean che non riuscì nell'obiettivo di portare la squadra nella zona playoff posizionandosi solo al dodicesimo posto in classifica.
La stagione 2010-2011 (Lega Pro Prima Divisione) a causa di grossi problemi societari, che portarono una penalizzazione di 6 punti in classifica per inadempienze economiche, fu una vera e propria agonia. Vennero cambiati ben quattro tecnici (Domenico Toscano, Paolo Stringara, Mario Somma e Luigi De Rosa) ma la squadra non riuscì a evitare i playout che perse contro il Viareggio, retrocedendo in Lega Pro Seconda Divisione.
La società, a causa dei gravi problemi economici, non venne iscritta al campionato di Lega Pro Seconda Divisione e si avviò verso il fallimento dichiarato in data 11 settembre 2013 con la radiazione dalla FIGC per fallimento[12].
Gli anni duemiladieci
Nell'estate del 2011 fu costituita una nuova società: la Nuova Cosenza Calcio S.r.l., presieduta dall'attuale presidente Eugenio Guarascio. La società si presentò al pubblico con un nuovo logo, un autentico segno di rottura rispetto alla travagliata storia recente del Cosenza Calcio[13].
Iscritta al campionato di Serie D per la stagione 2011-2012 la Nuova Cosenza Calcio affidata all'allenatore Vincenzo Patania (sostituito nel corso del campionato da Tommaso Napoli) si piazzò seconda nel girone I, qualificandosi per la fase play-off. Il 10 giugno 2012 vinse la finale nazionale dei play-off di Serie D contro il SanDonà Jesolo sul campo neutro di Arezzo (risultato finale 3-2). Tuttavia non fu ripescato in Lega Pro Seconda Divisione a causa del blocco dei ripescaggi.
Nella stagione 2012-2013 la Nuova Cosenza Calcio, con alla guida Gianluca Gagliardi, tecnico esordiente, ottenne nuovamente il secondo posto nel girone I della Serie D, qualificandosi per la fase play-off. Vinse i play-off intergirone battendo allo stadio San Vito prima la Vibonese (1-0) e poi la Gelbison (3-0). Agli ottavi di finale della fase nazionale dei play-off la Nuova Cosenza Calcio si arrese alla Casertana ai tiri di rigore (2-5 – tempi regolamentari 1-1).
Il 5 agosto 2013, grazie al buon piazzamento nella graduatoria dei ripescaggi in quanto vincitrice dei play-off del girone I, la nuova Cosenza Calcio ritornò nel campionato professionistico di Lega Pro, dopo appena due stagioni d'assenza.
La stagione 2013-2014 iniziò con la presentazione del nuovo logo societario per festeggiare l'anno del centenario nel girone B della Lega Pro Seconda Divisione. Dopo un campionato che vide il Cosenza alternarsi con il Teramo in testa alla classifica e raggiungere per primo il traguardo dell'ammissione nella Lega Pro unica, nelle ultime quattro giornate di campionato collezionò ben tre sconfitte di fila, vedendo sfumare la prima posizione a favore del Messina ed attestandosi al quarto posto, ultima posizione utile per partecipare alla Coppa Italia.
Nella stagione 2014-2015, dopo un avvio sottotono, culminato con l'esonero del tecnico Roberto Cappellacci, la formazione silana ritrovò continuità e risultati col nuovo mister Giorgio Roselli. Il Cosenza recuperò posizioni e raggiunse la salvezza con quattro giornate d'anticipo rispetto alla fine del campionato. Il 22 aprile 2015 si aggiudicò la prima Coppa Italia Lega Pro della sua storia, superando il Como sia nella finale di andata (1-4) che in quella di ritorno (1-0) al San Vito, davanti a circa diecimila spettatori in festa. La vittoria rappresenta un primato sia per il club che per la Calabria, in quanto primo trofeo nazionale ad comparire nella bacheca di un club calabrese.
Nella stagione 2015-2016 il Cosenza disputò un ottimo campionato, veleggiando sempre nelle prime posizioni della classifica. I play-off, però, sfumarono nelle ultime giornate: la squadra chiuse al quinto posto, con 60 punti, ad appena tre lunghezze dalla zona spareggi per la Serie B.
Nella stagione 2016-2017 il Cosenza disputò un campionato di alti e bassi. Iniziato con la storica vittoria per 0-3 allo Stadio Nicola Ceravolo contro il Catanzaro, il cammino proseguì con diversi pareggi e sconfitte consecutive, che portarono all'esonero del tecnico Roselli alla fine di dicembre 2016. Sulla panchina del Cosenza fu promosso l'allenatore in seconda, Stefano De Angelis. La stagione continuò in modo altalenante e si concluse con la qualificazione della squadra silana ai play-off per la promozione in Serie B. Qui, dopo aver superato Paganese e Matera, il Cosenza si arrese nel doppio confronto contro il Pordenone, ai quarti di finale. Decisivo fu il gol subito al 97º minuto di gioco della gara di andata in terra friulana, chiusa sull'1-0, punteggio che non fu poi ribaltato al San Vito-Marulla di Cosenza. Davanti a circa 12.000 spettatori, infatti, i rossoblù non andaronoo oltre lo 0-0, uscendo amaramente di scena.
Nella stagione seguente la squadra è affidata a Gaetano Fontana, che inizia in malo modo il campionato di Serie C, con soli due punti ottenuti in cinque giornate. Gli subentra, alla fine di settembre 2017, Piero Braglia. Sotto la gestione del tecnico toscano la squadra silana scala via via varie posizioni in classifica, sino a chiudere al quinto posto, valido per l'accesso ai play-off, ed è autrice di un ottimo percorso in Coppa Italia Serie C, dove si ferma in semifinale. Ai play-off il Cosenza supera dapprima Sicula Leonzio e Casertana, poi compagini che nei rispettivi gironi si erano piazzate meglio del Cosenza: Trapani, Sambenedettese (11.000 spettatori nella partita di andata in casa) ai quarti di finale e Südtirol in semifinale (20.000 spettatori nella partita di ritorno in casa). Approda così alla finale per la promozione in Serie B. Allo Stadio Adriatico di Pescara, spinto da 11.000 tifosi cosentini giunti in Abruzzo, la squadra silana sconfigge per 3-1 il Siena, ritornando così nella serie cadetta dopo 15 anni. Si tratta di un’impresa storica: ben 9 infatti le partite disputate in questi play off tra l'11 maggio, data di esordio contro la Sicula Leonzio, e il 16 giugno, giorno della finale contro il Siena a Pescara. Il Cosenza concluderà i play-off con 7 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta. [14]
Cronistoria
Cronistoria del Cosenza Calcio | |
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- ^ L'occasione fu una partita contro una rappresentativa catanzarese, disputata il 23 febbraio sul terreno di Piazza delle Armi e finita con il risultato di 1-1.
- ^ Nel novembre 1926 venne fondato il Cosenza Foot-Ball Club, che nel 1928 assunse la denominazione di Dopolavoro FF.SS. Cosenza (o Dopolavoro Sportivo Cosenza).
Nel 1929 la società fu denominata dapprima Associazione Sportiva Fascista Cosenza e poi Cosenza Sport Club e venne ammessa al campionato di Seconda Divisione. - ^ Il Cosenza conquistò il primo posto a ex aequo con la Fortitudo Locrese. Lo spareggio per il primo posto in classifica venne disputato a Catanzaro e terminò a reti inviolate dopo i supplementari. Le due società successivamente non trovarono l'accordo sul terreno di gioco per la disputa della ripetizione.
- ^ Partito con 9 punti di penalizzazione.
Colori e simboli
Colori
Agli albori del calcio cosentino, nel 1908, la Fortitudo indossava una maglia bianca con scritta nera sul petto con il nome della squadra, pantaloncini e calzettoni neri,[16] intervallata negli anni con una maglia verde (o verde e blu inquartata secondo altra tradizione).[16] Successivamente, le casacche passarono dal bianconero al verdeblu, fino all'azzurro.[16] L'odierno rossoblù in onore di Genoa e Bologna,[16] protagoniste di avvincenti campionato di Serie A, viene varato con il passaggio dalla Fortitudo al Cosenza Foot-Ball Club, nel 1923:[16] i colori sociali, mantenutisi fino ai giorni nostri, vengono scelti in onore del Genoa, la più antica squadra italiana e la prima a vincere uno scudetto.[16]
La maglia da gioco è storicamente a strisce larghe verticali rosse e blu, con pantaloncini solitamente blu bordati di rosso.[17] Solo molto raramente nel corso della sua storia il Cosenza ha mutato il disegno dei colori indossando maglie a strisce orizzontali,[17] inquartate o a tinta unita (blu bordato di rosso o viceversa).[17] Sotto il regime fascista, per un breve tempo la squadra giocò in divisa granata, ed in completo azzurro nell'immediato dopoguerra.[16]
Nella stagione 2010-2011 la maglia del Cosenza fu oggetto di curiosità per la sua ripartizione di colori mai vista nella storia delle maglie da calcio: la divisa era rossa sul davanti e blu sul retro. Una scelta fortemente innovativa che suscitò qualche polemica: secondo molti spettatori l'effetto visivo sul campo generava confusione, poiché dava l'idea che in campo "giocassero tre squadre".[17]
A cavallo fra gli anni duemila e duemiladieci, la cura e la progettazione delle divise del Cosenza furono affidate all'agenzia Vircillo&Succurro, che garantiva il design unico dei template. Per la stagione 2012-2013 fu progettata una divisa ispirata al passato e celebrativa della bandiera dei calabresi Donato Bergamini, deceduto prematuramente.[18] La divisa ispirandosi ad un template utilizzato negli anni ottanta, doveva essere interamente rossa con la parte superiore e le maniche blu; a causa della rottura dei rapporti fra la società e l'agenzia di marketing tale progetto non fu mai realizzato.[18] Altra controversia legata all'interruzione dei rapporti fra il Cosenza e l'agenzia Vircillo&Succurro fu la divisa celebrativa del centenario, che a causa di tale avvenimento fu realizzata artigianalmente, riscuotendo critiche da tutto l'ambiente.[19]
Simboli ufficiali
Stemma
Lo storico simbolo del Cosenza è il lupo della Sila che, nelle sue varie evoluzioni di natura grafica, ha caratterizzato nel corso dei decenni lo stemma societario.[20] A partire dagli anni ottanta il lupo, inizialmente raffigurato di profilo, viene rappresentato con le fauci ben aperte.[20] Dal 1994 al 2003 l'animale viene raffigurato con la bocca chiusa e sovrapposto ad un pallone all'interno di un cerchio blu contornato da strisce rosse.[20] Dal 2003 al 2013 il logo muta più volte ma in tutte le versioni è sempre presente la testa di lupo con le fauci aperte, già in uso negli anni ottanta.[20]
Nel brand adottato nel 2008 si cerca di richiamare sia il logo degli anni ottanta che quello degli anni novanta; a tal proposito il lupo è disegnato con le fauci aperte e viene sovrapposto ad un pallone di calcio inserito all'interno di un cerchio blu contornato da sette strisce rosse, rappresentanti i sette colli che circondano il territorio della città di Cosenza.[20] Nella stagione 2009-2010, in occasione del novantacinquesimo anno della storia del calcio cosentino, lo stemma viene circondato da una serie di allori dorati completati dalla dicitura "NOVANTACINQUE ANNI" e "2009".[20]
Nell'estate 2011 il sodalizio fallisce e riparte dalla Serie D. Il logo viene dunque rivoluzionato. Inizialmente verrà abbracciato da una pergamena recante la frase in latina Brutia me genuit (Bruzia mi fece nascere), che richiama la leggendaria figura di "Donna Brettia" o "Brutia", condottiera dei primi Bruzi, e la stirpe Bruzia in sé.[20] Successivamente cambia totalmente, adottando una forma a scudo, classica, metà rosso e metà blu, sormontato da una pergamena con la dicitura "Cosenza Calcio";[20] più audace la modifica del lupo, che per la prima volta nella storia appare a figura intera: il disegno, stilizzato e moderno, lo ritrae semi accovacciato, mentre regge un pallone sotto una zampa.[20]
L'attuale logo venne disegnato in occasione del centenario, festeggiato nel 2014. Lo stile è particolarmente vintage, con il ritorno ad uno scudo classico a strisce strette verticali ed alla testa di lupo stilizzata simile a quella utilizzata nel corso degli anni trenta;[20] la pergamena sormontante riporta la scritta "century" ed ha di lato una banda verdeblù a richiamare i colori della Fortitudo, prima società calcistica cosentina.[20]
Con il ritorno in Serie B, il 27 giugno 2018 la società, attraverso un comunicato[21] ha dato la notizia di un piccolo restyling al logo societario, che prevede il mantenimento della struttura di base invariata, con delle piccole modifiche che non intaccano l'idea di appartenenza della squadra alla tradizione della città.
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Lo storico logo del Cosenza Calcio 1914.
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Il logo adottato nel 2008.
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Lo stemma celebrativo dei 95 anni dalla fondazione (2009).
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Il logo adottato nel 2010.
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Il logo del Cosenza Football Club, utilizzato nella stagione 2004-2005.
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Lo stemma celebrativo del centenario dalla fondazione (2014).
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Lo stemma inaugurato in occasione del centenario nel 2014 e adottato fino alla stagione 2017-2018.
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Lo stemma adottato nel 2018.
Inno
Lo storico inno del Cosenza è Lupi alè, brano scritto nel 1988 e interpretato dal cantante di musica popolare Tonino Lombardi.[22] Sebbene tale motivo fosse il più caro all'ambiente cosentino, alla squadra calabrese nel corso dei decenni sono state dedicate altre canzoni; lo stesso Lombardi scrisse negli anni ottanta L'inno degli ultrà. Dello stesso periodo è Magico Cosenza, interpretata da Mario Gualtieri. Altri brani degni di nota sono Inno rosso blu di Gino Scaglione e U suannu i l'ultrà di Mimmo Toscano.[23]
Mascotte
La mascotte del Cosenza Calcio è Denis, un lupo, simbolo della società, che indossa la classica divisa palata rossoblù.[24] Presentata nel dicembre 2009 in occasione del 95º anniversario della nascita del club, l'idea è stata curata dall'agenzia di marketing Vircillo&Succurro.[25] Il nome fu scelto dai tifosi tramite un sondaggio online sul sito ufficiale e ricorda Donato Bergamini, il cui soprannome era Denis, calciatore del Cosenza e idolo della tifoseria rossoblù, deceduto prematuramente.[25] In occasione del match interno contro la Reggiana del 21 febbraio 2010, la mascotte ha fatto il suo "debutto" allo stadio San Vito.[26]
Nel 2013, per un breve periodo, prima delle partite casalinghe un lupo cecoslovacco, con sciarpa rossoblù al collo, faceva la sua comparsa sotto la curva Sud dello Stadio San Vito, occupata dai gruppi ultras. Tale gesto veniva considerato dalla società beneaugurante.[27]
Strutture
Stadio
Il Cosenza, per oltre vent'anni a partire dalla fondazione avvenuta nel 1912, non ebbe un vero e proprio campo da gioco.[28] I primi terreni sui quali veniva praticato il gioco del foot-ball vennero arrangiati nella vecchia piazza Prefettura, piazza d'Armi e largo Busento, attiguo all'omonimo fiume ove spesso vi finivano accidentalmente i palloni.[28] Con l'arrivo del Fascismo, la sede delle partite casalinghe del sodalizio bruzio si spostò in un terreno ubicato in contrada Muoio e successivamente al campo "Militare" di via Roma.[28] Tuttavia, l'esigenza di aver a disposizione uno stadio vero e proprio fece sì che, su iniziativa del podestà Tommaso Arnoni, un terreno attiguo al campo Militare fosse indirizzato alla costruzione dell'opera.[28] Sebbene incompleto, il nuovo impianto venne inaugurato il 28 ottobre 1931, con la denominazione di "Città di Cosenza".[28][29] Per l'occasione venne disputata un'amichevole una rappresentativa napoletana, vinta dai padroni di casa per 2-1.[28][29] Lo stadio subì ingenti opere di restyling nel 1936 e nel 1945, al termine della guerra.[28][29] nel 1953 venne intitolato a Emilio Morrone, portiere cosentino scomparso prematuramente in uno scontro di gioco.[29]
Agli albori della stagione sportiva 1964-1965, il "Morrone" venne abbandonato e il Cosenza si trasferì al nuovo Stadio San Vito, costruito nell'omonima contrada, sulla riva destra del torrente Campagnano.[29] Il progetto principale fu redatto dall'ufficio tecnico comunale, su relazione dell'ing. Terenzio Tavolaro a partire dal 7 ottobre 1958, ma l'inizio dei lavori è datato 19 gennaio 1961.[29] Il primo lotto delle opere, per un importo di 214 milioni, fu terminato dall'Impresa Vincenzo Gallo di Cosenza il 18 marzo 1963; mentre il secondo lotto, per un importo leggermente inferiore al primo, appaltato il 23 ottobre 1963, viene ultimato nel mese di luglio dell'anno successivo.[29] Il progetto iniziale prevedeva la presenza di due tribune e una curva, che conferiva all'impianto una caratteristica forma a "ferro di cavallo".[29] Le opere di restyling più ingenti avvennero nel 1983, con la dotazione dell'impianto di illuminazione, e nel 1993, con l'edificazione della curva nord che di fatto ne completò il perimetro.[29]
Nel 2015 lo stadio è stato intitolato all'ex calciatore Gigi Marulla, storica bandiera del calcio cosentino scomparso nel mese di luglio.[30]
Centro di allenamento
Società
Organigramma societario
Dal sito internet ufficiale della società.[31]
- Eugenio Guarascio - Presidente
- Stefano Trinchera - Direttore sportivo
- Andrea De Poli - Segretario generale
- Roberta Anania - Dirigente Responsabile della Gestione
- Daniel Inderst - Responsabile Amministrativo
- Simona Di Carlo - Responsabile marketing e commerciale
- Carlo Federico - Responsabile delle Relazioni Istituzionali
- Kevin Marulla - Team manager
- Gianluca Pasqua - Responsabile Ufficio Stampa
- Luca Giordano - Delegato sicurezza
- Andrea Montanini - S.L.O. (Supporter liaison officer)
- Grazia Costantino - Contabilità
- Francesco La Luna - Collaboratore Ufficio Stampa
- Michele De Marco - Fotografo Ufficiale
- Ilenia Caputo - Responsabile Comunicazione Creativa
- Davide Imbrogno - Responsabile Comunicazione Creativa
- Denise Cavaliere - Fotografo di Campo
- Enzo Sirangelo - Responsabile Accessi
- Teodoro Gioia - Responsabile Biglietteria
- Maria Saverino - Responsabile Store
Sponsor
Di seguito l'elenco dei fornitori tecnici e degli sponsor ufficiali.[32]
- fino al 1987 nessuno sponsor
- 1987-1988 Terme Luigiane
- 1988-1990 non presente
- 1990-1991 Corvasce moda
- 1991-1994 non presente
- 1994-1995 Dodaro Salumi di Calabria
- 1995-1996 Caffè Aiello
- 1996-1997 Carical
- 1997-1998 Ultimo Jeans
- 1998-2003 Provincia di Cosenza
- 2003-2005 Oasi Francescana/Città di Cosenza
- 2005-2007 Pieffegi
- 2007-2009 Hit Shop/Simet
- 2009-2011 Caffè Aiello
- 2011-2012 Scintille
- 2012-2013 Precenzano/G1
- 2013-2014 Fai la differenziata
- 2014-2016 Ecologia oggi
- 2016- Ecologia oggi/Volkswagen Chiappetta
Settore giovanile
Il Cosenza dispone di tre squadre che prendono parte ai rispettivi campionati giovanili: Berretti,[33] Allievi (Under 17)[34] e Giovanissimi (Under 15).[35]
Il maggior successo del settore giovanile cosentino è stata la conquista del Campionato Berretti nella stagione 1992-1993. I giovani rossoblù conquistarono il torneo dedicato alle formazioni militanti in Serie A e Serie B; a differenza del format attuale infatti, allora il torneo era diviso in due rami (A-B e C1-C2).[36] Conta inoltre 5 partecipazioni al Torneo di Viareggio: nel 1993 fu eliminato al secondo turno,[37] nel 1994 alla fase a gironi,[38] nel 1996 al secondo turno,[39] nel 1997 e nel 2003 agli ottavi di finale.[40][41]
Negli anni quaranta il Cosenza disponeva di una formazione riserve chiamata "Boys Demaria", che fu propedeutica per la scoperta e la crescita di giovani calciatori cosentini che successivamente ebbero l'opportunità di giocare in prima squadra e nei campionati nazionali italiani. Tale formazione trasse il suo nome da Atilio Demaría, calciatore italo-argentino che vestì la maglia del Cosenza nel biennio 1946-1948.[42]
Impegno nel sociale
Il Cosenza Calcio, fin dalla sua costituzione, ha intrapreso un percorso di iniziative socialmente utili.[43] Nel marzo 2010 le iniziative sono state volte ad indirizzare un messaggio antirazzista: il 7 marzo, in occasione del match casalingo contro il Potenza, sono stati ospitati al San Vito 11 studenti di nazionalità cinese, nell'ambito del progetto di scambi socio-culturali "Il milione che favorisce l'intercultura internazionale e l'integrazione tra popoli";[43] Il 21 marzo successivo sono stati ospitati 20 bambini di etnia Rom, in prospettiva dello sgombero del campo Rom di Cosenza;[43] Il 10 marzo si è invece svolta una partita tra il Cosenza e il Clandestino FC, una formazione composta da migranti cosentini, nell'ambito della manifestazione "Fiera Inmensa".[43]
Nel novembre 2014 i calciatori del Cosenza hanno realizzato, sullo sfondo dello Stadio San Vito, un calendario con i bambini down della sezione di Cosenza dell'Associazione Italiana Persone Down. L'iniziativa è stata patrocinata dal Comune bruzio, in occasione della giornata mondiale sulla sindrome di Down, e il ricavato delle vendite del calendario devoluto in beneficenza.[44]
Nel febbraio 2015 la società ha concesso l'ingresso gratuito ad un match casalingo ai ragazzi frequentanti il circolo del PSE "Placido Rizzotto" di via Popilia, distrutto nei giorni precedenti da un incendio.[45] Nell'agosto dello stesso anno, in seguito al violento alluvione abbattutosi sui comuni di Corigliano e Rossano, il Cosenza ha disputato un triangolare amichevole con le formazioni del Rende e della Paolana, nell'ambito dell'iniziativa "Dal Tirreno un assist per lo Jonio", allo scopo di devolvere l'incasso dello spettacolo alle popolazioni alluvionate.[46]
Allenatori e presidenti
Allenatori
Di seguito l'elenco degli allenatori dall'anno di fondazione a oggi.[47]
- 1912-1929 ...
- 1929-1930 Luigi Cava
- 1930-1931 Ratti (1ª-?ª)
- Angelo Benincasa (?ª-22ª)
- 1931-1932 Angelo Benincasa (1ª-?ª)
- Biagio Zoccola (?ª-30ª)
- 1932-1933 Mihály Balacics (1ª-?ª)
- 1933-1935 Afro De Pietri
- 1935-1936 Afro De Pietri (1ª-?ª)
- Sándor Peics (?ª-30ª)
- 1936-1937 Cesare Cassanelli
- 1937-1938 Otto Krappan
- 1938-1939 Otto Krappan (1ª-?ª)
- Jànos Vanicsek (?ª-22ª)
- 1939-1941 Franz Hänsel
- 1941-1943 Renato Vignolini
- 1943-1945 Campionati sospesi
- 1945-1946 Renato Vignolini
- 1946-1948 Attilio Demaria
- 1948-1949 Guido Corbelli (1ª-?ª)
- András Kuttik (?ª-38ª)
- 1949-1951 Vittorio Mosele
- 1951-1952 Angelo Piccaluga (1ª-?ª)
- András Kuttik (?ª-34ª)
- 1952-1953 András Kuttik
- 1953-1954 Mario Andreis
- 1954-1955 Francesco Del Morgine (1ª-?ª)
- Gyula Zsengellér (?ª-34ª)
- 1955-1956 Francesco Lamberti (1ª-?ª)
- 1956-1957 Renato Piacentini
- 1957-1958 Enzo Bellini
- 1958-1959 Gastone Prendato
- 1959-1960 Gastone Prendato (1ª-?ª)
- Mario Andreis (?ª-34ª)
- 1960-1961 Gyula Zsengellér
- 1961-1962 Gyula Zsengellér (1ª-22ª)
- Paolo Todeschini (23ª-38ª)
- 1962-1963 Paolo Todeschini
- 1963-1964 Paolo Todeschini (1ª-13ª)
- Francesco Del Morgine (14ª)
- Gianmarco Mezzadri (15ª-20ª)
- Gianmarco Mezzadri e Paolo Todeschini (D.T.) (21ª-38ª)
- 1964-1965 Domenico Rosati
- 1965-1966 Francesco Del Morgine (1ª-?ª)
- Oscar Montez (?ª-34ª)
- 1966-1967 Oscar Montez (1ª-?ª)
- Giancarlo Vitali (?ª-?ª)
- Egizio Rubino (?ª-34ª)
- 1967-1968 Egizio Rubino (1ª-?ª)
- Francesco Del Morgine (?ª-38ª)
- 1968-1969 Oscar Montez (1ª-?ª)
- Francesco Del Morgine (?ª-38ª)
- 1969-1970 Pietro Castignani
- 1970-1971 Tito Corsi (1ª-?ª)
- Francesco Del Morgine (?ª-?ª)
- Giusto Lodi (?ª-38ª)
- 1971-1972 Giusto Lodi (1ª-?ª)
- Francesco Del Morgine (?ª-38ª)
- 1972-1973 Giusto Lodi
- 1973-1974 Enzo Benedetti (1ª-?ª)
- Oscar Montez (?ª-38ª)
- 1974-1975 Emilio Zanotti
- 1975-1976 Washington Cacciavillani (1ª-?ª)
- Franco Pavoni (?ª-?ª)
- Sergio Codognato (?ª-38ª)
- 1976-1977 Umberto Mannocci (1ª-?ª)
- Franco Pavoni (?ª-38ª)
- 1977-1978 Giorgio Bozzato
- 1978-1979 Antonio Soncini (1ª-?ª)
- 1979-1980 Nedo Sonetti
- 1980-1981 Pietro Fontana
- 1981-1982 Renzo Aldi
- 1982-1983 Lucio Mujesan (1ª-17ª)
- Lino De Petrillo (18ª-34ª)
- 1983-1984 Lino De Petrillo (1ª-15ª)
- Gian Piero Ghio (16ª-34ª)
- 1984-1985 Vincenzo Montefusco
- 1985-1986 Vincenzo Montefusco (1ª-27ª)
- Oscar Montez (28ª-34ª)
- 1986-1987 Francesco Liguori (1ª-17ª)
- Gianni Di Marzio (18ª-34ª)
- 1987-1988 Gianni Di Marzio
- 1988-1989 Bruno Giorgi
- 1989-1990 Luigi Simoni (1ª-15ª)
- Gianni Di Marzio (16ª-38ª)
- 1990-1991 Gianni Di Marzio (1ª-8ª)
- Edoardo Reja (9ª-38ª e spareggio)
- 1991-1992 Edoardo Reja
- 1992-1994 Fausto Silipo
- 1994-1995 Alberto Zaccheroni
- 1995-1996 Fausto Silipo (1ª-3ª)
- Bortolo Mutti (4ª-38ª)
- 1996-1997 Gianni De Biasi (1ª-15ª)
- Franco Scoglio (16ª-27ª)
- Gianni De Biasi (28ª-38ª)
- 1997-1998 Giuliano Sonzogni
- 1998-1999 Giuliano Sonzogni (1ª-12ª)
- Walter De Vecchi (13ª-35ª)
- Giuliano Sonzogni (36ª-38ª)
- 1999-2001 Bortolo Mutti
- 2001-2002 Luigi De Rosa (1ª-7ª)
- Emiliano Mondonico (8ª)
- Luigi De Rosa (9ª)
- Emiliano Mondonico (10ª-34ª)
- Luigi De Rosa (35ª-38ª)
- 2002-2003 Antonio Sala (1ª)
- Emiliano Mondonico (2ª)
- Antonio Sala (3ª-13ª)
- Emiliano Mondonico (14ª-22ª)
- Sandro Salvioni (23ª-29ª)
- Antonio Sala (30ª-38ª)
- 2003-2004[N 1] Gregorio Mauro (1ª-?ª)
- Mario Russo (?ª-34ª)
- 2004-2005[N 2] Giuseppe Sannino (1ª-?ª)
- Giacomo Modica (?ª-?ª)
- Antonio Aloi (?ª-34ª)
- 2005-2006 Luigi Marulla (1ª-?ª)
- Giacomo Zunico (?ª-34ª e play-off)
- 2006-2007 Giacomo Zunico (1ª-?ª)
- 2007-2009 Domenico Toscano
- 2009-2010 Domenico Toscano (1ª-29ª)
- Ezio Glerean (30ª-34ª)
- 2010-2011 Domenico Toscano (giu.-lug.)
- Paolo Stringara (1ª-7ª)
- Mario Somma (8ª-20ª)
- Domenico Toscano (21ª-22ª)
- Luigi De Rosa (23ª-34ª e play-out)
- 2011-2012 Vincenzo Patania (1ª-18ª)
- Tommaso Napoli (19ª-34ª)
- 2012-2013 Gianluca Gagliardi
- 2013-2014 Roberto Cappellacci
- 2014-2015 Roberto Cappellacci (1ª-10ª)
- Giorgio Roselli (11ª-38ª)
- 2015-2016 Giorgio Roselli
- 2016-2017 Giorgio Roselli (1ª-20ª)
- Stefano De Angelis (21ª-38ª e play-off)
- 2017-2018 Gaetano Fontana (1ª-5ª)
- Piero Braglia (6ª-38ª e play-off)
- ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Il Cosenza Calcio 1914 è inattivo.
- ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Sulla panchina del Cosenza Calcio 1914, riaffiliatosi alla federazione, si alternarono Luigi De Rosa, Luigi Marulla, Stefano Sanderra e nuovamente Marulla.
Presidenti
Di seguito l'elenco dei presidenti dall'anno di fondazione a oggi.[47]
- 1912-1929 ...
- 1929-1931 Icilio Bolletti
- 1931-1932 Tommaso Corigliano
- 1932-1933 Tommaso Corigliano
- 1933-1935 Carlo Campagna
- 1935-1937 Battista Santoro
- 1937-1943 Carlo Campagna
- 1943-1945 Campionati sospesi.
- 1945-1947 Mario Morelli
- 1947-1948 Ferdinando Ugenti
- 1948-1949 Mario Morelli
- 1949-1950 Mario Morelli
- 1950-1951 Ferdinando Ugenti e Giuseppe Carci
- 1951-1953 Biagio Lecce
- 1953-1955 Arnaldo Clausi Schettini
- 1955-1960 Salvatore Perugini
- 1960-1964 Biagio Lecce
- 1965-1968 Francesco Guido
- 1968-1969 Francesco Guido
- 1969-1971 Giuseppe Carci
- 1971-1973 Mario Guido
- 1973-1974 Alberto Trotta
- 1974-1975 Alberto Trotta
- 1975-1976 Mario Guido
- 1976-1977 Mario Guido
- 1977-1979 Osvaldo Siciliano
- 1979-1981 Elio Spadafora
- 1981-1982 Attilio Spadafora
- 1982-1985 Vincenzo Morelli, Alessandro Lupinacci
- 1985-1987 Antonio Parise
- 1987-1988 Giuseppe Carratelli
- 1988-1989 Giuseppe Carratelli
- Antonio Serra
- 1989-1993 Antonio Serra
- 1993-1994 Antonio Serra
- 1994-1995 Bonaventura Lamacchia
- 1995-2003 Paolo Fabiano Pagliuso
- 2003-2004[N1 1] Eva Catizone
- 2004-2005[N1 2] Algieri
- 2005-2006 Gaetano Intrieri
- 2006-2007 Gaetano Intrieri
- 2007-2009 Damiano Paletta
- 2009-2010 Giuseppe Carnevale
- 2010-2011 Giuseppe Citrigno
- 2011-oggi Eugenio Guarascio
Calciatori
Hall of Fame
Di seguito la Hall of Fame ufficiale del club, inaugurata nell'ottobre 2016 in seguito all'installazione dei pannelli contenenti la gigantografie dei sottostanti calciatori nel tunnel dello Stadio San Vito - Gigi Marulla.[48]
- Alberto Aita (1978-1982, 1984-1986)
- Donato Bergamini (1985-1989)
- Bruno (?)
- Cristian Caccetta (2014-)
- Renato Campanini (1963-1968)
- Alberto Canetti (?)
- Massimiliano Catena (1990-1992)
- Sergio Codognato (1970-1977)
- Giancarlo D'Astoli (1979-1982)
- De Mari (?)
- Francesco Del Morgine (1937-1939, 1941-1943, 1946-1952)
- Luigi De Rosa (1987-1993, 1994-1997)
- Giuseppe Faggio (1965-1967)
- Stefano Fiore (1992-1994, 2009-2011)
- Enrico Lattuada (?)
- Gianluigi Lentini (2001-2004)
- Agide Lenzi (1959-1963)
- Vincenzo Liguori (?)
- Giusto Lodi (1967-1972)
- Pietro Maiellaro (1993-1994)
- Francesco Marino (1982-1993)
- Franco Marmiroli (1962-1966, 1967-1968)
- Luigi Marulla (1982-1985, 1989-1997)
- Stefano Morrone (1996-1998, 2002)
- Manolo Mosciaro (2004-2005, 2011-2015)
- Michele Padovano (1986-1990)
- Aniello Parisi (1997-1999, 2000-2003, 2007-2009, 2011-2013)
- Vanni Peressin (1972-1973)
- Santo Perrotta (1976-1978, 1979-1980)
- Alessandro Renzetti (1980-1984)
- Francesco Rizzo (1960-1961)
- Enzo Sartori (1958-1963)
- Luigi Simoni (1984-1989)
- Alberto Urban (1986-1989)
- Mario Uxa (1954-1959)
- Lino Villa (1974-1976)
- Antonio Vita (1966-1973)
Palmarès
Competizioni nazionali
Competizioni interregionali
- Serie C: 1
- 1960-1961 (girone C)
- Serie C1: 2
- Serie C2: 1
- 1957-1958 (girone C)
- Serie D: 2
Competizioni internazionali
Altri piazzamenti
- Secondo posto: 1945-1946 (girone F), 1949-1950 (girone D), 1958-1959 (girone C), 1965-1966 (girone C)
- Terzo posto: 1942-1943 (girone M), 1959-1960 (girone C)
- Vittoria play-off: 2017-2018
- Secondo posto: 1987-1988 (girone B)
- Secondo posto: 1981-82
- Promozione: 1977-1978
- Promozione: 2013-2014
- Semifinalista: 2017-2018
Statistiche e record
Partecipazioni ai campionati
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|---|
2º | Serie B | 20 | 1946-1947 | 2018-2019 | 20 |
3º | Prima Divisione | 5 | 1930-1931 | 1934-1935 | 47 |
Serie C | 29 | 1935-1936 | 2017-2018 | ||
Serie C1 | 8 | 1980-1981 | 1997-1998 | ||
Lega Pro Prima Divisione | 2 | 2009-2010 | 2010-2011 | ||
Lega Pro | 3 | 2014-2015 | 2016-2017 | ||
4º | Seconda Divisione | 1 | 1929-1930 | 14 | |
Campionato Interregionale - 1ª Cat. | 1 | 1957-1958 | |||
IV Serie | 5 | 1952-1953 | 1956-1957 | ||
Serie D | 2 | 1974-1975 | 1977-1978 | ||
Serie C2 | 3 | 1978-1979 | 1981-1982 | ||
Lega Pro Seconda Divisione | 2 | 2008-2009 | 2013-2014 | ||
5º | Serie D | 7 | 2003-2004 | 2012-2013 | 7 |
In 86 stagioni all'interno delle leghe calcistiche nazionali della FIGC sia attuali che passate: la Lega Calcio, la Lega Pro, la Lega di IV Serie, la Lega Sud, il DDS. Il Cosenza vanta l'appartenenza al gruppo di società calcistiche italiane che non sono mai state costrette a scendere nei campionati regionali. Sono considerate professionistiche, ai sensi delle NOIF della FIGC in tema di tradizione sportiva cittadina, le 63 annate trascorse in Serie B e in Serie C/C1/C2.[49]
Partecipazione alle coppe
Competizione | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|
Coppa Italia | 31 | 1935-1936 | 2017-2018 | 31 |
Coppa Italia Semiprofessionisti | 8 | 1972-1973 | 1980-1981 | 21 |
Coppa Italia Serie C | 7 | 1981-1982 | 1987-1988 | |
Coppa Italia Lega Pro | 7 | 2008-2009 | 2016-2017 | |
Supercoppa di Lega di Seconda Divisione | 1 | 2009 | 1 | |
Coppa Italia Serie D | 6 | 2004-2005 | 2012-2013 | 6 |
Scudetto Dilettanti | 1 | 2007-2008 | 1 |
Statistiche di squadra
Statistiche individuali
Di seguito i primatisti di reti e presenze.[senza fonte]
- 330 Gigi Marulla (1982-1985, 1989-1997)
- 260 Luigi De Rosa (1987-1993, 1994-1997)
- 258 Francesco Del Morgine (1937-1939, 1941-1943, 1946-1952)
- 251 Francesco Marino (1982-1993)
- 228 Antonio Vita (1966-1973)
- 210 Aniello Parisi (1997-1999, 2000-2003, 2007-2009, 2011-2013)
- 207 Ugo Napolitano (1988-1996)
- 198 Sergio Codognato (1970-1977)
- 197 Gianfranco Gagliardi (1967-1973)
- 187 Francesco Millea (1962-1969)
- 91 Gigi Marulla (1982-1985, 1989-1997)
- 61 Manolo Mosciaro (2004-2005, 2011-2015)
- 59 Agide Lenzi (1959-1963)
- 55 Renato Campanini (1963-1968)
- 49 Mario Uxa (1954-1959)
- 42 Tomaso Tatti (1995-2000, 2001-2002)
- 34 Vincenzo Cosa (1998-1999, 2005-2006, 2007-2008)
- 24 Sergio Codognato (1970-1977)
- 23 Marco Negri (1992-1993, 1994-1995)
- 22 Michele Padovano (1986-1990)
Tifoseria
Storia
Dall'origine agli anni ottanta
In origine, a partire dagli anni quaranta, il tifo cosentino si riconosceva in alcuni leader carismatici che coinvolgevano spesso la folla in manifestazioni "folkloristiche". Negli anni sessanta nacquero i primi club di tifosi "moderati": i Lupi della Sila, e il club Francesco Guido (1969), dedicato alla memoria dell'ex omonimo presidente, che fu d'appoggio, in termini economici, alla società.[50] Nel 1978 nacque il tifo organizzato, con il gruppo Commando Ultrà Prima Linea. In origine gli ultras prendevano posto nel settore Tribuna B, spostandosi in Curva Sud, storica sede dei gruppi ultras cosentini, solo in un periodo postumo.[50]
Nel 1982 nacque il club Cosenza 1914, istituzione profondamente legata al territorio e alla promozione turistica di quest'ultimo.[50] Un anno dopo nacquero i Nuclei Sconvolti (1983), storico gruppo ultras cosentino, che intraprese rapporti di stima e fratellanza con importanti tifoserie dello stivale e lasciò importanti tracce nella storia ultras d'Italia. I N.S. erano caratterizzati da uno spirito goliardico, gioioso, ironico e combattivo tipico dei movimenti del 1977, e furono tra i primi, insieme ai veronesi, a mescolare il modello italiano e il modello inglese, soprattutto in quella che divenne la moda inglese degli stendardi.[50] Col passare degli anni vennero fondati altri club, inducendo dunque l'ambiente a fondare il Centro Coordinamento Club, allo scopo di coordinare e promuovere le iniziative delle varie associazioni. La presidenza fu affidata a Padre Fedele Bisceglie, frate missionario tifoso del Cosenza, che nel 1985, con la collaborazione dei Nuclei Sconvolti, organizzò in città un primo raduno degli ultras d'Italia, a cui parteciparono tifosi provenienti da Roma, Napoli e Genova e da molte altre importanti realtà italiane.[50] Un anno più tardi venne organizzato dai N.S. un secondo raduno, questa volta a Tortora in provincia di Cosenza,[51] con lo scopo di ricercare il dialogo tra le curve italiane, anche tra acerrimi rivali, anticipando di un po' di anni gli incontri tra le diverse realtà nazionali nati per la necessità di confrontarsi su molti argomenti di interesse comune.[52] I supporters bruzi furono fra i primi a dotarsi di una voce ufficiale, un periodico che viene distribuito in tutte le partite casalinghe, lo storico "Tam Tam e segnali di fumo" che fece il suo esordio il 13 maggio 1988 alla vigilia della trasferta di Salerno nel campionato che decretò la promozione in Serie B.[53] Successivamente Padre Fedele, distaccatosi dal Centro Coordinamento, fondò l'associazione Cosenza Club Donato Bergamini, in memoria dell'omonimo calciatore, idolo della tifoseria bruzia, deceduto prematuramente in circostanze controverse.[50] Nel 1989 venne fondato il Club delle donne rossoblù, che inizialmente non raccolse i favori e le simpatie del tifo "maschile".[50]. Date storiche per il tifo silano del sono quelle del 6 aprile 1985, quando in occasione del derby contro il Catanzaro seguito da 20.000 sostenitori bruzi, gli ultras silani in Tribuna B srotolarono un maxi striscione rossoblù di cento metri, stabilendo un record di dimensioni in Italia, e la mega fumogenata della Curva Sud il 29 maggio 1988, nel match contro la Nocerina, che fu seguito da 24000 spettatori. Le trasferte più partecipate degli anni ottanta sono quella di Monopoli del 5 giugno 1988 seguita da oltre 8.000 tifosi rossoblù[54], quella di Francavilla nel 1988 con 5000 tifosi, Taranto nel 1988-89 con 5.000 presenze e quelle di Catanzaro del 1984-85 con circa 4.000 tifosi[55] e 1988-89 con 3.000 sostenitori rossoblù[56].
Dagli anni novanti agli anni duemiladieci
Il 26 giugno 1991 nello spareggio di Pescara vinto 1-0 contro la Salernitana per la permanenza in B, gli ultrà cosentini nell'occasione in Curva Nord in circa 7.000 unità diedero vita a una maestosa coreografia con migliaia di bandiere a scacchi rossoblù. Durante il campionato 1993-1994 avvenne il primo "sciopero del tifo", una forma di protesta pacifica volta a sensibilizzare l'ambiente nei confronti delle diffide che colpirono alcuni tifosi all'indomani di incidenti avvenuti il 12 settembre nella partita Cosenza - Fiorentina = 1-1. I Nuclei, nonostante le visioni di pensiero e una filosofia di tifo totalmente diversa da quella del tifo moderato, si distinsero per un assiduo impegno nel sociale e per la partecipazione a varie iniziative, come ad esempio l'organizzazione di una conferenza all'Università della Calabria, il 21 ottobre 1993, con a tema i rapporti fra la città, il calcio ed i tifosi.[50] Nel 1999 i Nuclei Sconvolti si sciolsero innescando un periodo difficile per il tifo rossoblù, nonostante ciò non è mutato lo splendido rapporto del Cosenza con i suoi tifosi, testimoniato dall'esistenza di vari gruppi ultras, oltre a diversi club di semplici tifosi, che seguono la squadra dall'hinterland e dall'intera provincia, come gli storici NS Amantea 1986, NS Diamante, NS Trebisacce , Villapiana Scalo 1991, Luzzi Klan 2000.[50]
A cavallo fra il 2007 e il 2009, complici due promozioni consecutive, vennero fondati altri club (Amici du Cusenza, Kennedy Club e Mandragone) che andarono ad aggiungersi ai già esistenti Gesuiti, Cantinelle e Centro Storico.[50]. Al 2018 risale invece la nascita del Club Ciccio Magnelli di Rovito[57].
Il 23 febbraio 2014, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita del calcio a Cosenza, la partita contro l'Aversa Normanna fu seguita da 18000 spettatori, con la significativa partecipazione di tutti i settori dello stadio nell'allestimento di un'imponente coreografia[58]. Lo stesso avvenne il 6 giugno 2018 nella semifinale di ritorno play off Cosenza - Sud Tirol 2-0 dove i 20.000 spettatori presenti parteciparono alle coreografie allestite da Curva sud e Tribuna A spingendo il Cosenza in finale[59] . La trasferta più partecipata avvenne il 14 giugno 1992, allorché in 15.000 raggiunsero Lecce per sostenere la squadra che in caso di vittoria avrebbe disputato la spareggio con l'Udinese per la promozione in Serie A.[60]. A seguire la trasferta piu' numerosa è quella della finale play off per la promozione in B del 16 giugno 2018 Siena - Cosenza che portò a Pescara quasi 11.000 tifosi silani[61].
Nel 2018 i gruppi organizzati non aderenti alla Tessera del tifoso comunicano il loro spostamento dalla Tribuna A alla Tribuna B. Tali gruppi sono Anni Ottanta, Amantea, Acri Firm, Allupati I Lotto, Andreotta, Bad Wolves, Banda Free, Corso d'Italia, Diamante, Domanico Rebelde, Fimmine, Intifada Roggiano, Kiri du Nord, Longobardi, Luzzi Klan, Occasionali, Panettieri, Perugia 1988, Rebel Fans, Sez. 4miglia, Villapiana S. '91 e Wolves Fans Roma. I gruppi che invece seguono la partita dalla Curva Sud sono Alkool Group Loreto 1985, Cosenza Vecchia, Lost Boys 1992, Dissidenti, Rione Portapiana e Brigate Rossoblù 1987.[62]
Gemellaggi e rivalità
I tifosi cosentini sono gemellati con quelli della Casertana[63][64], del Venezia, del Casarano, dell'Ancona[63][64] e del Genoa con i quali nel 2014 sono stati riallacciati i vecchi rapporti di amicizia[65]. Hanno inoltre rapporti d'amicizia con quelli dell'Atalanta[63][66], del Lanciano, dell’Andria e del Crotone.[63][64]. È finito invece nel 2011 il gemellaggio con la Nocerina[67] Con i quali il 14 marzo 2011 si sono verificati degli scontri da parte dei cosentini .
La rivalità maggiore è verso la corregionale del Catanzaro[63][64] con il quale si disputa il Derby di Calabria; vi sono forti attriti anche con i tifosi della Reggina[63], del Lecce[63][64], del Siena[68], della Salernitana[63][64], del Verona[63][64], del Pescara[63][64], del Bari, della Sampdoria. Rivalità minori sono quelle verso i tifosi del Brescia[63][64],della Fiorentina, del Messina, del Siracusa, del Taranto, del Barletta[64], della Nocerina[67] , del Cagliari, del Foggia, del Nola, del Brindisi e della Lucchese.
Organico
Rosa
Rosa aggiornata al 17 luglio 2018.
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Staff tecnico
Dal sito internet ufficiale della società.[69]
- Piero Braglia - Allenatore
- Roberto Occhiuzzi - Allenatore in seconda
- Luigi Pincente - Collaboratore tecnico
- Stefano Trinchera - Direttore Sportivo
- Antonio Fischetti - Preparatore dei portieri
- Ippolito Bonofiglio - Responsabile sanitario
- Enrico Costabile - Medico sociale
- Simone Arnone - Staff medico
- Francesco Pugliese - Staff medico
- Ercole Donato - Staff medico
- Umberto Vommaro - Magazziniere
- Destan Mata - Magazziniere
Note
- ^ Scheda Cosenza Calcio, su lega-pro.com, http://www.lega-pro.com/. URL consultato il 2 febbraio 2016.
- ^ a b Figli di un eroe - Cent'anni di storia, l'obbligo della memoria Archiviato il 24 marzo 2014 in Internet Archive.
- ^ Newz.it quotidiano on line
- ^ Bria
- ^ Davide Franceschiello - Calcio: "Cosenza, una storia dai mille volti" Archiviato il 19 dicembre 2013 in Internet Archive. Ilgazzettinodellacalabria.it, 28-10-2011.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o Carchidi
- ^ a b c d D'Atri
- ^ ALMANACCO ILLUSTRATO DEL CALCIO 1992 - 51° VOLUME, Panini Srl
- ^ Maiellaro fa tremare la Fiorentina, Luppi rimedia archiviostorico.corriere.it
- ^ Alberto Zaccheroni, allenatore della Juventus Archiviato il 14 aprile 2012 in Internet Archive. Puntosport.net
- ^ JUVENTUS: Zaccheroni come Calaf: "Vincerò!" Archiviato il 19 dicembre 2013 in Internet Archive.
- ^ FIGC
- ^ La rinascita del Cosenza: il nuovo logo : CosenzaCalcio.eu Archiviato il 31 ottobre 2013 in Internet Archive.
- ^ Serie C, finale playoff: è festa Cosenza, ritorna in serie B dopo quindici anni, in Repubblica.it, 16 giugno 2018. URL consultato il 17 giugno 2018.
- ^ CAMBIO DI DENOMINAZIONE SOCIALE (PDF), su figc.it, http://www.figc.it/, 2005. URL consultato il 7 agosto 2016.
- ^ a b c d e f g Notizie contrastanti sui primi colori sociali del Cosenza Calcio, su kennedyclub.org, http://www.kennedyclub.org/. URL consultato il 2 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2015).
- ^ a b c d Maglia rivoluzionaria per il Cosenza 2010-2011: rosso e blu si incontrano ma non si mescolano, su passionemaglie.it, http://www.passionemaglie.it/, 13 ottobre 2010. URL consultato il 2 giugno 2015.
- ^ a b La maglia del Cosenza dedicata a Denis Bergamini che rischia di rimanere nel cassetto, su passionemaglie.it, http://www.passionemaglie.it/, 10 agosto 2012. URL consultato il 21 novembre 2015.
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- ^ a b c d e f g h i j k Scudetto Cosenza, su scudettitalia.altervista.org, http://scudettitalia.altervista.org/. URL consultato il 3 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2015).
- ^ IL COSENZA RINNOVA IL PROPRIO MARCHIO!, su ilcosenza.it, 27 giugno 2018. URL consultato il 5 luglio 2018.
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- ^ Il lupo cecoslovacco si conferma mascotte portafortuna, su ilcosenza.it, http://ilcosenza.it/, 30 settembre 2013. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ a b c d e f g Dalla Piazza d'Armi al Città di Cosenza, su iacchite.com, http://www.iacchite.com/, 5 settembre 2015. URL consultato il 17 febbraio 2016.
- ^ a b c d e f g h i Solinas, Op. cit., pp. 120-121
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- ^ Old Cosenza Calcio 1914 football shirts, su oldfootballshirts.com, http://www.oldfootballshirts.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
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- ^ Albo d'oro coppe e Berretti, su lega-pro.com, http://www.lega-pro.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ 45th "Torneo di Viareggio" 1993, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
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- ^ 48th "Torneo di Viareggio" 1996, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
- ^ 49th "Torneo di Viareggio" 1997, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
- ^ 55th "Torneo di Viareggio" 2003, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
- ^ L'Archivio, su cosenzacalcio1914.com, http://www.cosenzacalcio1914.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ Continua la campagna solidale del Cosenza calcio, al “San Vito” è stato realizzato il calendario 2015 con i bambini down, tutto il ricavato sarà devoluto in beneficenza, su cosenzapost.it, http://www.cosenzapost.it/, 6 novembre 2014. URL consultato il 27 novembre 2015.
- ^ Cosenza Calcio. Ingresso gratis ai ragazzi che frequentavano il circolo del PSE “Placido Rizzotto”, su cmnews.it, http://www.cmnews.it/, 23 febbraio 2015. URL consultato il 27 novembre 2015.
- ^ Cosenza, Rende e Paolana insieme per lo Jonio. Domenica alle 16.30 triangolare di solidarietà, su quicosenza.it, http://www.quicosenza.it/, 20 agosto 2015. URL consultato il 27 novembre 2015.
- ^ a b Albo storico - Cosenza Calcio 1914, su cosenzacalcio1914.com, http://www.cosenzacalcio1914.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ Rispetto e soggezione, ecco la Hall of Fame del Cosenza [FOTO], su cosenzachannel.it, http://www.cosenzachannel.it/, 14 ottobre 2016. URL consultato il 15 ottobre 2016.
- ^ Figc
- ^ a b c d e f g h i j Pasqua, Op. cit.
- ^ Teppista sarà lei, io sono solo ultrà, su ricerca.repubblica.it, http://ricerca.repubblica.it/, 8 marzo 1986. URL consultato il 25 novembre 2015.
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- ^ La Curva, su portapianagroup.altervista.org, http://portapianagroup.altervista.org/. URL consultato il 25 novembre 2015.
- ^ [1]
- ^ cosenzachannel.it
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- ^ quiCosenza.it
- ^ Grande festa al San Vito per il centenario del calcio cosentino, su ilcosenza.it, http://www.ilcosenza.it/, 23 febbraio 2014. URL consultato il 25 novembre 2015.
- ^ Calcioweb
- ^ "Il mio amore per il Cosenza". L'intervista di Gigi Marulla a PdV, su paroladivita.org, http://www.paroladivita.org/, 19 luglio 2015. URL consultato il 25 novembre 2015.
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- ^ Pianeta Genoa 1893.net
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- ^ Sport Repubblica.it
- ^ STAFF, su ilcosenza.it, 23 agosto 2017. URL consultato il 24 agosto 2017.
Bibliografia
- Federico Bria, Vita da lupi, Editrice Primerano, 1986.
- Vincenzo D'Atri, Cosenza storia in rossoblù 2° Volume, Luigi Pellegrini Editore, 1991.
- Gabriele Carchidi, Profondo Rossoblù, Editoriale Progetto 2000, 2003, ISBN 88-8276-186-X.
- Andrea Ferreri, Ultras. I ribelli del calcio. Quarant'anni di antagonismo e passione, Mimesis Edizioni, 2008, ISBN 978-88-96130-02-5.
- Sandro Solinas, Stadi d'Italia, Pisa, Goal Book, 2012.
- Gianluca Pasqua, Il mio Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2014.
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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