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Voce principale: Vercurago.

Questa voce riguarda la storia di Vercurago dalla preistoria fino all'età moderna.

Dalla Preistoria all'Alto Medioevo longobardo

Dalla Preistoria all'epoca romana

I primi frequentatori del territorio di Vercurago appartenevano probabilmente alla Cultura di Polada. Vissuta durante l'età del bronzo, tra il XXII secolo a.C. e i XVII secolo a.C., questa civiltà si era stanziata in villaggi palafitticoli costruiti lungo le rive dei numerosi laghi e dei corsi d'acqua dell'Italia settentrionale. Tracce di questa civiltà sono state rinvenute anche nel lecchese e l'insediamento di maggiori dimensioni è stato scoperto sulle rive del Lago di Pusiano a Bosisio Parini[1], dove gli archeologi hanno dissotterrato una notevole quantità di reperti ceramici e bellici[2]. Resti di pali palafitticoli risalenti a quell'epoca sono stati ritrovati anche nel comune di Calolziocorte, lungo le sponde dell'Adda[3]. La vicinanza di Calolziocorte al territorio di Vercurago aumenta le probabilità che insediamenti di questa cultura si fossero sviluppati anche sulle rive vercuraghesi, oltre a dare la certezza che le rive dell'Adda e le sponde del lago di Garlate fossero frequentate già in epoca preistorica.

Il primo insediamento stabile a Vercurago risale invece alla prima età del ferro e appartiene alla Cultura di Golasecca, una popolazione di origine celtica. I Golasecca si svilupparono nel territorio della Lombardia occidentale, del Piemonte orientale e del Canton Ticino tra il IX secolo a.C. e il IV secolo a.C., divennero partner commerciali degli Etruschi e dei Celti transalpini fino al 388 a.C., quando l'invasione dei Galli interruppe gli scambi commerciali determinando la fine di questa cultura. L'insediamento venne scoperto durante una campagna di scavi archeologici svolti tra il 1986 e il 1988 nella zona del Castello di Somasca. I rimaneggiamenti subiti dal terreno, l'erosione e l'utilizzo dei reperti archeologici per la costruzione del castello non hanno permesso l'individuazione di strutture ben definite e i resti individuati sono relativi alle fasi più tarde dell'insediamento. Durante gli scavi sono state rinvenute le fondamenta di abitazioni di indubbia origine golasecchiana e diversi reperti ceramici ed edilizi databili tra il IX secolo a.C. e il V secolo a.C. che oggi sono custoditi nel museo archeologico di Lecco[4]. Essendo posizionato sull'altura dove oggi sorge il castello, l'insediamento si trovava in un luogo strategico dato che permetteva il controllo visivo del lago e delle vie di comunicazione verso le valli alpine. Inoltre nel V secolo a.C., era possibile vigilare sulla via che collegava Bergamo a Como che era la principale via di collegamento tra gli Etruschi e i Celti Transalpini[5].

La strada pedemontana che collegava le città di Brescia, Bergamo e Como venne poi ben ricostruita in epoca romana e certamente a quel tempo attraversava il territorio di Vercurago[6]. La strada guadava il fiume Adda all'altezza di Olginate grazie ad un ponte in pietra risalente al III secolo d.C. del quale oggi ne rimangono i resti dei piloni esagonali che lo costituivano. Il territorio vercuraghese entrò a far parte dell'amministrazione romana diventando membro del circondario di Bergamo, che nel I secolo a.C. durante la giurisdizione dell'imperatore Augusto venne inserito nella Regio XI Transpadana per poi entrare a far parte della Regio X Venetia et Histria nel I secolo d.C.[7] È proprio durante l'epoca romana che probabilmente nasce il toponimo Vercurago. Il nome potrebbe derivare da un prediale, latifondo di epoca imperiale romana, appartenuto ad un certo Vercorius, il cui nome suggerisce un'origine celtica del proprietario[8].

Dalle popolazioni barbariche alla nascita di Vercurago

Con la caduta dell'Impero romano di Occidente del 476, le popolazioni barbariche iniziarono una serie di battaglie per la spartizione del territorio. Nel 490, nei pressi dell'antico ponte romano sull'Adda, scoppiò una violenta battaglia fra i Goti e gli Eruli comandati da Odoacre, nella quale perse la vita il comes domesticorum Pierius, un valoroso comandante delle truppe eruli. Nel 568 il re dei Longobardi Alboino iniziò la conquista dell'Italia e nel 570 il longobardo Ducato di Bergamo estese il suo dominio fino all'Adda. Il dominio longobardo durò fino al 774, quando Carlo Magno discese in Italia conquistandola. Dopo altre e numerose conquiste, il 25 dicembre dell'800, Carlo Magno ottenne la nomina a imperatore da Papa Leone III. Da quel momento il territorio di Vercurago entrò a far parte, prima dell'Impero Carolingio e poi del Sacro Romano Impero per i successivi sei secoli. Alla morte di Carlo Magno avvenuta nell'814 succedette Ludovico il Pio il quale lasciò la reggenza italiana a Bernardo[9].

Le prime notizie dell'esistenza dell'abitato di Vercurago risalgono all'anno della morte di Carlo Magno, il villaggio infatti venne citato per la prima volta nel testamento di Rotprando, un documento del 3 marzo dell'anno 814. Il testamento venne redatto dal notaio Nannone dopo la morte del ricco nobile di origine longobarda Rotprando de Watingo, detto Prando. Rotprando, figlio di Sicnemario de Watingo probabilmente era un abitante dell'Isola Comacina, il quale essendo senza eredi decise di lasciare gran parte dei suoi beni alla basilica di sant'Ambrogio di Milano e permise ad un certo Punno di comprare alcuni suoi terreni. Tra i terreni elencati nel documento viene dichiarata per la prima volta l'esistenza del villaggio di Vercoriaco e dell'Oratorio dedicato a San Protasio, nello scritto infatti si può leggere che il nobile longobardo lascia all'oradorio sancti Prodaci in Vercoriaco tutti i territori e possedimenti di sua proprietà posti nello stesso villaggio di Vercurago[10][11]. Da un estratto del testamento si legge:

(latino)
«Et si forsitans Punno ipse suprascripte tres locas emmere noluerit tunc post diae obedi mei deveniat in potestate et jura Sancti Petri pro missa et luminaria mea vel parentorum meorum vel abere oratorio Sacti Prodaci in Vercoriaco post diae obedi mei territoria juris mei in ipso vico Vercoriaco mea portione ex integro.»
(italiano)
«Se poi, al contrario, Punno preferisse non acquistare i suddetti tre fondi, essi, al mio decesso, entrino nei poteri della chiesa di San Pietro, per alimentare esequie e celebrazioni a mio suffragio così come voglio che all'oratorio di San Protaso di Vercurago vadano le porzioni di beni a me spettanti nel luogo di Vercurago[12]

Nell'887 si cita per la prima volta la località di Cremellina in un documento secondo il quale i canonici di Sant'Ambrogio permutarono con Arnolfo, figlio di Arnolfo di Biassono, i beni che essi possedevano nella località vicina all'Adda di Cremellina. La località scomparve durante le lotte tra guelfi e ghibellini e oggi questa zona corrisponderebbe probabilmente al confine tra Vercurago e Pascolo, frazione di Calolziocorte[9][13].

Il Basso Medioevo milanese

Il feudalesimo e il Trecento tra guelfi e ghibellini

Con al nascita del feudalesimo Vercurago, insieme ai villaggi di Calolzio, Olginate e Lecco, entrò nella sfera di influenza della famiglia bergamasca dei Benaglio già a partire dal 1050 quando al capostipite della casata, Angilberto Benaglio, venne conferito il titolo di conte di Treviglio dall'imperatore Enrico III il Nero[14]. Tra i possedimenti dei Benaglio si poteva annoverare il Castello di Somasca che era certamente attivo nel 1158 durante il regno dell'imperatore Federico Barbarossa, anche se si presume che fosse già operativo in epoca tardo-romana[15].

Dopo che Filippo Benaglio ricevette la cittadinanza bergamasca nel 1250[10], i suoi possedimenti, tra i quali il villaggio Vercurago, vennero inclusi nello statuto del libero comune di Bergamo del 1263 e indicati come facenti parte della factae di Sant'Alessandro, una delle quattro divisioni amministrative che prendevano il nome dalle porte della città[16]. In quel periodo si affermò anche l'indipendenza religiosa del comune dato che nel 1264 la chiesa dei santi Gervasio e Protasio ottenne dal prevosto una curazia stabile all'interno della pieve di Garlate. Nello stesso anno è segnalata la presenza di una chiesa dedicata a San Barnaba nella località di Cremellina[17]. Il comune di Bergamo entrò ben presto a far parte della Signoria di Milano e nel 1274 il guelfo Napoleone della Torre, signore di Milano, conquistò Vercurago e l'intera Valle San Martino. Nel frattempo il potere dei Benaglio si era ormai esteso a tutta la valle e nel 1282, Filippo Benaglio, uno dei seguaci di Napoleone, venne designato a signore di Calolzio e Vercurago. La zona del lecchese fu sempre partigiana dei guelfi della Torre e questo provocò non pochi attriti con la famiglia ghibellina dei Visconti, la quale era fermamente intenzionata a ottenere il controllo della Signoria di Milano. Le battaglie tra guelfi e ghibellini si inasprirono al punto che il 30 marzo 1297 Lecco e i territori guelfi circostanti, Vercurago compresa, vennero messi a ferro e fuoco da Matteo Visconti, signore di Milano, il quale riuscì a catturare e deportare a Milano Filippo Benaglio[18]. Nel 1299 è citata per la prima volta la chiesa di Sumasca San Bartolomeo nel Liber notitiae Sanctorun Mediolani di Goffredo da Bussero, con la fondazione di questa chiesa nacque di fatto il villaggio di Somasca che rientrava all'interno dei possedimenti dei Benaglio e nella pieve di Garlate.

 
La facciata della cappella di Sant'Ambrogio e l'ingresso del castello di Somasca.

La guerra per il predominio sulla Signoria di Milano iniziata nel 1262[19] si concluse definitivamente nel 1311 con la vittoria di Matteo Visconti su Guido della Torre[20]. Nel 1312 però il castello di Somasca figurava ancora tra i beni dei della Torre, visto che in quell'anno venne lasciato in eredità ai successori di Guido della Torre. Nonostante ciò nel 1320 le terre di Vercurago e della Valle San Martino furono conquistate da Azzone Visconti, che ottenne anche il pieno dominio sul circondario e sulla città di Bergamo nel 1332[7]. Nel 1339 nella zona del castello di Somasca venne costruita la piccola cappella di Sant'Ambrogio vicino al quale è stata poi posta una croce che divenne meta di continue processioni le quali posero le basi per la futura costruzione della via di comunicazione tra il castello e gli abitati di Somasca e Vercurago, l'attuale via delle cappelle[21]. Per ottenere il completo controllo della Signoria, i Visconti iniziarono una guerra contro le città e le valli ancora partigiane dei della Torre che durò diversi decenni. Le battaglie si inasprirono con l'arrivo di Bernabò Visconti, il quale nel 1363 permise ai ghibellini della Valle San Martino di uccidere gli appartenenti alla fazione guelfa, situazione che durò per oltre un anno e che si infiammò con una ribellione guelfa avvenuta in ottobre. Nel 1373 Vercurago venne messa a ferro e fuoco un'altra volta, quando Bernabò Visconti diede l'ordine di distruggere la valle dopo che Ambrogio Visconti, primogenito e figlio naturale del Visconti, venne ucciso da una folla di contadini rivoltosi di Caprino Bergamasco. Passarono solo tre anni che nel 1376 la fazione guelfa si ribellò nuovamente e in quell'occasione Bernabò radunò diversi banditi e ordinò loro di devastare le valli rivoltose, e quindi anche Vercurago[22]. Il continuo aumento di tensione tra la fazione guelfa e quella ghibellina portò ad una serie di battaglie tra le comunità guelfe di Calolzio e Vercurago e quelle ghibelline di Olginate e Garlate. L'8 settembre 1383 scoppiò nella località di Cremellina la prima battaglia dalla quale ne uscirono vittoriosi i ghibellini di Olginate che riuscirono a cacciare la famiglia guelfa dei Benaglio spogliandola dei loro averi[23][14]. La battaglia di Campo Serse scoppiò nell'estate del 1393 e vide la perdita di quattro guerrieri guelfi, mentre sul fronte ghibellino sopravvissero tutti[24]. il 27 maggio 1398 infine venne combattuta la battaglia del Campo Cerese[7].

Vercurago nel Quattrocento, confine tra Milano e Venezia

 
Disegno della chiusa di Vercurago

Il 3 marzo 1426 la Repubblica di Venezia dichiarò guerra al Ducato di Milano, che dopo aver preso Brescia senza sforzi, riuscì a conquistare tutta la parte occidentale del Ducato e di conseguenza Vercurago divenne per la prima volta parte del dominio veneto. Passarono solo due anni che il 18 aprile 1428 con la pace di Ferrara, Vercurago ritornò nel Ducato di Milano. La pace durò meno di tre anni dato che nel gennaio del 1431 le lotte tra Venezia e Milano ripresero e continuarono fino al 1433 quando Vercurago diventò zona di confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Durante la breve occupazione milanese, nel 1435, venne promulgato lo Statuta Municipalia Vallis Sancti Martini che stabilì delle leggi piuttosto precise, valide nell'intera Valle San Martino. Vercurago ritornò veneziana dopo la riconquista della Valle San Martino messa in atto da Bartolomeo Colleoni e conclusasi la Pace di Cremona del 1441, la quale dopo solo due anni venne infranta visto che già nel 1443 Vercurago era ritornata a far parte dei possedimenti milanesi. Il 16 maggio del 1452 il Ducato di Milano decise di espandere i suoi territori ad est dell'Adda ricominciando la guerra con Venezia, ma dopo diverse battaglie il Ducato fu costretto ad arretrare e Vercurago ritornò definitivamente veneziana l'11 aprile del 1454 con la pace di Lodi[25]. Una volta stabilizzati i confini si decise di costruire una dogana sul tra il confine tra Vercurago e il Ducato di Milano. I muri di confine di confine partivano dal castello di Somasca per poi gettarsi nell'Adda e nel punto in cui attraversavano la strada per Bergamo era presente la dogana. Il confine era costituito da due muri distanti circa 185 metri, quello veneto dalla parte di Vercurago e quello milanese, chiamato "il muro della chiusa", nella località di Chiuso, che assunse questo nome proprio dalla presenza del confine. La costruzione del confine portò nel corso dei secoli, in particolar modo nel Seicento, ad un'ondata di violenze tra gli abitanti di Vercurago e quelli di Chiuso[26]. Il 9 settembre del 1455 il paese ricevette una visita dall'arcivescovo di Milano Gabriele Sforza, un evento che ebbe di grande rilievo per la comunità dell'epoca. Nel 1455 la parrocchia di Vercurago si distaccò per un breve periodo dalla pieve di Garlate[27] dopo che già la parrocchia di Somasca lo aveva fatto qualche anno prima. Nel 1469 i Benaglio, che ancora governavano Vercurago e Calolzio, ottennero il titolo di conti dall'imperatore Federico III[9]. Durante la guerra i paesi della Valle San Martino, tra cui Vercurago, vennero saccheggiati e distrutti talmente tante volte che in alcune annate, tra il 1431 e il 1489, il governo Veneziano decise di esentarli da ogni tassa o dovere[28]. La guerra però ebbe occasione di riprendere quando la famiglia Sforza venne spodestata dal Ducato di Milano il 18 ottobre del 1499 da Luigi XII di Francia[29].

La Repubblica di Venezia dal XVI al XVIII secolo

Il Cinquecento e l'arrivo di San Girolamo Emiliani

Il 10 dicembre del 1508, per contrastare l'espansione veneziana, il Ducato di Milano si unì alla lega di Cambrai con Spagna, Sacro Romano Impero e ovviamente Francia[30]. Nel 1509 il governatore di Milano francese Carlo II d'Ambois, attaccò i paesi di confine Calolzio e Vercurago che tornarono sotto il controllo milanese. Pochi mesi dopo l'attacco, l'8 settembre del 1509, l'attacco Carlo II diede l'ordine di radere al suolo il castello dell'Innominato[10]. Dal passaggio dei francesi Vercurago, e l'intera bergamasca vennero contese tra Milano e Venezia fino al 1516, quando con il trattato di Noyon si pose fine alla guerra della Lega di Cambrai. Il 31 marzo 1528 per volere dell'imperatore Carlo V, Lecco diventò un vero e proprio stato indipendente guidato dal conte Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, il quale per estendere il suo dominio intraprese una guerra con la Repubblica delle Tre Leghe, la Seconda guerra di Musso, che si concluderà solo nel 1532. Vercurago, nonostante fosse veneziana, subì gli effetti devastanti della guerra, infatti durante questo periodo il Medeghino attaccò più volte anche la bergamasca. Durante questi attacchi Battista Medici consigliò a suo fratello, il Medeghino, di ricostruire il castello di Somasca che all'epoca era in rovina il quale però non accolse il suggerimento[31].

Nel 1533 giunse a Vercurago l'ex soldato veneziano Girolamo Emiliani, al quale venne proposto da parte del vercuraghese Pietro Borelli, di stabilire la propria compagnia nel comune di Vercurago dove il Borelli lo aveva ospitato. Dopo essere uscito e poi rientrato dalla Valle San Martino decise di stabilire la sua Congregazione dei servi dei poveri nell'abitato di Somasca dove venne ospitato in una casa vicino all'allora chiesa di San Bartolomeo dalla famiglia Ondei. Dopo aver fondato altre case per gli orfani a Milano e Pavia ritornò a Somasca dove restaurò parte del castello e l'antica cappella di Sant'Ambrogio per insediarvi la sua congregazione che man mano stava crescendo. Nel 1534 intraprese anche la costruzione dell'orfanotrofio posto nella Valletta e vista la mancanza di acqua, per dissetare gli orfani di cui si stava prendendo cura, riuscì a far nascere una fonte da una parete rocciosa e qui compie secondo la tradizione molti altri miracoli. Partì poi per Venezia e nel lungo tragitto del ritorno visitò diversi ospedali dove contrasse una malattia. Nel 1536, una volta tornato a Somasca, scoppiò nella valle San Martino una violenta pestilenza. Decise poi di vivere da eremita in un eremo vicino alla Valletta e qui aggravatesi le sue condizione di salute fu portato in una casa vicino alla chiesa e qui morì all'età di cinquantasei anni nella prima mattina dell'8 febbraio del 1537[32][9]. Poco tempo dopo la morte del santo nel 1544 i padri somaschi iniziarono l'ampliamento della chiesa dedicata a San Bartolomeo per trasformarla in quella che sarà la Basilica di San Bartolomeo e San Girolamo Emiliani[33].

Nel 1550 anche a Vercurago si iniziarono i lavori di rifabbricazione della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio che assunse forme tipiche del tardo gotico a capanna e tre archi traversi[10]. Con la ricostruzione della chiesa iniziò anche il periodo della Controriforma. Le dispute territoriali causate dal muro della chiusa iniziarono a provocare i primi morti e infatti il 10 ottobre del 1564 venne rinvenuto il cadavere di Martino Bonomo[34]. Vi furono problemi per la difesa del castello l'anno successivo quando nel 1565 alcuni abitanti di Lecco riuscirono a prenderne il controllo per breve tempo[35]. La Controriforma portò il cardinale Carlo Borromeo a visitare la Valle San Martino nel 1566. Durante la visita Vercurago risultava esse una delle sei curae della pieve in territorio bergamasco, e cambiò poi pieve nel 1574 quando la pieve di Garlate subentrò alla pieve di Olginate[27]. La parrocchia di Somasca invece, su ordine del cardinale, venne separata da quella di Calolzio[36], e qui venne fondato il primo seminario foraneo della diocesi milanese, che verrà trasferito nel 1579 a Celana, attuale frazione di Caprino Bergamasco[37]. Inoltre il Borromeo decise di spostare la sistemazione dei padri somaschi dal castello al paese di Somasca[38]. Nel 1576 a Vercurago, così come tutto il resto dell'Italia settentrionale, scoppiò la peste di San Carlo che causò un netto calo demografico[39]. Oltre alle riforme ecclesiastiche sulla fine del Cinquecento si ha un vero e proprio governo comunale che era affidato ad un console e due sindaci che avevano anche il compito di partecipare alle elezioni del Consiglio Generale della Valle. Ci fu anche un miglioramento della situazione economica quando i traffici commerciali tra Venezia e le città d'oltralpe si intensificano. In questo periodo infatti Vercurago insieme a Brivio divenne il principale punto di scambio commerciale via lago, infatti da Vercurago partivano le imbarcazioni dirette in Valchiavenna, le cui merci venivano poi commerciate con la Repubblica delle Tre Leghe, l'attuale cantone svizzero dei Grigioni. Grazie ai nuovi commerci il governo veneto decise di investire ingenti risorse per la sistemazione dell'antica strada romana che congiungeva Vercurago a Bergamo e che durante le lotte contro i ghibellini era stata completamente distrutta[40]. Inoltre grazie a queste nuove rotte Venezia decise di stringere un'alleanza commerciale e militare con la vicina Repubblica delle Tre Leghe. Nel 1589 il governo veneziano decise di inviare a Vercurago il nobile Gian Gerolamo Grumelli per iniziare le negoziazioni con la famiglia svizzera Salis, alla quale il Grumelli era imparentato, per preparare i concordati necessari l'alleanza tra i due stati[41][10].

Il Seicento dei promessi sposi

I concordati andarono poi a buon fine e nel 1603 venne sancita l'alleanza tra Venezia e le Tre leghe. Dai primi anni del Seicento fino al 1615 la Basilica di San Bartolomeo e San Girolamo subì una lunga serie di migliorie oltre che la costruzione del campanile e nel 1620 iniziarono i lavori di allungamento e di ricostruzione della facciata[42]. Nel 1626 Girolamo Emiliani venne designato protettore della Valle San Martino e da questo momento i pellegrinaggi verso Somasca iniziarono ad intensificarsi[10] e per meglio proteggere la pietra dove il santo dormiva venne costruita nello stesso anno la chiesa della Valletta[43]. L'influenza dei padri somaschi crebbe a tal punto che il 26 ottobre 1628 riuscirono ad ottenere l'area del castello dalla famiglia Limonta di Vercurago[44]. Come raccontato ne ''I promessi sposi'' il Seicento era un secolo pericoloso, i morti lungo il confine con Chiuso crescono e per la fine del secolo se ne conteranno ufficialmente oltre una decina. La violenza lungo questa linea di confine era così diffusa addirittura un ulivo che cresceva in quella zona venne utilizzato per affiggere le membra di una guardia veneta del castello chiamata Michele[45]. Alla violenza si sommò nel 1630 l'arrivo di una nuova pestilenza che porterà il paese ad una stagnazione demografica. Nel corso del Seicento i nobili e i potenti, grazie ai loro bravi, potevano commettere qualsivoglia omicidio senza poi essere segnalati dalla legge. Per sua sfortuna venne invece segnalato il caso del nobile vercuraghese Gennario Benaglio, il quale nel gennaio del 1649 fece uccidere con un colpo di archibugio da un bravo l'esattore Ambrogio Arrigoni. La famiglia dell'esattore allora per vendetta comandò nell'ottobre dello stesso anno l'uccisione di Andra Borello, discendente dei Benaglio[46]. Il Benaglio per cercare protezione dalla giustizia chiese di essere ricoverato dal prevosto di Olginate, il quale però non glielo concesse[47]. A Vercurago vi era anche il problema di non poter pescare sulle rive dell'Adda, infatti con la pace di Lodi il permesso di pesca sul fiume era diventato di proprietà milanese e questo causò omicidi e affondamento di chiatte e barche vercuraghesi, che generalmente uscivano a pescare durante la notte[48][49]. Le violenze lungo il confine però non erano sempre e solo ai danni dei vercuraghesi infatti nel 1683 alcuni bergamaschi, tra cui un certo Giuseppe Corà di Vercurago, entrarono a Maggianico saccheggiandola. Il Corà, che di professione faceva il tintore, riuscì ad ottenere la grazia dopo aver raccontato che lui si trovasse lì per caso[50].

Il Settecento e la caduta di Venezia

Per agevolare i pellegrini i padri somaschi iniziarono l'acquisto dei terreni in loco per allargare e migliorare le condizioni del sentiero e trasformarlo in una comoda strada carrozzabile e ciottolata, inoltre ai somaschi vennero offerte altre pertiche di terreno dai proprietari locali fino alla metà del Settecento. Nel 1702 i lavori di costruzione iniziarono dopo aver ricevuto la concessione dal capitano generale di Bergamo, Federico Barbarigo e portarono alla realizzazione di buona parte della strada. I lavori ripresero nel 1723 e continuarono fino al 1729 grazie alle donazioni di padre Antonio Valle. La costruzione della strada si rivelò utile dopo che l'Emiliani venne beatificato nel 1747 e i pellegrinaggi verso Somasca continuarono ad aumentare[51]. Lavori di rinnovamento del patrimonio ecclesiastico iniziarono anche a nell'abitato di Vercurago quando nel 1750 la chiesa dei santi Gervasio e Protasio venne nuovamente ricostruita dall'architetto Carlo Giuseppe Merlo che in soli 10 anni riuscì a completare l'interno e di gran parte della struttura della chiesa[52] . Nel 1760 ripresero i lavori per la costruzione della via di somasca e si edificò un arco in pietra per indicare l'inizio del percorso. in quello stesso anno i fratelli Antonio e Federico Commendoni proposero la realizzazione di diverse cappelle lungo la via in costruzione che daranno poi origine a quella che oggi è conosciuta come via delle cappelle. I lavori proseguirono nuovamente nel 1764 grazie alle donazioni di padre Domenico Serra e di padre Antonio Valsecchi e nel 1767 beato Girolamo Emiliani fu proclamato santo. Nel 1778 i somaschi misero ancora mano sul progetto della basilica rialzando il campanile e sostituendo le campane. invece ulteriori donazioni alla via delle cappelle vennero fatte dal senatore della Serenissima, Giacomo Miani, ultimo discendente di San Girolamo, il quale venne in visita nel 1787 al santuario e assieme alla moglie Chiara de Riva dispose delle somme di denaro per la continuazione dell'opera. Parte di questi soldi vennero dedicati all'erezione di una piccola cappella con un affresco raffigurante il santo e ad un cippo in onore della sua devozione[51]. Nello stesso anno a Vercurago la parrocchia passò dalla pieve milanese di Olginate alla diocesi di Bergamo[53].

La campagna d'Italia portata avanti da Napoleone Bonaparte portò alla formazione della Repubblica Cisalpina nel 29 giugno 1797, la quale conteneva già i territori prima veneziani della bergamasca e del bresciano. Vercurago entrò quindi all'interno dei domini francesi prima dell'effettiva caduta di Venezia avvenuta il 17 ottobre 1797 dopo la firma del trattato di Campoformio[54]. Il 24 aprile 1798 (5 fiorile anno VI del calendario rivoluzionario) Vercurago entrò a far parte del al Dipartimento della montagna all'interno del distretto del Caldone, ossia quello di Lecco. A questa riforma, che portava ad aggregare il paese al nemico storico, si opposero anche i sindaci di Somasca ed Erve, oltre a quello di Vercurago. Il 26 settembre 1798 (5 vendemmiale anno VII) con la divisione del dipartimento del Serio a Vercurago venne aggregato il comune di Somasca e fu collocato nel distretto IV della Sonna, con capoluogo Caprino[55]. Vista l'espansione francese e la formazione della seconda coalizione, nel 1799 iniziò la campagna italiana di Suvorov. Quando le truppe del generale russo iniziarono ad avvicinarsi allora quelle cisalpine, comandate dal generale francese Jean Mathieu Philibert Sérurier, iniziarono a transitare per Vercurago in direzione Lecco. La battaglia di Lecco venne combattuta dai francesi tra il 25 e il 27 aprile contro il reparto dell'esercito austro-russo al comando del principe russo Pëtr Ivanovič Bagration, che durante la battaglia decise di squarciare a cannonate le mura del già diroccato castello di Somasca[10].     

Dal XIX al XXI secolo

 
L'ex filanda degli Scola e primo Istituto per frenastenici in Italia.

I francesi però riescono a mantenere però il possesso dell'area e nel 1801 Vercurago entra a far parte del i distretto di Bergamo del dipartimento del Serio, ed è in questo anno di riforme territoriali che Somasca viene annessa al comune diventando frazione. Dopo la sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna del 1815 la Lombardia e il Veneto vengono annessi all'Impero Austriaco che procede nella creazione del Regno Lombardo Veneto. Durante il dominio austriaco la censura verso opere risorgimentali si intensifica e questo provocò non pochi problemi al poeta vercuraghese Samuele Biava, che venne fortemente criticato dall'autorità culturale della Biblioteca Italiana dopo la pubblicazione "Melodie Lombarde" che si caratterizzavano per gli eccessivi toni risorgimentali. Il dominio austriaco finisce nel 1859 durante la seconda guerra d'indipendenza quando il Regno Lombardo Veneto è annesso al Regno di Sardegna. Nel XIX secolo sono circa 300 gli agricoltori vercuraghesi si occupano prevalentemente della coltivazione della vite e del gelso, pianta necessaria alla produzione della seta che viene commerciata attraverso l'Adda e il lago così come gli altri prodotti. La tessitura è un'attività fiorente in tutto il lecchese e anche a Vercurago durante questi anni la famiglia Scola fonda due filande attive sul torrente Gallavesa, una delle quali sarà trasformata in casa padronale nel 1855[56].

Nel 1891 la casa padronale viene convertita dal pedagogista Antonio Gonelli-Cioni in un centro di riabilitazione per bambini affetti da malattie psichiche, il primo di questo tipo in Italia, che verrà chiuso dopo la morte del fondatore avvenuta nel 1912. La situazione economica migliora e si diversifica negli ultimi anni dell'Ottocento tanto che nel 1889 è annotata la presenza di un pastificio, un'officina dedita alla tornitura del legno e del ferro e un'officina per la costruzione delle dinamo elettriche[57]. Nel 1863 il territorio di Vercurago è interessato dalla costruzione della linea ferroviaria Lecco-Brescia dove successivamente verrà anche aperta una stazione tuttora attiva. Nei primi del Novecento comincia anche lo sviluppo industriale che interessa tutto il nord Italia, grazie alla costruzione nel 1917 del grande complesso industriale della Pirelli. Lo stabilimento era incaricato alla produzioni dei prodotti chimici usati per la preparazione della gomma e come molti altri impianti industriali sfruttava l'energia idroelettrica fornita dal vicino torrente Gallavesa che è attivo durante tutto l'anno. la fabbrica arrivò a toccare i 150 impiegati durante gli anni del boom economico, ma con il decadimento dell'industria chimica lo stabilimento dopo alcuni passaggi di proprietà e cambiamento di produzione venne chiuso definitivamente nel 1987 [58]. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale, in particolar modo durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana si ebbero diversi movimenti da parte della Wehrmacht. Nel 1943 infatti nella notte tra il 16 e il 17 ottobre i tedeschi dispongono diversi obici da 152 mm tra Vercurago e Calolziocorte in modo da accerchiare ed annientare tutte le forze partigiane dislocate tra la bassa Valtellina e la bergamasca. L'azione di rastrellamento si protrae per tre giorni senza successo e con numerose perdite sul lato tedesco, a seguito della disfatta l'esercito devasta e brucia le abitazioni e altri edifici della valle [59]. Nonostante le sue esigue dimensioni anche a Vercurago hanno luogo le politiche razziali dove nel 1944 una famiglia di origine ebraica residente a Somasca riesce a fuggire prima di essere scoperta in Svizzera[60]. Dal punto di vista amministrativo il comune è stato parte fino al 1927 del circondario di Bergamo e fino al 1992 dell'omonima provincia, anno in cui è entrato nella provincia di Lecco.

Note

  1. ^ Sistema lago (PDF), su provincia.lecco.it, p. 93.
  2. ^ Lombardia Beni Culturali. Reperti lecchesi della cultura Polada, su lombardiabeniculturali.it.
  3. ^ Cenni storici Calolziocorte, su comune.calolziocorte.lc.it.
  4. ^ Lombardia Beni Culturali. Reperti Golasecca Castello di Somasca, su lombardiabeniculturali.it.
  5. ^ Val San Martino Spot, Castello di Somasca, su valsanmartinospot.it.
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Bibliografia

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  • (EN) Piers Baker-Bates e Miles Pattenden, The Spanish Presence in Sixteenth-Century Italy: Images of Iberia, Ashgate, 2015.

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