Assedio di Edessa (1146)

L'assedio di Edessa si consumò tra l'ottobre e il novembre 1146, quando il conte Joscelin II di Edessa riuscì temporaneamente a riconquistare la capitale della propria contea dagli islamici zengidi che l'avevano conquistata due anni prima, non riuscendo tuttavia ad espugnarne la cittadella ed esponendosi così al contrattacco del condottiero musulmano Norandino, che decimò l'esercito e la popolazione cristiani, riconquistando definitivamente Edessa.

Assedio di Edessa
parte delle crociate
Miniatura medievale sulla temporanea riconquista di Edessa
Dataottobre - novembre 1146
LuogoEdessa
CausaMorte di Zengi
EsitoTemporanea rioccupazione cristiana di Edessa, seguita dalla definitiva vittoria dei musulmani
Modifiche territorialiDefinitiva perdita della contea di Edessa da parte dei crociati
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Pochi cavalieri franchi
Popolazione di Edessa
Guarnigione turca di Edessa
Esercito di Mosul
Perdite
Sconosciute, ma alteSconosciute, ma basse
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Preludio

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Il potente condottiero musulmano Zengi negli anni 1130 unì una larga parte del Medio Oriente musulmano sotto la sua guida, portando avanti la jihad contro gli Stati crociati stabiliti dai franchi europei a partire dal 1097 in poi in Terrasanta. Dopo anni di piccole schermaglie, Zengi puntò in maniera decisa contro la contea di Edessa, allora il più debole degli Stati crociati. Il conte Joscelin II di Edessa si stava infatti dimostrando poco adatto al suo governo, alienandosi le simpatie degli altri sovrani franchi e guerreggiando spesso ai limiti delle proprie capacità coi vicini musulmani.[1]

Nel 1144, sfruttando un'avventata campagna militare di Joscelin che lo condusse lontano da Edessa col suo esercito, Zengi invase la contea e assediò Edessa, prendendola dopo quasi un mese. La città fu devastata e la popolazione decimata: fra i numerosi morti vi furono anche l'ultimo arcivescovo latino Ugo di Edessa e il cronista Matteo di Edessa. Joscelin rinunciò alla città e a tutta la porzione orientale della contea, ritirandosi oltre il fiume Eufrate e attendendo il ritiro di Zengi.[1]

La caduta di Edessa traumatizzò la cristianità latina, poiché si trattava della prima terra crociata ad essere perduta. Nel 1145 papa Eugenio III predicò quindi la seconda crociata con lo scopo nominale di riconquistare Edessa, ma la spedizione in seguitò fallì non arrivando neanche vicina alla città perduta.[1] Nel mentre l'occupazione turca era odiata dalla popolazione superstite di Edessa, e quando nel 1146 Zengi fu improvvisamente ucciso subito gli edesseni tramarono per un ritorno del conte.[2]

Lo scontro

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Dopo la morte di Zengi, Joscelin fu segretamente avvertito dell'appoggio che la popolazione gli avrebbe dato in caso di suo ritorno, così con una manciata di cavalieri verso gli ultimi giorni di ottobre 1146 partì verso Edessa, rientrandovi nottetempo. Di nuovo guidati dal conte, gli edesseni insorsero contro la guarnigione turca, massacrandone una parte ma fallendo nel conquistare la cittadella di Edessa, che dominava la città e il cui controllo era determinante. I turchi superstiti si rifugiarono nella cittadella e rifiutarono di arrendersi, e Joscelin non riuscì ad espugnarla poiché nella fretta di partire aveva lasciato indietro le proprie macchine d'assedio, puntando su un rapido successo che tuttavia non si concretizzò. Il rinnovato controllo cristiano di Edessa era quindi in realtà solo apparente e assai precario.[2]

Nel vuoto di potere seguente la morte di Zengi, nello schieramento musulmano si affermò rapidamente il condottiero Norandino, che prese il controllo della vicina Mosul e mosse verso Edessa per ristabilire il dominio turco stroncando la conquista cristiana prima che si consolidasse. Joscelin, con troppi pochi uomini per mantenere il controllo della città, alla vista dell'armata di Norandino decise di abbandonare definitivamente Edessa e fuggire. La popolazione terrorizzata, conscia che i musulmani non avrebbero avuto pietà, tentò di abbandonare la città e seguire i cavalieri di Joscelin, ma fu incalzata sia dalla guarnigione della cittadella che dall'esercito di Norandino, finendo nuovamente massacrata. I pochi superstiti, guidati dal conte, riuscirono a fatica a rifugiarsi oltre l'Eufrate.[2]

Conseguenze

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La seconda perdita di Edessa fu definitiva per i cristiani, che non riuscirono più a passare all'offensiva. Negli anni successivi Norandino, assurto a principale guida militare islamica, si impegnò nella sistematica conquista dei domini edesseni rimasti, finché non riuscì a catturare Joscelin nel 1150, tenendolo prigioniero fino alla sua morte nel 1159. Vista la dipartita del marito, la contessa Beatrice di Saone cedette l'ultima fortezza edessena rimasta di Turbessel all'impero bizantino, ma poco dopo Norandino riuscì a conquistare anch'essa, mettendo quindi fine all'esistenza della contea di Edessa, primo Stato crociato a scomparire dalle carte.[2]

  1. ^ a b c (EN) Siege of Edessa (1144), su britannica.com.
  2. ^ a b c d (EN) Robert Lawrence Nicholson, Joscelyn III and the Fall of the Crusader States, Amsterdam, BRILL, 1973, pp. 9-14, ISBN 90-04-03676-8.