Bozza:Proteste in Iran contro l’hijab obbligatorio
Proteste in Iran contro l’hijab obbligatorio | |||
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Data | 27 dicembre 2017 – ancora in corso | ||
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Le Proteste in Iran contro l’hijab obbligatorio, conosciute anche come le Proteste delle Ragazze di Enghelab (دختران انقلاب), è il nome con cui sono conosciute le proteste contro l’obbligo dell'hijab per le donne in Iran, parte del più ampio Movimento democratico iraniano.
Le proteste furono ispirate da Vida Movahed, una donna iraniana conosciuta come la Ragazza di via Enghelab (دختر خیابان انقلاب), che il 27 dicembre 2017, durante le Proteste in Iran del 2017-2018, salì su una cabina elettrica lungo Via Enghelab (via della Rivoluzione) a Teheran e, davanti alla folla, legò un velo bianco a un bastone, agitandolo come fosse una bandiera.[9][10][11][12]
Fu arrestata in quel giorno[11][12] e rilasciata temporaneamente su cauzione[13][14] un mese dopo, il 28 gennaio 2018.[15] Alcuni interpretarono che il gesto di Movahed fosse stato ispirato dall’appello di Masih Alinejad per il movimento delle Mercoledì Bianchi, una campagna di protesta lanciata dalla conduttrice del VOA Persian Television all’inizio del 2017.[16][17][18]
Altre donne in seguito ripeterono la sua protesta e pubblicarono le foto delle loro azioni sui social media. Queste donne vennero descritte come le Ragazze di via Enghelab[17] oppure le Ragazze di via della Rivoluzione[19] nelle fonti inglesi. Alcune delle manifestanti, tuttavia, sostennero di non seguire l’appello di Masih Alinejad.[20][21][22]
Le proteste si intensificarono notevolmente nel 2022 a seguito della morte di Mahsa Amini.
Simbolo delle proteste delle giovani iraniane divennero delle "Spille" che inneggiavano vari slogan a favore della libertà delle ragazze di via della Rivoluzione[23]
Codice penale iraniano
modificaSecondo il sistema giudiziario della Repubblica Islamica dell'Iran, imposto poco dopo la Rivoluzione iraniana del 1979, l’articolo 638 del quinto libro del Codice penale islamico, intitolato "Sanzioni e pene deterrenti", stabilisce che le donne che non indossano l’hijab possano essere condannate da dieci giorni a due mesi di carcere e/o al pagamento di multe da Rls. 50.000 a Rls. 500.000.[24] Le multe vengono ricalcolate dai tribunali in base all’inflazione.[25]
L’articolo 639 dello stesso libro prevede che due categorie di persone siano condannate da uno a dieci anni di prigione: in primo luogo chi istituisce o dirige un luogo di immoralità o prostituzione; in secondo luogo chi facilita o incoraggia le persone a commettere atti di immoralità o prostituzione.[26][27]
Queste sono alcune delle leggi in base alle quali alcune manifestanti sono state incriminate.[26] Durante la rivoluzione iraniana del 1979, il velo fu utilizzato anche come strumento di protesta contro il governo di Pahlavi.[28]
Contesto
modificaPrima della Rivoluzione iraniana, durante il regno di Mohammad Reza Pahlavi, l’hijab non era obbligatorio,[29] sebbene alcune donne iraniane in quel periodo indossassero il velo o il chador.[30]
Dopo la rivoluzione islamica del 1979, l’hijab divenne gradualmente obbligatorio.[31] Nel 1979, Ruhollah Khomeini annunciò che le donne avrebbero dovuto osservare il codice di abbigliamento islamico;[31][32] la sua dichiarazione provocò manifestazioni, in particolare le Proteste dell’8 marzo 1979 a Teheran, cui il governo rispose assicurando che si trattava soltanto di una raccomandazione.[31][32] L’hijab fu però successivamente reso obbligatorio negli uffici pubblici e governativi nel 1980, e nel 1983 divenne obbligatorio per tutte le donne.[31]
Nel 2018, fu diffuso dal presidente Hassan Rouhani un sondaggio governativo risalente al 2014, che mostrava come il 49,8% degli iraniani fosse contrario all’hijab obbligatorio.[33][34] Il rapporto, intitolato "Relazione del primo incontro speciale sull’hijab", era stato pubblicato dal Centro per gli studi strategici, un organo di ricerca della presidenza iraniana nel luglio 2014.[35]
Il 2 febbraio 2018, un sondaggio condotto dal Center for International and Security Studies at Maryland (CISSM) mostrò che solo pochi iraniani erano favorevoli a "cambiare il sistema politico dell’Iran o ad allentare le rigide leggi islamiche".[36]
Un sondaggio indipendente condotto nel 2020 dal Gruppo per l’Analisi e la Misurazione degli Atteggiamenti in Iran (GAMAAN) mostrò che il 58% degli iraniani non credeva affatto nell’hijab e che il 72% era contrario alle regole che lo rendevano obbligatorio. Solo il 15% sosteneva l’obbligo legale di indossarlo in pubblico.[37][38]
L’Iran è l’unico Paese al mondo che obbliga anche le donne non musulmane residenti a indossare il velo.[39] Nel gennaio 2018, a una musicista cinese fu posto un panno nero sul capo dopo che il velo le era caduto durante un concerto. L’episodio fu descritto come una "repressione", "umiliazione" e "vergogna".[40]
Cronologia
modificaDicembre 2017
modifica- 27 dicembre
Il 27 dicembre 2017, alcune foto e video di una ragazza, Vida Movahed, mentre agitava il suo velo su una cabina elettrica, situata all’incrocio Enghelab–Vesal a Teheran, divennero virali con l’hashtag Where_is_she?(#دختر_خیابان_انقلاب_کجاست, Dov’è la ragazza di via Enghelab in persiano) sui social media. In un primo momento la sua identità non si conosceva, ma pochi giorni dopo Nasrin Sotoudeh, attivista per i diritti umani e avvocata, a sua volta arrestata in passato, scoprì che la donna aveva 31 anni ed era stata arrestata sul posto insieme alla sua bambina di 19 mesi.[9][10][11]
Gennaio 2018
modifica- 28 gennaio
Il 28 gennaio 2018, secondo Nasrin Sotoudeh, l’avvocata che seguiva il caso, Vida Movahed fu rilasciata temporaneamente su cauzione.[15][13][14]
- 29 gennaio
Il 29 gennaio 2018, una donna fu arrestata a Teheran dopo aver rievocato la protesta di Movahed salendo sulla stessa cabina elettrica in via Enghelab, togliendosi il velo bianco e sollevandolo su un bastone. Foto diffuse sui social media mostrano che almeno altre tre donne imitarono la protesta di Movahed a Teheran in quello stesso giorno, inclusa una vicino a Piazza Ferdowsi.[17]
- 30 gennaio
Secondo Nasrin Sotoudeh, il 30 gennaio 2018, la seconda donna arrestata il giorno precedente era Narges Hosseini (نرگس حسینی), di 32 anni.[41]
Sempre il 30 gennaio 2018, altre donne – e anche uomini – protestarono contro la legge sull’hijab obbligatorio ripetendo il gesto di Movahed.[18][16] Le proteste si svolsero non solo a Teheran, ma anche in altre città come Esfahan e Shiraz.[26][42]
Febbraio 2018
modifica- 1º febbraio
Il 1º febbraio 2018 la polizia iraniana annunciò di aver arrestato 29 donne per essersi tolte l’hijab.[42][43][44]
- 2 febbraio
Secondo Nasrin Sotoudeh, l’avvocata iraniana, Narges Hosseini – conosciuta come la seconda ragazza di via Enghelab – non era stata in grado di pagare la cauzione fissata dal giudice a 135.000 dollari statunitensi, e rischiava fino a 10 anni di prigione e 74 frustate per accuse che includevano l’aver commesso pubblicamente un atto peccaminoso.[26]
- 15 febbraio
Nuove foto e video diffusi sui social media mostrarono un’altra donna rievocare la protesta di Movahed nella stessa via Enghelab il 15 febbraio 2018, identificata come Azam Jangravi. I video diffusi mostrarono anche che la polizia la fece scendere con violenza. Secondo un post della stessa ragaza su Instagram, dichiarò di appartenere al movimento delle donne riformiste iraniane e al Partito degli esecutivi della costruzione, e di non aver ricevuto ordini da nessuno, né dentro né fuori dal Paese. Disse di aver agito per protestare contro l’hijab obbligatorio.[20][45][46]
- 17 febbraio
Narges Hosseini e Azam Jangravi furono rilasciate temporaneamente su cauzione.[45]
- 21 febbraio
Un’altra manifestante, Shaparak Shajarizadeh (شاپرک شجری زاده), fu arrestata il 21 febbraio 2018 mentre protestava con un velo bianco in una strada di Gheytarieh. Vari testimoni riferirono che la polizia la aggredì dalle spalle e la prese in custodia.[45][47][48]
Delle foto condivise sui social media mostrarono che il le autorità governative in risposta a queste proteste, stava installando una struttura metallica a forma di "V" rovesciata sulle cabine elettriche per impedire alle persone di salirvi sopra.[49] Shaparak Shajarizadeh fu condannata a due anni di prigione più altri 18 con pena sospesa.[50] In seguito dichiarò di aver lasciato l’Iran.[51]
- 22 febbraio
Un’altra donna, Maryam Shariatmadari (مریم شریعتمداری), protestò contro l’hijab obbligatorio arrampicandosi su una cabina elettrica; la polizia le ordinò di scendere ma la donna rifiutò chiedendo quale fosse il suo crimine. La polizia rispose "disturbo della quiete pubblica". Poi, mentre la fecero scendere con violenza, la donna si ferì e si ruppe una gamba.[47][52]
Shaparak Shajarizadeh, dichiarò di essere stata picchiata mentre era tenuta in custodia.[47] Fu poi rilasciata temporaneamente su cauzione.[47]
- 24 febbraio
Alcuni testimoni riferirono che un’altra donna, Hamraz Sadeghi (همراز صادقی), protestava contro l’hijab obbligatorio il 24 febbraio 2018 quando fu improvvisamente aggredita da un agente in borghese, arrestata e le fu rotto un braccio.[53]
Luglio 2018
modifica- 8 luglio
L’8 luglio 2018, l’adolescente iraniana, Maedeh Hojabri, fu arrestata dopo aver pubblicato sul suo account Instagram dei video in cui ballava su musica occidentale e iraniana senza indossare il velo.[54]
La giovane era tra le utenti Instagram più popolari in Iran, con oltre 600.000 follower.[54] I suoi video furono condivisi da centinaia di persone.[54] Diverse donne iraniane pubblicarono a loro volta video di sé stesse mentre ballavano per protestare contro il suo arresto.[55]
Ottobre 2018
modifica- 27 ottobre
Il 27 ottobre 2018, gli studenti della sede centrale di Teheran dell'Università Islamica Azad protestarono dopo che un furgone della Polizia morale entrò nel campus per cercare di arrestare alcune ragazze accusate di aver impropriamente indossato l'hijab. Alcuni video mostrarono una studentessa porsi davanti al furgone per impedirgli di uscire dal campus, e l’autista tentare di investirla.[56]
- 29 ottobre
Il 29 ottobre 2018, una donna si arrampicò sulla cupola di piazza Enghelab a Teheran, togliendosi il velo in segno di protesta. Fu arrestata pochi minuti dopo dalla polizia.[57]
Il 14 aprile 2019, fu rivelato che quella donna era Vida Movahed, la prima "ragazza di via Enghelab", che stava protestando per la seconda volta. La giovane venne condannata ad un anno di carcare.[58]
Febbraio 2019
modifica- 15 febbraio
Il 15 febbraio 2019, la Polizia morale tentò di arrestare due ragazze accusa di improprio uso dell'hijab nel quartiere Narmak di Teheran, ma trovò la resistenza da parte dei passanti. Un gruppo di persone circondò il furgone, rompendo i finestrini, staccando la portiera e liberando le due ragazze. Un video mostrò la polizia sparare in aria per disperdere la folla. La polizia di Teheran confermò in seguito l’incidente.[59][60]
Marzo 2019
modifica- 7 marzo
Il 7 marzo 2019, due donne furono arrestate a Kangavar dopo aver protestato contro l'imposizione dell'hijab obbligatorio camminando per le strade della città senza velo.[61]
- 8 marzo
L’8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, gruppi di donne a Teheran apparvero senza velo per le strade e protestarono contro l’oppressione femminile. Un video mostrò due donne senza velo con un cartello rosso che recitava: "La Giornata internazionale della donna è una promessa di un mondo giusto per tutta l’umanità", in via Valiasr. Un altro video mostrò varie donne senza velo nella metropolitana di Teheran che distribuivano fiori ai passeggeri.[62]
- 11 marzo
L’11 marzo 2019, un uomo salì su una cabina elettrica in via Enghelab e agitò un velo bianco su un bastone per protestare. Fu arrestato sul posto dalle forze di sicurezza.
Maggio 2019
modifica- 13 maggio
Il 13 maggio 2019, gli studenti dell’Università di Teheran si radunarono per protestare contro le crescenti pressioni esercitate dalle autorità per rispettare la regola del velo obbligatorio.[63] Vigilanti in borghese attaccarono gli studenti in protesta. Gli studenti portarono anche cartelli che chidevano maggiori libertà ed elezioni libere.[64]
Agosto 2019
modificaNell’agosto 2019, l’attivista iraniana per i diritti civili Saba Kord Afshari fu condannata a 24 anni di carcere, tra cui una pena di 15 anni per essersi tolta il velo in pubblico, atto che secondo le autorità iraniane avrebbe promosso “corruzione e prostituzione”.[65]
Settembre 2022
modificaIl 16 settembre 2022, una giovane ragazza iraniana di appena 22 anni, Mahsa Amini, morì mentre era tenuta in custodia dalla Polizia morale a Teheran in seguito ad un brutale pestaggio da parte della stessa polizia. La morte di Amini suscitò reazioni in tutto il mondo e innescò una serie di |proteste anti-hijab in tutto il Paese.[66]
Il 20 settembre 2022, l’adolescente iraniana di 16 anni Nika Shakarami (نیکا شاکرمی) scomparve a Teheran durante le proteste del 2022 seguite alla morte di Mahsa Amini. La famiglia fu informata della sua morte dieci giorni dopo. Morì in circostanze sospette, probabilmente legate a violenze da parte delle forze di sicurezza.[67]
In segno di protesta contro le continue violenze da parte delle autorità sulle donne, molte manifestanti si sono tolte l’hijab e lo hanno bruciato in grandi falò, oppure si sono tagliate simbolicamente i capelli in segno di disobbedienza.[68]
Reazioni
modificaNazionali
modifica- Il procuratore capo iraniano, Mohammad Jafar Montazeri, reagì alle proteste il 31 gennaio 2018 definendole mosse "banali" e "infantili" istigate da agenti stranieri.[14][69]
- Il vicepresidente del parlamento, Ali Motahari, disse il 31 gennaio 2018 che in Iran non esisteva nessuna imposizione obbligatoria dell'hijab , dal momento che le donne si presentavano vestite come preferivano.[70][71][72][73]
- Una deputata del parlamento iraniano, Soheila Jolodarzadeh, affermò il 31 gennaio 2018 che le proteste erano il risultato di restrizioni inutili nei confronti delle donne.[44]
- Il portavoce del sistema giudiziario dell’Iran, Gholam-Hossein Mohseni-Eje'i, il 4 febbraio 2018 dichiarò che alcune delle donne arrestate avevano fatto uso di "droghe sintetiche"; aggiunse inoltre che, se fosse stato provato che le loro proteste erano organizzate, il reato sarebbe stato considerato molto più grave.[26]
- Il presidente Hassan Rouhani dichiarò l’11 febbraio, in occasione del 39º anniversario della Rivoluzione islamica, che in base all’articolo 59 della costituzione qualsiasi conflitto nella società iraniana poteva essere risolto tramite un referendum costituzionale.[74]
- La celebre attrice e regista iraniana Marzieh Boroumand affermò il 14 febbraio 2018 di essere contraria all’hijab obbligatorio, ma di non sostenere la leadership di Masih Alinejad nel movimento. Credeva infatti che Alinejad cercasse di collegare tutte le proteste interne al Paese alla propria figura, dicendo al governo che le manifestanti ricevevano ordini da lei.[21][22]
- Nahid Khodakarami, ostetrica e membro del Consiglio comunale di Teheran, dichiarò che scegliere i propri vestiti era il diritto più semplice che le donne potessero avere. Commentando il video dell’arresto di Azam Jangravi disse: «Quale dei due ha più peccato, i capelli di Azam Jangravi o la mano di quell’uomo?»[75]
- Seyyed Mehdi Tabatabaei, un chierico sciita iraniano, reagì agli arresti il 22 febbraio 2018 affermando che l’hijab era un requisito dell’Islam, ma mise in discussione l’atto di imporlo alla popolazione.[76]
- La Forza di polizia della Repubblica Islamica dell'Iran avvertì ufficialmente il 23 febbraio 2018 che la pena per aver rimosso il velo poteva arrivare fino a 10 anni di carcere, in base all’articolo 639 della legge.[77]
- Il quotidiano Ghanoon (La Legge) pubblicò il 24 febbraio 2018 un articolo in prima pagina firmato da Mehrshad Imani, intitolato «Non chiamiamo prostitute le persone senza hijab», facendo riferimento all’articolo 639 della legge.[78]
- In un discorso all’Università di Isfahan nel 2018, Farhad Meysami definì il movimento delle Ragazze di via Enghelab un esempio di movimenti di resistenza civile non violenta.
Internazionali
modifica- Amnesty International il 24 gennaio 2018 chiese al governo iraniano di liberare incondizionatamente le donna arrestate.[79] Il 2 febbraio 2018 Amnesty International ribadì la richiesta di liberare sei difensori dei diritti umani, tra cui la manifestante Shima Babaei, arrestata il 1º febbraio 2018.[80][81][82]
- Heather Nauert, portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, diffuse il 2 febbraio 2018 un comunicato in cui condannava «gli arresti di almeno 29 persone per aver esercitato i propri diritti umani e fondamentali opponendosi all’hijab obbligatorio».[83][84][85][86][87][88]
- Il 6 febbraio 2018 una campagna sui social media con l’hashtag #NoHijabDay divenne virale, con donne di tutto il mondo che bruciavano i propri hijab in solidarietà con le iraniane costrette a indossarlo.[89][90]
- La direttrice del Programma Medio Oriente del Woodrow Wilson International Center for Scholars, Haleh Esfandiari, iraniana naturalizzata statunitense con base a Washington, dichiarò in un’intervista del febbraio 2018 a Axios che, secondo la sua opinione, le proteste stavano suscitando scalpore ma non costituivano ancora un vero movimento.[91]
- Sarah Leah Whitson, ex direttrice della divisione Medio Oriente di Human Rights Watch, il 24 febbraio 2018 chiese al governo iraniano di far cadere le accuse contro le manifestanti.[45][47]
- 45 membri del Parlamento europeo il 28 febbraio 2018 chiesero all’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri Federica Mogherini di sostenere le proteste delle donne iraniane contro l’hijab obbligatorio.[92][93]
Note
modifica- ^ (EN) His father was toppled in Iran's 1979 revolution. His take on hijab protests, in Hindustan Times, 28 September 2022.
- ^ (EN) Farah Pahlavi: '1st time we have seen a movement on such a scale in Iran', in i24news.tv, 28 September 2022.
- ^ Tudeh Party condemns murder of Mahsa Amini, su cpusa.org, 27 September 2022.
- ^ Iranian Communists slam Ayatollah Khamenei's claim that protests are orchestrated by US, su morningstaronline.co.uk, 3 October 2022.
- ^ (EN) Manifestanti filo-governativi scendono in strada per mostrare il loro rifiuto delle proteste in Iran, su msn.com, MSN. URL consultato il 24 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2022).
- ^ (EN) Migliaia di persone si radunano per manifestazioni filo-governative in Iran in mezzo a proteste di massa, su trtworld.com, TRT World. URL consultato il 24 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2022).
- ^ La stella del calcio iraniano chiede all'esercito di schierarsi con il popolo nelle proteste, su Iran International, 22 settembre 2022. URL consultato il 25 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2022).
- ^ I Pasdaran chiedono l'arresto del calciatore Ali Karimi per il sostegno alle proteste, su Iran Wire, 23 settembre 2022. URL consultato il 25 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2022).
- ^ a b Stefania D'Ignoti, Le campagne delle donne fioriscono oltre le proteste in Iran, su Al Monitor, 18 gennaio 2018. URL consultato il 27 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2018).
- ^ a b Rosie Alfatlawi, '#Where is She?' Gli iraniani cercano risposte sulla scomparsa dell’icona che agitava il velo, su Al Bawaba, 20 gennaio 2018. URL consultato il 27 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2018).
- ^ a b c Avvocato iraniano esprime preoccupazione per la manifestante senza hijab scomparsa, su The Daily Star (Lebanon), 22 gennaio 2018. URL consultato il 27 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2018).
- ^ a b Greg Norman, Temono l’arresto della donna iraniana del video iconico in cui agitava l’hijab su un bastone, su Fox News, 23 gennaio 2018. URL consultato il 27 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2018).
- ^ a b La protesta delle “Ragazze di via della Rivoluzione” accende il dibattito sull’hijab obbligatorio, su Center for Human Rights in Iran, 31 gennaio 2018. URL consultato il 24 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2018).
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- ^ a b Mahsa Alimardani, Le “Ragazze di via della Rivoluzione” contro le leggi sull’hijab obbligatorio in Iran, su Global Voices (ONG), 30 gennaio 2018. URL consultato il 31 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2018).
- ^ a b c Seconda donna arrestata a Teheran per la protesta sull’hijab, su The Guardian, 29 gennaio 2018. URL consultato il 29 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 29 gennaio 2018).
- ^ a b Golnaz Esfandiari, La “Ragazza di via della Rivoluzione” dà slancio alla protesta in Iran, su Radio Free Europe/Radio Liberty, 30 gennaio 2018. URL consultato il 31 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2018).
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- ^ a b Reazione di Marzieh Boroumand: sono contro l’hijab obbligatorio, su Radio Zamaneh, 15 febbraio 2018. URL consultato il 17 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2018).
- ^ a b Marzieh Boroumand: sono contro l’hijab obbligatorio, però..., su Asr-e-Iran, 15 febbraio 2018. URL consultato il 17 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2018).
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- ^ Arrestata la manifestante contro il velo: l’avvocata, su The Straits Times, 30 gennaio 2018. URL consultato il 30 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2018).
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