Giraffa tippelskirchi
La giraffa masai (Giraffa tippelskirchi[2]), nota anche come giraffa Maasai e giraffa del Kilimangiaro, è una specie di Giraffa originaria dell'Africa orientale, nel Kenya centrale e meridionale e in Tanzania e nella regione della valle di Luangwa in Zambia. Questa specie presenta distintive macchie frastagliate e irregolari simili a foglie che si estendono dagli zoccoli alla testa. La giraffa Masai è attualmente l'animale nazionale della Tanzania.[3]
Giraffa Masai | |
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Stato di conservazione | |
In pericolo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Artiodactyla |
Famiglia | Giraffidae |
Genere | Giraffa |
Specie | G. tippelskirchi |
Nomenclatura binomiale | |
Giraffa tippelskirchi (Matschie, 1898) | |
Sinonimi | |
Giraffa camelopardalis tippelskirchi | |
Areale | |
![]() Distribuzione in blu
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Tassonomia
modificaDa agosto 2025, la IUCN riconosce quattro specie di giraffa:[4] la giraffa settentrionale, la giraffa reticolata, la giraffa Masai e la giraffa meridionale. La giraffa Masai è stata quindi elevata a specie a pieno titolo, ed è stato stabilito che la giraffa di Thornicroft, nota anche come giraffa di Luangwa, che si trova nella regione della valle di Luangwa in Zambia, è una sottospecie della giraffa Masai (Giraffa tippelskirchi thornicrofti).
La giraffa Masai fu descritta e nominata Giraffa tippelskirchi dallo zoologo tedesco Paul Matschie nel 1898; tuttavia, dal 1758 le giraffe erano state generalmente considerate un'unica specie, quindi la giraffa Masai venne considerata una sottospecie della giraffa, Giraffa camelopardalis tippelskirchi. La giraffa Masai fu chiamata così in onore di Herr von Tippelskirch, membro di una spedizione scientifica tedesca nell'Africa orientale tedesca, in quella che oggi è la Tanzania settentrionale, nel 1896. Tippelskirch riportò la pelle di una giraffa Masai femmina da vicino al lago Eyasi, che fu successivamente identificata come Giraffa tippelskirchi.
Descrizione
modificaNel collo di una giraffa masai vi sono 7 vertebre. Sulla coda è presente un breve ciuffo di peli. La femmina ha una folta criniera sulla testa, non presente nel maschio. Entrambe, però, hanno sulla fronte da 2 a 5 corna, ognuna delle quali è formata da un osso ricoperto da un sottile strato di pelle. Le macchie di un maschio dominante tendono inoltre ad essere di colore più scuro rispetto a quelle degli altri componenti della mandria.
I maschi adulti raggiungono solitamente un'altezza di circa 5,5 m - il più alto esemplare conosciuto misurava 5,87 m di altezza e pesava circa 2.000 kg -, mentre le femmine tendono ad essere un po' più piccole, essendo alte generalmente meno di 5 metri. Sia le zampe che il collo sono lunghi approssimativamente 2 m ed il cuore, del peso di circa 12 kg, raggiunge le dimensioni di un pallone da basket.
Biologia
modificaNella giraffa non vi è una vera e propria stagione degli amori. Le femmine diventano in grado di riprodursi a 4 anni. Inoltre, partoriscono stando in piedi. Tra il 50 ed il 75% dei piccoli, però, muore nei primi mesi di vita a causa dei predatori, come iene o leoni. Perfino dopo che il suo piccolo è stato ucciso, la madre tenta ancora di colpire i predatori con i suoi zoccoli affilati, con esiti spesso letali: un calcio della giraffa masai è potente abbastanza da frantumare il cranio di un leone o spezzare la sua spina dorsale.
Conservazione
modificaLe giraffe Masai sono considerate a rischio di estinzione dalla IUCN e la popolazione è diminuita del 52% negli ultimi decenni a causa del bracconaggio e della perdita di habitat. La popolazione allo stato selvatico è stimata a 32 550 esemplari.
Oltre 100 giraffe Masai vivono sotto la tutela dell’uomo negli zoo accreditati AZA negli Stati Uniti. In diversi zoo, le giraffe Masai sono rimaste incinte e hanno partorito con successo.
Note
modifica- ^ (EN) Bolger, D., Ogutu, J., Strauss, M., Lee, D., Muneza, A., Fennessy, J. & Brown, D. 2019, Giraffa camelopardalis ssp. tippelskirchi, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 9/4/2020.
- ^ (EN) Colin Groves e Peter Grubb, Ungulate Taxonomy, JHU Press, 2011, pp. 68–70.
- ^ Adam Scott Kennedy, Animals of the Serengeti, and Ngorongoro Conservation Area, Princeton, New Jersey, 2014.
- ^ (EN) Four giraffe species officially recognised in major conservation reclassification – IUCN report - Press release | IUCN, su iucn.org. URL consultato il 26 Agosto 2025.
Altri progetti
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