Mars (1563)
Il Mars, noto anche come Makalös (Impareggiabile) era un vascello svedese dotato di 107 cannoni, costruito per il re Erik XIV di Svezia tra il 1561 e il 1563 ed affondato in combattimento nel Mar Baltico durante la prima battaglia di Öland il 31 maggio 1564.[2][3]
| Mars | |
|---|---|
| Descrizione generale | |
| Tipo | Galeone |
| Cantiere | cantiere navale di Björkenäs |
| Impostazione | 1561 |
| Varo | 1563 |
| Completamento | 1563 |
| Destino finale | Affondato il 31 maggio 1564 |
| Caratteristiche generali | |
| Dislocamento | 1 800 t |
| Lunghezza | 52,6 m |
| Larghezza | 14 m |
| Propulsione | 3 alberi a vele quadre |
| Equipaggio | 154 marinai, 300 soldati |
| Armamento | |
| Artiglieria | 107 cannoni |
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Storia
modificaNel 1560 re Erik XIV successe a Gustavo I sul trono di Svezia.[4] Aveva bisogno di consolidare l'indipendenza svedese, ancora contestata, ottenuta da suo padre, ma era ambizioso di proseguire su questa strada.[5] Una forte flotta avrebbe dato alla Svezia l'opportunità di tassare le navi straniere, favorendo così l'economia.[6] La chiglia del galeone Mars fu impostata presso il cantiere navale di Björkenäs nel 1561, e l'unità fu costruita in massello di quercia sotto la supervisione del maestro d'ascia Holger Olsson.[7] Il dislocamento era di circa 1.800 tonnellate, e la nave era lunga 52,6 metri alla chiglia, dal dritto di prua al dritto di poppa, e larga 14 m.[3][4] L'armamento era su 107 pezzi d'artiglieria di vari calibri: 2 cannoni da 48 libbre, 2 da 36 libbre, 9 da 24 libbre, 10 da 12 libbre, 4 da 9 libbre, 20 da 6 libbre, 6 da 3 libbre, 4 fucili a pietra focaia, 50 falconieri/falconette (cannoni leggeri.[4][8] La Mars faceva parte di un programma di costruzione navale per grandi navi avviato nel 1558 da Gustavo I, che voleva stabilire e garantire la supremazia svedese nel Mar Baltico.[9] Eric XIV intendeva utilizzare questa nave molto grande per sottolineare le sue ambizioni espansionistiche nel Mar Baltico e anche per fare impressione nell'Europa occidentale.[10]
Il Mars fu varato nel 1563, venendo completato nell'autunno di quell'anno, quando scoppiò la guerra del nord dei sette anni.[3] All'epoca della costruzione del Mars, la principale potenza marittima d'Europa (gli olandesi) favoriva le azioni ravvicinate, con le singole navi che sceglievano un avversario più o meno delle loro stesse dimensioni.[11] L'equipaggio era costituito dall'ammiraglio Jakob Bagge, da due Hövitsman (comandanti), un segretario, un cappellano, due barbieri con formazione medica, un commissario di bordo, un cronista di bordo (scrivano), un tamburino, un primo capitano, tre capitani, tre primi cannonieri e altri 340 membri dell'equipaggio della nave che lavoravano come navigatori, ufficiali, cuochi, camerieri, carpentieri, tornitori, bottai, velai, fabbri, marinai semplici o mozzi.[7] Allo stesso tempo, a bordo c'era anche un gran numero di fanti di marina, pari a circa altri 340 uomini.[7]
Battaglia di Öland e il suo affondamento
modificaLa forza navale al comando dell'ammiraglio Jakob Bagge si radunò a Dalarö nel maggio del 1564, raggiungendo quindi Älvsnabben, da dove salpò il 29 dello stesso mese.[12] L'ammiraglio Bagge alzava la sua insegna sul Mars, che aveva assunto il ruolo di nave ammiraglia.[12] La flotta svedese era composta da 38 navi, tra grandi e piccole, con circa 3.400 marinai e 1.700 cavalieri (äntergastar), per un totale di circa 5.100 persone. Di questi, 600-700 formavano un equipaggio della Mars.[13] Tra le navi più grandi vi erano l'Elefanten e la Finska Svan.[14] La flotta danese, guidata dall'ammiraglio Herluf Trolle imbarcato sulla Fortuna, era composta da circa ventisei navi, metà delle quali di grandi e medie dimensioni, mentre il resto era formato da imbarcazioni più piccole.[13] Il totale degli equipaggi raggiungeva circa 4.600 persone.[14] La flotta di Lubecca era composta da dieci navi con circa 1.500 marinai e 500 cavalieri, ed era al comando dall'ammiraglio Friedrich Knebel che alzava la sua insegna sulla Der Engel.[15] Il comandante in capo della flotta combinata lubecco-danese era l'ammiraglio Trolle, che quindi aveva ai suoi ordini circa trentasei navi con 6.600 membri degli equipaggi.[13] La flotta danese aveva già lasciato Copenaghen l'8 maggio e si era unita a quella di Lubecca a Stora Karlsö il 24 dello stesso mese. La sera del 28 maggio, la flotta salpò per cercare la flotta svedese, che si sapeva essere ad Älvsnabben.[13]
La mattina del 30 maggio, la squadra svedese risultava dispersa, con fino a due miglia nautiche tra le navi e l'ammiraglia, a metà strada tra Västervik e Visby.[13] Mentre Visby era in vista dal Mars, la vedetta intravide anche la flotta nemica tra gli arcipelaghi di Tjust e Stegeborg (costa dello Småland).[16] Le due flotte partirono verso la punta settentrionale di Öland, dove si incontrarono a mezzogiorno.[13] La battaglia del 30 maggio si concluse a favore degli svedesi, al punto che l'ammiraglia di Trolle, la Fortuna, fu danneggiata e dovette essere riparata, cosa che fu fatta il giorno e la notte successivi.[13] La nave di Lublino Långe Barken fu affondata all'incirca al tramonto, ponendo fine ai combattimenti della giornata.[13]
La mattina del 31 maggio, al sorgere del sole, l'ammiraglio Bagge riprese la battaglia.[16] Tuttavia, le navi svedesi erano disperse come il giorno prima e solo sei navi seguivano in formazione l'ammiraglia Mars, tra cui l'Elefanten e la Finska Svan.[14] La tecnica di combattimento svedese utilizzata in quel periodo consisteva nell'utilizzare durante la battaglia l'artiglieria superiore delle navi più grandi che aveva di gran lunga la maggiore potenza di fuoco.[16] La tecnica di combattimento consisteva nel mantenere una distanza tale in cui veniva utilizzata la massima gittata effettiva dell'artiglieria, al fine di evitare il più possibile lo scontro ravvicinato.[16] La gittata effettiva massima dell'artiglieria pesante era in quel momento di 100-200 metri.[16] I proiettili potevano tuttavia arrivare fino a poco più di 1.500 metri, ma la precisione era scarsa per diversi motivi, tra cui la precisione nella mira, nella direzione e nell'elevazione, nonché la qualità della polvere da sparo e la precisione nella fabbricazione della canna del cannone rispetto al proiettile.[13] Alle 05:00 del 31 maggio, Mars, Elefanten e Finska Svan aprirono il fuoco sulla flotta lubecco-danese, che si trovava molto vicina alla punta settentrionale di Öland.[16] Bagge cercò di spingere il nemico verso la punta, ma le navi di Lubecca non corsero tale rischio e ritornarono indietro.[13] La sera, quando le flotte avevano raggiunto l'altezza di Kapelludden, sull'isola orientale di Öland, e avevano appena virato di nuovo verso nord, il vento cambiò direzione, soffiando da nord-ovest.[13] Ciò significò che la forza svedese si trovò in una posizione sfavorevole.[13] L'ammiraglia della squadra di Lubecca, la Der Engel, e un'altra nave. la Fuchs, si adagiarono sul lato sopravvento del Mars. Ne seguì una difficile mischia, con la flotta danese che cercò di portarsi sul lato sottovento del Mars.[13] L'ammiraglia svedese, l'Elefantene la Finska Svan riuscirono a tenerle lontane con la loro artiglieria.[13] L'ammiraglia Fortuna fu nuovamente danneggiata in modo ancora più grave, così come un'altra nave danese.[13] Mentre le navi di Lubecca resistevano, l'Elefanten e la Finska Svan cedettero dopo una lunga battaglia, e l'intera flotta svedese, tranne la Mars, si ritirò dall'azione.[17] Il viceammiraglio Klas Fleming assunse il comando della flotta e fece ritorno ad Älvsnabben.[17] Quando il resto della flotta si fu ritirato, la danese Byens Løffue riuscì a portarsi sottovento alla Mars.[17][15] Le informazioni su quale lato della nave lubecchina Räfven si agganciò effettivamente variano a seconda delle diverse fonti d'archivio.[15]
Gli equipaggi nemici tentarono più volte di abbordare la Mars, ma furono respinti in un feroce combattimento corpo a corpo.[17] Vennero lanciati rampini, lance e palle infuocate contro la Mars, e una di queste ultime finì in una polveriera che esplose e incendiò la nave.[2] Quando l'incendio divenne troppo intenso, Bagge fu avvicinato da una delegazione dell'equipaggio che lo esortò ad arrendersi.[18] A causa del fumo e del fuoco, non poterono più rimanere sulla nave, che fu costretta ad arrendersi e Bagge, con il suo vice Arvid Trolle, si lasciò trasferire su una nave di Lubecca, dove fu preso prigioniero.[19] Circa un centinaio di marinai svedesi furono trasferiti sulle navi nemiche, e 300-400 membri dell'equipaggio di queste ultima furono inviati sulla Mars per assumerne il controllo.[17] Poco tempo dopo la Mars esplose affondando, causando la morte molti degli 880 uomini degli equipaggi svedese e delle navi di Lubecca presenti a bordo.[17][20] Dopo la fine della battaglia le navi di Trolle e Knebel si diressero quindi verso Stora Karlsö.[13] L'ammiraglio Bagge fu inizialmente tenuto prigioniero dagli abitanti di Lubecca, e poi re Federico di Danimarca riuscì a farlo estradare e lo imprigionò a Copenaghen. Re Erik XIV tentò più volte di ottenerne lo scambio, ma la cosa non ebbe successo fino alla fine della guerra, nel 1571.[13] Il popolo svedese attribuì la sfortuna del Mars alla maledizione che gravava sulla nave, poiché i suoi cannoni erano stati ricavati dalle campane delle chiese confiscate dal re Gustavo I.[13]
Il relitto
modificaIl sito del relitto è stato localizzato dalla società Ocean Discovery nel 2011 dopo una lunga ricerca con sonar a scansione laterale.[2] Il Mars e adagiato sul fondale marino a una profondità di 75 metri, 22 km a nord-est di Öland.[2][20] A questa profondità e con la posizione esatta sconosciuta, i preziosi cannoni di bronzo erano fuori dalla portata di qualsiasi tentativo di recupero storico.[2] Dopo l'esplosione, lo scafo della nave si spezzò in tre pezzi principali in superficie, che affondarono indipendentemente sul fondo.[4] Con la parte anteriore dello scafo per lo più distrutta, i frammenti principali erano il lato di babordo, il lato di tribordo e la parte inferiore dello scafo.[18] L'indagine archeologica iniziale è stata condotta da una collaborazione tra il Maritime Archaeological Research Institute (MARIS) presso l'Università di Södertörn , MMT (una società che effettua rilievi marini, principalmente per l'industria petrolifera e del gas), Ocean Discovery (la società che ha localizzato il sito) e la società di produzione televisiva Deep Sea Productions.[18] La profondità ha richiesto ai subacquei di utilizzare tecniche di gas misto e rebreather.[18] Oltre alle estese visite dei subacquei, parte dell'indagine archeologica è stata condotta tramite fotografie da ROV, con sonar multifascio e una tecnica di scansione acustica basata sul fondale (chiamata "Blueview").[18]
Note
modifica- ^ Unger 1909, p. 69.
- ^ a b c d e Maxisciences.
- ^ a b c Historia.
- ^ a b c d Tandfonline.
- ^ Zettersten 1890, p. 331.
- ^ Glete 2010, p. 8.
- ^ a b c Ekman 1939, p. 8.
- ^ Bäckström 1864, p. 26.
- ^ Glete 2010, p. 357.
- ^ Glete 2010, p. 358.
- ^ Lambert 2000, p. 41.
- ^ a b Crichton 1888, p. 26.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Bäckström 1864, p. 42-43.
- ^ a b c Bäckström 1864, p. 42.
- ^ a b c Anderson 1939, p. 296.
- ^ a b c d e f Allylandes.
- ^ a b c d e f Crichton 1888, p. 27.
- ^ a b c d e Divermag.
- ^ Lavery 2002, p. 42.
- ^ a b Glete 2010, p. 360.
Bibliografia
modifica- (EN) Jonathan Adams, A maritime archaeology of ships: innovation and social change in late medieval and early modern Europe, Oxford, Oxbow Books, 2013, ISBN 978-1-84217-297-1.
- (SV) P.O. Bäckström, Svenska flottans historia, Stockholm, P.A, Norstedt & Söners Förlag, 1864.
- (SV) Andrew Crichton, Scandinavia, Ancient and Modern: Being a History of Denmark, Sweden and Norway. Vol.2, Edimburgh, Oliver Boyd, 1888.
- (EN) Jan Glete, Swedish Naval Administration, 1521–1721. Resource Flows and Organisational Capabilities, Boston, Brill, 2010.
- (EN) Andrew D. Lambert, War at sea in the age of the sail: 1650-1850, London, Cassell, 2000, ISBN 0-304-35246-2.
- (EN) Jason Edward Lavery, Germany’s northern Challenge: the Holy Roman Empire and the Scandinavian struggle for the Baltic, 1563–1576, Boston, Brill Academic, 2002, ISBN 978-0-391-04156-1.
- (SV) Gunnar Unger, Illustrerad svensk sjökrigshistoria: afsedd för undervisningen vid k. sjökrigsskolan. D. 1, Omfattande tiden intill 1680, Stockholm, Bonnier, 1909.
- (SV) Axel Zettersten, Svenska Flottans historia åren 1522-1634, Stockholm, Jos. Seligsmann Förlag, 1890.
- Periodici
- (EN) Niklas Eriksson, How Large Was Mars? An investigation of the dimensions of a legendary Swedish warship, 1563–1564, in The Mariner's Mirror. The Journal of the Society for Nautical Research, vol. 105, n. 1, Society for Nautical Research, july 2019, pp. 260–274.
- (EN) Niklas Eriksson e Johan Rönnby, Mars (1564): the initial archaeological investigations of a great 16th-century Swedish warship, in International Journal of Nautical Archaeology, vol. 46, march 2017, pp. 92–107.
- (EN) C. Ekman, The Swedish Ship Mars or Makalös, in The Mariner's Mirror. The Journal of the Society for Nautical Research, vol. 25, n. 1, Society for Nautical Research, 1939, pp. 5-10.
- (EN) Roger Charles Anderson, The Mars and the Adler Swedish Ship Mars or Makalös, in The Mariner's Mirror. The Journal of the Society for Nautical Research, vol. 25, n. 3, Society for Nautical Research, 1939, pp. 296-299.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mars
Collegamenti esterni
modifica- (FR) L'épave maudite d'un navire de guerre vieux de 450 ans livre ses secrets, su Maxisciences. URL consultato l'8 ottobre 2025.}
- (SV) Jan Glete, Svenska örlogsfaetyg 1561.1570 (PDF), su Historia. URL consultato l'8 ottobre 2025.
- (EN) How Large Was Mars? An investigation of the dimensions of a legendary Swedish warship, 1563–1564, su Tandfonline. URL consultato l'8 ottobre 2025.
- (EN) Richard Lundgren, Mars the Magnificent, su Divermag. URL consultato l'8 ottobre 2025.
- (EN) Mars still Magnificent, su Allylandes. URL consultato l'8 ottobre 2025.
