Metri persiani
I metri persiani sono schemi di sillabe lunghe e brevi, costituiti da un numero di sillabe che va da 10 a 16, utilizzati nella poesia persiana.
Negli ultimi 1 000 anni, la lingua persiana ha goduto di una ricca letteratura, soprattutto poetica e, fino all'avvento dell'uso del verso libero nel XX secolo, tale poesia è sempre stata quantitativa, ovvero i versi erano composti secondo vari schemi, noti come metri, di sillabe lunghe e brevi. Non solo la conoscenza della metrica risulta quindi utile per chi deve memorizzare il verso ma risulta addirittura essenziale per poter recitare correttamente la poesia persiana e, spesso, anche per trasmetterne il significato corretto in caso di ambiguità, poiché nei caratteri persiani le vocali brevi non sono scritte.
I metri persiani sono stati tradizionalmente analizzati in termini di metri arabi, da cui si ritiene siano stati adattati. Tuttavia, negli ultimi anni è stato riconosciuto che per la maggior parte i metri persiani si sono sviluppati indipendentemente da quelli arabi e si quindi è sviluppato un movimento per analizzarli in termini propri.
Una caratteristica insolita della poesia persiana, non riscontrabile nei versi arabi, latini o greci antichi, è che invece di due lunghezze di sillabe, ossia breve e lunga, ce ne sono tre, ossia breve, lunga e lunghissima, con queste ultime che possono essere utilizzate al posto di una sillaba lunga più una breve.
I metri persiani non furono usati solo nella poesia persiana classica ma furono imitati anche nella poesia turca del periodo ottomano[1] e nella poesia urdu sotto gli imperatori Mughal. Che i poeti di Turchia e India copiassero i metri persiani, non quelli arabi, risulta chiaro dal fatto che, proprio come con i versi persiani, i metri più comunemente usati nella poesia araba (ṭawīl, kāmil, wāfir e basīṭ) vengono evitati, mentre i metri usati più frequentemente nella poesia lirica persiana sono esattamente quelli più frequenti in turco e urdu.[1]
Versi quantitativi
modificaLa poesia persiana classica non si basa sull'accento, ma sulla quantità, ovvero sulla lunghezza delle sillabe. Una sillaba che termina con una vocale breve è breve (u), ma una che termina con una vocale lunga o una consonante è lunga (–). Pertanto, una parola come ja-hān ("mondo"), è considerata composta da una sillaba breve più una lunga (u–), mentre far-dā ("domani") è composta da due sillabe lunghe (––). Una parola come na-fas ("respiro") è solitamente considerata composta da una sillaba breve più una lunga (u–), ma se segue una vocale, come in na-fa-sī ("un respiro"), la seconda sillaba è breve (uu–).
Una caratteristica della poesia persiana classica è che, oltre alle sillabe lunghe e brevi, presenta anche sillabe "lunghissime". Si tratta di sillabe composte da una qualsiasi vocale più due consonanti, come panj ("cinque") o dūst ("amico"), o da una vocale lunga più una consonante (diversa dalla n), ad esempio rūz ("giorno") o bād ("vento"). Nel metro di una poesia, una sillaba lunghissima può sostituire qualsiasi sequenza di "lunga più breve". Tali sillabe possono anche essere utilizzate alla fine di un verso, nel qual caso la differenza tra lunga e molto lunga viene annullata.
Nella pronuncia colloquiale moderna, la differenza di lunghezza tra vocali lunghe e brevi non viene per lo più osservata ma, quando si recita una poesia, le vocali lunghe vengono pronunciate più lunghe di quelle brevi.[2] Infatti, quando si analizza una registrazione di versi persiani, si può sentire che le sillabe lunghe vengono mediamente pronunciate più lunghe di quelle brevi, e le sillabe lunghissime sono ancora più lunghe, come illustrato nei paragrafi successivi.
In questo articolo vengono utilizzati i seguenti simboli:
- u = una sillaba breve
- – = una sillaba lunga
- –u = una sillaba lunghissia
- x = anceps, ossia, alcuni metri consentono una sillaba lunga o breve all'inizio di un verso.
- u u = biceps, ovvero una coppia di sillabe brevi che possono essere liberamente sostituite da una sillaba lunga; ciò accade principalmente quando un verso termina in u u –, raramente altrove.
Modelli metrici
modificaDa un punto di vista metrico, la poesia persiana classica può essere suddivisa in tre tipi principali.
Masnavi
modificaIl primo tipo è costituito da poesie in distici in rima, note come masnavi o mathnawi.[3] Queste sono quasi sempre scritte in uno dei sette metri diversi composti da 11 (o in un caso da 10) sillabe, e ogni distico ha la sua rima separata. La tradizione delle 11 sillabe potrebbe risalire ai tempi pre-islamici, periodo in cui la poesia delle 11 sillabe sembra sia stata comune.[4]
Alcune delle poesie scritte in forma masnavi sono molto lunghe, arrivando fino a 50 000 distici. I metri più comunemente usati sono i seguenti (il codice di Elwell-Sutton segue ogni metro):
- u – – | u – – | u – – | u – (es. Shāh-Nāmeh di Firdusi Bustan di Saʿdi): 1.1.11 (motaqāreb)
- u – – – | u – – – | u – – (es. Vis e Rāmin di Gorgani o Khosrow e Shirin di Nizami Ganjavi): 2.1.11 (hazaj)
- – u – – | – u – – | – u – (es. Masnavi-ē Ma'navī di Rumi o Il Verbo degli uccelli di Attar): 2.4.11 (ramal)
- – – u u – u – u – – (es. Layla e Majnun) di Nizami Ganjavi: 5.1.10 (anche hazaj)[5][6]
- x u – – | u – u – | u u – (es. Hadīqatu-l-Haqīqa di Sanai o Haft Peykar di Nizami Ganjavi): 4.5.11 (xafīf)
Anche alcune poesie più brevi, come molte di quelle contenute nel Golestān (Il roseto) di Saʿdi, sono scritte in distici in rima in uno o nell'altro di questi metri; un esempio famoso è Banī Ādam dal Golestān, che consiste in tre distici in rima nel primo dei metri sopra menzionati.
Il poeta del XII secolo Nizami Ganjavi scrisse una serie di 5 masnavīyāt, ognuno in uno diverso dei metri sopra menzionati, per un totale di quasi 29 000 distici.[7] Un tale quintetto era noto come khamsa o khamse (dall'arabo خَمْسة xamsa' "(gruppo di) cinque"), e la pratica fu in seguito imitata da altri poeti come Amir Khusrow di Delhi e Khwaju Kermani di Shiraz.
Lirica
modificaIl secondo tipo di poesia persiana è la poesia lirica, come i ghazal di Hafez o i poemi spirituali della raccolta di Rumi nota come Diwan-e Shams-e Tabrizi. Questi tendono ad essere in metri più lunghi, solitamente dalle 14 alle 16 sillabe, in forma tetrametrica (cioè con quattro piedi in ogni emistichio o semiverso).
Per le poesie liriche vengono comunemente utilizzati circa 30 metri diversi, tuttavia il 70% delle poesie è scritto in uno dei seguenti sette metri:[8]
- u – u – | u u – – | u – u – | u u – (15 sillabe): 4.1.15
- – – | u – u – | u u – – | u – u – (14 sillabe): 4.7.14
- – u – – | – u – – | – u – – | – u – (15 sillabe): 2.4.15
- x u – – | u u – – | u u – – | u u – (15 sillabe): 3.1.15
- x u – – | u – u – | u u – (11 sillabe): 4.5.11
- u – – – | u – – – | u – – – | u – – – (16 sillabe): 2.1.16
- – – | u u – – | u u – – | u u – – (14 sillabe): 3.3.14
Il metro più corto 4.5.11 è frequentemente utilizzato per i masnavīyāt ma può essere utilizzato anche per la scrittura lirica, come in otto dei ghazal di Hafez.[9]
Talvolta un metro è composto da due brevi sezioni, la seconda delle quali è una ripetizione della prima, come nel caso seguente:
- – u u – | – u – || – u u – | – u – (7 + 7 sillabe): 3.4.7(2) = 4.4.7(2)
La maggior parte della poesia lirica è composta in forma di distici, in cui il primo distico è un distico in rima, e poi la stessa rima viene utilizzata alla fine di ogni distico fino alla fine della poesia. Una minoranza di poesia lirica è composta in strofe con schemi di rima più complessi.
Ruba'i
modificaIl terzo tipo di poesia è il rubaʿi o quartina, come le rubaiyat di Omar Khayyam. In queste, viene utilizzato uno qualsiasi di due metri di 13 sillabe, che sono varianti l'uno dell'altro (spesso entrambi sono utilizzati nella stessa poesia) e che sono utilizzati solo per le rubaiyat. Una singola sillaba lunga può essere liberamente sostituita alla fine del verso dove il modello ha "u u", e talvolta anche nelle sillabe 3 e 4:[10]
- – | – u u – | – u u – | – u u – : 3.3.13
- – | – u u – | u – u – | – u u – : 5.1.13
Lo schema della rima per un ruba'i è AA BA; sotto questo aspetto assomiglia più alla poesia lirica che a un masnavi.
Variazioni metriche
modificaIn tutte le forme poetiche classiche persiane viene utilizzato lo stesso metro in tutta la poesia, le uniche variazioni sono:
(i) la combinazione – u può essere sostituita da una sillaba lunghissima;
(ii) alla fine di un verso, o prima di una dieresi, il ritmo u u – può essere sostituito da – –;
(iii) all'inizio di una riga uu è spesso sostituito da – u ;
(iv) la sillaba finale di un verso è sempre considerata lunga, qualunque sia la sua forma.
Nella poesia persiana non è possibile avere più di due sillabe brevi di seguito. Lo schema – u u – u u –, molto comune nella poesia latina e greca, non si trova mai in persiano. A differenza della poesia araba, le sillabe anceps (x), cioè le sillabe di lunghezza arbitraria, non si trovano in nessun punto del verso, tranne che al primo posto se la seconda è breve e la terza è lunga (vedi la variante (ii)). Questa prima sillaba anceps si può osservare nei metri 3.1.11(M), 3.1.15, 3.1.16 e 4.5.11(M) nella tabella dei metri comuni qui sotto.
Oltre alle variazioni metriche sopra menzionate, un'altra fonte di varietà è l'accento della parola, che cambia da un verso all'altro, evitando così la monotonia.
La descrizione tradizionale
modificaFino a poco tempo fa i metri persiani venivano sempre descritti usando gli stessi termini della poesia araba, usando il sistema noto come ʿarūḍ (in arabo عروض?) ideato dal grammatico arabo al-Khalil ibn Ahmad nell'VIII secolo. Così, ad esempio, il ritmo del poema epico di Firdusi, lo Shāh-Nāmeh (u – – | u – – | u – – | u –) si pensava fosse una modifica del metro arabo mutaqārib, che è simile (u – x | u – x | u – x | u –) (In questa notazione, u è usato per una sillaba breve, – per una lunga e x per una anceps, che può essere lunga o breve). Tuttavia, poiché questo metro non fu usato in arabo fino al periodo islamico, un'altra possibilità è che sia stato preso in prestito dal persiano all'arabo.[11]
Poiché i metri persiani sono generalmente diversi da quelli arabi, spesso la corrispondenza tra arabo e persiano non è esatta. Pertanto, nel sistema tradizionale, entrambi i metri seguenti sono considerati adattamenti del metro arabo hazaj (u – – x | u – – x || u – – x | u – – x):
- u – – – u – – – u – – (2.1.11)
- – – u u – u – u – – (5.1.10)
Un altro punto è che i quattro metri arabi più popolari (ṭawīl, kāmil, wāfir e basīṭ) non vengono praticamente mai utilizzati in persiano,[1] mentre tre dei metri persiani di base non si trovano in arabo.[12]
Inoltre, una delle caratteristiche della poesia araba, ovvero le posizioni delle anceps (ovvero, certi punti del verso in cui una sillaba può essere lunga o breve), non si applica alla versione persiana dei metri arabi. In persiano, eccetto in certi metri in cui solo la prima sillaba può essere lunga o breve, la lunghezza delle sillabe in qualsiasi metro è lunga o breve, ma mai variabile.[13]
Un nuovo approccio
modificaLa descrizione dei metri persiani fu rivoluzionata dalla pubblicazione nel 1975 di un articolo sulla rivista Iran di Lawrence Paul Elwell-Sutton,[14] successivamente ampliato nel libro The Persian Metres, edito nel 1976, e riassunto nella sua voce ʾArūż nell'edizione del 1986 dell'Encyclopædia Iranica. Elwell-Sutton si oppose all'idea che i metri persiani fossero semplicemente un adattamento di quelli arabi e nel complesso la sua opinione è stata accettata dagli studiosi successivi. Come scrive François de Blois in Persian Literature: A Bio-Bibliographical Survey: "Molti metri persiani, in particolare quelli usati nella poesia lirica, non corrispondono a nessun metro arabo, questo nonostante il fatto che la tradizionale teoria prosodica persiana abbia dato loro elaborati nomi arabi e abbia tentato di 'derivarli' dai metri arabi standard con cui condividono un nome."[15]
Ciò che è stato meno facilmente accettato da altri studiosi è l'affermazione di Elwell-Sutton secondo cui i metri persiani nel loro complesso proseguono una tradizione derivata dalla poesia persiana preislamica. Secondo De Blois non vi è alcuna prova che la poesia preislamica fosse quantitativa piuttosto che accentuativa. La sua opinione è che "i pionieri della poesia persiana, oltre a prendere in prestito, o meglio adattare, alcuni dei metri arabi, svilupparono anche una serie di nuovi metri puramente persiani di tipo arabo (cioè quantitativo)".[15]
Classificazione di Elwell-Sutton
modificaDopo aver esaminato i metri di oltre 20 000 poesie persiane, Elwell-Sutton si rese conto che la stragrande maggioranza di esse (ben oltre il 99%) poteva essere analizzata in termini di soli cinque modelli ripetuti, riportato di seguito con il simbolo u che si riferisce a una sillaba breve e – a una lunga.
- 1. u – – | u – –
- 2. u – – – | u – – –
- 3. u u – – | u u – –
- 4. u – u – | u u – –
- 5. – – u u | – u – u
Utilizzando questi modelli è possibile classificare qualsiasi metro utilizzando tre numeri. Così il metro – u – – – u – – – u – , usato nel masnavi di Rumi, può essere visto come una variante del secondo modello e può essere classificato come 2.4.11 (= 2° modello, inizia sulla 4ª sillaba, lungo 11 sillabe); e – – u u – u – u – – , usato nel Layla e Majnun di Nizami Ganjavi, è classificato come 5.1.10 (modello 5, inizia sulla prima sillaba, lungo 10 sillabe).
Questo sistema di etichettatura consente di fare riferimento ai diversi metri in modo più semplice rispetto al sistema tradizionale, dove il metro delle quartine di Omar Khayyam è diviso in 24 modelli diversi con etichette come hazaj-e musamman-e axrab-e maqbūz-e makfūf-e majbūb.[16]
Elwell-Sutton calcolò anche la frequenza di occorrenza dei vari metri e scoprì che, sebbene esistano oltre 100 metri diversi, il 99% delle poesie persiane classiche utilizza uno di un gruppo di circa 30 metri comuni, alcuni dei quali sono più frequenti di altri.
Regole della prosodia
modificaLunghezza delle sillabe
modifica"Scansionare metricamente" un verso poetico significa stabilire quali sillabe sono lunghe e quali sono brevi, in modo da poterlo leggere correttamente. Secondo il metodo europeo, il verso viene prima diviso in sillabe, ciascuna delle quali deve contenere una vocale breve (a, e, o), una vocale lunga (ā, ē, ī, ō, ū) o un dittongo (ey, ow, āy, ūy). Una sillaba deve iniziare con una consonante, se disponibile, ma non più di una. Così goftan "dire" è diviso gof-tan e 'ādam 'Adam è diviso 'ā-dam.
Le sillabe nella poesia persiana hanno tre lunghezze. Scrivendo "C" per consonante, "V" per vocale e "VV" per vocale lunga o dittongo, le tre lunghezze sono le seguenti:
- Corta: CV, come ke, na.
- Lunga: CVV o CVC, come nī, gof, 'ā, mey.
- Lunghissima: CVVC, CVCC, CVVCC, come kār, dast, dūst. (Eccezioni: sillabe che terminano in ān, īn, ūn solitamente conteggiate come lunghe e non lunghissime.)[17][18]
In persiano, le tre lunghezze delle sillabe sono chiamate rispettivamente kūtāh, boland e derāz.[19]
Alla fine di un verso o di un semiverso, la distinzione tra sillabe brevi, lunghe e lunghissime viene ignorata. Pertanto, alla fine di un verso, le sillabe to, jā e dūst vengono tutte contate come un'unica sillaba lunga senza distinzione di lunghezza.[20]
Sillabe lunghissime
modificaUna sillaba lunghissima può essere sostituita in qualsiasi punto di un verso in cui il metro ha una sillaba lunga più una breve (– u), e anche all'inizio del verso in cui il metro ha (xu).
Le sillabe lunghissime non solo aggiungono bellezza al verso ma anche varietà, poiché ogni volta che viene utilizzata una sillaba lunghissime (tranne a fine verso), il numero di sillabe viene ridotto.[21] Così nella prima metà del seguente distico dal Golestān di Saʿdi, il metro (4.5.11), che normalmente ha undici sillabe, viene ridotto a otto. Nel secondo verso, ci sono 9 sillabe, perché oltre alla sillaba lughissima in dūstī, la u u – finale del verso è sostituita da – –. Le sillabe troppo lunghe sono sottolineate nella traslitterazione:
- یار ناپایدار دوست مدار
- دوستی را نشاید این غدار
- yār-e nāpāydār dūst madār
- lang|fa-Latn|dūstī-rā na-šāyad īn qaddār
- – u – –u –u –u u –
- –u – – u – u – – –
"Non amare un amico che non è fedele; questo traditore non è degno di amicizia."
Quando si recita una poesia persiana, le tre lunghezze delle sillabe, "breve", "lunga" e "lunghissima", richiedono tempi di pronuncia diversi. In un esperimento, Elwell-Sutton ha registrato due attori persiani istruiti che leggevano diverse poesie e ha misurato la lunghezza di ciascuna sillaba in centesimi di secondo. Sebbene la lunghezza delle sillabe fosse variabile (ad esempio, una sillaba breve poteva durare da 0,07 a 0,65 secondi), la media dei due attori combinati era la seguente: sillabe brevi 0,21 secondi, sillabe lunghe 0,33 secondi, sillabe troppo lunghe 0,59 secondi.[22]
Nel metodo tradizionale turco e indiano di pronunciare la poesia persiana, una sillaba troppo lunga è seguita da una vocale anaptittica breve, nota come nīm-fath'e ("mezza-a"), ad esempio dūs a tī ("amicizia"), ma in Iran questa vocale non è solitamente utilizzata.[23] Tuttavia, ci sono alcune parole, come ās(e)mān ("paradiso") o yād(e)gār ("memoriale"), in cui entrambe le pronunce sono consentite nei dizionari. Alcuni nomi, come quello di Yazdgard III, l'ultimo re dell'impero sasanide, sono eccezioni a questa tendenza in quanto sono quasi sempre pronunciati con una vocale anaptica breve, o nīm-fathe ("mezza-a") (cioè Yazd-a-gerd) o, per lo più nella moderna pronuncia iraniana, nīm-kasreh ("mezza-e") (cioè Yazd-e-gerd).
Regole minori della prosodia
modifica'Eyn e alef
modificaLa lettera 'eyn (ع), che in persiano si pronuncia come un colpo di glottide, è sempre contata nella poesia come una consonante, ad esempio 'ešq "amore".[24] Quindi, come qualsiasi altra consonante, può far sì che la sillaba precedente diventi lunga, così che az 'ešq "dall'amore" ha la scansione – –u.
La lettera alef (ا) all'inizio di una parola, d'altra parte, può essere pronunciata come un colpo di glottide o ignorata nella scansione metrica. Così, nel verso di Hafez che inizia con agar 'ān Tork-e Šīrāzī ("se quel turco di Shiraz"), il colpo di glottide all'inizio della parola 'ān "che" viene pronunciato e la scansione è u – – – u – – –. Ma nella maggior parte dei casi la alef è muta e non ha alcun effetto sulla lunghezza della sillaba precedente. Poeti diversi hanno preferenze diverse al riguardo; ad esempio, i versi in cui la alef è osservata come un colpo di glottide sono molto più comuni in Rumi che in Sa'di.[25][26] La parola ast ("è") e altre parti del verbo "essere" sono sempre pronunciate senza occlusiva glottidale; e non c'è occlusiva glottidale anche dopo un prefisso verbale, ad esempio bar-āmad "venne su".[27]
Ezāfe e vocali finali
modificaIl suffisso non scritto ezāfe, come in Tork-e Šīrāzī ("turco di Shirazi"), può essere pronunciato lungo o breve (-e o -ē), a seconda del metro, e la parola o "e" può essere allo stesso modo o o ō.
Le parole che terminano con vocali brevi, come na ("né"), to ("tu"), xāne ("casa"), possono anche avere la vocale finale allungata dove conveniente.[28][29] Quando allungate, queste vocali non cambiano la loro qualità, così che na si pronuncia [næ:] piuttosto che [nɑ:].[30]
Quando il suono ī (scritto ی) è seguito direttamente da un'altra vocale nelle parole persiane, come in biyā ("vieni"), si pronuncia breve, e similmente con i suoni ey e ow quando sono seguiti da una vocale; per esempio mey -ē bāqī ("il vino rimasto"), beš now az ney ("ascolta il flauto"), bī ni ān Tork ("vedi quel turco?"), dove mey, now, e -ni sono tutte sillabe brevi, come richiesto dal metro. Tuttavia, i prefissi bī- ("senza") e mī- (il prefisso che crea i tempi continui) non vengono mai abbreviati.[31]
Pronunce alternative
modificaQuando conviente si possono usare anche pronunce diverse di altre parole, ad esempio, la parola per "da" può essere 'az, az, ze o z-; "se" può essere agar, gar o ar; "affamato" può essere gorsne o gorosne, e così via. Le parole va, ze e ke ("chi", "che", "poiché") sono spesso unite alla parola successiva, ad esempio v-agar ("e se"), z-īn ("da questo"), k-az ("poiché da").[32]
In alcune parole, una vocale lunga può essere abbreviata (ad esempio gonāh ("sin") può diventare gonah, dīgar ("altro") può diventare degar) e, quando ciò accade, la qualità della vocale cambia.[33]
Vāv silenzioso
modificaLa lettera muta vāv (و) che a volte segue la lettera xe (خ) nelle parole persiane, ad esempio x(w)āb ("dormire") viene ignorata nella scansione.
Parole arabe
modificaA volte nelle poesie persiane sono inclusi versi in arabo. L'arabo è pronunciato con la fonologia persiana (ad esempio, ض e ظ sono entrambi pronunciati z) e, a meno che l'intera poesia non sia araba, il metro è persiano.[34]
Accento e metro della parola
modificaIn persiano l'accento della parola (che si pronuncia come una combinazione di tono alto e accento)[35] a prima vista non influenza il metro. Nel seguente distico di Hāfez, ad esempio, sebbene i due versi siano paralleli nella struttura, l'accento (che generalmente si sente sull'ultima sillaba di ogni parola) ricorre tre volte su sillabe brevi nel primo verso ma tre volte su sillabe lunghe nel secondo verso. L'accento è mostrato qui trascrivendo le vocali accentate in grassetto:
- زلفآشفته و خویکرده و خندانلب و مست
- پیرهنچاک و غزلخوان و صراحی در دست
- zolf-'āšofte-vo xoy-karde-vo xandān-lab-o mast
- pīrhan-čāk-o qazal-xān-o sorāhī dar dast
- x u – – | u u – – | u u – – | u u –
- Con i capelli arruffati, sudato, con le labbra sorridenti e ubriaco,
- camicia strappata, cantando canzoni e con la fiaschetta di vino in mano
Tuttavia, l'accento della parola non può essere completamente ignorato. Nei metri con i ritmi | u – – – | o | – – u – |, c'è una chiara tendenza dell'accento a essere sulla seconda e quarta sillaba dei piedi. Rimane la possibilità che ogni metro abbia uno schema "naturale" di accento, dal quale viene deliberatamente deviato per creare interesse e tensione.[36]
Divisione in piedi
modificaI prosodisti arabi dividono i versi in piedi o "parole prosodiche"[37] (rukn o rokn, pl. arkān) da tre a cinque sillabe ciascuna; così il metro dello Shāh-Nāmeh è diviso come | u – – | u – – | u – – | u – |, pronunciato come fa'ūlun fa'ūlun fa'ūlun fa'ūl, usando parole inventate derivate dal verbo arabo fʾl "fare".[38]
Rima interna
modificaCon alcuni metri persiani, in particolare quelli dei modelli 1, 2 e 3, è facile vedere dove dovrebbe essere fatta tale divisione in piedi. In alcuni casi la divisione è resa chiara dalla rima interna, ad esempio:[39][5]
- zamānē bar-ārad bahānē be mard
- | u – – | u – – || u – – | u – |
- bedeh sāqī mey-ē bāqī ke dar jennat na-xāhī yāft
- | u – – – | u – – – || u – – – | u – – – |
- čang-e ū dar čang-e ū hamčūn xamīdē 'āšeq-ī
- – u – | – – u – || – – u – | – – u – |
- na be dīdār o be dīnār o be sūd ō be ziān
- | u u – – | u u – – || u u – – | u u – |
- tā to nān-ī be-kaf ārī o be qeflat na-xorī
- | – u – – | u u – – || u u – – | u u – |
- ze balāhā-ye mo'azzam na-xorad qam, na-xorad qam
- | u u – – | u u – – || u u – – | u u – – |
- xīzīd o xaz ārīd ke hengām-e xazān ast
- | – – | u u – – || u u – – | u u – – |
- ham qadah-ī ham farah-ī ham šab-e mā-rā sahar-ī
- | – u u – | – u u – || – u u – | – u u – |
- če pāsbān o če soltān, če hūšyār o če mast
- | u – u – | u u – – || u – u – | u u – |
- ham parde-ye mā bedrīd * ham towbe-ye mā beškast
- – | – u u – | – – || – | – u u – | – – |
Secondo Thiesen, la rima interna coincide quasi sempre con la fine di un piede.[40]
Interruzioni di frase
modificaIn alcuni metri la divisione in piedi non è controversa, come nel caso seguente, in cui lo stesso schema viene ripetuto quattro volte:
- | x u – – | u u – – | u u – – | u u – – |
In metri di questo tipo, le interruzioni di frase (come il punto in cui inizia una proposizione subordinata o dove un soggetto posposto segue un verbo) tendono a presentarsi alla fine di un piede, soprattutto a metà del verso. Tuttavia, a volte tali interruzioni si trovano altrove, ad esempio un luogo comune è dopo l'undicesima sillaba nel metro sopra.[41] Naturalmente, poeti diversi differiscono nel loro stile: nel metro sopra, un'interruzione di frase a metà del verso è particolarmente comune in Rumi, trovandosi nel 75% dei versi esaminati in uno studio di Jeannine Heny, mentre in Saʿdi si trovava in questo punto solo nel 25% dei versi.
Tipo di piedi
modificaLaddove la divisione in piedi non è controversa, la preferenza è solitamente per i piedi che terminano in una sillaba grave. Così, nel secondo schema, i piedi u – – – , – u – – , – – u – esistono, ma – – – u non si trova. C'è anche una preferenza per i piedi di quattro sillabe, piuttosto che di tre o cinque; quindi il metro kāmil (comune in arabo) con il suo piede pentasillabo ripetuto di u u – u – non si adatta facilmente al sistema metrico persiano e non si trova quasi mai.
Il ruba'i
modificaSebbene la divisione in piedi sia spesso chiara, in altri casi, soprattutto con i metri composti dei modelli 4 e 5, è meno ovvia. Elwell-Sutton ha quindi lasciato i metri indivisi. Ad esempio, la divisione tradizionale in piedi per il metro ruba'i (5.1.13) è la seguente:[42]
- | – – u | u – u – | u – – u | u – |
Il fonologo Bruce Hayes ha proposto di dividerlo come segue:[43]
- | – – u u | – u – u | – – u u | – |
Ma Masoud Farzaad,[44] seguito da Thiesen,[45] lo ha proposto come segue:
- | – | – u u – || u – u – | – u u – |
Ciò sembra adattarsi meglio al modo in cui un ruba'i è effettivamente composto, poiché spesso c'è un'interruzione di frase (o potenziale pausa) nel punto che Farzaad segna con ||. Egli si riferisce a questo punto come al "cardine" della linea.[46]
Nel ruba'i il ritmo dopo la "cerniera" può essere sia – u che u –. La stessa scelta si ritrova talvolta nei primi poeti nel metro 3.4.7(2) nello stesso modo dopo la pausa:[47]
- | x x u – | – u – || x x u – | – u – |
Elementi biceps
modificaNei metri in cui un verso termina con la sequenza u u –, come nel metro ruba'i sopra citato , le due sillabe brevi vengono spesso sostituite con una singola sillaba lunga.[48] Questa sostituzione si trova anche nella prima metà del verso, ma molto meno comunemente. In un campione di 200 versi tratti dai metri ruba'i, Elwell-Sutton ha scoperto che la finale u u – diventava – – nel 50% dei versi, la prima u u – diventava – – nel 5% dei versi, e per la centrale u u – non c'erano esempi.[10]
Quando il ritmo u u – è sostituito da – – nella prima metà del verso, di solito c'è un confine di frase o una potenziale pausa dopo la seconda sillaba lunga. Il seguente verso di un ruba'i è tipico:
- goftā, šeyxā, || har ānče gū'ī hastam
- – | – – – || u – u – | – – – |
- Disse: "O Sceicco! Io sono ciò che dici che io sia".
La desinenza biceps – u u – si ritrova talvolta anche nella poesia araba, nel metro basīṭ, ad esempio nelle poesie scritte dal poeta Abu Nuwas, di origine per metà persiana.
Rima
modificaLe poesie persiane utilizzano sempre la rima e, dal punto di vista della rima, possono essere classificate in vari tipi:
- Poesie in distici in rima in cui ogni distico ha una rima diversa, quindi con lo schema AA BB CC. Una poesia di questo tipo è nota come masnavi (plurale masnavīyāt). Le poesie in distici in rima possono essere di qualsiasi lunghezza, da un singolo distico a poesie lunghe come lo Shāh-Nāmeh di Firdusi, che conta oltre 50 000 distici, o il Masnavi-ye Ma'navi "Masnavi spirituale" di Rumi, che ne conta oltre 25 000.
- Poesie liriche, in cui, a parte il primo verso, le due metà di ogni verso non fanno rima, ma la stessa rima viene usata alla fine di ogni verso lungo tutto il poema, quindi AA BA CA. Tra le poesie liriche con una sola rima, le due forme più comuni sono il ghazal (una breve poesia solitamente sull'amore) e la qasida (che è più lunga e può superare i 100 versi). Anche il breve ruba'i (quartina) e il do-bayti, che di solito hanno lo schema di rima AA BA, appartengono a questo tipo.
- Poesie strofiche, che hanno schemi di rima come AAABB CCCBB DDDBB, e così via.[49] Le poesie strofiche sembrano essere state introdotte per la prima volta nell'XI secolo da poeti come Farrokhi e Manuchehri.[50]
- Poesie molto brevi (tipicamente di due versi) che si trovano in opere come il Golestan di Saʿdi. In queste, lo schema di rima AB CB è tipico, ma si trovano anche AB AB, AA BB e AA AA.
Le rime persiane spesso consistono in una singola sillaba, ad esempio māh / siyāh; ma ci sono anche molti esempi di rime più lunghe, come sāzande / navāzande o pūyandagān / gūyandagān.[51] Dopo la effettiva parola in rima potrebbe esserci un radīf, ossia è una parola o una serie di parole che viene ripetuta dopo ogni rima, ad esempio šekāyat mīkonad / hekāyat mīkonad (Rumi). In un verso, oltre alla rima principale, potrebbero esserci anche rime interne aggiuntive.
La rima persiana a volte fornisce la prova di una pronuncia più antica della lingua. Ad esempio, nella poesia di Saʿdi "Nuvola e vento" citata di seguito, la parola naxorī fa rima con nabarī, presumibilmente perché ai tempi di Saʿdi, ossia il XIII secolo, almeno in poesia, la prima parola veniva pronunciata naxwarī.[51]
Una caratteristica della pronuncia persiana classica che non si osserva più nell'odierno Iran è la distinzione tra ō e ū lunghe e tra ē e ī; ad esempio, šēr "leone" rispetto a šīr "latte".[52] Oggigiorno in Iran ō e ū sono entrambe pronunciate ū ed ē e ī sono entrambe pronunciate ī. Tuttavia, in epoca classica venivano pronunciate in modo diverso; ad esempio, il suffisso dell'articolo indeterminativo -ē non faceva rima con -ī "tu sei".[53] La pronuncia originale di queste vocali può ancora essere ascoltata nelle tradizioni orientali, come quelle del Tagikistan, dell'Afghanistan e dell'India.
I metri comuni
modificaL'elenco dei metri qui sotto riportato si basa su quello di The Persian Metres di Elwell-Sutton.[54] Gli schemi si leggono da sinistra a destra. u = sillaba breve; – = sillaba lunga; x = lunga o breve. – u o xu possono essere sostituiti da una sillaba lunghissima (–u); una sillaba lunghissima può anche essere usata come sillaba finale di qualsiasi verso, ma in tal caso, conta semplicemente come lunga.
Il segno (M) dopo un metro indica uno dei sette metri tradizionalmente usati nel masnaviyat (lunghe poesie in distici in rima).[55] Come precedentemente detto, ad eccezione di un metro in 10 sillabe, tutti i metri masnavi hanno 11 sillabe, una caratteristica che potrebbe risalire ai tempi pre-islamici, poiché il metro di 11 sillabe sembra essere stato comune a quel tempo.
Il segno (R) indica uno dei due metri utilizzati per comporre le rubā'iyāt (quartine). Questi due metri (5.1.13 e 3.3.13), che sono in realtà varianti dello stesso metro, sono usati solo per le rubā'iyāt. Molto simile al ruba'i è il do-baytī, che usa il metro 5.1.11.
La colonna della frequenza mostra la percentuale di poesie liriche in ogni metro, su un campione di oltre ventimila poesie, come conteggiato da Elwell-Sutton.[8] Poiché questo riguarda solo poesie liriche, non sono considerate masnavīyāt e robā'īyāt.
Per le poesie liriche, i metri del modello 4 (43,8%) sono i più comuni, seguiti dal modello 2 (27,6%) e dal modello 3 (19,7%). Il modello 5 (5,4%) e il modello 1 (3,3%) sono usati meno frequentemente, e i metri in modelli diversi dai cinque normali sono usati solo nello 0,2% delle poesie esaminate da Elwell-Sutton.[8]
I nomi arabi tradizionali sono indicati con la pronuncia persiana.
Modello | Scansione | Arabo | Codice | Frequenza |
---|---|---|---|---|
1 | u – – u – – u – – u – |
Motaqāreb | 1.1.11 (M) | 1.9% |
u – – u – – u – – u – – |
Motaqāreb | 1.1.12 | 1.3% | |
2 | u – – – u – – – u – – |
Hazaj | 2.1.11 (M) | 4.6% |
u – – – u – – – u – – – u – – – |
Hazaj | 2.1.16 = 2.1.8(2) |
6.0% | |
– – u – – – u – – – u – – – u – |
Rajaz | 2.3.16 = 2.3.8(2) |
1.2% | |
– u – – – u – – – u – |
Ramal | 2.4.11 (M) | 3.2% | |
– u – – – u – – – u – – – u – |
Ramal | 2.4.15 | 12.2% | |
– u – – – u – – – u – – – u – – |
Ramal | 2.4.16 | 0.2% | |
3 | x u – – u u – – u u – |
Ramal | 3.1.11 (M) | 1.1% |
x u – – u u – – u u – – u u – |
Ramal | 3.1.15 | 9.7% | |
x u – – u u – – u u – – u u – – |
Ramal | 3.1.16 | 0.3% | |
– – u u – – u u – – u u – |
Hazaj | 3.3.13 (R) | – | |
– – u u – – u u – – u u – – |
Hazaj | 3.3.14 | 5.7% | |
– – u u – – – | – – u u – – – |
Hazaj | 3.3.7(2) | 1.3% | |
– u u – – u – | – u u – – u – |
Monsareh | 3.4.7(2) = 4.4.7(2) |
[56] | |
– u u – – u u – – u – |
Sarī' | 3.4.11 (M) | 1.1% | |
– u u – – u u – – u u – – u u – |
Sarī' | 3.4.16 | 0.1% | |
4 | u – u – u u – – u – u – u u – |
Mojtass | 4.1.15 | 12.9% |
u – u – u u – – u – u – u u – – |
Mojtass | 4.1.16 | 0.7% | |
– u u – – u – u – u u – – |
Monsareh | 4.4.13 | 1.0% | |
– u u – – u – u – u u – – u – |
Monsareh | 4.4.15 | 1.2% | |
– u u – – u – | – u u – – u – |
Monsareh | 4.4.7(2) = 3.4.7(2) |
[56] | |
x u – – u – u – u u – |
Xafīf | 4.5.11 (M) | 8.9% | |
– – u – u – u u – – – |
Mozāre' | 4.7.11 | 0.3% | |
– – u – u – u u – – u – u – |
Mozāre' | 4.7.14 | 13.2% | |
– – u – u – u u – – u – u – – |
Mozāre' | 4.7.15 | 2.0% | |
– – u – u – – | – – u – u – – |
Mozāre' | 4.7.7(2) | [57] | |
5 | – – u u – u – u – – |
Hazaj | 5.1.10 (M) | 3.2% |
– – u u – u – u – – – |
Hazaj | 5.1.11 | 0.7% | |
– – u u – u – u – – u u – |
Hazaj | 5.1.13 (R) | – | |
– u u – u – u – – u u – u – u – |
Rajaz | 5.2.16 | 0.8% | |
u u – u – u – – u u – u – u – – |
Ramal | 5.3.16 | 0.6% |
Il modello 4.1 può essere visto come derivato dal modello 3.1 tramite l'inversione (o "sincope"/anaclasi) della seconda e terza sillaba.[58]
Il modello 5.1 può essere visto come derivato dal modello 3.3 tramite l'inversione della sesta e settima sillaba.
Catalessi
modificaL'ultima sillaba di un verso è sempre considerata lunga a causa della pausa che la segue; quindi, quando un metro è catalettico (cioè quando perde la sua sillaba finale), una sillaba breve nello schema diventa automaticamente lunga. Un esempio è 3.4.11:
- | – u u – | – u u – | – u – |
Il metro 3.4.07(2), che presenta una pausa interna, è catalettico in entrambe le metà del verso:
- | – u u – | – u – || – u u – | – u – |
Questo può essere confrontato con la versione completa dello stesso metro, 3.4.16:
- | – u u – | – u u – | – u u – | – u u – |
Il metro mojtass comunemente utilizzato (4.1.15) è un altro metro catalettico, poiché è composto da due sezioni, lunghe 8 e 7 sillabe, spesso con una pausa tra:
- | u – u – | u u – – || u – u – | u u – |
È stato sostenuto che i metri possono essere accorciati sia all'inizio che alla fine del verso..[59] Ad esempio, il metro khafīf (4.5.11) è semplicemente il mojtass (4.1.15) con il primo piede rimosso:
- | x u – – | u – u – | u u – |
Esempi di metri tratti dai poeti persiani
modificaNei paragrafi seguenti, sono riportati esempi di alcune poesie ben note in vari dei metri sopra indicati. La traslitterazione si basa su quella approvata dalle Nazioni Unite nel 2012, che rappresenta la pronuncia attuale dei parlanti istruiti in Iran, fatta eccezione per il fatto che, per facilitare la scansione, le vocali lunghe sono contrassegnate (ā, ē, ī, ō, ū).[60] L'occlusiva glottidale è scritta ('). x = kh (come in Khayyām).
Nelle trascrizioni, per facilitare la lettura dei versi, le sillabe lunhissime sono sottolineate.
Schema 1 (motaqāreb)
modificaIl primo schema, basato sul piede u – –, è noto con il nome arabo mutaqārib (motaqāreb). Si trova solo in due metri, 1.1.11 e 1.1.12.[61] Il primo di questi è usato principalmente per poesie masnavī ma occasionalmente anche per poesie liriche monorima.
Shāh-Nāmeh di Firdusi
modificaIl metro 1.1.11 è uno dei più antichi presenti nella poesia persiana del periodo islamico ed è uno dei sette metri utilizzati per comporre i lunghi poemi noti come masnavi. È famoso per il poema epico di 50 000 versi Shāh-Nāmeh di Firdusi, scritto attorno all'anno 1010, che inizia così:
- به نام خداوند جان و خرد
- کزین برتر اندیشه برنگذرد
- be nām-ē Xodāvand-e jān ō xerad
- k-az-īn bartar andīše bar-na-gzarad
- | u – – | u – – | u – – | u – |
- Nel nome del Signore dell'anima e dell'intelletto,
- poiché più in alto di così il pensiero non può passare.
Bustan di Saʿdi
modificaAnche il lungo poema di Saʿdi, il Būstān (Il Verziere), completato nel 1257, è scritto in questo metro. Il primo verso è il seguente:
- به نام خدایی که جان آفرید
- سخن گفتن اندر زبان آفرید
- be nām-ē Xodā-yī ke jān āfarīd
- soxan goftan andar zabān āfarīd
- | u – – | u – – | u – – | u – |
- Nel nome di quel Dio che ha creato l'anima,
- che ha creato il parlare in lingue.
Banī 'Ādam
modificaLo stesso metro 1.1.11 può essere utilizzato anche per poesie più brevi come i famosi versi di Saʿdi dal Golestān,[62] che sono incisi su un tappeto appeso alle Ufficio delle Nazioni Unite a New YorkNazioni Unite a New York:
- بنىآدم اعضای یک پیکرند
- که در آفرینش ز یک گوهرند
- چو عضوى به درد آورَد روزگار
- دگر عضوها را نمانَد قرار
- تو کز محنت دیگران بیغمی
- نشاید که نامت نهند آدمی
- banī-'Ādam a'zā-ye yek peykar-and
- ke dar 'āfarīn-eš ze yek gowhar-and
- čo ʾozv-ī be dard āvarad rūzgār
- degar 'ozv-hā-rā na-mānad qarār
- to k-az mehnat-ē dīgarān bīqam-ī
- na-šāyad ke nām-at nahand ādamī
- | u – – | u – – | u – – | u – |
- I figli di Adamo sono membra di un solo corpo,
- poiché nella sua creazione sono di una sola essenza.
- quando il destino porta dolore a un membro
- gli altri membri sono interessati.
- Tu, che non provi dolore per le afflizioni altrui,
- non è giusto che ti chiamino con il nome di "umano".
TLa prima riga è spesso citata anche nella forma (vedi Bani 'Adam):
- بنىآدم اعضای یکدیگرند
- banī-'Ādam a'zā-ye yek dīgar-and
- I figli di Adamo sono membra gli uni degli altri.
Schema 2.1 (hazaj)
modificaIl turco di Shiraz
modificaLo schema 2.1, comunemente noto come hazaj, è simile al modello 1, tranne per il fatto che la sillaba breve è seguita non da due ma da tre sillabe lunghe. Il metro 2.1.16 è utilizzato per la seguente poesia di Hafez, che è stato definita da Michael Hillmann come "la più nota delle poesie di Hafez nel mondo anglofono".[63] Come talvolta accade con i metri più lunghi, c'è una pausa a metà verso; tuttavia, la pausa non è completa, poiché in alcuni versi una sillaba troppo lunga o una parola seguita dal suffisso ezāfe (-e) continua attraverso la pausa
- اگر آن ترک شیرازی به دست آرد دل ما را
- به خال هندویش بخشم سمرقند و بخارا را
- 'agar 'ān Tork-e Šīrāzī * be dast ārad del-ē mā-rā
- be xāl-ē Hendu-yaš baxšam * Samarqand-ō Boxārā-rā
- | u – – – | u – – – || u – – – | u – – – |
- Se quel turco di Shiraz conquista il mio cuore,
- per la sua talpa indiana darò Samarcanda e Bukhara.
Né cristiano né ebreo
modificaRumi usa lo stesso metro nel seguente ghazal dal Dīvān-e Shams:[64]
- چه تدبیر ای مسلمانان که من خود را نمیدانم
- نه ترسا و یهودیم نه گبرم نه مسلمانم
- če tadbīr, ey mosalmānān? * ke man xod-rā nemī-dānam
- na tarsā vō yahūdī-yam, * na gabr-am naː mosalmān-am
- | u – – – | u – – – || u – – – | u – – – |
- Cosa devo fare, o musulmani? Dal momento che non conosco me stesso;
- Non sono cristiano, né ebreo, né zoroastriano, né musulmano
Khosrow e Shirin di Nizami Ganjavi
modificaUna forma endecasillaba di questo schema, 2.1.11 (ovvero, omettendo il primo piede), è uno dei due metri considerati appropriati per scrivere poesie masnavi sul tema dell'amore. Esempi includono Vis e Ramin di Fakhruddin Gurgani e Khusrow e Shirin di Nizami Ganjavi, che inizia così:
- خداوندا در توفیق بگشای
- نظامی را ره تحقیق بنمای
- Xodāvandā dar-ē towfīq begšāy
- Nezāmī-rā rah-ē tahqīq benmāy
- | u – – – | u – – – | u – – |
- O Dio, apri la porta del successo;
- Mostra a Nizami la via dell'indagine
Do-bayti
modificaLo stesso metro 2.1.11, o hazaj, è stato utilizzato fin dai primi tempi nella poesia popolare, come il do-baytī, in cui il giambo iniziale (u –) può talvolta essere sostituito da – – o – u.[65] Un do-baytī è una quartina, ma in un metro diverso dal ruba'i ; come il ruba'i il suo schema di rima è AA BA. Il tema dell'amore è evidente in esempi come il seguente di Baba Taher:
- اگر یار مرا دیدی به خلوت
- بگو ای بیوفا ای بیمروت
- گریبانم ز دستت چاک چاکو
- نخواهم دوخت تا روز قیامت
- agar yār-ē ma-rā dīdī be xalvat
- begū 'ey bī-vafā, 'ey bī-morovvat
- gerībān-am ze dast-at čāk čākū
- na-xāham dūxt tā rūz-ē qiyāmat
- | u – – – | u – – – | u – – |
- Se vedi il mio amato in privato
- Di': "O infedele! O privo di umanità!
- Il mio colletto è stato fatto a pezzi dalla tua mano;
- Non lo cucirò fino al giorno della resurrezione.'
Pol di Googoosh
modificaIl metro Hazaj 2.1.11 è ancora oggi molto diffuso, ad esempio nella moderna canzone pop iraniana Pol ("Ponte") della cantante Googoosh, che inizia così:
- برای خواب معصومانهء عشق
- کمک کن بستری از گل بسازیم
- barā-yē xāb-e ma'sūmāne-yē 'ešq
- komak kon bestar-ī 'az gol besāzīm
- | u – – – | u – – – | u – – |
- Per il sonno innocente dell'amore
- Aiutaci a costruire un letto di fiori
La versione moderna di questo metro presenta alcune licenze rispetto a quella classica. Ad esempio, tre versi della canzone hanno una sillaba breve in terza posizione (u – u – | u – – – | u – –); e non si osservano sillabe troppo lunghe.
La versione di questo metro con 11 sillabe può essere paragonata al triṣṭubh vedico , che è simile.
Schema 2.3 (rajaz)
modificaIl tamburo della partenza
modificaUna versione diversa di questo schema, 2.3.8(2), nota come rajaz, è utilizzata da Rumi nel seguente ghazal. Come per il 2.1.8(2) mostrato sopra, c'è un'interruzione nel mezzo della riga:
- ای عاشقان ای عاشقان * هنگام کوچ است از جهان
- در گوش جانم می رسد * طبل رحیل از آسمان
- 'ey 'āšeqān 'ey 'āšeqān, * hengām-e kūč ast az jahān
- dar gūš-e jān-am mīrasad * tabl-ē rahīl az 'āsmān
- | – – u – | – – u – || – – u – | – – u – |
- Oh amanti, o amanti, è tempo di partire dal mondo;
- nell'orecchio della mia anima giunge il tamburo della partenza dal cielo.
La divisione di questo metro in quattro parti, ciascuna lunga 8 sillabe, ricorda l'anustubh o shloka, il metro più comunemente usato nella poesia indiana.
Un Buddha di Farkhar
modificaCon questo metro c'è spesso una rima interna a metà del verso, come nella sopraccitata poesia o nella seguente, di Khwaju Kermani:
- شیراز ترکستان شده * کان بت ز فرخار آمده
- Šīrāz Torkestān šode * k'ān bot ze Farxār āmade
- | – –u – | – – u – || – – u – | – – u – |
- Shiraz è diventata Turkestan * da quando quel "Buddha" è venuto da Farkhar
Le statue del Buddha provenienti dall'Afghanistan settentrionale erano proverbiali per la loro bellezza. Si suppone che il bel giovane turco qui elogiato fosse il prototipo del "turco di Shirazi" di Hafez nella sua poesia scritta qualche anno dopo.[66]
Schema 2.4 (ramal)
modificaJūy-e Mūliyān
modificaIl metro 2.4.11, noto come ramal, è utilizzato per una famosa poesia di Rudaki (IX-X secolo), una delle più antiche registrate in persiano classico. Sebbene questo metro sia spesso utilizzato per poesie in distici in rima (masnavīyāt), la poesia di Rudaki è un ghazal con la stessa rima in tutto il testo. Il primo distico è notevole per l'assonanza di ū ... ū ... ū nella prima metà, bilanciata da ā ... ā ... ā nella seconda:
- بوی جوی مولیان آید همید
- یاد یار مهربان آید همی
- bū-ye jūy-ē Mūliyān āyad hamī
- yād-e yār-ē mehrabān āyad hamī
- – u – – | – u – – | – u –
- Il profumo del ruscello Muliyan giunge costantemente;
- il ricordo del mio caro amico mi torna costantemente in mente
Si dice che quando il re, Nasr II, mecenate di Rudaki, sentì questa poesia, saltò immediatamente su un cavallo e cavalcò direttamente da Herat a Bukhara.[67]
Il Verbo degli uccelli di Attar
modificaLo stesso metro 2.4.11 è utilizzato nei poemi masnavi, come il poema allegorico sufi Il Verbo degli uccelli di Farid al-Din 'Attar, pubblicato nel 1177:
- مرحبا ای هدهد هادی شده
- در حقیقت پیک هر وادی شده
- marhabā 'ey hodhod-ē hādī šode
- dar haqīqat peyk-e har vādī šode
- | – u – – | – u – – | – u – |
- Benvenuta, oh upupa, che sei stata fatta nostra guida,
- che sei stato fatto in verità messaggero di ogni valle
Il masnavi mistico di Rumi
modificaA causa del suo utilizzo nelle poesie mistiche di Attar, il ramal di 11 sillabe venne associato in particolare alle poesie su un tema mistico.[68][69] Il più famoso di questi fu il Masnavi-e Ma'navī, o il "Masnavi spirituale", scritto nel 1273 da Jalal al-Din Rumi e composto da circa 25 000 distici, che inizia come segue:
- بشنو از نی چون شکایت میکند
- از جداییها حکایت میکند
- bešnow az ney čūn šekāyat mīkonad
- az jodāīhā hekāyat mīkonad
- | – u – – | – u – – | – u – |
- Ascolta la canna, come si lamenta;
- Racconta la storia delle separazioni.
Petto colmo di dolore
modificaLo stesso metro ramal di 15 sillabe , 2.4.15, è stato utilizzato in diverse poesie di Hafez, tra cui la seguente, a tema mistico:
- سینه مالامال درد است ای دریغا مرهمی
- دل ز تنهایی به جان آمد خدا را همدمی
- sīne mālāmāl-e dard ast; ey deriqā, marham-ī
- del ze tanhā'ī be jān āmad, Xodā-rā, hamdam-ī
- | – u – – | – u – – | – u – – | – u – |
- Il mio petto è pieno di dolore; ahimè, un rimedio!
- Il mio cuore muore di solitudine, per l'amor di Dio, (manda) un compagno!
L'arpista turca
modificaLo stesso metro, 2.4.15, è utilizzato anche nella seguente qasida scritta dal poeta Manuchehri nell'XI secolo in lode di una bella suonatrice. Tuttavia, in molti versi le rime interne e le pause di parola suggeriscono una diversa divisione dei piedi:[70]
- بینی آن ترکی که او چون برزند بر چنگ، چنگ
- از دل ابدال بگریزد به صد فرسنگ، سنگ
- bīni ān Tork-ī ke ū čūn barzanad bar čang čang
- az del-ē abdāl bogrīzad be sad farsang sang?
- | – u – | – – u – | – – u – | – – u – | o
- | – u – – | – u – – | – u – – | – u – |
- Vedi quel turco che, quando mette la mano (čang) sull'arpa (čang),
- la pietra (che pesa) sul cuore dei suoi devoti sfugge per cento leghe?
La poesia è composta da 31 versi tutti in rima in -ang, a imitazione del suono di un'arpa. Alla fine del verso, la sillaba čang, teoricamente troppo lunga, viene scandita semplicemente come lunga.
Schema 3
modificaLo schema 3, basato sul ritmo u u – –, non si trova in arabo, e potrebbe benissimo risalire all'epoca dell'antica Persia, poiché era associato dagli antichi Greci all'Asia Minore e alla Persia, ed era noto come persicus o ionicus. Fu usato ad esempio nel coro di apertura dell'opera di Eschilo I Persiani.[71]
Ogni volta che una poesia inizia con uu – –, il primo piede può essere sostituito da – u – – o – u – –, e in effetti questo cambiamento si verifica in circa l'80% delle poesie,[72] con lievi differenze da un poeta all’altro.[73] È anche abbastanza comune che la finale u u – diventi – –, sebbene la sostituzione di un lungo con due brevi in altri punti del verso sia rara.
Le poesie del modello 3, quando messe in musica, hanno spesso un ritmo tripartito.
Poiché il piede utilizzato, fa'elāton, è simile al fā'elāton dello schema 2.4 sopra mostrato, questo ritmo è noto anche come ramal, tuttavia, per distinguerlo dal 2.4, è noto come ramal-e maxbūn (letteralmente "ramal orlato", sull'analogia di un sarto che accorcia un vestito orlandolo).[74]
Nuvola e vento
modificaUn esempio di 3.1.15 è la seguente poesia, tratta dall'introduzione al Golestān (Il roseto) di Saʿdi::
- ابر و باد و مه و خورشید و فلک در کارند
- تا تو نانی به کف آریّ و به غفلت نخوری
- همه از بهر تو سرگشته و فرمان بردار
- شرط انصاف نباشد که تو فرمان نبری
- abr o bād ō mah o xorshīd o falak dar kār-and
- tā to nān-ī be kaf ārī yo be qeflat na-xorī
- hame 'az bahr-e to sargašte vo farmān-bordār
- šart-e 'ensāf na-bāšad ke to farmān na-barī
- | – u – – | u u – – | u u – – | – – |
- | – u – – | u u – – | u u – – | u u – |
- | u u – – | u u – – | u u – – | – – |
- | – u – – | u u – – | u u – – | u u – |
- Nuvole, vento, luna, sole e firmamento sono all'opera
- affinché tu possa avere del pane in mano e non mangiarlo con noncuranza.
- Per amor tuo tutti sono perplessi e obbedienti al comando;
- non è una condizione giusta che tu non obbedisca al comando.
Il metro richiede che la seconda o "e" nel primo verso sopra sia pronunciata lunga. Questo di fatto separa in due gruppi "nuvole, vento" da un lato e la forma astronomica "luna, sole e firmamento" dall'altro. Un altro adattamento al metro è l'uso da parte di Saʿdi della forma مه ("mah") per "luna" al posto del consueto ماه ("māh").
Fiaschetta di vino in mano
modificaLo stesso metro 3.1.15 si ritrova in alcuni ghazal di Hafez, come questo:
- زلف آشفته و خوی کرده و خندان لب و مست
- پیرهن چاک و غزل خوان و صراحی در دست
- zolf-'āšofte vo xoy-karde vo xandān-lab o mast
- pīrhan-čāk o qazal-xān o sorāhī dar dast
- | x u – – | u u – – | u u – – | u u – |
- | x u – – | u u – – | u u – – | – – |
- Con i capelli arruffati, sudato, con le labbra sorridenti e ubriaco,
- camicia strappata, cantando canzoni e con la fiaschetta di vino in mano
La desinenza u u – può alternarsi liberamente con – –, come nel metro 4.1.15.
Inno nazionale turco
modificaQuesto metro è utilizzato anche nella poesia formale turca ottomana, ad esempio nell'inno nazionale turco, l'İstiklâl Marşı, scritto nel 1921 da Mehmet Akif Ersoy, sebbene l'effetto in turco sia diverso:
- قورقما! سونمز بو شفقلرده یوزن آل صانجاق
- سونمه دن یوردیمڭ اوستنده توتن اڭ صوڭ اوجاق
- Korkma! sönmez bu şafaklarda yüzen 'al sancak;
- Sönmeden yurdumun üstünde tüten 'en son ocak.
- | x u – – | u u – – | u u – – | – – |
- | x u – – | u u – – | u u – – | u u – |
- Non temere! Perché lo stendardo cremisi che sventola orgoglioso in questa gloriosa alba non sbiadirà,
- Prima che l'ultimo focolare ardente che arde nella mia patria si spenga.
Nel turco ottomano, le vocali delle parole turche native sono generalmente trattate come brevi (tranne per una licenza occasionale chiamata imâle),[75] quindi le sillabe lunghe sono quelle chiuse da una consonante. Le parole persiane scandiscono nello stesso modo della poesia persiana.
Tuttavia, nessuna delle melodie composte per l'inno nazionale turco, nel 1924 e nel 1930, segue in alcun modo il metro.
Alzatevi e portate la pelliccia
modificaUn altro metro del terzo schema è 3.3.14. Questo è più lungo di una sillaba rispetto al metro roba'i e inizia in modo simile, ma, secondo Farzaad, la divisione del piede differisce.[76] In questo metro c'è spesso una interruzione di parola dopo la sesta sillaba, mentre nel roba'i è più spesso dopo la quinta. Come lo divide Farzaad, 3.3.14 è in realtà una variazione di 3.1.16, ma con le prime due sillabe omesse.
Nell'esempio seguente, del poeta medievale Manuchehri, le due sillabe brevi vengono mantenute costanti e non sostituite da una singola sillaba lunga:
- خیزید و خز آرید که هنگام خزان است
- باد خنک از جانب خوارزم وزان است
- xīzīd-o xaz ārīd ke hengām-e xazān ast
- bād-ē xonok az jāneb-e Xārazm vazān ast
- | – – | u u – – | u u – – | u u – – |
- Alzatevi e portate la pelliccia perché l'autunno è arrivato
- Un vento freddo soffia dalla direzione della Corasmia
La poesia è suddivisa in 35 strofe di 3 distici ciascuna.
Tazza in mano
modificaIl metro 3.3.07(2) inizia nello stesso modo di 3.3.14, ma il verso è diviso in due metà separate. Un esempio è una poesia del poeta mistico Fakhr al-Din Iraqi, vissuto nel XIII secolo:[77]
- از پرده برون آمد ساقی قدحی در دست
- هم پردهٔ ما بدرید، هم توبهٔ ما بشکست
- بنمود رخ زیبا، گشتیم همه شیدا
- چون هیچ نماند از ما آمد بر ما بنشست
- az parde borūn āmad * sāqī qadah-ī dar dast
- ham parde-ye mā bedrīd * ham towbe-ye mā beškast
- benmūd rox-ē zībā * gaštīm hamē šeydā
- čūn hīč na-mānd az mā * āmad bar-e mā benšast
- – | – u u – | – – || – | – u u – | – – |
- Da dietro la tenda uscì colui che versava il vino, con una coppa in mano;
- Ci ha strappato la tenda e infranto la nostra risoluzione.
- Ha mostrato il suo bel viso, siamo diventati tutti pazzi;
- Quando non rimase più nulla di noi, venne e si sedette accanto a noi.
I versi iniziali di questa poesia sono imitati nei ghazal 26 e 27 di Hafez.
Ubriaco senza vino
modificaIl metro 3.4.11 è basato sullo schema – u u – che gli antichi greci conoscevano come coriambo e che si ritrova nella seguente poesia di Rumi. Teoricamente lo schema, quando lungo 11 sillabe, richiederebbe la desinenza – u u, ma poiché l'ultima sillaba di un verso è sempre considerata lunga, la desinenza diventa – u –:
- مرد خدا مست بود بی شراب
- مرد خدا سیر بود بی کباب
- mard-e Xodā mast bovad bī šarāb
- mard-e Xodā sīr bovad bī kabāb
- | – u u – | –u u – | – u – |
- L'uomo di Dio è ubriaco senza vino;
- l'uomo di Dio è sazio senza carne.
Chiunque vede un innamorato
modificaIl metro seguente, 3.4.7(2), è costituito dalle prime sette sillabe del metro precedente ripetute e potrebbe anche essere classificato come 4.4.7(2).[78] Esso è esemplificato dal seguente ghazal di Saʿdi:
- هر که دلارام دید* از دلش آرام رفت
- چشم ندارد خلاص * هر که در این دام رفت
- har ke delārām dīd * az del-aš ārām raft
- čašm nadārad xalās * har ke dar īn dām raft
- | – u u – | – u – || – u u – | – u – |
- Chiunque vede un innamorato, dal suo cuore scompare la pace.
- Il suo occhio non ha scampo, chiunque sia caduto in questa trappola.
La seconda sillaba di xa lās, che si trova subito prima della pausa a metà del verso, è teoricamente lunghissima, ma proprio come se si trovasse alla fine del verso, viene scandita semplicemente come se fosse lunga.
Molto raramente nei primi poeti come Rudaki, il piede | u – u – | può essere sostituito con | – u u – | in questo metro, come nel ruba'i.[47]
Schema 4
modificaLingua tagliata
modificaUno dei metri lirici più comuni[8] è il 4.1.15, noto come mojtass. Si tratta del terzo metro più comune nel Golestān di Saʿdi , che conta 77 brevi poesie.[79] Un esempio è il seguente:
- زبان بریده بکنجی نشسته صمٌّ بکمٌ
- به از کسی که نباشد زبانش اندر حکم
- zabān-borīde be konj-ī nešaste sommon bokm
- beh az kas-ī ke nabāšad zabān-aš 'andar hokm
- | u – u – | u u – – || u – u – | u u – |
- Una persona seduta in un angolo con la lingua tagliata, sorda e muta,
- è meglio di chi non ha controllo sulla lingua.
In questo metro, come nel metro simile 3.1.15, la finale u u – può essere sostituita da – –. In poesie come quella sopra, c'è spesso una interruzione di parola a metà del semiverso nel punto segnato ||.
Una rosa rossa è sbocciata
modificaIl metro 4.1.15 è utilizzato anche da Hafez in 118 poesie,[80] ovvero nel 24% della sua produzione. Un esempio è il seguente inizio di uno noto ghazal:
- شکفته شد گل حمرا و گشت بلبل مست
- صلای سرخوشی ای صوفیان باده پرست
- šekofte šod gol-e hamrā vo gašt bolbol mast
- salā-ye sarxoši ey sūfiyān-e bāde-parast
- | u – u – | u u – – | u – u – | – – |
- | u – u – | u u – – | u – u – | u u – |
- Una rosa rossa è sbocciata e l'usignolo si è ubriacato:
- è la chiamata al godimento del piacere, o Sufi, adoratori del vino!
Nel secondo verso non c'è una pausa a metà verso ma le parole scorrono senza interruzioni. L'ultima sillaba di sarxoši è breve, a causa della vocale successiva. L'ultima sillaba di ogni verso è teoricamente lunghissima ma nel metro conta semplicemente come lunga.
Fatica e tribolazione del mondo
modificaUn altro metro del modello 4 è il 4.4.13, che prende il nome dall'arabo munsariḥ (x – u – | – x – u | – uu – ) ma non gli assomiglia molto. Fu utilizzato in questa breve poesia di Naser-e Khosrow per completare il suo Safarnāme, ossia il resoconto del suo viaggio di sette anni alla Mecca, nel 1052:
- رنج و عنای جهان اگرچه درازست
- با بد و با نیک بی گمان به سرآید
- چرخ مسافر زبهر ماست شب و روز
- هرچه یکی رفت بر اثر دگر آید
- ما سفر برگذشتنی گذرانیم
- تا سفر ناگذشتنی به درآید
- ranj o 'anā-yē jahān 'agar-če darāz ast
- bā bad o bā nīk bī gomān be sar āyad
- čarx mosāfer ze bahr-e mā-st šab ō rūz
- har če yek-ī raft bar 'asar degar āyad
- mā safar-ē bar-gozaštanī gozarānīm
- tā safar-ē nā-gozaštanī be dar āyad
- – | u u – – | u – u – | u u – – |
- Sebbene la tribolazione e la fatica del mondo siano lunghe,
- con il male e con il bene senza dubbio finisce.
- La ruota viaggia per noi notte e giorno;
- ogni volta che una persona se ne va, sulle sue orme ne arriva un'altra.
- Stiamo attraversando il viaggio che deve essere percorso,
- finché non inizia il viaggio che non avrà mai fine.
L'inizio monosillabico di ogni semiriga e le altre divisioni delle parole in questa poesia suggeriscono divisioni a piede come indicato sopra.[46]
Il ghazal 232 di Hafez usa la stessa rima e lo stesso metro e inizia così:
- بر سر آنم که گر ز دست برآید
- دست به کاری زنم که غصه سر آید
- bar sar-e 'ān-am ke gar ze dast bar-āyad
- dast be kār-ī zanam ke qosse sar-āyad
- Sono alla ricerca di ciò che se capitasse nella mia mano
Metterò mano a un'opera da cui potrà porre fine il mio dolore
Haft Paykar di Nizami Ganjavi
modificaIl metro 4.5.11, noto come khafīf, è utilizzato per la scrittura masnavi. Uno di questi è l'Haft Paykar, scritto da di Nizami Ganjavi nel XII secolo, che inizia, come di consueto, con un'invocazione a Dio:
- ای جهان دیده بود خویش از تو
- هیچ بودی نبوده پیش از تو
- 'ey jahān dīde būd xīš az tō
- hīč būdī na-būde pīš az tō
- | x u – – | u – u – | u u – |
- Oh Tu da cui il mondo ha tratto la sua esistenza;
- nulla di ciò che esiste esisteva prima di Te.
Come con altri metri che terminano con (u u –), questo può essere facilmente trasformato in (– –), come nel distico precedente.
Nemico e amico
modificaDa un ghazal di Rumi proviene il seguente detto nello stesso metro:[81]
- تا بدانستیی ز دشمن و دوست
- زندگانی دو بار بایستی
- tā bedānestiyī ze došman o dūst
- zendegānī do bār bāyestī
- | x u – – | u – u – | u u – |
- Affinché tu possa distinguere tra nemico e amico
- bisognerebbe vivere due volte.
Il distico è citato anche nella forma:
- تا بدانستمی ز دشمن دوست
- زندگانی دو بار بایستی
- tā bedānestamī ze došman dūst
- zendegānī do bār bāyestī
- affinché potessi distinguere l'amico dal nemico
- bisognerebbe vivere due volte.
Ogni momento un respiro
modificaUn altro poeta che usava spesso il 4.5.11 era Saʿdi e in effetti questo è il metro più comunemente usato nel suo Golestān, tanto che è presente in 159 delle brevi poesie contenute in quell'opera, ossia più del doppio di qualsiasi altro metro.[79] L'introduzione al Golestān include un breve masnavi di 12 distici di riflessione filosofica, che inizia come segue:
- هر دم از عمر می رود نفسی
- چون نگه میکنم نمانده بسی
- ای که پنجاه رفت و در خوابی
- مگر این پنج روز دریابی
- har dam az ʾomr mī-ravad nafas-ī
- čūn negah mī-konam, na-mānde bas-ī
- 'ey ke panjāh raft-o dar xāb-ī
- magar īn panj rūz dar-yābī?
- | x u – – | u – u – | u u – |
- Ogni momento un respiro se ne va dalla mia vita;
- quando guardo, non è rimasto abbastanza.
- O tu per cui sono trascorsi cinquanta anni e ancora dormi;
- Pensi che troverai la risposta in questi cinque giorni?
che include anche il famoso consiglio:
- برگ عیشی به گور خویش فرست
- کس نیارد ز پس ز پیش فرست
- barg-e 'eyš-ī be gūr-e xīš ferest
- kas nay-ārad ze pas, ze pīš ferest
- Manda alla tua tomba il sostentamento per l'aldilà;
- nessuno lo porterà più tardi, spediscilo in anticipo.
Questo roseto
modificaNello stesso metro 4.5.11 si trova questa famosa poesia, anch'essa tratta dall'introduzione al Golestān:
- به چه کار آیدت ز گل طبقی
- از گلستان من ببر ورقی
- گل همین پنج روز و شش باشد
- وین گلستان همیشه خوش باشد
- be če kār āyad-at ze gol tabaq-ī?
- az golestān-e man bebar varaq-ī
- gol hamīn panj rūz-o šeš bāšad (or: rūz panj)
- v-īn golestān hamīše xoš bāšad
- | x u – – | u – u – | u u – |
- A cosa ti serve un vaso di fiori?
- Porta via una foglia dal mio Golestan (giardino fiorito)!
- Un fiore dura solo per questi cinque o sei giorni,
- Ma questo giardino fiorito è delizioso per sempre.
Una carovana di vesti
modificaUn esempio di 4.7.14 è una qasida, del poeta Farrokhi, originario del Sistan del X/XI secolo, che inizia come segue:[82]
- با کاروان حُلّه برفتم ز سیستان
- با حُلّهٔ تنیده ز دل، بافته ز جان
- bā kārvān-e holle beraftam ze Sīstān
- bā holle-ī tanīde ze del, bāftē ze jān
- | – – | u – u – | u u – – | u – u – |
- Con una carovana di vesti partii dal Sistan ,
- con una veste filata dal cuore, tessuta dall'anima'
Nella seconda riga, il suffisso -e è corto in tanīde "filato", ma allungato in bāftē "tessuto".[83]
Le divisioni dei piedi sopra sono date secondo Farzaad.[76]
Sufi, vieni!
modificaLo stesso metro, 4.7.14, noto come mozāre', è utilizzato in 75 (14%) delle poesie di Hafez.[84] Un esempio ben noto è il seguente, che gioca sulle parole sūfī "Sufi" e sāfī "chiaro":
- صوفی بیا که آینه صافیست جام را
- تا بنگری صفای می لعلفام را
- sūfī biyā, ke āyene sāfī-st jām-rā
- tā bengarī safā-ye mey-ē la'l-fām-rā
- | – – | u – u – | u u – – | u – u – |
- Oh Sufi, vieni! Poiché lo specchio della coppa è limpido;
- affinché tu possa vedere la limpidezza del vino color rubino
Quella gazzella dagli occhi neri
modificaIl metro 4.7.7(2) è costituito dalle prime sette sillabe di 4.7.15 ripetute.[85] La settima sillaba, che è breve nello schema, diventa lunga a causa della pausa tra le due metà del verso. In questa poesia, Hafez lamenta l'infedeltà della sua amata:[86]
- آن آهوی سیهچشم * از دام ما برون شد
- یاران چه چاره سازم * با این دل رمیده
- ān āhu-yē siyah-čašm * az dām-e mā borūn šod
- yārān, če čāre sāzam * bā īn del-ē ramīde?
- | – – u – u – – || – – u – u – – |
- Quella gazzella dagli occhi neri è scappata dalla mia trappola!
- Amici! Quale rimedio posso trovare per il mio cuore turbato?
Schema 5
modificaLayla e Majnun di Nizami Ganjavi
modificaAd eccezione del metro rubā'ī, lo schema 5 è molto meno comune dei modelli 3 e 4.[87][88][1] Il più comune è 5.1.10, che è usato per la scrittura masnavi, come la storia di Layla e Majnun, scritta da di Nizami Ganjavi nel 1192), che inizia come segue, con un gioco di parole sulle parole nām "nome" e nāme "racconto o storia":
- ای نام تو بهترین سرآغاز
- بی نام تو نامه کی کنم باز
- 'ey nām-e to behtarīn sarāqāz
- bī-nām-e to nāme key konam bāz?
- – – u u – u – u – –
- Oh tu il cui nome è il miglior inizio;
- senza il tuo nome quando potrò cominciare una storia?
A differenza degli altri metri masnavi, che hanno tutti undici sillabe, questo ne ha solo dieci.
Le divisioni in piedi non sono chiare. Farzaad ha proposto quanto segue, utilizzando un piede di 5 sillabe:[76]
- – – | u u – u – | u – –
Una camicia di foglie
modificaUn esempio più breve di masnavi in 5.1.10, composto da soli tre distici, si trova nel Golestān di Saʿdi e inizia così:
- پیراهن برگ بر درختان
- چون جامهٔ عید نیکبختان
- pīrāhan-e barg bar deraxtān
- čun jāme-ye 'īd-e nīk-baxtān
- – – u u – u – u – –
- Una camicia di foglie sugli alberi;
- come gli abiti da festa delle persone fortunate.
Fai in fretta
modificaQuesto metro 5.1.10 è utilizzato anche, sebbene meno frequentemente, nella poesia lirica. In uno dei suoi ghazal, Saʿdi lo usa in forma strofica con quattro versi per strofa.[89] Lo schema della rima è AABA, CCCA, DDDA e così via. La terza strofa recita come segue:
- باد است غرور زندگانی
- برق است لوامع جوانی
- دریاب دمی که میتوانی
- بشتاب که عمر در شتاب است
- bād ast qorūr-e zendegānī
- barq ast lavāme'-ē javānī
- daryāb dam-ī ke mītavānī
- beštāb ke 'omr dar šetāb ast
- – – | u u – u – u – –
- La vanagloria della vita è il vento;
- gli splendori della giovinezza sono lampi;
- trova un momento in cui puoi;
- affrettatevi, perché la vita è di fretta.
Le rime interne -dast/-qast, -yāb/-tāb confermano l'affermazione di Farzaad secondo cui si dovrebbe effettuare una divisione in piedi dopo le prime due sillabe.
Se guardare mi è proibito
modificaUn altro metro che utilizza il quinto schema è 5.3.08(2), nel quale a differenza di altri metri che iniziano con una doppia breve, la coppia iniziale di sillabe brevi (u u) non viene mai sostituita da una lunga-breve (– u).[90] Il metro può essere analizzato come 5.1.10 senza le prime due sillabe, raddoppiate. C'è una pausa nel mezzo di ogni emistichio, ma una sillaba lunghissima può sovrapporsi alla pausa, come nel primo emistichio qui sotto, da un ghazal di Saʿdi:[91]
- من اگر نظر حرام است * بسی گناه دارم
- چه کنم نمیتوانم * که نظر نگاه دارم
- man agar nazar harām ast * bas-ī gonāh dāram
- če konam? nemītavānam * ke nazar negāh dāram
- | u u – u – u – – || u u – u – u – – |
- Se mi è proibito guardare, ho peccato molto.
- Cosa devo fare? Non riesco a smettere di guardare.
È stato suggerito che questo metro derivi da 3.1.08(2) tramite l'inversione (sincope o anaclasi) delle sillabe 4 e 5:[58]
- | u u – – | u u – – || u u – – | u u – – | (3.1.08(2))
Nella poesia greca antica il ritmo (u u – u – u – –) è noto come anacreontico e prende il nome da Anacreonte, un poeta dell'Asia Minore vissuto tra il VI e il V secolo a.C.). Esattamente nello stesso modo, gli studiosi hanno suggerito che l'anacreontico possa essere derivato per anaclasi da un dimetro ionico (u u – – u u – –).
Stasera sei nostro!
modificaLo stesso metro raddoppiato 5.3.08(2) è utilizzato in una poesia del contemporaneo di Saʿdi, Rumi:[92]
- بکشید یار گوشم * که تو امشب آنِ مایی
- صنما بلی ولیکن * تو نشان بده کجایی
- bekešīd yār gūš-am * ke to emšab ān-e mā-ī
- sanamā! balī va-līkan * to nešān bedeh kojā-ī
- | u u – u – u – – || u u – u – u – – |
- Il mio amato mi ha tirato l'orecchio dicendo: "Stasera sei nostro"!
- Mio idolo! Volentieri! Ma devi dare qualche indicazione su dove ti trovi!
Ruba'i
modificaIl ruba'i (o robā'ī) è insolito in quanto utilizza due metri, 5.1.13 e 3.3.13, spesso mescolati insieme nella stessa poesia. Questo metro è anche insolito in quanto combinato viene utilizzato solo per il robā'īyāt e non per altri tipi di poesia. In realtà i due metri sono gli stessi, tranne per il fatto che la sesta e la settima sillaba sono invertite. Il ritmo è quindi il seguente:
- – | – u u – || u – u – | – u u – | o
- – | – u u – || – u u – | – u u – |
Le divisioni del piede sono quelle suggerite da Farzaad.[93] Nel punto segnato ||, che Farzaad chiama il "cardine" della linea, in alcuni tipi di recitazione tradizionale c'è spesso una pausa.[94]
Il metro 5.1.13 è più comune del 3.3.13; in un'ampia indagine sulle quartine di Khayyam e Hafez, Farzaad ha scoperto che il 70% dei versi era in 5.1.13.[95] Il 21% delle 100 quartine esaminate da Elwell-Sutton erano interamente in 5.1.13, ma solo l'8% interamente in 3.3.13. Il resto era misto.
La desinenza u u – viene cambiata in – – in quasi la metà di tutti i versi. La sostituzione di – per u u nelle sillabe 3 e 4 è molto meno comune; secondo Farzaad si verifica solo nel 5% dei versi[96][10] (in teoria la sostituzione di – per uu può verificarsi anche nelle sillabe 7 e 8, ma questo è estremamente raro). La variante più comune di tutte, che rappresenta circa il 38% dei versi,[96] è:
- – | – u u – || u – u – | – u u – |
Sei ubriaco!
modificaUn esempio di 3.3.13 mescolato con 5.1.13 è il seguente, attribuito a Omar Khayyam:[97]
- شیخی به زنی فاحشه گفتا مستی
- هر لحظه به دام دگری پابستی
- گفتا شیخا، هر آنچه گویی هستم
- آیا تو چنانکه مینمایی هستی؟
- šeyx-ī be zan-ī fāheše goftā mastī
- har lahze be dām-ē degarī pā bastī
- goftā, šeyxā, har ānče gū'ī hastam
- āyā to čenān ke mīnamā'ī hastī?
- – | – u u – | – u u – | – u u – | (3.3.13)
- – | – u u – | – u u – | – u u – | (3.3.13)
- – | – u u – | u – u – | – u u – | (5.1.13)
- – | – u u – | u – u – | – u u – | (5.1.13)
- Un leader religioso disse a una prostituta: "Sei ubriaca!"
- Ogni momento in cui intrappoli il tuo piede nella trappola di un altro uomo.'
- Lei disse: "Signore, io sono tutto ciò che dici.
- Ma sei davvero la persona che fingi di essere?"
Oh amico, vieni!
modificaUn altro esempio è il seguente, attribuito anch'esso a Khayyam:[98]
- ای دوست بیا تا غم فردا نخوریم
- وین یک دمِ عمر را غنیمت شمریم
- فردا که از این دیرِ فنا درگذریم
- با هفتهزارسالگان سربهسریم
- 'ey dūst biyā tā qam-e fardā na-xorīm
- v-īn yek-dam-e ʾomr-rā qanīmat šomarīm
- fardā ke az īn deyr-e fanā dar-gozarīm
- bā haft-hezār-sālegān sar-be-sar-īm
- – | – u u – | – u u – | – u u – | (3.3.13)
- – | – u u – | u – u – | – u u – | (5.1.13)
- – | – u u – | – u u – | – u u – | (3.3.13)
- – | – u u – | u – u – | – u u – | (5.1.13)
- Oh amico, vieni, non mangiamo il dolore del domani,
- ma considera questo momento della vita come una benedizione.
- Domani, quando lasceremo questo mondo mortale,
- saremo uguali agli uomini di settemila anni.'
Il venditore di vino
modificaNell'esempio seguente, gli elementi biceps all'inizio e alla fine della riga vengono sostituiti quasi ovunque da una singola sillaba lunga:[99]
- پیری دیدم به خانهٔ خمّاری
- گفتم نکنی ز رفتگان اِخباری
- گفتا می خور که همچو ما بسیاری
- رفتند و خبر بازنیامد باری
- pīr-ī dīdam be xāne-yē xammār-ī
- goftam, nakonī ze raftegān exbār-ī?
- goftā, mey xor, ke hamčo mā besyār-ī
- raftand o xabar bāz nayāmad bār-ī
- – | – u u – | u – u – | – u u – | (5.1.13)
- – | – u u – | u – u – | – u u – | (5.1.13)
- – | – u u – | u – u – | – u u – | (5.1.13)
- – | – u u – | – u u – | – u u – | (3.3.13)
- Ho visto un vecchio nella casa di un venditore di vino.
- Dissi: «Non mi darai notizie di coloro che se ne sono andati?»
- Disse: "Bevi un po' di vino, perché ce ne sono tanti come noi
- Se n'è andato e non è più giunta alcuna notizia".
Altri metri
modificaKāmil
modificaSebbene gli schemi sopra elencati coprano praticamente tutte le poesie del periodo classico, a volte si trovano altri metri, usati sperimentalmente. La seguente poesia, ad esempio, del poeta del XVIII secolo Hatef Esfahani, è scritta nel metro kāmil, raro in persiano ma comune in arabo, e inizia così:
- چه شود به چهرهٔ زرد من * نظری برای خدا کنی
- که اگر کنی همه درد من * به یکی نظاره دوا کنی
- če šavad be čehre-ye zard-e man * nazar-ī barā-ye Xodā konī
- ke 'agar konī hame dard-e man * be yekī nazāre davā konī
- | uu – u – | uu – u – || uu – u – | uu – u – |
- Se solo potessi guardare il mio viso giallastro per amore di Dio,
- perché se lo facessi, cureresti tutto il mio dolore con quel solo sguardo!
Questa poesia è tradizionalmenta cantato su una melodia (gūše) chiamata Čahārbāq, che prende il nome dal famoso viale Chaharbagh di Isfahan.[100]
Note
modifica- ^ a b c d Deo & Kiparsky (2011), p. 7
- ^ Thiesen (1982), p. 5.
- ^ La parola deriva dalla parola araba per "due", iθnān: Thiesen (1982), p. 78.
- ^ Elwell-Sutton (1975), p. 91.
- ^ a b Farzaad (1967), p. 60.
- ^ Hayes (1979), p. 214.
- ^ Domenico Parrello, Ḵamsa of Neẓāmī, su Encyclopaedia Iranica online. URL consultato il 1º settembre 2025.
- ^ a b c d Elwell-Sutton (1976), p. 162.
- ^ Numero 13, 42, 56, 262, 270, 302, 381, 453; Thiesen (1982), p. 150.
- ^ a b c Elwell-Sutton (1976), p. 134.
- ^ Elwell-Sutton (1976), p. 172.
- ^ Perry (1978), p. 157.
- ^ Maling (1973), p. 131.
- ^ Elwell-Sutton (1975).
- ^ a b De Blois (1994), p. 49.
- ^ Maling (1973), pp. 118-135.
- ^ Elwell-Sutton (1976), p. 214.
- ^ Thiesen (1982), pp. 39–41.
- ^ Thiesen (1982), p. 15.
- ^ Thiesen (1982), p. 18.
- ^ Elwell-Sutton (1976), pp. 126–138.
- ^ Elwell-Sutton (1976), p. 207.
- ^ Thiesen (1982), p. 16.
- ^ Thiesen (1982), p. 22.
- ^ Heny (1981), pp. 88-89
- ^ Thiesen (1982), p. 21.
- ^ Thiesen (1982), p. 20.
- ^ Heny (1981), pp. 143-145.
- ^ Thiesen (1982), pp. 23–27.
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Bibliografia
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Collegamenti esterni
modificaSchema 1
modifica- Apertura del Shāh-Nāmeh di Ferdusi recitata in farsi. 1.1.11, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
- Metri persiani, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
Schema 2
modifica- Né cristiano, né ebreo, di Rumi recitata in farsi. 2.1.16, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
- Googoosh canta Pol. 2.1.11, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
- Il masnavi mistico di Rumi cantato da Mohammad-Reza Shajarian. 2.4.11, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
Schema 3
modifica- La prima strofa di Alzatevi e portate la pelliccia cantata da Giti Pashaei. 3.3.14, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
- Chiunque incontra un innamorato cantata in farsi. 3.4.07(2) = 4.4.07(2), su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
Schema 4
modifica- Sufi, vieni! recitata in farsi. 4.7.14, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
Schema 5
modifica- Il ghanzal 2839 di Rumi recitato da Bahman Sherif. 5.3.08(2), su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
Roba'i
modifica- Ragazze tagike recitano le quartine rub'ai. 3.3.13/5.1.13, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.
Kāmil
modifica- Chaharbaghcantata nello stile tradizionale da Mohammad-Reza Shajarian, su YouTube. URL consultato il 1º settembre 2025.