Leopardo di Zanzibar

sottospecie di animale della famiglia Felidae
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Il leopardo di Zanzibar è una popolazione del leopardo africano (Panthera pardus pardus) presente sull'isola di Unguja, nell'arcipelago di Zanzibar, in Tanzania, oggi ritenuta estinta localmente a causa della persecuzione da parte dei cacciatori locali e della perdita dell'habitat. Si trattava del più grande carnivoro terrestre e del predatore apicale dell'isola.[1][2] Nel corso del XX secolo, l'aumento dei conflitti tra la popolazione umana e i leopardi portò alla demonizzazione del leopardo di Zanzibar e a tentativi sistematici di sterminarlo. Un progetto di conservazione del leopardo fu avviato a metà degli anni '90, ma venne abbandonato quando i ricercatori conclusero che vi fossero poche possibilità di sopravvivenza a lungo termine per la popolazione.[3] Nel 2018, un leopardo sarebbe stato ripreso da una fototrappola, riaccendendo le speranze per la sopravvivenza della specie, sebbene alcuni esperti restino scettici.[4][5]

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Leopardo di Zanzibar

Esemplare impagliato al Museo di Zanzibar
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineCarnivora
SottordineFeliformia
FamigliaFelidae
SottofamigliaPantherinae
GenerePanthera
SpecieP. pardus
SottospecieP. p. pardus

Tassonomia

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Il leopardo di Zanzibar fu descritto come sottospecie a sé da Reginald Innes Pocock, che nel 1932 propose il nome scientifico Panthera pardus adersi.[6] Tuttavia, un'analisi genetica molecolare dei campioni di leopardo condotta nel 1996 portò alla sua riclassificazione all'interno del leopardo africano (P. p. pardus).[7][8] Nonostante ciò, alcuni autori continuano a utilizzare la denominazione P. p. adersi.[9]

Storia evolutiva

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Si ritiene che la popolazione di leopardi di Zanzibar si sia evoluta in isolamento rispetto a quella del continente africano almeno dalla fine dell'ultima era glaciale, quando l'innalzamento del livello del mare separò l'isola dalla terraferma della Tanzania. L'effetto fondatore e l'adattamento alle condizioni locali avrebbero prodotto un leopardo di dimensioni inferiori rispetto ai parenti continentali, con rosette parzialmente disgregate in macchie.[10][11] Tuttavia, nonostante queste differenze morfologiche, la differenziazione genetica di questa popolazione è inferiore rispetto a quella osservata tra le popolazioni oggi considerate vere sottospecie, tutte esterne al continente africano. Per questo motivo, tutte le popolazioni africane di leopardo, incluso il leopardo di Zanzibar, sono attualmente incluse nella sottospecie P. p. pardus.[7]

Biologia

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Del comportamento e dell'ecologia del leopardo di Zanzibar si sa molto poco.[12] Non è mai stato studiato in natura, e l'ultimo avvistamento certo di un esemplare vivo risale ai primi anni '80.[13] Da allora, la maggior parte degli zoologi presume che il leopardo di Zanzibar sia estinto o quasi.[3]

Nei musei sono conservate solo sei pelli, inclusi l'olotipo di P. p. adersi presso il Natural History Museum di Londra e un esemplare tassidermizzato molto scolorito al Museo di Zanzibar.[2] Tuttavia, statistiche del governo di Zanzibar indicano che ancora a metà degli anni '90 i leopardi venivano uccisi da cacciatori, e gli abitanti dell'isola continuano a segnalare avvistamenti e casi di predazione sul bestiame.[1]

Conservazione

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Le descrizioni del leopardo e delle sue abitudini fornite dagli abitanti rurali di Zanzibar sono intrise della diffusa credenza secondo cui gli stregoni terrebbero dei leopardi e li invierebbero per danneggiare o molestare i villaggi. Questa credenza include elaborate narrazioni su come gli stregoni allevino e addestrino i leopardi per compiere il male. Con queste spiegazioni, i contadini locali giustificano la predazione dei leopardi e, più in generale, la loro apparente «fuori luogo» presenza nei pressi delle fattorie e dei villaggi.[14]

La crescita della popolazione umana e dell'agricoltura nel XX secolo fu largamente responsabile di questa situazione, con l'invasione dell'habitat del leopardo e della sua base trofica. Il conflitto crescente tra uomini e leopardi sfociò in una serie di campagne di sterminio. Inizialmente localizzate, queste campagne divennero estese a tutta l'isola dopo la Rivoluzione di Zanzibar del 1964, quando venne lanciata una campagna congiunta contro la stregoneria e per l'eliminazione dei leopardi, guidata da uno «scopritore di streghe».[15] Il risultato a lungo termine di questa campagna e della successiva classificazione del leopardo come «nocivo» portò la popolazione sull'orlo dell'estinzione.[12] Ciononostante, presunti avvistamenti continuano a essere riportati, e molti abitanti dell'isola credono che il leopardo di Zanzibar esista ancora.[16] Già a metà degli anni '90 la popolazione era considerata estinta.[17] Nel 1997 e nel 2001 circolarono voci sul ritrovamento di feci attribuibili al leopardo, ma i campioni andarono perduti prima di poter essere analizzati.[5]

Un programma di conservazione fu redatto dal Jozani-Chwaka Bay Conservation Project, finanziato dalla CARE, ma abbandonato nel 1997 quando i ricercatori non trovarono prove concrete dell'esistenza del leopardo. Tuttavia, le autorità faunistiche locali restarono più ottimiste, e alcuni abitanti di Zanzibar proposero di coinvolgere presunti possessori di leopardi affinché mostrassero gli animali ai turisti dietro compenso. Alcuni villaggi offrono talvolta di accompagnare turisti o ricercatori a vedere presunti «leopardi domestici» in cambio di denaro, ma finora nessuna di queste «spedizioni» ha portato a un avvistamento reale.[13][18][19]

Queste percezioni contrastanti sullo status del leopardo di Zanzibar e sulla possibilità di conservarlo rimangono irrisolte, e costituiscono un dilemma messo in evidenza da diversi ricercatori.[20][21][22][23]

Nel 2018, un leopardo è stato ripreso da una fototrappola sull'isola di Unguja durante le riprese della serie Extinct or Alive prodotta da Animal Planet. Alcune autorità non considerano il video una prova attendibile, poiché la località precisa della ripresa non è nota e poche fonti affidabili ne hanno dato notizia. L'autore del video, Forrest Galante, ha tuttavia difeso l'autenticità della registrazione. Anche se le immagini mostrano chiaramente un leopardo, il disegno delle rosette non è ben distinguibile, e potrebbe trattarsi di un leopardo africano inselvatichito introdotto a Zanzibar. La prova definitiva potrebbe venire solo da analisi del DNA.[4]

  1. ^ a b H. V. Goldman e M. T. Walsh, [15:ITZLPP2.0.CO;2 Is the Zanzibar Leopard (Panthera pardus adersi) Extinct?], in Journal of East African Natural History, vol. 91, n. 1/2, 2002, pp. 15-25, DOI:10.2982/0012-8317(2002)91[15:ITZLPP]2.0.CO;2.
  2. ^ a b M. T. Walsh e H. V. Goldman, Updating the Inventory of Zanzibar Leopard Specimens, in Cat News, vol. 49, 2008, pp. 4-6.
  3. ^ a b C. Stuart e T. Stuart, A Preliminary Faunal Survey of South-eastern Unguja (Zanzibar) with Special Emphasis on the Leopard Panthera pardus adersi, Loxton, Sudafrica, African-Arabian Wildlife Research Centre, 1997.
  4. ^ a b J. Li, Zanzibar Leopard Captured on Camera, Despite Being Declared Extinct, su insideedition.com, Inside Edition, 2018. URL consultato il 15 settembre 2018.
  5. ^ a b L. Rossi, C. M. Scuzzarella e F. M. Angelici, Extinct or Perhaps Surviving Relict Populations of Big Cats: Their Controversial Stories and Implications for Conservation, in F. M. Angelici e L. Rossi (a cura di), Problematic Wildlife II: New Conservation and Management Challenges in the Human-Wildlife Interactions, 2020, pp. 393-417, DOI:10.1007/978-3-030-42335-3_12, ISBN 978-3-030-42335-3.
  6. ^ R. I. Pocock, The Leopards of Africa, in Proceedings of the Zoological Society of London, vol. 102, n. 2, 1932, pp. 543–591, DOI:10.1111/j.1096-3642.1932.tb01085.x.
  7. ^ a b S. Miththapala, J. Seidensticker e S. J. O'Brien, Phylogeographic Subspecies Recognition in Leopards (P. pardus): Molecular Genetic Variation, in Conservation Biology, vol. 10, n. 4, 1996, pp. 1115–1132, DOI:10.1046/j.1523-1739.1996.10041115.x.
  8. ^ O. Uphyrkina, E. W. Johnson, H. Quigley, D. Miquelle, L. Marker, M. Bush e S. J. O'Brien, Phylogenetics, genome diversity and origin of modern leopard, Panthera pardus (PDF), in Molecular Ecology, vol. 10, n. 11, 2001, pp. 2617-2633, Bibcode:2001MolEc..10.2617U, DOI:10.1046/j.0962-1083.2001.01350.x, PMID 11883877. URL consultato il 5 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2020).
  9. ^ H. V. Goldman e M. T. Walsh, Classifying, Domesticating and Extirpating the Zanzibar Leopard, a Transgressive Felid, in Norsk Antropologisk Tidsskrift, 2019, pp. 205–219.
  10. ^ R. H. W. Pakenham, The Mammals of Zanzibar and Pemba Islands, Harpenden, Pakenham, 1984.
  11. ^ J. Kingdon, Island Africa: The Evolution of Africa's Rare Animals and Plants, Princeton, Princeton University Press, 1989.
  12. ^ a b M. T. Walsh e H. V. Goldman, The Zanzibar Leopard Between Science and Cryptozoology, in Nature East Africa, vol. 33, n. 1/2, 2003, pp. 14-16.
  13. ^ a b I. S. Swai, Wildlife Conservation Status in Zanzibar, Dar es Salaam, University of Dar es Salaam, 1983.
  14. ^ H. V. Goldman e M. T. Walsh, A Leopard in Jeopardy: An Anthropological Survey of Practices and Beliefs which Threaten the Survival of the Zanzibar Leopard (Panthera pardus adersi), Zanzibar Forestry Technical Paper No. 63, Jozani-Chwaka Bay Conservation Project, Commission for Natural Resources, Zanzibar, 1997. URL consultato il 29 maggio 2011.
  15. ^ M. T. Walsh e H. V. Goldman, Killing the King: The Demonization and Extermination of the Zanzibar Leopard, in E. Dounias, E. Motte-Florac e M. Dunham (a cura di), Le symbolisme des animaux: L'animal, clef de voûte de la relation entre l'homme et la nature? [Animal symbolism: Animals, keystone of the relationship between man and nature?], Parigi, Éditions de l’IRD, 2007, pp. 1133-1182.
  16. ^ M. Walsh e H. Goldman, Chasing imaginary leopards: Science, witchcraft and the politics of conservation in Zanzibar, in Journal of Eastern African Studies, vol. 6, n. 4, 2012, pp. 727-746, DOI:10.1080/17531055.2012.729778.
  17. ^ K. Nowell e P. Jackson, Leopard Panthera pardus (Linnaeus, 1758) (PDF), in Wild Cats: Status Survey and Conservation Action Plan, Gland, Svizzera, IUCN SSC Cat Specialist Group, 1996, pp. 44-47.
  18. ^ S. Marshall, The Status of the Zanzibar Leopard, Zanzibar, SIT Tanzania & Commission for Natural Resources, 1994.
  19. ^ B. Selkow, A Survey of Villager Perceptions of the Zanzibar Leopard, Zanzibar, SIT Tanzania & Commission for Natural Resources, 1995.
  20. ^ H. V. Goldman e M. T. Walsh, Human-Wildlife Conflict, Unequal Knowledge and the Failure to Conserve the Zanzibar Leopard (Panthera pardus adersi), in Felid Biology and Conservation Conference, Wildlife Conservation Research Unit, University of Oxford, 17–21 September 2007, 2007. URL consultato il 23 luglio 2009.
  21. ^ H. V. Goldman e M. T. Walsh, When Culture Threatens the Conservation of Biological Diversity: The Tragic Case of the Zanzibar Leopard (Panthera pardus adersi), in Sustaining Cultural and Biological Diversity in a Rapidly Changing World: Lessons for Global Policy, Thirteenth Annual Symposium of the Center for Biodiversity and Conservation, American Museum of Natural History, New York, 2–5 April 2008, 2008. URL consultato il 23 luglio 2009.
  22. ^ M. T. Walsh e H. V. Goldman, Chasing Imaginary Leopards: Science, Witchcraft and the Politics of Conservation in Zanzibar, in Journal of Eastern African Studies, vol. 6, n. 4, 2012, pp. 727-746, DOI:10.1080/17531055.2012.729778.
  23. ^ M. T. Walsh e H. V. Goldman, Cryptids and credulity: The Zanzibar leopard and other imaginary beings, in S. Hunt (a cura di), Anthropology and Cryptozoology: Exploring Encounters with Mysterious Creatures, Londra, Taylor & Francis, 2017, pp. 54-90, DOI:10.4324/9781315567297, ISBN 9781315567297.

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