Parakoimōmenos

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Il parakoimōmenos (in greco παρακοιμώμενος?, letteralmente "colui che dorme accanto [alla camera dell'imperatore]") era una carica di corte bizantina, solitamente riservata agli eunuchi. La vicinanza della posizione agli imperatori garantiva ai suoi detentori influenza e potere, e molti di loro, specialmente nel IX e X secolo, ricoprirono il ruolo di primi ministri dell'Impero bizantino.

Storia e funzioni

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Il titolo fu utilizzato in modo anacronistico da vari scrittori bizantini per indicare importanti funzionari di corte eunuchi del lontano passato, tra cui Eufrata sotto Costantino il Grande (che regnò dal 306 al 337), il famigerato Crisafio sotto Teodosio II (r. 408-450), o un anonimo detentore della carica sotto l'imperatore Maurizio (r. 582-602). La posizione fu probabilmente creata non più tardi del regno di Leone IV il Cazaro (r. 775-780), quando il cronachista Teofane Confessore menziona un "koubikoularios e parakoimomenos" al servizio di Leone[1][2][3]. All'inizio si trattava di un ufficio modesto, conferito a quei koubikoularioi (dal latino cubicularius, che indicava i servitori eunuchi della "sacra camera da letto" o sacrum cubiculum dell'imperatore) che avevano il compito di dormire fuori dalla camera dell'imperatore durante la notte come misura di sicurezza. Come testimoniano i sigilli del VII e VIII secolo, era solitamente combinato con altre funzioni di palazzo, come l'epi tēs trapezēs, e insignito di umili dignità come ostiarios[1][2]. È possibile che nei casi in cui più co-imperatori regnavano contemporaneamente, a ciascuno di essi fosse assegnato un parakoimōmenos[4].

 
Solido d'oro di Basilio I il Macedone.

Dalla metà del IX secolo, tuttavia, l'ufficio crebbe in importanza, superando il suo superiore nominale, il praipositos, fino a quando venne considerato come la più alta carica riservata agli eunuchi, con i suoi titolari elevati alla dignità di patrikios. Nel corso dei due secoli successivi, molti dei suoi possessori furono in grado di sfruttare la loro vicinanza all'imperatore per esercitare una notevole influenza politica. Alcuni di questi uomini, eccezionalmente, non erano eunuchi. Durante i regni di imperatori deboli o disinteressati, i detentori del titolo di parakoimōmenos, come Samonas, Giuseppe Bringa e Basilio Lecapeno, fungevano da primi ministri, mentre Basilio I il Macedone (r. 867-886) fu in grado di utilizzare questa posizione per usurpare il trono da Michele III (r. 842-867)[1][5].

Nell'XI secolo, il parakoimōmenos aveva assunto la maggior parte delle antiche funzioni amministrative dei praipositos. La carica continuò ad essere importante nell'XI secolo, ma sembra essere diminuita nel XII, quando iniziò ad essere regolarmente assegnata, forse come titolo nobiliare piuttosto che come funzione attiva, anche ai non eunuchi[1][6]. La postazione sopravvisse nell'Impero di Nicea (1204-1261) e nel periodo dei Paleologi, dove fu divisa in due: il parakoimōmenos tēs sphendonēs (παρακοιμώμενος τῆς σφενδόνης) e il parakoimōmenos tou koitōnos (παρακοιμώμενος τοῦ κοιτῶνος). Il parakoimōmenos tou koitōnos manteneva i compiti di sorvegliare il koitōn (la camera da letto imperiale), assistito dal prokathēmenos tou koitōnos (προκαθήμενος τοῡ κοιτῶνος) e di comandare i ciambellani (κοιτωνάριοι, koitōnarioi) e i paggi (παιδόπουλοι, paidopouloi), mentre il parakoimōmenos tēs sphendonēs a cui era affidato il compito di custodire lo sphendonē, l'anello con il sigillo personale dell'imperatore, utilizzato per sigillare la sua corrispondenza privata con la sua famiglia[7][8]. In assenza del prōtostratōr, erano anche incaricati di portare la spada dell'imperatore[9]. Allo stesso tempo, i loro detentori cessarono di essere eunuchi di palazzo, ma furono importanti nobili e amministratori; nel XIV secolo, il titolo di Parakoimōmenos divenne essenzialmente una dignità onorifica[10].

Le due cariche si collocavano rispettivamente al 16º e al 17º posto nella gerarchia imperiale, secondo l'autore pseudo-Codino della metà del XIV secolo, tra il kouropalatēs e il logothetes tou genikou[11]. Il loro abito di corte consisteva in una tunica di seta kabbadion e un cappello skiadion ricamato in oro, o uno skaranikon a cupola foderato di seta color albicocca con decorazioni in filo d'oro. Portava davanti un'immagine di vetro dell'imperatore in piedi di fronte, e dietro un'immagine simile di lui in trono. Il parakoimōmenos tēs sphendonēs si distingueva per il suo bastone da ufficio (dikanikion), che era di legno, con il pomello più alto dorato, quello successivo coperto da una treccia bianco-dorata, il successivo di nuovo dorato, ecc. Il dikanikion del parakoimōmenos tou koitōnos era simile, tranne per il fatto che solo il pomello più alto era dorato, gli altri erano tutti coperti da una treccia bianco-dorata[12].

Parakoimōmenoi conosciuti

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Miniatura tratta dallo Sclitze di Madrid, raffigurante Samonas che incita l'imperatore Leone VI contro Andronico Ducas.

Un certo numero di sigilli menziona un Teofilatto, koubikoularios, parakoimomenos e strategos di Sicilia; potrebbe essere lo stesso esarca Teofilatto, attestato nel 701. Questo farebbe di Teofilatto il primo detentore noto[13]. La prima menzione certa nelle fonti si trova, come menzionato in precedenza, nella cronaca di Teofane Confessore, dove il koubikoularios e il parakoimomenos Teofane erano tra quei membri della corte licenziati per le loro simpatie iconodule sotto Leone IV[2]. Il successivo detentore, l'ostiarios Scholastikios, è noto solo con il nome e che servì sotto Teofilo (r. 829-842)[2]. Il patrikios Damiano servì Michele III fino all'865 circa, e fu poi sostituito dal favorito di Michele, Basilio I il Macedone. Dopo l'ascesa di Basilio a co-imperatore nell'866, la carica fu occupata da un certo Rentakios fino all'assassinio di Michele III[2]. Giudicando, in base alla sua esperienza personale, che la carica era troppo potente e troppo vicina all'imperatore, Basilio I (r. 867-886) non nominò un parakoimōmenos. Suo figlio e successore Leone VI (r. 886-912) ripristinò la carica nel 907 per il suo favorito Samonas, che fino ad allora era stato un prōtovestiarios. Mantenne l'incarico fino alla sua disgrazia nell'estate del 908[14][15]. Fu sostituito da Costantino Barbaro, che mantenne l'incarico fino al 919 circa, con l'eccezione del regno di Alessandro (r. 912-913), che installò il patrikios Barbatos al suo posto. Romano I Lecapeno (r. 920-944) chiamò il suo fidato aiutante Teofane parakoimōmenos[16].

Teofane fu tenuto in carica da Costantino VII (r. 913-959) fino al 947, quando fu sostituito da Basilio Lecapeno. Lecapeno, il figlio illegittimo dell'imperatore Romano I, avrebbe svolto un ruolo dominante nella storia bizantina nei successivi quattro decenni, rovesciando gli imperatori e servendo come reggente di fatto o co-reggente (paradynasteuon) dell'Impero per oltre trent'anni, durante i regni di Niceforo II Foca (r. 963-969) e Giovanni I Zimisce (r. 969-976), e l'inizio del regno di Basilio II (r. 976-1025) fino alla sua destituzione nel 985. Basilio fu sostituito sotto Romano II (r. 959-963) dal capace Giuseppe Bringa, che esercitò anch'egli il governo de facto dello stato, ma fu rovesciato da Lecapeno poco dopo la morte di Romano II[17].

Nell'XI secolo, il più importante detentore della carica fu Nicola, che fu parakoimōmenos e proedros, nonché domestikos tōn scholōn sotto Costantino VIII (r. 1025-1028) e prestò nuovamente servizio negli stessi uffici per un certo periodo sotto Costantino IX Monomaco (r. 1042-1055)[18]. Giovanni Comneno, un parente dell'imperatore Giovanni II Comneno (r. 1118–1143), fu nominato parakoimōmenos e incaricato della cura degli affari di stato insieme a Gregorio Taronita[19]. Alla fine del XII secolo, l'eunuco Niceforo sotto Andronico I Comneno (r. 1183-1185) e Giovanni Oinopolite, anch'esso eunuco, sotto Alessio III Angelo (r. 1195-1203) sono gli unici detentori conosciuti[7].

Nell'impero di Nicea, i titolari noti sono il pansebastos sebastos Alessio Cratero (attestato intorno al 1227-1231, titolare anche della carica di apographeus) sotto Giovanni III Vatatze (r. 1222-1254)[7] e il prōtovestiaritēs Giorgio Zagarommate, che fu promosso a parakoimōmenos da Teodoro II Lascaris (r. 1254-1258) ma cadde presto in disgrazia, fu infine nominato panhypersebastos sotto Michele VIII Paleologo (r. 1259-1282)[7][20]. Anche un pansebastos e parakoimōmenos altrimenti non identificato Giovanni sembra appartenere alla metà del XIII secolo[21].

Michele VIII Paleologo nominò un suo agente di fiducia, un disertore della corte selgiuchide di nome Basilio Basilico, per servire come parakoimōmenos del koitōn durante i primi anni del suo regno (1259-1261)[22][23]. Dopo essere diventato l'unico imperatore nel 1261, Michele nominò Giovanni Macreno alla carica. Macreno partecipò alla campagna per riconquistare la Morea dai Latini, e combatté nelle battaglie di Prinitza e Macriplagi, venendo catturato in quest'ultima. In seguito fu riportato a Costantinopoli, dove fu accusato di tradimento e accecato[10][24]. Tre parakoimōmenoi degli sphendonē sono noti sotto Michele VIII: il pansebastos sebastos Isacco Ducas Vatatzes, fratello di Giovanni III Vatatze, che era presente alla firma del trattato di Ninfeo e morì come inviato a Genova[10][25]; Gabriele Sfranze (nipote di Giovanni I Ducas, sovrano della Tessaglia)[10][26];  e Costantino Ducas Nestongo. Nestongo fu strettamente associato ad Andronico II Paleologo (r. 1282-1328), accompagnandolo nella sua prima spedizione contro i turchi Aydinidi nel 1280. Mantenne la sua posizione almeno durante i primi anni del regno di Andronico II[10][27].

Oltre a Nestongo, i seguenti parakoimōmenoi sono conosciuti sotto Andronico II Paleologo: Dionisio Drimi, menzionato in un poema di Manuele File del 1300 circa[28]; Andronico Paleologo Cantacuzeno nel 1320 circa[10][29]; Andronico Comneno Ducas Paleologo Tornicio, nipote del fratellastro di Michele VIII, Costantino Paleologo, che ricoprì l'incarico nel 1324-1327 circa[10][30]; Giovanni Facrase, autore di un trattato in versi sugli uffici imperiali[31][32]; e il generale Giovanni Cumno, il figlio maggiore dello studioso e ministro Niceforo Cumno, che fu promosso da parakoimōmenos tou koitōnos a parakoimōmenos tēs sphendonēs nel 1307[33][34]. Un membro anonimo della famiglia Rauli, menzionato da Manuele File, ricoprì l'incarico più o meno nello stesso periodo[35].

Forse il più famoso dei parakoimōmenoi tardo bizantini fu il capace e ambizioso Alessio Apocauco, un uomo di umili origini che salì alle alte cariche come protetto di Giovanni VI Cantacuzeno e il principale istigatore della guerra civile bizantina del 1341-1347. Fu nominato parakoimōmenos nel 1321 e mantenne l'incarico fino alla sua elevazione al rango di megas doux nel 1341[31][36]. Infine, gli ultimi detentori noti sono Demetrio, "zio" dell'imperatore Giovanni V Paleologo (r. 1341-1391), attestato a Costantinopoli nel 1342[37]; Manuele Sergopulo, nominato "parakoimōmenos del grande sphendonē" da Giovanni VI Cantacuzeno (r. 1347-1354) e gli fu data la signoria dell'isola di Marmara a vita dallo stesso imperatore[38]; il medico Angelo Caloteto, attestato a Mistra in una lettera del 1362[39][40], e il katholikos kritēs Teofilacto Dermocaite, che fu inviato come emissario a papa Urbano V nell'ottobre 1367[39][41].

Nell'impero di Trebisonda (1204–1461) è noto un solo parakoimōmenos, Michele Sampson, attestato nel 1432[42].

  1. ^ a b c d ODB, p. 1584.
  2. ^ a b c d e Guilland 1967, p. 204.
  3. ^ Bury 1911, pp. 124–125.
  4. ^ Guilland 1967, p. 203.
  5. ^ Guilland 1967, pp. 202–204.
  6. ^ Guilland 1967, pp. 203, 206–208.
  7. ^ a b c d Guilland 1967, p. 208.
  8. ^ Verpeaux 1966, pp. 175–176.
  9. ^ Verpeaux 1966, p. 176.
  10. ^ a b c d e f g Guilland 1967, p. 209.
  11. ^ Verpeaux 1966, p. 137.
  12. ^ Verpeaux 1966, p. 156.
  13. ^ Prigent & Nichanian 2003, pp. 99–101.
  14. ^ Guilland 1967, pp. 204–205.
  15. ^ Tougher 1997, p. 198.
  16. ^ Guilland 1967, p. 205.
  17. ^ Guilland 1967, pp. 205–206.
  18. ^ Guilland 1967, pp. 206–207.
  19. ^ Guilland 1967, p. 207.
  20. ^ PLP, 6417. Zαγαρομμάτης Γεώργιος.
  21. ^ PLP, 8665. Ἰωάννης.
  22. ^ Guilland 1967, pp. 208–209.
  23. ^ PLP, 2458. Βασιλικὸς Βασίλειος.
  24. ^ PLP, (16358) 92605. Μακρηνός.
  25. ^ PLP, 5691. Δούκας Ἰσαάκιος.
  26. ^ PLP, 27276. Σφραντζῆς Γαβριήλ.
  27. ^ PLP, 20201. Νεστόγγος, Κωνσταντῖνος Δούκας.
  28. ^ PLP, 5829. Δριμὺς Διονύσιος.
  29. ^ PLP, 10955. Καντακουζηνὸς Ἀνδρόνικος.
  30. ^ PLP, 29122. Tορνίκης, Ἀνδρόνικος Κομνηνὸς Δούκας Παλαιολόγος.
  31. ^ a b Guilland 1967, p. 210.
  32. ^ PLP, 29580. Φακρασῆς Ἰωάννης.
  33. ^ Guilland 1967, pp. 209–210.
  34. ^ PLP, 30954. Xοῦμνος, Ἰωάννης Κομνηνός (?).
  35. ^ PLP, 24106. Ῥαούλ.
  36. ^ PLP, 1180. Ἀπόκαυκος Ἀλέξιος.
  37. ^ PLP, 5298. Δημήτριος.
  38. ^ PLP, 25210. Σεργόπουλος Μανουήλ.
  39. ^ a b Guilland 1967, p. 211.
  40. ^ PLP, 209. Ἄγγελος Καλόθετος.
  41. ^ PLP, 91760. Δερμοκαΐτης Θεοφύλακτος.
  42. ^ PLP, 24789. Σαμψὼν Μιχαήλ.

Bibliografia

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