Porta Beulé
La porta Beulé è una porta fortificata di età romana tardoantica (III secolo circa), disposta in asse con i Propilei sul margine occidentale dell'Acropoli di Atene.[1] Il suo impianto sfruttava la grande scalinata monumentale in marmo realizzata in età imperiale, davanti ai Propilei;[2] per la sua costruzione furono reimpiegati molti elementi del demolito Monumento coregico di Nicia.[3]
Porta Beulé | |
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Civiltà | Impero romano |
Utilizzo | porta fortificata |
Epoca | III secolo |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Periferia | Atene |
Dimensioni | |
Altezza | 6,74 m |
Larghezza | 7,20 m |
Scavi | |
Data scoperta | 1852-1853 |
Archeologo | Charles Ernest Beulé |
Amministrazione | |
Patrimonio | Acropoli di Atene |
Mappa di localizzazione | |
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La porta monumentale prese il nome dall'archeologo francese Charles Ernest Beulé, che la riportò alla luce nel 1852-1853.[4]
Storia
modificaNel I secolo la pendice occidentale dell'Acropoli fu sistemata con una grande scalinata marmorea che occupava l'intera larghezza fra le due ali dei Propilei e conduceva al vestibolo centrale.[2] In fase tardoantica, verso la fine del III secolo, sulla parte inferiore di tale scalinata fu costruita la porta, affiancata da due torri e collegata mediante muri sia ai Propilei sia al podio del tempio di Atena Nike.[1]
Molti studiosi datano la costruzione della porta Beulé al periodo successivo al sacco eruliano (circa 280) o all'inizio del IV secolo.
Per la costruzione della porta furono reimpiegati molti elementi provenienti dal Monumento coregico di Nicia: le architravi e la trabeazione dorica dell'alzato conservano infatti la dedica coregica e tracce di policromia antica.[3] L'epistilio iscritto e altri elementi della trabeazione furono smontati dal loro sito originario e rimontati nella fronte della porta.[5][6] Il monumento di Nicia si trovava originariamente sul pendio meridionale dell'Acropoli, a ovest del Teatro di Dioniso, quasi in aderenza alla Stoà di Eumene; la sua rimozione e il reimpiego sono ascrivibili a un grande cantiere tardoantico che interessò anche l'accesso occidentale dell'Acropoli.[5]
Un'iscrizione tardoantica (IG II^2 5, 13291) ricorda il benefattore che fece importanti interventi sulla porta: il magistrato romano Flavio Settimio Marcellino; l'iscrizione nomina «Fl(avius) Septimius Marcellinus» come «ὁ λαμπρότατος» («vir clarissimus») e agonothetes e ricorda che egli fece costruire «πυλῶνας τῇ πόλι» a proprie spese; la lettura OΛAM = ὁ λαμ[πρότατος] proposta da E. Sironen sostituisce l'ormai superata interpretazione ΦΛΑΜ = flamen e consente una datazione al secondo quarto del IV secolo.[7] Marcellino è ricordato tra i principali evergeti ateniesi del IV secolo (insieme ad altri benefattori tardi);[8] l'iscrizione non obbliga tuttavia a identificare il suo patrocinio con la costruzione ex novo della porta.[9][10]
La porta rimase occultata in età ottomana da un bastione posto a cavallo dell'accesso.[4]
Scavi archeologici e studi
modificaNel 1852-1853 l'archeologo francese Charles Ernest Beulé fece liberare l'area riportando in vista il varco e ne commemorò la scoperta con un'iscrizione moderna apposta accanto all'ingresso.[4]
La porta fu riportata in luce durante le esplorazioni dell'accesso occidentale ai Propilei: gli scavi misero in evidenza la presenza dei due torrioni e delle cortine di raccordo, chiarendo che l'ingresso tardoantico si impostava sulla scalinata romana preesistente.[1] La successiva letteratura archeologica e topografica ha riconosciuto nella porta Beulé uno dei casi più significativi di reimpiego architettonico sull'Acropoli, grazie alla identificazione dei blocchi iscritti del monumento di Nicia e alla loro documentazione grafica e fotografica.[6][5]
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La porta nel 1893
Descrizione
modificaLa porta è impostata al piede della scalinata monumentale di età imperiale che conduce ai Propilei ed è costituita da due torrioni rettangolari collegati mediante cortine murarie alle terrazze superiori, compreso il bastione del Tempio di Atena Nike; l'asse dell'apertura è allineato con quello del passaggio centrale dei Propilei.[1]
Il fronte misura 22 m, articolato in tre campate con due torri quadrangolari in pietra che sporgono di 5,20 m; il corpo centrale conserva un'altezza di 6,74 m e una larghezza di 7,20 m, mentre il vano d'accesso è alto 3,97 m, largo 1,89 m alla base e 1,73 m in sommità; la trabeazione dorica reimpiega un'architrave in marmo pentelico, con fregio a triglifi in pietra poros e metope in marmo bianco.[11][12]
L'apparato architettonico della fronte incorpora elementi del ordine dorico provenienti dal Monumento coregico di Nicia; l'architrave reimpiegato mostra la nota iscrizione dedicatoria di Nicia, che identifica in modo univoco la provenienza dei blocchi.[5][6] L'alzato della fronte tardoantica mostra una composizione a trabeazione dorica con architrave iscritto e fregio a triglifi e metope, sormontata da cornice e attico; la disposizione degli elementi reimpiegati, ben leggibile in situ, riprende in parte l'ordine della facciata originaria del monumento coregico, come ricostruita dagli studi di dettaglio di inizio Novecento.[6][5]
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La porta vista dal lato dell'acropoli
Note
modifica- ^ a b c d Tanoulas 1987, p. 416-417
- ^ a b Charles Ernest Beulé, L'Acropole d'Athènes (PDF), Paris, Firmin Didot, 1862, p. 26.
- ^ a b Charles Ernest Beulé, L'Acropole d'Athènes (PDF), Paris, Firmin Didot, 1862, pp. 21-22.
- ^ a b c Charles Ernest Beulé, L'Acropole d'Athènes (PDF), Paris, Firmin Didot, 1862, p. 23.
- ^ a b c d e (EN) IG II³ 4, 467. Choregic monument of Nikias, 320/19 BC, su Attic Inscriptions Online. URL consultato il 6 ottobre 2025.
- ^ a b c d William Bell Dinsmoor, The Choragic Monument of Nicias, in American Journal of Archaeology, vol. 14, 1910, pp. 459-484.
- ^ Alister Filippini, Fossili e contraddizioni dell' 'èra costantiniana': i dignitari del culto imperiale nella Tarda Antichità e il loro ruolo nelle 'riforme religiose' di Massimino Daia e Giuliano, in Anne Kolb e Marco Vitale (a cura di), Kaiserkult in den Provinzen des Römischen Reiches: Organisation, Kommunikation und Repräsentation, Berlin-Boston, De Gruyter, 2016, p. 437.
- ^ (EN) IG II^2 5 13273 – Statue base for Hegeias (note su Flavius Septimius Marcellinus in IG II^2 5, 13291), su Attic Inscriptions Online, 2024. URL consultato il 6 ottobre 2025.
- ^ Tanoulas 1987, pp. 416-417
- ^ Erkki Sironen, Life and Administration of Late Roman Attica in the Light of Public Inscriptions (PDF), in Paavo Castrén (a cura di), Post-Herulian Athens: Aspects of Life and Culture in Athens, A.D. 267-529, Helsinki, Finnish Institute at Athens, 1994, pp. 27; 45 n. 163.
- ^ Charles Ernest Beulé, L'Acropole d'Athènes (PDF), Paris, Firmin Didot, 1862, pp. 24-25.
- ^ William Bell Dinsmoor, The Choragic Monument of Nicias, in American Journal of Archaeology, vol. 14, 1910, pp. 479.
Bibliografia
modifica- (EN) William Bell Dinsmoor, The Choragic Monument of Nicias, in American Journal of Archaeology, vol. 14, 1910, pp. 459-484.
- (FR) Charles Ernest Beulé, L'Acropole d'Athènes (PDF), Paris, Firmin Didot, 1862.
- (EN) Tasos Tanoulas, The Propylaea of the Acropolis at Athens since the Seventeenth Century: Their Decay and Restoration (PDF), in Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts, vol. 102, 1987, pp. 413-483.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Porta Beulé
Collegamenti esterni
modifica- (EN) IG II³ 4, 467. Choregic monument of Nikias, 320/19 BC, su Attic Inscriptions Online. URL consultato il 6 ottobre 2025.
- (EN) IG II^2 5 13273 – Statue base for Hegeias (note su Flavius Septimius Marcellinus in IG II^2 5, 13291), su Attic Inscriptions Online, 2024. URL consultato il 6 ottobre 2025.