Stoà di Eumene
La Stoà di Eumene (chiamata anche Portico di Eumene) era una stoà (passaggio coperto ad uso pubblico) nelle pendici meridionali dell'Acropoli di Atene, che collegava il Teatro di Dioniso all'Odeo di Erode Attico. Prende il nome dal re di Pergamo Eumene II, che la fece costruire come dono alla città tra il 160 e il 138 a.C.[1]
Stoà di Eumene Portico di Eumene | |
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Civiltà | Antica Grecia |
Utilizzo | portico coperto |
Stile | dorico e ionico |
Epoca | 160-138 a.C. |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | Atene |
Altitudine | 78 m s.l.m. |
Dimensioni | |
Larghezza | 17,65 m |
Lunghezza | 163 m |
Scavi | |
Date scavi | 1877-1878 |
Organizzazione | Società Archeologica di Atene |
Amministrazione | |
Patrimonio | Acropoli di Atene |
Mappa di localizzazione | |
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Storia
modificaL'edificio fu donata alla città di Atene nel 160 a.C. circa dal re Eumene II di Pergamo[2], il cui fratello Attalo II costruì la Stoà di Attalo nell'agorà di Atene, commissionandola probabilmente allo stesso architetto, nell'ambito del programma di mecenatismo architettonico promosso dai sovrani attalidi per consolidare i legami culturali con il mondo greco.[3]
Secondo Vitruvio, la stoà serviva da rifugio agli spettatori in caso di maltempo e da deposito per le attrezzature teatrali.[4]
La stoà fu costruita a sud della scalinata dell'Asklepieion e del Peripato, su una terrazza artificiale di 9 × 13 m. Per sostenere il percorso a nord fu eretto un muro di contenimento ad archi a tutto sesto, realizzato in breccia e calcare, rivestito con marmo imetico e pentelico.[5]
Nel II secolo d.C. l'estremità occidentale fu collegata all'Odeo di Erode Attico tramite una scala interna e rimase in uso fino al III secolo d.C., quando fu distrutta e il materiale impiegato nella costruzione della cinta muraria valentiana.[6] La stoà subì inoltre danni durante il sacco di Atene del 267 d.C. ad opera degli Eruli e fu parzialmente incorporata nelle mura difensive post-erulee;[7] frammenti furono riutilizzati nella Porta Beulé.[8]
Materiali architettonici furono riutilizzati in epoca bizantina per altre costruzioni, come attestano i blocchi marmorei con iscrizioni pergamene ritrovati in edifici medievali ateniesi[9].
A metà del XIII secolo il muro di contenimento settentrionale fu inglobato nella cinta bizantina nota come muro di Rizocastro.[5]
Il sito fu scavato dalla Società Archeologica di Atene nel 1877-1878.[10]
Rimangono visibili le fondazioni in calcare, parte del muro di contenimento meridionale e alcuni elementi architettonici riutilizzati nelle mura tardoromane.
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Vista dal Monumento di Filopappo. La stoà è visibile tra l'Odeo di Erode Attico, sulla sinistra, e il Teatro di Dioniso, sulla destra.
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La stoà di Eumene collega il Teatro di Dioniso, sulla sinistra, all'Odeo di Erode Attico, sulla destra fuori dall'immagine. Veduta dal bastione meridionale dell'Acropoli.
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Testa di una statua in marmo pentelico del tipo Ares Ludovisi, c.330-310 a.C., ritrovata nella Stoà di Eumene. Museo archeologico nazionale di Atene.
Descrizione
modificaLa stoà era lunga 163 m[11] e larga 17,65 m.[12] Era a due piani: al piano terra la facciata esterna era costituita da 64 colonne doriche, mentre una seconda serie di 32 colonne ioniche ne sosteneva l'interno; al piano superiore si alternavano semicolonne ioniche esterne e colonne con capitelli capitelli a calice (di tipo pergameno).[13]
Fu costruita sul pendio meridionale della collina, il che richiese un complesso sistema di sostruzione con un muro in blocchi di calcare rinforzato da pilastri e archi a tutto sesto. Il tetto era originariamente rivestito con tegole marmoree policrome, come attestano i reperti con tracce di pigmentazione azzurra e rossa.[14]
La facciata meridionale era scandita da una sequenza alternata di pilastri quadrati e semicolonne. Di fronte al portico, al centro, è documentata la presenza di una statua monumentale, identificata da un basamento iscritto,[15] che si ritiene raffigurasse il committente.[16] All'estremità orientale si trovano le fondazioni del Monumento coregico di Nicia (320 a.C.), di forma simile a un piccolo tempio dorico.[17]
Uno studio dei resti frammentari dei capitelli e della cornice ha evidenziato l'uso di marmo proveniente da Pergamo, probabilmente prefabbricato e spedito ad Atene.[6] Rispetto alla Stoà di Attalo, progettata per scopi commerciali, quella di Eumene era concepita principalmente come portico di passeggio.
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Vista della stoà nel 2008, prima dei lavori di restauro.
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Tratto della Stoà di Eumene vicino al Peripatos nel 2008, prima dei lavori di restauro.
Note
modifica- ^ Camp, 2001
- ^ Dörpfeld, 1888, pp. 100–102
- ^ Stevens, 1957
- ^ Vitruvius, 1960
- ^ a b Travlos, 1971, p. 523
- ^ a b Camp, 2001, p. 172
- ^ Travlos, 1971
- ^ Mee, 2001, pp. 324–325
- ^ Hurwit, 1999
- ^ (EL) Éfi Giannikapáni, Στοά Ευμένους [Storia d'Eumène], su odysseus.culture.gr, Ministère de la Culture et des Sports. URL consultato il 13 ottobre 2014.
- ^ Brouskari, 2004
- ^ Coulton, 1977
- ^ Winter, 2006, p. 66
- ^ Balanos, 1922
- ^ Modello ricostruttivo della Stoà di Eumene, su maquettes-historiques.net, Maquettes Historiques. URL consultato il 12 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2022).
- ^ La stoà di Eumene, su planetware.com, PlanetWare. URL consultato il 26 aprile 2025.
- ^ Fullerton, 1990, p. 85
Bibliografia
modifica- (FR) Balanos, N., Les monuments de l'Acropole, Leroux, 1922.
- (EN) Maria Brouskari, The Monuments of the Acropolis, Kapon Editions, 2004, ISBN 978-9602141588.
- (EN) John McKesson Camp, The Archaeology of Athens, Yale University Press, 2001, ISBN 9780300081978.
- (EN) John James Coulton, The Architectural Development of the Greek Stoa, Oxford University Press, 2011 [1977], ISBN 9780198132158.
- (DE) Wilhelm Dörpfeld, Die Stoa des Eumenes in Athen, in Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Athenische Abteilung, vol. 13, n. 1, 1888, pp. 100–102, DOI:10.11588/diglit.35007.10.
- (EN) Mark D. Fullerton, The Archaistic Style in Roman Statuary, Brill Academic Pub, 1990, ISBN 9789004091467.
- (EN) Jeffrey M. Hurwit, The Athenian Acropolis : history, mythology, and archaeology from the neolithic era to the present, Cambridge University Press, 1999, ISBN 978-0-521-41786-0.
- (EN) Christopher Mee e Tony Spawforth, Greece: An Oxford Archaeological Guide, Oxford University Press, 2001, ISBN 9780192880581.
- (EN) Stevens, G.P., The Stoa of Eumenes, in Hesperia, vol. 26, n. 1, 1957.
- (EN) John Travlos, The Pictorial Dictionary of Ancient Athens, Thames & Hudson, 1971, ISBN 9780878172672.
- Mario Torelli, Guida archeologica della Grecia, Mondadori, 1996, ISBN 9788804410706.
- Marcus Vitruvius Pollio, De architectura, Dover Publications, 1960, ISBN 9780486206455.
- (EN) Frederick E. Winter, Studies in Hellenistic Architecture, University of Toronto Press, 2006, ISBN 9780802039149.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stoà di Eumene
Collegamenti esterni
modifica- (DE) Stoà di Eumene, su Arachne.
- Modello ricostruttivo della Stoà di Eumene e del monumento di Nicia, su maquettes-historiques.net.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 304917018 · BAV 494/25534 · LCCN (EN) sh2015000967 · GND (DE) 7666775-3 · J9U (EN, HE) 987007410979005171 |
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