Ulrich Cameron Luft

Ulrich Cameron Luft (Berlino, 25 aprile 1910Albuquerque, 23 novembre 1991) è stato un medico, fisiologo e insegnante tedesco, naturalizzato statunitense, fu un componente scientifico della spedizione alpinistica tedesca al Nanga Parbat del 1937, che tentò di scalare la settima vetta più alta del mondo[1][2].

Ulrich Cameron Luft
NazionalitàGermania (bandiera) Germania Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Alpinismo
Specialitàroccia e ghiaccio
Conosciuto per essere stato un fisiologo e uno sciatore e scalatore di vie nelle Alpi e per aver partecipatp alla sfortunata spedizione alpinistica tedesca al Nanga Parbat del 1937

Biografia

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Ulrich Cameron Luft era figlio di un insegnante tedesco e di madre scozzese, suo fratello minore era il critico teatrale Friedrich Luft. Crebbe a Kaiserallee (oggi: Bundesallee), a Friedenau e frequentò il vicino ginnasio. Dopo aver completato la carriera scolastica, Luft studiò medicina nelle università di Friburgo, Monaco di Baviera e Berlino dal 1929 al 1935. Dopo un anno come medico assistente, Luft conseguì il dottorato nel 1937 con la tesi"Cambiamenti irreversibili degli organi dovuti all'ipossiemia in pressione negativa". Successivamente, nel 1937 e nel 1938, Luft prese parte, in qualità di scienziato e medico accompagnatore, alla spedizione tedesca al Nanga Parbat guidata dall'alpinista Karl Wien. Fu selezionato con Hans Hartmann e Günther Hepp. Tutti i membri della spedizione appartenevano alla cerchia di amici del capo spedizione Karl Wien: Günther Hepp e Adolf Göttner erano stati con lui nella regione del Sikkim in India settentrionale nel 1936; e lo stesso Rupert Fankhauser dal Tirolo, aveva stretto amicizia con lui nelle scalate più difficili del Wilder Kaiser; Peter Müllritter era stato sul Nanga Parbat già nel 1934: in quell'occasione era stato lo spettatore impotente, in alto sulla montagna, del disastro per i suoi amici; e ora sarebbe stato il fotografo ufficiale della spedizione. Il professor Carl Troll, il geografo e botanico, era stato con Wien per molti mesi negli altipiani dell'Africa orientale. Era una squadra potente e godeva del sostegno di tutta la nazione tedesca. Vienna aveva personalmente selezionato un ottimo team di sherpa l'anno precedente e gran parte dell'attrezzatura era già stata spedita. Le speranze del successo erano alte[1][3]. Il 15 giugno diciassette alpinisti furono travolti da una valanga di ghiaccio al campo IV sul Nanga Parbat a un'altitudine di 6.200 m a soli 1.940 metri dalla vetta del monte. Una piccola cornice sospesa dalla cresta orientale del Rakhiot Peak si staccò e, raccogliendo un'enorme valanga sul suo percorso lungo e relativamente pianeggiante, si diressero direttamente al campo IV, seppellendovi gli uomini mentre dormivano nelle tende. Fu una delle tragedie più grandi nella storia degli ottomila e solamente due membri del team si salvarono perché erano ai campi inferiori, lo stesso Ulrich Cameron Lufte e Carl Troll[1]. Luft tornò in Germania e insegnò nell'Università di Berlino. Nel 1938 prese parte alla spedizione al Nanga Parbat e lavorò anche sotto la guida di Hubertus Strughold presso l'Istituto di ricerca medica aeronautica del Ministero dell'Aria del Reich, Dipartimento di ricerca ad alta quota. Luft completò il suo servizio militare di tre mesi nel 1939 e sposò la sua collega Alice Hentzelt nel 1941. Luft ottenne l'abilitazione nel 1942 a Berlino durante la seconda guerra mondiale con il documento inedito sulla ricerca della Luftwaffe "Die Höhenanpassung" (L'adattamento all'altitudine). Luft prese parte alla conferenza sulle questioni mediche in caso di pericolo in mare e in inverno il 26 e 27 febbraio 1942 a Norimberga, dove venne anche tenuta una relazione sugli "esperimenti di ipotermia" nel campo di concentramento di Dachau[2].

Alla fine della guerra, l'Istituto medico aeronautico fu chiuso e Luft si impiegò come medico. Dopo la riapertura dell'università di Berlino, venne offerto a Luft l'incarico di direttore del Dipartimento di Fisiologia, ma nell'aprile del 1947, accettò l'offerta di Harry Armstrong dell'aeronautica militare statunitense di trasferirsi negli Stati Uniti come parte dell'operazione Paperclip. Lì inizialmente operò presso la "School of Aviation Medicine" e la "Randolph Air Force Base" fino al 1954. Dal 1954 al 1980 diresse l'Istituto di fisiologia della "Lovelace Clinic for Medical Education and Research" di William Randolph Lovelace II ad Albuquerque e insegnò come professore di fisiologia all'Università del New Mexico dal 1959 fino al suo pensionamento avvenuto nel 1980.

  1. ^ a b c Gioia Battista, I guardiani del Nanga, 2022.
  2. ^ a b Karl M. Herrligkoffer: Nanga Parbat. Sieben Jahrzehnte Gipfelkampf in Sonnenglut und Eis. Frankfurt a. M./Berlin 1967.
  3. ^ Von Herbert Rösler, Thale am Harz, Das Ein kleiner Bodengecko erzählt von einer Bergsteiger-Tragödie: Das kurze Leben des Adolf Göttner (1914-1937), 2024.

Bibliografia

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  • Gioia Battista, I guardiani del Nanga, 2022.
  • Von Herbert Rösler, Thale am Harz, Das Ein kleiner Bodengecko erzählt von einer Bergsteiger-Tragödie: Das kurze Leben des Adolf Göttner (1914-1937), 2024.
  • Stefano Ardito, Monte Bianco: Il gigante delle Alpi, 2024.
  • Kurt Fay, In memoriam Dr. Günther Hepp: 1937: Bergsteiger-Tragödie am Nanga Parbat, 2007.
  • Harald Höbusch, "Mountain of Destiny": Nanga Parbat and Its Path Into the German immagination, 2016.
  • Relazione annuale dell'Akademic Alpine Club di Monaco 1936/37, pagine 6-7.
  • Paul Bauer, Das Ringen um den Nanga Parbat. 1856–1953. München 1955.
  • Karl M. Herrligkoffer: Nanga Parbat. Sieben Jahrzehnte Gipfelkampf in Sonnenglut und Eis. Frankfurt a. M./Berlin 1967.
  • Helfried Weyer, Norman G. Dyhrenfurth: Nanga Parbat, der Schicksalsberg der Deutschen. Karlsruhe 1980
  • Helmuth Zebhauser: Alpinismus im Hitlerstaat. Bergverlag Rother, Ottobrunn 1998, ISBN 978-3-7633-8102-9
  • Ralf-Peter Märtin: Nanga Parbat. Wahrheit und Wahn des Alpinismus. Berlin 2002
  • Peter Mierau: Nationalsozialistische Expeditionspolitik. Herbert Utz Verlag, München 2006, ISBN 978-3-8316-0409-8
  • Nokmedemla Lemtur: „Locating Himalayan porters in the Archivalien der Expeditionsgesellschaften of the German Alpine Club (1929–1939).“in: MIDA Archival Reflexicon (2020), ISSN 2628-5029, 1–11.
  • Paul Bauer (Hrsg.): Auf Kundfahrt im Himalaja. Siniolchu und Nanga Parbat – Tat und Schicksal deutscher Bergsteiger. Knorr & Hirth, München 1937.
  • Deutsche Himalaya-Stiftung (Hrsg.): Nanga Parbat – Berg der Kameraden. Bericht der deutschen Himalaya-Expedition 1938. Aus den Tagebüchern von Bruno Balke u. a. Union Deutsche Verlagsgesellschaft, München 1943.
  • Hans Hartmann: Ziel Nanga Parbat. Tagebuchblätter einer Himalaja-Expedition. Wilhelm Limpert-Verlag, Berlin 1944 (EA Berlin 1938)
  • Lutz Chicken: Durchs Jahrhundert. Mein Leben als Arzt und Bergsteiger. Edition Raetia, Bozen 2003, ISBN 88-7283-198-9.
  • Paul Bauer: Das Ringen um den Nanga Parbat. 1856–1953. 100 Jahre bergsteigerische Geschichte. Süddeutscher Verlag, München 1955
  • Helfried Weyer, Norman Dyhrenfurth: Nanga Parbat, der Schicksalsberg der Deutschen. Badenia-Verlag, Karlsruhe 1980, ISBN 3-7617-0171-3.
  • Hermann Schaefer: Die weiße Kathedrale. Abenteuer Nanga Parbat. Nymphenburger, München 1987, ISBN 3-485-01697-7.
  • Helmuth Zebhauser: Alpinismus im Hitlerstaat. Gedanken, Erinnerungen, Dokumente (Dokumente des Alpinismus; 1). Bergverlag Rother, Ottobrunn 1998, ISBN 3-7633-8102-3.
  • Peter Mierau: Die Deutsche Himalaja-Stiftung von 1936 bis 1998. Ihre Geschichte und ihre Expeditionen (Dokumente des Alpinismus; 2). Bergverlag Rother, Ottobrunn 1999, ISBN 3-7633-8108-2.
  • Horst Höfler (Hrsg.): Nanga Parbat. Expeditionen zum „Schicksalsberg der Deutschen“1934–1962. AS-Verlag, Zürich 2002, ISBN 3-905111-83-7 (mit einem Vorwort von Reinhold Messner).
  • Ralf-Peter Märtin: Nanga Parbat. Wahrheit und Wahn des Alpinismus (Malik National Geographic; 533). Malik Verlag, München 2014, ISBN 978-3-492-40533-1 (EA Berlin 2002)
  • Peter Mierau: Nationalsozialistische Expeditionspolitik. Deutsche Asien-Expeditionen 1933–1945. Herbert Utz Verlag, München 2006, ISBN 3-8316-0409-6 (zugl. Dissertation, Universität München 2003).
  • Nokmedemla Lemtur: Locating Himalayan porters in the Archivalien der Expeditionsgesellschaften of the German Alpine Club (1929–1939). in: MIDA Archival Reflexicon (2020), ISSN 2628-5029, 1–11.
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