Utente:BlackPanther2013/Sandbox/felini

Khyber Pakhtunkhwa
provincia
خیبر پښتو‌نخوا
Khyber Pakhtunkhwa – Veduta
Khyber Pakhtunkhwa – Veduta
Valle di Bahrain, distretto di Swat
Localizzazione
StatoPakistan (bandiera) Pakistan
Amministrazione
CapoluogoPeshawar
GovernatoreShah Farman (Pakistan Tehreek-e-Insaf, PTI) dal 5-9-2018
Territorio
Superficie101 741 km²
Abitanti40 641 120 (2023)
Densità399,46 ab./km²
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+5
ISO 3166-2PK-NW
Cartografia
Khyber Pakhtunkhwa – Localizzazione
Khyber Pakhtunkhwa – Localizzazione

La provincia del Khyber Pakhtunkhwa (in pashto: خېبر پښتونخوانخوا; in urdu: خیبر پختونخوا) costituisce una delle quattro province del Pakistan, insieme a Punjab, Sindh e Balochistan. Situata nella parte nord-occidentale del Paese, confina con l'Afghanistan a ovest e a nord, le regioni settentrionali pakistane del Gilgit-Baltistan e del Kashmir (Amministrazione del Pakistan) a nord-est, il Punjab a sud-est e il Balochistan a sud. Prima del 2010 la provincia era conosciuta come North-West Frontier Province (NWFP), un nome che risaliva al periodo del Raj britannico e che fu successivamente cambiato per sottolineare l'identità etnica e culturale pashtun del territorio.

Il territorio ha una superficie di circa 101.741 km² e una popolazione stimata, secondo il censimento del 2023, a oltre 40 milioni di abitanti, il che la rende la terza provincia più popolosa del Pakistan. Nonostante la grandezza, KP risulta essere la quarta provincia per estensione territoriale, posizionandosi dunque dopo Balochistan, Punjab e Sindh.

Caratterizzata da una conformazione geografica prevalentemente montuosa, la regione ospita le propaggini meridionali della catena dell'Hindu Kush e di altre catene montuose minori, offrendo un paesaggio estremamente variegato. Dalle valli verdi e fertili di zone come Swat e Dir, fino alle aride colline di sud-ovest, KP è considerata da molti la «porta» tra il subcontinente indiano e l'Asia centrale.

Questo territorio ha rivestito nel corso dei secoli un ruolo cruciale come crocevia di culture, popoli, rotte commerciali (come la storica Via della Seta) e, purtroppo, anche di conflitti. È infatti noto per essere stato una regione di passaggio e contesa da numerosi imperi, eserciti e regni.

A differenza di altre province pakistane, Khyber Pakhtunkhwa ha una cultura predominantemente pashtun; la lingua più diffusa è il pashto, e il tessuto culturale locale è influenzato in larga misura dal Pashtunwali, un codice d'onore non scritto che modella gran parte delle relazioni sociali. Tuttavia, vi sono anche altre minoranze etniche (Hazara, Chitrali, Gujjar, Kohistani, Kalash, ecc.) che contribuiscono alla ricchezza culturale dell'area.

A lungo al centro di contese geopolitiche e di fenomeni di radicalizzazione, la provincia ha avviato, soprattutto dopo la fine degli anni 2000, una serie di riforme e di processi di stabilizzazione mirati a favorire lo sviluppo economico, l'istruzione e il turismo. Rimangono tuttavia molte sfide aperte, relative non solo alla sicurezza, ma anche all'integrazione delle aree tribali (ex FATA), alla lotta alla povertà, al miglioramento della situazione sanitaria e alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Primordi

modifica

Durante il periodo della civiltà della valle dell'Indo (3300-1700 a.C.), il passo Khyber, che attraversa la catena dell'Hindu Kush, garantiva un importante collegamento con gli imperi vicini ed era sfruttato dai mercanti per le loro spedizioni commerciali.[1] A partire dal 1500 a.C., inoltre, popolazioni indo-iraniche penetrarono nella regione provenendo dall'Asia centrale proprio attraverso questo valico.[2][3]

La regione del Gandhara, che si estendeva principalmente nell'area dell'attuale Khyber Pakhtunkhwa, ricoprì un ruolo di primo piano nel Rigveda (circa 1500-1200 a.C.),[4][5] e compare anche nell'Avesta zoroastriano, in cui è citata come Vaēkərəta, sesto luogo più bello della Terra creato da Ahura Mazda. Fu uno dei sedici Mahajanapada dell'epoca vedica[6][7][8] e un centro di rilievo sia per il culto vedico sia per le forme successive di induismo. Il Gandhara è menzionato frequentemente nei grandi testi epici indiani, tra cui Rigveda, Ramayana e Mahabharata, ed è ricordato soprattutto come la patria di Gandhari, principessa del regno del Gandhara.[9]

Le conquiste di Alessandro

modifica

Nella primavera del 327 a.C., Alessandro Magno attraversò l'Hindu Kush e avanzò fino a Nicea, dove Omfi, re di Taxila, e altri capi locali si unirono a lui. Parte dell'esercito fu inviata lungo la valle del fiume Kabul, mentre Alessandro, con le truppe leggere, si spinse nelle regioni del Bajaur e dello Swat.[10]

Al generale Cratero fu ordinato di fortificare e ripopolare Arigeo, probabilmente situata nel Bajaur, che i residenti avevano dato alle fiamme e abbandonato. Dopo aver sconfitto gli Aspasii, dai quali prese 40.000 prigionieri e 230.000 buoi, Alessandro attraversò il fiume Gureo (Panjkora) ed entrò nel territorio degli Assaceni, ponendo sotto assedio Massaga, conquistata con un assalto. Subito dopo caddero anche Ora e Bazira (forse l'attuale Bazar). Gli abitanti di Bazira fuggirono verso la rocca di Aorno, ma Alessandro stabilì la propria base a Embolima (forse Amb) e da lì lanciò l'attacco: nonostante la resistenza disperata, la rocca fu alla fine espugnata. Nel frattempo, la Peucelaotide (la cui capitale sorgeva nell'area dell'odierna Hashtnagar, circa 27 chilometri a nord-ovest di Peshawar) si era già arresa, e Alessandro nominò il macedone Nicanore come satrapo dei territori a occidente dell'Indo.[11]

I Maurya

modifica
 
Antica statua di Shiva e Parvati rinvenuta nel Khyber Pakhtunkhwa.

Il dominio dei Maurya ebbe inizio quando Chandragupta Maurya, sconfiggendo l'Impero Nanda, fondò il proprio impero. In seguito, il generale di Alessandro, Seleuco, tentò di nuovo di invadere il subcontinente passando per il passo Khyber, sperando di riconquistare i territori già presi da Alessandro ma mai realmente assimilati. Fu però sconfitto e costretto a cedere ai Maurya Aria, Aracosia, Gandhara e Gedrosia, in cambio di un'alleanza matrimoniale e di 500 elefanti. Sconfitti i Greci, la regione tornò così sotto dominio induista.[12]

Il figlio di Chandragupta, Bindusara, continuò ad ampliare l'impero, ma fu il nipote di Chandragupta, Ashoka, a convertirsi al buddhismo e a proclamare questa fede religione ufficiale nel Gandhara e nel Pakhli (l'attuale Hazara), come attestano le iscrizioni rupestri di Shahbazgarhi e Mansehra.[11] Dopo la morte di Ashoka, l'Impero Maurya si disgregò, mentre a occidente il potere seleucide era ormai in declino.

Gli Indo-Greci

modifica
 
Raffigurazione greco-buddhista del Buddha, con Vajrapani raffigurato come Eracle.[13]

Il re indo-greco Menandro I (regno dal 155 al 130 a.C.) scacciò i Greco-Battriani dal Gandhara e oltre la catena dell'Hindu Kush, assumendo il potere poco dopo questa vittoria. Il suo impero sopravvisse in forma frammentaria fino a quando l'ultimo sovrano greco indipendente, Stratone II, scomparve attorno al 10 d.C. Intorno al 125 a.C., il re greco-battriano Eliocle (figlio di Eucratide) fu costretto a fuggire dalla Battriana a causa dell'invasione degli Yuezhi e si stabilì nel Gandhara, spingendo gli Indo-Greci a est del fiume Jhelum. L'ultimo sovrano indo-greco di cui si abbia notizia fu Teodamasa, originario dell'area del Bajaur nel Gandhara, citato su un anello-sigillo del I secolo d.C. che riporta un'iscrizione in caratteri kharosthi, Su Theodamasa, dove Su costituisce la traslitterazione greca del titolo regale kushan ShauShah» o «King»).

Fu in questo periodo che si manifestò in modo più evidente la fusione tra elementi mitologici, artistici e religiosi di matrice ellenistica e sudasiatica, soprattutto nella regione del Gandhara. Sebbene alcuni sovrani greci locali mantenessero un potere debole e precario lungo i confini, le ultime tracce dei domini greco-indiani furono spazzate via da un popolo noto agli antichi cinesi come Yeuh-Chi.[11]

Gli Indo-Sciti

modifica
 
Uno dei rilievi di Buner che mostra soldati sciti che ballano (Cleveland Museum of Art).

Gli Indo-Sciti discendevano dai Saka (Sciti), i quali migrarono dall'Asia centrale al subcontinente indiano tra la metà del II secolo a.C. e il I secolo a.C. Dopo aver soppiantato gli Indo-Greci, estesero il regno dal Gandhara a Mathura. Il primo re indo-scita, Maues, consolidò l'egemonia saka conquistando i territori indo-greci.[14] Tuttavia, la potenza dei sovrani saka declinò nel IV secolo, in seguito alla sconfitta subita per mano di Chandragupta II dell'Impero Gupta.[15]

Gli Indo-Parti

modifica
 
L'antico monastero buddhista di Takht-i-Bahi (patrimonio dell'umanità), costruito dagli Indo-Parti.

Il Regno indo-partico fu governato dalla dinastia dei Gondofaridi, così chiamata dal nome del suo primo sovrano, Gondofare. Per gran parte della loro storia, i principali re gondofaridi fissarono la residenza a Taxila (nell'attuale provincia del Punjab in Pakistan), ma negli ultimi anni di esistenza del regno la capitale passò tra Kabul e Peshawar. Questi sovrani vengono tradizionalmente denominati «Indo-Parti», poiché la loro monetazione era spesso ispirata alla dinastia degli Arsacidi; tuttavia, molto probabilmente, essi facevano parte di un più ampio gruppo di tribù iraniche stanziate a est della Partia vera e propria. Non vi sono inoltre prove che tutti i re che presero il titolo di Gondofare, il cui significato è «Portatore di gloria», fossero effettivamente imparentati tra loro.

I Kushan

modifica
 
Lo stupa di Kanishka a Peshawar un tempo custodiva sacre reliquie buddhiste all'interno del reliquiario di Kanishka.

I nomadi Yuezhi avevano scacciato i Saka dalle regioni montuose dell'Asia centrale, ma a loro volta furono sospinti verso sud dai nomadi Xiongnu. Un gruppo noto come Kushan assunse il comando, e il suo capo, Kadphises I, occupò un vasto territorio che si estendeva a sud fino alla valle di Kabul. Suo figlio, Kadphises II, conquistò il nord-ovest dell'India, governandolo tramite i propri generali.

A succedergli furono i leggendari re di religione induista: Kanishka, Huvishka e Vasushka (o Vasudeva). Tra questi, il primo regnò su una regione che si estendeva fino a Benares a est, a Malwa a sud e comprendeva anche la Battriana e la valle di Kabul.[11][16] Le date dei loro regni sono ancora oggetto di discussione, ma è fuori dubbio che abbiano regnato all'inizio dell'era cristiana. A questo periodo risalgono le straordinarie statue e i bassorilievi scoperti nel Gandhara e nell'Uddyana. Sotto il successore di Huvishka, Vasushka, i domini dei re kushan iniziarono a ridursi.[16]

Le dinastie Shahi

modifica
 
Cavaliere su una moneta di Spalapati, «signore della guerra» degli Hindu Shahi. Il copricapo è stato interpretato come un turbante.[17]

I Turchi Shahi governarono il Gandhara fino all'870, quando furono rovesciati dagli Hindu Shahi. Si ritiene che questi ultimi appartenessero alla tribù Udi/Odi, originaria dell'Uddyana (l'attuale Swat) nel Gandhara,[18][19] sebbene in altre fonti siano indicati come Brāhmaṇa o Kshatriya.[20]

Il primo re, Kallar, trasferì la capitale da Kabul a Udabandhapura, identificata con l'odierno villaggio di Hund.[21][22][23][24] Nel periodo di maggior espansione, sotto Jayapala, il regno si estendeva sulla valle di Kabul, sul Gandhara e sul Punjab.[25] Jayapala, temendo il rafforzamento dei Ghaznavidi, invase la loro capitale Ghazni sia durante il regno di Sebuktigin sia in quello di suo figlio Mahmud, avviando così le ostilità tra Ghaznavidi e Hindu Shahi.[26] Tuttavia, Sebuktigin lo sconfisse, costringendolo a pagare un'indennità.[26] Quando Jayapala non rispettò questo obbligo, la guerra riprese[26] e lo portò a perdere il controllo dell'intera regione compresa tra la valle di Kabul e il fiume Indo.[27]

Nel 1001, poco dopo l'ascesa al potere di Mahmud, impegnato a nord dell'Hindu Kush contro i Qarakhanidi, Jayapala attaccò di nuovo Ghazni. Fu sconfitto dalle potenti forze ghaznavidi nei pressi dell'odierna Peshawar e morì in preda al rimorso, ritenendosi responsabile del disastro e del disonore della dinastia Shahi.[26][27]

Jayapala fu poi sostituito da figlio Anandapala,[26] il quale – insieme alle generazioni successive della dinastia Shahi – continuò a combattere contro l'avanzata dei Ghaznavidi, ma senza successo, finché i sovrani induisti furono costretti a ritirarsi sulle colline Siwalik del Kashmir.[27]

I Ghaznavidi

modifica

Dopo la battaglia di Peshawar, Mahmud di Ghaznī riuscì a consolidare il proprio controllo sulle regioni meridionali del Pakhtunkhwa. Tra il 1024 e il 1025 compì inoltre incursioni contro i Pashtun.[16][28] I suoi discendenti rimasero al potere fino al 1179, quando Muhammad di Ghor conquistò Peshawar, integrandola nel suo Impero Ghuride in espansione.

Il Sultanato di Delhi

modifica

Dopo l'invasione dei Ghuridi, sul Sultanato di Delhi si susseguirono cinque dinastie tra loro non imparentate e di diversa origine: la dinastia Mamelucca (1206-1290), la dinastia Khalji (1290-1320), la dinastia Tughlaq (1320-1414), la dinastia Sayyid (1414-1451) e la dinastia Lodi (1451-1526).[29]

Nel frattempo, i Pashtun emersero come nuova forza politica. Verso la fine del XIV secolo erano saldamente insediati nel territorio a sud di Kohat e, nel 1451, l'ascesa di Bahlol Lodi al trono di Delhi conferì loro una posizione dominante nell'India settentrionale. A partire dal XV secolo, le tribù Yusufzai provenienti dalle valli di Kabul e Jalalabad iniziarono a migrare nella valle di Peshawar,[30] scalzando gli Swati della confederazione Bhittani e le tribù pashtun dei Dilazak, che furono spinte oltre il fiume Indo, nella divisione di Hazara.[30]

I Moghul

modifica
 
Donata da Mohabbat Khan bin Ali Mardan Khan nel 1630, la facciata in marmo bianco della Moschea Mohabbat Khan è una delle attrazioni più iconiche di Peshawar.

La sovranità moghul sulla regione del Khyber Pakhtunkhwa fu parzialmente instaurata quando Babur, fondatore dell'Impero Moghul, invase l'area nel 1505 d.C. passando per il passo Khyber. I Moghul compresero subito l'importanza strategica di questa zona, individuandola come punto debole delle proprie difese,[31] e si impegnarono a mantenere il controllo di Peshawar e Kabul, minacciate dagli Shaybanidi uzbechi.[31]

Donata da Mohabbat Khan bin Ali Mardan Khan nel 1630, la facciata in marmo bianco della Moschea Mohabbat Khan è una delle attrazioni più iconiche di Peshawar.

Babur fu costretto a ritirarsi verso Kabul, ma tornò per sconfiggere i Lodi nel luglio 1526, strappando Peshawar a Daulat Khan Lodi;[32] tuttavia la regione non fu mai considerata completamente sottomessa.[30] Durante il regno di suo figlio Humayun, il dominio moghul subì una temporanea battuta d'arresto a causa dell'ascesa del sovrano pashtun Sher Shah Suri, che iniziò la costruzione della famosa Grand Trunk Road, la quale collega Kabul (Afghanistan) a Chittagong (Bangladesh) per oltre 3000 chilometri. In seguito, i governanti locali rinnovarono la loro lealtà all'imperatore moghul.

Nel 1667 le tribù Yusufzai si ribellarono contro i Moghul nella cosiddetta «Rivolta dei Yusufzai»,[31] scontrandosi in battaglia campale con i loro battaglioni a Peshawar e Attock.[31] Negli anni Settanta del XVII secolo, le tribù Afridi risistettero ad Aurangzeb durante la «Rivolta degli Afridi».[31] Nel 1672 compirono un massacro ai danni di un battaglione moghul al passo Khyber e bloccarono le preziose rotte commerciali.[33] Dopo un altro eccidio nell'inverno del 1673, l'esercito moghul, guidato dallo stesso Aurangzeb, riprese il controllo dell'intera area nel 1674,[31] ponendo fine alla ribellione grazie anche a concessioni e ricompense ai leader tribali.[31]

Khushal Khan Khattak, considerato il «Padre della letteratura pashto» e originario di Akora Khattak, partecipò attivamente alla rivolta e divenne noto per le sue poesie dedicate ai guerrieri pashtun ribelli.[31]

Il 18 novembre 1738, durante l'invasione persiana dell'Impero Moghul guidata da Nadir Shah, le armate afsharidi catturarono Peshawar, sottraendola al governatore moghul Nawab Nasir Khan.[34][35]

I Durrani

modifica
 
Il forte Bala Hissar a Peshawar, utilizzato come residenza reale dai sovrani durrani.

La regione passò poi sotto il dominio di Ahmad Shah Durrani, fondatore dell'Impero Durrani,[36] in seguito a una grande assemblea di capi durata nove giorni, nota come loya jirga.[37] Nel 1749, il sovrano moghul fu costretto a cedere il Sindh, il Punjab e i fondamentali territori oltre l'Indo ad Ahmad Shah, per salvare la propria capitale dall'attacco durrano.[38] Quest'ultimo invase i resti dell'Impero Moghul per la terza, e poi per la quarta volta, consolidando così il controllo su Kashmir e Punjab. Nel 1757 conquistò Delhi e saccheggiò Mathura,[39] ma permise alla dinastia moghul di mantenere un potere nominale sulla città, a patto che il suo sovrano riconoscesse la supremazia di Ahmad Shah su Punjab, Sindh e Kashmir. Lasciando il secondogenito Timur Shah a difendere i propri interessi, Ahmad Shah abbandonò l'India per tornare in Afghanistan.

Il dominio dei Durrani fu interrotto da una breve invasione dei Maratha induisti, i quali, dopo la battaglia di Peshawar del 1758, governarono la regione per undici mesi, fino ai primi del 1759, quando il potere dei Durrani fu ristabilito.[40]

Sotto il regno di Timur Shah, venne ripresa l'usanza moghul di utilizzare Kabul come capitale estiva e Peshawar come capitale invernale;[30][41] il forte Bala Hissar di Peshawar ospitò i sovrani durrani durante i loro soggiorni invernali.

Successivamente, Mahmud Shah Durrani salì al trono e tentò subito di strappare Peshawar al fratellastro Shah Shujah Durrani.[42] Quest'ultimo si proclamò re a sua volta nel 1803 e riconquistò Peshawar, mentre Mahmud Shah fu imprigionato nel forte Bala Hissar fino alla sua fuga.[42] Nel 1809, gli inglesi inviarono un emissario alla corte di Shah Shujah a Peshawar, dando inizio al primo incontro diplomatico tra britannici e afghani.[42] Sempre nel 1809, Mahmud Shah si alleò con i Pashtun Barakzai, radunò un esercito e strappò nuovamente Peshawar al fratellastro, avviando così il suo secondo regno,[42] che durò fino al 1818.

Nel 1818, Ranjit Singh invase Peshawar, strappandola all'Impero Durrani. L'Impero Sikh, con sede a Lahore, inizialmente non assunse un controllo diretto sulla regione, ma impose un tributo nominale a Jehandad Khan di Khattak, da lui designato come governante locale.

Dopo la partenza di Ranjit Singh, l'autorità di Jehandad Shah di Khattak si indebolì e il potere passò a Yar Muhammad Khan. Nel 1823, Ranjit Singh tornò a riconquistare Peshawar, affrontando l'esercito di Azim Khan a Nowshera. Dopo la vittoria sikh a Nowshera, Ranjit Singh prese nuovamente possesso di Peshawar ma, anziché reintrodurre Jehandad Khan, nominò di nuovo Yar Muhammad Khan a capo della regione.

Le forze dell'Impero Sikh, guidate da Hari Singh Nalwa, avanzarono e annetterono le parti meridionali del Khyber Pakhtunkhwa. Un tentativo di Dost Muhammad Khan di riprendere Peshawar nel 1835 fallì, poiché il suo esercito si rifiutò di combattere contro i Dal Khalsa. Suo figlio, Mohammad Akbar Khan, scontratosi con i Sikh nella battaglia di Jamrud del 1837, riuscì a uccidere il comandante Hari Singh.

Durante il dominio sikh, nel 1838 l'italiano Paolo Avitabile fu nominato amministratore di Peshawar, instaurando un vero e proprio clima di terrore. La celebre moschea Mahabat Khan, edificata nel 1630 nel bazar dei gioiellieri, subì gravi danneggiamenti e atti di profanazione da parte delle truppe sikh, che ricostruirono anche il forte Bala Hissar durante la loro occupazione di Peshawar.

Il Raj britannico

modifica
 
In passo Khyber in una litografia di epoca coloniale, realizzata nel 1848 da James Rattray.

La Compagnia britannica delle Indie orientali sconfisse i Sikh durante la seconda guerra anglo-sikh del 1849, incorporando alcune porzioni della regione nella provincia del Punjab. Sebbene Peshawar fosse teatro di una piccola rivolta contro gli inglesi durante i moti indiani del 1857, le tribù pashtun del territorio, da tempo ostili ai Sikh, rimasero perlopiù neutrali o persino favorevoli ai britannici,[3] a differenza di altre zone dell'India britannica che insorsero apertamente. Ciononostante, le tribù wazire del Waziristan e altre compagini pashtun sfidarono con costanza l'autorità inglese, resistendo a qualunque forma di occupazione straniera fino alla nascita del Pakistan.

Sul finire del XIX secolo, i confini ufficiali della regione del Khyber Pakhtunkhwa non erano ancora stati definiti, poiché il Regno dell'Afghanistan ne rivendicava la sovranità. Solo nel 1893 i britannici tracciarono il confine con l'Afghanistan in base a un trattato stipulato con il re Abdur Rahman Khan dopo la seconda guerra anglo-afghana.[43] All'interno di quei limiti furono riconosciute l'autonomia di alcuni Stati principeschi, purché mantenessero rapporti amichevoli con il governo britannico.

Durante la prima guerra mondiale, i britannici dirottarono molte risorse dall'India ai fronti europei e, approfittando di ciò, alcune tribù dell'Afghanistan attraversarono la linea Durand nel 1917 per attaccare presidi britannici, tentando di guadagnare territori e indebolire la validità del confine. Tuttavia, nel 1919, il governo afghano riconfermò la validità della Linea Durand firmando il trattato di Rawalpindi,[44] che pose fine alla terza guerra anglo-afghana. In quel conflitto i Waziri e altre tribù appoggiarono il re afghano Amanullah contro i britannici, continuando a resistere fino al 1920, anche dopo la pace siglata dall'Afghanistan.

Le campagne militari britanniche lungo la Linea Durand, unite alle tre guerre anglo-afghane, resero sempre più difficile il transito tra l'Afghanistan e le zone densamente abitate del Khyber Pakhtunkhwa, di fatto isolate tra loro dal 1878 al 1939, quando il confronto lungo il confine afghano si ridusse. Parallelamente, i britannici avviarono imponenti lavori pubblici, estendendo la Great Indian Peninsula Railway verso questa regione e collegandola alle pianure dell'India orientale. Fu realizzato anche il ponte di Attock e si costruirono l'Islamia College University e la ferrovia del Khyber; inoltre, a Peshawar, Kohat, Mardan e Nowshera vennero istituite guarnigioni militari, rafforzando il dominio coloniale. Nel 1901, i britannici separarono le aree nord-occidentali dalla provincia del Punjab, creando la Provincia della Frontiera del Nord-Ovest (NWFP), rinominata «Khyber Pakhtunkhwa» nel 2010.[45]

Nel medesimo periodo la Provincia della Frontiera del Nord-Ovest fu spesso teatro di episodi violenti contro gli indù.[46] Verso l'epoca dell'indipendenza, la guida della provincia era nelle mani di un ministero del Congresso, formato da leader pashtun laici come Bacha Khan, i quali preferivano restare uniti all'India piuttosto che entrare a far parte del Pakistan. Essi ritenevano inoltre che, se non fosse stato possibile l'ingresso nell'India indipendente, l'alternativa ideale sarebbe stata la costituzione di uno Stato pashtun autonomo, anziché aderire al Pakistan.[47] Nel giugno 1947, Mirzali Khan, Bacha Khan e altri membri del movimento Khudai Khidmatgar emisero la risoluzione di Bannu, che chiedeva la possibilità di creare uno Stato pashtun indipendente (Pashtunistan) comprendente tutti i territori pashtun dell'India britannica, in alternativa all'annessione forzata al nuovo stato del Pakistan. Il Raj britannico respinse la proposta, poiché richiedeva che le regioni sotto il suo controllo scegliessero obbligatoriamente se entrare a far parte dell'India o del Pakistan, escludendo la terza opzione.[48][49] Peraltro, all'epoca, la maggioranza dei nazionalisti pashtun sosteneva l'unità dell'India, e non si registrarono posizioni di rilievo a favore di un'unione con l'Afghanistan.[50][51]

 
Bacha Khan con il Mahatma Gandhi

La posizione laica di Bacha Khan causò contrasti con alcuni esponenti della Jamiat Ulema Hind (JUH), un'organizzazione pro-Congresso e favorevole all'unità indiana, ma in disaccordo con l'orientamento secolare di Bacha Khan. Nel frattempo, nell'area si verificarono agitazioni tribali contro il governo imperiale, come nel 1936, quando un tribunale dell'India britannica, in seguito a una denuncia di rapimento e conversione forzata di una minorenne indù a Bannu, stabilì che la ragazza avrebbe potuto decidere sulla propria fede e sul matrimonio solo al raggiungimento della maggiore età, provocando sdegno fra i musulmani locali e disordini contro le truppe inglesi.[52] Tali vicende alimentarono sentimenti anti-indù nella provincia,[53] contribuendo, a partire dal 1947, a orientare la maggior parte degli ulama a sostegno dell'idea di Pakistan promossa dalla Lega Musulmana.[54]

Alla vigilia della partizione del 1947, i britannici indissero nella NWFP un referendum per stabilire se la popolazione preferisse l'unione all'India o al Pakistan. Le votazioni iniziarono il 6 luglio e i risultati vennero pubblicati il 20 luglio: sui 572.798 aventi diritto, 289.244 (il 99,02%) votarono per il Pakistan, mentre 2.874 (lo 0,98%) per l'India. La Lega Musulmana difinì legittimo l'esito poiché oltre la metà degli elettori registrati si era espressa per l'inclusione nel Pakistan.[55]

L'allora primo ministro della provincia, il dottor Khan Sahib, insieme al fratello Bacha Khan e ai Khudai Khidmatgar, boicottò il referendum, denunciando l'assenza di un'opzione che prevedesse l'indipendenza della NWFP o la sua annessione all'Afghanistan.[56][57] Il boicottaggio produsse una partecipazione alle urne inferiore del 15% rispetto alle elezioni del 1946,[58] eppure rimase determinante il fatto che la maggioranza assoluta degli elettori sostenesse comunque la fusione con il Pakistan.[55]

Bacha Khan giurò fedeltà al nuovo stato nel 1947, rinunciando all'idea di un Pashtunistan indipendente o di un'India unita, e si pronunciò a favore di una maggiore autonomia della NWFP all'interno del Pakistan.[3] Venne arrestato più volte per la sua opposizione a un governo centrale forte.[59] In seguito dichiarò che «il Pashtunistan non è mai stato una realtà» e che non aveva portato alcun beneficio ai pashtun, i quali ne avevano ricavato solo sofferenze, sostenendo inoltre che i vari governi afghani avessero sfruttato il concetto per perseguire i propri fini politici.[60]

Dopo l'indipendenza

modifica

Dopo la creazione del Pakistan nel 1947, l'Afghanistan votò contro la sua ammissione alle Nazioni Unite (fu l'unico Paese a farlo) a causa delle rivendicazioni territoriali di Kabul sui territori pashtun oltre la Linea Durand, ora parte del Pakistan.[61][62] Nel 1949, la loya jirga afghana dichiarò invalido il confine stabilito con i britannici, provocando tensioni lungo la frontiera con il Pakistan. I governi afghani, infatti, hanno spesso rifiutato di riconoscere i trattati ereditati dai britannici riguardo a questa regione,[62] nonostante tali accordi, stipulati dopo la seconda e la terza guerra anglo-afghana,[63][64] non contemplassero alcuna possibilità di cedere questi territori all'Afghanistan. Kabul ha continuato a rivendicare l'intera area, in quanto parte dell'Impero Durrani prima della conquista sikh del 1818.[65]

Negli anni Cinquanta, l'Afghanistan sostenne il Movimento per il Pashtunistan, mirato a ottenere la secessione dei territori pashtun dal neonato Pakistan. Tuttavia, il progetto non trovò un appoggio significativo fra le tribù della Provincia della Frontiera del Nord-Ovest (oggi Khyber Pakhtunkhwa). Il mancato riconoscimento della Linea Durand e il sostegno ai movimenti pashtunisti sono da tempo considerati le principali ragioni delle tensioni fra i due Stati,[66] protrattesi fin dall'indipendenza del Pakistan.

Dopo la guerra sovietico-afghana, il Khyber Pakhtunkhwa è divenuto uno degli epicentri della cosiddetta Guerra al Terrore. Tuttavia, la provincia è spesso segnalata per le carenze delle strutture scolastiche e sanitarie, e per la quasi totale assenza di infrastrutture adeguate, mentre città come Islamabad e Rawalpindi ricevono finanziamenti prioritari.[67]

Nel 2010, la provincia cambiò ufficialmente nome in «Khyber Pakhtunkhwa». La popolazione della divisione di Hazara protestò contro la nuova denominazione, rivendicando la creazione di una propria provincia.[68] L'11 aprile 2011 si verificarono scontri in cui persero la vita sette persone e altre cento rimasero ferite.[68]

Geografia

modifica
 
Le regioni settentrionali della provincia presentano foreste e spettacolari paesaggi montani, come nel distretto di Swat.
 
Il distretto di Bajaur di notte vista dalla Stazione spaziale internazionale: a sinistra l'Hindu Kush e a destra le città illuminate.

La provincia del Khyber Pakhtunkhwa si estende in gran parte sull'altopiano iranico, dove i pendii della catena dell'Hindu Kush, posta sulla placca eurasiatica, cedono il passo alle colline bagnate dall'Indo, anticamera del subcontinente indiano. Tale conformazione geografica ha dato origine, in passato, a episodi di attività sismica.[69] A ovest, il celebre passo Khyber collega la provincia all'Afghanistan, mentre a est, nel territorio di Abbottabad, il ponte Kohala attraversa il fiume Jhelum.

Dal punto di vista territoriale, il Khyber Pakhtunkhwa si divide in due aree: la zona settentrionale, che va dai rilievi dell'Hindu Kush fino alla conca di Peshawar, e la zona meridionale, estesa da quest'ultima fino al bacino di Derajat.

Nella porzione settentrionale gli inverni sono freddi e nevosi, con precipitazioni copiose, mentre le estati risultano miti, fatta eccezione per la conca di Peshawar, dove il clima estivo è torrido e quello invernale rigido, con piogge di entità moderata. La sezione meridionale presenta un clima prevalentemente arido, con estati molto calde, inverni piuttosto freddi e scarse precipitazioni.[70] I monti Sheikh Badin – una catena di colline argillose e arenarie che si protendono a est dai monti Sulaiman fino al fiume Indo – separano il distretto di Dera Ismail Khan dalle pianure di Marwat (Lakki Marwat). La vetta più elevata è la montagna calcarea chiamata Sheikh Badin, all'interno dell'omonimo parco nazionale. Nei pressi dell'Indo, la catena termina in una propaggine calcarea nota come colline di Kafir Kot, dove sorge l'antico complesso induista omonimo.[71]

I fiumi principali che attraversano la regione sono il Kabul, lo Swat, il Chitral, il Kunar, il Siran, il Panjkora, il Bara, il Kurram, il Dor, l'Haroo, il Gomal e lo Zhob. Grazie alle vette innevate e alle vallate lussureggianti, rinomate per l'eccezionale bellezza del paesaggio, l'area offre un notevole potenziale turistico.[72]

Il Khyber Pakhtunkhwa presenta una notevole varietà climatica, racchiudendo quasi tutti i tipi di clima riscontrabili in Pakistan. Situata in gran parte sull'altopiano iranico, si estende a sud dal passo Broghil nella catena dell'Hindu Kush, coprendo quasi sei gradi di latitudine ed essendo prevalentemente montuosa. Nella zona di Dera Ismail Khan, considerata tra le più calde dell'Asia meridionale, le temperature possono sfiorare i 50 °C, mentre i rilievi settentrionali godono di estati miti e inverni molto rigidi. L'aria è in genere molto secca, circostanza che accentua le escursioni termiche sia giornaliere che annuali.[73]

 
Gabral, nella valle dello Swat.

Le precipitazioni variano enormemente: sebbene gran parte del territorio sia arida o semi-arida, nella fascia orientale che risente del monsone (da metà giugno a metà settembre) si registra invece la piovosità più elevata di tutto il Pakistan. I distretti di Upper Chitral e Lower Chitral, per la loro collocazione occidentale e per la protezione offerta dal massiccio del Nanga Parbat, sono quasi del tutto al riparo dai monsoni che interessano l'est del Paese. Vi prevale pertanto un clima più vicino a quello dell'Asia centrale che non al subcontinente indiano, con inverni molto freddi e nevicate abbondanti che possono isolare i passi montani. In estate, le temperature nelle valli possono superare frequentemente i 40 °C, ma l'umidità è estremamente bassa, rendendo la calura più sopportabile rispetto ad altre aree dell'Asia meridionale.[74][75]

Nell'area centrale del Khyber Pakhtunkhwa, che comprende distretti come Dir, il clima è più umido rispetto a Chitral, grazie ai venti carichi di umidità provenienti dal Mar Arabico che incontrano i versanti montuosi. Qui gli inverni sono meno rigidi che nel nord, mentre le estati non raggiungono mai il caldo estremo di Dera Ismail Khan. Tuttavia, quando il monsone è attivo, l'aumento dell'umidità può accentuare la sensazione di afa. Le precipitazioni, tuttavia, mostrano un andamento particolare: a Dir, il mese più piovoso rimane spesso marzo per via delle perturbazioni invernali, mentre nella regione di Hazara oltre la metà delle piogge annuali è concentrata nel periodo monsonico, generando un regime pluviometrico bimodale.[76]

Procedendo verso sud, lontano dai rilievi dell'Himalaya e del Karakoram, il clima passa dal subtropicale umido dei contrafforti a quello via via più arido, simile alle condizioni presenti nel Sindh, nel Belucistan o nel sud del Punjab. Le precipitazioni sono esigue (spesso inferiori ai 400 mm annui) e le temperature estive possono diventare torride, specialmente nell'area di Dera Ismail Khan, al confine meridionale della provincia, con picchi fra i più elevati al mondo. Durante i mesi invernali, le notti risultano piuttosto fredde e, sebbene le gelate siano frequenti, le massime diurne rimangono di norma gradevoli sotto un sole abbondante.[77]

National parks

modifica

There are about 29 National Parks in Pakistan and 7 in Khyber Pakhtunkhwa.

Name Photo Location Date established Area (Hec) Key wildlife
Ayubia National Park   Abbottabad District Template:Dts 3,122 Indian leopard, Leopard cat, Yellow-throated marten, Asian palm civet, Masked palm civet, Rhesus macaque, Red giant flying squirrel, Koklass pheasant and Kalij pheasant
Chitral Gol National Park   Lower Chitral District Template:Dts 7,750 Markhor, Urial, Snow leopard, Persian leopard, Himalayan lynx, Himalayan brown bear, Chukar partridge, Snow partridge, Himalayan snowcock and Himalayan black bear
Broghil Valley National Park   Upper Chitral District Template:Dts 134,744 Siberian ibex, Himalayan musk deer, Himalayan brown bear and Long-tailed marmot
Sheikh Badin National Park Dera Ismail Khan District Template:Dts 15,540 Persian leopard, Indian wolf, Bengal fox, Urial, Markhor, Chukar partridge, Indian boar, Black francolin and Grey francolin
Saiful Muluk National Park   Mansehra District Template:Dts 12,026 Himalayan black bear, Yellow-throated marten, Masked palm civet, Himalayan goral, Himalayan musk deer, Siberian ibex, Himalayan monal and Cheer pheasant
Lulusar-Dudipatsar National Park   Mansehra District Template:Dts 75,058 Persian leopard, Yellow-throated marten, Himalayan black bear, Siberian ibex, Himalayan goral, Himalayan monal and Western tragopan

Demografia

modifica

Template:Historical population

Secondo il censimento del Pakistan del 2023, l'attuale provincia del Khyber Pakhtunkhwa conta 40,9 milioni di abitanti, di cui oltre l'85% risiede in aree rurali.[78]

Divisioni

modifica
 
The various divisions of Khyber Pakhtunkhwa. Template:Break From the top-right: Template:Break Light green: Hazara division Template:Break Red: Malakand division Template:Break Teal: Mardan division Template:Break Orange: Peshawar division Template:Break Pink: Kohat division Template:Break Brown: Bannu division Template:Break Blue: Dera Ismail Khan division

 

Divisioni del Khyber Pakhtunkhwa
Divisione Popolatione
2023[78]
Popolazione
2017
Populazione
1998
Area (km²) Capitale
Peshawar 10.035.171 7.403.817 3.923.588 9.134 Peshawar
Malakand 9.959.399 7.514.694 4.262.700 31.162 Saidu Sharif
Hazara 6.188.736 5.325.121 3.505.581 17.064 Abbottabad
Mardan 4.639.498 3.997.677 2.486.904 3.175 Mardan
Kohat 3.752.436 2.218.971 1.307.969 12.377 Kohat
Dera Ismail Khan 3.188.779 2.019.017 1.091.211 18.854 Dera Ismail Khan
Bannu 3,092,078 2,044,074 1,165,692 9.975 Bannu

 

Gruppi etnici

modifica

Il principale gruppo etnico è rappresentato dai Pashtun, presenti nella regione da secoli.[79] Si stima che fino a un terzo della popolazione della provincia non sia pashtun,[80] concentrato in gran parte nelle aree settentrionali. Tra i gruppi minoritari più significativi figurano gli Hindkowan nella regione di Hazara, i Kohistani nel distretto di Kohistan e i Chitrali e Kalash nel distretto di Chitral. Nella zona meridionale del distretto di Dera Ismail Khan prevalgono i parlanti saraiki.[81] Vanno inoltre considerati circa 1,5 milioni di rifugiati afghani,[82] per lo più pashtun, seguiti da tagiki, hazara, gurjar e altri gruppi minori. Pur risiedendo nella provincia da decenni, tali rifugiati sono registrati come cittadini dell'Afghanistan.[83]

I Pashtun del Khyber Pakhtunkhwa osservano un codice di condotta tribale noto come Pashtunwali, fondato su quattro principi di alto valore: nang (onore), badal (vendetta), melmastiya (ospitalità) e nanawata (diritto d'asilo).[84]

Non sono stati trovati valori da mostrare L'urdu, in quanto lingua nazionale e ufficiale, funge da lingua franca per la comunicazione interetnica; in alcune comunità pashto e urdu possono risultare la seconda e la terza lingua.[84]

Secondo il censimento del 2023, la lingua più diffusa è il pashto, madrelingua per l'81% della popolazione, e parlato in tutta la provincia.[81] Seguono l'hindko (9,39%), il saraiki (3,17%) e le lingue kohistane (2,45%).[81] L'hindko è principalmente diffuso nella divisione di Hazara a nord-est, mentre il saraiki si concentra nel distretto di Dera Ismail Khan, all'estremità meridionale.[85] La categoria «lingue kohistane» comprende diversi idiomi locali del nord, come il kohistani dell'Indo, il bateri, il chilisso, il gawri, il gowro, il torwali e il mankiyali.[86][87] Circa un milione di persone ha selezionato la voce «Altre lingue», tra cui per lo più il khowar nella parte nord-occidentale montuosa del Chitral.[81][85]

Nel 2011, il governo provinciale ha approvato in linea di principio l'introduzione del pashto, saraiki, hindko, khowar e kohistani come materie obbligatorie nelle scuole delle rispettive aree di competenza linguistica.[88]

Lingue nel Khyber Pakhtunkhwa (1881-2023)
[[Lingua
materna]]
1881[89]168 1891[90]116 1901[91]181 1911[92]330 1921[93]370 1931[94]357 1951[95] 2017[96] 2023[97]
Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. %
Greater Punjabi[N 1] 1,050,061 Template:Percentage 1,226,648 Template:Percentage 876,604 Template:Percentage 916,365 Template:Percentage 1,000,255 Template:Percentage 1,102,905 Template:Percentage 1,008,434 Template:Percentage 4,820,336 Template:Percentage 5,203,012 Template:Percentage
Pashto 870,816 Template:Percentage 1,023,021 Template:Percentage 1,088,606 Template:Percentage 1,221,859 Template:Percentage 1,202,326 Template:Percentage 1,279,471 Template:Percentage 2,875,751 Template:Percentage 28,363,363 Template:Percentage 32,919,592 Template:Percentage
Urdu[N 2] 17,645 Template:Percentage 15,686 Template:Percentage 15,598 Template:Percentage 16,995 Template:Percentage 8,814 Template:Percentage 19,221 Template:Percentage 50,409 Template:Percentage 298,319 Template:Percentage 259,925 Template:Percentage
English 4,554 Template:Percentage 5,204 Template:Percentage 4,601 Template:Percentage 5,720 Template:Percentage 9,762 Template:Percentage 7,852 Template:Percentage 125 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D.
Persian 4,028 Template:Percentage 3,962 Template:Percentage 2,851 Template:Percentage 3,454 Template:Percentage 2,352 Template:Percentage 6,030 Template:Percentage 4,422 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D.
Kashmiri 3,736 Template:Percentage 2,218 Template:Percentage 821 Template:Percentage 533 Template:Percentage 343 Template:Percentage 1,796 Template:Percentage N.D. N.D. 46,084 Template:Percentage 6,471 Template:Percentage
Balochi 2,510 Template:Percentage 554 Template:Percentage 92 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. 4 Template:Percentage 27,846 Template:Percentage 30,636 Template:Percentage
Nepali 1,020 Template:Percentage 2,655 Template:Percentage N.D. N.D. 5,179 Template:Percentage 4,149 Template:Percentage 5,140 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.
Dogri 624 Template:Percentage 336 Template:Percentage 674 Template:Percentage 46 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.
Sindhi 204 Template:Percentage 101 Template:Percentage 196 Template:Percentage N.D. N.D. 7 Template:Percentage N.D. N.D. 23 Template:Percentage 32,134 Template:Percentage 10,019 Template:Percentage
Bengali 202 Template:Percentage 106 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. 217 Template:Percentage N.D. N.D. 900 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D.
Balti 38 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. 858 Template:Percentage
Gujarati 16 Template:Percentage 282 Template:Percentage N.D. N.D. 97 Template:Percentage 11 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.
Marathi 1 Template:Percentage 61 Template:Percentage N.D. N.D. 219 Template:Percentage 1 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.
Chitrali (KhowarKalasha) N.D. N.D. 7 Template:Percentage 1 Template:Percentage 41 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. 97,489 Template:Percentage N.D. N.D. 5,632 Template:Percentage
Rajasthani[N 3] N.D. N.D. N.D. N.D. 53,329 Template:Percentage 25,812 Template:Percentage 22,637 Template:Percentage 596 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. 93 Template:Percentage
Kohistani N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. 117 Template:Percentage 222 Template:Percentage 377 Template:Percentage 65,647 Template:Percentage N.D. N.D. 996,182 Template:Percentage
Brahui N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. 70,357 Template:Percentage 1,570 Template:Percentage
Shina N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. 70,140 Template:Percentage
Others 60 Template:Percentage 867 Template:Percentage 7,351 Template:Percentage 496 Template:Percentage 244 Template:Percentage 1,688 Template:Percentage 1,408 Template:Percentage 1,843,525 Template:Percentage 1,136,990 Template:Percentage
Total responses 1,955,515 Template:Percentage 2,281,708 Template:Percentage 2,050,724 Template:Percentage 2,196,933 Template:Percentage 2,251,340 Template:Percentage 2,425,076 Template:Percentage 4,109,398 Template:Percentage 35,501,964 Template:Percentage 40,641,120 Template:Percentage
Total population 1,955,515 Template:Percentage 2,281,708 Template:Percentage 2,125,480 Template:Percentage 3,819,027 Template:Percentage 5,076,476 Template:Percentage 4,684,364 Template:Percentage 5,899,905 Template:Percentage 35,501,964 Template:Percentage 40,856,097 Template:Percentage
Template:Small

Religione

modifica

La stragrande maggioranza dei residenti nel Khyber Pakhtunkhwa professa l'islam sunnita, mentre nelle zone di Kurram, Kohat, Hangu, Orakzai, Dera Ismail khan, Mardan e in diversi distretti del centro-sud della provincia è presente una significativa sciita. Oltre agli sciiti duodecimani, nel distretto di Chitral vive anche una comunità di ismailiti.[98] Nel sud del Chitral, la popolazione kalash conserva una forma arcaica di politeismo intrisa di animismo, un culto da tempo diffuso nelle regioni montuose del nord-est.[98] A Peshawar e in altri centri urbani si trovano in numero molto esiguo cristiani (principalmente cattolici), indù e sikh.[99][100]

Religion in Khyber Pakhtunkhwa (1881–2023)
Religious
group
1881[89]17–18 1891[90]14–15 1901[91]34–36 1911[92]307–308 1921[93]345–346 1931[94]373–375 1941[101]22 1951[102]12–21 1998[103] 2017[104] 2023[105][106]
Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. % Pop. %
Islam   1,787,341 Template:Percentage 2,088,015 Template:Percentage 1,890,479 Template:Percentage 2,039,994 Template:Percentage 2,062,786 Template:Percentage 2,227,303 Template:Percentage 2,788,797 Template:Percentage 5,858,080 Template:Percentage 20,808,480 Template:Percentage 35,428,857 Template:Percentage 40,486,153 Template:Percentage
Hinduism  [N 4] 154,081 Template:Percentage 166,984 Template:Percentage 129,306 Template:Percentage 119,942 Template:Percentage 149,881 Template:Percentage 142,977 Template:Percentage 180,321 Template:Percentage 2,432 Template:Percentage 7,011 Template:Percentage 6,373 Template:Percentage 6,102 Template:Percentage
Sikhism   9,205 Template:Percentage 21,110 Template:Percentage 25,733 Template:Percentage 30,345 Template:Percentage 28,040 Template:Percentage 42,510 Template:Percentage 57,939 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. 4,050 Template:Percentage
Christianity   4,725 Template:Percentage 5,437 Template:Percentage 5,119 Template:Percentage 6,585 Template:Percentage 10,610 Template:Percentage 12,213 Template:Percentage 10,889 Template:Percentage 3,823 Template:Percentage 38,974 Template:Percentage 50,018 Template:Percentage 134,884 Template:Percentage
Jainism   106 Template:Percentage 108 Template:Percentage 37 Template:Percentage 4 Template:Percentage 3 Template:Percentage 0 Template:Percentage 1 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.
Zoroastrianism   52 Template:Percentage 48 Template:Percentage 46 Template:Percentage 49 Template:Percentage 20 Template:Percentage 60 Template:Percentage 24 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. 36 Template:Percentage
Buddhism   0 Template:Percentage 0 Template:Percentage 0 Template:Percentage 0 Template:Percentage 0 Template:Percentage 2 Template:Percentage 25 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.
Judaism   N.D. N.D. 4 Template:Percentage 4 Template:Percentage 14 Template:Percentage 0 Template:Percentage 11 Template:Percentage 71 Template:Percentage N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D.
Ahmadiyya   N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. N.D. 48,703 Template:Percentage 7,204 Template:Percentage 951 Template:Percentage
Others 5 Template:Percentage 2 Template:Percentage 0 Template:Percentage 0 Template:Percentage 0 Template:Percentage 0 Template:Percentage 0 Template:Percentage 215 Template:Percentage 16,808 Template:Percentage 9,512 Template:Percentage 8,944 Template:Percentage
Total Responses[N 5] 1,955,515 Template:Percentage 2,281,708 Template:Percentage 2,050,724 Template:Percentage 2,196,933 Template:Percentage 2,251,340 Template:Percentage 2,425,076 Template:Percentage 3,038,067 Template:Percentage 5,864,550[N 6] Template:Percentage 20,919,976 Template:Percentage 35,501,964 Template:Percentage 40,641,120 Template:Percentage
Total Population[N 5] 1,955,515 Template:Percentage 2,281,708 Template:Percentage 2,125,480 Template:Percentage 3,819,027 Template:Percentage 5,076,476 Template:Percentage 4,684,364 Template:Percentage 5,415,666 Template:Percentage 5,899,905 Template:Percentage 20,919,976 Template:Percentage 35,501,964 Template:Percentage 40,856,097 Template:Percentage
Template:Small

Villages

modifica

Organizzazione amministrativa e divisioni

modifica

Le divisioni di Khyber Pakhtunkhwa

modifica

Tradizionalmente, il Pakistan suddivide le sue province in divisioni, a loro volta suddivise in distretti. Khyber Pakhtunkhwa è organizzata nelle seguenti divisioni principali: Bannu, Dera Ismail Khan, Hazara, Kohat, Malakand, Mardan e Peshawar. Ogni divisione riunisce più distretti, ognuno dei quali ha un'amministrazione distrettuale con a capo un Deputy Commissioner e vari uffici per la polizia, l'istruzione, la sanità e così via.

  1. Abbottabad
  2. Bajaur
  3. Bannu
  4. Batagram
  5. Buner
  6. Charsadda
  7. Dera Ismail Khan
  8. Hangu
  9. Haripur
  10. Karak
  11. Khyber
  12. Kohat
  13. Kolai-Palas
  14. Kurram
  15. Lakki Marwat
  16. Lower Chitral
  17. Lower Dir
  18. Lower Kohistan
 
  1. Malakand
  2. Mansehra
  3. Mardan
  4. Mohmand
  5. North Waziristan
  6. Nowshera
  7. Orakzai
  8. Peshawar
  9. Shangla
  10. South Waziristan
  11. Swabi
  12. Swat
  13. Tank
  14. Torghar
  15. Upper Chitral
  16. Upper Dir
  17. Upper Kohistan
No. distretto Distretto Capoluogo Superficie
(km²)
Abitanti
(2023)
Densità
(abitanti/km²)
Divisione
1 Abbottabad Abbottabad 1 967 1 419 072 720 Hazara
2 Bajaur Bajaur 1 290 1 287 960 1 000 Malakand
3 Bannu Bannu 1 972 1 357 890 690 Bannu
4 Batagram Batagram 1 301 554 133 1 100 Hazara
5 Buner Daggar 1 865 1 016 869 550 Malakand
6 Charsadda Charsadda 996 1 835 504 1 800 Peshawar
7 Dera Ismail Khan Dera Ismail Khan 9 334 1 822 916 200 Dera Ismail Khan
8 Hangu Hangu 1 097 528 902 480 Kohat
9 Haripur Haripur 1 725 1 173 056 680 Hazara
10 Karak Karak 3 371 815 878 240 Kohat
11 Khyber Landi Kotal 2 576 1 146 267 440 Peshawar
12 Kohat Kohat 2 991 1 234 661 410 Kohat
13 Kolai-Palas Dassu 1 410 280 162 200 Hazara
14 Kurram Parachinar 3 380 785 434 230 Kohat
15 Lakki Marwat Lakki Marwat 3 296 1 040 856 320 Bannu
16 Lower Chitral Chitral 6 458 320 407 50 Malakand
17 Lower Dir Timergara 1 583 1 650 183 1 000 Malakand
18 Lower Kohistan Pattan 642 340 017 530 Hazara
19 Malakand Batkhela 952 826 250 870 Malakand
20 Mansehra Mansehra 4 579 1 797 177 390 Hazara
21 Mardan Mardan 1 632 2 744 898 1 700 Mardan
22 Mohmand Ghalanai 2 296 553 933 240 Peshawar
23 North Waziristan Miranshah 4 707 693 137 150 Bannu
24 Nowshera Nowshera 1 748 1 740 705 1 000 Peshawar
25 Orakzai Kalaya 1 538 387 561 250 Kohat
26 Peshawar Peshawar 1 518 4 758 762 3 100 Peshawar
27 Shangla Alpuri 1 586 891 252 560 Malakand
28 South Waziristan Wanna 6 620 888 675 130 Dera Ismail Khan
29 Swabi Swabi 1 543 1 894 600 1 200 Mardan
30 Swat Saidu Sharif 5 337 2 687 384 500 Malakand
31 Tank Tank 2 900 470 293 160 Dera Ismail Khan
32 Torghar Judba 497 200 445 400 Hazara
33 Upper Chitral Buni 8 392 195 528 23 Malakand
34 Upper Dir Dir 3 699 1 083 566 290 Malakand
35 Upper Kohistan Dasu 5 440 422 947 78 Hazara

Struttura distrettuale

modifica

La suddivisione in distretti è ulteriormente frammentata in tehsil (sottodistretti) e union councils (le unità amministrative più piccole). Alcuni distretti, come Peshawar, Mardan e Swat, hanno una popolazione particolarmente elevata e giocano un ruolo di primo piano a livello economico e politico.

Ex FATA (Federally Administered Tribal Areas)

modifica

Un discorso a parte meritano le aree tribali ex FATA, che fino al 2018 godevano di uno status speciale e non facevano parte formalmente di nessuna provincia, essendo amministrate direttamente dal governo federale. L'abolizione dello status speciale e l'integrazione delle ex FATA in Khyber Pakhtunkhwa, approvata tramite una riforma costituzionale, ha segnato un passaggio storico verso la normalizzazione di queste aree, a lungo rimaste ai margini dello sviluppo. Oggi, i cosiddetti «tribal districts» (come Khyber, Mohmand, Bajaur, Kurram, Orakzai, North Waziristan e South Waziristan) sono formalmente parte di KP, con un processo graduale di implementazione del sistema giudiziario e amministrativo provinciale.

Economia

modifica

Agricoltura e allevamento

modifica

Storicamente, l'agricoltura rappresenta la spina dorsale dell'economia di Khyber Pakhtunkhwa, benché il territorio montuoso e le scarse superfici pianeggianti riducano le aree coltivabili rispetto a regioni come il Punjab. Le principali colture includono [[Lockerbie - La vera storia dell'attentato grano, mais, riso, tabacco e frutta. In molte valli, come quelle di Swat, Malakand e Hazara, si coltivano mele, albicocche, pesche, uva e agrumi. L'allevamento di bovini, ovini e caprini è molto diffuso. In diverse aree montane, la transumanza risulta ancora praticata, con i pastori che si spostano stagionalmente.

Industria estrattiva e mineraria

modifica

Khyber Pakhtunkhwa possiede notevoli risorse naturali, come marmo, calcare, pietre preziose (tra cui topazi e altre gemme) e giacimenti di gas e petrolio, specialmente nelle zone meridionali. L'estrazione del marmo è un settore in crescita, anche se necessita di tecnologie più avanzate per minimizzare gli sprechi e incrementare i margini di profitto.

Settore manifatturiero

modifica

A livello industriale, la provincia si distingue per alcune attività tessili, con aziende specializzate in filati di cotone e tessuti, per l'industria alimentare incentrata sulla lavorazione di prodotti agricoli e di carne, e per l'industria del tabacco, con stabilimenti di lavorazione e produzione di sigarette nell'area di Mardan. La carenza di infrastrutture, la situazione sicurezza e la complessità logistica hanno storicamente ostacolato l'arrivo di investimenti stranieri, anche se negli ultimi anni si registrano segnali di miglioramento.

Commercio, infrastrutture e vie di comunicazione

modifica

Grazie alla posizione strategica, Khyber Pakhtunkhwa è storicamente un ponte commerciale verso l'Afghanistan e l'Asia Centrale. Il Khyber Pass è stato per secoli una via di passaggio cruciale. Ancor oggi i traffici commerciali transfrontalieri rappresentano una fonte di reddito, specialmente per le aree tribali. L'inadeguatezza di reti stradali e ferroviarie moderne è un limite, sebbene lo Stato pakistano, con l'ausilio di progetti finanziati da Cina e altre potenze (come il China-Pakistan Economic Corridor, CPEC), stia lavorando a migliorare le infrastrutture. Le principali arterie stradali sono l'Autostrada M-1 (Peshawar-Islamabad) e la N-5. Peshawar dispone di un aeroporto internazionale (Bacha Khan International Airport) che offre voli nazionali e internazionali (in primis verso le città del Golfo).

Settore terziario, servizi e IT

modifica

I settori dei servizi, finanza, telecomunicazioni e Information Technology sono in espansione. La diffusione di internet e telefonia mobile ha permesso la nascita di startup IT, specialmente nell'area di Peshawar. Gli investimenti pubblici e privati in tecnologie digitali, sebbene ancora contenuti rispetto al Punjab (specialmente a Lahore), segnano un trend di crescita che potrebbe dare slancio all'economia locale.

Turismo come risorsa emergente

modifica

Il turismo rappresenta uno dei settori più promettenti. Le bellezze naturali (valli, montagne, fiumi, laghi), i siti archeologici (resti buddhisti, forti storici, antichi caravanserragli) e il fascino culturale pashtun ne fanno una destinazione con un enorme potenziale. Negli ultimi anni, il governo provinciale ha lavorato per migliorare la sicurezza e le infrastrutture turistiche, cercando di attirare visitatori interni e internazionali.

Turismo e luoghi di interesse

modifica

Valli e regioni montuose

modifica

Alcune delle principali valli e regioni montuose di Khyber Pakhtunkhwa sono la Valle di Swat, spesso definita la «Svizzera del Pakistan» per i suoi paesaggi alpini, fiumi cristallini e vegetazione lussureggiante, la Valle di Kaghan, situata lungo il corso del fiume Kunhar e famosa per il suggestivo Lago Saiful Muluk, e l'area di Chitral, all'estremo nord, dominata dall'Hindu Kush. In queste zone si trovano cime imponenti, come il Tirich Mir (7.708 metri), la vetta più alta dell'Hindu Kush, e si può scoprire la cultura unica dei Kalash. Altre aree di rilievo includono Dir, Kumrat e Kohistan, con foreste, cascate e paesaggi incontaminati.

Riserve naturali e parchi nazionali

modifica

Le principali riserve naturali e parchi nazionali annoverano il Parco Nazionale di Ayubia, nella divisione Hazara, caratterizzato da foreste di conifere, sentieri escursionistici e un clima fresco in estate, il Parco Nazionale di Chitral Gol, importante per la conservazione del markhor e per l'ambiente di alta montagna, e il Parco Nazionale di Saiful Muluk, istituito per proteggere la bellezza del lago omonimo e la biodiversità circostante.

Siti storici e archeologici

modifica

Tra i siti storici e archeologici spiccano i resti della civiltà Gandhara e dell'arte buddhista, come Takht-i-Bahi (nel distretto di Mardan), un complesso monastico buddhista patrimonio dell'UNESCO risalente al I secolo d.C. Nella Valle di Swat, antichi stupa, monasteri e sculture buddhiste (Butkara, Saidu Sharif) testimoniano l'importanza religiosa e culturale di questa zona. A Peshawar, il Forte Bala Hissar e il Qissa Khwani Bazaar rappresentano due luoghi molto significativi, il primo come bastione militare di epoca moghul e il secondo come mercato celebre per la tradizione dei narratori di storie.

Passi e vie di transito

modifica

I passi e le vie di transito più noti sono il Khyber Pass, che collega Peshawar all'Afghanistan attraverso Torkham, e il Lowari Pass, un valico tra Chitral e il resto della provincia, ora più facilmente transitabile grazie a recenti tunnel. Il Khyber Pass riveste un ruolo simbolico di primo piano nella storia di questa regione, essendo stato da sempre una porta strategica per mercanti, invasori e viaggiatori.

Istruzione e ricerca

modifica

Il sistema educativo ricalca il modello pakistano, suddiviso in scuola primaria, scuola secondaria, higher secondary e studi universitari. Tra le principali università spiccano la University of Peshawar, fondata nel 1950, la Khyber Medical University (KMU), la University of Engineering & Technology (UET) di Peshawar, l'Agricultural University di Peshawar, la Gomal University (Dera Ismail Khan) e la Abdul Wali Khan University (Mardan). Questi istituti ricoprono un ruolo fondamentale per la formazione di medici, ingegneri, insegnanti e professionisti di vario genere.[107]

Il governo provinciale ha introdotto iniziative per aumentare l'alfabetizzazione, migliorare l'accesso delle ragazze alla scuola e potenziare la formazione degli insegnanti. Le aree più remote, comprese le ex FATA, restano penalizzate dalla carenza di infrastrutture scolastiche e dall'instabilità politica. Tuttavia, progetti di ricostruzione e il lavoro di numerose ONG contribuiscono gradualmente a migliorare la situazione.

Oltre alle università, in provincia si trovano centri di ricerca specializzati in agricoltura, silvicoltura, medicina e studi religiosi/teologici (madrase). Alcune organizzazioni non governative e istituzioni internazionali collaborano con i dipartimenti universitari per ricerche su sviluppo sostenibile, biodiversità e questioni socio-politiche regionali.

Sanità e benessere sociale

modifica

Le grandi città, come Peshawar, Mardan e Abbottabad, dispongono di ospedali centrali e cliniche specializzate. Tra i principali nosocomi si segnalano il Lady Reading Hospital (LRH) e il Khyber Teaching Hospital a Peshawar, che rappresentano punti di riferimento per l'intera provincia. Nelle aree rurali e tribali, l'accesso all'assistenza sanitaria è ancora problematico, con scarsità di personale qualificato e strutture adeguate.

La provincia affronta diverse sfide sanitarie, come la diffusione di malattie infettive (poliomielite, tubercolosi, epatiti virali) e la malnutrizione, aggravata da un insufficiente accesso all'acqua potabile in alcune zone. Le campagne di vaccinazione spesso incontrano difficoltà di ordine culturale o legate all'insicurezza di determinate aree, specialmente nelle zone tribali. Organismi internazionali come OMS e UNICEF collaborano con il governo provinciale per incrementare la copertura vaccinale e combattere la poliomielite, di cui il Pakistan, insieme all'Afghanistan, resta uno degli ultimi focolai mondiali.[108]

Khyber Pakhtunkhwa è soggetta a disastri naturali come terremoti, inondazioni e smottamenti, soprattutto nelle aree montane. Il terremoto del 2005, con epicentro nella zona del Kashmir pakistano, e le alluvioni del 2010 e del 2022 hanno gravemente colpito la provincia. La Provincial Disaster Management Authority (PDMA) e altre agenzie governative si occupano di gestire le emergenze, ma le risorse a disposizione sono spesso limitate rispetto all'entità dei fenomeni.[108]

Politica e amministrazione locale

modifica

Struttura di governo provinciale

modifica

Come per le altre province pakistane, Khyber Pakhtunkhwa ha un'Assemblea Provinciale (Khyber Pakhtunkhwa Assembly) eletta con voto popolare, e un Chief Minister (Primo Ministro provinciale) che detiene i poteri esecutivi. Il governatore, nominato dal Presidente del Pakistan, ha funzioni prevalentemente cerimoniali, ma può esercitare poteri speciali in situazioni di emergenza o di stallo politico.

Nel panorama politico della provincia, partiti come il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), l'Awami National Party (ANP), il Jamiat Ulema-e-Islam (JUI), il Pakistan Muslim League (N) e il Pakistan Peoples Party (PPP) hanno alternato momenti di maggior influenza. La dimensione etno-nazionalista pashtun ha storicamente favorito partiti come l'ANP, difensori dei diritti pashtun, mentre formazioni religiose (JUI) fanno leva su un diffuso conservatorismo religioso. Il PTI, fondato dall'ex primo ministro Imran Khan, ha trovato un forte radicamento in KP a partire dal 2013, grazie a una piattaforma politica incentrata su anticorruzione e riforme della governance.

Principali riforme legislative

modifica

Negli ultimi anni, l'Assemblea di KP ha approvato riforme per integrare ex FATA nel tessuto amministrativo provinciale, promuovere l'istruzione primaria e la parità di genere nelle scuole, potenziare le unità di polizia locale con l'introduzione di meccanismi di controllo e accountability e consolidare la giustizia locale, cercando di ridurre la distanza tra sistema tradizionale e sistema giuridico statale.

  1. ^ Princeton Roadmap to Regents, p. 80
  2. ^ Yasmeen Mohiuddin, Pakistan: A Global Studies Handbook, ABC-CLIO, 2007, p. 36, ISBN 9781851098019.
  3. ^ a b c KP Historical Overview, su Humshehri. URL consultato il 22 aprile 2015 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2015).
  4. ^ Rig Veda: Rig-Veda Book 1: HYMN CXXVI. Bhāvayavya, su www.sacred-texts.com. URL consultato il 16 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2023).
  5. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Macdonell1997
  6. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore auto12
  7. ^ K. Warikoo, Bamiyan: Challenge to World Heritage, Third Eye, 2004, ISBN 978-81-86505-66-3. URL consultato il 20 gennaio 2023 (archiviato il 30 novembre 2023).
  8. ^ Mogens Herman Hansen, A Comparative Study of Thirty City-state Cultures: An Investigation, Kgl. Danske Videnskabernes Selskab, 2000, ISBN 978-87-7876-177-4. URL consultato il 20 gennaio 2023 (archiviato il 30 novembre 2023).
  9. ^ Karl J. Schmidt, An Atlas and Survey of South Asian History, 1995, p. 120.; Doris Meth Srinivasan, Gandhara, The Buddhist Heritage of Pakistan: Legends, Monasteries, and Paradise, 2008, pp. 130-143. ; T. Richard Blurton, Hindu Art, Harvard University Press, 1993, pp. 84 e 176 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2023).
  10. ^ Imperial Gazetteer, p. 148.
  11. ^ a b c d Imperial Gazetteer, p. 149.
  12. ^ Faber e Faber, pp. 52-53.
  13. ^ Richard Stoneman, The Greek Experience of India: From Alexander to the Indo-Greeks, Princeton University Press, 8 giugno 2021, p. 4, ISBN 978-0-691-21747-5.; Richard Stoneman, The Greek Experience of India: From Alexander to the Indo-Greeks, Princeton University Press, 8 giugno 2021, pp. 88-89, ISBN 978-0-691-21747-5.
  14. ^ Rafi-us Samad, The Grandeur of Gandhara, Algora Publishing, 2011, pp. 64-67.
  15. ^ Ramesh Chandra Majumdar, Ancient India, p. 234.
  16. ^ a b c Imperial Gazetteer, p. 150
  17. ^ Rehman, 1976, p. 187.
  18. ^ Abdul Rahman, New Light on the Khingal, Turk and the Hindu Sahis (PDF), in Ancient Pakistan, XV, 2002, pp. 37–42. URL consultato il 20 gennaio 2023 (archiviato il 26 aprile 2021).
  19. ^ Michael W. Meister, The Problem of Platform Extensions at Kafirkot North (PDF), in Ancient Pakistan, XVI, 2005, pp. 41-48. URL consultato il 20 gennaio 2023 (archiviato il 1º febbraio 2023).
  20. ^ André Wink, Al-hind: The Making of the Indo-islamic World, BRILL, 1991, pp. 125, ISBN 978-90-04-09249-5. URL consultato il 15 novembre 2023 (archiviato il 15 novembre 2023).
  21. ^ D. B. Pandey, The Shahi Afghanistan and Punjab, 1973, pp. 1, 45-46, 48 e 80.; titoloThe Úakas in India and Their Impact on Indian Life and Culture Vishwa Mitra Mohan, 1976, p. 80. ; Daud Ali, Indo-Scythians; Country, Culture and Political life in early and medieval India, 2004, p. 34.
  22. ^ Journal of the Royal Asiatic Society, 1954, pp. 112.; D. B. Pandey, The Shahis of Afghanistan and Punjab, 1973, p. 46.; Vishwa Mitra Mohan, The Úakas in India and Their Impact on Indian Life and Culture, 1976, p. 80.
  23. ^ John Keay, India, A History, 2001, p. 203.
  24. ^ Fidaullah Sehrai, Hund: The Forgotten City of Gandhara, Peshawar, Peshawar Museum Publications New Series, 1979, p. 2.
  25. ^ Wynbrandt, 2009, pp. 52-54.
  26. ^ a b c d e P. M. Holt, Ann K. S. Lambton e Bernard Lewis (a cura di), The Cambridge history of Islam, Cambridge University Press, 1977, p. 3, ISBN 978-0-521-29137-8.
  27. ^ a b c J. e W. Eddowes, Ferishta's History of Dekkan from the first Mahummedan conquests (etc), Shrewsbury, 1794.
  28. ^ Wynbrandt,2009, pp. 52-55.
  29. ^ Sailendra Sen, A Textbook of Medieval Indian History, Primus Books, 2013, pp. 68-102, ISBN 978-9-38060-734-4.
  30. ^ a b c d Clifford Edmund Bosworth, Historic Cities of the Islamic World, BRILL, 2007, ISBN 9789004153882. URL consultato il 24 marzo 2017.
  31. ^ a b c d e f g h John F. Richards, The Mughal Empire, Cambridge University Press, 1995, ISBN 9780521566032. URL consultato il 24 marzo 2017.
  32. ^ Elliot Henry Miers, The History of India, as Told by Its Own Historians: The Muhammadan Period, Cambridge University Press, 2013 [1867], ISBN 9781108055871.
  33. ^ John F. Richards, Imperial expansion under Aurangzeb 1658–1869. Testing the limits of the empire: the Northwest, in The Mughal Empire, New Cambridge history of India: The Mughals and their contemporaries, vol. 5, Cambridge University Press, 1996, pp. 170-171, ISBN 978-0-521-56603-2. URL consultato il 28 marzo 2017 (archiviato il 17 agosto 2023).
  34. ^ S. R. Sharma, Mughal Empire in India: A Systematic Study Including Source Material, Volume 3, Atlantic Publishers & Dist, 1999, ISBN 9788171568192. URL consultato il 24 marzo 2017.
  35. ^ Ihsam H. Nadiem, Peshawar: heritage, history, monuments, Sang-e-Meel, 2007, ISBN 9789693519716.
  36. ^ Hamid Wahed Alikuzai, A Concise History of Afghanistan in 25 Volumes, Volume 14, Trafford, ottobre 2013, ISBN 9781490714417. URL consultato il 29 dicembre 2014 (archiviato il 22 marzo 2023).
  37. ^ Abubakar Siddique, The Pashtun Question: The Unresolved Key to the Future of Pakistan and Afghanistan, Hurst, 2014, ISBN 9781849044998.
  38. ^ Meredith L. Runion, The History of Afghanistan, Greenwood Publishing Group, 2007, p. 69, ISBN 0313337985 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2023).
  39. ^ C. C. Davies, Rivalries in India, in J. O. Lindsay (a cura di), The New Cambridge Modern History, Vol. VII The Old Regime 1713–63, Cambridge University Press, 1988, p. 564.
  40. ^ Victoria Schofield, Afghan Frontier: Feuding and Fighting in Central Asia, Londra, Tauris Parke Paperbacks, 2003, p. 47.
  41. ^ Shah Hanifi, Connecting Histories in Afghanistan: Market Relations and State Formation on a Colonial Frontier, Stanford University Press, 11 febbraio 2011, ISBN 978-0-8047-7777-3. URL consultato il 13 dicembre 2012 (archiviato il 10 marzo 2023).
  42. ^ a b c d Ahmad Hasan Dani, History of Civilizations of Central Asia: Development in contrast: from the sixteenth to the mid-nineteenth century, UNESCO, 2003, ISBN 9789231038761.
  43. ^ Country Profile: Afghanistan (PDF), su lcweb2.loc.gov, Library of Congress Country Studies, agosto 2008. URL consultato il 30 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2014).
  44. ^ Robson, Crisis on the Frontier, pp. 136-7.
  45. ^ NWFP to Khyber Pakhtunkhwa, su Blog.travel-culture.com, 14 maggio 2018. URL consultato il 14 maggio 2018.
  46. ^ Koenraad Elst, Why I killed the Mahatma: Uncovering Godse's defence, New Delhi, Rupa, 2018.
  47. ^ Aparna Pande, Explaining Pakistan's Foreign Policy: Escaping India, Taylor & Francis, 2011, p. 66, ISBN 9781136818943.
  48. ^ Sayyid Vaqar Ali Shah, Afghanistan and the Frontier, a cura di Fazal-ur-Rahim Khan Marwat, Università del Michigan, Emjay Books International, 1993, p. 256.
  49. ^ Thomas H. Johnson e Barry Zellen, Culture, Conflict, and Counterinsurgency, Stanford University Press, 2014, p. 154, ISBN 9780804789219. URL consultato il 27 gennaio 2018 (archiviato il 16 novembre 2023).
  50. ^ Selig S. Harrison, Pakistan: The State of the Union (PDF), su ciponline.org, Center for International Policy, pp. 13-14. URL consultato il 24 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  51. ^ Vipul Singh, The Pearson Indian History Manual for the UPSC Civil Services Preliminary Examination, Pearson, 2008, p. 65, ISBN 9788131717530.
  52. ^ Yousef Aboul-Enein e Basil Aboul-Enein, The Secret War for the Middle East, Naval Institute Press, 2013, p. 153, ISBN 978-1612513096.
  53. ^ Sana Haroon, The Rise of Deobandi Islam in the North-West Frontier Province and Its Implications in Colonial India and Pakistan 1914–1996, in Journal of the Royal Asiatic Society, vol. 18, n. 1, 2008, p. 55, JSTOR 27755911.
  54. ^ Sana Haroon, The Rise of Deobandi Islam in the North-West Frontier Province and Its Implications in Colonial India and Pakistan 1914–1996, in Journal of the Royal Asiatic Society, vol. 18, n. 1, 2008, pp. 57-58, JSTOR 27755911.
  55. ^ a b Jeffrey J. Roberts, The Origins of Conflict in Afghanistan, Greenwood Publishing Group, 2003, pp. 108-109, ISBN 9780275978785. URL consultato il 18 aprile 2015.
  56. ^ Karl E. Meyer, The Dust of Empire: The Race For Mastery In The Asian Heartland, PublicAffairs, 5 agosto 2008, ISBN 9780786724819. URL consultato il 25 giugno 2019.
  57. ^ Was Jinnah democratic? — II, su Daily Times, 25 dicembre 2011. URL consultato il 24 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2019).
  58. ^ Electoral history of NWFP (PDF), su prr.hec.gov.pk. URL consultato il 28 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2013).
  59. ^ Abdul Ghaffar Khan, Pashtun Aw Yoo Unit, Peshawar, 1958.
  60. ^ Everything in Afghanistan is done in the name of religion: Khan Abdul Ghaffar Khan, in India Today. URL consultato il 13 gennaio 2014 (archiviato l'8 gennaio 2019).
  61. ^ Kiessling, 2016, p. 8.
  62. ^ a b Frédéric Grare, Pakistan-Afghanistan relations in the post-9/11 era (PDF), su carnegieendowment.org, ottobre 2006. URL consultato il 20 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2006).
  63. ^ Michael Barthorp, Afghan Wars and the North-West Frontier, 1839–1947, Cassell, 2002, pp. 85-90, ISBN 978-0-304-36294-3. URL consultato il 20 gennaio 2023 (archiviato il 3 aprile 2023).
  64. ^ Michael Barthorp, Afghan Wars and the North-West Frontier, 1839–1947, Cassell, 2002, pp. 157, ISBN 978-0-304-36294-3. URL consultato il 20 gennaio 2023 (archiviato il 3 aprile 2023).
  65. ^ Anthony Hyman, Nationalism in Afghanistan, in International Journal of Middle East Studies, vol. 34, n. 2, 2002, pp. 299-315, ISSN 0020-7438 (WC · ACNP), JSTOR 3879829. URL consultato il 20 gennaio 2023 (archiviato il 10 dicembre 2022).
  66. ^ 'Pashtunistan' Issues Linger Behind Row.
  67. ^ Natasha Underhill, Countering Global Terrorism and Insurgency: Calculating the Risk of State Failure in Afghanistan, Pakistan, and Iraq, Macmillan Publishers, 2014, pp. 195-121, ISBN 978-1-349-48064-7.
  68. ^ a b Anti-Pakhtunkhwa protest claims 7 lives in Abbottabad, su The Statesmen, 13 aprile 2011. URL consultato l'8 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2011).
  69. ^ Khyber Pakhtunkhwa (province, Pakistan) :: Geography, su Britannica Online Encyclopedia. URL consultato il 25 maggio 2010 (archiviato il 18 maggio 2011).
  70. ^ It's wintertime in Khyber Pakhtunkhwa | Newspaper, su dawn.com, 29 novembre 2012. URL consultato il 24 maggio 2013 (archiviato il 12 febbraio 2013).
  71. ^ The District of Dera Ismail Khan, Trans-Indus, 1871. URL consultato il 12 dicembre 2017.
  72. ^ Cold weather in upper areas & dry weather observed in almost all parts of the country | PaperPK News about Pakistan, su paperpkads.com, 29 gennaio 2013. URL consultato il 24 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2013).
  73. ^ North-West Frontier Province – Imperial Gazetteer of India, v. 19, p. 147 (GIF), su dsal.uchicago.edu. URL consultato il 25 maggio 2010 (archiviato il 24 maggio 2010).
  74. ^ John Mock e Kimberley O'Neil, Trekking in the Karakoram and Hindukush, p. 15, ISBN 0-86442-360-8.
  75. ^ John Mock e Kimberley O'Neil, Trekking in the Karakoram and Hindukush, pp. 18-19, ISBN 0-86442-360-8.
  76. ^ Frederick L. Wernsted, World Climatic Data, Climatic Data Press, 1972, pp. 522.
  77. ^ Birds of Dera Ismail Khan District of the Northwest Frontier Province in Pakistan, su ResearchGate. URL consultato il 13 febbraio 2021.
  78. ^ a b AREA, POPULATION BY SEX, SEX RATIO, POPULATION DENSITY, URBAN POPULATION, HOUSEHOLD SIZE AND ANNUAL GROWTH RATE, CENSUS-2023 (PDF), su pbs.gov.pk, Pakistan Bureau of Statistics.
  79. ^ Races and Tribes – Government of Khyber Pakhtunkhwa, su Kp.gov.pk. URL consultato il 20 giugno 2021 (archiviato il 9 giugno 2021).
  80. ^ Pashtuns in Pakistan, su Minority Rights Group, giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2024).
  81. ^ a b c d 7th Population and Housing Census – Detailed Results: Table 11 (PDF), su Pakistan Bureau of Statistics.
  82. ^ Pakistani TV delves into lives of Afghan refugees, su unhcr.org, United Nations High Commissioner for Refugees, 30 aprile 2008. URL consultato il 25 maggio 2010 (archiviato il 20 maggio 2011).
  83. ^ UNHCR country operations profile – Pakistan, su unhcr.org, United Nations High Commissioner for Refugees. URL consultato il 12 dicembre 2012 (archiviato il 24 luglio 2020).
  84. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore T&F
  85. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :7
  86. ^ How to ignore a language, su www.thenews.com.pk. URL consultato il 23 luglio 2024.
  87. ^ My Language, My Identity: The Census Form Will Include Torwali, Gawri And Gujari Languages, su The Friday Times, 4 aprile 2023. URL consultato il 23 luglio 2024.
  88. ^ Elena L. Bashir, Language endangerment and documentation. Pakistan and Afghanistan, in Hans Heinrich Hock e Elena Bashir (a cura di), The languages and linguistics of South Asia: a comprehensive guide, World of Linguistics, Berlino, De Gruyter Mouton, 2016, p. 639, ISBN 978-3-11-042715-8.
  89. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore NWFP1881
  90. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore NWFP1891
  91. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore NWFP1901
  92. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore NWFP1911
  93. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore NWFP1921
  94. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore NWFP1931
  95. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore KPK1951
  96. ^ Table-11 Population by mother tongue, sex and rural/urban, su pbs.gov.pk.
  97. ^ 7th Population and Housing Census – Detailed Results Table-11 Population by mother tongue, sex and rural/urban, su pbs.gov.pk.
  98. ^ a b James Wynbrandt, A Brief History of Pakistan, New York, Infobase Publishing, 2009, pp. 52-54.
  99. ^ Pakistan Valmiki Sabha, su bhagwanvalmiki.com. URL consultato il 12 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2004).
  100. ^ Sikh refugees demand Indian citizenship, su news.oneindia.in, Oneindia News, 24 febbraio 2010. URL consultato il 12 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2014).
  101. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore NWFP1941
  102. ^ CENSUS OF PAKISTAN, 1951 POPULATION ACCORDING TO RELIGION TABLE 6 (PDF), su lsi.gov.in:8081.
  103. ^ Population Distribution by Religion, 1998 Census (PDF), su pbs.gov.pk.
  104. ^ TABLE 9 – POPULATION BY SEX, RELIGION AND RURAL/URBAN (PDF), su pbs.gov.pk.
  105. ^ 7th Population and Housing Census – Detailed Results Table-9 Population by sex, religion and rural/urban, su pbs.gov.pk.
  106. ^ Religious Demographics of Pakistan 2023 (PDF), su pbs.gov.pk.
  107. ^ Universities, su Government of Khyber Pakhtunkhwa (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2021).
  108. ^ a b Health Department Khyber Pakhtunkhwa, su healthkp.gov.pk (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2021).


Errore nelle note: Sono presenti dei marcatori <ref> per un gruppo chiamato "N" ma non è stato trovato alcun marcatore <references group="N"/> corrispondente