Francescoblosio
Breve storia della ricerca aeronautica a Pomigliano
Nell' area industriale di Pomigliano c'è un' Azienda atipica, per il territorio, e poco conosciuta dai più. Esiste dalla prima metà del secolo scorso e vi si sono sempre prodotte parti di motori aeronautici. Alla fine degli anni 70 un gruppo di giovani ingegneri napoletani si spinse oltre : sfruttando le possibilità dei finanziamenti statali e poi europei , iniziò a fare ricerca in ambito aeronautico. E da quel momento i passi vennero sempre più veloci : prima le collaborazioni con le grandi aziende internazionali (Pratt&Witney, RollsRoyce, GEAE), poi la progettazione e la produzione del AR318, primo (ed unico tuttora) motore aeronautico interamente concepito e realizzato in Italia dal dopoguerra, poi ancora il consolidamento di questo knowhow, grazie ai continui scambi internazionali ed alle assunzioni di giovani tecnici ed ingegneri che da subito si sono avvicinati a questo lavoro con grande entusiasmo. Nel 1997 l' Alfa Romeo Avio (era questo il nome dell' Azienda ) vantava (è il caso di dirlo) una Direzione Ricerca e Sviluppo con 132 unità altamente specializzate, collaborava con i grossi gruppi industriali di cui sopra, aveva la competenza ed utilizzava i più avanzati prodotti software in ambito aeronautico, collaborava con Università Italiane e Straniere, partecipava a programmi di ricerca internazionali , unica Azienda di questo tipo a portare la bandiera Italiana fuori dei confini della ristretta realtà della ricerca nazionale. In quell' anno c' era a Pomigliano il più avanzato Centro di Sperimentazione Aeronautica del sud Italia (o d' Italia, per meglio dire), con sale prova motori e componenti realizzate sfruttando le conoscenze acquisite, e che servivano oltre all' Azienda stessa, vari Centri di Ricerca Italiani e Stranieri, che ad esso si appoggiavano per provare i loro progetti. Nel 1998 l' Alfa Romeo Avio venne acquisita dal gruppo Fiat Avio. E tutto quello che fino ad allora si era costruito ha iniziato a sfaldarsi.
L' Alto Management Fiat decise innanzitutto di trasferire a Torino tutti gli impianti delle sale prova sperimentali; perché è meglio concentrare in unico posto tutta un' attività, si disse (fulgido esempio di intelligenza manageriale e rispetto per il territorio). Ed il personale che vi lavorava veniva smistato su altri siti (ad esempio il dirigente fu trasferito a Torino) o ad altri incarichi.
L' Alto Management Fiat Avio decise poi che la progettazione per lo sviluppo (fino ad allora effettuata autonomamente, con continui riconoscimenti dell' alta professionalità) aveva bisogno di un forte supporto da parte dell' omologa di Torino. E quindi gran parte dei progetti in corso vennero dirottati, nella loro essenza lasciando ai tecnici di Pomigliano il compito di eseguire gli ordini del Grande Esperto Torinese. A nulla valse il fatto che in quel tempo era a Pomigliano il massimo KnowHow per l'uso dei software di progettazione, su alcuni dei quali i lavoratori meridionali andavano a tenere lezione su al nord. L' Alto Management Fiat Avio decise che la ricerca in ambito aeronautico non poteva essere svolta a Pomigliano da quei tecnici e quegli ingegneri che fino ad allora l'avevano fatto, diventando esperti noti e stimati a livello internazionale; c'era da farli guidare, correggere ed accompagnare da tecnici (a volte poco più che neolaureati) di Torino, che forse per caratteristiche genetiche o per accento nel parlare, si potevano ritenere certo più esperti. Poi la FiatAvio è stata acquisita dal Gruppo Carlyle (e solo per il 30% da Finmeccanica). Ma per fortuna l' Alto Management è rimasto lo stesso. E quindi l' ultimo passo, quello di questi giorni. Nonostante sia del mese di Dicembre 2004 la firma di un accordo di collaborazione tra l' Azienda (adesso denominata Avio) ed il ministero della ricerca , che punta ad utilizzare il knowhow acquisito, e quanto resta delle sale prova sperimentali a Pomigliano.
Visto che non si hanno le competenze, non si possiede la giusta professionalità e non si hanno le risorse (queste cose sono tutte a Torino, chiaramente) la Direzione Ricerca e Sviluppo (che oramai conta - e non vanta più - 32 unità) verrebbe completamente sciolta; la ricerca aeronautica dovrebbe chiudere definitivamente i battenti in Campania ; chi esce dalle Facoltà di Ingegneria Aeronautica non avrebbe più riferimenti sul territorio ;i pochi tecnici, ancora altamente specializzati ed ancora in grado di dare nell' ambito della ricerca, sarebbero destinati ad altri incarichi; in ambito produzione, perché è quello il vero cuore delle attività in Campania. E' questo che un meridionale può fare bene, forse : l' esecutore di ordini, mica il soggetto pensante!