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{{torna a|Centro storico di Vicenza}}
{{Quartiere
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'''Borgo Porta Nova''' (chiamato nella sua parte originaria '''Borgo Santa Croce''') è il quartiere del [[centro storico di Vicenza]] sviluppatosi in piccola parte durante il Medioevo ma soprattutto in età moderna nell'area a ovest del [[Bacchiglione]] compresa tra il fiume e [[Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Le mura scaligere di Borgo Porta Nova|la cinta fortificata scaligera costruita nel XIV secolo]].
== Storia ==
=== Origine dei nomi ===
* '''Borgo''' indica l'espansione della città al di fuori della cerchia delle [[Mura (fortificazione)|mura]]<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/borgo/ Voce ''Borgo'' nel vocabolario Treccani]</ref>; questo significato è stato appropriato per Porta Nova e Santa Croce fino al 1370, quando fu costruita dagli Scaligeri la terza cerchia di mura per rinchiudere e proteggere la parte a nord ovest della città; al di là della cinta muraria rimase il Borgo di San Felice .
* '''Porta Nova'''.
* '''Santa Croce'''.
=== Epoca antica ===
===
Intorno al IX-X secolo fu costruita intorno alla ristretta area urbana la cinta di mura altomedievali, con la porta di San Pietro<ref>I cui ultimi resti andarono perduti quando a fine Ottocento venne rifatto il ponte</ref> che consentiva il transito alle parti della città al di là del fiume e che dava loro il nome di ''Porsampiero'', secondo la vecchia dizione e le descrizioni del Castellini<ref>Silvestro Castellini, ''Storia della città di Vicenza... sino all'anno 1630'', 1822</ref>; in quel periodo è certa la formazione del borgo articolato in contrade, che vengono citate nel Decreto edilizio vicentino del 1208<ref>{{cita|Franzina, 2003|pp. 33-34}}</ref>.
==== Il borghetto di Santa Croce ====
==== La cinta muraria scaligera ====
{{vedi anche|Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza#Le mura scaligere di Borgo Porta Nova}}
[[File:Mr scaligere Mazzini-3.jpg|thumb|Mura scaligere occidentali in viale Mazzini]]
[[File:Porta S.Croce-1.jpg|thumb|Porta Santa Croce]]
[[File:Pt S.Croce-1.jpg|thumb|La Torre di Porta Santa Croce]]
Dagli Statuti comunali del 1264 si ricava che a quell'epoca, a protezione dell'abitato che si stava sviluppando fuori della cinta altomedievale verso nord e verso ovest, era stata scavata una fossa, che dal Bacchiglione portava l'acqua fin nei pressi di Porta Feliciana.
Lo sviluppo urbano riguardava i due borghi di Porta Nova - che da detta porta andava fino all'ospitale e alla [[chiesa di Santa Croce (Vicenza)|chiesa di Santa Croce]] - e di San Felice - che andava da Porta Feliciana all'abbazia e dove già esistevano alcuni ospitali con relative chiese<ref>Erano la chiesetta di Santa Maria Maddalena, con annesso ospedale della Misericordia costruiti probabilmte verso la metà del XIII secolo, la chiesa di San Nicolò, con un ospizio per lebbrosi che poi fu trasferito a San Lazzaro e la chiesa di San Martino, all'angolo tra la strada per Verona e l'attuale Viale Mazzini</ref>.
Un secolo più tardi gli Scaligeri, nell'estremo tentativo di consolidare il territorio rimasto ancora sotto il proprio dominio, maturarono l'idea di fortificare la zona di nuova espansione ma, data l'estensione complessiva della zona e la necessità di restringere l'area da difendere, decisero l'abbandono di borgo San Felice che, a parte le chiese e gli ospitali, fu raso al suolo<ref>Questa drastica operazione spiega il ritardo nello sviluppo del borgo, che giunse molto più tardi in avanzata fase del dominio veneziano, quando ormai cioè non vi erano più ragioni militari a limitarlo. {{cita|Barbieri, 2011| pp. 115-16}}</ref>.
Non è chiaro quando iniziarono i lavori di costruzione del fortilizio della Rocchetta, che precedettero quelli di edificazione di Porta Santa Croce - il cui nome fu mutuato dalla vicina chiesa dei Crociferi - e del nuovo tratto di mura che raccordava le due rocche, che molto probabilmente fu costruito lungo la fossa già esistente. Per racchiudere il nuovo borgo, infine, furono costruiti gli ultimi due tratti che raccordavano la nuova cortina alla cinta medioevale. A nord le mura da Porta Santa Croce seguivano per un tratto la riva destra del Bacchiglione (fino al punto in cui in seguito fu costruito il Ponte Novo) per proseguire quindi lungo l'attuale contrà Mure Carmini e agganciarsi alle mura altomedievali presso la primitiva Porta Nova. A sud, dalla Rocchetta le mura puntavano verso il Castello e si collegavano a quelle più antiche, più o meno dove oggi si trova la salita di contrà ''Ponte dele Bele''.
La lunghezza complessiva della nuova cinta era di 1680 m.
Il nuovo tratto racchiudeva così un'area non ancora abitata che, per volontà di [[Antonio della Scala]], fu dotata di un tracciato viario ad assi ortogonali, con isolati regolari di notevoli dimensioni, che lasciava ampie fasce inedificate a protezione del perimetro difensivo. Nel tempo, dentro al recinto si sviluppò un'edilizia privata non molto intensiva, allineata lungo le strade e che lasciava larghi vuoti interni di orti e giardini, in una dignitosa uniformità piuttosto aliena da esiti monumentali e intervallata da frequenti e imponenti complessi di Ordini religiosi<ref>{{cita|Barbieri, 2011| p. 118}}</ref>.
La costruzione delle mura comportò alcune modifiche al percorso del Bacchiglione e della roggia Seriola - che divennero i fossati di completamento - e rispettò l'integrità della vecchia cinta. Questo fatto mantenne l'identità del nucleo storico cittadino, al punto che le nuove inclusioni furono ancora chiamate, dagli storici locali come nel linguaggio corrente, i ''borghi'' della città.
; La Porta Nova
La nuova cinta del borgo, però, rendeva difficile l'ingresso e l'uscita dalla città, dato che aveva solo due porte: Santa Croce e Porta Castello. Intorno al 1392, accogliendo una supplica dei vicentini, [[Gian Galeazzo Visconti]] concesse loro di aprire una terza porta vicino alla Rocchetta, chiamata anch'essa Porta Nova come la prima - vicina alla [[Chiesa di San Lorenzo (Vicenza)|chiesa di San Lorenzo]], porta dalla quale aveva ricevuto questo nome il borgo - e che in seguito venne chiamata il ''portone di Porta Nova''<ref>{{cita|Mantese, 1958| pp. 372-74}}; {{cita|Barbieri, 2011| p. 125}}</ref>.
Dalla relazione che, agli inizi del Novecento quando ormai si parlava di demolirla, ne fece l'ingegnere Vittorio Saccardo, appare che: ''la sua struttura murale era veramente ammirabile, tanto per la qualità e la lavorazione dei materiali, quanto per l'accuratissima esecuzione. Era anche fortissima. L'alta mole merlata era protetta, all'esterno, dalla fossa larga e profonda, nella quale si immetteva l'acqua della Seriola; ponti levatoi e solide imposte di quercia erano all'entrata principale esterna e alla postierla; imposte di quercia e saracinesca, con sovrastanti piombatoi, proteggevano l'entrata interna; infine, a completare la difesa, ergevasi, di fianco alla porta, un'altra, formidabile torre''<ref>Citato da {{cita|Giarolli, 1955| pp. 366-67}}</ref>
;Percorso (con riferimento alla toponomastica attuale)
Questa parte della cinta rappresenta ancora, nonostante le passate manomissioni, il più consistente e integro resto delle fortificazioni cittadine e, a buona ragione, viene valorizzata nel tratto esterno di viale Mazzini, dove il marciapiedi ricopre la fossa della Seriola ormai colmata e delimita il largo prato che costituiva in antico la ''Piarda delle Rason Vecchie''<ref>''Rason Vecchie'' era il nome del Demanio Veneto</ref>. Caratteristica è la struttura del muro di pietre listato con mattoni - tipica tradizione scaligera -ogni 75–80 cm.: in questa cortina fu introdotta l'innovazione della ''torre pentagonale a puntone'' - frutto dell'architettura militare trecentesca nel Veneto - che offriva una miglior difesa contro il fuoco della nascente artiglieria.
La Porta di Santa Croce, in particolare, fiancheggiata a est da una torre e quasi intatta nell'interna “corte d'arme”, resta ormai unico esempio della tipologia fortificatoria scaligera, data anche la totale scomparsa delle porte coeve di Verona<ref>Sono qui ancora visibili, attorno alle aperture d'accesso, gli ''sfondati'' nella muratura destinati ad accogliere, quando alzati, i ponti levatoi: e di essi, recenti scavi hanno scoperto le strutture di appoggio, quando abbassati. Sopra, si ritagliano le sedi, lunghe e strette, per i due paralleli ''bolzoni'' in legno, leve del passaggio carraio, nonché per la ''forcola'' in ferro, leva della passerella pedonale. {{cita|Barbieri, 2011| pp. 119-20}}</ref>.
Partendo da contrà Ponte delle Bele, la cinta muraria resta sempre a sinistra di contrà Mure Porta Nova, dove il muro è stato demolito negli anni cinquanta del secolo scorso, per far posto ai padiglioni di esposizione della fiera campionaria. Qui, all'incrocio con l'omonima contrà, c'era la Porta Nova che, ridotta in cattivo stato, nel luglio 1926 venne fatta saltare in aria mediante una carica di esplosivo<ref>{{cita|Barbieri, 2011| p. 123}}</ref>.
Il muro prosegue per contrà Mure della Rocchetta, fino ad arrivare al fortilizio. Di lì, piegando ad angolo retto verso nord, continua per contrà Mure San Rocco e Mure Corpus Domini fino a Porta Santa Croce. Da questa porta le mura - ora sostituite dalle case di contrà del Borghetto - seguivano il corso del Bacchiglione fino a Ponte Novo, per puntare poi verso il centro lungo contrà Mure Carmini e contrà Beccariette, fino ad innestarsi presso la Porta Nova, che si trovava dove oggi si incrociano corso Fogazzaro e contrà Pedemuro San Biagio.
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File:Scaligere ovest-3.jpg|Mura scaligere occidentali in contrà Mure Carmini
File:Scaligere ovest-1.jpg|Mura scaligere occidentali in viale Mazzini
File:Scaligere ovest-2.jpg|Mura scaligere occidentali in viale Mazzini
File:Mr scaligere Mazzini-6.jpg|Mura scaligere occidentali
File:S.Croce-5b.jpg|Porta Santa Croce
File:S.Croce-6.jpg|Tratto di mura scaligere presso Porta Santa Croce
File:Porta S.Croce-3.jpg|Porta Santa Croce
</gallery>
; La Seriola e il Bacchiglione a protezione delle mura occidentali
Nel punto in cui le nuove mura intercettavano la [[roggia Seriola]], poco a sud di Santa Croce, fu creata una derivazione<ref>Il fatto venne raccontato dal cronista [[Conforto da Costozza]] nei suoi ''Frammenti di storia vicentina'' e descritto nelle mappe del Cinquecento</ref> per far scorrere l'acqua a fianco della cinta, aggirare la Rocchetta - dove un'ulteriore derivazione consentiva di isolare completamente il fortilizio - e continuare, sempre seguendo le mura, fino al Castello<ref>{{cita|Sottani, 2012| pp. 237-41}}</ref>.
Sul lato orientale, invece, la cinta era protetta da una piarda triangolare, che si era creata tra la vecchia e la nuova cinta e il Bacchiglione.
=== Età moderna ===
[[File:Vicenza amplissima map 1588 Borgo Porta Nova-1.jpg|thumb|upright=1.8|''Vicenza amplissima'' disegnata nel 1588, particolare con Borgo Porta Nova<ref>''Vicenza amplissima'', in [Georgius Braun, Simon Nouellanus, Franciscus Hogenbergius], Liber quartus Ciuitates orbis terrarum, Colonia, 1588. Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana</ref>]]
Dai registri e dagli elenchi del Cinquecento si ricava che lo spazio all'interno della cinta muraria già allora si presentava caratterizzato da un maggior addensamento demografico e da un tasso di popolarità superiore a quello di altre parti della città. Dal XVI al XVIII secolo le famiglie del borgo (l'insieme delle parrocchie di Santa Lucia e di San Pietro, comprese alcune frazioni presenti nelle colture da esse dipendenti) rappresentavano quasi un quarto della popolazione cittadina<ref>{{cita|Franzina, 2003|pp. 39-42}} in cui riporta alcune tabelle del tempo</ref>.
Durante tutto il periodo veneziano il borgo conservò anche un seppur modesto numero di nobili - come i Thiene e i Monza - di mercanti e di borghesi padroni di case e di discrete fortune<ref>{{cita|Franzina, 2003|pp. 35-36}}</ref>; fin dal XV secolo alcune famiglie abbienti vi fecero costruire residenze signorili, come il gotico [[palazzo Regaù]], il rinascimentale [[palazzo Angaran]], le case [[Thiene (famiglia)|Thiene]] nel Cinquecento, il palazzetto Belisario a fine Settecento.
Il borgo era, però, soprattutto e sostanzialmente popolare; a dare un tono particolare alle contrade erano le botteghe artigianali, i mulini e i mestieri, alcuni dei quali destinati a durare sin quasi alle soglie della modernizzazione: ''merzari, callegari, murari, pellattieri, sartori, tessari'', a testimoniare l'operosità della popolazione qui insediata.
In contrà Sant'Andrea erano numerosi i ''pellettieri'', anche benestanti come Gaspare Manente titolare di un ''fillatorio et torzatorio menato da l'acqua con una roda … uno follo da pelli, sega da legname, rode tre de molini''. Ancora poche invece, fino al Settecento, le case con arnesi ''da lavorar seda'', anche se in tutte le contrade vi erano ''tintori, lanari, tessari …''. Numerose le abitazioni con orto e cortile.
Nel Settecento i rioni popolari di Santa Lucia e di San Pietro furono le zone della città tra più esposte al degrado e all'impoverimento, anche per l'aumento del numero di persone allontanate dai quartieri più benestanti e relegate nella periferia urbana; l'élite cittadina cercava di ridurre i contatti sociali con loro (questo era soprattutto evidente nel caso di lavoratori impiegati in mestieri maleodoranti, come i conciatori, i macellai, ecc.), così come con i contadini inurbati e i questuanti; in borgo Padova erano acquartierati anche gli ''sbiri'', le guardie della [[Repubblica di Venezia]] più invisi al popolo<ref>{{cita|Franzina, 2003|pp. 45-46}}</ref>.
Progressivamente, in epoca preindustriale verso la fine del Settecento, il crescente affollamento e congestionamento contribuì a degradare la vivibilità e l'abitabilità delle contrade: nelle strade il selciato era sempre più sconnesso, soggetto a deterioramento da fango, piogge e frequenti alluvioni; le case erano sempre meno confortevoli mancando, tra l'altro, di impianti igienici. Sempre più, allora, la gente usciva dalle case, si riversava nelle strade, aumentando in senso positivo e negativo - cioè sia con le amicizie che con i litigi - la socializzazione di base. [[Goethe]] attribuiva la sua simpatia per i vicentini al fatto che essi "hanno modi spigliati e affabili e ciò deriva dalla loro continua vita all'aperto"<ref>Citato da {{cita|Franzina, 2003|p. 44}}</ref>.
Negli ultimi decenni del Settecento in queste contrade, dalle quali si raggiungeva facilmente borgo Pusterla, zona di opifici, erano vivi il mestiere e l'arte di fabbricare le sete; i numerosi telai erano costantemente in funzione e i ''samitari'' (i lavoranti del ''samit'', il drappo di seta intessuto con oro o argento) con le loro famiglie dimoravano in maggior numero qui rispetto ad altre zone della città; peraltro vi era una sola filanda con 24 fornelli alle Fontanelle e un unico opificio collegato della Ditta Felice Savi<ref>{{cita|Franzina, 2003|pp. 51-54}}</ref>.
===
==== La chiusura dei conventi. L'impoverimento e il degrado del quartiere ====
Dopo la caduta della Serenissima nel 1797 e le campagne napoleoniche che ebbero ripercussioni negative sulla città e sul territorio,
==== Le istituzioni sanitarie ====
* Centro antitubercolare
* Servizio psichiatrico
==== La nascita di Istituti assistenziali e religiosi ====
{{vedi anche|Storia delle istituzioni assistenziali di Vicenza#Dagli inizi dell'Ottocento alla fine della prima guerra mondiale}}
* San Rocco
* Checozzi
* Istituto Novello
* Fondazione Cordellina (profughi giuliani)
Un mutamento di conformazione del quartiere fu dato anche dal concentrarsi in esso di istituzioni cittadine di assistenza che, sommate a quelle religiose, lo rendevano non più la residenza di classi laboriose seppur poco abbienti, quanto piuttosto un luogo deputato alla raccolta e al controllo di quote instabili ed emarginate di popolazione povera<ref>{{cita|Franzina, 2003|pp. 55, 77-78}}</ref>.
==== La demolizione delle mura e l'apertura della città ====
I primi decenni del Novecento furono caratterizzati dallo sviluppo della città e dal notevole aumento del traffico, il che rese necessario lo smantellamento di una parte delle mura e portò all'allargamento del centro urbano.
La cinta restò conservata, nel suo complesso, per tutto il Settecento, ma la sua demolizione sistematica cominciò agli albori del secolo XIX.
Significativo è quanto accadde alla Porta Nova (la seconda, quella tra la Rocchetta e il Castello). Agli inizi del Novecento, per mancanza di manutenzione, era ridotta in uno stato pietoso, tanto da scoraggiarne il restauro. Nel 1909, allora, fu aperto un varco alla sua sinistra nel cortile delle mura, avviando attraverso esso il movimento dei veicoli. Ma questo fece sì che, divenuta ormai la Porta un passaggio secondario e meno frequentato, cadesse ancora più in abbandono - ''un pubblico letamaio e indecente latrina'', la definiva l'Ufficiale Sanitario - e ne venisse proposto l'abbattimento, anche se la proposta incontrò l'opposizione della Regia Soprintendenza e della Commissione Provinciale dei Monumenti.
Finita la prima guerra mondiale, la questione fu ripresa, finché nel 1924 il Consiglio Comunale, ormai dominato dai fascisti, decretò all'unanimità l'abbattimento dell'antica porta, decisione che però fu rigettata dalle autorità superiori. Durante la notte del 22 luglio 1926 la porta saltò in aria. Nonostante i sospetti sulla natura e sui mandanti dell'evento fossero abbastanza chiari, dato che ormai nulla si poteva più fare, ogni indagine fu abbandonata. Due anni più tardi, nelle mura scaligere occidentali, fu aperto il semplice arcone a tutto sesto che, interrompendo le mura, permette la comunicazione con l'interno attraverso via Bonollo<ref>La storia viene ben descritta da {{cita|Giarolli, 1955| pp. 50, 366-69}}</ref>.
== Il quartiere attuale ==
=== Corso Fogazzaro ===
=== Il Borghetto e contrà Porta Santa Croce ===
=== Le contrade interne lungo le mura scaligere ===
* Contrà Mure Corpus Domini
* Contrà Mure San Rocco
* Contrà Mure della Rocchetta
* Contrà Mure Porta Nova
=== Le contrade interne in direzione ovest-est ===
* Contrà San Rocco e stradella Soccorso Soccorsetto
* Contrà Santa Maria Nova e contrà Lodi
* Via Giampaolo Bonollo e contrà del Quartiere
=== Le contrade interne in direzione nord-sud ===
* Contrà Giovanni Busato, contrà Sant'Ambrogio e conterà Porta Nova
* Contrà Cantarane e piazzale del Mutilato
=== Chiese ed edifici religiosi ===
==== Chiesa parrocchiale di Santa Croce in San Giacomo Maggiore detta dei Carmini ====
{{vedi anche|
{{coord|45.55121|11.53901|display=inline}}, in corso Fogazzaro.
:Fu fatta costruire nel 1373 per il nuovo [[Borgo di Porta Nova]] e affidata ai [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|Carmelitani]]; completamente ricostruita nel 1425 e in epoca contemporanea in stile [[neogotico]], raccoglie varie opere d'arte provenienti dalla demolita [[Chiesa e monastero di San Bartolomeo|Chiesa di San Bartolomeo]].
==== Chiesa di Santa Croce ====
{{vedi anche|Chiesa di Santa Croce (Vicenza)|Chiese altomedievali di Vicenza#Santa Croce}}
in contrà Porta Santa Croce 57.
:Era annessa a uno dei più antichi ospitali di Vicenza, fondato dai Crociferi; la chiesa nel 2007 è stata data in gestione alla [[Chiesa ortodossa moldava|comunità ortodossa moldava]] di San Nicola; i resti del convento sono inglobati nelle strutture della scuola della fondazione Levis Plona<ref>{{Cita|Barbieri, 2004|p. 40}}</ref>.
==== Chiesa di San Rocco ====
{{vedi anche|Chiesa di San Rocco (Vicenza)}}
, in contrà Mure San Rocco
:Costruita nel 1485 quasi a ridosso delle mura, in uno stile che rimanda a [[Lorenzo da Bologna]], benché completata da altri. Vi è annesso il convento di San Rocco, dei [[Canonici regolari di San Giorgio in Alga]], demanializzato dal 1810 e ora sede di servizi sociali.
==== Chiesa dei santi Ambrogio e Bellino ====
{{vedi anche|Ospedale dei Santi Ambrogio e Bellino}}, in contrà Sant'Ambrogio 23 (Borgo Porta Nova), non più adibita al culto.
:Di proprietà del Comune di Vicenza, è adibita a mostre estemporanee.
==== [[Chiesa di Santa Maria Nova (Vicenza)|Chiesa di Santa Maria Nova]] ====
nell'omonima contrà, {{coord|45.548314|11.537505|display=inline}}, sconsacrata, non è visitabile ed è utilizzata dal Comune come deposito di libri.
:La chiesa della fine del [[XVI secolo|Cinquecento]] rappresenta l'unica chiesa interamente progettata da [[Andrea Palladio]] e costruita a Vicenza, benché realizzata postuma; dal 1994 fa parte dei monumenti [[patrimoni dell'umanità]] dell'[[UNESCO]]. Era annessa a un monastero fondato nel 1538 da monache agostiniane appartenenti a famiglie nobili, funzionante fino al 1810, quando per le soppressioni napoleoniche tutti gli edifici furono demanializzati.
==== Edifici religiosi non più esistenti ====
* ''[[Chiesa di Santa Maria Assunta (Vicenza)|Chiesa di Santa Maria Assunta]]'', non più esistente.
: Annessa all'[[Ospizio del Soccorso Soccorsetto]]<ref>{{Cita|Sottani, 2014|pp. 269-70}}</ref>.
* ''Chiesa e monastero del Corpus Domini'', nell'omonima contrà, non più esistenti.
:Furono fondati nel 1539 da monache canonichesse lateranensi della [[regola di Sant'Agostino]], appartenenti a famiglie nobili. Nel 1810 il monastero fu soppresso e tutti gli edifici ridotti a private abitazioni.
=== Palazzi ===
* '''[[Palazzo Barbieri (Vicenza)|Palazzo Barbieri]]'''
:Del 1799, opera di [[Carlo Barrera]]<ref>{{cita|Barbieri, 2004| p. 141}}</ref>.
* '''[[Palazzo Bonin]]''', in contrà Lodi
* '''[[Palazzo Brusarosco]] Gallo''', contrà Porta Santa Croce 3 (Borgo Porta Nova). {{coord|45.551272|11.538278|display=inline}}
:Edificio ottocentesco in parte restaurato dall'architetto [[Carlo Scarpa]], che nell'ultimo piano del palazzo realizzò Casa Gallo. Sede della [[Biblioteca internazionale La Vigna]] - Centro di Cultura e Civiltà Contadina.
* '''[[Palazzo Cividale]]''', in corso Fogazzaro
:Costruito nel 1582 e attribuito a [[Vincenzo Scamozzi]]<ref>{{cita|Barbieri, 2004| pp. 324-25}}</ref>.
* '''Casa Dal Giglio'''
:Su disegno di [[Ottavio Bertotti Scamozzi]]<ref>{{cita|Barbieri, 2004| p. 133}}</ref>.
* '''Casa Dolfi''', in corso Fogazzaro
:Rinnovamento a fine Cinquecento, di un preesistente edificio quattrocentesco<ref>{{cita|Barbieri, 2004| p. 324}}</ref>.
* '''Casa Donà''', in contrà Mure San Rocco
:Su progetto di [[Bartolomeo Malacarne]]<ref>{{cita|Barbieri, 2004| p. 145}}</ref>.
* '''[[Palazzo Ferrari]]''', in corso Fogazzaro
:Sistemato nel 1692 e con interventi del 1877-78<ref>{{cita|Barbieri, 2004| p. 323}}</ref>.
* Casa Fontanella, in contrà Lodi
:Edificio del 1799 su progetto di [[Ottone Calderari]]<ref>{{cita|Barbieri, 2004| p. 140}}</ref>.
* Palazzo Lanzi Vecchia, tra Motton San Lorenzo e contrà Cantarane → Palazzo Vecchia Romanelli.
* '''[[Palazzo Pigatti]]''', in corso Fogazzaro
:Edificio del 1861, progettato da [[Marco Bonelli]], ristrutturazione di precedenti<ref>{{cita|Barbieri, 2004| p. 348}}</ref>.
* '''[[Palazzo Terzi]]''', in corso Fogazzaro
:Costruito nella seconda metà del Seicento su precedente edificio quattrocentesco, di cui resta il portone<ref>{{cita|Barbieri, 2004| p.347-48 }}</ref>.
* '''[[Palazzo Vecchia Romanelli]]''', tra contrà Cantarane e Motton San Lorenzo
:Edificio costruito a metà del Settecento su progetto di [[Giorgio Massari]], ha la facciata principale sul quartiere di Porta Nova, che a quel tempo si iniziava a valorizzare, e quella secondaria rivolta alla città sul tracciato delle mura altomedievali<ref>{{cita|Barbieri, 2004| pp. 128-29}}</ref>.
* '''[[Palazzo Velo (Porta Nova)|Palazzo Velo]]''', in contrà Lodi, angolo contrà Cantarane
:Opera del 1706 di [[Francesco Muttoni]]<ref>{{cita|Barbieri, 2004| pp. 116-17}}</ref>.
=== Ponti ===
[[File:Ponte Novo.jpg|thumb|Ponte Novo sul Bacchiglione]]
Risalgono al [[XIV secolo|Trecento]], dopo che gli [[Scaligeri]] ebbero rinchiuso entro nuove mura il Borgo di Porta Nova, il ''Ponte di Santa Croce'' e il ''Ponte Novo''. Quest'ultimo – anch'esso anticamente in legno e rifatto in pietra negli anni 1645-55, in età della Serenissima era chiamato Ponte di Santa Maria Maddalena o delle Convertite, perché conduceva alla chiesa e al convento costruiti nel 1534 per accogliere giovani traviate che intendevano cambiar vita. Fu chiamato Ponte Novo dopo la sua ricostruzione nel 1793<ref>{{cita| Giarolli, 1955| pp. 359-60}}</ref>. Dopo essere rimasto per molti anni pericolante, è stato completamente ricostruito agli inizi degli anni duemila.
=== Roggia Seriola ===
[[File:Maddalene sorgenti Seriola-11a.jpg|thumb|left|Sorgenti della Roggia Seriola a Maddalene, Vicenza]]
Nel corso del Basso Medioevo e durante tutta l'Età moderna vengono documentati l'esistenza, le numerose modificazioni, le funzioni e gli utilizzi di un altro corso d'acqua, estremamente importante per la città di Vicenza: la [[Roggia Seriola]]<ref>{{cita| Sottani, 2012| pp. 168-99}}</ref>.
''Ceriola'' - o ''Civiola'', ''Ciriola'', poi Seriola - è il nome che fin dal XIII, nel vicentino e in [[Lombardia]], designa un [[canale artificiale|canale appositamente scavato]] per condurre l'acqua ai luoghi dove può essere utilizzata a scopi abitativi o commerciali. L'acqua della Seriola di Vicenza nasce da alcune polle sorgive in una zona poco a nord del Monte Crocetta che, all'inizio del secondo millennio, era incolta e paludosa. Molto probabilmente furono i monaci che si insediarono nel convento di Santa Maria Maddalena a costruire il canale per far defluire le acque, nell'ambito delle loro lavoro di bonifica del territorio. In un primo tempo il canale, dopo essersi diretto a sud ricevendo anche l'acqua della sorgente Boja, virava verso est e confluiva nel Bacchiglione (probabilmente per questo ricevette anche il nome di Bacchiglioncello). In un secondo momento - probabilmente verso la fine del secolo XII - questa confluenza fu bloccata e la costruzione del canale proseguita fino alla città per cingere il lato occidentale delle mura altomedievali, riempendo il fossato che da Porta Nova, vicino alla [[Chiesa di San Lorenzo (Vicenza)|chiesa di San Lorenzo]], continuava per l'attuale contrà Cantarane, passava davanti a Porta Castello, costeggiava il [[campo Marzo]] e giungeva a ponte Furo, per gettarsi infine nel Retrone. Prima di giungere alla città l'acqua della roggia veniva utilizzata dai conventi di San Pietro Vivarolo, di Santa Croce e di San Biagio Vecchio, situati lungo il suo percorso e tutti con comunità numerose.
È documentato che nel 1223 i frati del [[Borgo Berga|convento di San Tommaso]] ottennero dal Comune che le acque della Seriola fossero ulteriormente incanalate, scavalcando il Retrone presso il ponte Furo, per riempire la fossa (l'attuale contrà della Fossetta, dietro al Porton del Luzo) che costeggiava la parte orientale delle mura, giungere fino al loro convento in [[Borgo Berga]] e scaricarsi infine nel Retrone presso il Ponte delle Barche. L'acqua serviva - e sarebbe servita nei secoli successivi - per le necessità abitative dei numerosi conventi concentrati lungo contrà Santa Caterina e per le piccole manifatture tessili che i conventi gestivano.
Nel 1381, quando furono costruite le mura scaligere a protezione del quartiere di Porta Nuova, fu creato un nuovo ramo della Seriola, che da Porta Santa Croce riempiva il fossato addossato alle mura, aggirava il forte della Rocchetta e infine si dirigeva fino a congiungersi con il vecchio ramo, rimasto attivo, presso Porta Castello.
Durante il periodo veneziano, quando la città vide l'aumento della popolazione - nel quartiere di Porta Nuova sorsero i conventi del Corpus Domini, di Santa Maria Nova e di San Rocco, in Borgo Berga il convento di Santa Chiara - e il moltiplicarsi delle attività artigianali, la Seriola costituì un'importante risorsa per la città, perché forniva un flusso costante e abbondante di acqua limpida, che serviva sia all'uso domestico che alle attività produttive. L'acqua veniva usata per bere, per lavare i panni e talora per scaricare i rifiuti in eccesso; faceva girare le ruote di diversi mulini, di cui si ha memoria presso Santa Croce, [[Campo Marzo]] e San Tommaso; vi si pescavano pesci e ottimi gamberi. Dai documenti rimasti si viene a sapere anche che la storia della roggia in questo periodo fu una storia di continui contrasti tra i diversi utilizzatori dell'acqua, così come di richieste e di concessioni comunali, di ulteriori piccole derivazioni concesse o abusive e di mancati interventi di manutenzione.
Tra le diverse attività situate lungo il canale, si ricordano luoghi per la pettinatura e la tessitura della lana, delle tintorie, una segheria e una cartiera, derivazioni per irrigare orti e giardini. Nella seconda metà del Quattrocento fu praticata un'apertura nella cinta muraria presso la chiesa di San Lorenzo, così che le balie del vicino Ospizio dei Santi Maria e Cristoforo si recavano al lavatoio, costruito sotto il ponte (delle Balie o ''Bele'') per lavare i panni degli infanti esposti. Altre derivazioni servirono a costruire peschiere, come quella di villa Bertolini o quella dei monaci di San Felice.
[[File:Loggia Valmarana.jpg|thumb|left|La [[Loggia Valmarana]] si affaccia sul canale che fu la Roggia Seriola fino a cinquant'anni fa, ai [[Giardini Salvi]]]]
Nella seconda metà del XVI secolo i [[Valmarana (famiglia)|Valmarana]] ottennero il terreno fuori Porta Castello per costruirvi un giardino (oggi [[Giardini Salvi]]), che in seguito aprirono al pubblico e che arricchirono di due splendide logge, sovrastanti rispettivamente il ramo più antico e quello trecentesco della Seriola, che confluivano tra loro all'interno dei giardini stessi.
Negli anni trenta del [[XX secolo|Novecento]] fu interrato il ramo antico della Seriola, quello che attraversava il quartiere di Porta Nova; nel 1935, in previsione dei lavori che avrebbero ristrutturato tutta la Piarda, fu interrata la Fossetta oltre ponte Furo, tolto il ponte canale e ripristinato lo scarico nel Retrone. Fino agli anni sessanta, il ramo della Seriola che scorreva a cielo aperto lungo viale Trento e viale Mazzini assicurava ancora acque pulite e fresche ai Giardini Salvi. Nel 1973, però, anche questo tratto fu coperto e il tombinamento ridusse la portata della roggia fino al punto da non garantire più il ricambio d'acqua ai Giardini. Così, alla fine del decennio, il percorso della Seriola fu nuovamente deviato e riportato a confluire nel Bacchiglione a nord della città.
=== Istituzioni di carattere formativo e culturale ===
[[File:Scuole Porta Padova-1.jpg|thumb|Scuola primaria "Giacomo Zanella" a Porta Padova]]
Essendosi di molto ridotta, negli ultimi decenni, la popolazione infantile del [[Centro storico di Vicenza|Centro storico]], poche sono ormai le istituzioni educative presenti nel quartiere.
; Asilo nido aziendale (Comune - Ipab)
: Presso l'Istituto Salvi, in corso Padova
; Scuola dell'infanzia comunale [[Antonio Fogazzaro]]
: in via Nazario Sauro
; Scuola primaria "Giacomo Zanella" - Comunale
: In contrà Porta Padova
; Istituto Onnicomprensivo G.A. Farina - Paritario
: Comprende una Scuola dell'infanzia, una Scuola primaria, una Scuola secondaria di I grado e una Scuola secondaria di II grado, tutte in via IV Novembre
=== Istituzioni di carattere sanitario e sociale ===
=== Istituzioni di carattere assistenziale ===
== Note ==
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== Bibliografia ==
; Testi utilizzati:
* AA. VV., ''Vicenza città bellissima. Iconografia vicentina a stampa dal XV al XIX secolo'', Vicenza, 1983; ristampa Vicenza, 1984
* {{cita libro|
* {{cita libro
* Silvestro Castellini, ''Storia della città di Vicenza, ove si vedono i fatti e le guerre de' vicentini così esterne come civili, dall'origine di essa città sino all'anno 1630'', 1822
* {{cita libro|titolo=Vicenza nella sua toponomastica stradale|autore=
* {{cita libro|titolo=
* {{cita libro|titolo=Memorie storiche della Chiesa vicentina, III/1, Il Trecento|autore=[[Giovanni Mantese]]|id=|editore= Accademia Olimpica|città=Vicenza|anno=1954|cid= Mantese, 1958}}
* {{cita libro|titolo=Memorie storiche della Chiesa vicentina, III/2, Dal 1404 al 1563|autore=[[Giovanni Mantese]]|id=|editore= Neri Pozza editore|città=Vicenza|anno=1954|cid= Mantese, 1964}}
* {{cita libro|titolo=Memorie storiche della Chiesa vicentina, VI, Dal Risorgimento ai nostri giorni|autore=[[Giovanni Mantese]])|id=|editore=Scuola Tip. San Gaetano|città=Vicenza|anno=1954|cid= Mantese, 1954/2}}
* {{cita libro|titolo=La carità a Vicenza: le opere e i giorni|autore= Ermenegildo Reato (a cura di)|id=|editore= IPAB Proti-Salvi-Trento di Vicenza|città=Vicenza|anno=2004|cid= Reato, 2004}}
* Ugo Soragni, ''Architettura e città dall'Ottocento al nuovo secolo: palladianisti e ingegneri (1848-1915)'', in ''Storia di Vicenza, Vol. IV/2, L'Età contemporanea'', Vicenza, Neri Pozza editore, 1988
* {{cita libro|titolo=Antica idrografia vicentina. Storia, evidenze, ipotesi|autore=Natalino Sottani|id=|editore=Accademia Olimpica|città=Vicenza|anno= 2012 |cid= Sottani, 2012}}
== Voci correlate ==
* [[Storia dei fiumi di Vicenza]]
* [[Storia delle mura e fortificazioni di Vicenza]]
* [[Storia delle istituzioni assistenziali di Vicenza]]
* [[Storia di Vicenza]]
* [[Storia della vita religiosa a Vicenza]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.vicenzapiu.com/leggi/cittadini-benemeriti-la-carita-a-vicenza-dal-proti-al-salvi-passando-per-ottavio-trento Luciano Parolin, in VicenzaPiù, ''Cittadini benemeriti …''}}
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